Sentimenti

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Sentimenti

Le Emozioni
Perché il pensiero è un uccello dell’aria, che in una gabbia di parole può spiegare le ali, ma non può certo volare.
Gibran

Che cosa sono le emozioni? Le emozioni sono il motore del nostro essere, senza di loro non saremmo niente! L’etimologia della stessa parola ci riporta a qualche significato che riguarda il muoversi. Le emozioni hanno un grande valore nella filogenesi, in quanto hanno permesso la sopravvivenza del genere umano e il suo sviluppo e crescita. Le emozioni fanno parte delle nostre reazioni agli eventi della vita, e qui emerge un concetto fondamentale e cioè quello dell’inevitabilità delle emozioni, nel senso che il tentare di non avere un emozione provoca l’esatto contrario e cio l’esserne sopraffatti. Le emozioni sono risposte e vissuti ad eventi esterni od interni a noi stessi, e cioè la causa dell’insorgere di una nuova emozione può essere un nostro pensiero, oppure il comportamento di un’altra persona. Le emozioni hanno carattere improvviso, intenso e temporaneo, e cioè non si protraggono a lungo nel tempo.
Damasio descrive le emozioni così: “le emozioni sono complicate collezioni di risposte chimiche e neurali, che formano una configurazione; tutte le emozioni hanno un qualche ruolo regolatore da svolgere, che porta in un modo o nell’altro alla creazione di circostanze vantaggiose per l’organismo in cui si manifesta il fenomeno….. il loro ruolo è di assistere l’organismo nella conservazione della vita.”
In una emozione vi sono 3 componenti principali: Una componente cognitiva-emotiva e cioè gli stimoli che provocano le emozioni vengono prima filtrati ed interpretati cognitivamente dal soggetto. Le emozioni non sono risposte automatiche e sempre uguali allo stesso stimolo, ma è l’interpretazione e la valutazione cognitiva di quest’ultimo che provocano la risposta emotiva. Inoltre è sempre la nostra valutazione che va a determinare l’intensità delle emozioni. La nostra “Forma Mentis” determina qualità e quantità dell’emozione. L’Emozione dipende dalla storia personale del soggetto, dalla struttura di personalità e dalla sua struttura motivala quale è determinata da disposizioni innate, dalle relazioni sociali, dagli apprendimenti (famiglia, scuola, gruppi sociali, media….). Inoltre nello stesso individuo la stato psicofisico del momento determinerà un’emozione diversa e cioè lo stesso stimolo produrrà un’emozione di intensità e qualità diversa a seconda delle condizioni psicologiche ed anche fisiche del momento stesso.
La seconda componente è quella fisiologica perché le emozioni sono sempre accompagnate da modificazione fisiologiche che derivano dall’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo e neurovegetativo. Il sistema nervoso simpatico viene attivato in modo che si mobilitano le energie necessarie per affrontare le situazioni. Le manifestazioni neurovegetative nella comparsa di un emozione solitamente sono l’aumento del ritmo del battito cardiaco e respiratorio, aumento della pressione sanguigna e della sudorazione, costrizione dei vasi periferici, modificazione secretorie, dilatazione delle pupille, variazione della motilità viscerale….. Anche il Sistema nervoso Centrale è protagonista diretto nel comportamento emotivo con 4 zone cervello soprattutto: sistema limbico, amigdala, ipotalamo e zone prefrontali. La terza ed ultima componente è quella delle manifestazioni espressive e cioè parliamo del linguaggio del corpo. Un noto psicologo americano, Paul Ekman, ha scoperto che le manifestazione espressive delle emozioni principali (paura, rabbia, tristezza…) sono universali e cioè sono incise nel dna di tutto il genere umano, e non sono create grazie all’apprendimento e al contatto sociale. I comportamenti corporei più visibili sono quelli ancestrali di lotta e fuga, e sono quelli che dimostrano il valore adattivo delle emozioni: la paura legata all’esplorazione dell’ambiente riporta alla propria vulnerabilità ed alla necessità di preservare il proprio benessere psicofisico.
William James dice riguardo alle emozioni: “se le emozioni si presentassero a noi prive della capacità di provocare condizionamenti organici, di loro rimarrebbe ben poca traccia. In sostanza se il battito cardiaco non fosse alterato, o se non si modificasse la temperatura del nostro corpo, o se non iniziassimo a lacrimare e via di seguito, potremmo trovarci di fronte alla difficoltà di ricordare le percezioni.
Quindi le emozioni non si possono evitare, ma si possono vivere e controllare. Damasco: “le emozioni sono parte integrante dei processi del ragionamento e della decisione nel Bene e nel Male”. Spesso, l’emozione per esistere non ha bisogno di arrivare alla coscienza, ma passa per un lasso di tempo molto breve e poi se ne va. Il Sentimento invece ha spesso bisogno della coscienza per esistere, necessita della presa di consapevolezza del sentire ed è caratterizzato da una permanenza più lunga. Il sentimento è l’esperienza mentale e privata di una emozione, la quale invece è la collezione di risposte in gran parte osservabili pubblicamente. Le emozioni possiamo educarle, ma non domarle e spesso i sentimenti che abbiamo dentro sono una conferma degli insuccessi dei nostri tentativi. “Se assumi intenzionalmente un’espressione facciale, la fisiologia cambia…… se assumi la giusta espressione, cominciano i cambiamenti fisiologici che accompagnano l’emozione. La faccia non è soltanto un mezzo per manifestare l’emozione, ma anche per attivarla. Il solo fatto di modificare la faccia, portandola nella posizione di un sorriso, attiva nel cervello azioni che sono tipiche della felicità, proprio come un’espressione corrucciata rispetto alla tristezza.” Ekman – Davidson
Reprimere le emozioni può creare stati mentali malsani. Non è necessario reprimere le emozioni, ma le emozioni possono essere espresse in diversi modi. Si può lasciare che la rabbia si esprima con una serie di insulti, oppure in un confronto con la propria intelligenza. E’ possibile incanalarle in un dialogo con la propria intelligenza utilizzandole per comprendere la natura della propria mente.
“ La trama della nostra mente e del nostro comportamento è tessuta attorno a cicli continui di emozioni seguite da sentimenti di cui veniamo a conoscenza e che a loro volta generano nuove emozioni, in una polifonia continua che sottolinea e accompagna pensieri specifici nella mente e azioni specifiche nel comportamento.” Damasio
“Nascondino Damasio” “Talvolta usiamo la mente non per scoprire i fatti, ma per nasconderli. Usiamo una parte della mente come schermo per impedire a un’altra sua parte di sentire quel che accade altrove. La schermatura non è necessariamente intenzionale – il nostro offuscamento non è sempre deliberato, in ogni caso, lo schermo nasconde davvero. Fra le cose che nasconde nel modo più efficace, vi è il corpo, il nostro stesso corpo, e con ciò intendo i suoi meandri, le sua parti interne. Come un velo nasconde il corpo a difesa del pudore, ma non troppo, lo schermo elimina in parte dalla mente gli stati interni del corpo, quelli che costituiscono il flusso della vita nel suo vagabondare quotidiano. Le presunte caratteristiche di vaghezza, elusività e intangibilità delle emozioni e dei sentimenti sono probabilmente un sintomo di questo fatto, un segno di quanto copriamo la rappresentazione del nostro corpo, di quante costruzioni mentali basate su oggetti ed eventi estranei mascherino la realtà del corpo. Alle volte usiamo la mente per nascondere una parte del nostro essere a un’altra sua parte”

