Elenco paesi cee

Elenco paesi cee

 

 

 

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Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Elenco paesi cee

L'Unione europea ha 28 paesi membri:

  • Austria (1995)
  • Belgio (1958)
  • Bulgaria (2007)
  • Cipro (2004)
  • Croazia (2013)
  • Danimarca (1973)
  • Estonia (2004)
  • Finlandia (1995)
  • Francia (1958)
  • Germania (1958)
  • Grecia (1981)
  • Irlanda (1973)
  • Italia (1958)
  • Lettonia (2004)
  • Lituania (2004)
  • Lussemburgo (1958)
  • Malta (2004)
  • Paesi Bassi (1958)
  • Polonia (2004)
  • Portogallo (1986)
  • Regno Unito (1973)
  • Repubblica ceca (2004)
  • Romania (2007)
  • Slovacchia (2004)
  • Slovenia (2004)
  • Spagna (1986)
  • Svezia (1995)
  • Ungheria (2004)

L'Unione europea (UE) è una famiglia di paesi europei democratici che si sono impegnati a lavorare insieme per la pace e la prosperità. Non è uno Stato che si propone di sostituire gli Stati esistenti, né è una semplice organizzazione per la cooperazione internazionale. È qualcosa di unico. I suoi Stati membri hanno creato una serie di istituzioni comuni a cui delegano una parte della loro sovranità in modo che le decisioni su questioni specifiche di interesse comune possano essere prese democraticamente a livello europeo.
Storicamente, le radici dell'Unione risalgono alla seconda guerra mondiale. L’idea è nata perché gli europei erano fermamente decisi a evitare che si verificassero nuovamente distruzioni e stragi simili. Nei primi anni, la cooperazione coinvolgeva sei paesi e riguardava soprattutto il commercio e l’economia. Oggi l’UE accoglie 27 paesi e 490 milioni di persone e tratta un’ampia serie di questioni che toccano da vicino la nostra vita quotidiana.
L'Europa è un continente con molte tradizioni e lingue diverse, ma anche con valori comuni da salvaguardare quali la democrazia, la libertà e la giustizia sociale. Essa dà impulso alla cooperazione tra i popoli d'Europa, promuovendo l'unità nel rispetto della diversità e garantendo che le decisioni vengano prese il più possibile a contatto con i cittadini.
Nel mondo del XXI secolo, caratterizzato da una sempre maggiore interdipendenza, è sempre più necessario che ciascun cittadino europeo lavori insieme ai popoli di altri paesi animato da curiosità, apertura e solidarietà

 

il personale delle istituzioni europee e i media che si occupano delle attività dell’UE utilizzano spesso il cosiddetto "gergo europeo", ovvero parole ed espressioni comprensibili soltanto a loro. Il gergo europeo può causare confusione nei comuni cittadini. Per questo motivo abbiamo deciso di stilare una "guida alla comprensione del gergo europeo".
Avvertenza: la presente guida non riporta né i termini utilizzati in ambito puramente tecnico o giuridico, né il gergo utilizzato soltanto in una lingua. Per una spiegazione dei termini tecnici e giuridici, consultare il "glossario", che si trova su un altro sito, più tecnico.
Per qualsiasi osservazione sull’utilità di questa guida o suggerimenti circa altri termini del gergo europeo che dovrebbero esservi inseriti, si prega di contattarci mediante il modulo apposito.

Acquis comunitario:
è un termine francese che significa, sostanzialmente, "l’UE così com’è" – in altre parole, i diritti e gli obblighi che i paesi dell’UE condividono. L’"acquis" comprende tutti i trattati e le leggi, le dichiarazioni e le risoluzioni, gli accordi internazionali in materie di competenza dell’UE e le sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia. Comprende inoltre le iniziative prese congiuntamente dai governi dell’UE nei settori "giustizia e affari interni" e "politica estera e di sicurezza comune". "Accettare l’acquis" significa pertanto prendere l’UE così com’è. I paesi candidati devono accettare l’"acquis" prima di aderire all’UE e recepire la legislazione dell’UE nella rispettiva legislazione nazionale. Per maggiori informazioni, consultare il glossario alla voce "Acquis comunitario".
Agenda:
termine latino che significa letteralmente "cose da farsi". Si usa normalmente nel senso di "lista di argomenti da discutere nel corso di una riunione", ma nel linguaggio dei politici significa anche "cose che intendiamo realizzare". L’"Agenda sociale" dell’UE, ad esempio, individua gli obiettivi che l’Unione intende realizzare negli anni a venire nel campo delle politiche sociali e dell’occupazione.

Allargamento:
dopo la firma dei Trattati di Roma, negli anni Cinquanta, l’attuale UE contava solo sei Stati membri; oggi ne ha 27. L’adesione di nuovi Stati membri comporta un "allargamento" dell’UE:

  • Anni ‘50 Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi
  • 1973 Danimarca, Irlanda, Regno Unito
  • 1981 Grecia
  • 1986 Portogallo, Spagna
  • 1995 Austria, Finlandia e Svezia
  • 2004 Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria
  • 2007 Bulgaria e Romania.

