Corso come trovare lavoro

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Corso come trovare lavoro

Informagiovani e Lavoro

“Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare” (Seneca; Lettere a Lucilio).

“Cercare Lavoro è un lavoro”. La ricerca di un’occupazione, oggi, vede molte più difficoltà di un tempo e richiede l’organizzazione di un metodo, oltre che la padronanza di tecniche, che devono essere conosciuti per diventare efficaci. Conoscere il “pianeta Lavoro” è determinante per poter aiutare al meglio tutti coloro che si rivolgono ai nostri Servizi.

Chi si pone l’obiettivo di aiutare le persone nella ricerca di un impiego, deve tenere conto sempre della centralità del soggetto che cerca Lavoro. Molti Servizi, tra cui gli Informagiovani, possono agevolare l’incontro con proposte di lavoro, possono effettuare azioni di contatto con le aziende, possono intraprendere azioni di formazione e supporto nella ricerca (orientamento).

Gli Informagiovani non sono gli unici soggetti che trattano il tema del “Lavoro” nei territori in cui operano.
Quali sono però le loro peculiarità e come si coniugano con la trattazione di una tematica così delicata e articolata come quella del Lavoro?
Gli Informagiovani sono Servizi di informazione e comunicazione con un marcato accento sulla parte relazionale con l’utente.
Caratteristiche fondamentali degli Informagiovani sono l’attendibilità e l’accuratezza delle informazioni trattate (scelta e verifica delle fonti, verifica delle informazioni, codifica e rielaborazione delle stesse prima di metterle a disposizione dell’utenza).
Queste caratteristiche si rispecchiano, con immediatezza, per esempio, negli annunci che gli Informagiovani mettono a disposizione dell’utenza: opportunità di lavoro che abbiano precisi e stringenti requisiti di serietà che, devono però sempre e comunque tenere conto dell’andamento generale del Mercato del Lavoro.

Gli Informagiovani non sono però gli unici soggetti che si occupano di lavoro sui territori in cui operano e, molto spesso, non sono neanche i principali attori presenti sulla scena.
Il panorama dei soggetti deputati al supporto alla ricerca del lavoro è costituito, oltre che dagli Informagiovani, dai centri per l’Impiego, Centri Lavoro, Agenzie di Lavoro, Società di selezione, Afol, Sportelli vari (pubblici, privati o gestiti dal mondo del volontariato).

Tra i principali è doveroso citare:

  • Centri per l’Impiego: soggetti di emanazione delle Province (o loro derivazioni ex/post) che raccolgono l’eredità di quelli che furono gli Uffici di Collocamento. Il loro compito, oltre che espletare le formalità burocratiche (sia per il lavoratore che per le aziende), è quello di gestire i servizi di collocamento e preselezione, effettuare interventi di Politiche attive per il Lavoro, attività integrate di formazione e orientamento professionale.
  • Afol: Agenzie per la Formazione, l’orientamento e il Lavoro. Operano attraverso l’erogazione di servizi integrati per il Lavoro.
  • Agenzie di Lavoro: somministrazione, ricerca e intermediazione. Sono attive sul Mercato del Lavoro dal 2003, in concomitanza con una delle principali Riforme in materia. Esistono agenzie generaliste o specializzate.
  • Società di selezione: operano ricercando, soprattutto, alte professionalità e il loro lavoro è maggiormente indirizzato a soddisfare le necessità del fronte aziendale e non quello dell’utente.

Il Mercato del Lavoro

 

Il Mercato del Lavoro è il luogo in cui si incontrano domanda e offerta. E’ lo scenario in cui chi cerca Lavoro (aziende, imprenditori, enti Pubblici) si incontra con chi lo offre, cioè i lavoratori.

Le sue dinamiche non sono però quelle di un vero e proprio mercato ma, al suo interno si generano situazioni, spesso paradossali; es: lavoro esistente ma difficile da individuare o possibilità di perdere l’impiego.

Quando si parla di Lavoro, è doveroso avere chiari i concetti di domanda e offerta e conoscere le dinamiche perché tutto ciò ci aiuta ad aiutare chi si rivolge ai nostri Servizi.

Qual è la definizione di Lavoro?
Le definizioni di “Lavoro” sono molteplici: alcune tengono conto di elementi più marcatamente economici, altre di elementi di carattere sociologico.
Tra le definizioni più “neutre” vi è quella che definisce il Lavoro come “il modo che ha la società per rispondere ai propri bisogni”. Dove nascono bisogni, c’è qualcuno che si adopera (lavora) per soddisfarli.

 

Qual è la fisionomia del Mercato del Lavoro?

L’immagine che meglio descrive il Mercato del Lavoro è quella di un iceberg dove la parte emersa di ghiaccio, quella visibile, costituisce solo il 30% della massa totale mentre il restante 70% resta nascosto sotto il livello dell’acqua. Questa immagine, non solo rappresenta una “fotografia” del Mercato del Lavoro per tracciarne i tratti fondamentali della sua fisonomia ma, aiuta a capire anche quelle che sono le dinamiche principali che lo percorrono.

 

Bisogni della società e Lavoro sono strettamente correlati e lo sono in maniera biunivoca.


Comprendere queste relazioni significa capire le dinamiche e riuscire a pianificare al meglio la strategia più efficace per approcciare il Mercato del Lavoro e per muoversi in maniera proficua al suo interno.

 

L’esempio sottostante mostra come può variare un bisogno all’interno della società e come, di conseguenza, vi siano delle dirette ripercussioni sul Mercato del Lavoro.

 

Qui sotto, invece, viene illustrato nel dettaglio quanto afferisce alla dinamica illustrata sopra. La società ha bisogni sempre più complessi e per soddisfarli è richiesto del lavoro di qualità e con specializzazioni sempre maggiori (quindi con personale sempre più preparato) che, spesso, le aziende non riescono a trovare. Un esempio è l’aumento dei servizi fruibili via Internet, ambito nel quale non è sempre così facile trovare lavoratori e ambito nel quale è significativa la presenza di personale appartenente, in maggior parte, alla schiera degli “under 35”.

Il Mercato del Lavoro, soprattutto negli anni contraddistinti dalla crisi economica internazionale, si presenta decisamente “contratto” ma, possedere buone informazioni sul suo andamento consente


anche di andare a “scovare” annunci e opportunità che spesso restano sotto la linea di galleggiamento del nostro ipotetico iceberg.
E’ evidente che vi sono comparti produttivi in cui la forza lavoro impiegata è notevolmente diminuita, proprio a causa della crisi ma, vi sono sono comunque opportunità “nascoste” che, molto spesso, gli utenti che si rivolgono ai nostri Servizi non riescono a vedere o sottovalutano.

Il principale problema dell’affrontare un Mercato del Lavoro “contratto” è proprio quello di possedere strumenti adeguati e quanto più raffinati possibili per mostrare alle persone come andarlo a cercare.
Fino a 30 anni fa era il lavoro che veniva da noi: occupazioni semplici (fornaio, ragioniere,
operaio, impiegato) erano semplici da avere, dopo la scuola. Oggi le professioni sono diverse migliaia, offrono grandi opportunità, ma la gente, soprattutto i giovani, non lo sanno. Cercano tutti gli stessi lavori. Negli stessi mucchi. Come in un negozio senza commessi. Con migliaia di
scarpe nuove dentro e con clienti che cercano alla rinfusa. Nel Mercato del Lavoro nascosto si trovano:
Professioni nuove o poco conosciute, mentre nella parte visibile del mercato del lavoro trovi le professioni tradizionali, quelle conosciute a tutti, con cui vieni a contatto tutti i giorni, nella parte non visibile trovi le professioni nuove e poco conosciute. Considerate che le professioni classiche, quelle che conoscete, sono solo qualche centinaio mentre ne esistono più di 10.000 (il Dictionary of Occupational Titles, pubblicato dal Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti nel 1991, ne
riporta la descrizione di 12741; la codifica adottata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche  Sociali ne individua 6761!).

Occasioni di lavoro. Molti degli occupati in Italia lavorano in imprese con meno di 100 dipendenti, la maggior parte delle quali non prevede investimenti nella selezione del personale. Questo significa che queste opportunità di lavoro non vengono pubblicate sui giornali e la ricerca del personale passa attraverso canali informali.

Piccole aziende Le grandi aziende, visibili e conosciute da tutti, commissionano parte della loro produzione a piccole aziende satelliti, alcune delle quali sono leader del proprio settore di nicchia. Mentre migliaia di persone si candidano presso le grandi aziende, poche sono quelle che lo fanno presso quelle piccole, convinte erroneamente che chi ha un numero elevato di dipendenti
cerca più personale. Così non è, e spesso è proprio la piccola azienda a offrire ottime opportunità di lavoro e di carriera.

Ciò che sfugge alle statistiche. Le statistiche sono solo una media che non rappresenta  un’immagine vera della realtà. Puoi leggere che il settore delle calzature è in crisi e magari avere vicino a casa un’azienda calzaturiera in forte espansione, oppure che la richiesta di psicologi clinici in Italia è ormai satura e scoprire che nella tua città ce ne sono pochi e quei pochi lavorano tantissimo. Indagare nel mercato nascosto ti permette di farsi un’immagine precisa delle opportunità lavorative della zona in cui piacerebbe lavorare.


Chi troviamo davanti a noi?

Prima di fornire qualsiasi informazione è bene capire quale sia “l’identikit” del nostro interlocutore. Esistono termini differenti, riferiti al mondo del Lavoro, per identificare soggetti differenti che si trovano in situazioni ben diverse tra loro: disoccupati, inoccupati, Neet, ma, tutti questi nomi parlano di un’unica verità: sono persone alla ricerca di un Lavoro, di una collocazione nel mondo. A queste categorie si aggiunge poi, anche quella degli stagisti.

La prima distinzione, la più significativa, è quella tra disoccupati e inoccupati. La differenza fondamentale è che gli inoccupati non hanno mai svolto attività lavorative, mentre i disoccupati hanno avuto rapporti di lavoro che poi sono terminati. Questa, per coloro che cercano un impiego, è una definizione che – condivisibilmente – è obsoleta: di fatto, tutte le persone che appartengono a queste due categorie, sono alla ricerca di un Lavoro e l’azione più importante che i Servizi possono fare per loro, è quella di supportarli e fornirgli quante più informazioni possibili perché possano “imbastire” e attivare una strategia efficace di ricerca.

Disoccupati: sono coloro che vivono uno stato di disoccupazione. Disoccupazione (secondo wikipedia) = condizione di mancanza di un lavoro per una persona in età da lavoro che lo cerchi attivamente, sia perché ha perso il lavoro che svolgeva (disoccupato in senso stretto), sia perché è in cerca della prima occupazione (inoccupato). È’ la condizione opposta all'occupazione.
Disoccupati (secondo le note metodologiche Istat): persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro  settimane  che  precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana  di  riferimento  e  sarebbero  disponibili  a  lavorare  (o  ad  avviare  un’attività  autonoma) entro  le  due  settimane  successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del  lavoro.

Inoccupati: individui che non hanno mai avuto contratti di lavoro. Spesso, quindi, gli inoccupati sono neolaureati o neodiplomati che rientrano nella crescente percentuale di giovani privi di  impiego in Italia.

Occupati: quella parte di popolazione che ha un impiego con un contratto contemplato dal quadro normativo.
Secondo gli attuali criteri utilizzati dall'IStat utilizzati nella Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL), vengono conteggiati come occupate le persone con 15 anni e oltre che rientrano in una delle seguenti condizioni: nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un'ora di lavoro  in una qualsiasi attività che prevede un corrispettivo monetario o in natura; quelle che hanno svolto almeno un'ora di lavoro non retribuito nell'impresa di un familiare nella quale collaborano abitualmente; le persone che per diversi motivi sono assenti dal lavoro (per esempio per ferie, per malattia) con alcune limitazioni: nel caso dei lavoratori dipendenti l'assenza non deve superare i tre mesi e la retribuzione non deve essere sotto la soglia del 50%; nel caso dei lavoratori indipendenti, sono considerati “occupati” quelli che durante il periodo d'assenza, mantengono l'attività; nel caso, invece, dei coadiuvanti familiari, per essere considerati “occupati” l'assenza non deve superare i tre mesi.

Neet: acronimo di tre parole inglesi, Not in Education, Emplyment or Training. Sono le persone che non studiano, non lavorano e non sono neanche impregnate nella formazione. E’ un neologismo, utilizzato per la prima volta nel 1999 in una ricerca inglese. All’epoca, questa classificazione si riferiva a soggetti di età compresa tra i 16 e i 24 anni, oggi, invece, viene usata per persone fino ai 35 anni di età nel caso in cui siano ancora “in famiglia”.


Purtroppo è un fenomeno in crescita, non solo in termini numerico – statistici, alimentati in modo considerevole dalla crisi economica degli ultimi anni ma, anche in termini di età demografica. Quello dei Neet è un fenomeno sociale che può vedere coinvolte persone anche fino ai 65 anni di età.

 

Capire la condizione di coloro che si trovano davanti a noi, è fondamentale per offrire loro una prospettiva il più reale possibile.
Al contrario di chi ha sempre una soluzione a portata di mano, noi non ci nascondiamo dietro un dito. Scorciatoie non ne esistono e lo stesso vale per metodi che rendono la ricerca del lavoro più facile. Non esiste una ricerca del lavoro “facile”, esiste una ricerca del Lavoro, “efficace”.
L’errore più grande è legato al fatto che quell’uomo considera il mondo del lavoro come lo consideravano i nostri genitori circa 30 anni fa: cerca un lavoro, trova un’azienda, fatti assumere, fatti fare un contratto a tempo indeterminato e resta lì per tutta la vita. Oggi come oggi, però, questo è impensabile. Ma allora come mai abbiamo ancora questa idea? Sappiamo che tutto il mondo è cambiato; perché noi ci ostiniamo a restare uguali? Come se andassimo in discoteca e trovassimo un DJ che suona con il grammofono. È vero, la musica c’è, ma non è quella giusta per la nostra serata.

