Scrittura

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Scrittura

 

ANTROPOLOGIA DELLA SCRITTURA

CAPITOLO 1 Tipi di scrittura

Per quel che riguarda le scritture ideografiche si ha un esempio storico, ossia l’”alfabeto” Maya di Diego De Landa.

I conquistatori spagnoli hanno depredato queste culture, ma bisogna dire che esse erano molto arretrate, avevano conoscenze approfondite in campo architettonico e astronomico. I Maya in particolare avevano molto sviluppato queste conoscenze, avevano anche sviluppato una scrittura, definita scrittura Maya, ma è più corretto dire che questa deriva dalla scrittura degli Olmechi, popolo precedente. All’arrivo degli spagnoli l’impero più potente era quello degli Aztechi, avevano una lingua differente dai Maya che ormai erano diventati una popolazione secondaria occupando la penisola dello Yucatan conservando molte nozioni della civiltà da cui discendevano pur essendo sottomessi agli Aztechi, avevano conservato dei codici, fogli piegati a fisarmonica, che erano tutti scritti con la loro tipica scrittura ideografica. Gli spagnoli pensano che siano a livello morale ed etico molto arretrati visto che praticavano ancora sacrifici umani di massa. Per questo De Landa pensò che essi praticavano culti demoniaci e che la loro scrittura fosse un codice dato loro dal diavolo, quindi ordinò di ammucchiare e bruciare questi codici. In un secondo momento, dopo aver sottoposto ad un esame più approfondito questa civiltà si dovette ricredere, fece riunire i superstiti della civiltà e fece loro riscrivere questo alfabeto. La scrittura Maya era composta da centinaia di segni diversi e non aveva un alfabeto, De Landa non fece altro che interrogare uno dei vecchi saggi del popolo Maya domandando di scrivere l’alfabeto Maya. La scrittura Maya non era un alfabeto, lui ha chiesto di scrivere “l’alfabeto” perché era l’unica forma i scrittura che conosceva, non considerava ancora la scrittura ideografica.
Ancora oggi ci sono studiosi convinti che in scritture come il cinese, ogni segno rappresenta una parola, il fatto che De Landa chiese di vedere per iscritto l’alfabeto, fa capire che esiste un abisso tra il sistema di scrittura ideografica e alfabetica. Il discendente Maya non ha fatto altro che trascrivere dei segni il cui suono somigliava ai suoni suggeriti da De Landa. Oggi si è scoperto che i segni trascritti sono corretti. Oltre a questi segni la scrittura Maya includeva però altre centinaia di segni.
Una prima differenza tra scrittura ideografica e scrittura sillabica è il numero di segni, la prima usano centinaia di segni, la seconda un centinaio circa. La scrittura ideografica è quella scrittura in cui gli ideogrammi sono una parte fondamentale del repertorio grafematico, l’ideogramma è l’elemento essenziale del funzionamento della scrittura.

Il geroglifico è stato decifrato ad inizio 800 grazie alla stele di Rosetta. Nel 1600 un Attanasius Kircher riuscì, secondo lui, a decifrare i geroglifici. I suoi lavori però sono errati. Il suo ragionamento era che il geroglifico doveva essere una scrittura ideografica, ma non sapeva cosa significasse, ritenne che ogni segno rappresentasse una parola, questo ha compromesso il suo studio. Questo errore è stato commesso per due motivi, non aveva coscienza di come funzionasse la scrittura ideografica e, secondo, perché aveva una fonte precedente a lui che lo trasse in inganno.

 

Il remo spesso veniva usato come ideogramma per indicare “parola”, la canna di papiro in fiore è la j, l’ascia indica la parola dio, ma spesso questa non doveva essere letta, serviva solo per capire il significato dei segni precedenti, è un determinativo. In questo caso per capire che, ad esempio, un occhio, indicava Osiride.
Kircher faceva riferimento a Orapollo.
Alle soglie del Medioevo, nessuno sapeva più scrivere in geroglifico, uno degli ultimi conservatori fu Orapollo che con antri seguaci si ritirò in una delle ultime cataratte, conservando scrittura e culti.
In “Geroglifica” scrisse tutte le nozioni di cui era a conoscenza, non conosceva più le regole di associazione degli elementi, conosceva solo i significati di alcuni elementi, non era più in grado di dire il perché e il modo in cui si usavano all’interno dei testi il geroglifico. Conosce solo gli ideogrammi, non conosce i fonogrammi, descrive quindi solo i segni ideografici. Questo testo arrivato a Kircher, ha influenzato pesantemente la sua linea di pensiero, quindi era convinto che tutti i segni erano segni parola proprio perché nel suo testo, Orapollo, riportava solo segni parola.
Alcuni segni venivano utilizzati per indicare suoni o parole per omofonia, ad esempio Oca per indicare figlio, Orapollo aggiungeva che questo animale era quello che più ama i figli che in caso di pericolo si offre per salvare i figli, cerca quindi di trovare una connessione logica, tralasciando il semplice motivo dell’omofonia. Semplice, ma esatto. Orapollo non sa inoltre che i segni cambiano il loro significato a seconda del contesto, per esempio Osiride viene indicato da un occhio, ma lo stesso occhio può indicare, se accompagnato da un trattino, semplicemente un occhio, a seconda del contesto.

