Pensiero hegeliano riassunto

Pensiero hegeliano riassunto

 

 

 

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Pensiero hegeliano riassunto

 

Nasce in Germania nel 1770. La figura di Hegel è legata ad un pensatore greco che aveva in qualche modo definito la realtà nel modo con cui l’immagina Hegel: Eraclito. Secondo Eraclito la realtà è una dimensione in equilibrio instabile: il “logos”, la legge universale che governa la realtà, è costituito dalla sintesi di un equilibrio tra gli opposti. Dirà Eraclito: << Uguale vecchio e giovane, uguale scendere e salire, uguale freddo e caldo…>>. Si concluda la “guerra tra gli opposti”, muoia polemos (la contesa) fra gli uomini, frase di Omero, è priva di senso per Eraclito, perché la guerra è ciò che regola tutta la realtà. Questa viene anche paragonata ad un arco il cui equilibrio rappresenta meglio di qualunque altra immagine l’idea della realtà. L' equilibrio tra opposti che diviene “e che si esprime nel mutamento”: un uomo non potrà mai bagnarsi due volte nelle acque dello stesso fiume! “Pantarei”, tutto scorre, tutto diviene, tutto cambia dirà Eraclito! In realtà il motivo dominante della filosofia hegeliana sarà il divenire della realtà e il fatto che la forma di questo divenire è tutta conoscibile dall’uomo perché è la storia. L’essenza profonda della realtà è la storia e tutto ciò che rappresenta la storia è il farsi dello Spirito. Non c’è discontinuità tra lo spirito, inteso come principio spirituale, e la storia! Nella sua filosofia Hegel ricorre spesso alla parola Spirito per definire il principio che costituisce tutta la realtà e che non è solo trascendenza ma che si realizza come immanenza dentro la realtà stessa. L’idea dello spirito hegeliano è simile all’idea dell’archè dei greci e, in particolare, del logos (legge) eracliteo. Spesso Hegel chiama “assoluto” lo spirito e anche in altri modi: tale termine non è il Dio della tradizione teologica ma è la forma logica e immanente (interna) alla realtà stessa. Questa concezione viene ad essere espressa con la celebre frase << ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale>>. Ciò che unisce la filosofia di Eraclito con quella di Hegel è che la realtà è retta da una legge intrinsecamente razionale. La filosofia appare ad Hegel come il momento nel quale lo Spirito assoluto assume consapevolezza della propria legge e del proprio svolgimento. Il filosofo è colui che permette allo Spirito assoluto di prendere la parola, di svelarsi, di potersi determinare. Lo svolgimento della realtà coincide esattamente con lo svolgimento dello spirito ed il campo di questo svolgimento è la storia. Il rapporto tra Hegel ed il suo tempo, nonché i primi suoi scritti, testimoniano l’interesse nuovo che rappresenta la sua filosofia. I rapporti con la rivoluzione francese e con l’Illuminismo furono positivi. Si narra che Hegel piantò un albero che chiamò albero della libertà alla notizia dell’esplosione della rivoluziona francese. Il motivo di tale entusiasmo fu che l'Illuminismo, con il suo richiamo alla ragione, alla razionalità, rappresentava per Hegel il trionfo della ragione nel momento più alto della storia. Sembrò ad Hegel che finalmente il corso delle faccende umane si concludeva con una “splendida aurora” per l’umanità. Diversi anni dopo Hegel ritornò su questo interpretazione affermando che l’Illuminismo aveva finito per assolutizzare la libertà e tale assolutizzazione era diventata arbitrio della soggettività per cui la rivoluzione francese era andata a finire nel “terrore giacobino”. Comunque Hegel rimase sempre positivamente impressionato dal fatto che la ragione fosse stata storicamente chiamata a definire un mondo nuovo. Anche il suo rapporto con Kant, con il quale la cultura tedesca doveva fare i conti, fu un rapporto in qualche modo positivo. Secondo Hegel Kant aveva dato al soggetto la capacità di osservare in un certo modo la realtà; ammira di Kant la definizione della Ragion pratica come assoluta determinazione di un’etica del dovere; tuttavia contesta a Kant l’uso riduttivo della ragione. Dirà Hegel che porre limiti alla ragione è come affermare che una persona non sa nuotare prima di averla buttata in acqua. Pieno accordo sull’intelletto che serve a limitare e specificare! Nessun accordo sulla ragione che viene limitata, dirà Hegel, dalla filosofia kantiana che si pone così come la filosofia del limite.
Anche il rapporto con il romanticismo fu un rapporto complesso! Nicola Abbagnano ha rilevato che in Hegel vi è una forte componente romantica perché la ragione tende a cogliere nel suo sviluppo l’infinito, la totalità. Ma la critica più recente ha notato che l’idea dell’infinito hegeliano come totalità di tutto il processo dello Spirito è un’idea illuministica e panlogistica ( unione dei fatti reali attraverso dei nessi necessari) piuttosto che romantica. La polemica di Hegel contro la “ pappa del cuore”, la Sehnsucht, rende esplicita la sua opposizione a quanto di vago e indeterminato vi è nel romanticismo. Per Hegel la ragione è ragione dialettica vale a dire essa sa riconoscere le opposizioni nelle quali si rivela la realtà ( es: bene e male, finito e infinito) e sa superarle perché per Hegel il sistema della realtà è indifferenziato e le differenze non solo non scompaiono ma caratterizzano la trama stessa, l’essenza stessa, della realtà. Egli dirà infatti “ il vero è l’intero”. La Sehnsucht (nostalgia) è la categoria del romanticismo intesa come nostalgia inappagabile per un passato ormai inattingibile dove si immagina che determinate aspirazioni dell’animo umano si sono realizzate. Dunque nulla di più lontano dall’idea della ragione dialettica che percepisce gli aspetti opposti della realtà stessa. La realtà è storia e la ragione è autocoscienza ( consapevolezza) dell’assoluto. Tutto ciò che è reale è razionale e la ragione dialettica comprende e sa superare le contraddizioni.
Negli scritti giovanili sulla religione ( sono stati rintracciati nel 1906) si ha un primo approccio di Hegel a quello che sarà il suo sistema. Secondo Hegel la religione è tale quando individua e identifica la condizione di tutto un popolo, cioè è sostanza etica. Un es. di tale modo di essere della religione Hegel lo individua nella religione dei greci che, indipendentemente dalla divisione politica della Grecia, unificava tutta la cultura e rappresentava l’ethos di tutto il popolo. Con il cristianesimo si stabilizza il rapporto tra uomo e Dio sotto la forma “ dell’amore “.