Anno europeo di…
ogni anno o due, l’UE o il Consiglio d’Europa possono richiamare l’attenzione pubblica su un particolare tema europeo organizzando una serie di iniziative speciali ad esso connesse. Il 2007 è stato proclamato l’Anno europeo delle pari opportunità per tutti; il 2008 sarà l’"Anno europeo del dialogo interculturale".
Antitrust:
l’UE intende garantire una concorrenza libera e leale nel mercato interno, facendo in modo che le imprese si facciano concorrenza e non concludano accordi fraudolenti. Per questo la normativa UE – nota come "normativa antitrust" – vieta gli accordi che limitano la concorrenza (come nel caso di accordi segreti tra imprese per praticare prezzi artificialmente elevati), nonché gli abusi da parte di imprese che detengono una posizione dominante sul mercato. La Commissione dispone di notevoli poteri di repressione delle attività anticoncorrenziali, compreso quello di infliggere ammende alle imprese ree di condotta anticompetitiva.
Armonizzazione:
tale termine può indicare l’allineamento delle legislazioni nazionali, solitamente allo scopo di abolire le barriere nazionali che ostacolano la libera circolazione di lavoratori, beni, servizi e capitali. In altre parole, "armonizzare" significa far sì che, in merito ad una questione specifica di competenza dell’UE, le norme stabilite da ciascuno Stato membro impongano gli stessi obblighi ai cittadini dei restanti Stati membri e che in ogni paese sussistano determinati obblighi minimi.

"Armonizzazione" può anche indicare il coordinamento delle norme tecniche nazionali ai fini del libero scambio dei prodotti e dei servizi nell’UE. Contrariamente ad un’opinione largamente diffusa, armonizzare non vuol dire regolamentare ottusamente qualsiasi cosa, dalla curvatura dei cetrioli al colore delle carote. Spesso significa, semplicemente, che i paesi dell’UE riconoscono reciprocamente le rispettive norme di sicurezza dei prodotti.
Assorbimento (capacità di):
con questo termine si indica la capacità di un paese o di un organismo di utilizzare efficacemente gli aiuti che riceve. I paesi in via di sviluppo ne sono spesso privi. Ad esempio: un paese può ricevere fondi sufficienti per permettere a tutti i bambini di frequentare la scuola elementare, ma a causa della carenza di insegnanti, della mancanza di scuole e dell’inefficienza delle strutture amministrative, non è possibile realizzare questo obiettivo nel breve termine. Prima di utilizzare i finanziamenti occorre dunque provvedere alla formazione degli insegnanti, alla costruzione delle scuole e al miglioramento dell’amministrazione sul piano dell’efficienza - aumentando in tal modo la "capacità di assorbimento" del paese.
Autorità competente:
indica generalmente il dipartimento governativo o qualsiasi altro organo responsabile per una particolare questione. È "competente" nel senso che detiene i poteri e le responsabilità giuridiche.
Benchmarking:
con questo termine inglese si intende la valutazione comparativa delle prestazioni e dei risultati di un paese, di un’impresa o di un settore economico rispetto ad altri paesi, altre imprese, altri settori ecc. Il "benchmark" è un insieme di valori presi come parametri di riferimento per questa valutazione.
"Bruxelles ha deciso…":
il termine "Bruxelles" è spesso utilizzato dai media con riferimento alle istituzioni dell’UE, situate per la maggior parte nella città di Bruxelles. Le leggi dell’UE sono proposte dalla Commissione europea ma a discutere, modificare e infine decidere se adottare le leggi proposte sono il Consiglio dell’Unione europea (ovvero i ministri dei governi nazionali) e il Parlamento europeo (eletto dai cittadini europei).
Capitali della cultura:
ogni anno una o più città europee sono designate "capitale europea della cultura". L’obiettivo è di pubblicizzare e celebrare le realizzazioni culturali e le attrattive di tali città sensibilizzando maggiormente i cittadini europei al ricco patrimonio culturale che condividono. Lussemburgo e Sibiu (Romania) sono state designate capitali europee della cultura per il 2007. Per il 2008 sono state designate Liverpool e Stavanger. Elenco delle capitali della cultura EnglishFrançais.

CE:
quest’abbreviazione designa la "Comunità europea" o anche, seppure più raramente, la "Commissione europea".
La Comunità europea:
è il nome attuale di quella che, in origine, si chiamava "Comunità economica europea" o CEE (cfr. punto successivo).
La Commissione europea:
è l’istituzione, politicamente indipendente, che rappresenta e difende gli interessi dell’Unione europea nel suo insieme. Propone gli atti legislativi, le politiche ed i programmi d’azione ed è responsabile dell’esecuzione delle decisioni del Parlamento e del Consiglio.
CEE:
quest’abbreviazione indica la Comunità economica europea – una delle tre "Comunità europee" (cfr. punto successivo) istituita nel 1957 per realizzare l’integrazione economica dell’Europa. In origine contava sei Stati membri: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1993, con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, la CEE è stata ribattezzata Comunità europea (CE), ossia la base dell’attuale Unione europea.
CIG:
cfr. "Conferenza intergovernativa".
Clausola di rendez-vous:
a volte, quando i leader dell’UE discutono un importante atto giuridico, non riescono a raggiungere un accordo in merito ad una questione specifica, nel qual caso possono decidere di riesaminarla ad una data successiva. Tale decisione viene formalizzata mettendola per iscritto e inserendola come clausola nell’atto in discussione. Questo tipo di clausola viene talvolta detta "clausola di rendez-vous".
Coesione:
questo termine significa letteralmente "essere uniti". L’espressione "promuovere la coesione sociale" significa che l’UE cerca di fare in modo che ogni persona abbia una collocazione nella società, combattendo la povertà, la disoccupazione e la discriminazione. Il bilancio dell’UE comprende un "Fondo di coesione", utilizzato per finanziare i progetti che aiutano l’UE a "essere più unita". Ad esempio, finanzia nuovi collegamenti su strada o rotaia che aiutano le regioni svantaggiate a svolgere un ruolo attivo nell’economia dell’UE.

