Tintoretto vita e opere

Tintoretto vita e opere

 

 

 

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Tintoretto vita e opere

 


Figlio di un tintore di panni da cui deriva il soprannome, vive sempre a Venezia (escludendo un viaggio a Roma che si suppone abbia avuto luogo nel 1545 e una visita a Mantova nel 1580). Frequenta, giovanissimo, la bottega di Tiziano. Il carattere geniale e turbolento dell’artista lo porta ben presto a distaccarsi da quel particolare classicismo veneto di cui Tiziano è uno dei maggiori esponenti. Tintoretto si avvicina maggiormente a Pordenone e a Schiavone e il suo temperamento versatile e ricettivo lo porta ad accettare il nuovo corso della pittura italiana. Fin dagli inizi la visione di Tintoretto è legata al manierismo toscoromano: studia con interesse le opere di Sansovino e Michelangelo arrivando così a mediare il «disegno di Michelangelo con il colorito di Tiziano» come vuole la tradizione stesse scritto sulla porta del suo studio (Pini, 1548; ma anche Vasari e Borghini).
Il primo periodo dell'attività di Tintoretto culmina nell'Ultima Cena (1547) della chiesa di San Marcuola, in cui il pittore prende già le distanze dal tonalismo tizianesco impegnandosi in una dialettica figurativa sempre più geniale. Anche il Miracolo di san Marco (Accademia di San Marco, 1548), già considerato un capolavoro dai contemporanei, esprime l'anelito dell'artista a realizzare un più saldo equilibrio della sintesi cromatico-plastica. Per la scuola della Trinità, tra il 1550 e il 1553, dipinge le Storie della Genesi di cui la Creazione degli animali, Adamo ed Eva e l'Uccisione di Abele si conservano nell'Accademia di Venezia. In queste opere si afferma un nuovo senso della natura, nel paesaggio è proiettato il sentimento stesso dell'artista e ne è rappresentato il culmine lirico. Avvenimento importante per l'esperienza artistica di Tintoretto è l'arrivo sulla scena veneziana di Paolo Veronese nel 1553. Alcune opere, quali la Presentazione di Gesù al Tempio e la Crocefissione di san Severo (Accademia di Venezia) rivelano una vivacità cromatica che si discosta dall'intima tendenza di Tintoretto verso il chiaroscuro.
A questo momento della sua vita artistica appartengono anche il Viaggio di sant'Orsola (San Lazzaro dei Mendicanti) e il Mosè che fa scaturire l'acqua (Städelsches Kunstinstitut, Francoforte). Dal 1560 è la bellissima Susanna di Vienna in cui ritornano i richiami a Veronese. Nel 1562 Tintoretto esegue per la scuola di San Marco tre episodi della vita del santo: Trasporto della salma di san Marco, San Marco salva il Saraceno dal naufragio (Accademia di Venezia) e Scoperta del corpo di San Marco (Brera, Milano). Queste tre opere documentano la piena maturità dello stile dell'artista; in ciascuna di esse predomina un gusto melodrammatico che tende all'effetto, un dinamismo rivolto all'evento, al miracolo. Poco prima del 1556 esegue la decorazione della Madonna dell'Orto che comprende due tele, una raffigurante l'Adorazione del vitello d'oro e l'altra il Giudizio Universale. Per quest'ultimo viene naturale il confronto con Michelangelo il cui Giudizio poteva esser stato visto da Tintoretto nel suo soggiorno romano. Nonostante le similitudini iconografiche, una differente concezione spaziale caratterizza in modo evidente l'opera dei due artisti. Nel 1564 Tintoretto inizia una grandiosa impresa che lo terrà impegnato fino al 1587: la decorazione della Scuola Grande di San Rocco.
L'opera viene compiuta in tre momenti successivi: dal 1564 al 1566 decora la sala dell'albergo, tra il 1576 e il 1581 la sala grande superiore e tra il 1583 e il 1587 la sala inferiore. Nella sala dell'albergo dipinge la Crocifissione in cui si afferma una nuova grandiosità spaziale, uno spazio definito dai movimenti concitati della folla, dal balenio delle luci, da un dinamismo che crea un effetto altamente espressivo. Nella Cena e nel Battesimo della sala superiore si esprime, attraverso la tensione chiaroscurale portata al massimo rendimento, un profondo senso religioso ed evocativo. L'accentuazione luministica è ancora più evidente nei «teleri» della sala inferiore. La Fuga in Egitto, la Maddalena e la Maria Egiziaca rappresentano il punto di arrivo stilistico di Tintoretto; la sapiente orchestrazione chiaroscurale crea effetti suggestivi e sublimi. Tintoretto realizza, in questi «notturni», un luminismo integrale giungendo a effetti poetici altissimi.
In questi anni, nonostante l'attività predominante sia a San Rocco, Tintoretto esegue le tele mitologiche (1577-78) per Palazzo Ducale in cui, come una recente pulitura ha mostrato, si allontana dai toni chiaroscurali facendo anzi un uso timbrico del colore. L'attività dell'artista tra l'ottavo e il nono decennio è in aumento; assumono, quindi, un ruolo importante i collaboratori e i figli che partecipano alla realizzazione delle opere: la grande tela del Paradiso (1588-92) di Palazzo Ducale è, per esempio, in gran parte di scuola. Le ultime opere di Tintoretto rappresentano una continua ricerca in senso luministico come, per esempio, la Flagellazione di Cristo (Kunsthistorisches Museum, Vienna) nella quale la luce evidenzia la tensione plastica. Infine meritano particolare attenzione le due tele del coro si San Giorgio Maggiore: La caduta della manna e l'Ultima Cena (1594). In quest'ultima opera, che ripropone un tema tanto caro all'autore, la luce trasfigura la realtà quotidiana creando toni surreali: ed è questa dialettica fra realtà e astrazione, profondamente manieristica, che caratterizza l'ultima fase stilistica del grande artista veneto.

