Sviluppo sostenibile definizione

Sviluppo sostenibile definizione

 

 

 

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Sviluppo sostenibile definizione

  • “Lo sviluppo sostenibile è quello che provvede al soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità di soddisfacimento dei bisogni di quelle future” (Rapporto Brundtland).
  • Il concetto di sviluppo sostenibile sintetizza un problema di grande complessità. ovvero come rendere compatibili le esigenze dell'economia con le ragioni dell'ambiente, a livello dell'intero pianeta.
  • Effetto serra, scomparsa delle foreste, riduzione della biodiversità, desertificazione, contaminazione dei suoli, dell’atmosfera e degli oceani con sostanze tossiche: sono tutti elementi di una crisi che mette in pericolo gli equilibri del nostro pianeta. Questa crisi è in larga misura responsabilità dell’uomo. E’ prodotta dalle attività economiche che dovrebbero dare risposte ai bisogni umani ma sono diventate invece, per effetto della logica del mercato, una minaccia per gli equilibri ecologici e la vita delle generazioni future. Questa crisi si intreccia con gli squilibri tra il Nord e il Sud del pianeta, tra ricchi e poveri all’interno di ogni società.

 

  • L’inquinamento e i rifiuti superano la capacità del pianeta di assorbirli e trasformarli" (UNDP-1998): produrre meno rifiuti è diventata una necessità improrogabile, con la quale tutti dobbiamo fare i conti. La maggior parte di questi rifiuti è costituita da imballaggi. A questo proposito, molti hanno commentato che, facendo la spesa, di fatto, "compriamo tante cose da buttare"!
  • Lo sviluppo sostenibile rappresenta però una visione globale del concetto di sviluppo, una strategia che si articola a diversi livelli: esso, in sintesi. potrebbe essere definito come una forma di sviluppo non solo economico ma anche sociale, in cui la crescita economica avviene entro i limiti delle possibilità ecologiche degli ecosistemi e della loro capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni future.


A - Approfondimenti

Premessa
Il concetto di sviluppo sostenibile sintetizza un problema di grande complessità ovvero come rendere compatibili le esigenze dell'economia con le ragioni dell'ambiente, a livello dell'intero pianeta. Le riflessioni intorno a questo nodo sono scaturite dalla consapevolezza, emersa nel corso degli anni settanta, di una "sostanziale contraddizione tra la crescita continua del prodotto lordo materiale dei diversi paesi e la limitatezza delle risorse, nonché della capacità dell'ambiente di assorbire i rifiuti e le emissioni inquinanti.
L’umanità è stata capace di consumare, dal 1950 ad oggi, tante risorse quante ne erano state consumate nell’intero periodo precedente la storia e, continuando di questo passo, persino le nuove tecnologie incontrano limiti obiettivi nella capacità della Terra di riprodurre le proprie risorse.
Sul “banco degli imputati” le risorse non rinnovabili (carbone, petrolio, uranio), che in una dimensione di semplice crescita sarebbero condannate ad un più o meno rapido esaurimento. Con la conseguenza che le generazioni future si troverebbero di fronte all'impossibilità di seguire il nostro modello di sviluppo.
Da qui la necessità di incentivare da subito la ricerca e l'utilizzo di risorse rinnovabili e di tecnologie adeguate. Tale prospettiva è rinforzata dal fatto che la produzione di energia tramite risorse non rinnovabili immette nell'ambiente sostanze nocive, sia all'ambiente stesso che alla salute dell'uomo.

Le responsabilità del Nord del mondo

Se si allarga lo sguardo a livello planetario ci si accorge facilmente che una piccola parte del mondo, i paesi industrializzati, consuma la maggior parte delle risorse del pianeta (risorse energetiche. materie prime, risorse naturali....).
Senza giustizia fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo non sarà possibile arginare la crisi ambientale globale ed imboccare la strada verso uno sviluppo globale sostenibile. Questo può essere illustrato con un semplice esempio. Oggi gli oceani e la biomassa terrestre possono assorbire annualmente fra i 13 e i 14 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Se l’umanità vuole rimanere all’interno dei limiti naturali ed evitare il riscaldamento dell’atmosfera terrestre, non può superare questa quantità bruciando in misura maggiore legno e combustibile fossile. Se questa quota venisse distribuita in maniera uniforme fra gli attuali 6 miliardi di abitanti del pianeta, ognuno ed ognuna di essi avrebbe diritto ad emettere annualmente 2,3 tonnellate di anidride carbonica.
In realtà le emissioni di CO2 dovute al consumo di energia nei paesi del Sud sono notevolmente al di sotto di questa quantità: 0,8 tonnellate in India, 2 tonnellate in Cina, 1,5 in Egitto e Brasile. Al Nord invece la situazione è del tutto diversa: un cittadino statunitense emette 20 tonnellate all’anno, quasi 12 un tedesco e 9 un giapponese.
A livello generale, gli USA, con poco di più del 4% della popolazione mondiale, utilizzano il 24% di tutta l'energia prodotta: l'India, con il 16% della popolazione, utilizza solo il 2% dell'energia.
I paesi industrializzati, con 1/4 della popolazione mondiale, consumano i 4/5 dell'energia consumata in tutto il globo.
Quindi, se ogni abitante del pianeta emettesse tanta CO2 quanto ogni tedesco, occorrerebbero cinque globi terrestri per assorbirla. Detto in altro modo: se si vuol evitare che il clima mondiale venga alterato in modo disastroso, si deve arrivare ad una collaborazione fra Nord e Sud in una direzione precisa; i paesi industrializzati devono ridurre considerevolmente il loro consumo di materie prime, energia e natura grazie ad adattamenti sociali, modifiche degli stili di vita ed innovazioni tecniche.

Brevi definizioni di “sviluppo sostenibile”
“La sostenibilità” deve essere rafforzata come principio guida dello sviluppo. E’ necessario una partnership a tutti i livelli per l’impegno a favore dello sviluppo. In breve, è necessario una vera partnership tra l’umanità e la natura”. (Boutros Ghali, Un’Agenda per lo Sviluppo).
“Nell’ideologia occidentale, lo sviluppo è il bene elevato alla quarta potenza: sviluppo significa buona crescita, la crescita ad ogni modo, è buona in se, è il risultato di un buon comportamento. Dunque, si possono aggiungere allo sviluppo tutti i qualificativi che si vuole, ma non lo si renderà migliore; è già eccellente dalle origini. Lo sviluppo è buono per essenza” (Serge Latouche, docente di Economia – Università di Parigi Sud).

“Lo sviluppo sostenibile è quello che provvede al soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità di soddisfacimento dei bisogni di quelle future” (Rapporto Brundtland).

L’uomo e l’ambiente

Effetto serra, scomparsa delle foreste, riduzione della biodiversità, desertificazione, contaminazione dei suoli, dell’atmosfera e degli oceani con sostanze tossiche: sono tutti elementi di una crisi che mette in pericolo gli equilibri del nostro pianeta. Questa crisi è in larga misura responsabilità dell’uomo. E’ prodotta dalle attività economiche che dovrebbero dare risposte ai bisogni umani ma sono diventate invece, per effetto della logica del mercato, una minaccia per gli equilibri ecologici e la vita delle generazioni future. Questa crisi si intreccia con gli squilibri tra il Nord e il Sud del pianeta, tra ricchi e poveri all’interno di ogni società. Abbiamo la responsabilità collettiva di proteggere la terra usando in modo equo e sostenibile le risorse disponibili. I meccanismi e le priorità dell’economia vanno ripensati in questa prospettiva, puntando all’eliminazione della povertà e al miglioramento della qualità della vita.