Comitatologia:
il termine indica una procedura, nota più correttamente come "procedura dei comitati". Descrive un processo in cui la Commissione, nell’attuare la legislazione dell’UE, deve consultare alcuni comitati consultivi speciali composti da esperti dei paesi dell’UE. Per saperne di più, consultare il glossario.
Competenze:
termine del gergo europeo che indica "poteri e responsabilità". Ricorre spesso nel dibattito politico su quali poteri, facoltà e compiti debbano essere demandati alle istituzioni europee e quali invece siano da lasciare alle autorità nazionali, regionali e locali.
Comunità:
cfr. "Comunità europee".
Comunità europee:
negli anni Cinquanta, sei paesi europei decisero di mettere in comune le rispettive risorse economiche e di istituire un sistema per prendere decisioni congiunte su questioni economiche. Furono così create tre organizzazioni:

  • la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA),
  • la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom),
  • la Comunità economica europea (CEE).

Queste tre comunità, conosciute con il nome collettivo di "Comunità europee", hanno formato la base di quella che è oggi l’Unione europea. La CEE è presto divenuta di gran lunga la più importante delle tre ed è stata in seguito ribattezzata semplicemente "Comunità europea" (CE).
Nella CE le decisioni vengono prese utilizzando il "metodo comunitario" (cfr. punto successivo), a cui partecipano le istituzioni europee. Questo metodo vale per tutte le attività dell’UE ad eccezione di ciò che viene deciso attraverso semplice accordo tra i governi.

Comunitarizzazione:
termine tecnico che significa "trasferire alcune materie dal secondo o terzo ‘pilastro’ (cfr. punto successivo) dell’UE al primo", in modo che possano essere trattate secondo il "metodo comunitario" (cfr. punto successivo). Per saperne di più, consultare il glossario.
Conferenza intergovernativa (CIG):
con tale termine si indica la conferenza in cui si riuniscono i governi degli Stati membri dell’UE per modificare i trattati dell’Unione europea.
Consiglio:
Sono tre gli organi europei contenenti nella loro denominazione la parola "Consiglio":
Il Consiglio europeo:
si tratta del consesso formato dai capi di Stato e/o di governo (presidenti e/o primi ministri) di tutti i paesi dell’UE più il presidente della Commissione europea. Il Consiglio europeo si riunisce, di norma, quattro volte l’anno per discutere le politiche europee nel loro insieme e per fare il punto della situazione. Si tratta del massimo organo politico dell’Unione europea, motivo per cui le sue riunioni vengono spesso denominate "vertici europei".
Il Consiglio dell'Unione europea:
noto in precedenza come Consiglio dei Ministri, si tratta di un’istituzione composta dai ministri dei governi di tutti i paesi dell’UE. Il Consiglio si riunisce regolarmente per prendere decisioni su argomenti specifici e adottare le leggi europee.
Il Consiglio d'Europa:
non è un’istituzione dell’UE, bensì un’organizzazione intergovernativa con sede a Strasburgo che si propone (tra i diversi obiettivi) di tutelare i diritti umani, promuovere la diversità culturale in Europa e combattere problemi sociali quali la xenofobia e l’intolleranza. Il Consiglio d’Europa è stato istituito nel 1949 ed annovera tra le sue prime realizzazioni l’adozione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Onde consentire ai cittadini di esercitare i diritti riconosciuti da questa Convenzione, è stata istituita la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Convenzione:
questo termine ha diversi significati, tra cui (in ambito UE) quello di designare un gruppo di rappresentanti delle istituzioni dell’UE e dei governi e dei parlamenti nazionali che si riuniscono per redigere un documento importante. Convenzioni di questo tipo sono state convocate per redigere la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e il progetto di Costituzione dell’UE.
Cooperazione rafforzata:
l’espressione si riferisce a un accordo in base al quale un gruppo di paesi dell’UE possono cooperare in un particolare settore anche se gli altri paesi dell’UE non possono o non vogliono prendervi parte in una determinata fase. Resta inteso che gli altri Stati sono liberi di subentrare in un momento successivo, se lo desiderano.

Costituzione dell'UE:
attualmente l’UE si fonda su quattro trattati fondamentali che ne stabiliscono le norme di funzionamento. Questi trattati sono lunghi e complessi ed i leader dell’UE intendono sostituirli con un unico atto, più breve e semplice. Un "Trattato costituzionale" è stato approvato e firmato nel 2004, ma non è mai entrato in vigore. Gli elettori di Francia e Paesi Bassi hanno infatti votato "no" nel rispettivo referendum svoltosi nel 2005. Nel giugno 2007 i capi di Stato e di governo dell’UE hanno deciso di convocare una nuova "conferenza intergovernativa" (cfr. punto precedente) con il mandato di avanzare una proposta di Trattato di riforma.
Criteri di Copenaghen:
nel giugno 1993, i leader dell’UE riuniti a Copenaghen hanno stabilito tre criteri che qualsiasi "paese candidato" (cfr. punto successivo) deve soddisfare per aderire all’Unione europea: in primo luogo, deve avere istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani ed il rispetto delle minoranze; in secondo luogo, deve avere un’economia di mercato funzionante; infine, deve recepire nella sua interezza l’"acquis comunitario" (cfr. punto precedente) e sostenere i diversi obiettivi dell’Unione europea. Il paese deve essere altresì dotato di un’amministrazione pubblica in grado di applicare e gestire a livello pratico la legislazione dell’UE. L’UE si riserva il diritto di decidere quando un paese candidato soddisfa questi criteri e quando l’UE è pronta ad accogliere il nuovo Stato membro.
Criteri di Maastricht:
si tratta di cinque criteri per stabilire se un paese dell’UE è pronto ad adottare l’euro. Essi riguardano:
la stabilità dei prezzi:
il tasso di inflazione non deve superare di oltre 1,5 punti percentuali quello dei tre paesi dell’UE che nell’anno precedente hanno registrato il tasso di inflazione più basso;
il deficit di bilancio:
(cfr. punto successivo): deve essere generalmente inferiore al 3% del prodotto interno lordo (PIL); 
il debito:
il debito pubblico non dovrebbe superare il 60% del PIL; un paese con un livello di indebitamento più alto può tuttavia ancora adottare l’euro purché il suo debito sia in costante diminuzione;
i tassi di interesse:
il tasso a lungo termine non deve superare di oltre 2 punti percentuali quello dei tre paesi dell’UE che nell’anno precedente hanno registrato il tasso di inflazione più basso;
la stabilità del cambio:
il tasso di cambio della moneta nazionale deve essere rimasto per due anni entro determinati limiti di fluttuazione prestabiliti.
Questi criteri sono stati fissati nel Trattato di Maastricht: da qui il loro nome.

