Politica Comparata e Internazionale

Politica Comparata e Internazionale

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Politica Comparata e Internazionale

 

NATURA ED EVOLUZIONE DELLA SCIENZA POLITICA.

  1. la nascita di una disciplina.
  1. una vera e propria storia delle scienza politica non esiste
  2. Nel corso del tempo mutano pertanto sia l’oggetto (che cosa è politica), sia il metodo(che cosa è scienza).
  3. la scienza politica contemporanea è il prodotto di un insieme di riflessioni e di analisi dei fenomeni politici maturate nel corso dell’esperienza politica.
  4. All’inizio l’oggetto qualificante dell’analisi politica fu individuato nel potere.
  5. Poi lo stato…. DEFINIZIONE DI POLITICA: un’attività di assegnazione imperativa di valori per una società liberata del tutto dal rapporto con lo stato.

 

  1. Easton e il comportamentismo politico.
  1. La politica non può esser ricercata unicamente nel potere(troppo vasto se non specificatamente politico e troppo limitato se si considera solo il conflitto in politica e non coalizione, collaborazione, compromesso)  o nell’analisi dello stato( politica a livelli inf: sindacati, associazioni; pol a liv sup: internazionale)
  2. luogo della politica diviene il  sistema politico: un sistema di interazioni, astratte dalla totalità dei comportamenti sociali, attraverso le quali i valori vengono assegnati in modo imperativo per una società.
  3. Easton usa il metodo del comportamentismo in modo da rendere l’analisi politica più scientifica e legata agli attori politici.
  4. Compito di tale scienza è di rilevare nei comportamenti politici regolarità per esplicare teorie e generalizzazioni; sottoporle a verifica (confrontarle con comportamenti simili,ecc); elaborare tecniche di osservazione (raccolta, registrazione e interpretazione dati); procedere alla quantificazione(“misurare” i fenomeni al fine di ottenere maggiore precisione); tenere distinti i valori dai fatti(etica e empirica considerate in modo distinto); proporsi alla sistematizzazione delle conoscenze acquisite in una stretta connessione fra TEORIA e RICERCA; mirare alla scienza pura per la comprensione e l’interpretazione del comportamento politico e per porlo su basi solide; operare in direzione di una integrazione fra le scienze sociali;
  1. L’approdo contemporaneo.
  2. Almond e Powell criticano il provincialismo(analisi su pochi sistemi:Gb,Usa,Ger,Fr,Urss), il descrittivismo(studi si limitavano a descrivere senza preoccupazione teorica) e il formalismo(eccessiva attenzione variabili formali e disinteresse reale funzionamento) della scienza politica anni 50 e usano il metodo della politica comparata e dello sviluppo politico.
  3. Almond e Powell suggerivano di andare nella direzione della politica comparata e dello sviluppo politico, ma nonostante lo sforzo di andare oltre la scienza politica di quegli anni si scontrava inevitabilmente con il problema dell’etnocentrismo.

 

  1. Il comportamentismo e oltre.
  1.  
  2. la politica diviene meno eurocentrica, più realistica, più attenta alla sostanza, più rigorosa e precisa, più disponibile e capace di teorizzare.
  3. E’ utile combinare gli obbietivi del comportamentismo di Easton (rilevare regolarità, verificarle, elaborare tecniche, quantificare, distinguere i valori dai fatti, sistematizzare le conoscenze acquisite, scienza pura e integrazione fra le scienze sociali)  con i 5 frammenti in cerca di unità che Dahl riscontra : la quantificazione( le tecniche quantitative van bene ma se non sono collegate a nuove teorizzazioni rischiano di rimanere confinate a casi ristretti), la scienza politica empirica( sono venuti possenti stimoli all’analisi applicata: studio sulle politiche pubbliche), l’uso della storia(cercare di utilizzare il materiale offerto dagli studi passati), i policy studies(problema di rapporto di questi con la teoria generale in politica, ma non esiste una forte contraddizione, anzi, è spesso ipotizzabile che dal policy making nascano necessità teoriche; DAHL ritiene che lo studio della politica debba essere orientato da teorie generali vaste anche se vulnerabili) e la speculazione teorica( bisogna ancora fare passi avanti in questa direzione).
  1. Scienza politica e teoria politica.
  1. Se la scienza politica vuole affrontare la speculazione teorica deve confrontarsi con la filosofia politica(che ricerca miglior forma di governo, fondamento dello stato, natura della politica, analisi del linguaggio politico)
  2. La scienza politica non delega più alla filosofia politica la ricerca della migliore forma di governo, sta operando per definire le caratteristiche delle forme di governo più adatte a seconda della natura dei sistemi politici, di partito, delle società civili( la scienza politica ricerca puntigliosamente e con l’applicazione del metodo comparato i fondamenti empirici delle sue prescrizioni).
  3. Germania : grande spinta alla teorizzazione
  4. Francia: non empirica, filosofeggiante e provinciale.
  5. G.Bretagna: solida e descrittiva
  6. Scandinavia: ricerca empirica, analitica e analisi istituzionale.
  7. Italia: cerca mezza via fra scienza empirica e teorica.
  8. Spagna: empirica
  9. Stati Uniti: studiosi num maggiore di tutti, empirica, poco teorizz, legata al proprio paese.

 

LA PARTECIPAZIONE POLITICA.