L’uomo, da sempre, in tutte le sue attività, interagisce con l’ambiente modificandolo. Se però la mutazione dell’ambiente in epoche storiche poteva essere un fatto marginale per il “sistema terra” nel suo complesso, dato che il pianeta era scarsamente popolato (si stima intorno all’anno 0 una popolazione mondiale di appena 200 milioni di persone), vediamo che con l’incremento demografico massiccio degli ultimi decenni - nei quali si è assistito al raddoppiamento in circa 40 anni della popolazione che ora ammonta a 6 miliardi di individui - e l’industrializzazione, che comporta un maggiore sfruttamento delle risorse ambientali e conseguentemente ad un maggior inquinamento, la distruzione dell’ambiente ha assunto una dimensione globale e proporzioni così allarmanti da convincere i governi, soprattutto dei paesi sviluppati a cercare strategie per porre rimedio a questo fenomeno. Una di queste prende il nome di sviluppo sostenibile.
E’ soltanto da una decina d’anni che si parla di sviluppo in questi termini, che rispecchiano una maggiore attenzione, sia al problema della profonda iniquità nell’uso delle risorse a livello planetario (mentre nei paesi ricchi si inquina l’ambiente per produrre beni di consumo in parte superflui, nei paesi poveri la distruzione ambientale avviene o per motivi di sopravvivenza legati alla fame, oppure per motivi economici riconducibili alla dipendenza dai paesi ricchi), sia al problema dei limiti della crescita per una terra divenuta improvvisamente troppo piccola per una popolazione troppo numerosa. In sostanza in questo nuovo approccio alla “gestione della madre terra” si pone l’accento sull’uso razionale e responsabile delle risorse da parte di tutti, sul riciclaggio delle risorse rinnovabili e sulla riduzione al massimo degli sprechi.

Un mondo di rifiuti

In un provocatorio libro dal titolo "Un Mondo usa e getta", pubblicato qualche anno fa, l’autore, Guido Viale, definiva i rifiuti "il lato oscuro delle merci": ci allontaniamo da loro il più velocemente possibile, li spediamo il più lontano possibile, quasi con il desiderio di rimuovere la loro esistenza. E, soprattutto, non ci preoccupiamo della loro sorte, almeno fino al momento in cui non ci si trova a dover affrontare situazioni di emergenza: discariche stracolme con conseguenti difficoltà di smaltimento o navi cariche di rifiuti tossici, dirette nei paesi del Sud del mondo.
L’idea di base di qualsiasi attività economica è quella di trasformare le risorse naturali in beni di consumo. Ma, una volta consumati, i beni rimangono solo in parte nel ciclo della trasformazione delle risorse. Soltanto alcuni dei loro componenti possono essere riusati. Il processo di trasformazione produce rifiuti, diminuendo così la qualità delle risorse coinvolte e rendendo il loro riuso più difficile
Il Rapporto 1998 del Programma delle Nazioni Unite sullo Sviluppo (UNDP) è interamente dedicato ai consumi ineguali e lancia un grido d’allarme sulla necessità di "..cambiare i modelli di consumo di oggi per lo sviluppo umano di domani".Nella parte dedicata alla produzione dei rifiuti scopriamo che, anche in questo campo, i benestanti dei Paesi industrializzati e dei Paesi del Sud ne producono la maggiore quantità, mentre i poveri di tutto il mondo pagano le conseguenze di questo dissennato spreco di risorse."
L’inquinamento e i rifiuti superano la capacità del pianeta di assorbirli e trasformarli" (UNDP-1998): produrre meno rifiuti è diventata una necessità improrogabile, con la quale tutti dobbiamo fare i conti. La maggior parte di questi rifiuti è costituita da imballaggi. A questo proposito, molti hanno commentato che, facendo la spesa, di fatto, "compriamo tante cose da buttare"!
Possiamo però cambiare questo stato di cose. E’ possibile agire, innanzitutto, adottando una serie di accorgimenti casalinghi quotidiani, cambiando qualche nostra abitudine, affinché sempre meno rifiuti solidi e industriali finiscano nelle discariche: acquistare prodotti con minore quantità di imballaggio, scegliere prodotti che abbiano confezioni riutilizzabili, evitare prodotti "usa e getta". Dovremmo cercare di abbinare la riduzione della quantità di rifiuti prodotti al riutilizzo e alla riparazione dei beni. Bisognerebbe, insomma, recuperare abitudini che sembrano ormai non appartenere più alla cultura consumistica oggi dominante. E’ indispensabile, inoltre, promuovere il ripensamento e la riprogettazione dei modi di produzione dei beni che utilizziamo, adottando tecnologie che consumino meno energia e impieghino meno risorse, facendo, quindi, attenzione al cosiddetto "costo ambientale globale".

Un settore d’intervento fondamentale, ancora poco sviluppato nel nostro Paese, è la raccolta differenziata, passo determinante per il riciclo dei materiali. Solo da pochi mesi e non in tutte le città italiane, si cominciano a trovare accanto al tradizionale cassonetto dei rifiuti, i raccoglitori per i materiali riciclabili. Siamo solo all'inizio, considerando che il 90% dei rifiuti viene ancora smaltito nelle discariche e solo il 6% del totale, pari a circa 1,5 milioni di tonnellate tra plastica, vetro, alluminio, ecc., viene sottoposto a raccolta differenziata. Abituarsi, dunque, a raccogliere in modo differenziato i nostri rifiuti, affinché possano essere riciclati, consentirebbe un notevole risparmio energetico e di risorse. Ognuno di noi, in questa maniera, darebbe un grosso contributo alla salvaguardia dell'ambiente.

Un concetto globale

Lo sviluppo sostenibile rappresenta però una visione globale del concetto di sviluppo, una strategia che si articola a diversi livelli: esso, in sintesi. potrebbe essere definito come una forma di sviluppo non solo economico ma anche sociale, in cui la crescita economica avviene entro i limiti delle possibilità ecologiche degli ecosistemi e della loro capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni future. Infatti tutti gli esseri umani, al di là della loro struttura sociale, politica ed economica, hanno bisogno di materiali naturali biologici per soddisfare i loro bisogni inerenti l'alimentazione. l'abitazione, l'energia, i medicinali ed in generale per raggiungere un buon livello di qualità della vita. Poiché lo sviluppo economico dipende dallo stock di risorse naturali della terra, mantenerne la riproducibilità rappresenta la chiave per la sostenibilità. Tale riproducibilità viene mantenuta solo da un uso razionale delle risorse che tenga conto dei meccanismi di funzionamento degli ecosistemi e in generale delle capacità di carico ambientali.

Lo sviluppo sostenibile richiede un aiuto a coloro che sono troppo poveri, perché i poveri hanno come unica possibilità quella di distruggere l'ambiente, e soprattutto richiede criteri economici diversi da quelli tradizionali, perché occorre tenere conto dei costi ambientali con l'obiettivo di non creare una forma di sviluppo che avviene degradando la qualità ambientale, e/o riducendone la produttività nel lungo periodo, perciò tra i parametri da utilizzare per valutare lo sviluppo devono essere inclusi anche i seguenti: controllo della salute, disponibilità di cibo, qualità delle acque, un rifugio per tutti, uso di tecnologie compatibili. Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, ma anche un concetto nuovo di crescita economica, tale da garantire giustizia ed opportunità per tutti e non solo per pochi privilegiati, senza distruggere le risorse naturale del pianeta e le sue capacità di carico. E' un processo in cui le politiche dei vari settori come quello economico, commerciale, energetico, agricolo, industriale, ecc. sono fatte in modo da creare uno sviluppo che sia economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile, uno sviluppo che no è finanziato dall'indebitamento, sia esso in termini economici, sociale o ecologici.