 

Un caso di decifrazione celebre è stato quello della stele di Rosetta scoperta nel 1799. Champollion consegna la sua lettera relativa alla decifrazione è il 1822, la decifrazione sarà completata l’anno dopo, 24 anni dopo la scoperta della stele. La stele è un testo diviso in 3 sezioni: in quella in alto è riportato un testo in geroglifico egiziano, risalente all’epoca dei tolomei; la parte più in basso è scritta in greco; al centro si ha la scrittura demotica. Questa scrittura è un’evoluzione del geroglifico, successivo allo ieratico, una semplificazione dei tratti del geroglifico. Il demotico è uno sviluppo, quindi, di tipo stilistico, per praticità che aumenta a discapito dell’iconismo.
Nella stele i testi sono sicuramente uno traduzione dell’altro, un documento triscritto, ma bilingue perché le prime due sono le stesse, solo una evoluzione dell’altra. Una parte superiore della stele è andata persa, Champollion è riuscito a ricostruire quanto era scritto grazie al demotico. Nonostante questo non si era riusciti a superare le convinzioni erroneamente date dagli studi di Kircher e Orapollo. Per questo in tutti gli studi c’era la convinzione che ad ogni segno corrispondeva una parola, questo fu la causa della del lungo periodo tra la scoperta della stele di Rosetta e la sua decifrazione.
Nella stele furono spesso usati i nomi di Cleopatra e Tolomeo, sulla base dell’unica scrittura ideografica presente all’epoca, il cinese, e dei cartigli, in cui erano riportati questi nomi, si scoprì che questa scrittura era una scrittura ideografica-fonetica. In più si scoprì che questa scrittura non era di tipo recente, come alcuni pensavano, ma si è sempre avvalsa di simboli fonetici, fino dall’epoca di Tutmose e Ramesse.

 

Tutte le scritture ideografiche hanno i determinativi, anch’essi segni parola, che servono per superare delle ambiguità e capire il significato corretto, è un logogrammi utilizzato per precisare i fonogrammi che precedono, per la polinfuzionalità dei segni delle scritture ideografiche. In base a questa regola, un segno può essere ideogramma, fonogramma e determinativo a seconda dei casi.

scritture fonetiche: sono la prevalenza, tranne nel caso del cinese e del giapponese che sono ideografiche. Si hanno al loro interno delle sottodistinzioni: scritture fonetiche sillabiche e scritture fonetiche alfabetiche. All’interno delle scritture alfabetiche si ha la distinzione tra scritture alfabetiche consonantiche e le scritture alfabetiche in senso proprio.

Scritturaà sistemi che sono subordinati a una lingua, che contengono cioè segni riconducibili alla fonetica della lingua codificata.

Pittogrammaà disegni complessi che fissano il contenuto del messaggio senza riferirsi alla sua forma linguistica, a un enunciato parlato. Si può solo commentare o parafrasare ma non leggere

CAPITOLO 2 Origine e diffusione della scrittura

Jared Diamond ha messo a fuoco alcuni concetti fondamentali che hanno influito e influiscono direttamente sulla storia della cultura umana:

  • la conoscenza è potereàla scrittura è fonte di potere nelle società moderne, perché rende possibile trasmettere conoscenze meglio, più rapidamente e più lontano
  • le informazioni tecniche,scientifiche e militari possono essere facilmente trasmesse e/o conservate grazie a  un sistema di scrittura efficiente.