Deficit democratico:
il sistema decisionale dell’UE è spesso accusato di essere troppo lontano dai comuni cittadini, che non riescono a comprendere né la complessità, né i difficili testi giuridici. L’UE sta cercando di colmare tale "deficit democratico" mediante una semplificazione giuridica, una migliore informazione del pubblico e conferendo alla "società civile" (cfr. punto successivo) un peso maggiore nell’elaborazione delle politiche europee. I cittadini sono già rappresentati nel processo decisionale dell’UE dai membri del Parlamento europeo da essi eletti.
Per saperne di più, consultare il "glossario".
Deficit di bilancio:
termine tecnico con cui si intende la differenza negativa tra le entrate e le spese dello Stato.
DG:
il personale delle principali istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) è suddiviso in dipartimenti distinti, conosciuti con il nome di Direzioni Generali (DG), ciascuno dei quali è responsabile di compiti o settori politici specifici. Il capo amministrativo della DG è conosciuto come Direttore generale (termine anch’esso abbreviato, talvolta, in "DG").
Dialogo con la società civile:
questo termine fa riferimento alle consultazioni con la "società civile" (cfr. punto successivo) che la Commissione europea realizza quando elabora le sue proposte legislative. Si tratta di un concetto più ampio rispetto a "dialogo sociale" (cfr. punto successivo).
Dialogo sociale:
questo termine indica le discussioni, i negoziati e l’azione comune tra le "parti sociali" europee (cfr. punto successivo) e le discussioni tra queste parti sociali e le istituzioni dell’UE.
Per saperne di più, consultare il glossario.

Documento non ufficiale:
si tratta di un documento non sottoposto ad una procedura formale di adozione (l’utilizzo non è limitato all’UE).
EFTA:
quest’abbreviazione (dalle iniziali del nome inglese: European Free Trade Association) si usa anche in italiano per indicare l’Associazione europea di libero scambio: un’organizzazione fondata nel 1960 per promuovere il libero scambio tra i suoi Stati membri. In origine i paesi EFTA erano sette: Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Si sono poi aggiunti la Finlandia nel 1961, l’Islanda nel 1970 ed il Liechtenstein nel 1991. Nel 1973, la Danimarca e il Regno Unito hanno abbandonato l’EFTA per aderire alla "CEE" (cfr. punto precedente). Hanno seguito il loro esempio il Portogallo nel 1986 e l’Austria, la Finlandia e la Svezia nel 1995. Oggi gli Stati membri dell’EFTA sono Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
ERASMUS:
non si tratta di gergo europeo nell’accezione usuale del termine. È infatti il nome di un programma (intitolato al grande umanista europeo Erasmo da Rotterdam), avviato nel 1987, che l’UE sovvenziona nel settore dell’istruzione. Sono oltre 1,5 milioni gli studenti che hanno finora beneficiato dei sussidi forniti dal programma Erasmus, concepiti per consentire agli studenti universitari di vivere e studiare in un paese straniero.
Eurobarometro:
è il nome con cui è noto il servizio della Commissione, istituito nel 1973, che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati. La Commissione europea si basa molto sugli orientamenti dell’opinione pubblica per elaborare le sue proposte legislative, come anche per prendere decisioni e valutare il proprio operato.
Eurobarometro si avvale sia di sondaggi d’opinione che di gruppi di discussione (focus groups). Per saperne di più, consultare il sito di Eurobarometro EnglishFrançais.

