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CARIE DENTARIA

 

La carie dentaria è un processo distruttivo del dente che consiste in una progressiva demineralizzazione e dissoluzione dei tessuti duri del dente (smalto e dentina) che origina dalla superficie e procede in profondità fino alla polpa dentale. E’ una patologia multifattoriale ad eziologia fondamentalmente microbica (infettiva) ed a patogenesi chimica, nella quale intervengono molte condizioni predisponenti.

Possiamo distinguere l'evolversi della malattia in due fasi:

  • nella prima fase la carie intacca lo smalto, il durissimo rivestimento esterno del dente demineralizzandolo (carie superficiale);
  • nella seconda fase (carie penetrante) i prodotti acidi derivanti dalla fermentazione degli zuccheri riescono a perforare lo smalto aprendosi la strada verso la dentina. Superata questa seconda barriera, la carie arriva alla polpa dentale, ricca di vasi e terminazioni nervose, provocando i sintomi caratteristici della patologia.

La carie è una malattia antichissima: addirittura è stata riscontrata in alcuni reperti dell'uomo di Neanderthal vissuto circa 25.000 anni or sono. Nei codici di Hammurabi (2250 a.C.) già si trovano consigli per lenire il dolore provocato dalla carie. Comunque gli studi antropologici effettuati sui crani dei primi uomini hanno evidenziato la presenza di patologia da carie di gravità e diffusione molto modeste, e i dati epidemiologici disponibili per i successivi periodi storici dimostrano come, man mano che la civiltà si è evoluta, il problema della patologia dentale sia diventato sempre più importante e complesso, ed è strettamente correlata al processo di civilizzazione ed industrializzazione delle varie popolazioni.

E' una malattia molto diffusa e si stima che colpisca, almeno una volta nella vita, circa il 90% della popolazione mondiale. Il suo elevato costo sociale si ripercuote sia sulle tasche del singolo che su quelle dello Stato.

Come tutte le patologie anche la carie dentaria non deve essere sottovalutata, se trascurata può infatti portare alla perdita di parecchi denti e ad infezioni molto serie. Inizialmente la carie è asintomatica. Il primo segnale che il nostro corpo ci invia è il cambiamento di colore nello smalto che perde la sua naturale lucentezza diventando più opaco. Questa caratteristica agli occhi dei meno esperti passa generalmente inosservata. Al contrario, quando la carie arriva a colpire la dentina, si nota chiaramente un solco scuro, contenente un ristagno di materiale imputridito (cibo e tessuti dentali disgregati). Man mano che la carie diventa più profonda il dente diventa sempre più sensibile e insorgono i sintomi caratteristici della patologia: alitosi, dolore al dente e alle zone circostanti, sensibilità al caldo, al freddo, al dolce e all'acido, specie quando arriva alla polpa dentaria: in questo caso il dolore può essere fortissimo perché la polpa, ricca di terminazioni nervose e vasi sanguigni, rimane scoperta e pertanto tende ad infiammarsi e ad infettarsi venendo a contatto con gli stimoli esterni (sbalzi di temperatura, residui alimentari, batteri ecc.). Una grossa infiammazione della polpa dentaria è detta pulpite acuta.

La carie dentale colpisce più facilmente molari, premolari ed incisivi superiori. In genere tende a svilupparsi tra gli spazi interdentali laddove risulta più difficoltosa la rimozione dei residui alimentari con lo spazzolino. L'accumulo ed il ristagno di cibo tra i solchi intercuspidali (quella specie di conca che si forma tra le 4 punte del dente) spiega invece la maggiore predisposizione di molari e premolari alla patologia.

Tra i fattori implicati nella insorgenza della carie dentaria importante a livello locale è la presenza della placca batterica: è una sottile patina che aderisce alla superficie dei denti formata essenzialmente da sostanze di origine alimentare (proteine e glucidi residui dell’alimentazione) e da cellule esfoliate della mucosa orale ed è popolata da un gran numero di batteri, normali commensali del cavo orale: più di 30 specie diverse, tra cui lo Streptococcus mutans, il Lactobacillus acidophilus, e gli actinomiceti. In particolare lo Streptococcus mutans utilizza il saccarosio per il suo metabolismo energetico, trasformandolo attraverso processi fermentativi in acidi, in particolare acido lattico che causa la progressiva demineralizzazione dei tessuti duri del dente. Da studi sui tempi e modi di deposizione della placca si deduce che occorrono un minimo di 24 ore perché la placca abbia una organizzazione tale da dar il via ad un metabolismo capace di aggredire i tessuti del dente, pertanto la sua precoce rimozione meccanica impedirà questa azione.

I batteri non sono i soli responsabili della carie. Esistono infatti altri fattori che ne possono facilitare la comparsa. La saliva è in grado di tamponare l'acidità della bocca. Grazie ad alcune sostanze in essa disciolte ha anche funzione antimicrobica ed immunitaria. Ne consegue che qualsiasi condizione che porti ad una ridotta secrezione salivare, la renda più viscosa, o ne abbassi il pH (come avviene, per esempio, durante la gravidanza) predispone i denti all'attacco batterico.