Prima di buttarsi nella ricerca di un lavoro, oggi è necessario mettere a fuoco, innanzitutto, quali professioni è meglio cercare e, successivamente definire bene caratteristiche personali, abilità e competenze che possono diventare punti di forza nelle nostre candidature. La definizione di un ambito professionale su cui concentrare la propria ricerca permette di valorizzare la presentazione e di finalizzare la candidatura.
Iniziare una ricerca a 360 gradi senza un’attenta valutazione delle professioni appetibili e partendo dal presupposto “Tutto mi va bene purché si porti a casa lo stipendio”, spesso, non porta ai risultati sperati, si disperdono tante energie (soprattutto economiche) senza raccogliere nulla. Il “vecchio” sistema di inviare il proprio curriculum vitae a caso, magari imbucandolo nelle cassette postali delle aziende della zona industriale della propria città, senza definire per quale mansione ci si candida o senza elencare le reali potenzialità che si possono offrire all’azienda, oggi come qualche anno fa, non produce più gli effetti sperati. Oggi le realtà produttive vogliono avere ben chiaro cosa possono “guadagnare” dall’inserimento in organico di un nuovo lavoratore e pretendono dal candidato una chiarezza di idee in merito a potenzialità e motivazione. Attualmente è determinante sapersi vendere bene e per fare questo è utile fissare accuratamente e con chiarezza degli obiettivi professionali. La motivazione a svolgere un determinato lavoro diviene, quindi, un’ottima carta da giocare nella propria candidatura.

Per poter fornire informazioni adeguate, è utile capire quale sia il reale profilo professionale della persona che sta cercando lavoro e che necessita del nostro aiuto.
In primis è utile fare un primo esame del curriculum per poter valicare l’affermazione – sempre più ricorrente – del “cerco qualsiasi lavoro”.
E’ bene capire quali sono gli ambiti professionali in cui la persona ha sempre operato, nel caso abbia esperienza pregressa, oppure, quali sono quelli in cui desidererebbe inserirsi.

Come abbiamo premesso all’inizio, peculiarità degli Informagiovani nella trattazione del tema “Lavoro”, è la parte relazionale. Chi si rivolge agli Informagiovani, indipendentemente dall’età, si aspetta un approccio del Servizio alle sue esigenze, ben differente da quello che potrebbe trovare in un Centro per l’Impiego.

All’analisi del curriculum, nel caso si palesasse la necessità, è bene far seguire un’operazione mirata ad aiutare le persone in cerca di un lavoro, a far emergere quelle che sono le caratteristiche personali, le abilità e gli interessi.


Per “caratteristiche personali” intendiamo considerare quegli aspetti che dicono “come è una persona”, che carattere ha, come si pone di fronte alle situazioni (es: precisi, puntuali, curiosi, intraprendenti…).
Per “abilità” si intendono tutte le cose che una persona è in grado di fare, quali strumenti sa utilizzare, le conoscenze che possiede (usare il computer, quali programmi, saper mettere mano ad apparati meccanici…).
Con il termine “interessi” si intendono le passioni, gli hobby e tutto ciò che in qualche modo rientra nella sfera del tempo libero (recitare in una compagnia teatrale, praticare sport, interessi artistici e culturali particolari…).

 

Il colloquio di orientamento professionale

Importante è rilevare che alla parola “colloquio” vengono dati diversi significati, a seconda dell’ambito disciplinare e metodologico in cui esso è utilizzato (selezione e valutazione del personale, ambito clinico, ecc.).
In senso generale, il colloquio è un incontro “formale” che avviene tra due (a volte, più) persone, in tempi e luoghi definiti, e che mira ad arricchire la conoscenza delle persone e sulle persone ovvero su aspetti e problemi che li riguardano.
Il presupposto di un colloquio è che attraverso di esso si possa pervenire a soddisfare un bisogno individuale o collettivo.
Il colloquio è uno degli strumenti fondamentali sia dell’orientamento allo studio che di quello professionale.

I bisogni del soggetto
I tipi di scelta che un soggetto opera nel corso della sua storia formativa o lavorativa sono il  prodotto della combinazione di diversi fattori, in parte di tipo soggettivo (come ad es., le caratteristiche individuali, gli interessi, le attitudini, ecc.) ed in parte di ordine sociale (come ad es., l’appartenenza familiare, i contesti culturali di riferimento, le rappresentazioni sociali, ecc.); in parte, infine, di carattere strutturale e situazionale (come ad es., lo sviluppo economico locale, le istituzioni formative presenti e disponibili, le dinamiche occupazionali, ecc.).
Tutto ciò comporta che i bisogni fondamentali di orientamento di una persona che deve operare una scelta sono riconducibili ad:

  • aumentare il proprio livello di consapevolezza rispetto alle diverse variabili che sono presenti nella situazione in cui egli si trova;
  • incrementare la capacità di lettura dei singoli fattori che lo riguardano.

Il tutto, attraverso momenti di confronto e di rielaborazione personale, al fine di riuscire a sviluppare competenze di analisi e di valutazione critica che gli permettano non solo di effettuare in modo efficace una specifica scelta ma di apprendere un approccio metodologico che lo metta in grado di effettuare scelte efficaci ogni volta che si pongono problemi personali simili.
Si consideri, peraltro, che la scelta degli studi e/o professionale va considerata come un importante processo decisionale per il soggetto, che eserciterà una forte influenza sul maggiore o minore adattamento futuro dell’interessato nel sistema sociale di riferimento.

Il colloquio di orientamento
Nel colloquio di orientamento il fine principale è sì quello di aiutare il soggetto, ma allo scopo di
realizzare  un cambiamento che lo conduca ad effettuare una scelta idonea per sé.
Tale modalità offre quindi un sostegno al soggetto durante tutto il percorso decisionale, permettendogli di individuare tra le diverse alternative, quella più idonea da adottare nell’ambito degli studi o del lavoro.


Tale supporto è diventato oggi fondamentale per il soggetto, in quanto nella nostra società è andata aumentando la complessità del sistema formativo e del sistema professionale, generando maggiori difficoltà, maggiori rischi di confusione e minore capacità di scegliere autonomamente.
Nel colloquio di orientamento è il soggetto stesso che, con il supporto dell’operatore, identifica e sistematizza informazioni su di sé e sul contesto formativo o professionale, utili per effettuare una scelta consapevole.
Il colloquio può essere utilizzato in alcuni momenti del percorso orientativo, ma può anche accompagnarne tutte le fasi (fase iniziale informativa e di analisi della domanda, fase centrale di raccolta ed analisi delle informazioni e fase conclusiva di tipo decisionale/progettuale).
Il colloquio di orientamento è quindi una utile occasione per il soggetto di raccogliere o approfondire informazioni sul mondo del lavoro, sulle caratteristiche delle professioni e/o degli indirizzi di studio nonchè sulle richieste del mercato del lavoro, in modo da mettere a confronto la conoscenza di sé che ha acquisito con la conoscenza della realtà in cui le proprie scelte andranno a collocarsi.

Gli strumenti del colloquio
Specifici strumenti possono essere utilizzati nell’ambito del colloquio.
Le schede informative per sistematiche raccolte di dati sul soggetto, i questionari di autovalutazione
e le griglie strutturate di osservazione.
I questionari di autovalutazione, a differenza dei test, sono soggettivi; pur tuttavia contribuiscono anch’essi ad aumentare la conoscenza di sé da parte del soggetto, sulla base di una interpretazione guidata dal conduttore.
L’uso di una griglia strutturata di osservazione delle dinamiche manifestatesi nel colloquio può essere uno strumento utile all’operatore; attraverso la griglia, l’operatore può verificare e mantenere sotto controllo il tipo e la quantità di informazioni da raccogliere nelle diverse situazioni del colloquio e può individuare elementi significativi da proporre all’interessato, per aiutarlo a migliorare la consapevolezza di sé.

L’uso del colloquio nelle diverse fasi dell’orientamento
Quando il colloquio di orientamento viene utilizzato nella fase informativa e di analisi della domanda, è opportuno che il conduttore utilizzi prevalentemente un metodo semi-direttivo; in detta fase, specificatamente, si tende a:

  • analizzare gli aspetti più rilevanti del problema;
  • raccogliere i dati biografici del soggetto;
  • analizzare l’ambiente familiare e sociale di appartenenza
  • effettuare l’anamnesi dell’esperienza  formativa e/o lavorativa
  • raccogliere informazioni sull’autovalutazione del soggetto relativamente alle competenze già possedute.

Per l’acquisizione di conoscenze su aspetti di tipo cognitivo, affettivo e relazionale (fase centrale dell’orientamento), il conduttore gestirà il colloquio in modo meno strutturato.
Quando, infine, il colloquio di orientamento si sviluppa nella fase conclusiva del percorso (fase decisionale/progettuale), il conduttore faciliterà il soggetto ed individuare, progettare e pianificare  la soluzione più efficace per se stesso.
Il compito dell’operatore, in questa fase, sarà quello di:

  • organizzare e sintetizzare le informazioni emerse
  • discutere con il soggetto le sue ipotesi interpretative
  • formulare possibili alternative di soluzione del problema
  • aiutare il soggetto ad elaborare un progetto idoneo.

Il colloquio di orientamento consente, pertanto, al soggetto di prendere coscienza di sé su tre
versanti:

  • sul versante psicoattitudinale, cioè sulla sua riuscita scolastica, sul suo atteggiamento nei confronti dello studio e/o del lavoro, sulle sue attitudini e sulle sue caratteristiche della personalità;
  • sul versante della motivazione, cioè sui suoi interessi nei confronti dello studio e delle attività extra scolastiche (nell’orientamento allo studio) o del lavoro e delle attività extra lavorative (nell’orientamento professionale);
  • sul versante delle relazioni familiari e sociali, cioè sulle aspirazioni della famiglia e/o del soggetto stesso per il suo futuro, sulla situazione socio-economica della famiglia e sugli stereotipi sociali relativamente ad alcune professioni.

In tal modo, il soggetto viene aiutato ad effettuare un confronto tra la rappresentazione di sé e quella del mondo dello studio e della professione, per valutare se c’è coerenza tra i due elementi e per formulare, quindi, il proprio progetto di percorso.

Il colloquio individuale è uno strumento per lavorare su un insieme di elementi che possono essere sintetizzati come segue:

  • Anamnesi della storia personale del soggetto: a) dati di quadro generale (età, appartenenze socioculturali, vincoli familiari…); b) caratteristiche dell’esperienza scolastico/formativa (percorso sclastico realizzato, titolo di studio, tipologia di rendimento, eventuali criticità, aggiustamenti in itinere…); c) caratteristiche dell’esperienza lavorativa (presenza assenza di esperienze, tipologie di lavori svolti, anche precari, no-profit o simili, settori di occupazione e mansioni, criticità…).
  • Ricostruzione da parte del soggetto di informazioni attinenti: a) rappresentazione (atteggiamenti, significati, valori…) nei confronti del modo scolastico e professionale; b) vissuto psicologico nei confronti della propria esperienza formativa (soddisfazione, insoddisfazione, successi, difficoltà, ricordi positivi, negativio, sentimenti di disagio…); c) rappresentazione del lavoro e delle professioni (aspettative, credenze, valori…); d) vissuto psicologico nei confronti dell’esperienza lavorativa (rispetto al funzionamento organizzativo, nelle relazioni interpersonali simmetriche ed asimmetriche…); e) interessi professionali (preferenze nei confronti di attività specifiche o aree di professionalità…).
  • Autoesplorazione da parte del soggetto del proprio potenziale individuale con particolare riferimento a: a) caratteristiche, potenzialità e limiti personali; b) competenze e abilità acquisite; c) percezione di autodeterminazione delle esperienze passate (formazione e lavoro) e future (formazione e lavoro); d) prospettiva temporale e progetto di vita.
  • Rielaborazione di sintesi e restituzione organica degli elementi cruciali emersi nel corso del colloquio da parte dell’operatore.
  • Elaborazione da parte del soggetto di unproprio progetto formativo e/o lavorativo attraverso: a)la ricerca di informazioni; b) la selezione di opportunità; c) la valutazione di fattibilità; d) la costruzione di un piano di attivazione personale.

Le funzioni del colloquio, nel processo di orientamento
Il colloquio, nel processo di orientamento, svolge almeno tre diverse funzioni.

Funzione di informazione
Consiste soprattutto nel mettere a disposizione del soggetto, da parte dell’operatore, una serie di conoscenze utili ed efficaci (es., opportunità formative, dati sul mercato del lavoro, previsioni occupazionali, aspetti legislativi, ecc.).
Va considerato, tuttavia, che esistono altri momenti e strumenti per trasmettere dette informazioni (come supporti informatici, tavole rotonde, conferenze, materiale pubblicitario su supporto cartaceo,


ecc.); pertanto il colloquio è solo una delle modalità attraverso le quali dette informazioni possono essere trasmesse.