Eurocrate:
il termine "eurocrati" (un calco della parola "burocrati") viene usato con riferimento alle molte migliaia di cittadini dell’UE che lavorano presso le istituzioni europee (Parlamento, Consiglio, Commissione).
Eurolandia:
è un nome di fantasia usato per designare quella che ufficialmente si chiama "area dell’euro" (che alcuni chiamano anche "zona euro"), ossia l’insieme degli Stati membri che hanno adottato l’euro come moneta. Per ora tali paesi sono Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna. Nel 2008 si aggiungeranno anche Cipro e Malta.
EUROPA:
il termine non fa realmente parte del gergo europeo. È il nome, proveniente dal greco antico e dal latino, che è stato scelto per il sito ufficiale dell’Unione europea. Il sito contiene numerose informazioni utili sull’UE, regolarmente aggiornate, ed è disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’UE.
Euroscettici:
tale termine viene spesso utilizzato per indicare coloro che si oppongono all’integrazione europea o sono "scettici" nei confronti dell’UE e dei suoi obiettivi.
Eurotariffe:
si tratta dei nuovi limiti imposti agli operatori di telefonia mobile per le chiamate effettuate o ricevute in un paese dell’UE diverso da quello di origine.
Federalismo:
in generale, questo termine indica un assetto politico-istituzionale in cui più entità politiche, che conservano una loro autonomia interna, sono riunite in un unico Stato che è il solo soggetto sovrano. I fautori di questo sistema sono detti "federalisti".
Alcuni paesi del mondo – ad esempio Australia, Canada, Germania, Stati Uniti d’America e Svizzera – hanno una struttura federale, nella quale alcune questioni (come la politica estera) vengono decise a livello federale, mentre altre rimangono di competenza dei singoli stati federati. I modelli di Stato federale variano tuttavia da un paese all’altro.
L’Unione europea non si fonda su nessuno di questi modelli: non è una federazione di Stati bensì un’unione unica nel suo genere, nella quale gli Stati membri conservano la propria indipendenza e sovranità pur esercitando insieme la loro sovranità in molti settori di interesse comune. Ciò conferisce loro un potere e un’influenza collettiva sul palcoscenico mondiale che nessuno potrebbe avere singolarmente.
Una parte del dibattito sul futuro dell’Europa verte sull’opportunità che l’UE si evolva in senso "federale".

Flessicurezza:
con questo neologismo si intende un modello di Stato assistenziale contemplante una politica del mercato del lavoro proattiva. Tale modello consiste in una combinazione di assunzioni e licenziamenti facili (flessibilità per i datori di lavoro) e benefici elevati per i disoccupati (sicurezza per i lavoratori). La "flessicurezza" è stata attuata per la prima volta in Danimarca negli anni Novanta
Fortezza Europa:
tale espressione viene spesso utilizzata per indicare l’atteggiamento di chi vuole difendere l’Europa dalle influenze esterne, soprattutto di ordine culturale. "Fortezza Europa" compare spesso nelle discussioni sui regolamenti in materia di asilo e di immigrazione.
Giornata dell’Europa (9 maggio):
il 9 maggio 1950 Robert Schuman (all’epoca ministro degli Esteri francese) tenne il famoso discorso in cui propose l’"integrazione europea" (cfr. punto successivo) come metodo per assicurare la pace e raggiungere la prosperità nell’Europa postbellica. Poiché le sue proposte hanno posto le basi per l’attuale Unione europea, il 9 maggio si festeggia la Giornata dell’Europa.
Integrazione europea:
il termine si riferisce al ravvicinamento tra i paesi e i popoli europei. In ambito UE "integrazione europea" significa espressamente che i paesi mettono in comune le proprie risorse e prendono insieme molte decisioni. Ciò avviene grazie all’interazione tra le istituzioni europee (Parlamento, Consiglio, Commissione, ecc.).
Intergovernativo:
questo termine significa letteralmente "tra i governi". Nell’UE vengono prese decisioni su alcune materie, quali la sicurezza e la difesa, mediante un semplice accordo intergovernativo (ossia tramite un accordo tra i governi dei paesi dell’UE) e non utilizzando il "metodo comunitario" (cfr. punto successivo). Queste decisioni intergovernative vengono prese dai ministri che si incontrano in seno al Consiglio dell’Unione europea, o a livello più alto dai primi ministri e/o dai presidenti dei paesi dell’UE riuniti nel Consiglio europeo.
Lingue ufficiali:
dal 1° gennaio 2007 l’Unione europea conta 23 lingue ufficiali: il bulgaro, il ceco, il danese, l’estone, il finnico, il francese, il greco, l’inglese, l’irlandese, l’italiano, il lettone, il lituano, il maltese, l’olandese, il polacco, il portoghese, il rumeno, lo slovacco, lo sloveno, lo spagnolo, lo svedese, il tedesco e l’ungherese. .

La legislazione dell’UE è pubblicata in tutte le lingue ufficiali e i cittadini possono usare una qualsiasi di queste lingue per rivolgersi alle istituzioni dell’UE. In Europa si parlano ovviamente molte altre lingue oltre a quelle ufficiali dell’UE e questa varietà di lingue nazionali e regionali è motivo di orgoglio per gli europei, in quanto parte importante del loro ricco patrimonio culturale. La Commissione europea ha avviato programmi per promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica.
Mainstreaming:
termine inglese che significa "fare in modo che un certo fattore venga tenuto presente in tutte le politiche dell’UE". Ad esempio: ogni decisione relativa ad una politica comunitaria deve tenere conto del possibile impatto che può determinare sull’ambiente – in altre parole, si procede al "mainstreaming" delle problematiche ambientali.
Mercato comune:
al momento della sua fondazione nel 1957, la "CEE" (cfr. punto precedente) si proponeva l’obiettivo di un "mercato comune", ossia di uno spazio all’interno del quale le persone, i beni ed i servizi potessero circolare liberamente tra i vari Stati membri come se fossero un unico paese, senza controlli alle frontiere e senza pagare dazi doganali. La realizzazione di questo obiettivo è stata tutt’altro che immediata: i dazi doganali tra i paesi della CEE sono stati definitivamente aboliti soltanto il 1° luglio 1968. Anche altre barriere al commercio sono state difficili da rimuovere, tant’è che solo alla fine del 1992 si è potuta proclamare la realizzazione del "mercato unico" (come era stato nel frattempo ribattezzato).
Metodo comunitario:
si tratta del metodo normalmente utilizzato dall’UE per legiferare: la Commissione presenta una proposta al Consiglio e al Parlamento, che la discutono, propongono emendamenti e infine la adottano, facendone un atto legislativo dell’UE. Durante questo processo vengono spesso consultati altri organi, quali il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni.
Metodo di coordinamento aperto:
in molti settori politici (ad esempio istruzione e formazione, pensioni e assistenza sanitaria, immigrazione e asilo), i governi dell’UE fissano le proprie politiche nazionali anziché applicare una legislazione unica in tutta l’UE. È opportuno tuttavia che i governi condividano le informazioni, adottino le "migliori prassi" (cfr. punto successivo) e facciano convergere le loro politiche nazionali. Questo metodo di apprendimento reciproco è chiamato "metodo di coordinamento aperto".