Il rapporto di amore tra uomo e Dio permette all’assoluto di superare tutte le opposizioni tra l’uomo e la divinità e tra uomo e uomo.
Negli ultimi scritti giovanili sulla religione Hegel considera la religione come sentimento dell’unità del finito con l’infinito, come mezzo per superare la limitatezza umana ed elevare l’uomo da una vita finita ad una infinita. Questi scritti sono rilevanti perché nelle opere della maturità Hegel attribuirà alla filosofia la funzione di conciliare i termini finiti dello spirito umano alla comprensione dell’infinito come assoluto.
Secondo Hegel la filosofia origina certamente dall’irripetibile specificità dello spirito umano ma in particolare essa si determina “ dalla scissione dalla quale procede il sistema. La scissione è la fonte del bisogno della filosofia”. La funzione del pensiero filosofico risulta allora quella di unificare la molteplicità del reale in una sintesi razionale. La ragione inizia il suo processo dalla presenza di cose scisse, separate! In ogni caso le scissioni della realtà caratterizzano la vita perché: “ la scissione necessaria è un fattore della vita”.
Un esempio di tale scissione è la soggettività e l’oggettività, il finito l’infinito etc..La ragione deve ricomporre le scissioni e la sua funzione è sintetica mentre quella dell’intelletto è analitica perché separa le cose al fine di comprenderle meglio.
Qualche secolo dopo il maggior rappresentante della filosofia in America, J. Dewey, dirà che il pensiero stesso nasce dalla presenza di un mondo scisso, disorganico e caotico a cui dobbiamo mettere ordine. Per Hegel il pensiero filosofico nasce dal bisogno di riunificare le scissioni presenti nella realtà storica di una civiltà che percepisce in sé dei conflitti incomponibili! Quando il tessuto unitario di una civiltà appare lacerato e scisso dall’eccessiva analisi dell’intelletto e la scienza e il sapere si frantumano in tanti canali di conoscenza specialistica e viene perso di vista il senso dell’insieme emerge la filosofia ed il suo desiderio di sintesi. Attraverso la filosofia la ragione riannoda i diversi aspetti della realtà “ e si eleva come potenza dell’unificazione”. Nella ricerca di questo processo si unificazione la ragione agisce in modo nuovo: in modo dialettico!
Tale modalità permette di superare la scissione mediante un processo triadico di tesi, antitesi e sintesi. Cerchiamo di chiarire tale procedimento fondamentale per comprendere la filosofia hegeliana. Per la ragione dialettica nessun elemento particolare può essere considerato in sé: “il vero è l’intero”. Ciò che è scisso, diviso, scollato dall’insieme delle trame della realtà è astratto. Viceversa è concreto ciò che è cresciuto insieme, in un insieme di relazioni, che fa parte di un contesto di relazioni. In termini semplificati possiamo dire che Hegel ritiene gli oggetti che ci circondano ( ad es: questa penna, questo tavolo etc..) elementi astratti perché risultano singolarmente scissi da ogni rapporto organico. Se li consideriamo integrati in un insieme, ad es. come parti di questa nostra classe, essi risultano concreti. La funzione della ragione dialettica è di procedere a questa operazione di riunificazione. Hegel definirà la ragione: “ come la certezza della coscienza di essere ogni realtà”, per cui la ragione e la realtà sono un’unica cosa (panlogismo). La frase “ tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale” significa che tra la realtà e il pensiero non vi è nessuna differenza e che la ragione vede nella realtà se stessa ed il proprio processo. La filosofia è la narrazione dell’odissea della ragione e della realtà. Dal momento però che la realtà è mutamento la ragione è dialettica cioè sforzo di riunificare la molteplicità. Essa coglie se stessa come elemento (tesi); la realtà come scissione (antitesi); ed infine essa ricompone tale scissione in una nuova sintesi che ingloba sia la tesi che l’antitesi in una nuova forma (sintesi). In altri termini la ragione si determina come consapevolezza di sé (tesi); tale consapevolezza viene negata nel mondo fuori di sé (antitesi) ed infine la ragione ricompone questa scissione in una nuova sintesi nella quale il primo ed il secondo momento vengono ricompresi e superati. Superati non significa affatto annullati! Aristotele nella sua logica aveva affermato che il giudizio poteva formarsi grazie al principio di identità, a quello di non contraddizione e del terzo escluso. Hegel ribalta tale concezione affermando che è “la contraddizione” che muove il processo della ragione. Egli usa un termine presente nella lingua tedesca, aufhbedung che ha un doppio significato: togliere e conservare! Ebbene ciò che viene negato, l’antitesi (la differenziazione), viene conservato nella sintesi. Non risulta facile fare un esempio concreto ma se dovessimo provarci potremmo immaginare così il processo della dialettica hegeliana. Ad es. penso che questa penna scrive bene! (tesi). Poi ho un dubbio e provo pure altre penne (antitesi); da ultimo affermo che questa penna scrive discretamente bene perché mi sono accorto che alcune penne scrivono meglio di lei ed altre molto peggio (antitesi).
Tutto questo, apparentemente, contorto ragionamento ha reso la mia penna concreta perché è stata inserita in una trama di relazioni; ho affermato una cosa che poi ho negato; infine sono pervenuto ad una nuova sintesi nella quale ho conservato ed ho tolto quanto affermato e negato nella tesi e nell’antitesi. Dunque nella logica della ragione dialettica mi trovo a negare ciò che ho affermato ed il principio di non contraddizione aristotelico non funziona più. Secondo Hegel il pensiero filosofico è “il sistema”. Dirà nell’introduzione alla Fenomenologia dello spirito: << la vera forma in cui la verità esiste può essere solo il sistema scientifico di essa>>. Si dovrà dunque esporre il sistema per descrivere la sua forma scientifica. La Fenomenologia dello spirito è il sistema della filosofia hegeliana.
