Radar

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Radar

 

radar s.m. (dall'ingl.  RAdio Detection  And  Ranging, radio rivelazione e localizzazione). Apparato per il rilevamento, in coordinate cartesiane, di un ostacolo oppure di bersagli e veicoli, fermi o in movimento; il rilevamento si effettua mediante la riflessione su di esso di radioonde.  Radar a impulsi, radar che si basa sul tempo che intercorre fra emissione e ricezione degli impulsi di radioonde.  Radar a onda continua, radar che si basa sull'emissione e ricezione continua di radioonde. (È attrezzato con un'antenna trasmittente e una ricevente; consente la determinazione della velocità dell'oggetto, sfruttando l'effetto Doppler.)  Radar distanziometrico o telemetrico, radar con presentazione tipo A.  Radar interrogatore-risponditore, insieme di due radar, uno trasmittente (interrogatore), l'altro ricevente (risponditore), installato in genere su aerei che si fanno riconoscere da altri aerei e da stazioni a terra. (ll funzionamento del secondo, che emette impulsi in un dato codice, è determinato dal primo, che lo riconosce come amico al momento dell'avvistamento. Adottato durante la seconda guerra mondiale dall'aviazione britannica, è ancor oggi designato con la sigla IFF  (Identification  Frend or Foe, identificazione amico o nemico.)  Radar panoramico, radar la cui antenna esplora a giro d'orizzonte l'ambiente circostante rilevando, in piano e in quota, la presenza di ostacoli, bersagli, ecc., dei quali è possibile la visione diretta. (Secondo il compito assegnato è detto radar di sorveglianza, di ricerca.).  Radar a inseguimento automatico, radar dotato di un dispositivo meccanico agente sull'antenna o di un dispositivo elettronico che lo mantengono automaticamente puntato sul bersaglio, una volta individuato. (Tale è il radar tiro.)  Radar meteorologico, applicazione del radar allo scopo di ottenere alcuni dati concernenti la situazione meteorologica, in ausilio alla navigazione aerea.

Storia

Il  principio del radar fu preconizzato, fin dal 1911, dall'americano Hugo Gernsback nel suo romanzo di fantascienza Ralph 124 C 41+. Nel 1922 Guglielmo Marconi espose su basi scientifiche il principio della riflessione delle radioonde da parte di ostacoli, anticipando gli esperimenti effettuati negli anni Trenta con le onde decimetriche. Nel 1924 Edward Appleton sperimentò la riflessione di impulsi radio sullo strato della ionosfera da lui scoperto e poco dopo il francese Pierre David sperimentò la rivelazione elettromagnetica di aerei in volo. Un grande impulso a queste ricerche fu dato dall'invenzione del magnetron; successivamente in America venne inventato il klystron, tuttora fondamentale per tali apparecchiature. Le ricerche portarono a risultati concreti tra il 1934 e 1935, anni in cui da una parte il tedesco R. Kühnhold, dall'altra l'inglese R. Watson Watt realizzavano dispositivi atti alla localizzazione di aerei in volo. Nel campo navale civile i primi dispositivi radar furono studiati come mezzi anticollisione, da impiegarsi di notte o in avverse condizioni atmosferiche, per segnalare altre navi, iceberg, ecc. Il primo impianto di tal genere fu installato a bordo del transatlantico francese Normandie nel 1935. Da parte inglese il perfezionamento delle apparecchiature radar portò alla creazione, da parte dell’Air Ministry Research Station, di una rete di stazioni terrestri fisse, atte al rilevamento a distanza, che si dimostrarono successivamente determinanti per la localizzazione dei bombardieri tedeschi durante la battaglia d'Inghilterra (1940) e durante tutta la seconda guerra mondiale. Radar di minore portata montati su aerei furono utilizzati per la caccia notturna e nella scorta antisommergibile o antinave. Tipi affini di radar venivano contemporaneamente realizzati in Germania. Nello stesso periodo, sempre per esigenze belliche, furono studiati e applicati il radar interrogatore-risponditore IFF e i sistemi antiradar. Nel 1944 in USA entrò in servizio il primo radar tiro. Nel campo navale militare il radar fu installato sulla torpediniera tedesca G 10 (1936) e sulla corazzata tascabile Admiral Graf von Spee (1937). Nello stesso anno gli Stati Uniti installarono il radar a bordo del cacciatorpediniere Leary e l'anno seguente sulla corazzata New York. La Gran Bretagna installò il primo radar sull'incrociatore Sheffield nell'estate 1938; all'inizio della seconda guerra mondiale molte unità navali inglesi erano dotate di impianti radar. L'impiego del radar da parte delle unità navali inglesi fu determinante nella battaglia di capo Matapan (marzo 1941) contro le forze navali italiane che ne erano sprovviste.
In Italia, le ricerche sul radar di U. Tiberio, iniziate nel 1934 per conto della marina, diedero risultati che non vennero tuttavia utilizzati in fase operativa, né furono apprezzabili i risultati ottenuti con il Dete, tipo di radar fornito dalla Germania nel 1942.
Dopo la seconda guerra mondiale l'impiego del radar si generalizzò nel campo navale, aereo e terrestre, in particolare militare.