La diffusione presenta due diverse modalità:

  • quella dell’adattamento o copia del modello
  • quella della diffusione o copia dell’idea di base

L’invenzione autonoma della scrittura richiede la presenza di determinati prerequisiti che determinano l’utilità o meno della scrittura per quella società e la possibilità della società medesima di mantenere un gruppo di scribi:

L’invenzione autonoma della scrittura è certamente:

  • dei Sumeri prima del 3000 a.C
  • degli indiani del Mesoamerica prima del 600 a.C.

a questi si possono aggiungere:

  • gli Egizi attorno al 3000 a.C.
  • i Cinesi prima del 1300 a.C.

 SCRITTURA SUMERICA
Le più antiche tavolette sono registrazioni contabili di consegne o assegnazioni di bestiame, generi alimentari o tessuti.
Il tipo di scrittura utilizzato viene detto protocuneiforme, viene utilizzato per le primarie esigenze di supporto mnemonico di carattere annotativi, vi è dunque uno sviluppo di un sistema numerico scritto, rilevabile attraverso un elevato impiego di logogrammi usati per indicare il tipo di merce.

I ritrovamenti si possono dividere in 2 categorie:

  • pittografia per oggettià il messaggio inviato dagli sciiti a Dario e riferito da Erodono ( consistente di “un uccello, un topo, un rana e 5 frecce”)
  • scrittura per oggettià di cui fanno parte le bullae numeriche (tavolette) e i quipus degli inca ( cordicelle annodate, servivano per la contabilità e ogni colore aveva un significato e usavano il sistema decimale)

Il passaggio dalla fase protoscritturale alla scrittura vera e propria si ha quando si applica per la prima volta l’idea di impiegare il segno raffigurante schematicamente un determinato oggetto per rappresentare il suono della parola numerica riferito a tale oggetto ( ES à utilizzata con il significato di vita perché entrambe nella pronuncia numerica hanno un suono equivalente il TI).

I segni della scrittura numerica arcaica sono chiamati pittogrammi perché sono veri e propri disegni che riproducono oggetti o esseri ai quali si riferiscono, tuttavia nella maggior parte dei casi l’oggetto raffigurato è irriconoscibile ( triangolo pubico = donna, pene = fecondare, stella =Dio, un cerchio tagiato dalla croce =pecora).

Il passaggio dalla scrittura iconica protocuneiforme alla scrittura cuneiforme fu determinato da esigenze di semplificazione del tracciato per un motivo pratico che fu la sostituzione dell’attrezzo impiegato per scrivere sull’argilla.
Nella scrittura cuneiforme numerica è ben sviluppata la terza categoria di segni tipica delle scritture ideografiche i determinativi, cioè dei logogrammi che servivano ad indicare la categoria di appartenenza di certi altri logogrammi o fonogrammi. I determinativi venivano preposti ai logogrammi o fonogrammi, per eliminare eventuali ambiguità e facilitare la comprensione e la lettura (id=fiumeà id reno). Esistevano 4 determinativi che venivano messi posposti ai logorammi o fonogrammi ( hu=uccello; ki=terra, paese; ha=pesce;sar=legume).
Uno stesso segno della scrittura cuneiforme poteva essere polifunzionale ( a seconda dei contesti poteva servire come: logogramma, fonogramma o determinativo) e/o polifonico (poteva essere letto in diversi modi)

SCRITTURA ACCADICA

Gli Accadi adottarono la scrittura cuneiforme sumerica, svilupparono maggiormente il fonetismo, perché la lingua accadica doveva essere codificata per iscritto.
L’accadico era una lingua di tipo flessivo, che dal punto di vista tipologico differiva molto dal sumerico. La scrittura cuneiforme venne impiegata per lingue molto diverse fra lor:

  • l’accadico (si divide in 2 rami, assiro e babilonese)
  • ittito
  • neoelamitico
  • urrico

La scrittura accadica manteneva un’ampia percentuale di logogrammi (nella lingua sumerica le parole erano formate da monosillabi), che portarono alla formazione di un sistema di fonogrammi sillabici, cioè di sillabogrammi.