Ecologisti e Sviluppisti

Lo scontro fra “ecologisti” e “sviluppo” si è acceso con l’introduzione del concetto di sostenibilità. Questo concetto aggiunge il fattore “tempo” all’idea di sviluppo. Lo sviluppo sostenibile – dice il famoso rapporto della Commissione Brundtland del 1987 – è quello “che soddisfa le necessità attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Questa definizione sostiene sia gli “ecologisti” che chiedono la fine dello sviluppo in nome delle future generazioni, sia gli “sviluppisti” che reclamano le necessità delle generazioni presenti. La controversia sulla “giusta” definizione del termine sostenibilità ha segnato la Conferenza dell’ONU sullo sviluppo e l’ambiente di Rio de Janeiro (1992) e sta continuando ad avere grande influenza sul dibattito in corso, visto che le posizioni sono basate su strategie politiche molto diverse e, in parte, contrastanti fra loro. Si tratta di una controversia fra principi di efficienza e principi di sufficienza.
La strategia di efficienza è stata sposata degli “sviluppisti”. Efficienza significa sostanzialmente ridurre l’intensità delle risorse per unità prodotta. Si riferisce all’organizzazione della produzione. Richiede l’utilizzo dei migliori metodi di produzione su scala globale e vede la risposta alla crisi ecologica nelle soluzioni tecnologiche e nella supremazia della scienza. Il successo dei principi di efficienza è misurabile: fra il 1970 ed il 1990 il valore aggiunto delle nazioni che fanno parte dell’OCSE è aumentato del 70% mentre il consumo energetico ha subito un incremento pari solamente al 20%. Il problema della “strategia di efficienza” consiste nel fatto che la riduzione delle risorse consumate per ogni unità produttiva permette la produzione di ulteriori unità. Con la stessa quantità di energia si può fabbricare un numero maggiore di automobili. La logica economica di fondo resta quella della crescita illimitata che ora viene definita “crescita qualitativa”. Lo stress ecologico viene considerato come un “costo”, ma si nega l’esistenza di limiti nel carico di stress che possiamo applicare alla natura.
La “strategia della sufficienza” è stata invece assunta dagli “ecologisti”. Sufficienza significa, sostanzialmente, moderare le esigenze umane al fine di produrre di meno. Richiede un cambiamento dei valori e del comportamento individuale oltre che collettivo. Vede la risposta alla crisi ecologica nel cambiamento di stile di vita per poter vivere coscienziosamente con meno di quanto è  economicamente e tecnologicamente possibile. Principi di sufficienza vengono sostenuti da pratiche economiche basate sull’idea di consumare solo quello che le risorse locali sono in grado di offrire e sulla valorizzazione della coesione politico-sociale e delle tradizioni locali. Il problema della strategia di sufficienza è la sottovalutazione dei profondi cambiamenti che richiede in ambito sociale e la sopravvalutazione idealistica della forza persuasiva della conoscenza. Senza dimenticare la povertà che costringe più di un miliardo di persone a cercare disperatamente un po’ di sviluppo.
Intanto il tempo rimasto sta diminuendo, mentre la giustizia economica da raggiungere attraverso lo sviluppo globale ha fatto solo pochi passi avanti. Il mondo degli affari prospera, mentre la crisi ecologica e la domanda di giustizia non vengono coerentemente affrontate

L'impasse globale
Per tanti anni abbiamo vissuto nella ideologia della crescita che aveva una speranza: quella che alla fine i benefici superino i costi. Questo è il famoso "ottimismo del progresso", secondo il quale l'azione umana alla fine avrà più benefici che costi. Questo ottimismo ha solo duecento anni. Una visione politica connessa con le teorie dello sviluppo dell'ultimo mezzo secolo, ci ha portato a pensare la giustizia globale come una torta crescente da cui tutti avranno la possibilità di avere una fetta maggiore senza sacrificare niente. Questa era la grande speranza: lo sviluppo, la crescita, porteranno alla fine ad una maggiore giustizia. Attenzione! Il presupposto nascosto è che questa crescita avrà meno costi che benefici. Nel momento in cui - e sembra che questa situazione sia già attuale - abbiamo il sospetto che forse i costi siano maggiori dei benefici, tutta questa equazione non funziona più; ed è quello che sta succedendo. Per anni e per decenni la crescita aveva costi, rimasti tuttavia invisibili perché spostati in tre dimensioni

  1. I costi sono stati spostati nella dimensione del tempo: oggi noi abbiamo il riscaldamento dell'atmosfera non solo per la nostra attività ma già a causa delle emissioni dei nostri nonni. Per esempio la frana non si sarebbe formata se i nostri padri, nonni, e bisnonni non avessero disboscato e così via. Quindi già noi oggi sentiamo le conseguenze delle azioni delle nostre generazioni precedenti. Ugualmente noi oggi in un grado maggiore spostiamo conseguenze nel futuro; quindi, oggi, diventa sempre più chiaro che la distanza tra il presente e il futuro si sia ridotta. Il niño sta già arrivando: noi viviamo in un'epoca che già soffre le conseguenze dell'anidride carbonica.
  2. Per tanto tempo negli ultimi duecento anni abbiamo spostato i costi del nostro sviluppo a destinazioni e luoghi lontani. Quindi la distanza geografica ci ha impedito di vedere i costi, di viverli: (vedi lo sfruttamento e la distruzione naturale in altri paesi e così via…). Oggi, tuttavia è diventato più difficile, perché colui che subisce le conseguenze lontane delle nostre attività prende un aereo, affitta una barca, arriva alle nostre coste, e ai nostri aeroporti. Quindi con la riduzione del tempo e dello spazio nella globalizzazione non solo le cose positive sono più vicine, ma anche le cose più spiacevoli lo sono.
  3. Abbiamo sempre spostato i costi attraverso la gerarchia sociale, cercando di addossarli a quelli che non potevano difendersi. Così è avvenuto, anche nel senso ecologico, in tanti paesi del Sud, dove le risorse naturali sono rubate a quei gruppi che ne abbisognano per la loro sussistenza. Finora i limiti potevano essere nascosti dietro il velo della distanza temporale, della distanza geografica e della distanza sociale. Peraltro questi meccanismi non funzionano più bene anche a causa della globalizzazione in senso lato, perché la globalizzazione non globalizza solo come oggetto le cose buone, globalizza anche le cose problematiche. Non riduce solo la distanza dell'evento ma riduce anche la distanza fra tutti i punti di sfruttamento e le conseguenze della limitatezza.

Conclusioni

Coloro che abitano nel Nord del mondo, difendono la propria qualità della vita, chiedono la fine dello sviluppo inteso come idea universale, a causa della crisi ecologica. Al contrario gli abitanti dei cosiddetti Paesi sottosviluppati non considerano valido questo ragionamento; per loro il problema principale è ottenere uno sviluppo equo. Questo dilemma non potrà essere risolto finché l’idea di sviluppo rimarrà ancora al concetto di crescita produttiva. Se non cambia, ridurre l’ingiustizia planetaria significherà peggiorare la crisi della natura, mentre facilitare una soluzione della crisi della natura significherà aggravare la mancanza di equità.
Cambiare è necessario e urgente, ma serve una vera e propria rivoluzione che modifichi sostanzialmente le abitudini di consumo delle nazioni sviluppate e l’organizzazione delle società Solo una strategia che combina efficienza e sufficienza sarà in grado di risolvere la crisi ecologica in un modo equo per l’umanità intera.