Funzionamento

Riferendoci  al radar a impulsi, che di gran lunga è il tipo di più largo impiego, il suo funzionamento consiste nell'emettere, in un fascio assai ristretto secondo una direzione variabile con legge determinata, una successione periodica di impulsi di onde elettromagnetiche, che vengono riflessi da una superficie dell'ostacolo o bersaglio, ritornando al punto di partenza. L'individuazione della posizione dell'ostacolo dipende dalla conoscenza della direzione di emissione e dalla misura del tempo necessario per il percorso di andata e ritorno. Un'apparecchiatura radar è quindi costituita da un trasmettitore per la generazione degli impulsi, un'antenna per irradiarli, generalmente avente anche la funzione ricevente, un ricevitore per elaborare l'impulso ricevuto dall'antenna in modo da ricavare i dati concernenti la posizione dell'ostacolo e presentarli all'operatore in un apparato indicatore. Tenendo presente la gamma delle lunghezze d'onda impiegate, il trasmettitore è generalmente costituito da un modulatore, collegato sia a un sincronizzatore sia all'oscillatore, a sua volta collegato all'antenna, comune anche alla parte ricevente, da un commutatore trasmissione- ricezione. Il sincronizzatore trasmette al modulatore la frequenza di ripetizione degli impulsi, con la quale il modulatore modula la portante di alta frequenza generata dall'oscillatore, la quale viene trasmessa all'antenna mediante una linea, o una guida d'onda. L'oscillatore è un triodo, oppure un klystron, per frequenze fino a 1.000 MHz; per frequenze superiori è un magnetron, o un klystron, o un tubo a onda viaggiante.
L'antenna, a funzione sia di trasmissione sia di ricezione, deve essere assai direttiva, di grande area, per raccogliere un'elevata potenza (in genere di diametro prossimo a 100 l, dove l è la lunghezza d'onda), e orientabile. Nei primi radar l'antenna era costituita da una rete di dipoli, lunghi 1/4 l; successivamente si è passati ad antenne a riflettore parabolico, con un dipolo nel fuoco, o a tromba elettromagnetica, di struttura simile a quella di una tromba. Il moto generalmente ritmico dell'antenna definisce la zona dello spazio esplorata dal fascio. Il tipo di moto del fascio più semplice è rotatorio in senso azimutale attorno a un punto. Altri radar hanno un moto del fascio detto a ventaglio, risultante di un moto rotatorio attorno a un asse orizzontale (quindi nel piano verticale) con larga apertura, e di un moto rotatorio verticale (quindi nel piano orizzontale) con apertura assai limitata. Per altri radar si ha l'esplorazione conica quando l'antenna si muove in modo tale che l'asse del fascio descriva un cono circolare. Si ha infine l'esplorazione a spirale o spiraliforme quando con l'esplorazione conica l'angolo fra asse del cono e asse del fascio varia con legge regolare da un valore basso fino ad es. a 60º.
L'apparecchiatura di ricezione ricorda quella di un televisore per la parte video: il segnale dall'antenna è inviato a un mixer, ove viene miscelato al segnale fornito da un oscillatore locale; il segnale viene amplificato, inviato a un rivelatore, nuovamente amplificato e inviato all'indicatore, che riceve anche il segnale di sincronismo dal sincronizzatore della parte trasmittente.