Funzione di consulenza e sostegno formativo
Spesso le persone hanno più bisogno di essere supportate da un punto di vista metodologico su come effettuare una scelta importante di tipo formativo e/o lavorativo, piuttosto che di ricevere solo informazioni da rielaborare autonomamente.
In questo caso, il colloquio di orientamento riveste una funzione di sostegno.
Il soggetto ha bisogno di essere supportato da un operatore che sia in grado di aiutarlo a fronteggiare correttamente il proprio problema, attraverso un monitoraggio appropriato.
La persona viene orientata dall’operatore ad analizzare il proprio problema, tenendo in considerazione punti di vista diversi dal proprio e tenendo conto di alcuni elementi di realtà (ad es., vincoli ed opportunità), per giungere alla fine a sviluppare una propria progettualità e ad identificare un piano di azione personalizzato.
L’operatore media il rapporto tra il soggetto ed il compito orientativo, facilita il perseguimento di una soluzione soddisfacente per il soggetto e, nel contempo, realistica sul piano della fattibilità.
L’operatore ha, quindi, fondamentalmente, la responsabilità di attuare una relazione, attraverso la quale:

  • cerca di comprendere l’altro;
  • lo aiuta a prendersi in carico il suo problema.

Nel colloquio di orientamento con funzioni di sostegno, all’operatore sono richieste, pertanto, competenze relazionali più specifiche, che tengono conto della “relazione di aiuto”. In questo tipo  di colloquio sono importanti alcuni fattori, quali ad esempio:

  • mostrare atteggiamento di interesse “aperto”, cioè una disponibilità integrale senza pregiudizio, che incoraggi l’espressione spontanea del soggetto;
  • manifestare atteggiamento non giudicante;
  • non porsi in atteggiamento di tipo direttivo, senza però abdicare alla “guida” del colloquio;
  • essere capace di cogliere i significati che la situazione riveste per il soggetto;
  • restare il più possibile obiettivo;
  • controllare costantemente cosa avviene durante il colloquio.

E’ importante che l’operatore riesca a creare un clima di accettazione e di fiducia, atto a facilitare la relazione tra i due soggetti, necessario ai fini di una positiva collaborazione e della disponibilità ad aprirsi da parte del cliente.
Non bisogna correre il rischio di scivolare in un comportamento eccessivamente amichevole, ma nemmeno, d’altra parte, adottare un comportamento estremamente o eccessivamente tecnico che rischierebbe di “bloccare” la comunicazione. Il soggetto interessato deve sentirsi accolto, ovvero libero di esprimere nel modo più spontaneo e funzionale il suo problema e le proprie valutazioni. Il conduttore, ancora, dovrebbe sapersi porre dal punto di vista dell’altro (con empatia), saper ascoltare in modo attivo il “cliente” e saper facilitare la comunicazione con adeguati feedback (domande, commenti, incoraggiamenti, ecc.).
Questa funzione  di sostegno è articolata in diverse “aree”, da sviluppare in uno o più incontri:

  • l’area della definizione del problema, comprese le motivazioni e le aspettative;
  • l’area che riguarda la storia personale del soggetto (eventi significativi della sua vita, in ambito scolastico o professionale);
  • l’area della situazione attuale (desideri, interessi, valori, autovalutazione, ecc.);
  • l’area degli obiettivi per il futuro (a breve termine ed a medio/lungo termine).

Funzione di counseling psicologico con finalità di orientamento
E’ da considerare un approfondimento della funzione di sostegno; ma l’obiettivo qui consiste nell’aiutare il soggetto ad esplorare i propri problemi, a permettergli di riattivare le proprie   energie

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al fine di rendere possibile che egli trovi soluzioni soddisfacenti, attraverso un progressivo processo di autoemancipazione.
Non si tratta quindi solo di mediare e facilitare il rapporto tra la persona ed il suo problema, ma soprattutto di intervenire sulla persona anche con modalità di indagine psicologica.
La distinzione tra la funzione di consulenza/sostegno e quella di counseling orientativo può essere pertanto individuata in base al livello di profondità che viene raggiunto nell’analisi della personalità del soggetto ed al diverso tipo di intervento da parte del conduttore, in quanto in questo tipo di situazione è richiesta la professionalità specifica dello psicologo.

Si sottolinea, infine, che il processo di orientamento può avvalersi di colloqui nell’ambito dei quali vengono svolte tutte e tre le funzioni sopra descritte, anche se, soprattutto in ambito formativo e nella ricerca di una prima occupazione, prevale l’utilizzo del colloquio con funzioni di informazione e di consulenza/sostegno.

Le tecniche di conduzione
Esistono alcune tecniche, utili a realizzare un rapporto empatico tra conduttore e soggetto cliente, necessarie per il buon esito del colloquio di orientamento.
Vediamone alcune:

  • la formulazione delle domande

Nella formulazione delle domande è soprattutto necessario tenere presente che, in base a come esse sono poste, possono indurre risposte diverse.
Possono essere individuate diverse tipologie di domande, al fine di individuare le modalità più efficaci di esposizione delle stesse.
Una essenziale classificazione delle domande è la seguente:

  • chiuse, ovvero “guidate”, in quanto richiedono per la risposta solo la scelta tra diverse alternative predefinite;
  • aperte, che richiedono una elaborazione autonoma ed aperta da parte dell’interlocutore. Un’altra classificazione utilizzata è la seguente:
  • dirette, che affrontano in modo diretto ed evidente un determinato argomento;
  • indirette, che stimolano il soggetto a parlare ed a continuare un discorso (idonee soprattutto per affrontare sentimenti ed emozioni).

Comunque, la chiarezza è un requisito comune ai diversi tipi di domande.
Le domande devono in ogni caso favorire risposte il più possibile precise, evitando il rischio di aumentare la confusione nel soggetto coinvolto.
E’importante che anche il tono di voce usato sia tranquillo e rassicurante, evitando atteggiamenti aggressivi ed incalzanti, che potrebbero indurre l’interlocutore alla chiusura o a risposte stereotipate.
Il linguaggio deve essere adeguato alla cultura dell’interessato.
E’ utile, soprattutto con i più giovani, iniziare con domande “neutre” e collegate a fatti concreti, per poi passare a quelle più complesse che implicano un maggior coinvolgimento emotivo.
Sarà utile usare flessibilità “adattiva”, senza la rigidità di schemi preordinati, ma anche senza perdere e fare perdere il filo del processo conoscitivo.
In ogni caso, la conduzione del colloquio deve rimanere saldamente nelle mani dell’operatore.

  • la riformulazione

Per riformulazione si intende “dire con altre parole” ed in modo più strutturato e chiaro quello che il soggetto ha appena detto.
Tale tecnica, utile in tutte le diverse fasi del colloquio, richiede che l’operatore non si limiti solo a formulare una serie di domande, ma che si soffermi su un aspetto significativo, riproponendolo ed


approfondendolo, in modo che il soggetto/cliente sia indotto a dare ed aggiungere significato a quanto comunica.
L’uso della riformulazione permette inoltre all’operatore di verificare la corretta comprensione di ciò che il soggetto ha comunicato, riducendo le distorsioni che potrebbero derivare da “interpretazioni soggettive” da parte dello stesso conduttore.
Questo modo di procedere dà la rassicurazione al soggetto di essere stato capito e lo induce a sviluppare un sentimento di sicurezza circa la propria capacità di comprendere e di comprendersi  e di poter arrivare autonomamente alla soluzione del proprio problema.

Si individuano 3 diverse tipologie di tecniche di riformulazione:

  • il riflesso consiste nel dire con altre parole quanto è stato già detto dall’interessato: l’obiettivo è quello di fare capire che si è compreso il suo messaggio.
  • il rovesciamento del rapporto figura/sfondo parte dal presupposto che a volte anche poche e piccole informazioni possono avere grande importanza;. l’obiettivo è quello di  rovesciare i rapporti di forza tra i diversi elementi individuati, per fare emergere ciò che è latente; sta al conduttore individuare ed elencare tali elementi, offrendo, senza forzature, al soggetto interessato la possibilità di una analisi degli stessi.
  • la chiarificazione consiste nel “rinviare al soggetto” il senso di ciò che ha detto. L’obiettivo è quello di porre in luce quello che la persona, spesso, dice in maniera confusa e disorganica; è una tecnica difficile, perché può facilmente far scivolare il consulente in una interpretazione impropria.
  • la restituzione

Viene utilizzata maggiormente nelle fase conclusiva dell’orientamento, durante il colloquio che mira a formulare la decisione. Essa consiste nel mettere a disposizione del soggetto, in modo ordinato e sintetico, un insieme di elementi significativi emersi nelle fasi precedenti, magari in modo disordinato e frammentario.
Questa tecnica cerca di offrire anche una spiegazione razionale degli elementi emersi presi in considerazione.
Attraverso la restituzione, infatti, il conduttore aiuta il soggetto a mettere in relazione le caratteristiche personali emerse con le potenzialità di formazione e/o di lavoro e con i vincoli e le condizioni presenti, al fine di formulare il progetto più efficace e realistico per sè.

Alcuni comportamenti da evitare nel colloquio
Sono qui riportati alcuni comportamenti che non facilitano l’espressione comunicativa da parte del soggetto/cliente e che quindi sono da evitare accuratamente:

  • valutazione o giudizio morale

viene espresso un giudizio morale su quanto è stato comunicato dal soggetto

  • l’interpretazione

viene deformato il pensiero dell’altro, dando un significato diverso da quello che il soggetto intendeva dare

  • il sostegno pietistico

è un atteggiamento scopertamente consolatorio, che può indurre in difesa il soggetto

  • l’investigazione

sono le domande di carattere scopertamente indagatorio

  • la soluzione affrettata

tende a pervenire ad una soluzione, senza avere sufficientemente approfondito l’analisi.

Al contrario, rispetto ai comportamenti comunicativi suddetti, è da sottolineare l’importanza positiva di un comportamento che sia mirato, invece, alla comprensione e che rifletta il   tentativo


di penetrare sinceramente all’interno del problema, così come è vissuto dall’interlocutore, e che tenda ad indurre la fiducia di quest’ultimo verso l’operatore.

I comportamenti efficaci

Per concludere, si riportano alcuni comportamenti dell’operatore che, invece, facilitano e rivelano l’efficacia di gestione del colloquio di orientamento, nelle tre fasi : iniziale, centrale e conclusiva.

Nella  fase iniziale
espressioni di cordialità ed il calore umano; messaggi non verbali coerenti con la comunicazione verbale; empatia; pazienza; verifica dell’efficacia della comunicazione; controllo dei tempi e delle modalità del colloquio.

Nella  fase centrale
attenzione al vissuto dell’interlocutore; ascolto attivo dell’altro, anche della sua comunicazione non verbale; focalizzazione sul problema; facilitazione dell’espressione del problema da parte dell’interlocutore.

Nella  fase conclusiva
aiuto al soggetto a formulare la strategia; favorire la ricerca della scelta idonea.

 

Il bilancio attitudinale

Il bilancio attitudinale rappresenta la sintesi dell’analisi delle esperienze scolastiche, formative e delle esperienze lavorative, a cui si affiancano un progetto professionale e l’analisi delle informazioni sulle professioni, elementi che, insieme, permettono di stilare un efficace piano di azione per la ricerca di Lavoro.

 

Ieri e oggi: il mercato del lavoro e le nuove competenze

Una rapida occhiata su Internet, una ricerca di parole chiave come mercato del lavoro, inserzioni, colloquio di selezione e tutto appare molto chiaro: trovare lavoro è un’attività che richiede attenzione, cura e molto impegno! Così come richiede cura e impegno il lavoro di supporto alle persone impegnate in questa attività.
La flessibilità del mercato del lavoro, le nuove professioni, la necessità di possedere e dimostrare capacità professionali all’avanguardia e competenze trasversali utili a padroneggiare con successo l’ambiente di lavoro, sono infatti solo alcuni dei fattori di cui bisogna tenere conto quando si ha a che fare con persone che si apprestano  a fare il loro ingresso nel mondo del lavoro.
E’ sufficiente un rapido confronto con le generazioni più grandi per rendersi che i requisiti che permetteranno di trovare un’occupazione in linea con quello che si ha studiato hanno un peso e un valore molto diverso da quelli che loro usarono per procurarsi un lavoro.
Fino a non molto tempo fa, infatti, chi trovava lavoro aveva solitamente la sicurezza di ricoprire una posizione stabile, sia per tipo di attività svolte che per competenze richieste. Il lavoro si collocava in uno spazio e in un tempo ben definiti, ciò che si era appreso a scuola era immediatamente utilizzabile, non richiedeva aggiornamenti continui e il lavoratore sapeva identificare con chiarezza cosa le aziende cercavano e offrivano.
Rispetto al passato, il lavoro di oggi è più flessibile, dinamico, caratterizzato da regole di funzionamento spesso difficili da comprendere e orientato alla soluzione creativa dei problemi piuttosto che all’esecuzione passiva di compiti assegnati.


L’apertura dei mercati internazionali, l’uso massiccio di tecnologie applicate al lavoro, la competitività dei vari settori di produzione, spinge le aziende a scegliere lavoratori costantemente aggiornati, capaci di adattarsi velocemente ai cambiamenti e pronti a diversificare le loro competenze e le loro funzioni a seconda delle necessità.
In questo scenario diventa fondamentale dimostrare non solo di possedere conoscenze e saperi tecnici che permettono di svolgere praticamente il lavoro, come ad esempio le conoscenze informatiche o quelle linguistiche, ma anche usare e aggiornare competenze trasversali che, pur non essendo direttamente connesse alla preparazione scolastica, consentiranno di rispondere in modo puntuale alle esigenze del mercato.
Riflettere sulle competenze significa individuare i punti di forza sui quali poter fare leva e i tuoi punti di debolezza, ovvero le aree di conoscenza o i comportamenti da potenziare/modificare per facilitare l’ ingresso nel mondo del lavoro.

