Tolomeo e la visione greca dell'universo in Aristotele

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La rivoluzione astronomica

La rivoluzione astronomica rappresenta un degli avvenimenti culturali che hanno contribuito al passaggio dall’età antico-medievale all’età moderna.
Si crede che tale rivoluzione sia dovuta a Copernico. Ma ciò, è vero solo in parte, in quanto Copernico ha semplicemente dato inizio a un processo di pensiero. Quella che comunemente continua a chiamarsi la visione copernicana dell’universo è il prodotti di intuizioni e deduzioni teoriche che risalgono per lo più a Giordano. Di conseguenza la rivoluzione astronomica non è soltanto un fatto astronomico e scientifico, ma anche un avvenimento filosofico poiché ha finito per mutare la visione complessiva del mondo dell’occidente.
L’universo degli antichi, quello di Aristotele e Tolomeo, era unico in quanto pensato come il solo universo esistente. Questo era poi chiuso in quanto immaginato come una sfera limitata dal cielo delle stelle fisse, oltre il quale non c’era nulla, neanche il vuoto, poiché Aristotele sosteneva che ogni cosa è nell’universo, mentre l’universo non è in nessun luogo. In più l’universo era considerato fatto di sfere concentriche si cui erano incastonati le stelle e i pianeti, e anche distinti in due zone diverse: una perfetta quella sopralunare e una imperfetta quella sublunare.
Niccolo Copernico. Copernico nasce a Torun, studiò all’università di Cracovia, Bologna, Padova e Ferrara, ove si laureò in diritto canonico. Gli studi astronomici li condusse in patria. La sua opera fondamentale, Le rivoluzioni dei corpi celesti, fu pubblicata solo quando ormai egli era moribondo. Studioso di fisica celeste, Copernico riteneva la dottrina tolemaica antieconomica e quindi errata per il fatto stesso di essere troppo complessa. Studiando i pitagorici e altri greci che avevano anticipato l’eliocentrismo, si convinse che poteva produrre una notevole semplificazione del calcolo matematico dei movimenti celesti. Secondo la sua teoria il sole è immobile al centro dell’universo; attorno ad esso ruotano i pianeti; la Terra ruota anche su se stessa, originando il moto apparente dei pianeti e delle stelle; la luna gira intorno alla terra e infine le stelle stanno fisse lontane dal sole e dai pianeti. L’astronomo polacco concepiva ancora l’universo come sferico, unico e chiuso dal cielo delle stelle fisse. Per giustificare la sua dottrina poi, lo stesso Copernico, sosteneva che il sole è al centro dell’universo perché dovendo illuminare il cosmo è soltanto dal centro di questo che il sole può svolgere nel miglior modo la sua funzione. Osiander, un teologo luterano sosteneva la natura puramente ipotetica e matematica della nuova dottrina astronomica. La teoria copernicano faceva fatica ad affermarsi in quanto era considerata troppo semplice rispetto a quella tolemaica. Inoltre questa si scontrava con ardue domande di fisica che la scienza del tempo non era preparata a risolvere. Nacquero pertanto diversi quesiti da porre alla stessa teoria copernicana. Gli ostacoli maggiori provenivano dal settore religioso e filosofico.
Il secondo momento della rivoluzione astronomica, quello più radicale, è opera di Giordano Bruno. Come sappiamo l’infinità del tutto è un concetto che nasce presso i Greci, in particolare da Democrito e difesa in seguito da Lucrezio. Nel medioevo scomparve questo importante concetto dell’infinità dei mondi. Il pensatore con cui questo concetto riappare è Cusano. In realtà Cusano non parla di un’infinità positiva. Il suo universo è interminato. Altri due studiosi, Palingenio e Digges, sostengono l’infinità dell’universo. Il primo afferma la finitezza del mondo materiale circondato dalle sfere celesti (infinito non è il suo mondo, ma il cielo di Dio). Il secondo posizione le stelle oltre la linea della fine dell’universo proposta da Copernico. Questi due autori rivelano il tentennamento degli intelletti dinanzi ad un problema così complesso. Bruno giunge ad una nuova visione dell’universo che deriva da un’intuizione di fondo del suo pensiero alimentata dal copernicanesimo. Per cui l’universo può contenere un numero illimitato di stelle-soli, disseminate nei vasti spazi. Bruno risponde razionalmente che le stelle sono soli innumerabili, centri dei rispettivi mondi. Il mondo avendo la sua causa in un essere infinito, deve per forza essere infinito. Da questo osservazione, Bruno ricava un nuovo concetto di infinito. Combinando gli studi di Lovejoj con le ricerche lo Koyrè arriviamo alla formulazione delle tesi cosmografie rivoluzionarie dell’età moderna. La prima è l’abbattimento delle mura esterne dell’universo: l’universo comincia ad essere concepito aperto in ogni direzione. La seconda è la pluralità dei mondi e la loro abitabilità: Bruno infatti ritiene che i diversi mondi siano popolati da creature viventi, senzienti e razionali. La terza tesi, l’identità tra cielo e terra, implica il superamento del dualismo tolemaico, in quanto derivando tutto dall’unica mente di Dio, anche l’universo deve essere unico. La quarta tesi, considera lo spazio come qualcosa di unico e di omogeneo. Lo spazio del mondo è acentrico, in quanto in esso non esiste alcun punto di riferimento. La quinta tesi, l’infinità dell’universo, è in realtà la prima, essendo l’idea che sta alla base di tutte le altre

Fonte: http://www.riassuntiliceo.altervista.org/quartof/filo21.doc

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