Pascoli decadentismo

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Pascoli decadentismo

ETA DEL DEACDENTISMO  E EDL SIMBOLISMO

 

  • 1890-1905 (date puramente indicative)
  • “Malombra” di Fogazzaro (1881) precedente, ma comunque decadente
  • Pascoli e d’Annunzio sono i più importanti, considerati entrambi autori del ‘900
  • L’Italia è molto in ritardo rispetto alla Francia, in cui la stagione simbolista inizia con Bodlaire (1857 “I fiori del male”). Poeti maledetti : Mallarmet, Verlaine, seguivano uno stile di vita sregolato, dandosi alla droga e all’alcol.

Verlaine “io mi sento come l’impero alla decadenza…..”

  • Più che scuola, il decadentismo era un atteggiamento di vita e di cultura che contraddistinse un’intera generazione. Decadentismo, è un nome probabilmente assegnato da altri intellettuali che non erano in linea con loro.
  • Positivismo come rifiuto del romanticismo; decadentismo come rifiuto del positivismo: sorta di sfiducia nella scienza e nella capacità della scienza di spiegare tutte le cose, tutta la realtà. Tanto meno la filosofia: solo la letteratura, la poesia o un certo atteggiamento possono spiegare l’interiorità e il sentimento.
  • Parallelamente c’è un culto della bellezza (non solo della poesia, ma anche dell’arte figurativa): estetismo  è un tratto caratteristico del decadente, che cerca valori estetici. È spesso portato all’estremo, che è una fuga dalla realtà, per elevarsi al di sopra della miseria e dello squallore del mondo.
  • Poeta e letterato decadente deve concepire un po’ tutta quanta la sua vita come un’opera d’arte
  • L’arte deve esplorare soprattutto il subcosciente, l’io, l’irrazionalità; grande impulso ebbe la psicanalisi con Freud
  • Concezione nuova di poesia: il linguaggio non deve tanto indicare fatti ben precisi, ma creare suggestioni nel lettore, suscitare emozioni non sempre in modo evidente. C’è legame tra l’occulto e l’irrazionalità: dietro elementi apparentemente banali, ci sono legami del tutot inaspettati, anche irrazionali (simbolismo)
  • La parola poetica ha valore soprattutto in quanto suono, a cui è lasciato il compito di sucìscitare emozioni e impressioni al di là del loro significato: sopravvalutazione del valore fonico della parola
  • Trionfo del simbolismo: scuola poetica che si basa sul fatto che ci sono legami segreti e del tutto inaspettati fra le cose. Il poeta non è un uomo come gli altri, ma uno che ha la chiave per interpretare queste cose (p.364 “Correspondance…”). Spesso il poeta simbolista svela queste corrispondenze in modo non facile da interpretare, per una concezione aristocratica, e per evocazione di aspetti inquietanti.

 

 

Giovanni PASCOLI (1855-1912)

  • Vita piuttosto priva di eventi
  • Coetaneo di d’Annunzio
  • Nacque a San Mauro in Romagna: la sua famiglia era abbastanza agiata. Suo padre Ruggiero era amministratore di una vasta tenuta agricola che apparteneva ai principi di Torlonia
  • Ebbe un’infanzia felice, ma il 10 agosto 1867 il padre venne ucciso da delle fucilate mentre tornava a casa su un calesse. L’omicida rimase impunito anche se la famiglia Pascoli ebbe dei sospetti. Questo fatto segnò profondamente la vita di Pascoli e della famiglia, che fu costretta a vivere in ristrettezze (c’erano 8 figli)
  • Nel 1873 vince una borsa di studio e può studiare all’università di Bologna. Dal punto di vista politico non ebbe mai una posizione tanto chiara: adesione ideale al socialismo (a causa di manifestazioni socialiste fu anche imprigionato); l’adesione al socialismo non gli impedirà di abbracciare posizioni nazionaliste (di destra)
  • 1882 si laurea in lettere: inizia l’insegnamento (carriera simile a quella di Carducci)
  • 1895 dopo il matrimonio della sorella si trasferisce a Castelvecchio di Barga (provincia di Lucca), dove trascorse molti anni e a cui dedicò molte poesie
  • 1905 molto anziano viene chiamato a succedere Carducci sulla cattedra all’univerità di Bologna
  • Morirà nel 1912, pochi mesi dopo aver pronunciato un discorso: “La grande proletaria si è mossa”, che è un riferimento all’Italia nella guerra di Libia. È un discorso significativo, che evidenzia posizioni lontane dal socialismo, ma che in qualche modo precorre alcuni aspetti del fascismo
  • Tema della morte come fine del ciclo naturale delle cose, che è una morte pienamente accettabile. C’è un’altra morte del tutto inaspettata e innaturale che sconvolge l’ordine naturale delle cose: questa è una tragedia inaccettabile.
  • Tema del nido: la casa , il luogo dove gli esseri sono protetti dal male sterno, l’immagine rassicurante e accogliente. Il nido è sede di un equilibrio, che però è precario perché ci sono forze oscure che lo minacciano. Anche il matrimonio della sorella è una minaccia al nido. L’esempio è dato dalla rondine che torna al nido per dare da mangiare ai suoi rondinini e viene uccisa.
  • Pascoli inizia ad affrontare temi psicanalitici, e parla di ciò che di irrazionale c’è nel proprio animo.
  • È il primo poeta che distrugge la costruzione classica dei metri italiani. Usa le onomatopee, parole buffe, infantili , come i termini gergali dei contadini lucchesi. Usa anche termini gergali italo-americani per il tema dell’emigrazione. In particolare nel poemetto “Italy”, in cui c’è una famiglia di Lucca che va negli Stati Uniti, e poi quando tornano parlano anche con storpiature dall’inglese: Pascoli fa questo queste espressioni alla metrica classica, come ad esempio la terzina dantesca.
  • La prima e più importante raccolta è “Myricae” pubblicata in diverse edizioni di cui la prima nel 1891 e quella definitiva nel 1900: sono una raccolta di poesie liriche scritte in un ampio periodo. Tutte le sezioni della raccolta hanno un titolo. L’ordine di pubblicazione non è però quello temporale, ma qualunque tentativo di ricostruirne la cronologia è fallito; si sa che sono state scritte dal 1887 in avanti.