Sequestro emotivo

A volte i bambini più piccoli perseverano in comportamenti di rabbia immotivata, capricci, rifiuto di svolgere i compiti o attività. Sembra spesso che lo facciano solo per provocare e creare situazioni di tensione e stress in maniera gratuita negli adulti che gli stanno vicino. Quasi sempre mettono in atto tali comportamenti perché tengono emotivamente in pugno la figura dell’adulto genitore o educatore che sia. Sembra strano e impossibile ma risulta essere spesso una richiesta di attenzione di affetto. Il problema è che il nostro ragazzo per una serie di motivazioni diverse ha imparato a richiedere e a ricevere amore in questa maniera. Sono frequenti i casi dove tale comportamento prende forma quando nasce una sorellina o un fratellino.
La soluzione migliore è quella di smontare tale comportamento appreso. L’adulto che diventa teso o che si prodiga in soccorso continuamente sta rinforzando il comportamento e cioè sta mettendo in atto ciò che il figlio aspettava. Con tale sistema è impossibile smontare il comportamento, anzi si rafforzerà sempre di più fino a diventare estremamente problematico. E’ un buon consiglio disinteressarsi del comportamento per non venire sequestrati emotivamente, per poi intervenire nel momento di calma, quando il comportamento non è in atto. Si tratta di intervenire sulla punteggiatura della comunicazione individuando il tempo giusto, cercando di strutturare un nuovo comportamento in grado di chiedere affetto e attenzione in maniera più serena.