 

Le competenze trasversali e il know how tecnico

Quando parliamo di competenze ci riferiamo alle risorse individuali che si possono utilizzare per affrontare efficacemente un’attività lavorativa o un momento di sviluppo personale e professionale. Alcune di queste risorse hanno a che fare direttamente con la prestazione lavorativa in corso.
Ecco i tipi di competenze in gioco:
competenze di base, ovvero le conoscenze minime che permettono di accedere a qualsiasi contesto lavorativo perché non sono legate a un settore professionale e a un ruolo lavorativo specifici. Fanno parte delle competenze di base, per esempio, la padronanza della lingua inglese o l’uso degli strumenti informatici, diventate ormai indispensabili a qualsiasi lavoratore in qualsivoglia ambito professionale;
competenze tecnico-professionali, sono i saperi e le tecniche che consentono di operare in ambiti professionali ben individuabili. Rientrano in questa tipologia tutte le conoscenze che, nell’insieme, costituiscono una professione specifica (per esempio l’uso di un saldatore per un elettricista).
Nel gergo professionale, le competenze tecnico-professionali vengono anche chiamate know how, ovvero “sapere come”: idealmente, infatti, costituiscono una “cassetta degli attrezzi” che, se si possiede, permetterà di usare correttamente tecnologie, macchinari, strumenti e metodologie per svolgere in modo ottimale una professione.
Tuttavia, né le competenze di base né il know how tecnico, garantiscono, da soli, di padroneggiare in modo efficace le sfide del mondo del lavoro. Per farlo è necessario utilizzare anche le competenze trasversali, ovvero quelle abilità che permetteranno di tradurre le conoscenze di cui si dispone in comportamenti efficaci, a seconda dell’ambiente professionale nel quale ci si troverà ad operare. Stiamo parlando, per esempio, della capacità di fronteggiare velocemente una situazione problematica o un compito; di prendere decisioni in modo autonomo; di relazionarsi con un gruppo di lavoro per raggiungere gli obiettivi lavorativi; di riconoscere le caratteristiche dell’ambiente in cui si agisce; di ascoltare attivamente le persone con cui ci si relaziona; di apprendere elementi nuovi in situazioni non scolastiche. Quanto appena descritto aiuta a capire perché queste competenze vengono chiamate “trasversali”: esse si apprendono e si sviluppano in tutte le situazioni, lavorative e personali, non sono connesse a una specifica preparazione professionale, ma sono il risultato di un insieme di abilità che, messe in campo, servono a dare valore aggiunto al modo in cui si farà fronte al compito lavorativo. Proprio in questo sta la loro  importanza per l’attuale scenario lavorativo: non essendo frutto di una formazione specifica, sono idonee a rispondere agli aspetti meno prevedibili e più dinamici del lavoro, proprio quello che le aziende vogliono!

Per avvicinarsi al mondo del lavoro è necessario ricordare:
concentrarsi sulle esperienze di vita e su quelle scolastiche, durante le quali una persona ha appreso e sviluppato abilità professionali e personali, individuando tra queste le competenze di base, quelle tecnico-professionali e infine le competenze trasversali;


riflettere sulle competenze, cercando di capire quali sono i punti di forza e le abilità necessarie a svolgere al meglio il ruolo che una persona desidera ricoprire (capacità di analisi, lavoro di gruppo, abilità comunicative…).


Il curriculum vitae

La scrittura del curriculum vitae è un passaggio molto delicato nel panorama delle azioni che una persona deve mettere in campo quando cerca lavoro, ed è corretto trasmettere all’utente tutta l’importanza che esso ricopre.
Indipendentemente dalla professione ricercata o dalla prima richiesta che l’utente rivolge al Servizio, è buona prassi chiedere sempre informazioni relative al suo cv: ha un cv? E’ aggiornato? Che versione usa? E’ un europass?
Un primo e veloce screening del cv, ci aiuta subito a capire il tipo di utente che abbiamo di fronte,  ci aiuta a conoscerlo meglio e, spesso, è in grado anche di farci capire quali sono state le strategie utilizzate fino a quel momento per cercare un impiego.

Il primo scambio di informazioni tra azienda e candidato avviene attraverso il curriculum vitae che, anche se in una forma un po’ particolare, è una vera e propria mini biografia.
Questo strumento diventa determinante per superare il primo filtro della selezione e giungere alla fase di colloquio.
Il curriculum non è un documento “statico” o perpetuo, anzi, è uno scritto che è bene aggiornare costantemente e “aggiustare” in relazione all’offerta a cui il candidato sta rispondendo.
È importante che il curriculum evidenzi, in sintesi, le caratteristiche, le competenze e le abilità del candidato e, siccome non è facile essere sintetici e allo stesso tempo esaustivi, è bene redigere precedentemente un bilancio delle proprie esperienze trascorse, delle competenze acquisite, delle predisposizioni e delle attitudini, selezionando poi gli aspetti più significativi che emergono e che si vogliono comunicare al lettore della mini biografia.

 

Europass: il curriculum vitae europeo

 

Il termine Europass, in verità, non si limita ad indicare il formato europeo del curriculum vitae ma, indica un portafoglio più ricco di strumenti volti a favorire la trasparenza delle competenze così da facilitare la mobilità europea dei giovani e non solo.
Europass ha consentito ai cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea di superare la difficoltà di rendere immediatamente riconoscibili i titoli e le competenze maturate nei diversi contesti di apprendimento, formali e informali.
Europass nasce da una direttiva europea del 2004.
Sono cinque i documenti che compongono il “portafoglio” Europass: curriculum vitae, passaporto delle lingue, Europass Mobilità, Europass supplemento al Diploma e Europass Supplemento al Certificato.
Europass Curriculum Vitae: è senza dubbio il più conosciuto dei documenti componenti il “portafoglio Europass”. Permette di rendere uniforme, attraverso un modello condiviso dai 28 Paesi dell’Unione, la presentazione dei titoli di studio, delle esperienze professionali e delle competenze individuali.
Europass Passaporto delle Lingue: descrive le conoscenze linguistiche acquisite da una persona lungo tutto l’arco della vita.
Europass Supplemento al Diploma: è un documento integrativo del titolo ufficiale conseguito al termine di un percorso di studi superiori, di tipo accademico o non accademico, e contiene una descrizione della natura, del livello, del contenuto e dei risultati del percorso formativo.
Europass Supplemento al Certificato: accompagna la certificazione nazionale al termine di un percorso d’istruzione e formazione professionale e fornisce informazioni sul contenuto del percorso formativo, sul livello della qualifica e sulle competenze acquisite.


Eeuropass Curriculum Vitae

 

Il curriculum vitae (c.v.) è un documento di fondamentale importanza perché capace di fornire a chi lo legge molte più informazioni di quante non si creda. Scrivere un curriculum vitae è, pertanto, un’attività che si dovrà eseguire con molta attenzione, non solo per evitare di tralasciare indicazioni utili su quanto vali professionalmente, ma anche per non commettere errori che potrebbero precluderti la possibilità di accedere ad un colloquio di selezione.
Oggi più che mai, inoltre, è indispensabile apprendere la capacità di scrivere un curriculum vitae completo e approfondito perché l’innovazione del mondo produttivo e la dinamicità del mercato del lavoro spingono i selezionatori a valutare nei candidati non solo il percorso formativo e le esperienze professionali realizzate ma, all’interno di una prospettiva globale, tutto ciò che una persona è capace di fare: la predisposizione a integrarsi in un gruppo concreto, ad assumere la cultura d’impresa, a coordinare persone, raggiungere gli obiettivi e così via.
Europass, di fatto, è l’evoluzione del Curriculum vitae europeo, strumento che oggi è considerato  un po’ “vecchiotto” ma che alcuni continuano ad utilizzare.

Il modo più semplice per compilare un cv in formato Europass, è quello di utilizzare l’editor on line disponibile sul sito del Cedefop, dove, per altro, è possibile compilare anche i restanti documenti che compongono il “portafoglio Europass”.
“Il Cedefop è il centro di riferimento dell’Unione Europea per l’istruzione e la formazione professionale e collabora dal 1975 con la Commissione europea, gli Stati membri e le parti sociali per trovare risposte a questi e ad altri interrogativi analoghi. La sua missione e quella di sostenere lo sviluppo e l’implementazione delle politiche europee per l’istruzione e la formazione professionale”.

Il Cedefop opera con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione europea e di presentare dati oggettivi su cui basare la politica europea nel campo dell'Istruzione e della Formazione Professionale. Il valore aggiunto del Cedefop risiede nella qualità elevata delle sue analisi comparative e delle sue competenze, acquisite mediante le attività di ricerca e la rete di relazioni, che gli permettono di:

  • fornire consulenza tecnica e proporre spunti per le politiche di IFP;
  • colmare lacune nelle conoscenze e mettere a disposizione approfondimenti che identificano le tendenze e le criticità nel campo dell'IFP;
  • accrescere la consapevolezza dell'immagine e dell'importanza dell'IFP;
  • riunire responsabili delle politiche, parti sociali, ricercatori e professionisti per mettere in comune idee e discutere i modi più adatti per migliorare le politiche di IFP;
  • sostenere e incoraggiare approcci, principi e strumenti europei comuni per migliorare l'IFP.

Il sito internet del Cedefop è un importante luogo in cui trovare materiale, pubblicazioni, informazioni su progetti e report periodici, oltre all’editor per la compilazione on line del curriculum vitae. E’ possibile realizzare l’Erupass, non solo on-line ma, anche scaricando un modello, in formato “Word” compilabile off-line.

L’editor per la compilazione on-line dell’Europass è raggiungibile dal sito:

https://europass.cedefop.europa.eu/it/home

Di seguito riportiamo alcune indicazioni utili ad una buona compilazione del cv in formato europeo, così come riportate dal Cedefop.


 


 



 



 


 

NB: Ricordarsi sempre di inserire la liberatoria per il trattamento dei dati personali “Autorizzo il trattamento dei miei dati ai sensi del D.Lgs. 196/03” a cui è necessario far seguire la firma.


Il curriculm vitae tradizionale

Il formato Europass, negli ultimi anni, ha preso il posto, in maniera quasi definitiva, del curriculum vitae tradizionale che, in Italia, è stato per tanti anni il modello di riferimento per la redazione del cv.
I fattori che hanno determinato questa evoluzione sono molteplici: Europass è un formato che, seppur “blindato”, offre maggiore chiarezza grafica, gradevolezza visiva e completezza. E’ il formato obbligatorio da utilizzare per lavorare con la Pubblica Amministrazione ed è il modello preso in considerazione, in modo quasi esclusivo, dalle agenzie di lavoro. A tutti questi “pro”, è giusto comunque evidenziare anche i “contro” tra cui, a nostro avviso, i più importanti sono: eccessiva uniformità e difficoltà compilatoria soprattutto per le professioni di basso profilo. Il curriculum vitae tradizionale è maggiormente personalizzabile, consente a chi lo redige di mettere  in mostra con più facilità alcune caratteristiche personali o peculiarità legate alle competenze lavorative (es: impaginazione grafica stravagante per un cv redatto da un grafico che, così, desidera porre in luce alcune sue competenze nel campo lavorativo nel quale vorrebbe inserirsi).

E’ sempre bene chiedere alla persona che si rivolge ai nostri servizi se necessita di un aiuto per la compilazione di un Europass o di un curriculum vitae tradizionale, cercando di capire quale professionalità possiede, che tipo di lavoro cerca  e quali canali sta utilizzando per la ricerca.
Queste sono tutte indicazioni utili a noi operatori per orientare gli utenti nella stesura del curriculum con la forma più idonea e che possa diventare lo strumento più efficace nella ricerca.
Una buona soluzione, non così banale e scontata, è quella di mettere l’utente nella condizione di possedere entrambe le versioni del proprio cv.
Non esiste, comunque, un cv efficace universale. Il cv deve essere efficace per l’offerta per la quale una persona si sta candidando. E’ utile “calibrare” il cv in base alla realtà presso cui ci si sta candidando: esistono palesi e marcate differenze tra una persona che svolge selezione del personale all’interno di una multinazionale e una persona incaricata, anche, del medesimo ruolo all’interno di una piccola impresa.

 

Prima di riportare alcuni modelli esplicativi di curriculum vitae, esaminiamo alcune indicazioni sulle 8 “C” del curriculum fornire dal Centro Risorse Nazionale per l’Orientamento nella “Guida allo stage in azienda”.

  • - CORRETTO

Il curriculum deve essere riletto più volte, verificando parola per parola: quando una azienda riceve un documento che contiene imperfezioni (a volte anche errori ortografici!) non è mai una buona presentazione per chi lo ha scritto (se non viene considerato ignorante, sarà comunque etichettato come persona poco attenta). Soprattutto nelle parole straniere è facile confondersi e fare degli errori che possono compromettere la tua ricerca. Se non ti senti completamente sicuro fai leggere il tuo curriculum ad amici o, se possibile, ad esperti presso centri di orientamento o Informagiovani.

 

  • - CONCISO

Un curriculum troppo lungo ha molte probabilità di non essere letto fino alla fine: in azienda non  c’è mai troppo tempo da dedicare a tutti i curricula che arrivano. Ogni voce del tuo curriculum vitae non deve superare le 2-3 righe e devono essere evitate ripetizioni e notizie inutili. Evita di allegare altri documenti (come la fotocopia del libretto universitario, attestati e certificati, lettere di referenza ecc.) se non espressamente richiesti. Se hai svolto ricerche specifiche su temi di interesse per l’azienda, puoi allegare una breve sintesi alla lettera di accompagnamento (spiegando i motivi per cui la stai inviando).