Migliori prassi (o pratiche):
un modo per migliorare le politiche nell’UE è quello di vedere cosa fanno gli altri paesi dell’UE per scoprire dove il sistema funziona meglio. Gli altri paesi possono allora adottare questa "migliore prassi" adattandola alle proprie realtà nazionali e locali.
Padri fondatori:
negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, personalità di spicco quali Jean Monnet e Robert Schuman sognavano di unire i popoli d’Europa all’insegna di una pace duratura e dell’amicizia – sogno destinato a realizzarsi nel corso dei cinquant’anni successivi che hanno portato all’attuale Unione europea. Per questo essi vengono chiamati i "padri fondatori" dell’Unione europea.
Paese candidato:
un paese che ha presentato domanda di adesione all’Unione europea e che è stato ufficialmente accettato come paese candidato all’adesione all’"Unione europea" (cfr. punto successivo). Al momento sono tre i paesi candidati: la Croazia, la ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Turchia. Prima di poter entrare a far parte dell’UE un paese candidato deve soddisfare i "criteri di Copenaghen" (cfr. punto precedente).
Paese che ha presentato domanda di adesione:
un paese che ha chiesto di aderire all’Unione europea. Non appena la domanda viene formalmente accettata, si parla di "paese candidato" (cfr. punto precedente) all’adesione. Per saperne di più, consultare il glossario.
Paese in via di adesione:
un "paese candidato" (cfr. punto precedente) che ha soddisfatto i "criteri di Copenaghen" (cfr. punto precedente) e ha concluso i negoziati di adesione all’Unione europea.
Paese terzo:
con questo termine si indica semplicemente un paese che non fa parte dell’Unione europea. Il suo significato risulta chiaro se si pensa ad una situazione in cui sono in gioco le relazioni tra due Stati membri dell’UE e un paese (che è allora, letteralmente, un "terzo paese") non facente parte dell’UE.
Parti sociali:
termine che si riferisce alle due parti dell’industria: datori di lavoro e lavoratori. A livello UE sono rappresentati da tre grandi organizzazioni:

  • la Confederazione europea dei sindacati (CES), che rappresenta i lavoratori;
  • l’Unione delle confederazioni delle industrie della Comunità europea (UNICE) che rappresenta i datori di lavoro del settore privato;
  • il Centro europeo delle imprese pubbliche (CEIP), che rappresenta i datori di lavoro del settore pubblico.

La Commissione europea li consulta al momento di elaborare proposte legislative di carattere occupazionale o sociale.
Per saperne di più, consultare il glossario.

Passerella comunitaria:
si tratta della procedura per trasferire alcune materie dal "terzo pilastro" (cfr. punto successivo) dell’UE al "primo pilastro", in modo che possano essere trattate secondo il "metodo comunitario" (cfr. punto precedente). Per utilizzare la passerella occorre una decisione unanime del Consiglio, seguita dalla ratifica da parte di ogni singolo Stato membro.
Pilastri dell'UE:
l’Unione europea prende decisioni in tre "ambiti" (settori politici) distinti, noti anche come i tre "pilastri" dell’UE.

  • Il primo pilastro è l’"ambito comunitario", che comprende la maggior parte delle politiche comuni e nel quale le decisioni sono prese con il "metodo comunitario" (cfr. punto precedente) – con la partecipazione della Commissione, del Parlamento e del Consiglio.
  • Il secondo pilastro è la politica estera e di sicurezza comune, ambito nel quale il Consiglio decide da solo.
  • Il terzo pilastro è la "cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale"; anche in questo caso l’unica istituzione a prendere decisioni è il Consiglio.

Nell’ambito del primo pilastro il Consiglio decide di norma mediante "voto a maggioranza qualificata" (cfr. punto successivo). Nell’ambito degli altri pilastri il Consiglio deve decidere all’unanimità: qualsiasi decisione può essere bloccata dal veto di un singolo paese.
Se così decide, il Consiglio può utilizzare la "passerella comunitaria" (cfr. punto precedente) per trasferire una materia dal terzo al primo pilastro.
Politica di vicinato:
La politica europea di vicinato Deutsch English Français (PEV) è stata elaborata nell’ambito dell’allargamento dell’UE del 2004 con l’obiettivo di evitare nuove linee di divisione tra l’UE allargata e i paesi limitrofi, rafforzando invece la stabilità, la sicurezza e il benessere di tutti. La PEV si fonda su valori comuni, quali democrazia, diritti umani, Stato di diritto, buon governo, principi dell’economia di mercato e sviluppo sostenibile. La misura in cui tali valori sono condivisi è pari al grado di ambizione della relazione tra l’UE e gli Stati vicini. Un aspetto fondamentale della PEV è costituito dai piani d’azione Deutsch English Français bilaterali tra l’UE e ogni singolo paese, che fissano priorità di riforme politiche ed economiche a breve e medio termine.
Prospettive finanziarie:
il termine "prospettive" in questa espressione significa in realtà "programma". L’UE deve programmare le sue attività con largo anticipo ed essere sicura di avere risorse finanziarie sufficienti per ciò che intende fare. Le sue principali istituzioni (Parlamento, Consiglio e Commissione) devono quindi mettersi d’accordo in anticipo sulle priorità per gli anni futuri e preparare un programma di spesa definito "prospettive finanziarie". Le prospettive finanziarie indicano l’importo massimo che l’UE può spendere, suddiviso per i vari settori.
In un mondo in cui i costi tendono a crescere continuamente, le prospettive finanziarie mirano a tenere sotto controllo le spese dell’UE.

