Delirio

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Delirio

DELIRIO:
QUESTO SPIACEVOLE
INTRUSO

H. 8 del 10 aprile
Il sig. Luigi 78 anni, entra in ospedale, per essere sottoposto, quella mattina stessa,  ad un banale intervento di ernia inguinale.
Arriva “con le sue gambe”……è abbronzato (ama il mare…..), ha un fisico ancora prestante……scherza, è perfettamente orientato e collaborante.
Nessuna patologia di base.
Parametri vitali stabili.

H. 2 dell’11 aprile
Il sig. Luigi chiama la moglie…….ci guarda con gli occhi sbarrati……..persi nel vuoto………persi in un mondo parallelo, fatto di dolore, paura, angoscia.
Scompenso nei parametri vitali

H. 3,30 dell’11 aprile
Il sig. Luigi  agita le braccia…………..si “lancia” fuori dal letto………ci aggredisce con parole e gesti…………..lotta contro i suoi mostri….del suo mondo……..per noi irreale!
Scompenso nei parametri vitali con aritmia cardiaca tachifrequente.
All’ECG fibrillazione atriale……………………….
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INTRODUZIONE

DELIRIO : CENNI STORICI
Il delirio (dal latino de-lirium uscire dal solco, dalla linea retta, delirare) è conosciuto fin dai tempi antichi, il primo a chiamarlo così fu Celsus nel primo secolo avanti cristo.
I disturbi del ciclo sonno veglia e altri sintomi fondamentali del delirio sono stati ritrovati anche in scritti di altri autori tra cui Ippocrate.
Il delirio è stato definito nel corso del tempo in vario modo: letargia, stato confusionale acuto ed encefalopatia metabolica.
Nel 1870 Hood descrisse una serie di casi di “delirio senile” ed egli concluse che tale sintomatologia poteva svilupparsi nelle persone anziane affette o meno da disturbi mentali, e che era fondamentale una pronta diagnosi e un tempestivo trattamento in quanto, pur essendo la malattia potenzialmente reversibile, poteva portare a morte del paziente.
Nel 1904 Pikett sottolineò l'importanza della distinzione fra la “confusione”, il “delirio” e la demenza senile, i primi due sono infatti disordini mentali simili, presenti nell'anziano, e del tutto curabili rispetto alla demenza.
Egli riteneva che il delirio fosse sempre dovuto ad una causa organica, mentre la confusione poteva essere conseguenza di eventi particolarmente stressanti come, ad esempio, un lutto.
Dal 1939 in poi, il concetto di disordine cognitivo transitorio nel paziente anziano, è stato descritto in maniera più chiara ed è stata ampiamente riconosciuta l'importanza della diagnosi differenziale con la demenza senile. Per la diagnosi di delirio oggi riveste molta importanza l'applicazione dei criteri descritti nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”
quarta edizione (DSM IV) e prima ancora nella terza (DSM III).Infatti questi manuali hanno dettato linee guida chiare e precise per la diagnosi di molte sindromi mentali organiche. L'applicazione dei criteri presentati nel DSM IV nella pratica clinica possono aiutare il riconoscimento del delirio e
quindi di pianificare una terapia tempestiva ed efficace. Tuttavia nonostante i numerosi progressi e il moltiplicarsi delle linee guida, il delirio spesso non è diagnosticato. Il suo mancato riconoscimento può prolungare l'ospedalizzazione ed incrementare la mortalità e la morbilità

CHE COS’E’    IL   DELIRIO?
Il delirio e una stato confusionale acuto, in genere completamente reversibile (il malato ritorna allo stato mentale normale per lui una volta che la confusione acuta migliora).
Il delirio può essere definito come una diminuzione dell'attenzione associato a deficit della memoria e alterazione della coscienza, ad insorgenza acuta e decorso fluttuante nelle ventiquattr'ore (DSM IV). In associazione ai criteri definiti dal DSM IV e dal'ICD-10, molti pazienti presentano altri
sintomi clinici associati, come alterazioni del ciclo sonno-veglia con insonnia o agitazione notturna e disturbi emotivi come, ansia, paura, depressione, irritabilità, rabbia, euforia o apatia.
Alterazioni della percezione sono comuni e possono manifestarsi attraverso illusioni, dispercezioni o allucinazioni visive. Nella maggior parte dei casi, come si è già accennato, il delirio insorge velocemente (ore o giorni), ed è di breve durata . Possono essere distinte tre varianti cliniche di delirio: la forma “iperattiva” (o agitata), quella “ipoattiva” (o letargica), particolarmente frequente nel paziente anziano, e una terza detta “mista” in quanto presenta caratteristiche di entrambe le precedenti forme di delirio. Il tipo “iperattivo” è spesso caratterizzato da allucinazioni, agitazione e
disorientamento, mentre l' ipoattivo è caratterizzato da confusione e sedazione ed è meno spesso accompagnato da allucinazioni o illusioni. Il deficit cognitivo è analogo in tutte le forme.
Il delirio è una condizione comune e grave nel paziente anziano nel quale può riconoscere un'eziologia     multipla.

