Atlantide

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Atlantide

 

Atlantide e Creta
Sin dall’antichità gli studiosi di ogni epoca hanno tentato di  collocare geograficamente l’isola di Atlantide descritta da Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia. È lecito supporre che l’isola sia esistita realmente? Sappiamo, infatti, che Platone spesso utilizzò nei suoi dialoghi miti e racconti di pura fantasia per spiegare la sua filosofia. Dunque anche Atlantide potrebbe essere soltanto frutto della fantasia del filosofo, un mito egizio come lo stesso ci riferisce e l’Egitto era appunto considerato terra di miti e di false leggende da non prendere troppo sul serio. Tuttavia, dopo il rinvenimento di siti come Troia e Micene, anche il mito di Atlantide potrebbe avere un fondo di verità.
Il nome
La parola “Ἀτλαντίς-ίδος”, in tutte le sue forme, ricorre 70 volte nella letteratura greca antica, ma solo 28 volte con riferimento all’isola di Atlantide . Nella maggior parte dei casi, dunque, il termine è usato come patronimico del titano Atlante per indicarne le figlie, le Atlantidi ; oppure come nome dell’Oceano Atlantico, “ Ἀτλαντὶς Θάλασσα” .
In ordine cronologico il primo autore in cui riscontriamo il termine è Esiodo , il quale chiama “Atlantide” Maia, la figlia di Atlante. Ciò fa supporre che l’origine del nome sia proprio quello di patronimico e che come tale fosse esclusivamente usato fino a Platone. Del resto il primo autore a citare proprio l’isola di Atlantide (ed è da notare che Ἀτλαντίς in Platone ricorre sempre come apposizione di νῆσος e mai da solo) è proprio il fondatore dell’Accademia. Solo dopo il suo racconto, altri citano la misteriosa isola, quasi sempre nei loro commenti all’opera platonica: è il caso di Damascio, ma soprattutto di Proclo. Oltre ad essi in autori di altro genere si fanno riferimenti ad Atlantide, ma sempre facendo riferimento ai dialoghi, se non addirittura riportando fedelmente i passi di Platone stesso.
Atlantide in Platone
Dopo aver descritto il suo stato ideale nella Repubblica, Platone dà un esempio di una simile organizzazione statale nel Timeo prendendo in considerazione l’isola di Atlantide. Quest’ultima sarebbe stata sconfitta in guerra da un’alleanza di Ateniesi ed Egiziani e successivamente distrutta da un cataclisma che l’avrebbe fatta sprofondare in mare nell’arco di un giorno e una notte.
Cito Platone:
 “ὑστέρῳ δὲ χρόνῳ σεισμῶν ἐξαισίων καὶ κατακλυσμῶν γενομένων, μιᾶς ἡμέρας καὶ νυκτὸς χαλεπῆς ἐπελθούσης, τό τε παρ' ὑμῖν μάχιμον πᾶν ἁθρόον ἔδυ κατὰ γῆς, ἥ τε Ἀτλαντὶς νῆσος ὡσαύτως κατὰ τῆς θαλάττης δῦσα ἠφανίσθη·”
Una grande potenza governava sull’isola ed anche sulle isole vicine fino all’Africa, all’Europa e all’Asia:
“ἐν δὲ δὴ τῇ Ἀτλαντίδι νήσῳ ταύτῃ μεγάλη συνέστη καὶ θαυμαστὴ δύναμις βασιλέων, κρατοῦσα μὲν ἁπάσης τῆς νήσου, πολλῶν δὲ ἄλλων νήσων καὶ μερῶν τῆς ἠπείρου· πρὸς δὲ τούτοις ἔτι τῶν ἐντὸς τῇδε Λιβύης μὲν ἦρχον μέχρι πρὸς Αἴγυπτον, τῆς δὲ Εὐρώπης μέχρι Τυρρηνίας.”
Nel Crizia, ultimo dialogo, rimasto incompiuto, Platone fornisce ulteriori dettagli sulla conformazione fisica dell’isola e sulla sua organizzazione. Sappiamo così della larghezza e lunghezza di Atlantide, quanto erano lunghi i suoi canali; apprendiamo della conformazione in cerchi concentrici di terra e acqua della sua capitale e che il palazzo dei regnanti era costruito su un’isoletta di 50 stadi di diametro, posta al centro di questo labirinto di terra e acqua.
Considerando la quantità e la qualità di informazioni che Platone cita a proposito dell’isola nei due diversi dialoghi si nota che dal Timeo viene fuori un quadro mitico, ma tutto sommato abbastanza contenuto nei dettagli e nelle descrizioni; nel Crizia, al contrario, le informazione sembrano fin troppo dettagliate. Come poter considerare autentiche le misure dei canali (300 stadi di lunghezza il maggiore) se accettiamo l’idea che tale isola si sia inabissata più di ottomila anni prima di Platone? È possibile che di un passato tanto remoto si siano conservati nella tradizione orale particolari di questo calibro? Sembra molto strano. Forse è più probabile pensare che Platone abbia voluto sfruttare il successo del mito di Atlantide nel Timeo continuandolo  e arricchendolo nel Crizia, ma anche il mito presente nel Timeo su quali fonti si basa? Come detto in precedenza, Platone è il primo autore greco ( e, per quanto ne sappiamo al momento, anche in assoluto) a riportare questo racconto. Sappiamo anche che il discepolo di Socrate non è estraneo all’utilizzo di miti e racconti nei suoi dialoghi per spiegare la sua filosofia. Potrebbe quindi trattarsi di una mera invenzione. La stessa datazione data, ottomila anni prima di Solone, sembra inverosimile.