L'indicatore è nella maggior parte dei casi un tubo a raggi catodici, nei quali l'onda riflessa produce sia una deviazione del fascio, sia una variazione di luminosità, a seconda che il radar debba indicare solo una distanza, o anche un azimut, o l'insieme di questi due dati e dell'elevazione. Nel caso della sola distanza (presentazione tipo A) nell'istante in cui l'impulso è emesso dall'antenna viene anche applicato, ridotto in ampiezza, alle placche corrispondenti all'asse verticale (segnale diretto); contemporaneamente il sincronizzatore determina lo sganciamento di un'oscillazione a dente di sega, di periodo dipendente dalla portata, applicata alle placche corrispondenti all'asse orizzontale; sicché, quando il ricevitore applica all'indicatore il segnale riflesso (eco), questo risulta spostato rispetto al diretto di una distanza orizzontale proporzionale, in modo noto (mediante una taratura preventiva), alla distanza dell'ostacolo riflettente. In un altro tipo (con presentazione tipo J) l'asse dei tempi è generato da un oscillatore che produce due tensioni in quadratura, che applicate separatamente alle due placche determinano una traccia circolare: la distanza risulta allora proporzionale all'angolo formato dalla direzione radiale contenente l'impulso con una direzione radiale di riferimento. Per poter indicare due dati (distanza e azimut), con la presentazione tipo B si rende sincrono e lento il moto oscillatorio dell'antenna attorno a un asse verticale e il moto oscillatorio dell'asse dei tempi, in tal caso verticale, attorno a un asse verticale centrale; inoltre si associano il segnale diretto e l'eco alla luminosità del fascio, sicché i due segnali sono rappresentati da macchie luminose, spostate lateralmente rispetto all'asse verticale proporzionalmente all'azimut, mentre la loro distanza lungo l'asse verticale è proporzionale alla distanza dell'ostacolo. In tal modo sullo schermo compare il profilo degli ostacoli.
Nel tipo di presentazione panoramica o PPI l'asse dei tempi descrive un cerchio sincronicamente col moto rotatorio dell'antenna, mentre segnale diretto ed echi appaiono come macchioline luminose: l'azimut è rappresentato dall'angolo formato dal raggio ove compare l'eco con un asse radiale di riferimento, mentre la distanza radiale dell'eco dal centro dà la distanza dall'ostacolo. Infine, per poter fornire i tre dati (distanza, azimut, quota) si usano apparecchiature nelle quali l'ascissa e l'ordinata di una macchia puntiforme indicano l'azimut e l'elevazione, mentre la distanza è data da due segmenti orizzontali, la cui lunghezza è inversamente proporzionale alla distanza.
Per determinare l'azimut o l'elevazione d'un ostacolo viene usato anche il metodo di commutazione dei lobi o bilobatura, che si basa sul fatto che l'emissione d'un impulso determina in ricezione due impulsi di diversa ampiezza se si hanno due antenne riceventi solidali orientate diversamente; ruotando la coppia di antenne d'un angolo funzione dell'azimut i due impulsi diventano eguali.