  • - CHIARO

Quando scrivi la tua storia e racconti esperienze che solo tu hai vissuto è facile dare per scontate conoscenze che gli altri non hanno. Se nel tuo curriculum scrivi, ad esempio, tra le esperienze professionali “collaborazione nell’impresa di famiglia” per te questa espressione è del tutto chiara, ma per gli altri è del tutto incomprensibile perché la parola collaborazione non specifica il tipo di attività svolta e soprattutto perché “l’impresa di famiglia” non ci dice nulla sulle caratteristiche e le dimensioni dell’azienda. Devi quindi evitare ogni espressione che per gli altri possa risultare ambigua.

 

  • - CURATO E GRAFICAMENTE GRADEVOLE

Con l’aiuto della video scrittura puoi oggi rendere il tuo curriculum più gradevole, evidenziando  con le soluzioni grafiche disponibili (neretti, sottolineature, corsivi, bordi e sfondi) le parti più interessanti del tuo percorso formativo e professionale. Inoltre un curriculum graficamente curato dimostra all’azienda le tue competenze informatiche.

 

  • - CORTESE

La cortesia si legge tra le righe ed assume i toni informali e pacati del tuo curriculum.
Molti continuano a presentarsi con curricula estremamente burocratici e con lettere scortesi nel tono e nelle formule usate. Soprattutto per i curricula internazionali è importante porre attenzione ai toni ed alle forme di cortesia.

 

  • – COINVOLGENTE

Un curriculum deve essere interessante, ovvero pensato per chi lo legge (e non per chi
lo scrive). Sono quindi da evitare formule forzatamente spiritose o elaborazioni eccessivamente originali. Usare per esempio una carta pregiata o colorata può essere una strategia per far notare subito il tuo curriculum in mezzo agli altri, ma crea un “effetto boomerang” se poi i contenuti
non sono all’altezza delle aspettative dei selezionatori.

 

  • - COERENTE

La coerenza nel curriculum è un “filo rosso” che collega in un percorso logico le diverse
esperienze formative e professionali che presenti. La coerenza si esprime anche rispetto alle tue competenze e alle tue aspirazioni lavorative. Chi ha molte esperienze deve in questo senso riorganizzare il proprio curriculum in modo da evidenziare il tipo di professionalità che via via la persona si è costruita.

 

  • - CONGRUENTE

Il curriculum deve essere congruente rispetto ai requisiti minimi richiesti dalle aziende. Se vuoi svolgere una stage a Londra, ad esempio, devi prevedere una voce nel curriculum che spieghi chiaramente quale è la tua attuale conoscenza della lingua inglese.

 

Di seguito, riportiamo due esempi di curriculum vitae in formato “tradizionale”.


La lettera di presentazione

La lettera di presentazione, detta anche lettera di accompagnamento o motivazionale, è buona  norma che venga sempre inviata, indipendentemente dal fato che il curriculum venga inviato in risposta ad un annuncio o in autocandidatura.
La lettera motivazionale è, ancora prima del cv, il primissimo biglietto da visita con cui una persona si presenta al selezionatore e attraverso la quale deve indurlo ad approfondire la conoscenza attraverso la lettura del cv.
La lettera di accompagnamento è un documento che molti ritengono di secondaria importanza o addirittura inutile e superfluo. In realtà, se realizzato con i contenuti giusti, risulta essere di prioritaria importanza per far si che il curriculum venga letto e preso in considerazione con maggiore attenzione dai selezionatori.
Non esiste una lettera che vada bene per qualsiasi candidatura, è necessario, invece pensare ad una lettera differente a seconda di colui che sarà il destinatario.
Scrivere una lettera di accompagnamento, è come cucire un abito su misura.
Come già evidenziato, quello che scriverai nella tua lettera deve raggiungere l’obiettivo di attirare il selezionatore e di convincerlo che vale la pena di soffermarsi sul tuo curriculum vitae. Adotta uno stile chiaro e sintetico, evitando di utilizzare frasi retoriche e termini accademici: il risultato deve dare l’impressione di un testo formale ma non eccessivamente distaccato.
Più nello specifico, la struttura di una lettera di presentazione dovrà necessariamente contenere quattro aree di contenuti: l’oggetto, le proprie caratteristiche personali, l’obiettivo professionale e la parte di congedo contenente i saluti.
Per quanto riguarda l’oggetto, esso deve fornire al selezionatore una prima informazione sul contenuto della lettera. Se si sta inviando il cv dopo avere letto un annuncio di lavoro, nell’oggetto della tua lettera bisognerà specificare che si sta rispondendo a un’inserzione, dove era pubblicata e  il riferimento che solitamente l’accompagna. Per esempio: “OGGETTO: Risposta all’inserzione del 16 maggio 2016 pubblicata su XXXXXX (Rif. IT_RIU)”.
Nel caso in cui, invece, la candidatura sia spontanea, allora nell’oggetto è bene specificare che si tratta di una proposta di collaborazione per la posizione lavorativa per cui si sta inviando il curriculum. Si potrà, per esempio, scrivere: “OGGETTO: Candidatura per la posizione di collaborazione professionale per l’Ufficio Tecnico”. E’ importante fare riferimento alle caratteristiche personali che possono rendere più interessante il profilo e che potrebbero rappresentare per l’azienda un valore aggiunto. Bisogna evidenziare i punti di forza e non le caratteristiche professionali che, invece, sono già declinate nel curriculum. E’ importante sottolineare le competenze trasversali che possono rendere più solido il profilo e che sono più coerenti con la candidatura. (Per esempio, se si tratta di un ruolo in cui è importante il contatto con  il pubblico, è utile far risaltare le doti di cortesia, socievolezza o disponibilità all’ascolto). Quando si affronta la parte relativa all’obiettivo professionale, sarà utile chiarire il perché si è deciso di rivolgersi a quella determinata azienda, mettendo in relazione le proprie caratteristiche, l’obiettivo professionale e le attività aziendali tipiche di quella realtà produttiva. Una buona indicazione è anche quella di essere il più chiari e diretti possibile sulla posizione che si vuole ricoprire in azienda o su una determinata area in cui si vorrebbe operare. Poi, non resta altro che salutare e congedarsi, ricordando di non omettere che si resterà in attesa di una risposta. In ultimo, bisogna firmare la lettera, passaggio ancora più importante qualora venisse inviata per posta in forma cartacea.

Alcuni consigli utili nella scrittura della lettera di presentazione:

  • inviare la lettera ad una persona che si occupi della selezione del personale, cercando di recuperare il suo nome e cognome per evitare così di inviarla genericamente “Al responsabile delle Risorse Umane”…;
  • scrivere sempre a destra (come in una vera e propria lettera) i riferimenti del destinatario;
  • scrivere luogo e data,

  • usare sempre la prima persona, non si parla mai di se stessi in terza persona, tantomeno quando si scrive;
  • bisogna evitare che la lettera sia troppo lunga, di norma l’indicazione più corretta è che non superi le 15 righe dattiloscritte;
  • evitare che la lettera sia il doppione di quanto contenuto nel cv. E’ uno strumento che deve mettere in luce il perché lo scrivente potrebbe essere la persona giusta per ricoprire una determinata posizione all’interno dell’azienda; quello che una persona sa fare, lo ha già scritto nel cv;
  • evitare di inserire qualsiasi riferimento alle questioni di carattere economico.

Una regola generale per la stesura di una buona lettera di presentazione è quella di privilegiare la sintesi, scrivere in modo corretto e semplice, evitando troppi giri di parole o inutili manierismi linguistici.

 

Come inviare la lettera di presentazione?

Se il curriculum viene inviato via posta, la lettera di presentazione deve essere allegata su un foglio a parte rispetto a quello dove è scritto il cv.
Nel caso in cui la candidatura venga inviata via mail, la lettera di presentazione è bene scriverla direttamente nel testo della stessa, evitando di fare un doppio allegato (cv + lettera).
Le candidature inviate attraverso i moduli on line, solitamente, prevedono uno spazio libero di testo in cui scrivere una lettera motivazionale; sarebbe bene che quello spazio non rimanesse mai incompleto.


La telefonata di contatto

La telefonata di contatto con l’azienda risulta essere un ulteriore passaggio chiave della ricerca di lavoro. A volte la telefonata avviene dopo che l’azienda ha ricevuto il curriculum vitae ma, spesso, capita che sia il candidato a chiamare per prendere un appuntamento in risposta ad un annuncio.

Nel primo caso il candidato avrà già superato un primo filtro di selezione e la telefonata sarà strutturata, da un lato nell’approfondimento di alcuni punti del curriculum vitae e dall’altra, nel concordare un appuntamento per il colloquio. Nel secondo caso sarà utile spiegare i motivi della chiamata, illustrare gli  intenti e cercare di ottenere un appuntamento per il colloquio.
Comunque, i candidati, saranno sempre sottoposti ad attenta valutazione relativamente a cosa diranno e a come lo esprimeranno.

La telefonata sembra semplice e scontata ma può creare non poche difficoltà.

Prima di tutto è necessario essere sintetici ed efficaci nell’evidenziare le capacità e le abilità che possono essere di interesse all’azienda.
Spesso gli interlocutori possono essere impegnati in mille altre faccende dell’ufficio e quindi concedere scarsa attenzione alla presentazione del candidato e, non potendo osservarlo, non  si hanno elementi utili per valutare se le parole di chi chiama generano noia o interesse. Secondariamente, bisogna essere molto capaci di ascoltarlo, capire bene il significato delle  domande e dalla sfumatura della voce sapere quando intervenire e quando invece tagliare corto con  i dettagli.
Prima di comporre il numero di telefono è bene che il candidato abbia chiari gli elementi da comunicare:

  • la mansione che interessa;
  • dove ha preso i riferimenti per chiamare l’azienda (inserzione, Internet, passaparola...);
  • alcuni elementi utili alla candidatura;
  • disponibilità per un eventuale appuntamento.

È di fondamentale importanza sapere sempre il nome della persona con cui si sta parlando e la sua posizione in azienda. Spesso non si ha la fortuna di parlare con colui/colei che segue l’iter di selezione ma con la segretaria o un’impiegata che a mala pena conosce pochi dettagli della selezione. In questi casi è bene raccomandare al candidato di rispondere con precisione alle domande che la segretaria pone e, successivamente, tentare di raccogliere elementi utili sulla società in modo da favorire una presentazione in sede di colloquio. Molto utili possono essere le domande inerenti la dimensione della società, di cosa si occupa, gli eventuali piani di sviluppo, informazioni sulla mansione per cui ci si candida... .
Nel caso in cui si ottenga un appuntamento per un colloquio o sia richiesto di inoltrare il curriculum vitae, prima di concludere la conversazione, bisogna ricordare di annotare: indirizzo preciso, orario e riferimento della persona con cui si avrà il colloquio, numero di fax o email per inviare il curriculum vitae. Molto spesso capita che, presi dall’entusiasmo, si dimentichino questi dettagli ed è molto spiacevole ricontattare l’azienda per completarli.

Come nel colloquio, anche durante la telefonata, mai porre domande relative al salario ed alle ferie.

Soprattutto, per chi non è in possesso di patente ed auto, è bene controllare dov’è la sede dell’azienda e verificare il suo raggiungimento con i mezzi pubblici. Sembra scontato, ma riuscire a far capire all’interlocutore che si sono già verificati i tempi ed i mezzi per raggiungere il futuro posto di lavoro permette di fare un’ottima impressione.


Se è stata inoltrata una candidatura ad un’azienda dove sono richieste le conoscenze di una lingua straniera potrebbe capitare che improvvisamente l’interlocutore si metta dialogare in lingua in questo caso bisogna seguite l’interlocutore e affrontate la telefonata mettendo in evidenza le abilità linguistiche.

 

Il colloquio di selezione

La definizione del termine “colloquio”, così come è espressa nel vocabolario Garzanti della Lingua Italiana, fornisce la seguente definizione: Dal lat. colloqui°u(m), deriv. di collo°qui ‘parlare insieme’, comp. di cu°m ‘con’ e lo°qui ‘parlare.
Conversazione tra due o più persone, soprattutto su fatti di una certa importanza: colloquio amichevole, ufficiale, segreto, di lavoro; stare, intrattenersi a colloquio con qualcuno; chiedere, concedere un colloquio (estens.) scambio di idee, di contatti; dialogo: i due partiti hanno avviato un colloquio.
Questa definizione esprime immediatamente un primo concetto di fondamentale importanza ovvero che durante il colloquio due persone (candidato e selezionatore) si scambiano idee, parlano e si confrontano.
Quindi dobbiamo eliminare l’idea del colloquio come esame o luogo dove il selezionatore parla e fa domande ed il candidato “sottomesso” risponde a monosillabe. Non è affatto così. È’ evidente che nel colloquio di lavoro si incontrano due persone che hanno compiti differenti:

  • il candidato, che deve cercare di presentare al meglio ciò che sa fare, ciò che conosce e come svolge una determinata mansione;
  • il selezionatore, che deve valutare al meglio le abilità, le conoscenze, le caratteristiche personali del candidato in funzione di una più approfondita conoscenza della mansione offerta e del contesto lavorativo.

È importante che avvenga uno scambio di informazioni tra queste due persone e che consenta ad entrambe di conoscere al meglio la realtà dell’altro.
Risulta quindi fondamentale, anche da parte del candidato, saper porre qualche domanda per meglio approfondire alcuni aspetti dell’opportunità lavorativa.
Un secondo aspetto di notevole importanza è il seguente:

Ci si può preparare al colloquio di selezione? E se si, come?