L’opera più importante di Hegel (1807) è la Fenomenologia dello spirito. Siccome l’editore pubblicò l’opera con alcuni mesi di ritardo Hegel scrisse una prefazione che finisce per riassumere e semplificare l’opera stessa diventando così il riassunto di tutto il percorso della filosofia hegeliana. La Fenomenologia è la sintesi della scienza dello Spirito assoluto se per scienza si intende la coscienza dello sviluppo della realtà così come la intendeva Hegel. La Fenomenologia descrive le fasi attraverso cui si sviluppa, nella coscienza dell’umanità la consapevolezza filosofica. Essa si svolge a partire dal percorso della coscienza individuale, nella varietà della condizioni storico culturali che si determinano in seguito alle manifestazioni dello spirito (fenomeni). Sul piano storico Hegel individua delle figure topiche che sono cioè forme spirituali rese concrete nel processo della storia. L’operazione è un racconto di come lo Spirito assoluto si specifica nella storia con alcune figure particolari che scandiscono un’epoca. Descrivendo il cammino della coscienza umana Hegel vuole individuare i momenti essenziali, i passaggi nucleari nei quali si è storicamente realizzato il movimento della ragione, il progresso dello spirito: rapporto tra lo sviluppo dello spirito nella coscienza e le forme storiche in cui tale sviluppo si è concretizzato. Così come ha scritto Guido de Ruggero la Fenomenologia appare come un viaggio di esplorazione attraverso tutto il territorio della coscienza non solo teoretica, ma anche morale, sociale, politica e religiosa. Il movimento della coscienza comincia con il desiderio. Il desiderio spezza l’unità della coscienza dando inizio al “movimento”. Il movimento della coscienza messo in moto dal desiderio è “la sensazione” con cui avvertiamo la presenza di una molteplicità di oggetti attorno a noi. Tali oggetti appaiono dipendere dalla coscienza soggettiva e non forniscono una conoscenza sicura. La coscienza passa allora alla “percezione” che è un livello di consapevolezza maggiore dell’oggetto. Ma la cosa è una mentre le sue proprietà sono molteplici ( bianco, dolce, solido): o abbiamo la cognizione dell’unità o della molteplicità. La coscienza infatti passa oltre all’intelletto e cerca l’universale oltre il particolare. Ma l’universale, il noumeno kantiano, non può essere rappresentato dal particolare fenomenico. La coscienza così si trova imbrigliata in contraddizione dalle quali può uscire ripiegando su se stessa, cogliendosi come soggetto di quelle rappresentazioni: si trasforma così in “consapevolezza di sé”, autocoscienza.
L’autocoscienza assume un connotato operativo, diventa comportamento pratico, sforzo di emancipazione. L’ autocoscienza si presenta allora come impulso, come desiderio di ottenere un oggetto per soddisfare un bisogno. Ma essere coscienza di sé implica la coscienza dell’esistenza dall’altro e questo si presenta come alterità, come qualcosa di diverso che nega la nostra individualità. La coscienza dell’altro si pone allora come differenziazione, come conflitto e come opposizione. Ogni soggetto nell’opporsi all’alterità teme di essere sconfitto e di dover soccombere fisicamente. Si può allora decidere di abbandonare la lotta e di sottomettersi diventando subordinato: schiavo! E’ già capitato nella storia degli individui e dei popoli! Nasce così la dialettica servo-padrone: quest’epoca della ragione è caratterizzata nell'antichità dalla civiltà greco-romana. Uno dei due, il padrone, gode; viceversa il servo soddisfa i bisogni del padrone e subisce. Ma il servo attraverso il lavoro modifica la natura e afferma la sua indipendenza verso la natura e così la umanizza. Il padrone invece dipende totalmente dal servo e il rapporto finisce per invertirsi: attraverso il lavoro il servo si è emancipato mentre il padrone si è schiavizzato nella sua indipendenza. Il servo viene chiamato da Hegel la “negazione della negazione” perché dopo essere stato annientato egli è riuscito ad emanciparsi nel lavoro e ad imporsi sul padrone che dipende da lui. Con l’inversione del rapporto di dipendenza nasce una nuova epoca nella storia dello spirito. Si apre un periodo caratterizzato dalla liberazione che comunque è una liberazione spirituale. Tale liberazione avviene attraverso passaggi emblematici o figure storico-culturali che individuano un periodo storico della cultura che lo rappresenta. Il primo momento è costituito dallo Stoicismo. Lo stoicismo rappresenta la liberazione dell’io perché il filosofo stoico ritiene essere libero dai vincoli della natura e di poter gestire la propria vita attraverso la volontà. La liberazione dello stoicismo è la liberazione dell’asservimento al destino e alla natura. La seconda figura storica è lo Scetticismo che estende il dubbio sul tutto: il mondo stesso viene messo in parentesi (epochè) e la liberazione dalla dimensione naturale è totale. L’ultimo momento è rappresentato dalla figura della Coscienza infelice! La Coscienza infelice esprime una dolorosa consapevolezza della separazione tra finito e infinito, tra l’uomo e Dio. Si tratta di un momento storico, il Medioevo, nel quale l’uomo cerca di innalzarsi a Dio sia attraverso la sua spiritualità; sia attraverso i monumenti delle cattedrali che spingono verso l’altro le loro volte come a sollecitare l’essere umano verso il cielo. La coscienza infelice cerca questo recupero di Dio ma ha una dolorosa consapevolezza della separazione tra la creatura e Dio,tra il finito e l’infinito. Conclusasi con la Coscienza infelice la storia dell’autocoscienza essa stessa è consapevole che deve assumere la forma della Ragione. La ragione è l’autocoscienza che si è determinata per cui comincia l’esplorazione della realtà. In questa prospettiva la ragione si è determinata come “ragione osservativa” che denota la nascita della scienza e la perdita del senso della propria dimensione spirituale. E' questo il periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento dove le scoperte della scienza danno un potere attivo e costruttivo alla civiltà umana. Ma la ragione osservativa passa dalla natura che è andata modificando alla necessità dell’agire morale. Comincia così il ciclo della ricerca di una morale che diventa ragione attiva protesa a realizzare l’ambito della morale. Ragione, “ragione osservativa” e “ragione attiva” rappresentano la triade dialettica della ragione. Giunti alla Ragione l’assoluto ha riempito una parte piuttosto vasta della totalità storica.
Comincia così L'enciclopedia delle scienze filosofiche che rappresenta lo sforzo maggiore di Hegel per sviluppare il suo sistema. Lo schema è il seguente:
                                  Essere               Non Essere           Divenire
LOGICA                 Essenza              Fenomeno            Realtà esterna
Concetto            Giudizio               Sillogismo