QUAL E’ LA FREQUENZA DEL DELIRIO NEL SOGGETTO ANZIANO?
Il delirio è una condizione purtroppo molto frequente nel soggetto anziano, basti pensare che una quota compresa tra il 7 ed il 30% delle persone anziane ricoverate, presenta un comportamento di tipo delirante in caso di ospedalizzazione      non         preventivata.
Questa percentuale sale al di sopra del 50% se vengono prese in considerazione anche le persone che presentano dei disturbi di tipo delirante prima del ricovero in ospedale.
Si sviluppa in circa il 40% dei pazienti anziani ospedalizzati, nell' 80% dei pazienti con malattie allo stadio terminale e nel 40% dei pazienti ricoverati con sindrome da immunodeficienza acquisita. Invece l'incidenza del delirio postoperatorio varia ampiamente. Il delirio, in pazienti di tutte le età in chirurgia generale si riscontra nel 5% - 10% e, negli anziani, nel 10% - 15%. In chirugia ortopedica l'indicenza cambia andando dal 28% al 61.3% , mentre dopo interventi di urologia solo il 7% dei pazienti sviluppa delirio.
Sebbene entrambi i sessi siano ugualmente suscettibili, la maggior parte sono donne. Questo si spiega col fatto che le donne ammontano al 59% della popolazione sopra i 65 anni, età in cui aumenta il rischio di delirio.
Il delirio si associa ad un maggior tasso di mortalità. Più del 76% dei pazienti che sviluppano delirio durante l'ospedalizzazione muoiono prima della dimissione e il 25% muore dopo sei mesi dalla dimissione.


