Pascoli in breve

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Pascoli in breve

Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli nacque nel 1855. All’età di 12 anni il padre fu assassinato, e questo fu un evento che turbò tutta la sua vita. Questo fu per lui l’inizio di un periodo di lutti familiari infatti in pochi anni morirono la sorella, la madre e un fratello del poeta. Fu per lui una vera tragedia che lasciò tracce in tutta la sua poetica. Nel 1873 vinse una borsa di studio per l’università di Bologna, dove ebbe come insegnante Giosuè Carducci. Nel 1876 muore il fratello Giacomo e il disagio economico della famiglia aumentò. Questo fatto lo portò a partecipare alle lotte di rivendicazione sociale a fianco dei socialisti e degli anarchici, ma pochi mesi dopo fu arrestato, così abbandonò la politica e si dedicò unicamente agli studi. Si laureò nel 1882 e iniziò a insegnare a Livorno, dove riuscì a ricostruire il nido familiare con le sorelle Maria e Ida. La sua prima raccolta si intitola Myricae che è il nome scientifico delle tamerici, pianticelle che ricordano una poesia ispirata alle piccole cose. La prima edizione venne pubblicata nel 1891, l’ultima nel 1911. Inoltre Pascoli aveva una buona conoscenza della lingua latina e greca, tanto che vinse per 12 volte il concorso di poesia latina che si teneva ad Amsterdam. Nel 1895 insegnò nell’università di Bologna, dove si trasferì e visse fino alla morte, nel 1912. Da questo periodo in poi scrisse le sue opere più suggestive, tra le quali Primi poemetti, Canti di Castelvecchio, Nuovi poemetti. In essi Pascoli si rivela sensibile poeta dei campi e dell’intimità familiare, ma anche del mistero, della morte e del cosmo. Queste opere rappresentano una innovazione nella poesia italiana per originali onomatopee di cui la poesia pascoliana abbonda. Tra i vari saggi che scrisse ricordiamo Il fanciullino, opera fondamentale per capire il pensiero e il carattere dell’ispirazione pascoliana. Altre opere sono Poemi conviviali (1904), che trae ispirazione dal mondo classico latino e greco, Odi e inni (1906), nel quale il poeta canta l’eroismo e la patria, e alcuni saggi di critica letteraria su Leopardi, Manzoni e Dante.

Pascoli ha come una sfiducia nella scienza, perché non la vede come strumento di conoscenza; per il poeta infatti l’unico mezzo per conoscere il mondo è la poesia, perché essa va al di la della conoscenza scientifica del reale e scopre gli aspetti sconosciuti delle cose, e quindi il mistero e l’ignoto, elementi che affascinano l’animo dell’uomo. Il poeta quindi diventa come un «veggente» che vede ciò che gli altri non vedono. Di fronte al male e al dolore che dominano nella terra Pascoli aveva maturato un pessimismo che si può definire “umanitario”, che portava cioè un richiamo a migliorare la realtà e le condizioni degli uomini. Una realtà di quel periodo, che Pascoli considerava un dramma, è l’immigrazione dei contadini verso le grandi e sempre crescenti metropoli. Il poeta era contrario all’immigrazione perché rappresenta l’abbandono del «nido» di cui tutti sono giustamente gelosi; da qui parte il suo nazionalismo e le sue idee di acceso interventista, che era a favore della guerra per l’espansione coloniale. Su questo argomento possiamo citare il suo famoso discorso la grande proletaria si è mossa. I principi della sua poetica sono espressi nel saggio Il fanciullino. Secondo Pascoli il poeta è colui che sa ascoltare e dare voce al fanciullino che è dentro se, che osserva la vita in maniera irrazionale, a cui non interessano i grandi avvenimenti bensì le piccole cose che colpiscono l’immaginazione e la fantasia. Proprio per questa sua teoria del fanciullino Pascoli utilizza un linguaggio particolare, molto spesso caratterizzato da espressioni melodiche e ricche di onomatopee (parole che riproducono dei suoni), metafore, sinestesie (consiste nel attribuire ad un oggetto delle qualità che sono percepibili con sensi diversi es. «l’odore di fragole rosse»). Nonostante la poetica del fanciullino Pascoli utilizza a volte parole dotte e scientifiche per definire gli elementi della natura come uccelli e piante.

I temi della poesia pascoliana sono:

  • il dolore per l’assassinio del padre e la morte della madre e di alcuni fratelli che richiama il tema del nido familiare a cui si congiunge anche quello della malvagità degli uomini (X agosto);
  • la contemplazione della natura. Sono spesso presenti scene di vita campestre quotidiana (lavandare) ovvero elementi di paesaggio che il poeta osserva con gli occhi del fanciullino.
  • Cosmo avvertito come mistero, anche a causa del fatto che la scienza non offre possibilità di conoscere tutti gli aspetti (il lampo, il tuono, il temporale).

 
Gli elementi che evidenziano la tendenza di Pascoli al simbolismo e al decadentismo sono

  • l’evasione dalla realtà è uno degli aspetti che gli fa emergere la sua tendenza,
  • l’attrazione verso il mistero della vita e del cosmo,
  • il concetto di poesia rivelatrice del mistero del mondo,
  • la tendenza a caricare le cose di significati simbolici, fortemente allusivi,
  • il linguaggio ricco di suggestioni musicali e simboliche.

 

Fonte: http://arenablu.altervista.org/slink/scuola/letteratura/pascoli.doc

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