  1. una definizione preliminare.
  1. la partecipazione politica è quell’insieme di atti e di atteggiamenti che mirano a influenzare in maniera più o meno diretta e più o meno legale le decisioni dei detentori del potere nel sistema politico o in singole organizzazioni politiche, nonché la loro stessa selezione, nella prospettiva di conservare o modificare la struttura (e quindi i valori) del sistema di interessi dominante.
  2. Ne esiste anche una latente, opinione pubblica interessata alla politica che si attiva in maniera non continuativa.
  3. Tre modalità di partecipazione politica, (in qualsiasi momento storico e qualsiasi sistema): a
  1. quelle riconosciute dalle norme e dalle procedure vigenti, legali a tutti gli effetti
  2. quelle non riconosciute, ma accettabili e accettate, comunque non illegali.
  3. Quelle non riconosciute e illegali

 

  1. Un processo complesso.
  1. partecipazione elettorale: i processi più regolati, più trasparenti e più facili da studiare e da comparare riguardano l’espansione della partecipazione politica sotto forma di partecipazione elettorale, cioè di concessione del diritto di voto.
  2. Rokkan, soglie istituzionali di partecipazione: legittimazione(riconoscimento del diritto di petizione, critica, riunione, espressione, stampa, ecc ), incorporazione(concessione diritti formali di partecipazione con piena parità), rappresentanza(consentire ai nuovi movimenti di imporsi e guadagnare seggi), potere esecutivo(render immuni da pressioni del legislativo gli organi dell’esecutivo)
  3. Spostamenti fisici e psicologici di grande masse di individui, un processo di coinvolgimento nella sfera politica produce se spontaneo e autonomo partecipazione politica (dal basso ai detentori del potere), se invece è indotto ed eteronomo(dal potere al basso) è detto di mobilitazione.
  4. Germani descrive anche l’eventualità di processi di smobilitazione dove gruppi sociali possono cercare di ristabilire lo status quo al loro vantaggio originale.
  1. Un processo a più stadi.
  1. Il processo complessivo deve esser esteso fino a ricomprendere le fasi della politicizzazione, a monte della partecipazione politica, e della ricettività, a valle della partecipazione.
  2. Se i gruppi ritengono irrilevante l’attività dei decision-makers il tasso di part. Basso viceversa sarà alto.
  3. Esperienze di partecipazione: se successo allora +, se non succ ma senso di collaborazione allora +, sarà meno se detentori del potere possono ricorrere a repressione.
  4. Nessuna analisi della partecipazione politica può dirsi esauriente se non affronta anche il versante specifico delle conseguenze della partecipazione politica.

 

  1. La partecipazione elettorale.
  1. quasi universale e facilità di raccolta dati, voto atto semplice.
  2. Informa però in modo generico, ma si presta a svariate analisi in profondità, ai vari livelli del sistema politico, nonché di tipo comparato fra sistemi.
  3. La spiegazione delle differenze fra i vari sistemi politici dipende dalle caratteristiche politiche e istituzionali di ciascun sistema(dove esiti sono predeterminati meno partecipazione).
  4. Persona vota se sente senso di efficacia
  1. I partecipanti.
  1. status socio-economico: liv alti + part, organizzazioni per mediare dislivello di part.di classe.
  2. La maggior parte degli autori sostiene che le organizzazioni costituiscono lo strumento principale di partecipazione politica, quello nel quale le diseguaglianze di status possono essere colmate, grazie al quale le persone di condizione socio-economica inferiore possono aspirare a ridurre il dislivello nell’accesso al potere politico e nella distribuzione di risorse.
  3. Anche nelle piccolo sistema(organizzazioni) si riproducono alcuni squilibri di influenza che trovano le loro radici in preesistenti differenze di status.
  4. I soggetti piu’  inseriti nella società e in età matura, lavorativa magg partercipazione.
  5. Modalità di part: di tipo ortodosso(- prender parte alle campagne elettorali; - svolgere attività di collaborazione in gruppi, votare, prender contatti con dirigenti politici e partitici) e eterodosso( aderire a un boicottaggio, rifiutarsi di pagare l’affitto o le tasse, occupare edifici o fabbriche, aderire a uno sciopero selvaggio, bloccare il traffico con una dimostrazione stradale)
  6. Kaase e Marsh (analisi su Au,Gb,Ol,GerFed,Usa): inattivi(al max leggono di politica); conformisti(forme convenzionali di partecipazione); riformisti (forme convenzionali+ forme di protesta); attivisti(fino a forme non legali); contestatori(forme non legali e no assoluto per le forme legali)

 

  1. La razionalità della partecipazione politica.
  1. Nel caso del voto talvolta la motivazione strumentale(perseguire obbiettivo specifico) si subordina a quella espressiva(riaffermazione di esser parte di un gruppo “particolare”); talvolta si partecipa perché ci si sente parte e se ne ha una gratificazione;  free-riders
  2. olson: individuo razionale non compie sacrifici se il suo gruppo non è piccolo – hirschmann: ind massimizzatore tenterà di essere più attivo possibile (coscienza del troppo o troppo poco)
  3. incentivi alla partecipazione per contrastare la delusione: materiali(partito-strumento), di solidarietà(partito-ideale), orientati allo scopo(partito progetto)
  1. La partecipazione nei partiti e nelle organizzazioni.
  1. modalità di part in organizzazione : protesta, defezione, lealtà
  2. Roberto Michels formulando la famosa legge ferrea dell’oligarchia asseriva una volta per tutte l’impossibilità della democrazia nelle organizzazioni complesse, più specificamente nei partiti politici.

 

GRUPPI E MOVIMENTI.

  1. L’analisi dei gruppi: pluralismo e rigidità sociali.
  1. Bentley indirizza l’attenzione sui processi politici piuttosto che sulle istituzioni giuridiche.
  2. L’ analisi dei gruppi di Bentley ha migliorato individuazione, classificazione, conosciuto le modalità di azione dei gruppi (pluralità di gruppi e competizione sono elementi essenziali per il mantenersi della democrazia).
  3. Almond e Powell, 4 modalità attraverso le quali i membri di una comunità comunicano ai detentori del potere le loro domande :

a. gruppi di interesse anomico (ricorso a dimostrazioni, tumulti, sommosse, assassini).
b. gruppi di int non associativo (similarità  che si consolidano nella fase di mobilità sociale, basati sull’ etnia, religione, parentela).
c. gruppi di int costituzionale (organiz stabili, comunanza di interessi… militari, burocrati,ecc)
d. gruppi di int associativi (strutture specializzate, compito di valorizzare le esigenze e le preferenze degli iscritti).

