Italo Svevo biografia

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Italo Svevo biografia

Italo Svevo

La Biografia

Italo Svevo, il cui vero nome è Aron Hector Schmitz, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 in un’agiata famiglia di commercianti ebrei da madre italiana e padre austriaco. Italo è dunque mezzo italiano e mezzo tedesco (o svevo); da questa duplicità culturale nasce lo pseudonimo Italo Svevo.
La stessa città di Trieste è una città multiculturale e multietnica, una sorta di crocevia tra cultura italiana e mitteleuropea. Duplice è la formazione dell’autore che dopo l’istruzione primaria a Trieste, prosegue gli studi nel 1874 in un collegio della Baviera. Il ragazzo predilige gli studi umanistici a quelli tecnici e, anche se, tornato a Trieste, s’iscrive all’Istituto Superiore per il Commercio, continua a interessarsi di letteratura e filosofia. Nel 1880, a causa del fallimento dell’azienda paterna è costretto ad abbandonare la scuola e a impiegarsi presso la sede triestina della banca Union di Vienna dove rimarrà per 18 anni.
Intanto collabora con “L’indipendente”, aderisce alla cultura positivista e al Naturalismo, si avvicina al socialismo, scrive racconti e commedie e lavora al suo primo romanzo intitolato Una vita che pubblica  a sue spese nel 1892 con lo pseudonimo Italo Svevo. Il romanzo non riscuote alcun successo ma ciò non gli impedisce di ritentare l’esperienza letteraria pubblicando Senilità nel 1898 prima a puntate poi in un volume unico sempre a spese proprie. Anche questo però verrà accolto nella più totale indifferenza di pubblico e critica. Svevo, demoralizzato decide di non scrivere più.
Nel 1896 ha sposato la cugina Livia Veneziani, nel 1899, abbandonato l’impiego in banca, entra a far parte della società del suocero, dedicando all’attività imprenditoriale buona parte del suo tempo. Inizia così un periodo di silenzio letterario che si protrarrà fino al 1918.
Il lavoro lo portano spesso all’estero e in Inghilterra dove studia la lingua. Proprio per approfondire la conoscenza dell’inglese, a Trieste, fra il 1906 e 1907, frequenta i corsi tenuti da James Joyce e tra i due nasce una solida amicizia.
Contemporaneamente Svevo inizia a leggere i libri di Freud che conosce indirettamente attraverso il cognato e, rivoltosi all’illustre medico viennese, si sottopone a una terapia psicoanalitica. Durante la guerra resta a Trieste a tutelare gli interessi della fabbrica del suocero e matura in lui la decisione di riavvicinarsi alla letteratura.
Nel 1919 inizia a scrivere La coscienza di Zeno che termina nel 1922 e pubblica, ancora a sue spese, nel 1923. Palesandosi l’ennesimo insuccesso, Svevo decide di rivolgersi all’ormai famoso James Joyce, il quale, entusiasta del romanzo, lo sottopone all’attenzione del giovane Eugenio Montale.
Il successo di Svevo viene decretato a livello italiano ed europeo; nel 1925 la rivista di Montale gli dedica un articolo e poi anche un’altra rivista francese si occupa di lui e traduce alcuni brani.
Rinfrancato dai consensi, Svevo si dedica a nuovi lavori, commedie, novelle, saggi, pagine diaristiche e un romanzo che resterà incompiuto: un materiale vasto che mostra come l’autore abbia sempre tentato di sperimentare vie nuove.
Il 12 settembre 1928 muore per le conseguenze di un incidente automobilistico.


 

La poetica

Per comprendere sia la grandezza dell’opera di Svevo sia il ritardo con cui questa fu accolta dal pubblico e dalla critica italiana, bisogna considerare l’ambiente culturale in cui si è formata. Appartenendo infatti a un’area geografica intimamente collegata all’Europa, Svevo poté percepire, in anticipo sui letterati italiani, le tematiche e le tensioni culturali che si sarebbero definite nel continente.
Anche la formazione personale di Svevo è atipica rispetto ai suoi contemporanei: egli ebbe l’opportunità di acquisire una cultura europea fin dagli anni della giovinezza. Fu colpito dalle idee di Schopenhauer; mutuò dalla lettura di Darwin le implicazioni sociologiche della lotta per la vita; lesse Marx e ne condivise la condanna della civiltà industriale; ebbe modo di conoscere le teorie di Freud che apprezzò. Sul piano letterario oltre ai grandi esponenti del realismo francese e agli scrittori naturalisti, poté leggere in anticipo i narratori russi. Mentre la letteratura italiana conosce solo i primi sintomi delle trasformazioni in atto, nei romanzi di Svevo già troviamo la coscienza della crisi, della definitiva caduta di un mondo con i suoi valori e le sue certezze.

La malattia è per Svevo il segno positivo del rifiuto all’adattamento ai meccanismi alienanti della società, un rifiuto in cui l’inettitudine diventa la manifestazione più evidente: inetto è chi non accetta l’alienazione. L’inetto è un diverso che deve gridare la sua diversità al mondo per dare un significato alla propria vita. La scrittura diviene strumento di salvezza.