B – Gli appuntamenti internazionali

1972: la Conferenza di Stoccolma
E' considerata una delle tappe fondamentali del pensiero su sviluppo e ambiente globale, ed ha determinato la presa di coscienza dei problemi ambientali a livello internazionale.
In risposta alla crescente preoccupazione dell'opinione pubblica sul deteriorarsi delle condizioni ambientali e di vita, delegati da 113 nazioni si incontrarono e produssero un piano d'azione con 109 raccomandazioni diverse. Essi inoltre produssero una Dichiarazione recante 26 principi su diritti e responsabilità dell'uomo in relazione all'ambiente globale, che rimangono come principi guida che devono influenzare l'azione umana e le politiche di sviluppo. Tra i principi affermati vi sono: libertà, eguaglianza e diritto ad adeguate condizioni di vita; le risorse naturali della terra devono essere protette, per il beneficio delle generazioni presenti e future, attraverso appropriata pianificazione e gestione; la capacità della terra di produrre risorse rinnovabili vitali deve essere mantenuta, e ripristinata ove possibile; la conservazione della natura deve avere un ruolo importante durante il processo di pianificazione dello sviluppo economico; gli Stati dovrebbero adottare un approccio integrato e coordinato per raggiungere lo sviluppo in modo da assicurare che lo sviluppo sia rispettoso dell'ambiente: una pianificazione razionale dovrebbe conciliare conflitti tra diversi bisogni di sviluppo sociale e l'ambiente naturale; gli insediamenti umani ed i processi di urbanizzazione devono essere pianificati in modo da garantire il massimo dei benefici economici e sociali per tutti, con il minimo di effetti negativi sull'ambiente; politiche demografiche dovrebbero essere adottate ove ci sono tassi di crescita della popolazione eccessivi; occorre incoraggiare lo scambio di dati ed informazioni, e nuove tecnologie vanno trasferite alle regioni in via di sviluppo.
Uno dei risultati della conferenza fu la formazione dell'UNEP, un organismo dell'ONU avente il compito di fungere da catalizzatore per le politiche ambientali, di indirizzare la coscienza mondiale, di coordinare le politiche ambientali delle varie agenzie delle Nazioni Unite e dei vari governi, nonché le azioni delle comunità scientifiche ed economiche. e delle associazioni ambientaliste.

1987: Rapporto Brundtland
Nel 1983 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dato vita ad una commissione indipendente avente il compito di dare raccomandazioni per una agenda globale per il cambiamento. Dovevano essere esaminate ed analizzate le cause principali della crisi che accomunava l'ambiente e lo sviluppo e dovevano essere proposte linee guida per azioni di intervento concrete a realistiche. Doveva inoltre essere formulata una strategia che consentisse di raggiungere uno sviluppo sostenibile entro il 2000. Il rapporto della Commissione prese il nome dì "Our common future" (Il nostro futuro comune) o "Rapporto Brundtland", propose 22 nuovi principi per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile, e raccomandò che questi principi fossero incorporati nelle leggi nazionali o in carte che specificano i diritti e doveri di cittadini e stato, in convenzioni internazionali e diritti sovranazionali e responsabilità di tutte le nazioni.
Secondo il rapporto, i politici dovrebbero essere guidati nei loro obiettivi da 8 principali obiettivi interdipendenti:

  • il revival della crescita economica ;
  • il miglioramento della qualità della crescita, assicurando scelte giuste ed equilibrate dal punto di vista sociale ed ambientale, e venendo incontro alle esigenze di occupazione, cibo, energia, acqua e sanità ed igiene pubblica;
  • la conservazione e il miglioramento dello stock di risorse naturali;
  • la stabilizzazione dei livelli di occupazione;
  • il riorientamento della tecnologia e una migliore gestione del rischio;
  • l'integrazione di obiettivi riguardanti l'ambiente e l'economia nei processi di decisione;
  • la ristrutturazione delle relazioni economiche internazionali;
  • il rafforzamento della cooperazione internazionale.

(Si veda la sezione strumenti)

1992: Il Vertice di Rio

(Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo - UNCED)

Conferenza tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992. La più complessa ed estesa organizzata dalle Nazioni Unite (due anni e mezzo di lavori preparatori, 120 capi di Stato e 178 paesi partecipanti). Essa ha originato cinque documenti formali:

  • Convenzione sui cambiamenti climatici, (per la stabilizzazione delle emissioni dei gas provocanti un effetto serra);
  • Convenzione sulla biodiversità: (per favorire un accesso equilibrato alle risorse biologiche degli ecosistemi, in particolare le foreste tropicali, l'assistenza ai Paesi in via di sviluppo ed il trasferimento delle biotecnologie.
  • Dichiarazione di principio sulle foreste;
  • Rio Declarationon Environment and Development
  • Agenda21.

Nella Dichiarazione, che comprende un preambolo e 27 princìpi, vengono date indicazioni volte a promuovere un più sano ed efficiente rapporto tra uomo e ambiente. In particolare, si richiama l'attenzione su un numero di argomenti rilevanti per l'ambiente, tra i quali l'equità intergenerazionale, i bisogni del mondo povero, la cooperazione tra Stati, la responsabilità civile e la compensazione dei danni ambientali, il principio inquinatore-pagatore, la valutazione d'impatto ambientale.

Agenda XXI è composta di 40 capitoli che affrontano, dopo due anni di preparazione e la discussione conclusasi a Rio, rutti i campi nei quali è necessario assicurare l'integrazione tra ambiente e sviluppo.
E’ un vero e proprio piano di azione per lo sviluppo sostenibile che elabora strategie ed enuncia un programma di azioni concrete per fermare e invertire gli effetti del degrado ambientale e per promuovere uno sviluppo compatibile con l'ambiente e sostenibile per tutti i paesi. Questo piano di azione, conosciuto come "Agenda 21", analizza le problematiche ambientali in rapporto all'economia, alla società e alla cultura, ed è stato sottoscritto da 150 paesi.
Indica le linee direttrici per uno sviluppo sostenibile, affrontando, oltre le tematiche specifiche (foreste, oceani, clima, deserti, aree montane), anche quelle generali (demografia. povertà, fame, risorse idriche, urbanizzazione) ed intersettoriali (trasferimenti di tecnologie). Rappresenta un piano d'azione da adottare a partire dagli anni ''90 durante il XXI secolo. In esso sono contenute strategie e misure atte a fermare e cambiare l'attuale trend di degrado ambientale, e a promuovere uno sviluppo sostenibile per tutti gli Stati.
(si veda la sezione strumenti)

 

C - Strumenti

Il Rapporto Brundtland

 

"Il futuro di tutti noi", rapporto della Commissione Brundtland su ambiente e sviluppo, è stato pubblicato nel 1987.
Lo studio prende avvio sottolineando come il mondo si trovi davanti ad una "sfida globale" a cui può rispondere solo mediante l'assunzione di un nuovo modello di sviluppo definito "sostenibile". Per sviluppo sostenibile si intende "far sì che esso soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro". "Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali". Tuttavia, se da un lato "lo sviluppo sostenibile impone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e di estendere a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni a una vita migliore" dall'altro nella proposta persiste una ottimistica (per alcuni critici eccessiva) fiducia nella tecnologia che porterà ad una nuova era di "crescita economica": "Il concetto di sviluppo sostenibile comporta limiti, ma non assoluti, bensì imposti dall'attuale stato della tecnologia e dell'organizzazione sociale alle risorse economiche e dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. La tecnica e la organizzazione sociale possono però essere gestite e migliorate allo scopo di inaugurare una nuova era di crescita economica".
Comunque sia, un aspetto merita di essere sottolineato: la centralità della "partecipazione di tutti": "il soddisfacimento di bisogni essenziali (basic needs) esige non solo una nuova era di crescita economica per nazioni in cui la maggioranza degli abitanti siano poveri ma anche la garanzia che tali poveri abbiamo la loro giusta parte delle risorse necessarie a sostenere tale crescita. Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l'effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da una maggior democrazia a livello delle scelte internazionali".