  1. L’errore commesso da Bentley consisteva nell’attribuire a tutti i gruppi lo stesso status e le stesse potenzialità e a considerare lo stato e le regole del gioco gruppi come altri.
  2. Classica modalità di azione dei gruppi è la pressione, ciascun gruppo cercherà di massimizzare le sue 

opportunità di successo (che dipende da: dimensioni della membership(tipicamente i sindacati), rappresentatività(può esser forte dal punto di vista numerico ma cmq scarsamente rappresentativo in un sistema nel quale la maggior parte della forza non sia sindacalizzata), risorse finanziarie(per usi liberi, diretti o anche per corruzione), conoscenze(i gruppi incorporano notevole expertise, l’informazione mira a influenzare le opinioni ), collocazione(strategica nel processo produttivo o in attività essenziali al buon funzionamento di un sistema)).
Vi sono state 2 tipi di reazione all’inserimento dei gruppi: a. neo-conservatrice(gruppi intesi come diaframma fra cittadini e governanti)   nata da OLSON che precisa la necessità di spezzare le rigidità sociali e di dividere le coalizioni distributive eccessivamente ampie.

  1. Il neocorporativismo fra rappresentanza e partecipazione.
  1. è un modello di rapporti fra organizzazioni e stato, usato per studiare se sindacati più accentrati e verticistici accettano più facilmente assetti e accordi neo-corporativi decisi dai loro dirigenti. Mediamente ciò è vero ma anche organizzazioni di questo tipo possono subire tensioni quali rivolte dalla base, mobilitazioni di classe, nuovi interessi  al di fuori dello schema, movimenti monotematici con fini specifici e non-negoziabili.

 

  1. La partecipazione politica attraverso i movimenti collettivi
  1. 4 tesi :   A. Smelser : definisce il comportamento collettivo non istituzionalizzato, efficace solo prima che i    

mezzi sociali intervengano a bloccare il processo.(critiche: l’aver fatto dei comportamenti e dei movimenti collettivi il prodotto esclusivo di tensioni e di disfunzioni sociali)

B. Alberoni: la comparsa dello stato nascente è una modalità specifica della trasformazione sociale, la leader-ship dei movimenti collettivi è costituita da individui collocati alla periferia del centro, si ribellano prima i membri delle classi minacciate di declassamento o quelli delle classi in ascesa trascinati ad esplorare strade alternative (in Italia 68 rivolta parte prima da operai specializzati poi segue con i comuni)

C. Touraine: i movimenti sociali appartengono ai processi attraverso i quali una società produce la sua organizzazione a partire dal suo sistema di azione storica, passando attraverso i conflitti di classe e le transizioni politiche (identità: se stesso;opposizione: l’avversario;totalità : sistema in cui si disputa la lotta per il dominio). E’ il movimento sociale che fa scoppiare il conflitto.
D. Tilly: squilibrio di potere in tutte le società, gruppi sviluppano interessi formando organizzazioni che portano alla mobilitazione e poi all’azione collettiva. Teoria adeguata a fornire analisi degli esiti.
….Melucci classifica vari tipi di movimenti sociali: movimenti rivendicativi(mutare le norme e le procedure di assegnazione delle risorse socio economiche), politici(incidere sulle modalità di accesso alla partecipazione politica e spostare i rapporti di forza) e di classe(capovolgere assetto sociale e rapporti di classe)…

  1. Alberoni, touraine e melucci condividono una posizione di favore preconcetto nei confronti dei movimenti e di disattenzione nei confronti dei loro esiti concreti, Tilly è il più adatto a fornire un analisi degli esiti
  1. Le conseguenze della partecipazione politica.
  1. il lato del rendimento della partecipazione politica per gli individui e per il sistema rimane sostanzialmente in ombra.
  2. Se i cittadini sono attivi allora influiranno sulla comunicazione delle loro idee e sulla selezione della leader-ship a scapito dei cittadini non attivi (per ridurre squilibrio servono organizzazioni che si preoccupino di mobilitare individui di status socio-economico inferiore).
  3. I leader sono più ricettivi in comunità ad alta partecipazione meno in quelle a partecipazione limitata ma non bassissima.

 

ELEZIONI E SISTEMI ELETTORALI.

  1. Elezioni libere e competitive.
  1. in tutti i paesi democratici il voto è universale, libero, uguale, diretto, segreto, significativo.
  2. Problemi preoccupanti sono astensionismo(produce l’elezione di governanti poco ricettivi e poco rappresentativi), finanziamenti, mass-media.

 

  1. L’elezione delle cariche monocratiche.
  1. le elezioni sono procedure istituzionalizzate per la scelta di rappresentanti selezionati fra alcuni o tutti i membri ufficialmente  riconosciuti di un organizzazione.
  2. Cariche monocratiche: elezione diretta, indiretta… ma anche varianti.
  1. “plurality”, “majority” e rappresentanza proporzionale, sistemi misti.

 

  1. I sistemi maggioritari a turno unico.
  1. vince candidato anche con sola magg relativa, num candidati dipende essenzialmente da num di partiti esistenti nel sistema politico, ma con l’andare del tempo il magg a turno unico screma i candidati fino a due ma non sempre sono i soliti due.(bipolarismo ma non necessariamente bipartitismo)
  2. per il costituirsi di un sistema bipartitico la strutturazione del sistema deve essere forte e la dispersione dei voti fra i diversi collegi deve essere limitata.
  3. Sistema incisivo: un candidato, un partito, un governo, fabbricazione di maggioranza parlamentare e di governo formata da un solo partito (talvolta anche se in minoranza di voti presi su scala nazionale).
  4. In australia senso pieno di majority, ordine di preferenza quando si vota e al conteggio eliminazione dal piu’ basso al piu’ alto (num di voti) candidato. Sistema del voto alternativo
  1. I sistemi maggioritari a doppio turno.
  1. al primo turno vince chi ottiene magg assoluta altrimenti…
  2. DOPPIO TURNO APERTO : riammissione tutti i candidati al secondo turno e vittoria magg rel (sincero, utile, strategico….fenomeno di desistenza)
  3. DOPPIO TURNO CHIUSO : primi due al ballottaggio (partiti obbl ad alleanze, partiti di collocazione non estrema diventano importantissimi e contrattano il loro appoggio imponendo loro candidati o altro)
  4. Qualsiasi sistema elett magg sovrarappresenta la maggioranza, ma un esito molto squilibrato può essere spesso dovuto a errori di calcolo, di presunzione e di alleanze dei protagonisti politico-partitici, piuttosto che alla formula elettorale in sè