      Tintoretto

 


Figlio di un tintore di panni da cui deriva il soprannome, vive sempre a Venezia (escludendo un viaggio a Roma che si suppone abbia avuto luogo nel 1545 e una visita a Mantova nel 1580). Frequenta, giovanissimo, la bottega di Tiziano. Il carattere geniale e turbolento dell’artista lo porta ben presto a distaccarsi da quel particolare classicismo veneto di cui Tiziano è uno dei maggiori esponenti. Tintoretto si avvicina maggiormente a Pordenone e a Schiavone e il suo temperamento versatile e ricettivo lo porta ad accettare il nuovo corso della pittura italiana. Fin dagli inizi la visione di Tintoretto è legata al manierismo toscoromano: studia con interesse le opere di Sansovino e Michelangelo arrivando così a mediare il «disegno di Michelangelo con il colorito di Tiziano» come vuole la tradizione stesse scritto sulla porta del suo studio (Pini, 1548; ma anche Vasari e Borghini).
Il primo periodo dell'attività di Tintoretto culmina nell'Ultima Cena (1547) della chiesa di San Marcuola, in cui il pittore prende già le distanze dal tonalismo tizianesco impegnandosi in una dialettica figurativa sempre più geniale. Anche il Miracolo di san Marco (Accademia di San Marco, 1548), già considerato un capolavoro dai contemporanei, esprime l'anelito dell'artista a realizzare un più saldo equilibrio della sintesi cromatico-plastica. Per la scuola della Trinità, tra il 1550 e il 1553, dipinge le Storie della Genesi di cui la Creazione degli animali, Adamo ed Eva e l'Uccisione di Abele si conservano nell'Accademia di Venezia. In queste opere si afferma un nuovo senso della natura, nel paesaggio è proiettato il sentimento stesso dell'artista e ne è rappresentato il culmine lirico. Avvenimento importante per l'esperienza artistica di Tintoretto è l'arrivo sulla scena veneziana di Paolo Veronese nel 1553. Alcune opere, quali la Presentazione di Gesù al Tempio e la Crocefissione di san Severo (Accademia di Venezia) rivelano una vivacità cromatica che si discosta dall'intima tendenza di Tintoretto verso il chiaroscuro.
A questo momento della sua vita artistica appartengono anche il Viaggio di sant'Orsola (San Lazzaro dei Mendicanti) e il Mosè che fa scaturire l'acqua (Städelsches Kunstinstitut, Francoforte). Dal 1560 è la bellissima Susanna di Vienna in cui ritornano i richiami a Veronese. Nel 1562 Tintoretto esegue per la scuola di San Marco tre episodi della vita del santo: Trasporto della salma di san Marco, San Marco salva il Saraceno dal naufragio (Accademia di Venezia) e Scoperta del corpo di San Marco (Brera, Milano). Queste tre opere documentano la piena maturità dello stile dell'artista; in ciascuna di esse predomina un gusto melodrammatico che tende all'effetto, un dinamismo rivolto all'evento, al miracolo. Poco prima del 1556 esegue la decorazione della Madonna dell'Orto che comprende due tele, una raffigurante