Il rapporto è diviso in tre ampi sezioni che disegnano le sfide a cui è chiamata l'umanità:
Parte 1. Preoccupazioni comuni

  • un futuro minacciato
  • verso uno sviluppo sostenibile
  • il ruolo dell'economia internazionale

Parte 2. Sfide collettive

  • Popolazione e risorse umane
  • Sicurezza alimentare: sostenere le potenzialità
  • Specie ed ecosistemi: risorse per lo sviluppo
  • Energia: scelte per l'ambiente e lo sviluppo
  • Industria: produrre più con meno
  • Il problema urbano

Parte 3. Sforzi Comuni

  • Gestione dei beni comuni internazionali
  • Pace, sicurezza, sviluppo e ambiente
  • Verso un'azione comune.

Il volume si chiude con il Sommario dei principi legali proposti per la protezione ambientale e per lo sviluppo sostenibile.

AGENDA XXI
Programma d'azione per lo sviluppo sostenibile
Summit della terra, Rio de Janeiro 1992

AGENDA 21
Letteralmente "Programma di azioni per il 21° secolo", documento nel quale viene esposto il programma di attuazione della Dichiarazione di Rio e che affronta temi che vanno dalla demografia al commercio, dal trasferimento delle tecnologie alle istituzioni internazionali, dallo sviluppo rurale agli oceani, ecc., indicando per ciascuno di essi linee d’azione che, sebbene non vincolanti sul piano legale, riflettono il consenso sostanziale dei partecipanti al Summit di Rio.
Tale consenso va verso un modello di "sviluppo sostenibile" più attento alla qualità della vita e capace di mantenere un equilibrio stabile fra l’uomo e l’ecosistema, il cui patrimonio di risorse naturali e biologiche deve essere preservato per il bene delle future generazioni.

L'Agenda 21 si divide in quattro sezioni:  *

1 Dimensioni sociali ed economiche.
In questo capitolo si analizzano i problemi dello sviluppo e i fattori umani che lo determinano, insieme ad aspetti chiave del commercio e della presa di decisioni politiche.

2 Conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo
E' la sezione più consistente dell'Agenda e presenta il ventaglio di risorse che debbono essere considerate per potere raggiungere uno sviluppo sostenibile a livello locale, nazionale e globale.

3 Rafforzamento del ruolo della società civile
Si riconosce la necessità di potenziare la partecipazione della comunità locale, attraverso i suoi differenti gruppi, per riuscire laddove i governi non possono agire da soli. L'Agenda 21 sottolinea che la componente essenziale per il raggiungimento dei suoi obiettivi è la partecipazione massiva e responsabile a livello locale, nazionale e mondiale, dei giovani, delle donne, dei popoli indigeni, delle ONG di cooperazione Nord-Sud, dei contadini, delle autorità locali, dei sindacati, del mondo degli affari e dell'industria, della comunità scientifica e tecnologica.

4 Mezzi di esecuzione
Tratta sui mezzi per raggiungere un futuro ambientalmente sostenibile. Include aspetti tecnici, finanziari, educativi, legali, istituzionali, ecc.

Le azioni prioritarie dell'Agenda 21 raggruppate nell'ambito dei grandi argomenti sociali, sono:


1 Costruzione di un mondo prospero (Rivitalizzazione della crescita con criteri sostenibili)
Implica un miglioramento della gestione dei processi di sviluppo, integrandoli con il medio ambiente a tutti i livelli del processo decisionale politico e economico, con strumenti fiscali. Viene auspicato il consolidamento dell'economia di mercato

2 Costruzione di un mondo giusto (vita sostenibile per tutti)
Implica l'esistenza di azioni coordinate per ridurre considerevolmente (a lungo termine) la povertà in tutto il mondo; per assicurare un'esistenza sana ed equa per tutti; per raggiungere in tutti i paesi un modello di consumo che riduca sensibilmente il degrado ambientale, lasciando quindi "spazio" per le economie in crescita del mondo in via di sviluppo.

3 Costruzione di un mondo vivibile (sviluppo dei nuclei urbani)
Implica il ripensamento della gestione dei nuclei abitativi in modo di evitare il collasso delle metropoli, ridurre l'estensione delle periferie degradate e sanare il deterioramento sociale dovuto ad una crescita incontrollata della popolazione urbana. Si auspica una gestione indirizzata a elevare la qualità delle abitazioni, della rete idrica, dell'energia, del trasporto e di altri servizi affinché si incida sul problema dell'inquinamento urbano e dello smaltimento dei rifiuti solidi e delle acque di scarico.

4 Promozione di un mondo fertile (utilizzazione efficiente delle risorse)
Si centra sull'urgenza di invertire la distruzione delle risorse naturali e di applicare strategie di gestione per l'utilizzazione sostenibile della terra, dell'acqua potabile, delle risorse biologiche e genetiche, della biotecnologia e dell'energia. Integrando la sua utilizzazione nello sviluppo socioeconomico, e producendo l'ottimizzazione della produzione agricola.

5 Promozione di un mondo condiviso (risorse globali e regionali)
Implica una strategia generale per la gestione e l'uso responsabile e giusto delle risorse situate al di fuori dei limiti di giurisdizione nazionali. Include programmi di azione riguardo l'atmosfera, gli oceani e i mari. Si sottolinea il ruolo della cooperazione globale come mezzo per proteggere queste risorse.

6 Promozione di un mondo pulito (gestione dei prodotti chimici e dei rifiuti tossico-nocivi)
Si basa sulla riduzione della produzione di residui, il loro riciclaggio in attività produttive, la ricerca sullo smaltimento sicuro dei rifiuti tossico-nocivi e delle penalità per il traffico illecito degli stessi.

I sei punti menzionati costituiscono la base dei programmi di attuazione destinati ad accrescere l'uso sostenibile delle risorse naturali per lo sviluppo umano, assicurando altresì livelli di qualità della vita equi in un medio ambiente pulito e sostenibile

Glossario dello sviluppo sostenibile

A
Acque reflue urbane: acque reflue domestiche o miscuglio di acque reflue domestiche (acque nere), acque reflue industriali (assimilabili alle acque urbane reflue urbane) e/o acque meteriche di dilavamento (acque bianche)
Aria, acqua: attività tecnico scientifiche di prevenzione, controllo di fonti di inquinamento, controllo di qualità.
Acustica: controllo di fonti di inquinamento.
Agenda 21: documento fondamentale approvato al Summit della Terra a Rio de Janeiro nel 1992, contenente un programma che si propone di tradurre i presupposti teorici dell’ambientalismo in azioni da attuarsi nei prossimi decenni (21 sta per ventunesimo secolo).
Allergie: attività per l’avvio di un progetto speciale.
Amianto: costituzione di una unità operativa per il controllo dell’amianto.
Autorizzazioni: supporto tecnico scientifico alla Regione e agli Enti Locali per le istruttorie connesse alla approvazione dei progetti e al rilancio delle autorizzazioni in materia ambientale.
ANPA: Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale.

B
Bacino scolante: supporto tecnico scientifico negli interventi di monitoraggio sulla qualità delle acque provenienti dal bacino scolante in laguna di Venezia.
Biodegradabile: sostanza che può essere decomposta da batteri o attraverso altre vie biologiche, implicando la non tossicità dei residui della decomposizione che non provocheranno problemi alle catene alimentari.
Biodiversità: il vasto complesso di specie che compongono il mondo vivente.
Bioma: grande comunità di organismi viventi, del regno animale e vegetale, che in una data zona geografica hanno raggiunto una relativa stabilità mantenuta dalle condizioni ambientali.
Biomassa: quantità di materia vivente sia di natura vegetale che animale, presente in una determinata area (di solito espresso in peso secco in chilogrammo per metro quadrato Kg/mq).
Biosfera: lo spazio del nostro pianeta occupato da organismi viventi.
Biotopo: ambiente fisico in cui vive una singola popolazione animale e vegetale.