NATURA                Meccanica          Fisica                 Organica

SPIRITO               Soggettivo         anima, coscienza, ragione
Oggettivo
          diritto, morale, etica
Assoluto
             arte, religione, filosofia

Possiamo affermare che nella fenomenologia Hegel sviluppa il percorso della ragione attraverso la fondazione di momenti storico-culturali e figure emblematiche che procedono ad una determinazione della ragione. Lo schema è quello della ragione dialettica attraverso i ritmi trinitari con i quali la ragione conserva e supera i vari momenti. E’ sempre necessario tenere presente che la “ragione” non è un elemento estraneo alla realtà ma fa parte di questa: la ragione è la stessa realtà. Questo schema generale informa di sé tutta la realtà: quella del pensiero e quella della natura perché fra i due non vi è nessuna differenza; anzi la natura è una estrinsecazione (modalità) del pensiero stesso. A sua volta il pensiero filosofico si esplica attraverso dei ritmi trinitari dei quali ogni passaggio è sempre di tre scalini nei quali il pensiero si pone, si nega e poi si determina. Nell’enciclopedia delle “Scienze filosofiche” Hegel determina la stessa struttura di svolgimento della ragione indicandola con il termine di “assoluto”. Il processo fondamentale che compendia dentro di sé tutti gli altri è quello che muove dalla logica alla natura allo spirito. Logica, natura e spirito costituiscono la triade suprema o le tre tappe fondamentali dell’esplicarsi del pensiero. L’enciclopedia è divisa in tre parti: la logica o scienza dell’idea in sé e per sé ossia del pensiero nel suo astratto porsi. La filosofia della natura scienza dell’idea dell’assoluto che si nega nella sua astratta universalità e si determina fuori di sé come natura. Infine la Filosofia dello spirito che è la scienza dell’Idea nel suo ritorno a se stessa dopo aver abolito i primi due momenti riaffermandoli e fondendoli nello Spirito. Nella logica il pensiero è considerato nella sua pura attività logica che coinvolgerà poi tutte le altre attività. L’attività logica comprende un processo trinitario che inizia con il porsi dell’essere come puro pensiero indeterminato; ma subito dopo l’essere si nega questa sua astratta cognizione e vuole determinarsi dando così luogo all’essenza che è appunto un essere determinato. Essere ed essenza si fondano nel concetto che è la specificazione universalizzata dell’essere e dell’essenza. Ciascuno di questi tre momenti del processo comprende a sua volta un processo trinitario. Al porsi indeterminato dell’essere occorre un non essere che limita l’indeterminatezza dell’essere. Essere e non essere si congiungono nel divenire che è la forma dell’essere nel suo porsi e nel farsi in modo dinamico diverso da sé. L’essenza nega la sua genericità realizzandosi come apparenza di ciò che è la realtà; essenza e fenomeno si fondano nella realtà esterna. Ciò che non vediamo circondarci è il sesto movimento dell’assoluto che si è determinato. Infine il concetto si nega che la sua astratta universalità e diviene giudizio infine si fondano nel sillogismo che è una catena concreta e generale di giudizi dove il concetto trova una sua specificità e una sua determinazione. Il ritmo dell’assoluto si è determinato come esperienza storica a partire dall’estrazione più generale dell’essere. Tuttavia il pensiero attuandosi nel processo logico è rimasto in una sua astratta universalità. Deve determinarsi estrinsecando in forme particolari specifiche diviene allora natura. In quanto il pensiero nega la sua universalità ideale per porsi come pura materialità la natura è meccanica. In quanto nega la pura materialità per specificarsi nei particolari essa è fisica. Riassumere i due momenti è importante perché la natura da meccanica a fisica esegue un passaggio fondamentale: la natura è organica perché nell’organismo gli elementi particolari si coordinano in vista di una fine. Tale fine rappresenta l’assoluto nel suo processo d’alienazione (uscita da se stessa) dalle pure forme dell’essere all’organismo biologico. Ma l’organismo biologico ha un suo destino limitato: muore. L’assoluto non ha raggiunto nemmeno nella natura la sua finalità. Comincia l’ultima parte dell’opera. Abbiamo visto ch il pensiero acquista coscienza di sé. La sua essenza è “ la libertà”. E la sua capacità di definire la propria necessità. Lo spirito realizza allora un ultimo movimento trinitario: soggettivo, oggettivo, assoluto. Nel momento della soggettività esso si determina come elemento massimamente spirituale cioè come anima individuale, nega questa indeterminazione nella consapevolezza della coscienza ed infine riassume questi due momenti nella ragione. Nel secondo momento lo stimolo assume un’oggettività, vale a dire una specificità nella storia umana. Avremo allora diritto, con cui lo spirito oggettivo diventa legge di comunità, ma la legge di una comunità è un fatto generico che deve specificarsi in concrete azioni: avremo allora la moralità. Infine nel terzo momento il diritto e la moralità si fondano nel costume che è ethos di tutto un popolo e addirittura delle varie civiltà. Nel suo percorso ha negato la propria soggettività in un’oggettività che è arrivata fino all'ethos ( sostanza etica). Ma occorre un ultimo momento nel quale lo Spirito ritrova finalmente se stesso. Tale ritorno in se stesso lo spirito lo compie in altri tre ritmi trinitari. Esso si pone come esperienza di forme pure ed ideali che costellano la storia del genere umano, ed è arte! Si nega nella religione che è poi il sentimento elevato a valore assoluto! E infine afferma se stesso concludendo il ciclo come sapere assoluto, come filosofia. Dirà Hegel che la filosofia è come la nottola di Minerva che si sveglia e comincia a volare quando il giorno è finito, quando tutto si è concluso. La filosofia è sapere assoluto perché rintraccia, ripercorrendole, le fasi dello Spirito assoluto attraverso la storia. La filosofia è proprio questo venire alla luce del percorso della civiltà e della conoscenza.

