Esercizi di grammatica maschile femminile

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Esercizi di grammatica maschile femminile

 

IL NOME

In italiano i nomi possono essere di genere maschile o femminile e di numero singolare o plurale.

  • Cambiamento del genere:
  • I nomi maschili singolari che terminano in –o al femminile singolare cambiano la –o in –a.

Esempi: gatto > gatta; lupo > lupa; figlio>figlia; cuoco> cuoca; contadino > contadina.

  • I nomi maschili singolari che terminano in –e al femminile singolare cambiano la –e in –a.   

Esempi: signore > signora; droghiere > droghiera; infermiere > infermiera.

  • I nomi maschili singolari che terminano in –tore al femminile singolare terminano in –trice.   

Esempi: attore > attrice; pittore > pittrice; scrittore > scrittrice; lavoratore > lavoratrice.
Fa eccezione il nome: dottore > dottoressa.

  • I nomi maschili singolari che terminano in –a oppure in alcuni casi in –e al femminile singolare cambiano in –essa

Esempi: poeta > poetessa; studente > studentessa; vigile > vigilessa; sacerdote > sacerdotessa.

  • I nomi maschili singolari che terminano in –sore al femminile singolare terminano in –itrice.  

Esempi: difensore > difenditrice.

  • Alcuni nomi maschili singolari cambiano notevolmente quando vengono trasformati al femminile singolare.

Esempi: re > regina; eroe > eroina; dio > dea; abate > badessa; gallo > gallina; cane > cagna.

  • Si definiscono “nomi indipendenti” quelli che hanno forme completamente diverse al maschile e al femminile.

Esempi: padre > madre; maschio > femmina; celibe > nubile; genero > nuora; marito > moglie; uomo > donna; fratello > sorella; frate > suora; montone > pecora; maiale > scrofa; toro > mucca; scapolo > zitella.   

  • Si definiscono “nomi di genere comune” quei sostantivi che mantengono la stessa forma al maschile e al femminile.

Esempi: il cantante > la cantante; il pediatra > la pediatra; il pianista > la pianista; il consorte > la consorte; il dirigente > la dirigente; il nipote > la nipote; un artista > un’artista; un insegnante > un’insegnante; un atleta > un’atleta.

  • Cambiamento del numero:
  • I nomi che al singolare terminano in –o al plurale cambiano la – o in – i.

Esempi: tavolo > tavoli; giardino > giardini; libro > libri; mano > mani.

  • I nomi che al singolare terminano in - ìo (con la ì accentata) al plurale prendono –ii.

Esempi: pendìo > pendii; zìo > zii.

  • I nomi che al singolare terminano in –io (con la i non accentata) al plurale prendono solo –i.

Esempi: olio > oli; figlio > figli.    

  • I nomi che al maschile singolare terminano in –co e –go al maschile plurale nelle parole piane si trasformano in -chi e –ghi, mentre nelle parole sdrucciole diventano –ci e –gi. 

Esempi: Parole piane >               buco > buchi; lago > laghi.     
Fanno eccezione: amico > amici; porco > porci; greco > greci.

Esempi: Parole sdrucciole >       medico > medici; asparago > asparagi.
Fanno eccezione: carico > carichi; valico > valichi; profugo > profughi; obbligo > obblighi.

  • I nomi che al maschile singolare terminano in –logo al maschile plurale prendono la desinenza –logi se indicano persone, mentre prendono la desinenza –loghi se indicano cose.

Esempi: psicologo > psicologi; archeologo > archeologi (indicano persone);
dialogo > dialoghi; epilogo > epiloghi (indicano cose).        

  • I nomi che al singolare terminano in –a al maschile plurale terminano in –i, mentre al femminile plurale terminano in –e.

Esempi: artista > artisti (maschile), artiste (femminile); poeta > poeti;
sorella > sorelle; casa > case; sedia > sedie.
Fanno eccezione: arma > armi; ala > ali.

  • I nomi che al singolare terminano in –ca e –ga al maschile plurale terminano in –chi e –ghi, mentre al femminile plurale terminano in –che e –ghe.

Esempi: monarca > monarchi; stratega > strateghi; patriarca > patriarchi;
banca > banche; alga > alghe; pesca > pesche.      

  • I nomi che al singolare terminano in –cìa e –gìa (con la ì accentata) al plurale si trasformano in –cìe e –gìe; quelli che al singolare terminano in –chìa (con la ì accentata) al plurale si trasformano in –chìe.

Esempi: farmacìa > farmacìe; bugìa > bugìe; monarchìa > monarchìe.

  • I nomi che al singolare terminano in –cia e –gia (con la i non accentata) al plurale si trasformano in –cie e –gie se il gruppo -cia o –gia è preceduto da vocale; si trasformano in –ce e – ge se il gruppo –cia e –gia è preceduto da consonante.

Esempi: ciliegia > ciliegie; valigia > valigie;
faccia > facce; roccia > rocce; frangia > frange.

  • I nomi che al singolare terminano in –scia al plurale si trasformano in –sce.

Esempi: ascia > asce; striscia > strisce.  

  • I nomi che al singolare terminano in –e al plurale terminano in –i.

Esempi: cane > cani; madre > madri.

  • I nomi che al singolare terminano in –ie al plurale non variano.

Esempi: la serie > le serie; la specie > le specie.
Fanno eccezione: la moglie > le mogli; la superficie > le superfici.       

Alcuni nomi si definiscono “invariabili” perché mantengono la stessa forma al singolare e al plurale.
Sono invariabili: - nomi monosillabici                           Esempi: il re > i re; la gru > le gru;              
- nomi che terminano in –i                  Esempi: la crisi > le crisi; l’oasi > le oasi;
- nomi che terminano con vocale accentata     Es: la città > le città; l’età > le età;        
- nomi di origine straniera                   Esempi: il bar > i bar; lo sport > gli sport;        
- alcuni nomi masch.che terminano in –a  Es: il sosia > i sosia; il cobra > i cobra
- i cognomi                                          Esempi: i Motta; i Rossi; i Cattaneo.

Fonte: http://insmontserrat.docus.info/pluginfile.php/7121/mod_resource/content/0/03._TEORIA_IL_NOME.docx

Sito web da visitare: http://insmontserrat.docus.info

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