Caratteristiche tecniche e sviluppo del radar

Il  campo di frequenza del radar è compreso fra 300 e 40.000 MHz, cui corrisponde una lunghezza d'onda compresa fra 1 m e 0,75 cm. La potenza di picco del trasmettitore, ossia riferita alla durata dell'impulso, è compresa fra 10 kW e 10 MW. La durata degli impulsi è di frazioni di microsecondo.
I radar con frequenza inferiore a 600 MHz impiegano tubi trasmittenti formati da triodi; per frequenze superiori a 600 MHz impiegano magnetron o altri tubi speciali; con l'impiego di microonde i radar dispongono di antenne fortemente direttive. I progressi della tecnica hanno consentito il rapido sviluppo e perfezionamento dei radar ai quali sono state date caratteristiche particolari richieste dalle numerose esigenze d'impiego e così fu possibile: montarli sui veicoli; farli funzionare durante la marcia; elaborare direttamente i dati rilevati abbinando al radar dei calcolatori; ottenere e registrare da aerei in volo immagini del territorio sorvolato estremamente precise e chiare. Il radar ad apertura sintetica montato su aereo opera il rilevamento in alta risoluzione (m 3,5) del territorio sorvolato e trasmette a terra segnali che un calcolatore trasforma in immagine della zona esplorata. Nella realizzazione dei radar si tende a sviluppare in particolare l'affidabilità e la miniaturizzazione, rese possibili dall'uso esteso di circuiti integrati e con il passaggio allo stato solido; l'applicazione di sistemi di autodiagnosi, per indicare la presenza e l'ubicazione di eventuali guasti, e per informare sulle residue possibilità operative del radar; la flessibilità ottenuta con l'impiego di uno stesso apparato per più compiti, quali la sorveglianza e l'intercettazione, la ricerca sul mare e la navigazione, il rilevamento di obiettivi e la navigazione aerea, ecc.; l'agilità di frequenza, per sfuggire alle ECM, ottenuta variando la frequenza (in passato rigorosamente fissa) entro limiti piuttosto vasti, con oscillatori e amplificatori a larga banda, tipo klystron e TWT (Travelling Wave Tube, tubi a onda viaggiante) o come fa la marina, che tende ad avere a bordo più radar operanti su diverse lunghezze d'onda; la capacità di reagire alle ECM con apparecchiature integrate nel radar (dette ECCM, Electronic Conter- Counter Measures); l'estrema accuratezza del rilevamento, cioè alto potere discriminante che consente di vedere lo schnorchel o il periscopio di un sommergibile anche con mare agitato; l'estensione della banda alle SHF (vi sono radar in banda Ku, cioè con frequenze da 12,5 a 8 Gigac/s e con tendenza a oltrepassare questo limite portandosi verso onde millimetriche).