Una possibile localizzazione di Atlantide
Stando a quanto detto finora, Atlantide doveva essere un’isola più grande di Africa e Asia messe insieme, posta oltre le colonne d’Ercole, in una posizione tale che dava accesso a numerose altre isole; si trattava, altresì, di una potenza navale governata da re che spingevano il loro potere fin presso gli Egizi e i Tirreni, ma essa fu sconfitta dagli Ateniesi e dagli Egizi per poi sprofondare nel mare.
Le colonne d’Ercole, come sappiamo, non si sono sempre trovate presso lo stretto di Gibilterra, ma si sono spostate con l’avanzare dei Greci nel Mediterraneo, pertanto le Colonne cui fa riferimento il mito di Platone potrebbero non essere quelle a noi note e di conseguenza anche l’Oceano che avrebbe circondato l’isola potrebbe benissimo non essere l’Atlantico, ma semplicemente un mare aperto senza isole. L’estensione dell’isola, più grande di Asia e Africa, lascia seri dubbi. Parrebbe trattarsi di un continente non identificabile con nessuno dei tre che si affacciano sul Mediterraneo, poiché anche l’Europa viene ben distinta da Atlantide. Tuttavia il testo greco riporta:
“ἡ δὲ νῆσος ἅμα Λιβύης ἦν καὶ Ἀσίας μείζων”
dove μείζων può sì indicare che l’isola era più estesa di Africa e Asia, ma potrebbe anche indicare che Atlantide era più potente di Asia e Africa messe insieme. Il comparativo, infatti, ben si presta a entrambe le interpretazioni.
C’è dunque chi ha proposto un’identificazione di Atlantide con la Creta della civiltà minoica. Creta, infatti, per la sua posizione, si trova tra Europa, Asia e Africa ed è circondata a sud da un mare aperto senza isole, il mar Libico, mentre a nord dà accesso a numerose altre isole, gli arcipelaghi dell’Egeo. Inoltre sappiamo dai dati archeologici che la civiltà minoica detenne a lungo il dominio sul mare e che effettivamente intrattenne commerci con l’Egitto, con l’Asia e perfino con l’Etruria. La sua scomparsa potrebbe essere dovuta all’arrivo degli Achei dal continente intorno al 1200 a.C. oppure all’esplosione dell’isola di Thera. Tale isola, nota oggi col nome di Santorini, altro non è che un vulcano attivo situata a poche miglia dalla costa nord di Creta. Secondo dati geologici raccolti alla fine del ‘900 sarebbe stata protagonista di una violenta eruzione che avrebbe causato il collasso della caldera del vulcano e un violento maremoto che avrebbe raggiunto Creta. In seguito a questo cataclisma, avvenuto proprio intorno al XII sec. a.C., la civiltà Minoica avrebbe perso la sua potenza lasciando il posto ai nuovi dominatori provenienti dal continente, i Micenei.
Questa ricostruzione si sovrappone abbastanza bene con il mito Platonico. È da notare, inoltre, che Platone descrive la capitale di Atlantide come formata da cerchi concentrici di terra e di acqua, pertanto è curioso che Santorini richiami proprio questa forma, la caldera sprofondata del vulcano si trova al centro di una grande baia circolare costituita dall’isola vera e propria.
Conclusioni
Difficile dire se Atlantide sia esistita realmente. La tesi qui proposta è affascinante per il numero di similitudini tra Atlantide e la civiltà Minoica di Creta. Tuttavia la totale assenza di testimonianze antiche suscita forti dubbi; di una tale potenza marittima sarebbe sicuramente rimasta traccia nei miti più antichi. Né Omero né Esiodo parlano di Atlantide, ma Omero cita ripetutamente nell’Iliade Idomeneo re di Creta e signore di molte città. Che possa trattarsi di una lontana reminiscenza dei re Minoici? Forse, ma gli studiosi pensano che Omero si rifacesse ad una facies culturale posteriore e cioè alla colonizzazione dorica di Creta.
Pertanto resta impossibile stabilire con certezza se il racconto di Atlantide non sia che una pura invenzione di Platone. Se lo è, fu una grande invenzione, tanto che dopo più di duemila anni ancora gli studiosi si arrovellano su questo interrogativo. Forse è soltanto una storia che chiunque può raccontare in Egitto, come dice Fedro, e pertanto poco degna di fede.
Bibliografia
Bourazelis, K. & Stefanou, M. (2007), Praktika tou Symposiou "Mythos meta logou: dialogoi gia tin ousia kai ti diachroniki axia tou archaiou Ellinikou mythou", Festival Ikarias, Athens.