 

  1. I sistemi di rappresentanza proporzionale.
  1. tentativo di garantire una qualche corrispondenza percentuale, che non sarà mai perfetta, fra i voti ottenuti dai diversi partiti e i seggi parlamentari loro attribuiti.
  2. Per impedire o contenere la frammentazione del sistema partitico parlamentare : - dimensione della circoscrizione(si intende il numero di seggi che si attribuiscono in quella specifica circoscrizione, quanto + grande la circoscrizione + facile conquistare seggi per partiti piccoli) – clausole di accesso alla distribuzione dei seggi(soglie di esclusione fissate in termini percentuali di solito) – numero parlamentari da eleggere
  3. Per evitare frammentazione si prevedono soglie di esclusione, voto singolo trasferibile, ecc
  1. Meriti e demeriti dei sistemi proporzionali.

1. generalmente i sistemi elettorali proporzionali sono associati a sistemi multipartitici.

  1. I sistemi misti.
  1. compromesso tra magg e prop… ungheria, giappone, nuova zelanda, Italia(3/4 magg a turno unico in collegi uninominali e per un quarto proporzionale, sistema che ha incentivato la formazione di coalizioni a sostegno nei collegi uninominali, contratti tra partiti grandi e piccoli per collegi sicuri)

 

  1. Un sintetico bilancio.
  1. non esiste un sistema ottimo

PARTITI E SISTEMI DI PARTITO.

  1. L’origine dei partiti.
  1. definizione classica di Max Weber : i partiti sono nella loro intima essenza delle organizzazioni liberamente create e miranti a un reclutamento libero, il loro fine è sempre la ricerca di voti per elezioni a cariche politiche
  2. Sartori oggi : un partito è qualsiasi gruppo politico identificato da un etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni, ed è capace di collocare attraverso le elezioni (libere o no) candidati alle cariche pubbliche.
  3. Deve esser organizzazione dotata di strutture tali da consentire la partecipazione dei suoi iscritti, in grado di formulare un programma di politiche pubbliche, in condizioni di durare più di una tornata elettorale.
  4. Prospettiva di nascita dei partiti di Rokkan: quattro fratture(cleavages) significative che possono dare origine a organizzazioni politiche che rappresentino questi problemi (processo di democratizzazione) :
  1. Centro-periferia intesi come risorse e potere contro peculiarità etniche,linguistiche,culturali
  2. Stato-Chiesa..
  3. Dopo la rivoluzione industriale nascono…. Interessi agrari contro interessi industriali
  4. Dopo tra datori di lavoro e lavoratori

 

  1. Tipi di partiti.
  1. all’inizio anni 20 il processo di formazione dei partiti era completato.
  2. Weber individuò partiti di notabili e di massa
  3. Duverger partiti di massa e di quadri… ciò che i p di massa ottengono con i n i p di quadri lo ottengono con la qualità.
  4. Negli anni 50 idea comune che i partiti di massa dovessero esser l’organizzazione politica prevalente nei sistemi politici democratici a partecipazione allargata (eccezione USA)
  5. Kirchheimer : individua trasf da part di massa a part pigliatutto
  6. In generale cambiamenti e, comunque iscritti limitati in partecipazione nei partiti anche di massa(legge ferrea dell’ oligarchia di Michels)
  7. Antony Downs : i partiti formulano proposte politiche per vincerele elezioni; non cercano di vincere le elezioni per realizzare proposte politiche.
  1. Sistema di partito.
  1. Duverger : monopartitici, bipartitici, multipartitici
  2. Sartori : 2 criteri di rilevanza … potenziale di coalizione e potenziale di intimidazione…. Polarizzazione
  3. Sistemi non competitivi : monopartito dove esiste 1 solo partito ideologico o pragmatico, partito egemonico dove si tollera la presenza di altri partiti che ottengono seggi in parlamento ma che non potranno mai vincere le elezioni o sostituire il partito egemonico
  4. Partito predominante, bipartitici(se osservano queste condizioni: solo 2 partiti e sempre gli stessi in grado di conquistare alternativamente la magg ass dei seggi;   uno conquista magg parl di seggi suff a governare;  partito vittorioso governa da solo;   l’alternanza è credibile) atomizzati(nessun partito conquista percentuali consistenti di voti e non vi sono segni di durata o crescita), multipartitici estremi o limitati. Pluralismo moderato(tipo tedesco: centripeto e in grado di produrre l’alternanza), pluralismo polarizzato(alternanza impraticabile, competizione centrifuga, poli crescono svuotando il centro )

 

  1. Le trasformazioni dei sistemi di partito.
  1. Duverger: l’alternanza(movimento pendolare periodico ), divisione stabile( assenza di variazioni importanti tra partiti nel corso di un periodo lungo), predominio(per un periodo partito avanti a tutti nettamente), sinistrismo( slittamento lento e regolare verso sinistra).
  2. Condizioni a cui rispondono le trasformazioni in corso: sostanziale continuità dei sistemi di partito una volta formatisi e consolidatisi.; trasformazione dovuta al cambiamento del sistema elettorale
  1. Perché sopravvivono i partiti.
  1. partiti duraturi, meno partecipazione elettorale o stabilità
  2. contrapposizione destra/sinistra
  3. Indicatori che riguardano i singoli partiti:
  1. gli iscritti( diminuito perché meno profittevole per costi e benefici)
  2. oscillazioni elettorali(oscillazioni percentuali di voto non attribuibili alla crisi dei partiti, prob dovuta a avvicinamenti fra partiti e caduta degli ideali forti)
  3. strutturazioni del voto(stabile)
  4. selezione personale politico(di solito uomini, scelti da partiti e con carriera politica)
  5. scrittura agenda politica(difficile da valutare)
  1. reclutamento iscritti poco profittevole, oscillazioni di voto dipendono da diversi fattori, strutturazione del voto stabile, personale politico governativo di carriera partitica…. Nelle democrazie occidentali i part politici stan  meglio dei loro sfidanti poiché assolvono a pluralità di compiti. KELSEN: la democrazia non è possibile senza partiti politici poiché il pluralismo si esprime anche in organizzazioni stabili, durature, diffuse che si chiamano appunto partiti.