Nel secondo millennio nella tipologia semitica orientale continuano le fasi successive della lingua accadica, sul piano linguistico si ha una distinzione tra assiro e babilonese, estremamente simili tra loro, lingue codificate da scrittura e comprensibili reciprocamente. A occidente si ha un panorama variegato, nel secondo millennio esistono due tipi linguistici, uno conservativo, il cananico, e uno più innovativo, l’amorreo. Per oriente si intende l’odierno Iraq, mentre per occidente si intende la regione tra la Turchia orientale, dalla Siria settentrionale all’Arabia Saudita.
Portatori di innovazioni nelle lingue semitiche sono i fenomeni di sedentarizzazione di popolazioni seminomadi, il passaggio dal nomadismo all’urbanizzazione passa per il seminomadismo che consente la formazione di codici linguistici. Quando i seminomadi assumono l’egemonie si ha un cambio linguistico con una varietà linguistica innovativa. Il cananaico è la lingua delle città, l’amorreo è quello dei seminomadi. La più grande attestazione è l’archivio di Ugarit che nell’ultima età del bronzo, prima delle invasioni dei popoli del mare, ha avuto egemonia sul mediterraneo oientale

SCRITTURA EGIZIANA

La scrittura egiziana compare verso il 3000 a.C. poco dopo quella sumerica e dato che sono stati provati dei contatti diretti tra le due civiltà non è escluso che l’invenzione dei geroglifici sia frutto di una copia di idea, infatti fin dall’inizio la scrittura egiziana appare come un sistema abbastanza sviluppato, nonostante l’uso ancora primitivo e limitato di fonogrammi, avendo problemi nello scrivere nomi propri di persona; tuttavia in base alla forma dei segni si può sostenere che il sistema di scrittura egiziana sia ex novo.
Il geroglifico appartiene ad un gruppo di lingue, le camitiche, strettamente imparentate con le semitiche, da qui il termine camito-semitiche. Queste lingue hanno una grammatica particolare, invece di essere basata sulla flessione delle parole e sulla derivazione tramite suffissi, non hanno una parte fissa che comprende consonanti e vocali, ma una parte fissa contenente solo consonati, ad esempio lo scheletro consonantico KTB arabo che significa scrivere: da esso deriva Kitabu (libro), Katibu (scriba), Kataba (egli scrisse),… basta cambiare le vocali all’interno che il significato cambia, lo scheletro consonate è invariato. Nelle lingue semitiche le vocali sono solo tre, a i u, la ricostruzione è più facile. La grammatica dell’egiziano è simile a quella dell’arabo, non solo nella flessione, ma anche nella derivazione. Questo procedimento di scrittura è definito procedimento ad interfissi, perché le vocali vengono poste all’interno dello scheletro formando parole diverse. Gli egiziani quando inventarono la loro scrittura, trascrissero solo le consonanti, per questo non si sa più con certezza questa lingua. L’unica cosa che si può trascrivere la lingua sono le consonanti, quando una scrittura viene trascritta in alfabeto latino, si parla di traslitterazione, ogni scrittura ha segni di traslitterazione particolare. Per esempio la D trascrive la [dз], g, l’affricata dentale sonora. La convenzione è mettere sempre la vocale “e” per leggere l’egiziano, a parte alcuni casi.
La serie di segni monoconsonantici egiziani (24) con molta probabilità costituisce un anello nella trafila degli alfabeti consonantici semitici, per esempio l’alfabeto ungaritico spiega come la continuazione di un antico alfabeto lineare viene modificato per adattarlo alla scrittura cuneiforme. La differenza tra alfabeto ungaritico e alfabeto fenicio è di natura formale:

  • i segni fenici hanno uno stile lineare
  • i segni di Ungarit hanno uno stile cuneiforme

A Ugarit molto probabilmente nasce l’alfabeto, alcuni segni della scrittura cuneiforme si specializzano a rendere in maniera più o meno univoca i fonemi consonantici. La scrittura alfabetica diventa molto economica anche perché nelle lingue semitiche la struttura fondamentale è consonantica. La scrittura cuneiforme non aveva ancora sperato la consonante.
Il tipo cananaico comprende oltre al fenicio anche l’ebraico biblico che coesiste a occidente con l’aramaico, continuazione in qualche modo dell’amorreo, l’aramaico appare all’inizio del primo millennio, semplifica la scrittura, la privatizza, diventando la lingua ufficiale affianco alla lingua assiro-babilonese prima dell’impero neo-assiro e neo-babilonese di Ciro. In questo momento l’aramaico affianco il nuovo superstrato, diventando la scrittura internazionale per comunicare con le varie parti dell’impero. Nel primo millennio appaiono le prime attestazioni di una nuova lingua semitica, delle città stato del punto di arrivo della rotta delle indie, una lingua molto simile all’arabo, di quelle popolazioni che finiranno in Etiopia, il cui antecedente è la lingua liturgica della chiesa copta d’Etiopia, la lingua GEEZ. Solo nel primo secolo dopo Cristo abbiamo le prime testimonianze dell’arabo.
L’arabo ha continuato ad essere parlato, suddiviso in varietà regionali, per consentire una comunicazione pan-araba i mezzi di comunicazione hanno messo a punto una lingua comune che si rifà alla lingua del corano, utilizza quanto di comune alle diverse lingue arabe, ma di fatto è una lingua nuova.