Applicazioni

Nel campo navale la portata del radar si prolunga oltre l'orizzonte ottico poiché, nell'ambito delle normali lunghezze d'onda, la costante dielettrica dell'aria diminuisce con la quota, in relazione alla temperatura e all'umidità, in misura assai superiore di quanto accada per le onde luminose; le onde radar vengono quindi rifratte verso il basso e si viene a creare sulla superficie marina una specie di guida d'onda che “allarga” l'orizzonte. Il radar nautico, generalmente del tipo a due coordinate, consente di vedere all'intorno di notte anche con nebbia molto fitta. Per la navigazione tutte le navi, mercantili e da guerra, controllano la superficie del mare col radar di sorveglianza per l'avvistamento di ostacoli, per evitare collisioni e per il rilevamento di punti di riferimento a terra. Con lo stesso radar, o con un radar diverso, le navi da guerra attuano la sorveglianza dello spazio aereo. Inizialmente le navi armate con cannoni di grosso calibro si avvalsero del radar per effettuare anche l'aggiustamento del tiro, dato che sullo schermo si potevano osservare in scala la reciproca posizione della traccia del bersaglio e le tracce delle colonne d'acqua sollevate dagli scoppi. L'ingegnoso espediente decadde con la comparsa del missile antinave e la conseguente scomparsa delle artiglierie in torre. Le attuali artiglierie navali, destinate alla difesa vicina in superficie e antiaerea, sono guidate dai rispettivi radar tiro agganciati sul bersaglio dal radar di sorveglianza; diversamente il cannone a canne rotanti, adottato dagli incrociatori, agisce autonomamente con propri radar di sorveglianza e radar tiro. La crescita, in numero, tipo e qualità, delle minacce contro le flotte navali ha indotto la marina degli Stati Uniti a inquadrare in esse incrociatori lanciamissili dotati di apparecchiature e armi particolarmente efficaci per contrastare l'azione di navi, aerei e missili avversari. Elemento base di questa organizzazione di difesa è il radar AN/SPY-1A, un radar volumetrico a ricerca elettronica, capace di forare le più potenti emissioni di disturbo, rivelare e inseguire più bersagli, dirigere su di essi aerei e missili; tale radar è dotato di quattro antenne piane fisse, reciprocamente disposte a 90º per coprire a giro d'orizzonte. Un'antenna rotativa non avrebbe consentito di ottenere la velocità di reazione e la resistenza al disturbo desiderate; inoltre le antenne piatte danno modo di rilevare e inseguire il bersaglio con un solo radar. Lo SPY assicura una sorveglianza continua con un fascio orizzontale per rivelare le minacce improvvise nel raggio di 45 miglia nautiche (mn); nel contempo esplora più volte in un minuto un emisfero di 175 mn di raggio. Se il radar viene spento conserva in memoria la situazione del momento, che ripresenta all'accensione aggiornandola in pochi secondi.
In campo aeronautico il radar trova impiego con postazioni a terra e a bordo di aerei. Le prime sono adottate per il controllo del traffico aereo, per il quale è indispensabile conoscere oltre alle coordinate in piano anche quelle in quota; ogni postazione radar dispone di due antenne, una rotante su asse verticale (per distanza e azimut) e una oscillante su asse orizzontale (quota). Per l'esigenza si impiegano radar di sorveglianza o di ricerca, di grande portata per il controllo regionale e di minore portata per il controllo aeroportuale; un terzo tipo è impiegato per l'avvicinamento guidato da terra col sistema GCA; per guidare un aereo con atterraggio strumentale si pone, sull'asse della pista, un particolare radar che forma un sentiero, diretto e inclinato verso l'inizio della pista, a mezzo di un fascio molto stretto. I radar a bordo degli aerei necessitano di un'accurata stabilizzazione dell'antenna. Gli aerei civili e quelli militari non da combattimento montano, quando necessario, radar panoramici; la loro presenza è particolarmente evidente sugli aerei ed elicotteri di sorveglianza marittima e su quelli di ricerca e recupero, la cui antenna rotante è sistemata in un bulbo cilindro- emisferico raccordato alla parte inferiore del muso della fusoliera. Negli aerei da combattimento la sistemazione del radar non comporta modifiche al muso della fusoliera. I programmi di modernizzazione e di potenziamento hanno dato al sistema d'arma missile/radar la capacità di plurinseguimento/pluribersaglio. Gli odierni calcolatori affiancati al radar sono meno costosi e hanno una maggiore potenza; l'antenna piana è azionata meccanicamente; la ricerca elettronica è stata scartata per ragioni di costo, di ingombro e di peso. Il radar degli aerei F-18 “Hornet” e F-4F “Phantom”, adottato anche dalla RFT per la difesa aerea (NADGE), fa parte di un sistema programmabile multimodo numerico concepito per le missioni aria-aria e aria- superficie; è riprogrammabile per far fronte a nuove esigenze e a nuove minacce intervenendo sulla memoria del calcolatore; consente di seguire informazioni discontinue, attuare la sorveglianza e l'inseguimento a grande distanza, fronteggiare numerosi bersagli in combattimento ravvicinato.