Quattro libertà:
una delle maggiori realizzazioni dell’UE è stata la creazione di uno spazio in cui cittadini, beni, servizi e capitali potessero circolare liberamente. Spesso si fa riferimento a tale quadruplice libertà di circolazione come alle "quattro libertà".
Riforma della PAC:
la politica agricola comune (PAC) fu creata nel 1960 per far sì che l’Europa potesse coprire il proprio fabbisogno di prodotti alimentari a prezzi accessibili. Ma tale politica è stata vittima del proprio successo, dando luogo ad eccedenze difficili da smaltire di alcuni prodotti come le carni bovine, l’orzo, il latte e il vino. Inoltre, i sussidi versati agli agricoltori europei falsavano il commercio mondiale. Nel 1999 la Commissione europea ha quindi avviato un riesame della PAC. Nel 2003 l’UE ha approvato ulteriori riforme, mettendo l’accento sulla qualità dei prodotti agricoli e su metodi di allevamento che escludono il maltrattamento degli animali e nel contempo rispettano l’ambiente e contribuiscono alla tutela del paesaggio rurale. L’UE intende ridurre i sussidi diretti agli agricoltori al fine di ripristinare l’equilibrio tra i mercati agricoli dell’UE e quelli dei paesi in via di sviluppo.
SEE:
quest’abbreviazione indica lo Spazio economico europeo – costituito da tutti i paesi dell’Unione europea e dell’"EFTA" (cfr. punto precedente) esclusa la Svizzera. L’Accordo SEE, entrato in vigore il 1° gennaio 1994, consente ad Islanda, Liechtenstein e Norvegia di godere dei benefici del mercato unico dell’UE pur non appartenendo all’UE.
Società civile:
con questo termine si designa l’insieme delle organizzazioni e associazioni che non fanno parte del mondo della politica ma rappresentano il mondo del lavoro, gruppi che condividono un medesimo interesse o settori della società. Ne fanno parte, ad esempio, i sindacati, le associazioni professionali, le associazioni dei datori di lavoro, le associazioni per la difesa dell’ambiente, le organizzazioni che rappresentano le donne, gli agricoltori, i disabili, ecc. Poiché queste organizzazioni dispongono di esperienze e competenze preziose nei rispettivi settori di attività e possono contribuire all’attuazione e al monitoraggio delle politiche dell’Unione europea, l’UE consulta regolarmente la società civile e intende coinvolgerla ancora di più nel processo di elaborazione delle politiche comunitarie.
Sovranazionale:
letteralmente questo termine significa "ad un livello superiore rispetto ai governi nazionali", differenziandosi così da "intergovernativo" (cfr. punto precedente) che significa invece "tra i governi". Molte decisioni dell’UE vengono prese a livello "sovranazionale", nel senso che vedono la partecipazione delle istituzioni dell’UE a cui i paesi membri hanno delegato alcuni dei poteri decisionali. Da non confondersi con il termine "transnazionale" (cfr. punto successivo).
Stakeholder:
tutte le persone e organizzazioni coinvolte nelle norme e politiche dell’UE o da esse interessate. La Commissione europea consulta la cerchia più ampia possibile di "stakeholder" prima di proporre nuovi atti legislativi e nuove iniziative politiche – una prassi molto valorizzata.