 

Una Vita

In tutti e tre i romanzi sveviani vediamo una progressiva maturazione della poetica dell’autore. La struttura di questo testo conserva molti elementi naturalistici. La vicenda è raccontata in terza persona, c’è una grande attenzione all’ambiente, accuratamente descritto nei suoi risvolti paesaggistici e sociali, personaggi appartenenti a classi diverse. Ma si nota una novità: la vicenda viene osservata dall’interno, è attraverso la coscienza di Alfonso che viene rappresentata quella crisi di valori e certezze sociali che porterà alla sconfitta del protagonista.
La storia narra di Alfonso Nitti, un triestino che lavora in una banca nonostante creda di possedere alte qualità intellettive. Quando gli si presenterà l’occasione di entrare a far parte della società ricca e benestante che invidiava, non saprà approfittarne.

Senilità

Con il secondo romanzo del 1898, Svevo focalizza ancor di più l’attenzione sul mondo interiore del personaggio facendo dell’introspezione lo strumento fondamentale del suo racconto. Significative le innovazioni narrative: innanzitutto lo spazio e il tempo che diventano precisi ma soggettivi in quanto presentati dal protagonista.
Nelle scelte relative al tempo della narrazione: il tempo oggettivo diventa secondario, ma a esso non viene sovrapposto il tempo della coscienza. Quello vissuto da Emilio è un tempo che scorre “normalmente” ma inutilmente, che non imprime alcun cambiamento alla sua esistenza o al suo modo di essere. È il tempo di un inetto che vive accontentandosi di osservare gli altri e se stesso “dall’esterno”.
Anche il punto di vista è particolare: nonostante l’uso della terza persona, il narratore si sovrappone spesso al protagonista; nel romanzo si alternano e contrappongono la focalizzazione interna del protagonista e il giudizio esterno del narratore che introduce una evidente prospettiva critica. Il linguaggio si adatta più alle necessità del monologo interiore che alla rappresentazione oggettiva della realtà.
Il titolo non ha a che vedere con l’età del protagonista, che ha solo trentacinque anni; indica una sua particolare caratteristica psicologica e patologica tipicamente senile, cioè rifugiarsi nel sogno e nella fantasticheria.

La coscienza di Zeno

Il significato dell’opera nel percorso di Svevo
Questo romanzo introduce numerose novità sia a livello tematico che a livello di struttura narrativa: la narrazione si riduce infatti a un lungo monologo sul filo di un discorso che il protagonista fa con se stesso rievocando fasi salienti della propria vita.
Oggetto di indagine è la coscienza: è qui che approda naturalmente il discorso avviato nelle opere precedenti ed è qui che si definisce il nuovo nucleo tematico del nuovo romanzo, la malattia.
Zeno e malato e considera che tutti siamo malati ma non tutti sanno di esserlo
Il punto d’approdo della rivisitazione della propria vita avrà un esito sorprendente: la “malattia” è parte integrante della vita stessa nell’attuale realtà in cui l’uomo si è allontanato sempre più dalla natura. Il male è la stessa società e riguarda tutti gli individui, l’unica differenza è tra chi possiede la “coscienza” di ciò e chi invece è apparentemente sano. La vera salute è utopia perché la ritroveremmo solo in una società umana  e giusta. La soluzione è dunque smettere la cura e vivere con ironia la propria situazione.

I contenuti e la struttura

Il romanzo si apre con una prefazione dello psicoanalista, il dottor S., che dichiara di pubblicare le memorie del suo paziente Zeno Cosini per dispetto avvertendo il lettore che quello che sta per leggere è un cumulo di verità e bugie.
Zeno Cosini, un ricco commerciante triestino a riposo, è stato indotto dal suo psicoanalista  a scrivere di sé. Tutto questo viene spiegato nel Preambolo dove già affiorano i primi dubbi sull’efficacia della cura.
Dopo questo doppio inizio, la narrazione procede per nuclei tematici ordinati secondo il tempo misto. Zeno racconta gli avvenimenti passati ma ogni avvenimento diventa presente nella coscienza  e, in quanto presente,  entra in contatto con l’attesa del futuro.
In quella dimensione di tempo misto, la rappresentazione che lo Zeno maturo fa di sé stesso è la somma di tutti i Zeno del passato e di quelli che ancora dovrà essere. Si tratta di una nuova visione della dimensione temporale dove ciascun individuo vive : non esiste un passato, un presente o un futuro separati perché ciascuno di noi è il prodotto di tutto il suo passato, che rivive costantemente nel suo presente a sua volta condizionato da attese future.
Il romanzo si divide in sei nuclei tematici:

  • Il fumo: è il titolo centrale del primo capitolo. Zeno racconta di come ha iniziato a fumare ancora piccolo e come non sia riuscito a liberarsi dalle ultime sigarette.
  • La morte di mio padre è dedicato al difficile rapporto con il padre, rapporto ricostruito e ripensato in occasione della morte di quest’ultimo.
  • La storia del mio matrimonio è il racconto paradossale di come Zeno, innamoratosi di Ada Malfenti, giunge a sposare Augusta la sorella “brutta” di Ada
  • La moglie e l’amante racconta la vita matrimoniale di Zeno che si accorge di amare la moglie, una specie di incarnazione della salute. Ma la tradirà comunque con Carla.
  • Storia di un’associazione commerciale è la fallimentare storia di un’impresa commerciale nella quale Zeno si trova coinvolto a causa del cognato Guido.
  • Psico-analisi è il capitolo di chiusura del romanzo. In esso Zeno, dopo aver espresso le sue considerazioni negative sulla psicoanalisi viene sorpreso dalla guerra dalla quale esce vincente. Mentre c’è la guerra, zeno riesce ad arricchirsi credendo di essere guarito. La malattia risiede solo nella sua coscienza.

 

Fonte: http://info5b.altervista.org/Italiano/Svevo.doc

Sito web da visitare: http://info5b.altervista.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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