 

PARLAMENTI E RAPPRESENTANZA.

  1. Considerazioni introduttive.
  1. tratto dominante dei parlamenti nei regimi democratici è il carattere elettivo, nascono storicamente per contrapporre il potere del re.

 

  1. Le strutture.
  1. Non pochi parlamenti monocamerali esistenti, quando 2 camere di solito differenziano per compiti specifici(Italia paritari). Di solito camere alte con poteri minori(eccetto senato USA che è potentissimo)
  2. elezione può essere diretta o indiretta, divisione dei poteri tra camere anche se a volte minima.
  3. Commissioni parlamentare e loro poteri: quando un parlamento ha poteri reali anche le sue commissioni funzioneranno bene.
  1. Le funzioni.
  1. I parlamenti non fanno soltanto leggi, e le leggi non son fatte solo dai parlamenti….
  2. Esempio di Westminster : eleggere bene il governo(ne consente la nascita, la trasformazione e la riproduzione attraverso consultazioni elettorali), fusione esecutivo-legislativo, rappresentatività, pedagogicità(migliorare la nazione, educarla), funzione informativa(riguarda interessi particolari), funzione legislativa(differenza fra leggi e leggine che invece intasano il funzionamento), funzione finanziaria e di controllo….. e funzione negoziale(riconciliazione degli interessi fra parlamentari).

 

  1. La rappresentanza.
  1. parlamenti di parlamentari ( di solito eletti in collegi uninominali, più autonomi) e parlamenti di partiti(disciplina di voto e poca autonomia)(es parlamento inglese anche se collegi uninominali)
  2. la rappresentanza come fenomeno dinamico, a più livelli…gruppi di interesse, associazioni ecc.
  3. Concezioni della rappresentanza: elettorale(il popolo elegge liberamente e periodicamente i rappresentanti / giudicata parziale perché riguarda solo chi vota, pone solo le basi della rappresentanza e non comunica informazioni particolari agli eletti), come responsabilità(i governanti rispondono responsabilmente nei confronti dei governati),come mandato(i governanti sono delegati e seguono istruzioni), come idem sentire(sintonia popolo-stato), consensuale(il popolo consente alle decisioni dei suoi governanti), partecipazionista(il popolo partecipa alla formazioni delle decisioni politiche fondamentali / strumenti i referendum e simili), come somiglianza o specchio(governanti campione significativo dei governati / giudicata impossibile in quanto per rappresentare sociologicamente la società si incorre nelle continue variazioni di questa… può servire un riequilibrio uomini/donne ma deve esser sostenuto dai movimenti e non a livello costituzionale e cmq non è detto che rappresentanza numerica sia uguale a rappresentanza di idee)
  1. Stili di rappresentanza.
  1. Sartori : governo ricettivo(che risponde per quello che fa’) e governo responsabile(che agisce con efficienza e competenza)
  2. Ruoli di delegato(non prende ordini dal suo elettorato e si situa molto vicino alle esigenze del partito), fiduciario(maggiore autonomia, spesso quando partiti deboli), e di politico(punto di equilibrio fra impegni con elettorato e partito)
  3. Ricettività di politiche(soluzioni generali per le politiche in sintonia con elettori), di servizi(cerca vantaggi particolaristici per gruppi o singoli elettori della sua circoscrizione), di assegnazione(cerca vantaggi per l’intera circoscrizione), simbolica(cerca rapporto di fiducia massimo con elettori)

 

  1. Le degenerazioni dei parlamenti.
  1. il trasformismo: incide negativamente sul rapporto maggioranza-minoranza a favore della prima che “compra” politici offrendo favori, cariche, ricandidature ecc(impossibile quindi il controllo dell’operato del governo)
  2. il consociativismo: riguarda i gruppi parlamentari che per attenuare le polemiche si scambiano accordi e favori sotto banco, così l’opposizione si ammorbidisce in favore della maggioranza
  3. l’assemblearismo: colpisce il parlamento stesso come struttura, c’è dove esiste ampio spazio di controllo fra gruppi politici in modo indisciplinato, bloccando l’agenda dei lavori. Porta a una lentezza operativa disastrosa.
  1. Declino o trasformazioni dei parlamenti?
  1. non si ha declino in quei sistemi politici nei quali esiste una magg parlamentare capace di sostenere il suo governo e di agevolarne la legislazione, che è la traduzione in politiche pubbliche del programma presentato agli elettori.

 

I GOVERNI.

  1. Che cosa è governo.
  1. governo deriva dal greco e significa timone, il governo guida la nave del sistema politico, i governanti sono i timonieri dei loro concittadini imbarcati su quella nave.
  2. Il governo dovrebbe essere il detentore del potere esecutivo.

 

  1. La formazione degli esecutivi.
  1. la variabile istituzionale è costituita dalle modalità con le quali vengono formati gli esecutivi (diretta o indiretta)
  2. Le candidature incontrano problemi di soglie e sono difficili senza l’aiuto di un partito strutturato.
  3. In generale nei sistemi politici con elezione diretta del capo dell’esecutivo, quanto più il sistema partitico è strutturato tanto più i candidati alla carica di capo dell’esecutivo saranno espressione di partiti singoli oppure di coalizioni di partiti.
  4. Nei sistemi bipartitici la selezione del candidato alla carica di primo ministro è interna ai singoli  partiti (di norma il leader del partito di magg nella coalizione)
  5. Scelta del personale di governo solitamente è discrezionale ( ma è meglio tenere conto sempre del parlamento… ad es in USA Senato ha potere di rigetto delle candidature)
  1. La teoria delle coalizioni.
  1. Difficoltà di creare coalizione di minima maggioranza vincente per garantire di acquisire le cariche possibili e di attuare il proprio programma senza concessioni o compromessi
  2. Separazioni ideologiche forti, contiguità politiche, precedenti esperienze di coalizione, strategie facilitano o meno la formazione di coalizioni.
  3. Esistono coalizioni vincenti oversize e talvolta undersize (accettate per le condizioni del momento politico).
  4. Si rivelano forti i governi di minoranza specialmente se composti da un unico partito , capaci di metter sotto pressione i loro possibili futuri alleati e obbligando l’opposizione a una politica più leale e propositiva.