C
Catena alimentare: comprende le piante, gli erbivori e i carnivori definendo una sequenza di organismi tra loro interdipendenti dal punto di vista alimentare.
Centri sperimentali: a) Centro Meteorologico di Teolo (PD): nuovo assetto dei servizi per l’ambiente agricolo, per la meteorologia, per la gestione dei sistemi di monitoraggio e per i sistemi remoti. b) Centro Valanghe di Arabba (BL): nuovo assetto dei servizi per la neve, per le valanghe e per la tutela degli ecosistemi, osservatorio idrogeologico c) Centro Agroambientale di Castelfranco Veneto (TV): nuovo assetto dei servizi per i suoli e per la qualità dell’ambiente, osservatorio rifiuti.
Compost: materiale simile alla terra usato per aiutare la crescita delle piante negli orti, nei giardini e nei parchi, prodotto dalla biodegradazione di rifiuti organici, rami, foglie, erba e vegetali in genere.

D
Dati: produrre trasparenza e disponibilità dei dati ambientali e delle informazioni agli Enti e ai cittadini.
Deforestazione: taglio permanente delle foreste per convertire il terreno a un uso non forestale.
Deposizione acida: l'insieme dei processi di trasferimento di specie acide nell'atmosfera alle superfici (suolo, acqua,...) sia per via secca che per via umida (pioggia, nebbia, ...) (cfr. DM 31/5/1991)
DAP: Dipartimento ARPAV Provinciale.

E
Ecologia: studio dei rapporti tra esseri viventi e ambiente.
Ecosistemi: ricerche di base sulla tutela degli ecosistemi, sullo sviluppo di tecnologie pulite e sui sistemi di produzione ecocompatibili.
Educazione ambientale: promozione di attività di educazione ed informazione ambientale dei cittadini.
Effetto serra: aumento della temperatura dell’aria nell’atmosfera dovuto all’anidride carbonica, al metano, e all’ossido di azoto.
Elettromagnetismo: controllo ambientale in materia di protezione dei campi magnetici.
Energia alternativa: fonti energetiche diverse dal petrolio, gas, carbone e nucleare, ad esempio: energia delle onde, ricavata dall’energia cinetica delle onde; energia eolica, prodotta dai mulini a vento; energia solare, originata dal sole.
Emissione: qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera, proveniente da un impianto o da qualsiasi altra fonte, che possa produrre inquinamento atmosferico (cfr. DPR 203/1988)
Energia nucleare: controllo sull’uso pacifico dell’energia nucleare.
Eutrofizzazione: eccessivo accrescimento o abnorme moltiplicazione delle piante acquatiche, ad esempio alghe con conseguente maggior consumo d’ossigeno, dovuto alla presenza nelle acque di elevate sostanze nutritive.

F
Fattore di emissione: la quantità di sostanza inquinante emessa riferita al processo produttivo considerato nella sua globalità e nelle sue fasi tecnologiche: si esprime in termini di massa di prodotto o materia prima impiegata, o comunque di altri parametri idonei a rappresentare il settore produttivo in esame (cfr. DPR 203/1988)
Formazione: attività di formazione ed aggiornamento professionale degli operatori del settore ambientale. Attività di formazione specifica sulle normative tecniche, sulle metodologie relative a misure, rilievi e analisi per l’acquisizione di protocolli uniformi.
FORSU: Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani.

G H
Grandi rischi industriali: formulazione di modelli di simulazione per la definizione di modalità d’intervento in situazioni critiche con riferimento ai rischi industriali.

I J
Insediamenti produttivi: supporto alla Regione per la valutazione di impatto ambientale nonché per la classificazione degli insediamenti produttivi.
Incidenti rilevanti: supporto agli organi preposti alla valutazione e alla prevenzione di rischi di incidenti rilevanti provenienti da attività industriali.
Indicatore ambientale: variabile ambientale, osservabile e stimabile, che esprime in forma sintetica condizioni ambientali complesse non direttamente rilevabili (ad esempio, eventi passati, processi, livelli di qualità e di criticità, ecc.).
Informazione (sistema informativo regionale): organizzazione e gestione di un Sistema Informativo Regionale per il monitoraggio ambientale ed epidemiologico in riferimento a fattori ambientali ed in particolare su rischi fisici, chimici e biologici.
Inquinamento atmosferico: ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di uno o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati
K L
Laguna di Venezia: attività di tutela e recupero ambientale, gestione idrologica del bacino. Erogazione di servizi sulla qualità-quantità di acque a tutta l’utenza pubblica.

M
Meteorologia: previsione e informazioni meteoclimatiche e radar-meteorologiche.
Monitoraggio: unificazione di tutti i sistemi di monitoraggio quali-quantitativo dell’ambiente.
Modelli di simulazione: formulazione di modelli di simulazione per definire gli interventi per situazioni critiche con riferimento a rischi industriali.

N
Norme e prescrizioni: funzione di controllo sul rispetto delle norme vigenti e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti emanati dalle autorità competenti in campo ambientale.

O
Ozono: attività per un progetto speciale.

P
Programmi di ricerca: collaborazione con istituzioni ed enti scientifici nazionali per programmi nazionali e comunitari.
Progetti e piani: supporto alla Regione e agli Enti Locali nell’elaborazione di piani e progetti per la difesa ambientale.
Produzione energetica: formulazione di proposte sugli aspetti ambientali riguardanti la produzione energetica, la cogenerazione, il risparmio energetico e le forme alternative di produzione energetica.
Piogge acide: attività per un progetto speciale.
Province del Veneto: creazione delle Direzioni Provinciali, passaggio di funzioni di prevenzione, controllo e di supporto tecnico scientifico.
PMP (Presidi Multizonali di Prevenzione): passaggio di personale e attrezzature. Strutture provinciali che realizzano l’attività laboratoristica, di analisi e di controllo ambientale.

Q
Qualità: ricerche sui sistemi di produzione ecocompatibile con l’applicazione del marchio di qualità ecologica e del sistema di ecogestione.

R
Radioattività ambientale: gestione di una rete unica regionale di controllo sulla radioattività ambientale.
Riciclaggio: analisi e controllo sulla qualità della raccolta differenziata.
Rifiuti solidi e liquidi: attività tecnico scientifiche di prevenzione e controllo.
Rumore: controllo di fonti e fattori di inquinamento.
Rumore negli aeroporti: attività per un progetto speciale.

S
Sicurezza e Impiantistica: attività per la sicurezza e l’impiantistica negli ambienti di vita.
Suolo: attività tecnico scientifica di prevenzione, controllo di fonti di inquinamento, controllo delle caratteristiche dei suoli.
Sviluppo sostenibile: modello innovativo di crescita economica basata su una politica di conservazione ed accrescimento delle principali risorse ambientali.

T
Tecnologie pulite: attività per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie coerenti con l’ambiente.

U
Unità operative tematiche: saranno costruite nuove unità operative che, a livello Regionale, riguarderanno, oltre all’amianto, la radioprotezione e i grandi rischi industriali. Saranno altresì creati due nuovi osservatori, uno per la ricerca e l’innovazione, l’altro per il mare.

V W
Valanghe: dotazione di una serie di servizi per monitoraggio e controllo di fenomeni valanghivi.
Valutazione ambientale: analisi e previsione delle possibili ripercussioni, sull’ambiente fisico e sociale circostante, di un qualsiasi progetto o programma di sviluppo.

X Y Z
Zone protette: collaborazione con Enti ed Istituti ambientali per la definizione di particolari forme di tutela territoriale.