I documenti più antichi svolgono una funzione propagandistica per esempio la paletta di Narmer sembra spiegare la celebrazione dell’avvenuta unificazione dei due paesi sotto lo stesso re Narmer.

La paletta di Narmer è uno dei documenti più antichi in geroglifico egiziano, 60 cm di grandezza. Essa riporta simboli particolari: ha un’importanza storica fondamentale sia per la storia in senso stretto che per la storia della scrittura. Riporta illustrate delle scene particolari: momenti di dominio, risale alla prima dinastia, al 3100 ca a.C.
Sul lato c’è un personaggio stante, reca dei segni particolari quale la coda, la corona, ha una mazza sollevata e una mano poggiata sulla testa di un soggetto inginocchiato. La mazza serve da martello rispetto al piolo sulla testa del personaggio inginocchiato. Narmer è il personaggio in piedi, è un re, il primo re dell’alto e del basso Egitto: prima della prima dinastia l’Egitto era diviso, alto Egitto (sud) e basso Egitto (nord). Alto perché con montagne, basso perché pianeggiante, la zona del delta.
Manetone era uno storico del 300 a.C., dell’ultima dinastia, la 31°, racconta la storia degli antichi re dell’Egitto, da un elenco di re con la rispettiva durata di regno. Questo suo elenco ha delle corrispondenze con la pergamena custodita al museo egizio di Torino. La divisione in dinastia la introduce Manetone, la divisione in 30 non è però corretta, probabilmente ci sono state famiglie sdoppiata, ma per convenzione viene accettata. All’inizio dell’Egitto le fonti pongono lo stesso re: Menes, primo re che ha unificato i due regni. Questo fatto è avvenuto sicuramente, le fonti lo attestano, ma la tavoletta di Narmer riporta eventi che si riferiscono all’unificazione, il problema è che il nome è un altro, Narmer appunto. I re dell’Egitto avevano però diversi nomi, uno di nascita, uno assunto al momento dell’incoronazione e altri durante il regno. Il nome assunto con l’incoronazione aveva un significato preciso, spesso in riferimento alla divinità da cui credevano di discendere. Il nome Narmer è scritto nel cartiglio sopra il disegno, il serek, che rinchiude uno dei nomi del faraone, scritto con due segni, lo scalpello e il pesce gatto, appunto Nar-mer. questo significa che già nel 1300 a.C. si aveva già la scrittura con fonogrammi, inventati fin dal principio per scrivere i nomi propri.
Il prigioniero inginocchiato ha il nome, non all’interno di un serek, Wash (arpione+vasca), più indietro è rappresentato un personaggio con i sandali del re e con una brocca d’acqua. Questo particolare e gli attributi del re dimostrano che già in epoche remote si aveva un protocollo per venerare il re. Il personaggio con i sandali e la brocca riporta anch’egli il nome. Al di sotto sono rappresentati altri due sconfitti con il geroglifico indicante o il loro nome o il nome della città che governavano. Altro punto importante è il fatto che non è presente un testo che descriva il fatto rappresentato, ma è stata usata una pittografia, una pre-scrittura, molto simbolica, che rappresenta un falco poggiato su dei giunchi che emergono da un basamento, che rappresenta il delta, emerge, inoltre, una testa barbuta arpionata dal falco con un uncino: il personaggio rappresentato dal falco ha sottomesso il nemico che si nascondeva nella paludi del nord, quindi la conquista del sud ai danni del nord. Il segno del giunco, in geroglifici successivi indica il numero mille, in questo caso, ipoteticamente, indica il numero di prigionieri fatti, 6000 (6 giunchi). Nei geroglifici successivi il falco serve per rappresentare il faraone, incarnazione di Orus, quindi si può ipotizzare che questo falco rappresenta il faraone del sud. La certezza che sia il sud a conquistare il nord, oltre che dalla storia, è data dalla corona indossata dal personaggio stante che appartiene ai re del sud.
La seconda faccia è divisa in tre sottili, quello centrale, pittografico, rappresenta due leoni con un collo prolungato che formano un cerchio, un oggetto usato per pestare qualche sostanza sacra. Il disegno rappresenta due leoni che si guardano affrontandosi a simboleggiare lo scontro nord-sud. In basso è presente un’altra pittografia che rappresenta un toro, titolo del re che simboleggia la virilità e la forza, che a cornate abbatte le mura di una città. Sotto i piedi del toro viene calpestato il nemico. Questa pittografia ribadisce la lotta.
In alto c’è una scena chiara che rappresenta il re con la corona rossa dell’alto Egitto, il re è lo stesso, il serek lo dimostra, dietro è ancora presente il funzionario con i sandali e la brocca. Davanti è raffigurato un altro personaggio con un nome, ma non il nome personale, ma quello del titolo, ossia visir. Il re è il più alto, il visir ha una certa altezza, e il soggetto alle spalle del re anche. Più avanti rispetto al visir, sono presenti dei personaggi con degli stendardi che rappresentano le province principali del regno, più piccoli del re, del visir e del funzionario. In alto sono presenti segni non ancora spiegati. Nell’ultima parte il re passa in rassegna i principi sconfitti decapitati, con la testa tra i piedi, il re è ancora raffigurato con il nome e il copricapo del nord. La raffigurazione ha elementi di scrittura, per scrivere i nomi, ed è descritta con pittografie altamente simboliche. Nelle epoche successive il faraone porterà entrambe le corone, del nord e del sud, innestante una dentro l’altra. Il titolo del faraone sarà anche signore delle tue terre a sottolineare la divisione storica. Altro titolo importante era “colui che appartiene al giunco e all’ape”, simboli totem del nord e del sud. Questa tavoletta mostra il fatto che la scrittura in Egitto era nata per motivi propagandistici, non economici come invece accadde a Creta.