Per il controllo degli aerei in volo sono stati realizzati dei radar secondari, derivati dall'IFF militare, consistenti in un'emittente radio che, attivata da un segnale emesso da un radar a terra, risponde con un segnale che rafforza notevolmente l'eco e contiene inoltre informazioni sull'identità, l'altitudine e la velocità del velivolo. Per la difesa aerea è stato realizzato il radar volumetrico, o tridimensionale (sigla 3D), così denominato perché fornisce le coordinate del bersaglio in piano e in quota; ha antenna piana, elevata potenza, grande portata, alta risoluzione, postazione campale; opera sulla banda S (Selenia, Hughes) e I (Marconi, GB); è automatico e telecomandato; è mosso meccanicamente in azimut, esplora elettronicamente in sito sino a + 20º; ha antenna a reticolo piano con minimi lobi secondari; acquisisce bersagli protetti da misure di disturbo e nel contempo è meno sensibile alle azioni di disturbo da parte del nemico. La portata teorica è di 480-500 km, su bersaglio di un metro quadrato è di 320 km. Per fronteggiare le crescenti azioni di disturbo elettronico l'industria italiana Alenia (ex Selenia) ha realizzato un radar di sorveglianza 3D che opera con lunghezza d'onda di 10 cm e portata di 450 km. Impiegando un'avanzata tecnica digitale e un sofisticato calcolatore di controllo, il radar ha acquisito capacità di adattarsi rapidamente al cambio di scenari operativi con la contemporanea presenza di intensi segnali di disturbo di elevata potenza. Nella ricerca il radar impiega fasci stretti, multipli, controllati simultaneamente e indipendentemente per ottenere elevata flessibilità nell'esplorazione, elevato flusso di dati e loro rapida elaborazione. Questo radar si adatta alla difesa aerea a bassa quota e a volo radente; in ogni momento è in grado di aumentare la resistenza alle contromisure elettroniche (ECM) e ai missili che ostacolano l'emissione di radioonde riducendo la potenza degli impulsi e i lobi laterali, adottando tecniche di rilevamento delle difficoltà.
L'aviazione americana e quella NATO adottano, per il rilevamento di minacce aeree oltre l'orizzonte dei radar campali, il radar di avvistamento aeroportato (sigla AWACS, Airborne  Warning  And Control System) montato su aerei Boeing E-3A, la cui antenna panoramica di grandi dimensioni è montata all'esterno della fusoliera a metà della sua parte superiore, racchiusa in un contenitore con struttura lenticolare. Lo stesso sistema è adottato dalla US Navy con aerei di minori dimensioni imbarcati sulle portaerei.
Per la sorveglianza e la difesa costiera gli Stati Uniti impiegano radar con postazione a terra e su aereo; quello aeroportato è a visione laterale con due antenne sulle fiancate della fusoliera. I radar costieri in postazione fissa o mobile sono di piccole e grandi dimensioni con rispettiva portata di 100-160 km sino a 3.000 m di quota; operano su lunghezza d'onda di 5,5 cm, alta capacità di rilevamento a bassa quota e in superficie; emettendo un fascio stretto resistono alle interferenze e ai disturbi, conseguono maggior precisione e sono in grado di designare un bersaglio ai missili; loro caratteristica importante è l'eliminazione degli echi fissi per poter rilevare i piccoli bastimenti e gli aerei che volano a bassa quota, rilevamento ostacolato dalla presenza di echi di disturbo provocati dal riflesso della superficie del mare e dalla pioggia. Per snellire il lavoro dei radaristi le piste sono elaborate automaticamente; inoltre un comando consente di eliminare le piste che non interessano e conservare quelle classificate come bersaglio. Una famiglia di radar di sorveglianza marittima è stata adottata in Francia per aerei, elicotteri e navi. Tali radar sono in grado di rilevare un canotto di salvataggio o uno schnorchel a 30 miglia marine, un pattugliatore veloce a 60, un mercantile a 120.
Un nuovo tipo di radar cartografico, montato su aerei ricognitori, consente di rilevare obiettivi militari con potere di risoluzione pari a quello degli apparati IR, anche in condizioni atmosferiche avverse. Il rilevamento si attua a distanza maggiore dei sensori optoelettronici, per cui i dati, acquisiti dal ricognitore e inviati ai centri a terra in tempo reale, servono a completare la ricognizione attuata con altri mezzi.
