Svalutazione

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Significato di Svalutazione

 

Svalutazione

Perdita di valore di un bene. Se il bene che perde valore è la moneta il fenomeno si chiama inflazione e determina l’aumento dei prezzi di tutti gli altri beni. Lo stesso termine si usa (con qualche confusione) anche per indicare la perdita di valore di un bene dovuta al suo deterioramento per usura o all’obsolescenza, sia per invecchiamento, sia per l’introduzione nel mercato di oggetti più avanzati. Alla perdita di valore per deterioramento dovuto a usura o a obsolescenza conseguente all’invecchiamento, quindi alla svalutazione in qualche modo fisiologica e distribuita nel tempo, mette rimedio il concetto di ammortamento. Alla perdita di valore per obsolescenza dovuta a improvvise innovazioni tecnologiche o a fenomeni inattesi di mercato mette rimedio il fondo svalutazione. Il termine svalutazione è usato anche con riferimento al valore relativo di una moneta (o valuta) rispetto all’altra. Si definisce svalutazione competitiva una situazione di valuta debole in quanto è conveniente dal punto di vista dei produttori, perché sono favorite le esportazioni (chi dispone di un’altra valuta trova vantaggiosi i prezzi quando convertiti nella sua valuta) e (per il motivo esposto) sfavorite le importazioni. Ma il quadro è più complicato: - la valuta debole penalizza anche l’acquisto delle materie prime che è necessario importare per la produzione e questo riduce la competitività delle imprese che operano in un paese a valuta debole - non va trascurato un altro fattore di grande rilievo soprattutto nel medio termine: un paese a valuta debole è sottoposto all’acquisto dei suoi asset patrimoniali (edifici, terreni aziende) da parte dei possessori di valuta forte in definitiva se la valuta continua ad essere debole si rischia di svendere la ricchezza del paese o addirittura pezzi del paese - la valuta forte attira i capitali e ciò rende difficile reperire risorse per nuovi investimenti nei paesi a valuta debole. Per molti anni le imprese italiane hanno scommesso sulla lira debole rispetto alle valute dei paesi nostri concorrenti, ma anche nostri clienti (per esempio il marco tedesco) e hanno sperato che non pesassero troppo negativamente le importazioni che per noi sono soprattutto in dollari. A parte i limiti di una tale politica sopra ricordati, l’avvento dell’euro come moneta comune di diversi paesi dell’UE ha reso significativo solo l’andamento dell’euro rispetto al dollaro (per esempio, nella competizione con le imprese tedesche non si potrà più applicare la vecchia tecnica della svalutazione competitiva). Quanto al rapporto di cambio euro dollaro la recente debolezza del dollaro crea difficoltà di esportazione per le imprese manifatturiere europee, ma lascia opportunità di attrarre investimenti in euro sul territorio dell’Unione Europea, invertendo un’emorragia di risorse finanziarie che si erano rivolte agli Usa durante il periodo appena terminato di dollaro forte. Se ci si domanda in particolare quali paesi dell’UE siano in grado di attrarre investimenti “orfani del dollaro” per l’Italia la situazione finora non è stata rosea perché il 70 % degli investimenti diretti è andato finora a Gran Bretagna (28) Olanda (20) Spagna (12) e Irlanda (8). Conti pubblici in ordine e debiti limitati e quindi tasse basse al momento e in prospettiva sono tra i più importanti motivi d’attrazione.

 

Fonte: http://host.uniroma3.it/docenti/iacobone/testi/glossario%20parte%201_.doc 2,3,4,5

Sito web da visitare: http://host.uniroma3.it/docenti/iacobone/Economia.htm

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