 

RIASSUNTO

  1. La realtà è una totalità munita di senso perché contiene in se un progetto che è possibile leggere, capire e dire.
  2. Questo progetto è immanente alla realtà stessa! E' un insieme inscindibile da essa ed è l'Assoluto.
  3. L'Assoluto si manifesta come “ragione”, come l'elemento stesso che governa il progetto e che lo sviluppa.
  4. Pertanto la realtà contiene in se, in modo altrettanto reale, il movimento sotto forma di “scissione”.
  5. Il movimento tende a differenziare e ad riunificare la realtà stessa: la differenziazione e la ricomposizione sono il movimento stesso! Sono la legge che governa il tutto! ( il logos avrebbe detto Eraclito).
  6. La filosofia è la scienza che racconta l'odissea dell'Assoluto attraverso il percorso della ragione ed il filosofo è colui che rende possibile tale narrazione e che rende esplicito ciò che avviene.
  7. Secondo Hegel la filosofia nasce nei momenti storici nei quali il tessuto sociale è particolarmente scisso ed ha bisogno di ritrovare verità, nei quali il lavoro “dell'intelletto” ha separato gli elementi della realtà. Occorre allora una riflessione che ricostruisca, che sintetizza, gli elementi della realtà riunificandoli in una continuità evidente. Questa riflessione è la filosofia ed il filosofo permette che tale riflessione trovi concretezza riunificando il processo stesso.
  8. Il processo dell'Assoluto narrato dalla ragione avviene nella storia!
  9. Esiste una storia visibile ed una storia che vede solo la ragione.
  10. La storia visibile è quella che appare con le sue discontinuità. La storia invisibile, quella che vede la “ragione”, è quella che contiene delle trame interne che hanno una loro intrinseca finalità.
  11. La “scissione” è l'elemento che caratterizza la realtà: è una scissione il rapporto tra ciò che è soggettivo e ciò che è oggettivo; tra ciò che è finito e ciò che è infinito.
  12. La “scissione” deve essere sanata e questo accade attraverso la “ragione dialettica”. La ragione dialettica opera secondo una sua modalità particolare: ha un movimento che toglie e conserva (aufhbedung). Si tratta di creare una sintesi passando per la negazione della tesi presentata.
  13. Tesi, antitesi e sintesi sono il movimento dialettico che opera la ragione per superare la scissione!
  14. Fare un esempio concreto non è facile! Tuttavia si potrebbe così sintetizzare il passaggio: è come se io faccio una affermazione precisa (es: questa penna scrive bene!); sono colto da un dubbio (es: provo altre penne!); infine sintetizzo i due momenti affermando che questa penna scrive “discretamente” bene perché mi sono accorto che altre scrivono meglio ed altre certamente peggio!
  15. Ebbene l'antitesi è compresa nella sintesi; così come la tesi che viene anche essa immessa nell'antitesi ed assorbita dalla sintesi.
  16. Abbiamo “tolto e conservato” nella sintesi ciò che la scissione ci ha proposto.
  17. Il principio di non-contraddizione aristotelico viene annullato perché la contraddizione viene ricompresa nel movimento dialettico della realtà e della ragione che è parte della stessa realtà.
  18. L'identità (tesi) viene negata in qualche cosa di diverso(antitesi) e l'insieme viene riassorbito in una nuova sintesi.
  19. La ragione dialettica rende concreta la realtà. Infatti gli oggetti nella loro specificità, nella loro singolarità, sono astratti perché non inglobati in un contesto di relazioni; quando gli oggetti si integrano in un contesto di relazioni essi diventano concreti. Questo processo viene condotto avanti dalla ragione dialettica che “cuce” tra loro i fatti in precise relazioni.
  20. “ Il vero è l'intero!” Questa affermazione di Hegel conduce la trama della “Fenomenologia dello spirito” (1806-1807) che è “la scienza della esperienza della coscienza”. Tale opera è il viaggio della coscienza attraverso le tappe che compie la ragione per passare dal sapere relativo al sapere assoluto! Tali tappe sono scandite dai fatti storici e dalla proiezione in essi dello sviluppo della coscienza teoretica.
  21. All'inizio dell'opera Hegel descrive in modo fascinoso un processo che avviene nella natura: il fiorire ed il fruttificare della pianta. Il processo ha dei suoi specifici particolari:dal formarsi del bocciolo, alla vera e propria fioritura, al nascere e maturarsi dei frutti etc. Questi elementi particolari, questi processi che si svolgono consecutivamente, hanno un reale significato se vengono riferiti all'insieme pianta (l'intero). Ma questi si determinano attraverso un processo nel quale ogni elemento è legato agli altri costituendo la vita dell'intero. La ragione dialettica percepisce questo processo di cui essa stessa fa parte.
  22. L'odissea della ragione si muove in varie tappe. La prima “tappa” è la coscienza che si esplicita a partire dalla sensazione, alla percezione che è una sensazione cosciente, all'intelletto.
  23. Segue l'autocoscienza che si determina storicamente come signoria e servitù. L'autocoscienza in quanto consapevolezza di sé è desiderio come impulso ad ottenere un oggetto per soddisfare un bisogno. Ma l'autocoscienza è anche coscienza della presenza di un altro, di una soggettività altra, perché anche altre soggettività provano desiderio. Le altre alterità appaiono in un rapporto di opposizione che crea antagonismo, contrasto e conflitto per il possesso delle cose che soddisfano i bisogni.