In campo terrestre il radar ha essenzialmente impiego militare. Per primo fu adottato dalle artiglierie contraeree con un radar di sorveglianza o di controllo tattico, con portata di 300 km, che, rilevato un bersaglio, lo aggancia al radar tiro con portata di 35 km; questo, tramite la centrale di tiro, comandava a distanza il puntamento dei pezzi. Cessato l'impiego delle artiglierie contraeree pesanti, il sistema è ancor oggi in uso per le artiglierie contraeree leggere il cui radar tiro consente l'inseguimento automatico del bersaglio allorché l'operatore lo “aggancia”: un servomeccanismo azionato dal radar stesso mantiene l'antenna puntata con continuità sul bersaglio. Il dispositivo per l'inseguimento automatico più in uso è quello a lobo unico rotante, consistente in un'antenna paraboloide il cui dipolo, posto al centro, è libero di ruotare in ogni direzione. Vi sono anche radar a inseguimento automatico multiplo, ossia atti a seguire più obiettivi contemporaneamente, con dispositivo sia meccanico sia puramente elettronico. Per realizzare un tiro efficace contro aerei supersonici e missili di crociera sono stati realizzati sistemi d'arma che riuniscono in un unico complesso il radar di sorveglianza (10 km), il radar tiro (8 km) e un cannone a canne rotanti da 20-35 mm oppure due o più tubi o contenitori per il lancio di missili autoguidati, a breve portata. I cannoni a canne rotanti sono montati su autoveicoli, i missili sono montati su torrette di veicoli blindati o attrezzati per operare in postazioni campali (ad es. per la difesa di basi aeree). Il radar di avvistamento è in buon grado insensibile alle ECM, può funzionare anche con veicolo in movimento, è dotato di eliminatore degli echi fissi e di apparato di identificazione integrato (IFF); in situazione di “fuoco libero” i sistemi d'arma intervengono automaticamente allorché il bersaglio giunge a portata di tiro utile. L'artiglieria campale dispone di radar contromortai, di controbatteria e contro lanciarazzi multipli, con antenna piana rettangolare, a ricerca elettronica. Questi radar forniscono la posizione delle armi che hanno sparato rilevando due o più volte la posizione lungo la traiettoria del proietto. Un altro impiego è l'aggiustamento del tiro delle artiglierie campali, che si attua confrontando le coordinate topografiche del bersaglio con quelle del punto d'arrivo sul terreno di un colpo pilota; il calcolatore effettua il confronto, calcola le correzioni da apportare in direzione e distanza per avere la successiva salva sul bersaglio e le trasmette alle armi in tempo reale. Per la sorveglianza del campo di battaglia, nel settore proprio e in quello avversario, è stato realizzato un radar di sorveglianza a bassa quota derivato dal radar contromortai e controbatteria. Come questo, è a ricerca elettronica, con antenna piana (rettangolare, con lato maggiore orizzontale anziché verticale), sormontato dall'antenna IFF. Gli echi fissi, essendo di grande ostacolo al rilevamento a bassa quota, sono stati annullati con un dispositivo che elimina gli echi per i quali la differenza di frequenza tra emissione e ricezione risulta nulla. Con questo sistema però non vengono rivelati gli elicotteri in volo stazionario, mentre gli echi di ritorno sono disturbati dalla pioggia, dalla neve e dalle piccole strisce metalliche antiradar. Per contrastare le ECM il radar funziona a salto di frequenza e si avvale di lobi secondari molto stretti.
In campo civile, sono in atto varie sperimentazioni per l'uso del radar negli autoveicoli, come ausilio per la guida in condizioni di scarsa visibilità (per esempio nella nebbia) e già nel 1998 alcune vetture sperimentali sono state messe in circolazione, dotate di radar laser posto sotto il paraurti anteriore, in grado di rilevare ostacoli fino a circa 160 metri di distanza e di valutarne la velocità; il radar è collegato a una centralina elettronica che controlla acceleratore e freno.

Il radar meteorologico

Il  radar meteorologico si prefigge lo scopo di identificare e localizzare alcuni fenomeni atmosferici, nelle loro tre coordinate; la sua apparecchiatura opera con lunghezza d'onda compresa fra 3 e 10 cm, fascio ristretto, elevatissima potenza per localizzare le idrometeore, tenendo presente che il fattore di riflessione della superficie di un'idrometeora dipende dalle dimensioni e dalla forma delle gocce componenti e dal loro stato fisico (acqua o ghiaccio); sicché le precipitazioni temporalesche a carattere di rovescio risultano sullo schermo con contorni assai più netti delle nubi stratificate. In generale questo tipo di radar meteorologico è assai utile nell'individuazione ed esplorazione dei fronti troposferici e dei loro movimenti.

 

Tratto da: Enciclopedia Rizzoli Larousse 2001, con alcune modifiche.

 

Fonte: http://www.atuttascuola.it/allegati/storia/seconda_guerra_mondiale/Radar.doc

Sito web da visitare: http://www.atuttascuola.it/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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