Spesso si sentono esperti nel campo delle risorse umane che sostengono fortemente il concetto di prepararsi al colloquio ma nessuno riesce ad aggiungere elementi a questa preparazione.
Innanzitutto, la preparazione si fonda su una chiarezza di intenti del candidato che deve aver ben presente lo scopo della sua ricerca, della mansione per cui si candida e delle potenzialità o dei punti di forza che può evidenziare durante il colloquio.
Il lavoro di analisi delle proprie capacità, abilità e competenze è un aspetto di fondamentale importanza per potersi ben presentare ad un selezionatore. La chiarezza nell’esposizione e la meticolosità con cui si esprimono concetti pertinenti sono considerate ottime qualità per quasi tutte le mansioni lavorative. Inoltre la capacità di sintesi e l’abilità a far emergere con chiarezza i punti di forza, rende più facile il compito del valutatore e questo consente di porsi in una posizione privilegiata relativamente alla selezione. Altrettanto importante è il lavoro di analisi della mansione per cui una persona candida. Dietro ad ogni professione si nascondono abilità e competenze che il candidato deve prendere in considerazione per sapere cosa poter indicare al momento più giusto.
In aiuto a questo giungono molti strumenti: guide che analizzano diverse professioni
(anche quelle più innovative), Internet, gli annunci di lavoro pubblicati sui giornali che spesso riportano i requisiti base per potersi candidare, servizi territoriali per il lavoro che hanno un forte contatto con le  realtà produttive, ecc.
Per “prepararsi” al colloquio è certamente utile che il candidato trovi delle risposte convincenti alle


seguenti domande:

  • Che cosa mi fa pensare di essere compatibile con la mansione che questo datore di lavoro offre?
  • Quali problemi so di potergli risolvere?
  • Che cosa so far bene, senza dover andare per tentativi?
  • Che cosa apprezzano gli altri del mio lavoro?
  • Che cosa hanno apprezzato i miei insegnanti/compagni di scuola del mio percorso di studio?
  • Di quali dei miei risultati (scolastici e lavorativi) sono davvero orgoglioso?
  • Che cosa ho di speciale: quale particolare capacità, esperienza o aspetto del carattere?

Ovviamente è importate l’allenamento.
L’affrontare più colloqui certamente aiuta, soprattutto perché si abbassa “l’ansia da prestazione” e perché si cominciano a conoscere i punti che vengono affrontati in quella sede. Un buon metodo,  per effettuare un proficuo allenamento, è quello di ripercorrere i colloqui avuti e di mettere in evidenza, da un lato gli aspetti critici o quelli che ci hanno messo in difficoltà e, dall’altro, gli  aspetti su cui abbiamo potuto fare buona impressione. Rivalutando tutti gli aspetti - soprattutto quelli critici - potremmo migliorare la presentazione, avere meno punti vulnerabili ed affrontare
il colloquio con maggiore consapevolezza.
Gli argomenti su cui si fonda il colloquio molto spesso ruotano attorno ai percorsi di studio, alle esperienze professionali, agli interessi ed hobby, motivazioni ed aspirazioni professionali, caratteristiche professionali.
E’ giusto far presente agli utenti che si rivolgono ai nostri Servizi che devono abituarsi a presentare e raccontare questi argomenti ponendo attenzione anche e soprattutto all’interlocutore che hanno davanti.
Nel raccontare esperienze, attività, caratteristiche personali è necessario partire da una semplice domanda: Cosa potrebbe interessare di più al selezionatore?

Ad esempio:

  • Rispetto ai percorsi di studio probabilmente non interessa soltanto il titolo di studio conseguito ma anche le materie o le nozioni/conoscenze che si sono apprese.
  • Raccontando un’esperienza professionale probabilmente non interessa soltanto sapere la mansione nella sua generalità ma anche sapere gli strumenti utilizzati, particolari attività svolte, eventuali capacità che si sono sviluppate ed accresciute.
  • Presentando alcune vostre caratteristiche personali potrebbe essere utile elencarne due o tre molto importanti per la mansione a cui vi state candidando anziché fare un elenco della spesa senza senso.
  • Il colloquio di selezione spesso segue la seguente struttura:
  • una prima fase dove il selezionatore spiega e definisce con una certa attenzione la mansione e le attività dell’azienda e dove l’attenzione del selezionatore è quella di far mettere a proprio agio il candidato, in gergo tecnico si adottano una serie di domande che permettano al candidato di
  • “abbassare le difese” ed essere più tranquillo;
  • una seconda fase dove, partendo dal curriculum vitae, si entra nel merito delle esperienze professionali, delle conoscenze, delle caratteristiche personali, degli interessi e di tutti quegli elementi che in un certo modo potrebbero soddisfare la seguente domanda: Se assumo questo candidato che vantaggio ne potrò trarre, che cosa porterà all’azienda?
  • una terza fase dove si cerca di capire le motivazioni che hanno portato alla candidatura
  • e le aspettative del candidato;
  • una fase conclusiva dove si lascia spazio ad eventuali domande e dove si fissano i termini d un’eventuale ulteriore incontro.

Un buon colloquio di selezione ha una durata di circa 45 minuti.


Le domande

Ed ecco una veloce carrellata di possibili domande che potrebbero essere fatte dal selezionatore durante un colloquio di selezione:

Esperienze professionali:

Mi parli della sua ultima esperienza lavorativa.
Qual è stata l’esperienza di lavoro più significativa e perché? Perché sta pensando di lasciare la sua attuale occupazione? Da quanto tempo sta cercando lavoro?
Quali erano i compiti specifici dell’ultima occupazione? Lei ha cambiato lavoro piuttosto spesso. Perché?

Percorso di studio:

Perché ha scelto di frequentare la scuola “XXXXX”?
Quali sono stati i migliori risultati della sua carriera scolastica? Che cosa pensa le abbia dato la scuola?
Che rapporto aveva con compagni ed insegnanti?
Quali elementi del Suo percorso scolastico le sono stati utili nel lavoro?

Abilità o caratteristiche personali:

Quali abilità o caratteristiche personali ritiene di poter spendere con successo nell’attuale mercato del lavoro?
Che cosa ritiene di possedere in più rispetto agli altri candidati? Mi parli di lei...
Mi dica tre pregi e tre difetti che si riconosce. Cosa le piace fare nel tempo libero?

Aspirazioni professionali:

Quali sono i suoi obiettivi a lungo termine? Perché vuole svolgere proprio questo lavoro?
Quali fattori solitamente prende in considerazione nel valutare una proposta di lavoro (salario, colleghi, benefit...)?
Perché dovremmo assumere lei e non un altro? Cosa sa della nostra organizzazione?

Alcune possibili domande che il candidato può porre:

Di cosa esattamente si deve occupare la persona che state selezionando? Il lavoro è svolto in gruppo?
Com’è strutturata l’organizzazione o l’azienda?
Quale sviluppo di carriera è previsto per questa posizione?

Due sono le domande che è meglio non fare durante un primo colloquio:

Qual è lo stipendio previsto? Quante ferie sono previste all’anno?
Queste domande rischiano di mettervi in cattiva luce dando l’impressione che pensiate soltanto al lavoro in termini unicamente economici, mentre è molto importante che sia la forte motivazione a svolgere quella data mansione a sostenere la vostra candidatura.


Cosa devo portare

Il colloquio, come già accennato, si compone di tanti elementi che devono essere tenuti sotto controllo, ecco quindi qualche indicazione sul “kit” del perfetto candidato:

Penna

Determinante per stemperare l’ansia e altrettanto importante per prendere appunti o segnare indicazioni che possono essere date dal datore di lavoro.

Taccuino, agenda

Importante per segnare eventuali appunti e per confermare eventuali ulteriori appuntamenti.

Curriculum vitae

Portare con se una copia del proprio curriculum (identico a quello eventualmente già inoltrato al datore di lavoro) serve per poterla consegnare a chi vi fa il colloquio (potrebbe infatti non averlo letto in precedenza) o, per avere una buona traccia da seguire durante la propria presentazione.

L’abbigliamento e l’aspetto

 

Devono essere curati senza eccedere. Siate voi stessi! Indossare abiti o accessori a cui non siamo abituati (es. scarpe con tacchi alti, cravatta...) certamente non fa sentire a proprio agio e questo può incidere sull’ansia e può far presentare la persona in maniera goffa.
Diffidare da tutte quelle indicazioni che dicono di non mettersi abiti molto colorati, di non truccarsi con colori forti, ecc. La migliore indicazione da dare è: siate voi stessi!
Certamente però, è bene non presentarsi in tuta o con un abbigliamento troppo sportivo. Il colloquio è un momento formale e richiede un minimo di attenzione anche a come ci si presenta.

La comunicazione nel colloquio di lavoro

 

A differenza del curriculum e della telefonata di contatto con l’azienda, nel colloquio entra in scena oltre alla “comunicazione verbale”, quella “non verbale”.

Per comunicazione verbale si intende la capacità di esprimere correttamente e con parole comprensibili i concetti che si intende trasmettere. Bisogna prestare attenzione non solo a non commettere errori di pronuncia o ancor peggio grammaticali (i tempi dei verbi, il pericolosissimo utilizzo del tempo condizionale es: se potessi lo farei...) ma curare gli intercalare (es. ehm, cioè...), le pause, il ritmo delle parole, il tono della voce, il volume dell’eloquio. Controllare questi elementi vuol dire rendere più facile la comprensione di quello che si racconta all’interlocutore e di conseguenza agevolare la selezione.

Per “comunicazione non verbale” invece si intendono tutti quegli elementi che trasmettono emozioni o sensazioni all’interlocutore senza fare uso del linguaggio.
Tra questi possiamo individuare i gesti o la manualità, l’aspetto fisico (l’abbigliamento, l’acconciatura, il trucco...), lo sguardo, ecc.
Provate a pensare a cosa trasmette senza dire nulla una persona che guarda sempre in basso o che diventa rosso in faccia non appena gli rivolgete la parola: avrete certamente l'impressione che sia una persona timida ed insicura.
Il colloquio si fonda anche su queste sensazioni che si trasmettono. Per questo è bene porre attenzione all’abbigliamento, a come gesticolate, allo sguardo, a come ci si siede, a come stringete la mano per salutare... tutto trasmette sensazioni di come si sta.
Per facilitare l’approccio del candidato al colloquio di lavoro consigliamo di fermare almeno tre elementi (considerateli i vostri punti di forza) che assolutamente desidera comunicare al selezionatore. Se al termine del colloquio si verifica di essere riusciti a comunicarli tutti e tre si sarà


raggiunto un ottimo obiettivo, discreto se ne saranno comunicati due, insufficiente se ne risulterà comunicato soltanto uno.
Il colloquio è un passaggio chiave del processo di selezione e si caratterizza per essere molto complesso e pieno di insidie.
Tra queste, molto pericolosa, è l’ansia da prestazione. Questa crea molte difficoltà e si manifesta soprattutto quando è necessario organizzare le idee per spiegare in maniera efficace ed accattivante come si è e cosa si sa fare. Molto spesso “si va nel pallone” e la presentazione diviene confusa e superficiale.


I canali di ricerca

Spesso le persone che cercano lavoro utilizzano tecniche poco efficaci, semplicemente perché  hanno un’idea poco chiara di come un’azienda si muove per ricercare il personale. Rispondono così alle inserzioni sui giornali, spediscono “a pioggia” i curricula, “mettono in giro la voce” che stanno cercando un lavoro perché pensano che tutte le aziende in cerca di lavoratori pubblichino un annuncio sul giornale o scelgano tra i curriculum arrivati o ricerchino persone “generiche”.
Ma questo non avviene ed è sufficiente mettersi nei panni di un datore di una piccola/media azienda per comprendere che i passi che fa per trovare la persona “giusta” sono diversi da quelli di chi cerca lavoro.

Per cercare lavoro in modo proficuo è necessario pianificare una strategia di ricerca adeguata e che preveda l’utilizzo di strumenti e canali ben definiti che possono essere di carattere formale  (annunci, inserzioni, repertori aziendali, guide, pagine gialle, stampa specializzata) o di carattere informale (amici, parenti, ex colleghi, ecc).

 

Networking

Partiamo dai canali di carattere informale tra i quali, il più importante e rappresentativo è il Networking. E’ bene considerare che le piccole e le medie imprese rappresentano la stragrande maggioranza del tessuto economico del Paese e danno occupazione a circa l’80% della forza lavoro. Spesso il datore si chiede se conosce già qualcuno che può ricoprire il profilo ricercato. Prende in considerazione prima chi ha già visto lavorare (es. un dipendente meritevole di promozione, un collaboratore informale, un lavoratore temporaneo, uno stagista, un volontario), poi conoscenti degni di fiducia (un amico, un parente, un conoscente) e infine quelle persone incontrate in situazioni di autocandidatura che gli sono piaciute e hanno manifestato un reale interesse a lavorare per la sua azienda. Il datore utilizza la propria rete di contatti nella ricerca di un valido  collaboratore. E’ utilissimo utilizzare il passaparola, contattare conoscenti di fiducia, coinvolgere i propri dipendenti e chiunque si ritiene che possa indicare nominativi adeguati. Il loro giudizio è una garanzia.
Il Networking è il canale attraverso il quale è possibile individuare la parte sommersa dell’iceberg  di cui si parlava all’inizio di questa dispensa.