l'Adorazione del vitello d'oro e l'altra il Giudizio Universale. Per quest'ultimo viene naturale il confronto con Michelangelo il cui Giudizio poteva esser stato visto da Tintoretto nel suo soggiorno romano. Nonostante le similitudini iconografiche, una differente concezione spaziale caratterizza in modo evidente l'opera dei due artisti. Nel 1564 Tintoretto inizia una grandiosa impresa che lo terrà impegnato fino al 1587: la decorazione della Scuola Grande di San Rocco.
L'opera viene compiuta in tre momenti successivi: dal 1564 al 1566 decora la sala dell'albergo, tra il 1576 e il 1581 la sala grande superiore e tra il 1583 e il 1587 la sala inferiore. Nella sala dell'albergo dipinge la Crocifissione in cui si afferma una nuova grandiosità spaziale, uno spazio definito dai movimenti concitati della folla, dal balenio delle luci, da un dinamismo che crea un effetto altamente espressivo. Nella Cena e nel Battesimo della sala superiore si esprime, attraverso la tensione chiaroscurale portata al massimo rendimento, un profondo senso religioso ed evocativo. L'accentuazione luministica è ancora più evidente nei «teleri» della sala inferiore. La Fuga in Egitto, la Maddalena e la Maria Egiziaca rappresentano il punto di arrivo stilistico di Tintoretto; la sapiente orchestrazione chiaroscurale crea effetti suggestivi e sublimi. Tintoretto realizza, in questi «notturni», un luminismo integrale giungendo a effetti poetici altissimi.
In questi anni, nonostante l'attività predominante sia a San Rocco, Tintoretto esegue le tele mitologiche (1577-78) per Palazzo Ducale in cui, come una recente pulitura ha mostrato, si allontana dai toni chiaroscurali facendo anzi un uso timbrico del colore. L'attività dell'artista tra l'ottavo e il nono decennio è in aumento; assumono, quindi, un ruolo importante i collaboratori e i figli che partecipano alla realizzazione delle opere: la grande tela del Paradiso (1588-92) di Palazzo Ducale è, per esempio, in gran parte di scuola. Le ultime opere di Tintoretto rappresentano una continua ricerca in senso luministico come, per esempio, la Flagellazione di Cristo (Kunsthistorisches Museum, Vienna) nella quale la luce evidenzia la tensione plastica. Infine meritano particolare attenzione le due tele del coro si San Giorgio Maggiore: La caduta della manna e l'Ultima Cena (1594). In quest'ultima opera, che ripropone un tema tanto caro all'autore, la luce trasfigura la realtà quotidiana creando toni surreali: ed è questa dialettica fra realtà e astrazione, profondamente manieristica, che caratterizza l'ultima fase stilistica del grande artista veneto.

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/storia%20sociale%20arte/GRANDI%20MAESTRI%20ARTE%20(appunti%20Stefania).doc

Sito web da visitare: http://www.scicom.altervista.org

Autore del testo: Tribenet

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