  24. La lotta si configura difficile, incerta e si prospetta come possibilità della morte! Di fronte a tale evenienza una delle due soggettività sceglie di non correre il rischio e si sottomette trasformandosi in schiavo. Tutto il mondo antico è stato caratterizzato dal rapporto servo-padrone. Tale dialettica si caratterizza dal fatto che, inizialmente, il padrone sfrutta il servo appropriandosi della sua persona e del suo lavoro: il padrone è la negazione del servo proprio perché sfrutta il lavoro del servo e ne gode i frutti. Ma lentamente tale rapporto si inverte! Il servo infatti opera sulla natura e la modifica con il proprio lavoro che resta; il padrone viceversa dipende sempre più dal servo! Il servo modificando la natura con il proprio lavoro ottiene una sua autonomia mentre il padrone perde la sua e dipende sempre più dal servo. Il servo diviene allora la “negazione della negazione”. Il lavoro incide sulla natura perché trasforma l'oggetto grezzo e diventa forma dell'oggetto stesso: una forma che permane nella realtà.
  25. I rapporti fra servo e padrone si invertono e nella storia dello Spirito si apre una nuova fase. La nuova fase è di “liberazione”. La liberazione è una liberazione spirituale. Tale liberazione avviene attraverso passaggi emblematici, figure storico-culturali presenti nella storia della civiltà e che Hegel intercetta nello Stoicismo, nello Scetticismo, nella Coscienza infelice
  26. Nella figura dello Stoicismo il “saggio” si libera affermando la propria indipendenza dalla natura e dalle necessità destinali attraverso la propria volontà. Se non ha più scelte verso il destino avverso si sottrae a tale destino affermando la sua libertà nel suicidio. Egli oppone la propria volontà al destino e si eleva sopra la natura sentendosi libero anche quando si trova in catene.
  27. Nella figura dello Scetticismo l'emancipazione è totale perché il mondo stesso viene posto “in parentesi” e nessuna dipendenza rimane perché il saggio sospende il giudizio su tutto e si libera di tutto.
  28. Scomparso il mondo della natura non resta allo Spirito che la “fede”, la religione. Ma quest'ultima pone un problema piuttosto rilevante all'essere umano: l'infelicità della coscienza. La presenza di Dio, dell'Infinito, mette in crisi la coscienza che si avverte finita e limitata. La “coscienza infelice”,tipica del Medioevo, è la coscienza lacerata e scissa dalla consapevolezza del rapporto irrisolvibile tra finito ed infinito, tra tempo ed eternità. L'ascetismo rappresenta il tentativo di liberarsi dal mondo caratteristico della civiltà medievale che punta le sue cattedrali verso il cielo quasi a dimenticarsi del mondo o a lasciarlo in basso.
  29. Attraverso la fede la ragione diviene consapevole del suo carattere essenzialmente spirituale! Essa osserva il mondo e si compiace della capacità umana di colonizzare e dominare il mondo stesso. E' l'epoca del Rinascimento e dell'età moderna con l'affermazione della dignità dell'uomo e la nascita della scienza e della sua capacità di costruire e trasformare il mondo. A questo punto la “ragione osservativa” si sente in crisi perché vuole qualificarsi in una possibilità di operare dentro le cose: essa si trasforma così in “ragione attiva”. La ragione attiva giunge a identificare se stessa nelle leggi che reggono una comunità. La ragione attiva si identifica con le leggi della comunità e si realizza concretamente, cioè storicamente, nell'ethos di un popolo. L'ethos di un popolo è il carattere più intimo ed essenziale di quella comunità e costituiscono i valori di quella comunità nella maturità della sua determinazione storica.
  30. La Fenomenologia dello spirito si conclude con l'identificazione da parte di Hegel della religione come il momento di massima autoconsapevolezza dello Spirito. Tuttavia è la filosofia il sistema logico-razionale che, attraverso il racconto dello Spirito nella storia, permette la ricostruzione di tale processo.
  1. Nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche Hegel affronta il problema della realtà nei suoi svolgimenti e processi attraverso lo Spirito Assoluto.
  2. Lo schema è il seguente:

                                                         ESSERE             NON ESSERE              DIVENIRE
LOGICA
scienza dell'Idea in se
e per sé ossia del pen-                    ESSENZA           FENOMENO               REALTA'
siero nel suo astratto                                                                                          esterna
affermarsi.

                                                        CONCETTO        GIUDIZIO                  SILLOGISMO

 

NATURA                                                  
scienza dell'Idea che                                  MECCANICA
si nega nella sua astrat-
ta universalità e si                                     FISICA
determina fuori di sé
come natura.                                              ORGANICA


ANIMA
SOGGETTIVO          COSCIENZA    
SPIRITO                                                                 RAGIONE

Scienza dell'Idea nel suo
ritorno a sé stessa dopo
avere superato e conservato
i primi due momenti                                                        DIRITTO
fondendoli nello Spirito               OGGETTIVO          MORALITA'
COSTUME

    
ARTE
ASSOLUTO              RELIGIONE
FILOSOFIA

  1. Il processo fondamentale che compendia dentro di sé tutti gli altri è quello che muove dalla Logica, alla Natura, allo Spirito. Logica, Natura e Spirito costituiscono le tre tappe fondamentali dell'esplicarsi del pensiero.