Il titolo dell’opera deriva dal nome latino delle tamerici, che sono delle piante. Si rifà all’inizio dell’egloga IV di Virgilio, in cui quest’ultimo diceva che avrebbe affrontato temi più alti delle basse tamerici. Pascoli invece dice la cosa opposta, e cioè che si accontenterà di parlare di cose basse.
Ci sono temi abbastanza diversi tutti paralleli e intrecciati:

  • Poesie della natura: la natura è un mondo regolato da leggi immutabili
  • Poesia della morte: le morte è qualcosa di inaspettato, che turba la natura delle cose, e che non può essere spiegata dalla religione.

Il contrasto tra natura e morte riamane irrisolto, perché non c’è possibilità di conciliazione tra i due aspetti: sono some due mondi che non comunicano.

 

T3 à X Agosto (pag.477)

È il testo forse meglio riuscito di Pascoli, ma non si sa quando sia stato composto.
Anche se tratta della morte del padre non la cita mai in modo esplicito. Crea una sorta di parallelo fra l’immagine della rondine che viene uccisa da un cacciatore e un uomo che tornando a casa (portando due bambole in dono) viene ucciso.
È composto da 6 quartine di versi endecasillabi e novenari alternati con schema della rima ABAB. Il novenario non è un verso tipico della poesia italiana; Pascoli ne fa grande uso, soprattutto per suggerire un andamento cantilenante, il tono dimesso e umile delle sue poesie.
La struttura è simmetrica:

  • I strofa: il fenomeno naturale delle stelle cadenti è paragonato ad una sorta di pianto del cielo per commiserare la rondine e l’uomo
  • II e III strofa: la rondine viene uccisa mentre torna al tetto (nido)
  • IV e V strofa: uccisione dell’uomo che torna al nido (casa)
  • VI strofa: lontananza tra cielo e terra

Nella strofa III la rondine cade ad ali aperte: l’immagine ricorda quella di una croce, dunque c’è un riferimento alla religiosità cristiana.
Un altro riferimento più vago alla religiosità cristiana è presente nella strofa IV, in cui l’uomo morente trova un filo di voce per perdonare i suoi uccisori.
Entrambi non torneranno dalle loro famiglie e i rondinini sono destinati morire perché rimangono senza cibo. Allo stesso modo la famiglia di Pascoli dovrà affrontare ristrettezze economiche.
La rondine tende i lombrichi al cielo, l’uomo le bambole.
Nella VI strofa cielo e terra rimangono comunque distinti, sono due mondi inconciliabili: il cielo si limita ad inondare la terra del suo pianto. La terra è qualcosa di infinitamente piccolo (atomo), oscurato dalla malvagità degli uomini.