Bérard, V. (1929), 'L'Atlantide de Platon', Annales de Géographie 38(213), 193-205.

Garvey, T. (2008), 'Plato's Atlantis story : a prose hymn to Athena', GRBS 48(4), 381--392.

Knapp, P. C. (1919), 'Crete and Atlantis', Geographical Review 8(2), 126--129.

Renfrew, C. (1992), 'Mere platonic invention?', Nature 356(6370), 642.

Schweitzer, E. (2007), The Atlantis irony : Plato's humorous legacy, ENTA-Verl., Kirchheim/Teck.

Tarrant, H. A. S. & Baltzly, D. C. (2007), Commentary on Plato's Timaeus. 1, Book 1, Proclus on the Socratic state and Atlantis / Proclus ;  transl. with an introd. and notes by Harold A. S. Tarrant ; with a general introd. by Dirk C. Baltzly and Harold A. S. Tarrant, Cambridge University Pr., Cambridge ; New York.

Vidal-Naquet, P. & Gartziou-Tatti, A. (2007), A few words about Atlantis, in Kostas Bourazelis & Mairi Stefanou, ed., 'Mythos with logos', Festival Ikarias,  , pp. 27--39.

Vidal-Naquet, P. & Lloyd, J. (2007), The Atlantis story : a short history of Plato's myth / transl. by Janet Lloyd, University of Exeter Pr., Exeter.


              Questa ricerca è stata effettuata sul TLG (versione E) tramite il programma Diogenes (versione 3.1).

              “Ζηνὶ δ' ἄρ' Ἀτλαντὶς Μαίη τέκε κύδιμον Ἑρμῆν, /κήρυκ' ἀθανάτων, ἱερὸν λέχος εἰσαναβᾶσα.” Hesiodus, Theogonia, 938-9.

              “καὶ <Ἀτλαντὶς θάλαττα>, ὁ ὠκεανός.”, Suda, Lexicon.

              Cfr. nota 2.

              Plato, Timaeus, ed. Stephanus p. 25, d.

              Plato, Timaeus, ed. Stephanus p. 25, a.

              Plato, Timaeus, ed. Stephanus p. 24, a.

              Knapp, P. C. (1919), 'Crete and Atlantis', Geographical Review 8(2), p. 128.

 Lei ha creato uno stile nuovo 'Corpus texti'. Con tutta la mia simpatia per il latinismo, le consiglierei però di usare lo stile predefinito “Corpo del testo” di Word, che è preferibile usare in questi casi.

 Conviene, se possibile, usare lo stesso font per il testo in alfabeto latino e quello in alfabeto greco. Gentium, in particolare, si presta a questo perché dovrebbe contenere i caratteri del greco politonico.

 Formattazione sbagliata (carattere 12 invece di 10, e rientro a sinistra 1,50 cm invece di 2,50)

 Righe vuote

 Questa parte poteva essere omessa.

 Manca la città, e di conseguenza JabRef ha prodotto due virgole consecutive.

Fonte: http://www1.unipa.it/paolo.monella/labinformatica/2011_2012_2sem/prove/saggi/1.appello/corretti/583015/583015.doc

Sito web da visitare: http://www1.unipa.it

Autore del testo: paolo.monella

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