34) L'Enciclopedia delle Scienze Filosofiche è divisa in tre parti:
a) la logica o scienza dell'Idea in sé e per sé, ossia del pensiero nel suo astratto cogliersi e nel  determinarsi come sistema scientifico.
b) la filosofia della natura o scienza dell'Idea che nega la sua astratta universalità e si determina come natura.
c)la filosofia dello Spirito o scienza dell'Idea nel suo ritorno a sé dopo avere superato dialetticamente i primi due momenti riaffermandoli e fondendoli nello Spirito Assoluto

  1. L'attività logica comprende un processo trinitario che inizia con l'elementare porsi del pensiero come puro “essere” indeterminato. Ma l'essere nega questa sua genericità e vuole determinarsi dando luogo all'essenza che è un essere determinato nella sua specificità. L'essenza non potrebbe sussistere se non partecipasse all'idea dell'essere: il concetto
    rappresenta la fusione fra tutti e due i momenti in una sintesi che determina una specificità.
  2. Ciascuno di questi tre momenti del processo comprende a sua volta un processo trinitario. Al porsi dell'essere indeterminato si contrappone una sua limitazione, il non-essere, ed entrambe si fondono nel divenire. L'essere già nel suo porsi determina un movimento, cioè il farsi diverso da se, il suo generarsi: affermazione e negazione che si conciliano nel movimento stesso, nel “divenire”. Essere, non-essere e divenire costituiscono il ritmo dell'essere. Da questo ritmo derivano le categorie dell'essere: la qualità, la quantità ed il modo.
  3. L'essenza dopo essersi posta come tale si nega e diventa “fenomeno” ossia forma sensibile dell'essenza. Entrambe i termini si fondono nella “realtà esterna”: essenza, fenomeno e realtà esterna vengono a costituire le tre categoria dell'essenza.
  1. Infine il “concetto” si nega nel “giudizio” che è una determinazione del concetto stesso. Concetto e giudizio vengono fusi nel “sillogismo” che riporta l'universalità là dove il giudizio aveva portato una specificità. Concetto, giudizio e sillogismo sono le tre categorie del concetto.

 

  1. Il processo logico fonda così nove categorie che formano l'ossatura di tutta la realtà: materiale e spirituale. Esse non sono pure forme mentali ma realtà universali che si determinano tanto nell'uomo che nella natura. Le categorie del processo logico assomigliano a quelle aristoteliche perché sono forme spirituali ed insieme reali.
  2. Il pensiero, determinandosi nel processo logico, è rimasto in una sua astratta universalità. Per superare tale generica universalità dovrà allora negarsi in questa astrazione e determinarsi estrinsecandosi in forma particolari. Il superamento dell'astratta generalità è il regno della natura.
  3. In quanto il pensiero nega la sua universalità ideale per porsi come materialità la natura è “meccanica”. In quanto nega la sua pura materialità determinando i particolari(leggi generali) e le regole generali essa è “fisica”. In quanto nega la meccanica e la fisica per affermarle in una finalità essa è “organica”. Nell'organismo infatti gli elementi particolari si coordinano in vista di un fine.
  1. La filosofia della natura giunge fino all'organismo vivente! Ma l'organismo muore! Comincia così l'ultima parte dell'opera. Lo Spirito è il pensiero che acquista coscienza di sé. Secondo Hegel la sua essenza è la libertà ossia l'indipendenza da ogni motivo esteriore, la consapevolezza di una necessità sua propria. Lo Spirito si attua secondo un ulteriore ritmo trinitario: soggettivo, oggettivo ed assoluto. Ciascuno di questi momenti, di queste determinazioni, si svolge in ulteriori ritmi di tre momenti.

 