La rete di contatti (network) è formata da tutte le persone che si conoscono, a partire dai parenti più prossimi fino ai conoscenti più lontani. Il networking non è altro che l’attività di allargare la rete, in altre parole, di conoscere nuove persone.
Fanno parte della rete di contatti:

  • la famiglia e i parenti: genitori, fratelli, zii, nonni, cugini, ecc.;
  • gli amici e i conoscenti: amici, amici di amici, vicini di casa, ecc.;
  • i colleghi di lavoro: le persone con cui hai lavorato o lavori attualmente;
  • gli insegnanti e i professori di tutte le scuole che hai frequentato dalle materne
  • all’università;
  • i compagni di scuola o di università;
  • i membri di organizzazioni di cui fai o hai fatto parte come le associazioni sportive, culturali, di volontariato, ecc.;
  • i professionisti a cui ti rivolgi, esempio il dottore, il dentista, il parrucchiere, l’idraulico
  • ecc.

Il networking è un’attività naturale che tutti utilizziamo quotidianamente nella nostra vita in modo spontaneo e intuitivo. Le volte in cui una persona si è fatta presentare la ragazza che gli piaceva o la volta in cui ci si è fatti indicare un buon ristorante o si è chiesto consiglio per un bravo medico, si è svolto più o meno consapevolmente attività di networking. E’ una capacità che utilizziamo ogni giorno, magari in modo poco sistematico, ma che grazie alle informazioni e all’aiuto prezioso degli altri ci permette di raggiungere i nostri obiettivi.
Nell’ambito specifico della ricerca informativa e del lavoro, il networking permette di:

  • aumentare i contatti in modo geometrico;
  • incontrare e conoscere più persone che svolgono il lavoro che interessa;
  • raccogliere informazioni su di un’azienda o di una professione;
  • far conoscere la propria strategia di ricerca;
  • scoprire opportunità di lavoro nascosto o di crearne di nuove.

Vi sono differenti modalità di networking. Passaparola
Utilizzare  il  passaparola  vuol  dire  rendere  partecipi  della  tua  ricerca  tutte  le  persone  che    si
conoscono, comunicandogli cosa si sta cercando e chiedendogli un aiuto nel caso in cui venissero a conoscenza di qualcosa.
Significa “mettere in giro” la voce che si sta cercando informazioni oppure un lavoro.
Questo metodo permette di utilizzare contemporaneamente tante paia di occhi e di orecchie per captare e raccogliere informazioni utili.
Attenzione a definire con sufficienti dettagli e utilizzando un linguaggio facilmente comprensibile  la prorpia richiesta che, in qualche modo, deve essere divulgata. Un messaggio arriva più lontano quanto più è preciso, semplice e dettagliato.
Esempio:
“Sono alla ricerca di un lavoro come commesso, meglio se in un negozio sportivo. Pratico vari sport e penso di essere all’altezza di questo ruolo. Se ti capita di sentire qualche proposta in tal senso fammi sapere immediatamente...”.

Networking professionale
Il networking professionale si basa sull’assunto (vero!) che uno sia la persona più adeguata, preparata e motivata a svolgere la ricerca e quindi nessun altro può sostituirlo o rappresentarlo. Per farlo è necessario seguire tre regole fondamentali:

  • contattare ogni persona che ti è stata menzionata e  potrebbe essere utile;
  • partire sempre da ogni incontro con almeno il nome di un altro contatto;
  • non lasciare la propria presentazione nelle mani di qualcun altro.

Questo è il tipo di networking utilizzato dai venditori, il cui l’obiettivo, oltre a vendere il prodotto, è quello di allargare il portfolio clienti. Utilizzare questo metodo significa contattare direttamente la persona che ci è stata indicata.

Networking mirato
Il networking mirato segue il processo inverso ai metodi sopra descritti: una volta identificata la persona che interessa conoscere, l’obiettivo è quello di trovare il contatto che può introdurre. In  altre parole, se per esempio si desidera fare un colloquio informativo o di autocandidatura con il  Sig. Verdi, responsabile marketing dell’azienda “Interprise”, si dovrà trovare qualcuno che lo conosca, in modo da utilizzare il suo nome per ottenere un appuntamento.

Networking online
Internet è uno metodo eccellente di networking che fornisce l’accesso immediato ad un vasto numero di persone nel tuo campo di interesse.


In particolare gli strumenti che offre sono:

  • email

La casella di posta elettronica permette di inviare (e ricevere) messaggi a chiunque disponga di una casella postale su Internet. I messaggi arrivano a destinazione in pochi secondi indipendentemente dalla distanza geografica.

  • Mailing list

Le mailing list sono delle liste che riuniscono persone interessate a specifici argomenti e tramite una semplice sottoscrizione permette di ricevere informazioni attraverso la propria casella di posta elettronica. Una volta compilata la sottoscrizione, ci si troverà regolarmente nella casella di posta elettronica documenti sull’argomento prescelto. Molte associazioni, organizzazioni ed enti offrono questo servizio attraverso i loro siti.

  • Social Network

Sono comunità virtuali in cui è possibile scambiarsi informazioni in tempo rapido, raggiungendo un livello di profondità e completezza delle stesse che non è da sottovalutare.

 

Annunci di lavoro

Le inserzioni o annunci di lavoro, che vengono pubblicate su quotidiani e periodici, rappresentano uno dei canali utilizzati dalle aziende per cercare personale.
Molti considerano la via delle inserzioni una perdita di tempo o, peggio ancora, una corsa ad  ostacoli su un percorso truccato, ma non è così perché la lettura degli annunci sui giornali resta comunque una strada da non trascurare, anche in un momento in cui il web ha assunto un ruolo da protagonista come vetrina per le offerte di lavoro.
Molti sono i quotidiani o i settimanali che offrono la possibilità di inserire annunci o di prendere visione delle inserzioni. Ogni giornale ha un pubblico di riferimento e di conseguenza avrà annunci calibrati su professioni o opportunità lavorative indirizzate a quei lettori.
È utile verificare la tipologia di annunci contenuti su alcuni giornali per verificare se la tal “testata” può essere utile alla nostra ricerca.

L’utilizzo degli annunci e delle inserzioni richiede una certa attenzione. Ci sono annunci di buona e di cattiva qualità:
vale a dire trasparenti ed affidabili oppure confusi e ambigui, le cui intenzioni non sempre sono esplicite.
Bisogna usare qualche accortezza per non incorrere in brutte sorprese, ma nello stesso tempo cercare di utilizzare al meglio questo canale, in quanto leggerle aiuta a capire in che direzione si sta muovendo il mercato e quante e quali possibilità ci sono.
È’ bene prestare molta attenzione alle caratteristiche delle inserzioni: valutare il tipo
di giornale su cui sono pubblicate (quotidiani nazionali, testate locali, giornali specializzati o di settore), riflettere sui soggetti che pubblicano le inserzioni (privati, aziende o società di ricerca e selezione del personale).
Da tali variabili possono dipendere i profili ricercati, piuttosto che le modalità di candidatura, dunque le eventuali possibilità di successo.

Come leggere le inserzioni

Abituarsi al gergo utilizzato nelle inserzioni è importante. Se si è in grado di cogliere la reale richiesta che sta dietro ad un annuncio di lavoro, sicuramente si può impostare una candidatura più efficace e proficua. Per chi è alla ricerca di un impiego la lettura degli annunci economici sui giornali è l’unico modo per impadronirsi del linguaggio e del codice di comunicazione delle aziende


in cerca di personale, le quali hanno in mente una figura ben precisa con caratteristiche legate alla personalità, alle attitudini, alla formazione e alle competenze che rispondono proprio alle loro esigenze.
È importante prestare attenzione alla lettura delle inserzioni, non solo per cogliere le informazioni necessarie, ma anche per evitare sgradevoli sorprese.
Di seguito sono riportati alcuni consigli da seguire quando ci si appresta alla lettura delle inserzioni.
Ecco una serie di frasi tipo che permettono di individuare alcune professioni o possibili fregature:

  • “attitudine ai rapporti umani”, oppure “lavoro stimolante”, “grande autonomia”, “attività di consulenza”, “attività di motivazione e di organizzazione”, “lavoro vario e dinamico”, “attività di contatto” che insieme alla promessa di buoni guadagni portano spesso a professioni di vendita. In questi casi si tratta di vendita porta a porta o su appuntamento telefonico o su un portafoglio clienti già definito;
  • “attività imprenditoriale” e “piccolo investimento” in genere vengono indicati per l’apertura di un’attività o di un servizio tipo franchising che non sempre è garanzia di guadagno;
  • “Soci imprenditori cercansi” questa formula si legge di solito come una ricerca di finanziatori disposti a investire i propri risparmi in attività di dubbia serietà e riuscita;
  • “anche senza esperienza” è spesso indicato per lavori di routine in cui non è necessario avere una qualifica precisa o addirittura per mansioni di fatica o talmente usuranti che esiste una continua richiesta di personale ad esempio inserimento dati, volantinaggio o vendite porta a porta;
  • “cercasi personale da avviare alla professione di...” nascondono spesso corsi di formazione a pagamento che non portano ad alcun impiego. Rientrano nello stesso trucco molti corsi a distanza o invio di materiale a dispense.
  • “si cercano giovani da inserire nel mondo dello spettacolo”: registi, programmisti, sedicenti Tv private propongono in realtà servizi fotografici a pagamento;
  • annunci che riportano il compenso in forma palese in quanto è uno “specchietto per le allodole” per attirare l’attenzione di quanti sono alla disperata ricerca di lavoro;
  • gli annunci che segnalano la “possibilità di alloggio” non sono coerenti alla ricerca del lavoro, a meno che non si tratti di profili che lo richiedano, quali il custode o la governante, e pertanto potrebbero portare a situazioni spiacevoli.

·
Ecco altre attenzioni da prendere in considerazione nella lettura delle inserzioni:

  • evitare gli annunci “ambigui”: deve essere subito chiaro di che tipo di lavoro si parla e qual è la posizione che viene offerta;
  • evitare gli annunci che si ripetono con molta insistenza e periodicamente: chi cerca dipendenti non ha soldi da buttare in costosi annunci “a ripetizione”;
  • il “numero del cellulare” è sinonimo di “precarietà”, un’azienda seria ha un numero telefonico fisso e pertanto la presenza del solo cellulare potrebbe celare aziende inesistenti o di fisionomia non chiara. È possibile prendere in considerazione il numero di cellulare nel caso di professioni

che prevedano la permanenza in un ufficio o sede per brevi periodi durante la settimana (es. elettricisti, idraulici, account, venditori...);

  • evitare l’inserimento, a pagamento, in archivi/banche dati, a cui dovrebbero attingere aziende in cerca di personale, garantendo un numero minimo di colloqui. Difficilmente questi colloqui ci saranno e meno che mai l’assunzione.
  • evitare il “lavoro a domicilio” dove viene espressamente richiesto di inviare dei soldi: attenzione, il candidato acquista a sue spese il materiale che a volte non viene nemmeno consegnato.

Oltre a queste indicazioni, due sono le regole che possono guidare sull’affidabilità di un annuncio di lavoro:


  • la chiarezza della mansione ricercata e la definizione esplicita dei requisiti;
  • nessuno deve chiedere soldi per avviare procedure per sostenere la ricerca del lavoro (per corsi di formazione, inserimento in banche dati, promesse di lavoro varie), soprattutto a chi è disoccupato.

L’inserzione deve riportare una serie di informazioni utili:

  • le caratteristiche dell’azienda, vale a dire una breve descrizione del settore, della realtà produttiva dove opera l’azienda che sta effettuando la ricerca;
  • la qualifica ricercata;
  • le qualità richieste ai candidati (i cosiddetti requisiti) quali l’età, il titolo di studio, la tipologia delle esperienze acquisite, l’eventuale conoscenza di lingue straniere, l’iter professionale e i livelli di responsabilità esercitati in precedenza;
  • il tipo di contratto;
  • la sede di lavoro.

L’inserzione potrà, inoltre, essere esplicita sui modi e tempi della risposta indicando la persona o l’ufficio incaricato della selezione, la data e il tipo di riscontro richiesto (ad es. raccomandata, telefonata, fax, ecc.). Quando un’azienda “seria” decide di utilizzare la ricerca di personale attraverso gli annunci dei giornali, si preoccupa inizialmente di definire bene e nel dettaglio la mansione ed i requisiti dei candidati, in modo da ricevere soltanto pochi curricula e di conseguenza non perdere tantissimo tempo nell’attività di selezione. Nelle realtà produttive è altissima l’attenzione ai costi ed ai tempi di esecuzione delle attività e quindi all’ottimizzazione dei costi e delle risorse. Un’azienda “seria”, che investe denaro per la pubblicazione di un annuncio, ha ben chiaro lo scopo di ciò e sfrutta l’annuncio per operare una prima selezione, in modo da limitare le candidature soltanto a soggetti in linea con i requisiti e motivati a quel particolare lavoro.
Ben si capisce, quindi, che tutti gli annunci vaghi relativamente alla mansione e senza requisiti non sono coerenti con una logica aziendale seria.

Come rispondere alle inserzioni

Per rispondere ad un annuncio di lavoro è sufficiente attenersi alle indicazioni riportate.
In genere viene richiesto il curriculum vitae da inviare, via posta, via fax o via email unitamente ad una lettera di presentazione. Sulla lettera è importante citare i riferimenti, cioè il giornale da cui è stato tratto l’annuncio e la data di pubblicazione con l’indicazione della mansione oltre al codice riportato sull’inserzione.

Ad esempio:
“In riferimento all’inserzione per la mansione di impiegata commerciale, pubblicata sul Corriere della Sera del 12 novembre 2015 (Rif. 128 XZ)...”.