Il ruolo degli zuccheri della dieta merita una particolare attenzione: è scientificamente dimostrato che un eccessivo consumo di alimenti zuccherini (caramelle, dolci, bevande zuccherate e simili) altera il naturale equilibrio batterico del cavo orale predisponendo il soggetto alla carie dentaria. Il saccarosio è infatti formato dall'unione di una molecola di fruttosio e una di glucosio, che rappresenta il nutrimento principale per i batteri cariogeni. Un alimento è tanto più cariogeno quanto più zucchero contiene e quanto più a lungo rimane sui denti, e infatti i dolcificanti più appiccicosi sono quelli più cariogeni perché tendono ad aderire al dente e a rimanere più a lungo a contatto con la placca batterica. Ovviamente un'insufficiente rimozione dei residui alimentari e della placca batterica per una scarsa igiene orale è direttamente collegata alla comparsa della carie.

Le caratteristiche strutturali dei denti incidono notevolmente sulla possibilità di formazione della carie. Un solco interdentale accentuato favorirà, per esempio, un maggiore ristagno di residui alimentari. Esistono inoltre delle differenze individuali nel grado di mineralizzazione dentale; ovviamente, più il dente è ricco di minerali e più sarà protetto dalle aggressioni esterne. La componente genetica della carie non è stata ancora chiarita. Ciò che è certo è che la familiarità della patologia potrebbe derivare dalla imitazione di abitudini poco salutari, come l'eccessivo consumo di zuccheri o la scarsa igiene orale.

Occorre precisare che placca batterica, scarsa igiene orale e dieta scorretta sono tre fattori necessari per lo sviluppo della carie dentaria. Essi devono cioè essere presenti contemporaneamente affinché insorga la patologia cariosa.

Un ruolo importante è svolto dal fluoro, che è uno degli elementi più diffusi in natura. Il fluoro svolge la sua azione preventiva attraverso diversi meccanismi: incorporandosi nella matrice minerale del dente rende il tessuto più resistente all’attacco degli acidi attraverso la costituzione di cristalli di fluoroapatite; interferendo con le vie metaboliche dei microrganismi cariogeni riduce la fermentazione acida dei glucidi. Pertanto il mantenimento di una concentrazione sufficiente e costante di fluoro nella saliva e nella placca rappresenta una garanzia di protezione dello smalto. La fluorazione delle acque potabili ha migliorato in modo significativo la salute orale delle comunità ed è attualmente considerata la misura di sanità pubblica più importante e sicura per prevenire la carie.

Da un punto di vista epidemiologico l’indice utilizzato nelle indagini per misurare la frequenza della carie dentaria è il DMFT (per i denti permanenti, mentre è il dmft per i denti decidui), dove D sta per decayed (cariato), M sta per missing (mancante), F sta per filled (otturato) e T sta per teeth (denti). Il valore del DMFT per il singolo soggetto è calcolato sommando i singoli valori di D, M, F del soggetto. Il valore del DMFT medio di un gruppo di soggetti è calcolato sommando i singoli valori DMFT in ogni soggetto esaminato diviso il numero totale  di soggetti.

Le regole fondamentali per la prevenzione della carie dentaria sono:

  • Corretta igiene orale: accurata e regolare pulizia con spazzolino e dentifricio e filo interdentale. Una corretta igiene orale è di fondamentale importanza per evitare la formazione della carie. Il suo scopo è l’allontanamento dal cavo orale dei residui alimentari e della placca batterica. Per ottenere tale risultato i denti vanno lavati in modo accurato dopo ogni pasto e soprattutto con particolare cura la sera in quanto durante la notte eventuali residui alimentari sono facilmente trasformati in acido dai batteri presenti nella placca.
  • Educazione alimentare: una corretta alimentazione prevede l’assunzione in modo equilibrato di protidi, lipidi, glucidi, vitamine, sali minerali ed acqua nelle giuste proporzioni. I cibi contenenti zuccheri semplici devono essere consumati in modo limitato.
  • Fluoro profilassi: le modalità di somministrazione del fluoro sono molteplici. In molti Paesi è diffusa la fluorazione delle acque destinate al consumo umano (non in Italia). L’assunzione quotidiana di compresse di fluoro durante il periodo di mineralizzazione dei denti, che termina a 12 anni, determina la formazione di smalto più resistente.
  • Sigillanti: uno dei principali sistemi di prevenzione consiste nella sigillatura di solchi e fossette dei molari definitivi, utilizzando resine molto fluide che vengono fissate sul dente mediante mordenzatura e polimerizzazione.
  • Visite periodiche di controllo semestrali dal dentista.

 

 

Fonte: https://www.unisalento.it/c/document_library/get_file?folderId=5236596&name=DLFE-40941.doc

Sito web da visitare: https://www.unisalento.it/c/document_library/

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