Bioenergetica ed emozioni
Bioenergetica ed Emozioni
L’analisi bioenergetica è una disciplina ideata da uno psicologo americano di nome Lowen. La bioenergetica si propone di studiare la personalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo. Lowen stesso fu influenzato nel suo lavoro dalle opere di Reich che aveva messo a punto un metodo terapeutico che agiva direttamente sulla tensione muscolare e sulle strutture respiratorie per produrre un rilassamento emozionale tale da liberare energie e sensazioni attraverso i tessuti, con effetti benefici sulla psiche. Lowen, tenendo fermo il concetto di connessione corpo-mente, elabora la teoria dell’identità funzionale di tensione muscolare e blocco emotivo, unitamente a quella del rapporto tra inibizione della reattività emotiva e blocco della respirazione; cito lo stesso Lowen “La bioenergetica è un modo di comprendere la personalità nei termini dei suoi processi energetici. Questi processi, cioè la produzione di energia attraverso la respirazione ed il metabolismo e la scarica di energia del movimento, sono le funzioni basilari della vita. La quantità di energia di cui si dispone e, l’uso che se ne fa, determinano il modo in cui si risponde alle situazioni della vita”. Ovviamente, la si affronta con più efficacia se si dispone di più energia da tradurre liberamente nel movimento e nell’espressione. Lowen conia i concetti di Espansione e Contrazione rifacendosi anche alla respirazione del neonato.
Dal punto di vista metodologico, Lowen conia il concetto di Grounding che significa “avere i piedi solidamente a terra”. Il grounding trova attuazione nella posizione corporea fondamentale della bioenergetica. Lo scopo del raggiungimento di questa posizione unita alla giusta respirazione rinforza o accresce il senso di sicurezza basilare, facendogli “sentire” la realtà del terreno, la sua condizione umana e vitale in uno scambio energetico tra piedi e terra. La bioenergetica lavora simultaneamente sui concetti di carica e scarica con lo scopo di aumentare l’energia, liberare l’autoespressione, e migliorare la presenza e il flusso delle sensazioni nel corpo. I tre punti cardine sono respirazione, sensazione e movimento. I processi energetici del corpo e della mente appartengono alle stesse categorie, per cui un blocco energetico mentale ha lo stesso senso, lo stesso valore e lo stesso significato dell’equivalente corporeo
Facendo dei piccoli adeguamenti ho trasferito alcuni esercizi bioenergetici che di solito si utilizzano in psicoterapia nei giochi con i bambini delle scuole materne, elementari e anche medie con l’obiettivo di fare conoscenza dei propri vissuti e delle proprie emozioni
Tempo: 1 ora
Luogo: il contesto ideale è quello di una palestra dove non ci siano altre persone e rumori disturbanti esterni.
Si fanno disporre i bambini in cerchio e prima di giocare si fanno un po’ di domande cercando di introdurre il concetto di emozione, di sentirsi in un certo stato piuttosto che in un altro
I bambini dovranno essere guidati verso gli aspetti del sentire (sentire la tensione muscolare, il battito cardiaco, la respirazione, la propria pelle….) il sentire è la prima chiave di lettura dei propri vissuti emotivi. In seguito sarà approfondito l’aspetto dell’impossibilità di allontanare le nostre emozioni. Le emozioni arrivano causate da un fattore esterno o interno all’individuo e la persona può imparare a leggere la propria unità di mente e corpo e nello stesso momento controllare questo flusso e magari incanalarlo verso qualcosa di utile e positivo. Quindi gli step fondamentali nel rapporto con le emozioni sono la presa di coscienza, il riconoscimento dell’emozione, l’accettazione, e il controllo.
In seguito a questo confronto si iniziano delle attività:
Si mettono tutti i bambini in cerchio in piedi, si parte da uno che dice il proprio nome e di seguito tutti gli altri devono dire il proprio nome e quello dei membri che lo hanno preceduto. Il compito più ingrato spetta all’ultimo che deve dire il nome di tutti gli altri (questo tipo di gioco può essere utile per rompere il ghiaccio con gruppi di nuova formazione, ma se il gruppo è già consolidato è meglio passare all’attività successiva).
In seguito si invitano gli atleti a sperimentare il grounding nella posizione fondamentale della bioenergetica: in stazione eretta, con i piedi alla distanza di 25 cm., le piante ben aderenti a terra, le ginocchia flesse, la respirazione deve essere libera, profonda e tutto il peso del corpo sugli avampiedi. Ora si scende e si sale sulle gambe associando il movimento alla respirazione: scendo ed espiro, salgo inspiro.
Lo stesso esercizio può essere effettuato spostando il corpo lateralmente, una volta a destra ed una volta a sinistra sulla relativa gamba d’appoggio. Il grounding è quella particolare sensazione che si libera al contatto dei piedi con il terreno, è quella percezione di corrente, che scorre attraverso le gambe provenendo dal terreno.