  1. Nel momento soggettivo lo Spirito si pone come “anima”, ossia come principio vitale immateriale della vita organica. Si nega come elemento spirituale determinato cioè come “coscienza” specifica ed individuale; infine fonde i due termini nella “ragione” che esprime la sintesi delle due prime condizioni. La forma più elevata della spiritualità è la ragione.
  2. Tuttavia lo Spirito non può restare fermo e rinchiuso nel soggetto: deve negarsi come soggettivo e determinarsi come oggettivo. Lo Spirito oggettivo costituisce altri tre gradi: il diritto, la moralità, il costume.
  3. Il “costume” è la moralità divenuta pratica sociale, ethos, “sostanza etica”. Questa si sviluppa nella famiglia, nella società ed infine nello stato. Lo stato è la totalità piena della vita etica e rappresenta la sua più alta espressione.
  4. Lo Spirito oggettivo si svolge attraverso i conflitti tra gli stati. Tali conflitti rappresentano la vitalità dello Spirito assoluto. Ogni popolo afferma un suo principio, lo fa trionfare e poi scompare di fronte all'affermarsi di un altro popolo e di un altro principio superiore. Tale processo si riscontra nella storia! Nella storia vi è lo Spirito assoluto che si determina secondo sue finalità: ma il punto di arrivo è la libertà. All'inizio della storia la libertà è di uno solo: il monarca. In un secondo momento, in una seconda fase, è di pochi, i rappresentanti delle classi superiori. Nel terzo momento la libertà si estende a tutti ed è il momento della rivoluzione francese, del trionfo della borghesia.
  5. Hegel era fermamente convinto che il cammino della civiltà, come processo di libertà, andava dall'oriente alla Grecia e a Roma. L'ultimo periodo storico era guidato dai popoli germanici.
  6. Ed infine spirito soggettivo e spirito oggettivo vengono negati e riaffermati nell'unità delle Spirito Assoluto che si eleva su tutti i contrasti e su tutti i limiti. Esso si pone anzitutto come rappresentazione ed è arte. Si limita come sentimento ed è religione. Infine nega arte e religione per riaffermale nella forma del sapere assoluto ed è filosofia la più alta forma dello Spirito perché in essa l'Assoluto si rispecchia e si racconta.
  7. L'assoluto si rispecchia nella storia e si sviluppa nella stessa storia universale. Nella storia opera la ragione che spinge gli avvenimenti verso la libertà. I sentimenti, i sogni degli individui e dei popoli, hanno come fine oggettivo l'attuarsi del progetto razionale, finalistico, dello Spirito Assoluto. Per ottenere questo la ragione ricorre a delle sue astuzie: ad esempio Giulio Cesare ha come suo progetto di determinare una libertà più grande per il popolo romano; ma in questo suo progetto egli muore! Tuttavia il progetto va avanti lo stesso malgrado il personale fallimento di Cesare. Gli individui ed i popoli sono strumenti dello Spirito assoluto e della ragione che ne segue il percorso attraverso sue modalità.
  8. Dal momento che “il vero è l'intero” la scienza è conoscenza della totalità, di tutte le trame che costituiscono la realtà ed i processi della stessa. Ludovico Geymonat ha notato come la concezione della scienza in Hegel si determini come la ricerca di una concezione totale del sapere, come una conoscenza del fondamento stesso dell'essere, della storia e della realtà. Ma egli fa notare come la moderna epistemologia ha rinunciato a tale forme di sapere assoluto, alla conoscenza essenziale delle cose, accontentandosi di una costante approssimazione alla verità. Dunque la conoscenza scientifica è una conoscenza approssimata e non assoluta come voleva Hegel.
  1. La filosofia, secondo Hegel, “procura l'intellezione che nulla è reale all'infuori dell'idea”. Questa infatti è ben concreta: è la realtà stessa nella sua essenza razionale più autentica. Ciò che è importante nella filosofia “è conoscere, nella parvenza di ciò che è temporale e transeunte, la sostanza che è immanente e l'eterno che è presente”. Dunque la filosofia deve vedere il razionale che è sinonimo dell'idea e non deve “ mischiarsi in tale modo in cose che non la riguardano”. La filosofia deve andare al fondo delle cose e coglierne il nucleo essenziale, cioè razionale! Non sarà necessario, ad esempio come fa Platone, indicare come dovrebbe essere lo stato; ma ricostruirne il fondamento razionale, la giustificazione per un popolo o una civiltà. Dirà Hegel:” La filosofia deve intendere ciò che è, poiché ciò che è, è la ragione! Del resto, per quello che si riferisce all'individuo, ciascuno è figlio del suo tempo, e anche la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero”. La filosofia deve cogliere il presente della realtà, l'idea che si svolge nella realtà, perché “ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”.

 

  1. La filosofia ha come compito quello di superare le contraddizioni della realtà. Scissione e superamento della scissione si pongono come due momenti essenziali della filosofia. Essa ha il compito di riconoscere il divino, il processo razionale, nel mondo e di raccontarlo.Essa è un modo con cui lo Spirito assoluto prende coscienza di sé ed emerge quando un ciclo culturale volge al termine, si conclude. Nel chiaroscuro di un mondo già formato, che ha una sua specificità storica, sorge il pensiero filosofico che dunque non dice come dovrebbe essere il mondo ma lo racconta secondo le linee guida che vi intravede, secondo lo sviluppo razionale che coglie. L'elemento ideale colto all'interno della realtà costituisce il mondo del quale la filosofia dà resoconto. Ma il racconto è sempre di qualche cosa che è finito, che si è esaurito e concluso: “la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo”.
  1. La filosofia di Hegel ha avuto un grande successo nell'Ottocento ed è stata il riferimento culturale di molti filosofi ed intellettuali di quel secolo ma anche del Novecento. Molto spesso in modo critico e polemico come per Kierkegaard, per Schopenhauer, per Marx, per Nietzsche etc. Tuttavia Hegel ha il merito di avere provato a costruire una scienza del fondamento ultimo della ragione nelle faccende umane e cioè nella storia. Mai nessun filosofo ha valorizzato la storia come campo dell'agire umano e divino: per Hegel la storia ha un suo progetto nel quale l'Assoluto, sotto forma di ragione, si determina e si sviluppa. Tale sviluppo è costituito dai vari fatti nel loro insieme ed è all'insieme che bisogna guardare per capire veramente la realtà ed il suo svolgimento. Ciò che è il vero è l'intero e all'intero come “svolgimento” noi dobbiamo guardare per comprendere cosa è successo e dove siamo. Il rischio di una filosofia come quella di Hegel è quello di giustificare qualsiasi cosa, qualsiasi avvenimento storico, anche i fatti più irrazionali e nefasti, affermando che ciò che è accaduto ha un motivo razionale che comporterà successivamente il meglio. Si potrebbe dire, usando un paradosso, che lo sterminio degli ebrei è stato un fatto positivo perché in seguito si è diffuso maggiormente lo spirito di umanità e di libertà!!!??? Il pericolo di giustificare il male e l'irrazionale è ciò che rende insicuro il pensiero hegeliano anche se, sia pure dalla tomba, Hegel potrebbe rispondere che esistono e si realizzano nella storia umana sia il male che l'irrazionale. Comunque sia e per nostra fortuna la civiltà, la cultura ed il sapere non si sono fermati ad Hegel e la filosofia continua a fornire(......) dubbi, proporre varie alternative, riflessioni e indicando delle possibili alternative senza dirci dogmaticamente quella giusta! Oppure sbagliata. Proprio come la vita che non è mai troppo giusta o troppo sbagliata.

 

Rino Busacca
Insegnante presso l'Istituto G. Lombardo Radice di  Catania.

 

Fonte: http://www.lombardoradicect.it/rinoparlante/pensiero-hegeliano.doc

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