 


Riferimenti Bibliografici

 

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AA.VV. (1988), "La scienza economica alla ricerca di una nuova identita`", rivista "Quarantacinque", anno X n. 7-8-9
Baffi P. (1987), "Relazione del Gruppo Economia, Energia e Sviluppo alla Conferenza nazionale sull'energia", rivista "QualEnergia" n. 19-20, pag. 11-20
Barbiroli G., Savio G., Ballini V. (1982), "Tecnologia ed economia della produzione di merci", Roma, Bulzoni
Bresso M. (1982), "Pensiero economico ed ambiente", Torino, Loescher Editore
Brundtland G.H. e altri (1988), "Il futuro di noi tutti. Rapporto della commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo", Milano, Bompiani
Celli G. intervista a (1985), "Celli: le alternative ai pesticidi", in La Nuova Ecologia n. 15, pag. 17
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Conti L. (1988), "Ambiente Terra. L'energia, la vita, la storia.", Milano, Mondadori
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Cottrel A.H. (1978), "Environmental Economics", London, Arnold.
Trad. ital. : "Ambiente ed economia delle risorse", Bologna, Il Mulino, 1984
De Carlini L. (1985), "Qualita' della vita e fame nel mondo", Casale Monferrato (Al), Marietti
Fazio F. (1988), "Il grande caldo", in La Nuova Ecologia n. 49, pag. 8-14
Fortis M. (1981), "Modelli globali e scenari di sviluppo mondiale", in Energia n.2
Gerelli E. (1974), "Economia e tutela dell'ambiente", Bologna, Il Mulino
Lanzavecchia P. (1983), "Risorse, tecnologie, informazione: verso una societa' piu' sobria", in atti IV Congresso internazionale di merceologia, pag. 19-34, Bari, Laterza
Magrino F. a cura di (1988), "Sette chiavi per il futuro", Edizioni del Sole 24 Ore
Mahbub ul Haq (1973), "Una critica severa" in "Sviluppo zero alla sbarra", in Mondo Economico 31 marzo 1973, pag.23-28
Meadows D.H. e altri (1972), "The Limits to Growth, The First Report to the Club of Rome", Universe Book, New York - Trad. ital. : "I limiti dello sviluppo", Milano, Mondadori
Molesti R. (1988), "Pensiero economico e problemi dell'ambiente", in Il Pensiero Economico Moderno n.4
Moriani G. (1987), "L'incredibile ascesa delle energie rinnovabili", in SE Scienza Esperienza n.47, pag. 16
Nebbia G. (1979), "L'impatto ambientale della produzione di energia", in Quale Scienza n.2, pag. 77-91
Vianello G. (1985), "Terreno: una risorsa esauribile", in "L'universita` si tinge di verde. 2o corso di ecologia", Bologna, Lega per l'ambiente - Coop. la luna nel pozzo.


 

Links

www.agenda21.it

EcoSitoweb per il territorio e lo sviluppo sostenibile

http://iisd1.iisd.ca/rio+5/agenda/default.htm
Agenda 21 for Change

http://rolac.unep.mx/agenda21/ing/ag21inxi.htm
United Nations Enviroment Programme

www.csinternational.com/ars
Rivista “Ambiente Risorse Salute”

www.provincia.milano.it/ambiente/agenda21
Provincia di Milano – Ambiente


 

Letture

 

Discorso di CAPRIOLO ZOPPO, della Nazione Indiana dei Duwamish,
 al Presidente degli Stati Uniti (1854)


Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terre è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos'è che l'uomo bianco sogni, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. Isogni dell'uomo bianco si sono nascosti. E poiché si sono nascosti, noi seguiremo i nostri pensieri.

Per i bianchi quello che conta è il denaro e quelli che chiamano i piaceri della vita, mentre per noi il piacere è questa vita che ci circonda, la vita è l'erba che cresce, sono quelli che ci stanno accanto, le nuvole, gli uccelli, tutte le cose vive che fanno la nostra famiglia.

Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate tutto e una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti; dov'è finito il bosco? E' scomparso. Dov'è finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza!


 

Giochi

 

"TIMBER"

Libero adattamento dell'omonimo gioco di ruolo (versione originale in inglese). Il tema trattato è lo sfruttamento delle foreste, in particolare di quelle tropicali.
E' adatto alla fascia d'età dai 14 ai 20 e passa anni.

 

Istruzioni

- Dividere i partecipanti, disposti a cerchio, in 5 gruppi: Burgerbeef Inc., Guardiani della foresta, Governo locale, Tribù dei Kopano, Medico Ltd, presentandoli brevemente uno ad uno e dando loro le rispettive buste chiuse contenti le informazioni necessarie per lo sviluppo del gioco (allegate al presente).

- L'animatore presenta la situazione generale: "La foresta attualmente è intensamente sfruttata.  Una Conferenza internazionale, per decidere il futuro della foresta stessa, avrà luogo tra poco tempo.  Non si sa esattamente quando, ma tutti i gruppi presenti sono stati invitati a presentare la loro situazione tramite una relazione da mostrare alla Conferenza.  Ora avete 10 minuti di tempo per studiare la scheda nella busta e per capire bene il ruolo che dovete svolgere nelle trattative."

Ogni gruppo si prepara individualmente leggendo le informazioni sulle schede che contengono i singoli obiettivi che dovranno cercare di raggiungere durante lo svolgimento del gioco. E' molto importante far entrare nel "ruolo", immedesimarsi, i partecipanti. Chi conduce il gioco deve evitare di intromettersi nelle relazioni che i gruppi instaureranno tra di loro.  Si può prevedere la presenza di uno o più osservatori esterni che possono notare le diverse dinamiche nate, senza intervenire nel gioco, e raccontarle nella discussione di verifica.

- L'animatore assicuratosi che sia la scheda che gli obiettivi di ciascun gruppo siano chiari, dà inizio al gioco "Ora potete parlare tra voi, conoscervi bene e negoziare, formando se volete anche alleanze, e soprattutto cercare di raggiungere i vostri specifici obiettivi di gruppo." (15 minuti).

- L'animatore interrompe il gioco e dice a tutti "La data della Conferenza internazionale è stata decisa, si terrà tra non molto, nella sede dell'ONU.  Avete ora 5 minuti di tempo per pensare ai vostri futuri piani e alla strategia da attuare nei 15 minuti di trattative."

- Passati i 5 minuti che ciascun gruppo ha a disposizione per elaborare la linea da seguire con gli altri gruppi, l'animatore annuncia la ripresa delle trattative. (15min.)

- L'animatore interrompe le discussioni e concede 5 minuti di tempo a ciascun gruppo per preparare la relazione, esposta da un portavoce, per la Conferenza internazionale.

- L'animatore ora impersona l’ONU, dispone i gruppi in cerchio e concede a ciascun gruppo 3 minuti per esporre la propria relazione sullo sfruttamento della foresta tropicale e sugli eventuali accordi o contrasti, nati dalle trattative, con gli altri gruppi. (18min.)

- L'animatore conclude dicendo di aver preso nota di tutto e di provvedere alla situazione in due maniere differenti.
VERIFICA
Inizia ora la verifica del gioco che può essere l'inizio di una discussione più approfondita sulle risorse della Terra e sullo sviluppo sostenibile.

OSSERVAZIONI
Il tempo della verifica, che è preferibile fare, e quello delle diverse fasi dei gioco può essere modificato secondo le esigenze contingenti.  Il numero dei gruppi può variare a seconda dei numero dei partecipanti.  Essendo un gioco di ruolo è importante che ciascun partecipante "entri" nel suo ruolo e lo rispetti.  L'animatore nelle fasi delle trattative non deve assolutamente intervenire, tranne per portare "ordine" o dare eventuali spiegazioni e chiarimenti.  Inoltre deve condurre la Conferenza internazionale nel rispetto dei gruppi e la verifica del gioco cercando di raggiungere i "suoi" obiettivi. I veri protagonisti sono i partecipanti che a seconda delle loro capacità rendono il gioco ogni volta nuovo e diverso.