 

  1. Governi e politiche.
  1. I governi contemporanei sono, con rarissime eccezioni, governi di partito.
  2. La partiticità di un governo è definibile in base a 5 requisiti : - decisioni sono prese da personale di partito eletto o da soggetti sotto il suo controllo. – le politiche pubbliche sono decise all’interno dei partiti – che poi agiscono in maniera coesa per attuarle; - i detentori delle cariche sono reclutati e … mantenuti responsabili attraverso il partito.   Se operano tutte al massimo grado si avrà governo di partito nella sua essenza più significativa.
  3. La partiticità è ancor meglio valutabile se l’organizzazione mostra comportamenti di squadra, agisce nel tentativo di acquisire il controllo su tutto il potere politico, fonda le sue pretese di legittimità sul successo elettorale.
  4. Tutti i governi delle democrazie occidentali sono stati o si sono ricostituiti come governi di partito, questi possono diversificarsi per la presenza di un solo o più partiti, per la natura degli attori partitici, la loro unitarietà, la loro disciplina e della partiticizzazione della società.
  5. Le differenze tra governi di partito riguardano specialmente la possibilità che il governo sia formato da un solo partito ovvero da una coalizione partitica più o meno ampia, o la natura dei singoli attori partitici, la loro unitarietà, la loro disciplina.
  6. Le differenze riguardano anche l’eventuale particizzazione della società che talvolta sembra servire più a mantenere e estendere il controllo sull’elettorato che a esercitare funzioni di guida
  7. Il modello del party government funziona nella pratica al suo meglio quando le elezioni sono competitive e producono alternanza fra partiti e coalizioni.
  1. La crescita dei governi.
  1. Le due esigenze fondanti i governi furono  la creazione e il mantenimento dell’ordine politico interno e la protezione dei cittadini dalle interferenze dall’esterno.
  2. I governi hanno gradualmente proceduto all’attuazione di politiche sociali culminate nella costruzione di un vero e proprio stato sociale.
  3. Solamente le reti di protezione dello stato sociale possono evitare che la part politica precipiti di fronte alla forte crescita delle classi più svantaggiate e quindi meno attive politicamente.

 

  1. Le forme di governo.
  1. presidenziali : capo eletto direttamente e autonomo rispetto al parlamento, solo impeachment  può metterlo in stato d’accusa. Presidenza e congresso condividono il potere, specialmente il legislativo

governo diviso: se presidente non ha magg nei due rami del congresso, rischia l’impossibilità decisionale (soluzione clientelare se il pres cerca di scambiare risorse con rappresentanti non troppo ostili; soluzione retorica se cercherà di portare pressioni al congresso tramite il suo elettorato(quello che lo ha eletto))
Inoltre il governo diviso impedisce l’identificabilità dei responsabili del buon o mal governo.
presidenza imperiale : se presidente ha magg nei due rami del congresso, questa  può essere esaltata o meno dalla disciplina di partito, rischia di diventare autoritaria.

  1. Semi-presidenziali : presidente eletto direttamente ( solo messa in stato d’accusa lo può rovesciare), non è il titolare esclusivo del potere esecutivo, la divide con il primo ministro da lui nominato (ma non deve esser sfiduciato dal parlamento).

Coabitazione: presidente con magg diversa da quella in parlamento (soluzione personale : ambizioni dei due leader che non forzeranno tra loro per agevolare la candidatura uno o la ricandidatura l’altro)
(soluzione personale : di tipo politico-partitico, consente al primo ministro di andare avanti grazie al sostegno della maggioranza parlamentare, evitando problemi del tipo governo diviso)

  1. Parlamentari: problema di stabilità ed efficacia decisionale del governo, se bipartito più facile stabilità       

altrimenti più instabile.( si ha instabilità governativa ogniqualvolta venga posta in essere la procedura di dissoluzione di un governo e di formazione di un altro governo, la cui composizione potrà essere più o meno simile al precedente.
L’unico meccanismo istituzionale contro l’instabilità dei governi che abbia qualche validità è il voto di sfiducia costruttivo ( bene se : sistemi multipartitici moderati e competizione bipolare centripeta, cioè orientata verso il centro dello schieramento)
In Germania e Spagna sfiducia a magg assoluta in due votazioni successive, pena lo scioglimento del parlamento e potere quasi eccezionali per il capo del governo sfiducia ha operato come deterrente efficace!
Due generazioni della forma parlamentare : 1. Esagerato controllo del governo sulla magg parlamentare
2. governo per decreto ( decretano per la loro debolezza, per tenere in piedi la loro magg e bloccare l’opposizione)

 

 

LE POLITICHE PUBBLICHE.

  1. Dalla politica alle politiche.
  1. secondo alcuni cultori non sarebbe la strutturazione dei sistemi di partito e delle forme di governo a produrre specifiche politiche pubbliche, bensì sarebbero le politiche pubbliche a dare strutturazione ai sistemi di partito e alle forme di governo e a modificare sia gli uni che le altre.
  2. Le politiche pubbliche analizzate con consapevolezza metodologica, rivelano molte cose sulle modalità di strutturazione e di funzionamento di qualsiasi sistema politico.