PATOGENESI DEL DELIRIO
I meccanismi che stanno alla base del delirio cominciano ora ad essere conosciuti.
Fondamentalmente il delirio è una sindrome neuro-comportamentale causata da un transitorio smembramento della normale attività neuronale. Più precisamente il delirio rappresenta una risposta ad una diffusa disfunzione cerebrale, ad una riduzione del metabolismo cerebrale (dovuto a molte
cause) e ad una diminuzione della sintesi dei neurotrasmettitori.
Brown propose tre basi principali della fisiopatologia del delirio:
1. Il delirio,che è una disregolazione reversibile della funzione delle membrane neuronali, è iniziato da un'interruzione delle strutture cerebrali maggiormente sensibili. Infatti c'è una “vulnerabilità selettiva” o una suscettibilità di certi neuroni.
2. Il delirio è intimamente legato alle specifiche funzioni e proprietà di pochi neurotrasmettitori, in primo luogo dopamina e acetilcolina.
3. C'è una “progressiva vulnerabilità”, zone più resistenti sviluppano con il tempo segni e sintomi di un danneggiamento progressivo.
Questi tre principi del delirio derivano da due tipi di neuroni. Essi non hanno una scorta energetica sufficiente e non sono tutti ugualmente sensibili al deficit del metabolismo ossidativo.
VULNERABILITA SELETTIVA
In assenza dei substrati richiesti per formare adenosina trifosfato (ATP), e lavorando con un normale metabolismo, un neurone ha abbastanza ATP per 12 secondi. Una completa paralisi del metabolismo ossidativo è rara. Quello che è comune, invece, è la richiesta di un apporto maggiore di ossigeno o la spesa di più ossigeno o di entrambi nelle malattie gravi. Infatti l'insufficienza renale acuta, la sidrome da distress respiratorio, schock settico, il trauma, l'infarto del miocardio, le ustioni, le operazioni chirurgiche e l'ipertiroidismo sono tutte caratterizzate da un aumento del
consumo di ossigeno. Le malattie gravi, dunque, portano il paziente ad avere un crescente stress metabolico. Il grado della richiesta di ossigeno in relazione a questo stress sembra essere particolarmente importante nella degenerazione della funzionalità neuronale. Le prime conseguenze di un inadeguato metabolismo ossidativo che possono portare al delirio sono:
1. l'incapacità di mantenere i gradienti ionici, fatto che si instaura velocemente e che porta a una deficit diffuso della funzionalità neuronale.
2. Una scorretta sintesi, rilascio e degradazione dei neurotrasmettitori, in particolare dopamina e acetilcolina.
3. L'incacità di disfarsi delle potenziali neurotossine.
Vari studi hanno dimostrato che ci sono delle strutture e dei centri nervosi che sono sempre interessati dalla patologia, altri più resistenti. Clinicamente, per esempio, l'ippocampo e la neocortex sono interessati precocemente nel delirio, mentre il cervelletto è relativamente più restistente.
STRUTTURA NEURONALE E SUSCETTIBILITA'
La struttura neuronale gioca un ruolo nella vulnerabilità selettiva. Sulla base della suscettibilità allo stress ossidativo è possibile dividere i neuroni in due grandi classi: i suscettibili e i non suscettibili.
Un esempio di neurone non suscettibile è l'interneurone. Le pompe ionoche delle membrane neuronali usano nella maggior parte dei casi ATP, per cui quanto più è grande un neurone tanto più ATP servirà per le sue pompe ioniche; di converso meno citoplasma ha, meno mitocondri potranno lavorare per supplire alla mancanza di ATP. Dunque il rapporto fra la superficie ed il volume (SAVR surface-area-to volume-ratio) di un neurone aiuta a definire quanto un neurone sia resistente allo stress ossidativo. Gli interneuroni hanno poche e corte diramazioni assonali e dendritiche quindi un più basso SAVR, per cui tendono ad essere meno suscettibili allo stress ossidativi rispetto ai neuroni con assoni e dendriti molto lunghi e numerosi. I neuroni suscettibili, avendo assoni numerosi e grandi attaccati ad un corpo relativamente piccolo,devono trasportare substrati metabolici per lunghe distanze. Per cui richiedono una quantità di energia relativamente alta. In
caso di stress ossidativo l' interessamento di questi neuroni è precoce rispetto a quello dei non suscettibili. Tra i neuroni colpiti precocemente dallo stress ossidativo si riscontrano maggiormente quelli che usano come neurotrasmettitori l'acetilcolina, la dopamina, la serotonina e l'istamina. Il
danneggiamento della funzione neuronale è dovuto ad un cambiamento il flusso ionico attraverso la membrana. Tra questi c'è una aumento del flusso di calcio nel citoplasma e il rilascio di dopamina e glutammato. Inizialmente, è proprio questo meccanismo che sta alla base dei disturbi neurocomportamentali del delirio e probabilmente anche del suo decorso fluttuante . I neuroni suscettibili potrebbero essere capaci di ripristinare la normale l'attività a livello delle membrane, ma con il progredire dello stress ossidativo persisterà un'anomala attività della membrana che produrrà ulteriori disfunzioni neuronali.
IPOSSIA