T4 à L’assiuolo (pag.479)

È un esempio della poesia della morte intrecciata a quella della natura. Pascoli parte dalla descrizione di un paesaggio piuttosto ameno, ma questa immagine viene trasfigurata in un’immagine che evoca la morte, che è sempre presente in questa raccolta.
L’assiuolo è un uccello, un piccolo rapace notturno , che emette un verso simile all’onomatopea chiù.
Sono 3 strofe di versi novenari, di cui i primi 5 piani, il 6° tronco, il 7° piano, seguito dall’onomatopea chiù.
Nella II strofa c’è la triplice anafora e alcune allitterazioni, come quelle della R e della F nel v.12, e quella della I nel v. 21.
Come spesso accade nei suoi componimenti, anche questo si apre con una domanda. Dai campi arriva la voce dell’assiuolo in questo paesaggio notturno. Un sussulto lo percuote come se sentisse un grido nella sua mente. L’assiuolo non viene mai nominato esplicitamente, dunque si può accostare il richiamo a quello dei morti. Diventa un po’ più esplicito nell’ultima strofa, in cui è introdotta esplicitamente la figura della morte.
I sistri erano anticamente strumenti musicali formati da piccole lame attaccate ad un bastoncello: erano usati nei riti funebri rivolti alla dea egizia Iside (dea della luna). Le porte invisibili che sono sollecitate dai sistri e che non si aprono più sono quelle dell’aldilà. Nell’antichità si poteva comunicare con il regno dei morti, oggi però non è così: la morte è qualcosa di definitivo, e come cielo e terra, vita e morte, non possono entrare in contatto.

 

T6 à Novembre (pag.481)

Pubblicata nel 1891 entra già nella prima edizione. Il paesaggio è autunnale, ma il clima è più mite e l’aria più tiepida: in apparenza potrebbe essere in paesaggio primaverile. Infatti nella II strofa c’è la descrizione di un paesaggio autunnale diverso da come ce lo si aspetta.
Il terreno sotto il piede sembra quasi cavo: descrizione cupa e funebre.
La primavera è l’inizio della vita, l’autunno la conclusione del ciclo vitale.
III strofa: estate fredda dei morti: il cadere delle foglie è un ‘immagine associata alla morte evocata sia dal paesaggio autunnale, sia dall’estate dei morti.
Sono 3 strofe di 4 versi, di cui i primi 3endecasillabi e l’ultimo un quinario con schema della rima ABAB.
Consonanti aspre, con allitterazione della R per esempio.

 

SCHEDA à La civetta

È un esempio di descrizione della natura e della morte come qualcosa di misterioso, che arriva all’improvviso. Sono paure e timori ancestrali, che toccano il fondo dell’animo umano.
La descrizione è quella di un paesaggio notturno: il cipresseto (il cipresso è la pianta funebre per eccellenza) si tinge di tinte funebri ed è presente un carattere spettrale. Fra i rami ci sono nidi addormentati, minacciati dalla civetta: l’immagine è quella della morta, ma anche di minacce oscure che incombono su ciascuno e sul nido familiare. I cipressi sono illuminati dalla luce solare: la luna era un elemento quasi immancabile nella poesia sui cimiteri. Era collegata anche ai riti dell’aldilà: dea Proserpina e Diana.
III strofa: i cipressi formano un nero colonnato, che ricorda quasi una sorta di mausoleo. Il tema della morte è intrecciato alla descrizione naturale.
L’autore fa leva sulle paure più inconsce dell’uomo, non è una paura portata da un pensiero razionale.
Nella VI e VII strofa c’è l’anafora della parola morte.
Il volo della morte (civetta) è impalpabile, molle come il vento, che però passa sul mondo con occhi ben aperti. Il nido non è mai pienamente sicuro.
Con alcuni artifici di suono, Pascoli, esprime determinati stati d’animo: la parola poetica è utilizzata anche in quanto musicalità.

 

  • I “Canti di Castelvecchio” ( 1912) riflettono una fase successiva. C’è la ripresa dei temi della natura e della morte come cosa catastrofica. C’è però un minor frammentismo: le poesie sono meno brevi e non come una sorta di frammenti. Le poesie sono più lunghe e il tono più disteso e narrativo: spesso compare la descrizione della vita dei contadini.
    • Maggior spazio alla descrizione del mondo contadino: uso anche di termini gergali e dialettali, sono esempi di sperimentalismo.
    • Pessimismo: anche disastri cosmici. Vede quasi una fine del mondo, suggerita da pensieri irrazionali.