 

  1. Decisioni e politiche pubbliche.
  1. Qualsiasi politica pubblica è in generale il prodotto di una decisione che và a ricomprendere il momento della attuazione.
  2. le politiche sono pubbliche quando vengono prodotte dalle autorità di governo intese in senso lato
  3. le pol pub allargano l’interesse alle attività, ai compiti, al potere di una pluralità di attori non soltanto pubblici, non soltanto elettivi, non soltanto istituzionali.
  1. Gli attori nella produzione delle politiche pubbliche.
  1. non sono mai i politici o i governanti a produrre da soli le politiche pubbliche
  2. comunque, quand’anche non siano attori esclusivi e dominanti nei processi di produzione delle pol pub, i partiti, i loro dirigenti, esponenti da loro designati sono sempre presenti, spesso in posizioni di rilievo, anche nei modelli diversi e alternativi al party government
  3. pluralismo : pol pub prodotto mutevole di interazione tra molteplici gruppi, org, ecc di cui lo stato è uno di questi.
  4. Neo-corporativismo : per questa corrente contano solo governi, sindacati, associazioni imprenditoriali (pol pub riguardano soprattutto la sfera economico-sociale). Quando le pol pub diventano più complesse per contenuto, e le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali si diversificano, diventa difficile e addirittura impossibile mantenere gli assetti neo-corporativi nella loro interezza
  5. Triangoli di ferro : gruppi di interesse, agenzie burocratico-amministrative, commissioni parlamentari (rispetto a neo-corporativismo sono numerosi, diffusi e sparsi nel sistema politico). Mirano a evidenziare la solidità del rapporto che si stabilisce e si mantiene fra le 3 aggregazioni di attori. La persistenza dei triangoli di ferro si fonda sulla capacità reciproca di ciascuno dei componenti del triangolo di tenere fede agli impegni assunti.
  6. Issue-networks(reti tematiche): aperto a molteplicità di partecipanti, interazioni occasionali e spesso dan vita a pol pub mutevoli, instabili, non controllabili. (meno strutturato dei triangoli di ferro)
  7. Comunità politiche(policy communities): costituite attraverso contatti fra politici, burocrati, rappr dei gruppi di interesse, esperti con continuità di ruolo nel tempo. Portano a una conoscenza personale e alla possibilità di instaurare rapporti di soddisfazione reciproca, frutto di negoziazioni a scapito del sistema. (ITALIA)

 

  1. Le fasi della produzione di politiche pubbliche.
  1. spesso la pol pub è un tentativo di risposta al semplice sistema input-output
  2. molte volte cercano di disinnescare pericolose domande sociali destinate a presentarsi più pericolosamente nel prossimo futuro.
  3. talvolta cercano di risolvere problemi, a volte ne pongono di nuovi ( ma non sempre nascono o si sviluppano per questo)
  4. Lasswell propone sette fasi per la costruzione di una pol pub : informazione(raccolta notizie, previsione,pianificazione), iniziativa(promozione politiche alternative), prescrizione(emanazione regole generali), invocazione(richieste di applicazione), applicazione(qualificazione finale della condotta sulla base delle prescrizioni), valutazione(stima della riuscita o fallimento), terminazione(estinzione prescrizioni entrate a far parte dell’ordinamento delle regole)
  5. Si formano una pluralità di soluzioni e si instaura il delicato compito di sceglierne una soltanto fra alternative politicamente  accettabili e praticabili. La decisione va poi nella fase di attuazione che rivela la qualità e il funzionamento del sistema politico.
  1. Attuazione e valutazione.
  1. attuazione : top down – procede dal vertice agli attuatori in modo efficace

bottom-up – gli attuatori riportano i problemi di esecuzione fino al vertice che provvede
valutazione :  efficacia( capacità di quella politica di conseguire gli obbiettivi voluti)
efficienza( conseguimento di quegli obbiettivi nel minor costo possibile)
raramente le pol pub cessano, neppure in seguito a una valutazione negativa, si oppongono i gruppi che ne han  tratto beneficio e i gruppi coinvolti nell’operazione.

  1. la corretta valutazione di una pol pubb deve anche sapere misurare l’impatto inteso come sequenza di avvenimenti che promanano dalla promulgazione del policy output
  2. la valutazione può essere effettuata sia in termini di output, ciò che è emerso alla fine del procedimento e sia in termini di outcomes, ciò che è realmente derivato dalla sua messa in atto.
  3. Raramente le pol pubb cessano, anche le peggiori poiché gruppi che ne han tratto beneficio (policy takers) e gruppi coinvolti nella sua attuazione(policy givers) si opporranno.
  1. Schemi decisionali.
  1. razionalità sinottica :  decisore prende tutte informazioni possibili, consideri  tutte le variabili e prenda la decisione migliore proponibile
  2. razionalità limitata : il decisore non prende in esame tutte le alternative, si limita alla soddisfazione di alcune esigenze considerando comunque un numero apprezzabile di alternative, conseguenze, ecc
  3. incrementalismo sconnesso: i processi procedeno per tentativi, attraverso accordi e scambi, intervenendo di volta in volta a variare le pol pub già in atto a seconda del gioco degli scambi e della concorrenza
  4. cassonetto della spazzatura : totalità casualità di scelta dovuta dall’esigenza di preder pur qualche decisione che si rivela quindi inadatta e inaffidabile
  5. In ogni modo non esistono modelli sempre ben definiti di decisione!

 

  1. Tipi di politiche pubbliche.
  1. CLASSIFICAZIONE DI LOWI.
  2. distributive : riguardano per lo più servizi collegati alla previdenza e all’assistenza
  3. regolative: produzioni di norme e comportamenti
  4. redistributive: spostano le risorse da un gruppo ad un altro o più
  5. costitutive: norme che riguardano e sovrintendono la creazione e il funzionamento stesso delle strutture di autorità e delle autorità stesse.  (LOWI)
  6. secondo critici tale classificazione non è in grado di cogliere le pol pub simboliche che  servono a rafforzare o mutare identità collettive, legami fra detentori del potere e cittadini.
  7. Alcuni sostengono che le pol pub siano il prodotto di variabili socio-economiche
  1. Politiche pubbliche e “policy science”

 

I REGIMI NON DEMOCRATICI.