Ora iniziate a camminare lentamente in contatto con voi stessi, respiro, sensazioni ed emozioni. I passi devono essere lentissimi e la fase di contatto con il terreno la più calma possibile. L’obiettivo è la presa di contatto con il terreno e con se stessi, percezioni, sensazioni ed emozioni.
Lo stesso esercizio viene fatto cercando di incontrare gli altri con lo sguardo; quando si incontra un altro membro con lo sguardo si continua a rimanere in contatto fino a quando i due si tolgono dal campo visivo.
Lo stesso esercizio viene fatto con gli occhi chiusi e le braccia tese in avanti. Gli spostamenti sono sempre lentissimi e quando si incontra un compagno si tocca dolcemente il viso con le mani cercando di capirne
l’identità.
In cerchio, gli atleti si prendono per mano e si ripete la sequenza di salire e scendere sulla posizione di grounding inspirando quando si sale ed espirando quando si scende. Tutti respirano con lo stesso ritmo, quindi ognuno si deve adattare al ritmo dell’altro e del gruppo. Poi, anziché salire e scendere, il gruppo si sposta lateralmente trasferendo il peso del corpo da un piede all’altro.
Poi ci si sistema di nuovo individualmente e ogni atleta sistema sotto la pianta di un piede una pallina da tennis; l’atleta prova a mettere più possibile il peso del corpo sopra quel piede, muovendolo lentamente, mentre l’altra gamba sarà flessa ed il respiro aperto. Passare nei diversi punti della pianta del piede e poi ripetere con l’altro.
Sempre individualmente, camminare concentrando tutto il peso sul bordo esterno dei piedi, per un paio di minuti, sempre facendo uscire la voce. Successivamente ripetere caricando sul bordo interno, sul tallone ed infine sulle dita dei piedi.
Una volta recuperata la posizione standard di grounding, dopo alcuni secondi si passa a quella cosiddetta del “bend over”, ovvero sempre con i piedi paralleli e le gambe flesse, piegarsi fino a sfiorare con le dita delle mani il terreno. Dopo un paio di minuti in questa posizione, sempre respirando nell’addome, lentissimamente ci si rimette in posizione eretta sollevando, in modo lento e progressivo, ogni singolo segmento muscolo-scheletrico, alla stessa maniera di una marionetta che viene rimessa in piedi da afflosciata, da un elastico collocato sulla schiena all’altezza delle spalle.
Gioco del cieco: In seguito si passa a lavorare a coppie: uno fa la guida e l’altro fa il cieco. La guida deve portare a spasso il cieco facendolo camminare lentamente per la palestra tenendolo per mano. I gesti devono essere lentissimi e non vi deve essere comunicazione verbale. Chi guida sta in contatto con il senso di responsabilità, ed il cieco con la capacità di affidarsi e abbandonarsi.
Di nuovo un lavoro in gruppo: in cerchio e braccia sulle spalle e oscillazioni laterali sempre in abbinamento con la respirazione. Il gruppo deve cercare lo stesso ritmo di respirazione. A turno esce uno e poggiandosi esternamente al gruppo si lascia rotolare sulle spalle degli altri. Il soggetto fuori sperimenta la capacità di abbandonarsi. Poi una persona entra all’interno del cerchio mentre tutti i soggetti stanno fermi. La persona al centro si lascia cadere e gli altri la sostengono con le mani e la riportano in stazione eretta finche non si sbilancia in un'altra direzione.
La scultura: di nuovo lavoro a coppie; uno modella il corpo del compagno, lo manipola e crea delle figure. Il soggetto che interpreta il ruolo della scultura si lascia modellare dallo scultore e rimane immobile nelle posizioni che lo scultore decide. Lo scultore muove il compagno con movimenti dolci e lenti.
Tappeto Umano: come gioco finale si può proporre questa attività che solitamente risulta molto divertente e lo spazio personale ed intimo è fortemente invaso. Tutti gli atleti si dispongono in posizione supina uno vicino all’altro e il primo inizia a rotolare sopra gli altri, poi parte il secondo, il terzo e così via fino a quando tutti hanno rotolato sopra gli altri.
E’ interessante durante le attività chiedere il parere del gruppo sugli esercizi e le proprie sensazioni; come hanno sperimentato la sensazione di abbandono, la fiducia, il ritmo della respirazione con il gruppo ecc…
Molto spesso pensiamo che i bambini piccoli non hanno competenze per ciò che riguarda le emozioni e di conseguenza anche competenze sociali. Non è così perché studi hanno dimostrato che tra il 15° e il 18° mese, la competenza che i bambini mostrano negli incontri tra coetanei cresce rapidamente. I bambini si impegnano nell’imitazione speculare l’uno dell’altro ed effettuano con successo crescente interazioni complementari e reciproche, che sono veri e propri giochi a due, contrassegnati da divertimento e gratuità. In questa età, se i bambini vanno fatti incontrare ad intervalli regolari, dimostrano di preferire quasi sempre la compagnia dello stesso coetaneo

Fonte. http://www.marcantogninisammy.net/le%20emozioni.doc

 

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