La mazza di Narmer, in avorio, presenta un disegno tutto attorno, con il re con la corona del regno conquistato seduto sotto un’edicola, protetto della divinità avvoltoio. Dietro di lui c’è il visir e il “maggiordomo”, al di sotto i due portatori dei ventagli. Ciò che interessa è il fatto che sotto il re, che ha davanti a se tre capi con le braccia legate dietro la schiena, sono presenti una serie di simboli che rappresentano l’elenco del bottino fatto. Il sistema di numerazione egiziano è molto elementare, un sistema addizionale, il nostro è posizionale. La scomodità del sistema è il fatto che bisogna ripetere i simboli per giungere al numero desiderato. Avevano però simboli per scrivere cifre molto alte, ad esempio l’indice per 10.000, il giunco fiorito per 1.000. Sotto il re c’è un elenco di oggetti con la numerazione: sono stati depredati 400.000 bovini, 1.420.000 caprini, 120.000 prigionieri, la mazza risale all’epoca di Narmer, è una sorta di lista contabile. Questo dimostra che la scrittura può essere nata sia per propaganda, ma anche per contabilità-economia, ma mancano le prove per stabilire per quale priorità sia stata inventata.

CAPITOLO 3 Scrittura ideografica

Scrittura ideografica= scrittura connotata dall’impiego di logogrammi, ossia di segni che non rappresentano suoni ma intere parole.

Nelle scritture numeriche ed egiziane oltre a logogrammi e fonogrammi troviamo i determinativi, che hanno un valore visivo e non vanno letti, inoltre a seconda del tipo di scrittura vanno posti prima o dopo la parola, infatti nella scrittura sumerica vengono posti prima, mentre ella scrittura egiziana vengono messi dopo.

CAPITOLO 4 Scrittura fonetica

Con scrittura fonetica designamo quei sistemi in cui la trascrizione di un enunciato avviene esclusivamente tramite fonogrammi e i logogrammi anno un impiego marginale e limitato a contesti particolari.