  1. Alcuni dati.
  1. mentre esistono democrazie ininterrotte non esistono regimi autoritari  o totalitari ininterrotti.

 

  1. Definizioni e distinzioni: regimi autoritari e totalitari.
  1. autoritari : sono sistemi a pluralismo politico limitato, la cui classe politica non rende conto del proprio operato, e in cui un leader, esercita il potere entro mal definiti limiti sul piano formale, ma in effetti piuttosto prevedibili.( mobilitazione estesa nella fase di instaurazione)(differiscono in generale dai totalitari per la loro riluttanza e incapacità a mobilitare grandi masse)(crisi di successione meno traumatica se l’organiz portante è costituita da un partito)
  2. Totalitari : di tipo comunista avevano un ideologia con caratteristiche di uniformità, rigidità, univocità e mirava a plasmare sistema politico e società, a fonderli. Ideologia orientata alla definizione e al conseguimento di fini ultimi da realizzarsi al di fuori e al di là dell’esistente.( universo concentrazionario)(potere nella forma del terrore)(monopolio statale dei mezzi di comunicazione)
  1. Regimi sultanistici e regimi post-totalitari
  1. sultanistici: non hanno ideologie determinate  e coerenti,  solo idee del leader, distruggono pluralismo, il leader diviene proprietatio del privato e del pubblico del suo popolo.
  2. Post-totalitarismo: iniziale (leadership non più carismatica, non è più fondatore del regime) congelato (tollerano attività critiche della società civile, mantenendo pur sempre un meccanismo di controllo) maturo (solo il ruolo del partito centrale non viene ancora messo in duscussione)
  3. Nei regimi autoritari, il pluralismo limitato si trasforma, diventando responsabile di fronte ai suoi componenti, allargando le sue maglie e facendo posto a nuovi gruppi sociali ed economici. Nei totalitari, il pluralismo può emergere quando fa la sua comparsa una dialettica “potere politico/società” che si manifesta sotto 3 forme diverse, scelta consapevole della leadership totalitaria, decadenza delle componenti totalitarie, post-totalitarismo prodotto di una conquista sociale

 

  1. Qualche ulteriore specificazione.
  1. fintanto che il fascimo si espresse come movimento poteva sfociare in totalitarismo ma poi quando divenne regime fu autoritario
  1. Governi e regimi militari.
  1. quando le forze militari diventano il gruppo dominante
  2. pretorianesimo è il fenomeno dell’intervento dei militari in politica: -oligarchico se per tutelare gli interessi di pochi gruppi, si mostrerà un livello di violenza basso dovuto all’opposizione civile poco organizzata e non intenzionata a rischiare per contrastare piccoli gruppi. – radicale se i militari sostengono il movimento fino alle classi medie, violenza elevata solo se il partito delle classi medie si oppone al golpe. – di massa, se la part pol è estesa fino alle masse e quindi si pone la necessità per i militari di governarle con veri e propri governi, usando la violenza.
  3. Tre forme di sconfitta dei regimi militari : sconfitta politica a seguito di sconfitta militare; disimpegno volontario, ma contrattato con le nuove forze; golpe nel golpe ad opera di ufficiali costituzionalisti che si impegnano a restituire il potere ai politici.

 

I REGIMI DEMOCRATICI.

  1. Democrazie reali.

 

  1. Le condizioni politiche.
  1. Requisiti indispensabili : corpo elettorale definito in maniera da includere tutti i cittadini senza discriminazione tranne l’età; i cittadini debbono esercitare liberamente petizioni, critiche, dimostrazioni, riunioni, espressioni, stampa
  2. Dahl: il procedimento di contestazione nei confronti delle autorità è definibile come liberalizzazione e conduce dai regimi chiusi alle oligarchie competitive. Il procedimento di allargamento delle attività di partecipazione è definibile come inclusività e conduce a regimi per l’appunto inclusivi, nei quali tutti o quasi hanno la possibilità di partecipare. La democratizzazione discende da questi due procedimenti. Così la democrazia in entrata, quella delle preferenze degli elettori è conseguita.
  1. Le fasi della democratizzazione.
  1. preparazione: lotta tra gruppi di elitè che si conclude con un compromesso
  2. decisione: il compromesso consiste nel confronto delle diversità su un piano paritario ma preservando e anzi valorizzando tali diversità attraverso l’accetazione legittima dell’opposizione.
  3. Assuefazione: fase importante per evitare il crollare del sistema, bisogna convicere i politici di professione e tutti gli attivisti che il sistema è importante e da difendere sottolineando l’importanza dei principi di conciliazione.

 

  1. Le condizioni socio-economiche.
  1. Lipset sostiene che sono i sistemi socio-economicamente più sviluppati a portare avanti meglio la democrazia, ma questa si afferma solamente quando il sistema è giunto spontaneamente a raffreddare e diminuire gli squilibri tra i gruppi.
  2. Il tentativo di avere uno sviluppo socio econimico accelerato è di solito destinato a far leva su metori autoritari.
  3. Huntington: riscontra che lo sviluppo economico misurato con il PIL è un fattore importante per l’instaurazione di regimi democratici, altri invece sostengono che possono comparire democrazie ovunque ma che queste hanno maggiore probabilità di morire nei sistemi a basso livello socio-economico..
  1. Tipi di democrazie.
  1. i sistemi politici dotati di cultura politica omogenea e secolarizzata darebbero origine a regimi democratici stabili viceversa risultano instabili
  2. Ljphart, regimi democratici: democrazie centripete, centrifughe, consociative(presentano culture politiche piuttosto segmentate, nelle quali le culture politiche sono effettivamente diverse, ma la distanza ideologica è relativamente contenuta), spoliticizzate. (VEDI SCHEMA PG 257)

 

  1. La qualità delle democrazie.
  1. Dem Parlamentari: sono flessibili nella stabilità, c’è consenso nel processo decisionale
  2. Dem presidenziali: fragili per la rigidità con possibilità di stallo o di forzature nella decisionalità
  3. Dem del popolo: pretende che i cittadini partecipino; Dem per il popolo: pretende l’esistenza di meccanismi di “comunicazione” popolo-governo
  4. Insoddisfazione dei cittadini nei confronti del funzionamento delle democrazie.
  1. Il futuro della democrazia.
  1. Critiche per le promesse non mantenute e per le sue potenzialità future.
  2. La vitalità dei regimi democratici risiede nella loro continua, consistente capacità di apprendimento e di conseguente mutamento.

 

Fonte: http://lab.artmediastudio.it/www-storage/appunti/10592/2645/CORSO%20DI%20SCIENZA%20POLITICA.doc

Sito web da visitare: http://lab.artmediastudio.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Politica Comparata e Internazionale

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Politica Comparata e Internazionale

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Politica Comparata e Internazionale