 

Ruoli dei gruppi

Burger beef
Fate parte di una corporazione internazionale che opera in oltre 30 paesi. La base operativa si trova a Oklas, in Teaxas. A causa della crescente domanda di carne nei Fastfood in Occidente, avete bisogno di nuovi ranch, per allevare bestiame, fuori dagli USA. Questo vi ha portato nella foresta tropicale dove avete costituito dei ranch da 6 anni.
E’ una operazione costosa abbattere alberi e convertire la terra in pascoli (la fertilità del suolo si esaurisce dopo 2-3 anni) e nuove terre devono essere trovate. Comunque la terra è a buon prezzo, la carne non costa molto e di conseguenza i profitti sono alti. Queste operazioni provvedono anche allo sviluppo locale.
Le vostre imprese hanno scontri occasionali con la tribù dei Kopano e i fucili ora fanno parte dell’equipaggiamento. Inoltre è aumentata la competizione per le risorse della foresta. Per questo avete adottato una politica d’acquisto più aggressiva, con incentivi attraenti per il Governo nazionale in cambio di un accesso esclusivo alla foresta.
Dovete cercare di salvare la faccia con la tribù dei Kopano, facendo promesse “facili” e dando piccoli aiuti. Dovete ottenere a tutti i costi l’esclusivo utilizzo della foresta.
Se la tribù dei Kopano non accetta le vostre offerte, sarete costretto ad usare metodi forti.

Tribù dei Kopano

La tua tribù vive ancora nella foresta tropicale dalla “Notte dei tempi”.
Usate varie risorse per mangiare, per curarvi, mettervi al coperto.
Bruciate parte della foresta per avere terra coltivabile, quando essa si esaurisce, cercate altra terra nella foresta abbattendo e bruciando alberi. Siete una tribù nomade. Vi nutrite anche di pesca e di animali selvatici. La tua coesistenza pacifica con la natura è stata disturbata ultimamente da stranieri. Essi hanno portato numerosi danni: abbattono molti alberi, incendiano parti enormi della foresta. Inoltre, molti mali prima sconosciuti alla tribù uccidono la tua gente. Così ti sei armato contro lo straniero. Vuoi reagire, ma c’è discordia all’interno della tribù tra chi vuole difendersi con una protesta pacifica e chi vuole usare maniere violente.
Tutti cercano di “aiutarti”, ma tu vuoi solamente rimanere nella foresta rispettando le tue tradizioni. Senza la foresta non saresti più lo stesso.

Medico LTD

Fate parte di una corporazione internazionale, con base a Londra, che opera in oltre 20 paesi. Siete specializzati nella conoscenza ed uso di sostanze chimiche usate in chirurgia; molte di esse vengono ricavate solamente dalle piante della foresta. Volete attuare un programma di ricerca per esplorare, in maniera estensiva, la foresta ed in particolare modo le centinaia, anzi migliaia, specie di piante dal potenziale medicamentoso elevato.
Molti esperti in medicina credono che la soluzione, la cura, a numerose malattie presenti nel mondo occidentale (come malattie cardiache e cancro) possa essere trovata in tale piante. Se queste cure verranno scoperte ci sarà un incalcolabile contributo alla scienza medica e anche sui profitti della tua associazione.
Per questo siete preoccupati per l’aumento della distruzione della foresta e delle sue piante conosciute e sconosciute. La tua compagnia madre ti ha elargito un notevole sostegno economico per iniziare una campagna che illustra gli altri usi della foresta, allo scopo di diminuire il tasso della distribuzione.
Hai soldi, molti soldi. Puoi salvare l’umanità e guadagnare bene. Cerca di convincere gli altri gruppi a non distruggere la foresta.

Guardiani della foresta

Siete i rappresentanti di un gruppo di pressione internazionale che si batte contro la distruzione della foresta e della salvaguardia della flora e della fauna che compongono la foresta stessa.
Devi cercare di persuadere i vari gruppi di ridurre le loro richieste di legname e promuovere un programma di “riforestazione”.
La tua campagna non è violenta. Provvedi a dare un’informazione pubblica ed un’educazione alla gente che vive nella foresta. Tu vuoi convincere le imprese commerciali degli effetti a lungo termine delle azioni che stanno compiendo.
Usa le informazioni che hai a disposizione per fare questo.

Dati ad uso dei Guardiani della foresta

Moltissimo tempo fa la foresta tropicale ricopriva il 14% della superficie terrestre. L’umanità ne ha distrutto la metà, specialmente negli ultimi 200 anni.
L’America Latina possiede il 57% delle rimanenti foreste tropicali. Solo in Brasile ne ha un terzo; il Sud-Est Asiatico e le Isole Pacifiche hanno il 25%, l’Africa il 18%.
Ogni anno viene distrutta o seriamente danneggiata una superficie pari a quella dell’Inghilterra, Galles e Scozia (fonte: U.S. National Accademy of Sciences).
Le maggiori cause della distruzione della foresta tropicale sono:

  • taglio e bruciatura di alberi per avere terra coltivabile; essa viene utilizzata per 2-3 stagioni poi viene abbandonata;
  • l’abbattimento degli alberi procura legname per produrre energia (un terzo della popolazione mondiale utilizza legname per cucinare e riscaldarsi);
  • usi industriali;
  • allevamento di bestiame. Le terre sono a buon prezzo (specialmente in America Latina) e le industrie di hamburger degli USA pagano bene per ottenere carne magra;
  • politiche di “riassettamento” dei governi per ridurre l’affollamento nelle città e per trarre utili economici dalle terre disboscate.

Circa il 40-50% di tutte le specie di esseri viventi vive nelle foreste tropicali, benché esse coprano meno del 2% del globo
Nell’Amazzonia vivono dai 6 ai 9 milioni di persone (di cui 200.000 indios in Brasile). Circa metà delle 230 tribù che vivevano in Brasile all’inizio del secolo, sono ora estinte.

 

Governo Locale

Sei il responsabile diretto della salvaguardia e utilizzo della foresta. La durata del tuo governo è di 6 anni. Devi affrontare il problema dell’eccessivo affollamento delle città e delle popolazioni rurali povere e in cerca di lavoro. Porti avanti un programma di risistemazione della foresta, che pensi sia umano e generoso. Esso prevede case per i più poveri, elettricità, drenaggio e canalizzazione delle acque e piccoli appezzamenti di terra per la coltivazione. Hai ottimi contatti con la Burger Beef INC, che offre molti soldi per finanziare il programma e il governo stesso (di nascosto). Vuoi rimanere bene in contatto con la Burger Beef INC, ma non vuoi rovinare la tua reputazione all’estero come distruttore di foreste.
Di fatto, il tuo programma provoca danni irreparabili alla foresta stessa, ma devi cercare di salvare la faccia nei confronti dell’ONU.
Attento alla Burger Beef, può essere senza scrupoli. Cerca di avere i massimi vantaggi correndo piccoli rischi.
Devi cercare di calmare la tribù dei Kopano che occupa la foresta e fa la resistenza. Trovare la giusta situazione per i Kopano può essere una “buona facciata” anche per i guardiaboschi.

 

GIOCO DELLE PERCENTUALI

 

ACQUA:


97% salata

3% dolce

 

2% calotte polari

1% fiumi, laghi, falde

 

Utilizzo dell’acqua dolce (anche industriale)
(procapite-al giorno)

USA: 400 litri
Madagascar: 5 litri

80% delle malattia PVS deriva dall’acqua sporca e inquinata
85% dell’acqua utilizzata dai Paesi ricchi torna al mare inquinata

 

Fonte: http://www.volint.it/scuolevis/sviluppo%20sostenibile/Sviluppo%20Sostenibile%2095.doc

Sito web da visitare: http://www.volint.it

Autore del testo: Di Luca Cristaldi RISORSE DIDATTICHE – VILLAGGIO VOLINT – WWW.VOLINT.IT

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