Stati membri:
i paesi facenti parte di un’organizzazione internazionale ne sono gli "Stati membri", termine che si usa spesso anche per indicare i governi di questi paesi.
Dal 1° gennaio 2007 gli Stati membri dell’Unione europea sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Spagna, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria. Per conoscere l’anno in cui hanno aderito all’UE, cfr. il punto precedente "allargamento".
Strasburgo:
a Strasburgo, città francese vicina al confine con la Germania, si svolgono per una settimana al mese le sessioni plenarie del Parlamento europeo. La città ospita anche la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Consiglio d’Europa che non sono istituzioni dell’UE. Il termine "Strasburgo" è talvolta utilizzato dai media per indicare l’una o l’altra di tali istituzioni.
Strategia di Lisbona:
per competere con gli altri principali protagonisti sulla scena mondiale, l’UE ha bisogno di un’economia moderna ed efficiente. Riuniti a Lisbona nel marzo 2000, i leader politici dell’UE hanno indicato un nuovo obiettivo: nell’arco di un decennio, l’UE deve "diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale." 
I leader dell’UE hanno inoltre convenuto una strategia dettagliata per realizzare tale obiettivo. La "strategia di Lisbona" abbraccia settori quali la ricerca, l’istruzione, la formazione, l’accesso ad Internet e il commercio elettronico, ma riguarda anche Ia riforma dei sistemi europei di previdenza sociale, che devono essere resi finanziariamente sostenibili affinché possano continuare a beneficiarne anche le generazioni future. Ogni anno, a primavera, il Consiglio europeo dedica una riunione alla valutazione dei progressi compiuti nell’attuazione della strategia di Lisbona.
Sussidiarietà:
il "principio di sussidiarietà" implica che le decisioni dell’UE devono essere prese il più possibile a contatto con i cittadini. In altre parole, l’Unione prende iniziative (tranne che nei settori in cui è l’unica responsabile) solo se la sua azione è più efficace di quella presa a livello nazionale, regionale o locale.
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Transnazionale:
questo termine viene spesso utilizzato per indicare la collaborazione tra imprese o organizzazioni che hanno sede in Stati membri diversi. Uno degli obiettivi dell’UE consiste per l’appunto nell’incoraggiare la collaborazione "transnazionale" (o "transfrontaliera"). 
Trasparenza:
il termine "trasparenza" è spesso utilizzato per indicare l’apertura che contraddistingue le attività delle istituzioni dell’UE, che si sono impegnate ad agire con la massima chiarezza prendendo misure per migliorare l’accesso del pubblico alle informazioni e per realizzare documenti più chiari e leggibili. Ciò riguarda anche la redazione delle leggi e, in ultimo, di un Trattato di riforma unico, più breve e più semplice.
Unanimità:
Nel prendere decisioni su alcune questioni, il Consiglio dell’Unione europea deve trovarsi in una posizione di accordo unanime: tutti i paesi devono cioè essere d’accordo. Il veto anche di un solo paese bloccherebbe la decisione, il che renderebbe molto difficile garantire il funzionamento di un’Unione europea di 27 paesi. La regola dell’unanimità si applica pertanto soltanto in settori particolarmente delicati, come asilo, fiscalità e politica estera e di sicurezza comune. Per la stragrande maggioranza dei settori, le decisioni vengono ora prese con "voto a maggioranza qualificata" (cfr. punto successivo). Per saperne di più, consultare il glossario.
Vertice:
le riunioni del "Consiglio europeo" (cfr. punto precedente) sono spesso denominate "vertici" europei (o dell’UE) perché vi si incontrano i capi di Stato e di governo dell’UE. Alcuni paesi sono rappresentati dal presidente del Consiglio (o primo ministro), altri dal presidente della Repubblica, altri ancora da entrambi. Tutto dipende dal ruolo che la Costituzione di ciascun paese assegna alle più alte cariche dello Stato.
Voto a maggioranza qualificata:
Per la quasi totalità delle questioni, il Consiglio dell’Unione europea prende decisioni con una votazione. Ogni paese possiede un certo numero di voti, sostanzialmente proporzionali al numero di abitanti. Il numero di voti per paese è il seguente:


Francia, Germania, Italia e Regno Unito

29

Polonia e Spagna

27

Romania

14

Paesi Bassi

13

Belgio, Grecia, Portogallo, Repubblica ceca e Ungheria

12

Austria, Bulgaria e Svezia

10

Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lituania e Slovacchia

7

Cipro, Estonia, Lettonia, Lussemburgo e Slovenia

4

Malta

3


Numero totale dei voti


345

La maggioranza qualificata si ottiene

  • con l’approvazione della maggioranza degli Stati membri (in alcuni casi maggioranza di due terzi);
  • con un minimo di 255 voti a favore – ovvero il 73,9% del totale.
    Uno Stato membro può chiedere inoltre conferma che i paesi a favore rappresentino almeno il 62% della popolazione dell’UE. Se così non fosse, la decisione non verrebbe adottata.
    Per ulteriori chiarimenti sul voto a maggioranza qualificata, vi invitiamo a consultare il glossario.
    Zona di libero scambio:
    un gruppo di paesi che, nei rapporti reciproci, hanno soppresso le barriere commerciali, come dazi e contingenti d’importazione. Nel mondo esistono diverse zone di libero scambio, ad esempio Mercosur nell’America del Sud, Nafta nell’America del Nord, EFTA in Europa. Anche l’Unione europea è una zona di libero scambio, ma è molto di più: si fonda infatti sull’obiettivo di integrazione economica e politica, con decisioni prese in comune in molti settori politici.
    Zona Schengen (= area Schengen, paesi Schengen):
    nel 1985, cinque paesi dell’UE (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi) hanno deciso di abolire tutti i controlli sui cittadini alle frontiere interne. Ciò ha portato alla creazione di un territorio senza frontiere interne, la cosiddetta zona Schengen (che prende il nome dalla città lussemburghese in cui è stato firmato l’accordo).
    I paesi Schengen hanno introdotto una politica comune in materia di visti per l’intera zona e hanno deciso di realizzare controlli efficaci alle loro frontiere esterne. Eventuali controlli alle frontiere interne possono essere effettuati per periodi di tempo limitati, nel caso in cui motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale lo rendessero necessario.
    La zona Schengen si è gradualmente estesa, fino a comprendere quasi tutti i paesi dell’UE oltre ad Islanda e Norvegia e l’accordo è diventato parte integrante dei trattati dell’UE. Irlanda e Regno Unito hanno scelto tuttavia di non aderire agli accordi relativi ai controlli alle frontiere e ai visti.
    Per saperne di più, cliccare qui.
    Per i cittadini di uno dei paesi Schengen non occorre nessun visto per viaggiare all’interno dell’area. I titolari di un visto d’ingresso per un paese Schengen sono automaticamente autorizzati a viaggiare liberamente all’interno della zona Schengen, fuorché in Irlanda e nel Regno Unito.

 

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/diritto%20europeo%20della%20comunicazione/europa.doc

Sito web da visitare: http://www.scicom.altervista.org

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