È buona norma riportare il codice di riferimento dell’inserzione anche sulla busta. Alcuni annunci, inoltre, riportano l’indicazione di inviare una lettera scritta a mano.
In questo caso l’azienda potrebbe effettuare, tra le varie attività di selezione, un’analisi grafologica. È importante darsi un metodo quando si attiva la ricerca del lavoro tramite inserzioni, infatti, nell’attesa di essere contattati per un eventuale colloquio è bene ritagliare o fotocopiare l’annuncio e conservarlo insieme alla copia della lettera di accompagnamento in modo da essere preparati in
caso di risposta. Un altro consiglio che possiamo darti è di rispondere all’annuncio per un lavoro che ti interessa veramente anche se non sei in possesso di tutti i requisiti. Il profilo professionale nelle inserzioni è in genere teorico, ed è molto difficile che una persona possieda tutti i requisiti richiesti. Ovviamente prima di operare la candidatura devi verificare se i requisiti che non possiedi sono determinanti o meno per quella particolare mansione.


Ad esempio se si interessati a candidarsi come programmatore html e non si conosce tale linguaggio, probabilmente si verrà scartati subito.
Mentre, se un annuncio riporta la ricerca di un’impiegata con anni di esperienza e la conoscenza di una lingua straniera e dell’utilizzo del pacchetto Office e del PC e si hanno tutti i requisiti tranne un’ampia esperienza, con ogni probabilità si verrà contattati per un colloquio dove sarà assolutamente necessario  giocare tutte le tue carte relativamente alle conoscenze linguistiche
ed informatiche.

Internet

 

Uno strumento che negli ultimi anni ha assunto un forte ruolo nella ricerca di occupazione è certamente Internet. Ormai questa enorme risorsa informatica
globale è entrata di prepotenza nelle case di molte famiglie italiane ed è utilizzata quotidianamente un po’ da tutti. Questo strumento è molto utile ed offre altrettante opportunità ma, deve essere conosciuto e valutato con cognizione di causa.
Innanzitutto è uno strumento dove tutti possono accedere ed inserire informazioni più o meno corrette ed aggiornate e quindi, è necessario saper valutare l’attendibilità delle fonti informative. A tal proposito è bene sempre rintracciare a quando risalgono gli ultimi aggiornamenti della pagina web o verificare le fonti di informazione.
Inoltre attenzione a tutte le offerte di servizi per il lavoro a pagamento, banche dati, possibili indirizzari ecc. Di norma è bene fidarsi maggiormente dei siti in cui, sia l’accesso alle informazioni che l’inserimento del proprio curriculum, viene offerto gratuitamente, riservando le sezioni a pagamento per le consultazioni aziendali.
Internet può essere utile nella ricerca del lavoro in due modi:

  • Recuperare indirizzi ed informazioni su aziende o attività produttive.
  • Effettuare candidature dirette su “form” realizzati da società di intermediazione di lavoro o direttamente dalle aziende e collocati nella sezione “lavora con noi” dei propri siti web.

Recuperare indirizzi ed informazioni sulle attività produttive può essere utile per rendere più concreto ed interessante il proprio curriculum vitae. Inoltre capita molto spesso che, soprattutto le grosse aziende, consentano di inviare via Internet la propria candidatura. Lo strumento è veloce e richiede un minimo sforzo economico all’azienda che lo attiva ma consente un rapido aggiornamento delle candidature da parte dell’ufficio risorse umane che deve provvedere alla selezione di candidati.
L’autocandidatura, ovvero il proporsi alle aziende senza che vi sia una reale richiesta di personale da parte di queste, è una delle tecniche che possono essere adottate soprattutto da chi sente di possedere una buona professionalità da spendere in particolari realtà.
In Internet vi sono anche molte pagine web dedicate all’intermediazione di lavoro. Queste pagine,  lo ricordiamo, devono essere ad accesso gratuito per chi cerca un’occupazione e di solito  consentono di prendere visione di offerte di lavoro, oppure di compilare alcuni form che permettono di essere inseriti in particolari banche dati che sono a disposizione di aziende e di società di selezione del personale. In molti casi è possibile definire delle mansioni di interesse e automaticamente, con cadenza settimanale o mensile, via posta elettronica vengono inviate tutte le offerte di interesse a cui il candidato può o meno candidarsi. La comodità e soprattutto  l’economicità di questo strumento, ne favoriscono un sempre più ampio utilizzo.
I form, o questionari da compilare online, richiedono informazioni sui dati anagrafici, curriculum scolastico e professionale, conoscenze informatiche e linguistiche e sono costruiti soprattutto per agevolare l’incrocio tra i dati del candidato e i requisiti delle aziende che cercano manodopera. I form risultano molto impersonali e spesso vi sono degli spazi dove effettuare una propria presentazione o dove esprimere le motivazioni di un’eventuale candidatura. Questi campi sono assolutamente importanti e da compilare perché favoriscono una maggiore personalizzazione della vostra candidatura. Prima di buttarsi nella compilazione del form, quindi, è necessario avere ben


chiaro gli elementi che può essere utile indicare e prepararsi anche un breve testo che spieghi i motivi della propria candidatura in cui inserire una propria presentazione personale.

Un consiglio generale da mettere in atto, prima di scegliere gli strumenti per la ricerca di un lavoro, è quello di individuare i canali privilegiati attraverso cui transitano più facilmente certe opportunità di lavoro e, di conseguenza, attuare tutti i meccanismi utili per usufruirne.
I servizi all’Impiego

Tra i molti strumenti a disposizione nella ricerca di un impiego non possiamo dimenticare che negli ultimi anni sono sorte molteplici strutture pubbliche e private che a vario titolo promuovono servizi utili per chi cerca un’occupazione. Alcuni servizi fanno soltanto un’azione di supporto e di aiuto nella stesura del curriculum piuttosto che del progetto professionale, altri divengono preziosi punti di informazione sui diritti e sui doveri dei lavoratori, altri offrono un servizio di incontro domanda ed offerta di lavoro. Tutti questi servizi ovviamente, per essere seri, devono essere totalmente gratuiti (soprattutto con chi è in cerca di occupazione!).
Gli Informagiovani, i Centri lavoro, i Sindacati, i Centri per l’impiego sono alcuni dei servizi pubblici che si occupano di lavoro; accanto a questi sono sorte in questi anni le agenzie di lavoro, sportelli vari gestiti da enti privati che offrono servizi di supporto nella ricerca di lavoro e che si occupano di intermediazione - dopo l’introduzione della L. 30/2003 che ha avviato la possibilità
del collocamento privato.

 

Cercare Lavoro ai tempi del 2.0

(testo tratto integralmente da “Lavoriamoci, la guida per trovare lavoro ai tempi del 2.0. Matteo Liuzzi e Gaia Manfredi con il contributo di Assolombarda, Fondazione Eni “Enrico Mattei”, École Enti Confindustriali Lombardi per l’Education)

 

“La maggior parte delle persone mandano il CV e confidano nel fatto che, prima o poi, una telefonata arriverà.

Ingenui. Come se il colloquio cominciasse nel momento in cui stringiamo la mano a un recruiter… Quella è solo la sfida finale: nessuno può pensare di vincere un incontro senza aver fatto un minimo di allenamento.

Facciamo il punto: un recruiter ci chiama a colloquio per farsi un’idea di come siamo, giusto? Ecco: se pensiamo che basti fare buona impressione quando saremo lì, siamo sulla strada sbaglia-ta.

I colloqui non si affrontano, si costruiscono.

Il primo elemento sono le fondamenta: siamo sicuri di essere pre - sentabili?

No, non stiamo parlando di vestiti puliti, o di arrivare puntuali senza l’alito che sa di fogna. Se ci Googliamo, i risultati sono sod - disfacenti?

Il nostro profilo LinkedIn è aggiornato?

Il nostro profilo Twitter è abbastanza brillante?


La nostra pagina di Facebook ha tutti i detag e i blocchi necessari? Oppure abbiamo sempre come immagine di copertina la festa in cui ci siamo ubriacati come zucchine al mare e i nostri amici ci hanno disegnato sul volto Pikachu che viene bastonato da Michael De Santa?

Secondo elemento: il contatto.

Di solito, ci sono due mezzi attraverso i quali le aziende ci convocano: il telefono e la mail.

Per il telefono, ricordiamoci che è qui che inizia il colloquio. A qualsiasi numero che non conosciamo, rispondiamo gentilmente, siamo svegli e disponibili. Lo sappiamo che avete sempre pensato che l’intelligenza fosse il sintomo di una malattia che vi ha danneggiato per tutta la vita e dalla quale sareste guariti col tempo: ecco, adesso è il momento di smentire le fantasie da adolescenti. A volte, però, la telefonata arriva inaspettata come un due di pic - che. Qui, per fortuna però, non dobbiamo stare attenti a schivare uno schiaffone. Prendiamo tempo, inspiriamo, focalizziamoci su ciò che sta succedendo e rispondiamo.

Dove prendiamo tutto questo tempo? Facile: “Mi scusi, sono alla guida. Mi fermo, perché voglio dedicarle tutta la mia attenzio-ne”. Fate passare 30 secondi e continuate.

Preciso e lecchino quanto basta.

Ma la cosa più importante di questo momento è far capire che noi sappiamo esattamente con chi stiamo parlando. Abbiamo un casellario mentale delle aziende cui abbiamo scritto, o almeno dobbiamo avere un’idea delle aree di cui si occupano.

Immaginiamo la stessa cosa con il fidanzato: “Ciao amore, sono io, il tuo Claudio…” E lei: “Claudio… chi?”
L’effetto è lo stesso. Anche noi ci riattaccheremmo il telefono in faccia.

La mail è più facile, certo, perché permette di riflettere di più su quello che si può scrivere. Ma è più insidiosa, perché svela molti più tratti della nostra personalità.

Quindi, prima di rispondere, prepararsi: recuperiamo la mail che abbiamo scritto per candidarci e cerchiamo di replicare quel gan-cio che ci ha permesso di risaltare sugli altri.

Poi, siamo seri, cerchiamo di aggiungere quel qualcosa in più che dirà che saremo, per loro, un ottimo elemento.

Come si traduce in pratica? Un esempio: non rispondere di notte. Chi prenderebbe mai sul serio uno che probabilmente piuttosto che dormire, guarda film in streaming o trascorre le notti attaccato ai videogiochi?

Elemento tre: parato il colpo, il contropiede.

Che quando cerchiamo lavoro, si traduce in una sola parola: pro- attività.

Dimostriamo di essere un passo avanti rispetto a quanto si aspettano: avere relazioni biunivoche significa essere integrati.


E allora, prima di chiudere la conversazione, chiediamo il nome di chi ci contatta, quello di chi ci farà il colloquio: cerchiamo di stabilire contatti umani.

Facciamo le nostre mosse:

  • Lavoro + social = LinkedIn.

 

Mettiamoci alla ricerca dei loro profili su LinkedIn. Cerchia-mo punti condivisi, persone che potrebbero essere contatti in comune. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più, rispetto alla storia dell’azienda (che abbiamo già cercato, vero?!).

  • Relazione + Social = Facebook.

 

La prima cosa da fare è vedere la faccia del recruiter. Sembra una banalità, ma non c’è niente di peggio di, in ascensore, dire che non siete pronti per questo colloquio alla persona sbagliata. O peggio…

Quindi, cerchiamo elementi in comune: amici, interessi, pas-sioni, possibili punti di contatto. Se il colloquio langue, queste sono risorse infinite per riattivare la conversazione e restare impressi.

E infine, abbiamo fatto bingo se riusciamo a interpretare il mood dell’azienda attraverso le foto degli uffici, dei colleghi. Altro che vestiti e orari: allineiamoci al loro spirito. Come dire: non c’è bisogno di farmi fare un percorso di inserimento. Io sono già inserito, non si vede?

Ecco, sappiamo cosa state pensando: che così facendo ci trasfor-meremo in stalker degli HR.

Sbagliato: stiamo solo costruendo una strategia. Stiamo solo cer-cando di non trovarci impreparati nel momento della battaglia, cioè quando ci ritroveremo faccia a faccia.

E soprattutto stiamo cercando di mostrarci più abili di quanto si aspettano: dobbiamo dimostrare che noi effettivamente siamo molto di più di un profilo su un pezzo di carta.

Perché quando arriviamo a incontrare un recruiter, almeno il 50% dell’idea che si sono fatti di noi si è già impressa. E, per quel 50%, dobbiamo usare ogni mezzo perché sia positiva. Anzi, più che ogni mezzo, ogni medium”.

 

Testi e immagini tratti e rielaborati da:

“Centra il tuo bersaglio! La guida per la ricerca del lavoro” Informagiovani Comune di Novate Milanese;

“Lavoriamoci, la  guida per trovare lavoro ai tempi del 2.0.”
Matteo Liuzzi e Gaia Manfredi con il contributo di Assolombarda, Fondazione Eni “Enrico Mattei”, École Enti Confindustriali Lombardi per l’Education;

“Giovani in cerca di lavoro. Quaderno di orientamento”.
Unione Europea Fondo sociale Europeo, Ministero del Lavoro, Unioncamere;

“Trovare il lavoro che piace. Kit di sopravvivenza per chi cerca o vuole cambiare lavoro”. di Gianluca Antoni, Nicola Giaconi – Maggioli Editore

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Fonte: http://www.reteinformagiovanilombardia.it/doc/Dispensa_corso_2016_definitiva.pdf

Sito web da visitare: http://www.reteinformagiovanilombardia.it

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