Le scritture fonetiche si distinguono in 2 sottogruppi fondamentali:

  • scritture alfabetiche  che si distinguono in: scritture alfabetiche in senso stretto e scritture alfabetiche consonantiche, che sono dirette discendenti dei più antichi alfabeti semitici.
  • scritture sillabiche che sono il risultato dell’estensione massima del principio del fonetismo, prima della scoperta delle consonanti come entità fonetiche autonome

CAPITOLO 6 Da leggere e da capire

La lingua funziona come uno strumento per la formazione e la trasmissione di messaggi, vi sono varie operazioni:

  • operazioni di codifica (operazione di assegnazione di un espressione ad un contenuto) da parte dell’emittente
  • operazione di decodifica (consiste nell’identificare o ricavare il contenuto dall’espressione) da parte del ricevente

la decodifica consiste nell’interpretazione dei messaggi; l’interpretazione di un testo scritto comporta una duplice decodifica che risulta evidente nel caso si debba affrontare dei testi redatti in una scrittura e/o in una lingua sconosciuta.
L’atto interpretativo di un testo interpretativo è dunque possibile e non presenta alcuna difficoltà quando l’interprete conosce sia il codice scrittura sia il codice lingua; quando queste conoscenze vengono a mancare sorgono grosse difficoltà che si possono classificare su tre livelli principali:

  • scrittura a nota e lingua ignota, concerne il caso in cui la documentazione sia scritta in un codice conosciuto ma la lingua soggiacente, estinta, sia poco o per niente comprensibile, dunque si “legge”ma non si capisce.
  • Scrittura ignota e lingua nota comporta la presenza di un codice scrittorio ignoto perché “dimenticato” mentre si conosce come dato certo o altissimamente probabile qual è la lingua soggiacente. Questa situazione non si verifica molto frequentemente, perché conoscendo il codice lingua soggiacente con un adeguato studio del materiale è sempre possibile giungere alla decifrazione. Nel caso della scrittura Maya questa condizione (scrittura ignota e lingua nota) può rappresentare anche il punto di partenza, la lentezza del processo di decifrazione è dovuta alla complessità del sistema, che comporta anche l’impiego di molte varianti di uno stesso segno nonché di elaborate composizioni e legature.
  • Scrittura e lingua ignote (disco di Festo).

Uno dei documenti più enigmatici è il disco di Festo, importante per il tipo di riflessioni che porta con se.Il disco di Festo è un disco di argilla, trovato nel 1908 a Creta, cotto intenzionalmente, non come per le tavolette la cui cottura è stata a causa dell’incendio che bruciò il palazzoNel 1908 a Festo scava una squadra di archeologi italiana, su concessione greco-turca, per questo è stato usato un maggiore criterio rispetto a Schlieman e Evans, ma una minore ricostruzione.Il disco è stato ritrovato in uno strato del 1700 a.C., ma non si è certi del periodo della sua realizzazione. Il disco è come un antecedente dell’invenzione della stampa di Guthemberg nel 1470, è stato trovato insieme ad una tavoletta di argilla che riporta generi alimentari e le rispettive quantità. Il palazzo di Festo è stato bruciato due volte, nel 1700 a causa di un terremoto e successivamente per le invasioni dei greci. Sono stati fatti diversi tentativi di decifrazione, da una storia religiosa ad un documento burocratico, tutte versioni diverse, ma in realtà possono essere radunati in gruppi: un primo gruppo traduce il testo come se fosse una scrittura ideografica in cui ad ogni segno corrisponde una parola, oggi si sa che questo gruppo ha dato una versione errata visto che scritture di questo tipo non esistono e mai sono esistite. Oggi sappiamo che l’ordine di lettura è dall’esterno all’interno in maniera circolare, ancora oggi c’è però che pensa che si debba partire dell’interno verso l’esterno. Ad appoggiare l’ipotesi che questa è una scrittura di tipo fonetico e non sillabario, è il fatto che il numero dei segni è troppo esiguo perché ciascuno abbia un significato diverso.Un altro gruppo vedeva questo disco come un sistema fonetico, un codice scrittorio, tra cui Gordon: lui ha paragonato alcuni segni del disco di Festo con dei segni della lineare A per il contesto in cui era stato trovato il disco. Oltre ai segni scritti, ci sono altri tre segni importanti: uno che separa i gruppi, identificabili come parole, altro segno importante è il primo che indica l’inizio del testo, ultimo è la linea, scritta a mano, posta alla fine dei vari gruppi con vari significati. Altre osservazioni sono il fatto che vari gruppi presentano delle somiglianze strane, per esempio c’è un gruppo che ricorre in varie parole, potrebbe quindi essere una base lessicale.

 

 

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/linguistica/ANTROPOLOGIA%20DELLA%20SCRITTURA%20fabio.doc

Sito web da visitare: http://www.scicom.altervista.org

Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine

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