 

      • 1897 “Primi poemetti

1909 “Nuovi poemetti
Sono due raccolte distinte, ma molte delle poesie sono scritte nello stesso periodo. Pascoli supera definitivamente il frammentismo, e il tono è decisamente narrativo. Si discosta dalla descrizione naturalistica per raccontare delle storie, delle vicende umane.
Il metro è quasi sempre la terzina dantesca rima concatenata. Il ritmo è molto più monotono perché si tratta dell’endecasillabo aminore, che ha accento principalmente in 4a, a differenza di quello amajore che ha accento principale in 6 a: il ritmo risulta più cadenzato.
Sperimentalismo linguistico: in alcuni di questi poemetti usa anche parole straniere, o uno strano linguaggio che mescola parole italiane e straniere.
Il tema sociale dell’emigrazione è largamente presente in entrambe le raccolte: milioni di abitanti di tutta Italia emigrarono in quasi tutti i paesi del mondo. Vi sono molti riflessi nella letteratura, a volte in modo alto, a volte con forte retorica.
Di questo ci sono tre esempi:

  • Italy” poemetto molto lungo: racconta la vicenda di una coppia di emigranti italiani che vanno nell’ Ohio. Tornano in Italia con una bambina, la loro nipote, che è ammalata di tisi. Vogliono far migliorare la sua salute grazie al clima. La bimba non parla italiano, ma in inglese: pascoli scrive adattando l’inglese alla metrica del poemetto (scritto in endecasillabi).La bambina manifesta il suo disappunto per questo paese, si affeziona però alla sua nonna, che però muore. Guarita la bimba, i tre tornano in America.

Il tema principale è il dramma di questi italiani che sono costretti a lasciare la loro terra, a emigrare e fare i lavori più umili. Ci sono pregiudizi verso gli italiani negli altri paesi, proprio come ci sono ora verso gli stranieri (situazione rovesciata).
Vedere T5 a pag.451

  • Gli emigranti della luna”: racconto popolare che si rifaceva ad alcune tradizioni della letteratura russa. Sono descritti contadini in uno stato estremo di povertà che si trovano costretti ad emigrare: narra il trasferimento fantasioso sulla Luna, ove però gli emigranti trovano gli stessi problemi che c’erano sulla terra. Desiderano emigrare di nuovo: vedono la Terra e la scambiano per una nuova luna.

Pascoli dice che l’emigrazione non è la soluzione per risolvere i problemi, perché dovrebbe essere l’Italia a dare loro ricchezza.
Anche “La luna e i falò” di Cesare  Pavese è una storia di emigrazione.

  • Pietole” paese vicino a Mantova dove si ritiene fosse nato Virgilio, la cui figura è evocata da Pascoli attraverso un’opera di Virgilio, che è l’”Egloga I”, che è una sorta di poemetto pastorale: un pastore ha venduto la sua terra, e l’altro che è costretto ad abbandonare le sue terre e ad andare verso l’ignoto.

Pietole” è la storia di un contadino che all’inizio del ‘900 deve emigrare oltre mare; si sovrappongono questo e il secondo contadino. C’è però una sovrapposizione anche con Virgilio.
Pascoli fa tutta una serie di riferimenti alle opere di Virgilio, tra cui le “Georgiche” a la stessa “Eneide”, con cui Virgilio esaltava la prosperità e la fecondità dell’Italia.

 

Pascoli all’inizio aderì al socialismo, ma non fu mai un’adesione di fatto: vagheggiava un avvenire in cui tutti i lavoratori fossero accomunanti dagli stessi diritti (principi ideali e molto velleitari).
Poi aderì ad ideali di tipo nazionalistico, che partivano da posizioni simili per quanto riguarda l’emigrazione. Visione della patria in maniera patriottica (il fascismo riprenderà questi temi), esaltazione della nazione dei lavoratori.

 

T2 à La grande proletaria si è mossa (pag.439)

Discorso intriso di patriottismo, con qualche venatura di razzismo che esalta l’entrata dell’Italia nel conflitto della Guerra di Libia.
Nell’ultima parte del discorso è importante il riferimento al concetto di pangermanesimo (=grande nazione tedesca, forte nazionalismo): parallelo con la gioventù panitalica con retorica patriottarda nazionalista.

 

“Poeti  conviviali” (1904): 17 relativamente brevi composizioni poetiche.
Fu anche prosatore di argomento classico e mitologico. Sono ispirati a una produzione letteraria comparsa sul “Convito”, rivista stipulata da d’Annunzio. Tali poeti sono detti conviviali perché sono ispirati da quei poemi recitati dagli antichi greci e latini durante i banchetti.
Spiegano certe scelte e certi orientamenti politici che Pascoli fece nell’ultima parte della sua vita.

 

 

 

Fonte: http://firemusic.altervista.org/appunti/lett/08-decadentismo_pascoli.doc

Sito web da visitare: http://firemusic.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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