Gli effetti dell'ipossia sul sistema nervoso centrale sono stati ben studiati e sono importanti per capire alcune delle altarazioni molecolari nel delirio. Ipossia determina un aumento del flusso del calcio e un decremento nella conversione della dopamina in noradrenalina e un aumento del rilascio della dopamina. Nello stesso tempo diminuisce la disponibilità della dopamina nel cervello. I livelli della serotonina cadono nella corteccia cerebrale, mentre sono elevati a livello dello striato e invariati nel tronco cerebrale. La sintesi e il rilascio dell'acetilcolina, che gioca un ruolo importante nell'eccitamento della corteccia, è ridotta durante l'ipossia. Anche il rilascio di glutammato è
aumentato in caso di ipossia, ed ha l'effetto di stimolare l'ingresso di calcio nella cellula creando un circolo vizioso. Tutti questi meccanismi biomolecolari che sono presenti durante l'ipossia, sono importanti per capire e trattare il delirio.
L'ATTIVITA' DEI NEUROTRASMETTITORI NEL DELIRIO
DOPAMINA:
In condizioni di ipossia ,come abbiamo detto, il rilascio di dopamina è significativamente aumentato e il reuptake diminuito. Questo cambiamento è in parte facilitato dagli effetti eccitotossici del glutammato. La dopamina ha effetti tossici sui neuroni sia da un punto di vista strutturale, attraverso la produzione di radicali liberi, sia funzionale, attraverso il potenziamento
eccessivo dell'attività glutamminergica. La catecol-o-metil-transferasi uno dei più importanti enzimi che catabolizzano la dopamina, è inibito dai radicali liberi in condizioni di ipossia.L'iperattività della dopamina nel sistema mesolimbico, rende ragione di alcuni sintomi del delirio simili a quelli della schizofrenia: agitazione, allucinazioni, difficoltà di concentrazione e dell'alterazione della condotta.
ACETILCOLINA
In caso di ipossia sia la sintesi che il rilascio di acetilcolina sono ridotti. Clinicamente , il deficit della neurotrasmissione colinergica è stato a lungo correlato con le caratteristiche cognitive e comportamentali del delirio. Infatti se il suo rilascio è alterato o i suoi effetti post-sinaptici sono bloccati farmacologicamente,c'è un'interruzione delle funzioni cognitive più alte. La diffusa disfunzione corticale nel delirio sembra correlata con le conseguenze anatomiche e cliniche del blocco delo sistema colinergico e muscarinico.
SEROTONINA
Il ruolo della serotonina nella genesi del delirio non è chiaro. Sappiamo da molto tempo che questo neurotrasmettitore è tossico ad elevate concentrazioni. La serotonina è un importante modulatore dell'attività neuronale come le catecolamine e l'acetilcolina. Quando la serotonina è elevata possono provocare uno stato di ipoattività; bassi livelli di serotinina sono invece associati al delirio iperattivo. In ogni caso alterazioni della serotonina si presentano senza le fluttuazioni tipiche del delirio.
ISTAMINA
L'istamina è un altro importante neuromodulatore. Dei tre sottotipi ricettoriali identificati, l' HA1 e l' HA2 si sono dimostrati capaci di alterare la polarità dei neuroni della corteccia e dell'ippocampo.
Gli antagonisti farmacologici di entrambi i sottotipi suddetti possono causare delirio; d'altra parte nel caso in cui l'istamina sia rilasciata in eccesso, come nello stress operatorio o nell'ipossia, il blocco farmacologico dei recettori HA1 e HA2 aiuta a limitare la morte neuronale all'interno dell'ippocampo. La possibilità che l'eccesso o l' insufficienza dell'istamina possa essere associata con il delirio è in linea con l'idea alla base del delirio ci sia principalmente un'interruzione delle funzioni della membrana neuronale. E' noto che certi farmaci possono causare delirio, come la difenidramina, che ha un effetto sia antistaminico che anticolinergico; gli antagonisti HA2, come la cimetidina e la ranitidina, possono causare disfunzioni cognitive, specialmente nell'anziano.
CORTISOLO
La ghiandola surrenale può giocare un ruolo nella patogenesi del delirio. E' noto che un aumento acuto di cortisone iatrogeno nelle persone causa una disfunzione transitoria dell'ippocampo e una ipercortisolemia cronica, come nel Cushing, si associa ad una riduzione del volume dell'ippocampo.
Dopo una chirurgia maggiore, l'aumento postoperatorio del cortisolo nel sangue può facilitare l'interruzione delle funzioni dell'ippocampo, che una possibile causa endogena del delirio postoperatorio. L'interruzione delle funzioni dell'ippocampo porta ad una mancata inibizione del rilascio di cortisolo i cui livelli si manterrebbero alti. Quindi la risposta stessa agli stress alla fine può essere implicata nella patogenesi del delirio.
SUSCETTIBILITA' PROGRESSIVA
Alcuni studi hanno suggerito che esistano alcune popolazioni di neuroni responsabili dell'inizio del processo del delirio, e che la progressiva degenerazione cominci in strutture più suscettibili e che coinvolga in un secondo momento anche parti inizialmente più resistenti. Questo è in linea con l'idea che il delirio sia dovuto a una vulnerabilità selettiva dei neuroni in corso di stress ossidativo.
Appena un neurone perde la sua stabilità membranale, le strutture vicine trovano più difficile mantenere la loro stessa stabilità neurofisiologica. Un'importante caratteristica dell'ampia depressione neuronale è la reale suscettibilità delle popolazioni neuronali a questo disturbo. Per esempio, i neuroni ippocampici sono affetti per primi, seguiti dai neuroni della neocortex, dai nuclei subtalamici, dal tronco cerebrale, dalla materia grigia, dalla corteccia cerebellare e dal midollo spinale. La progressione della depressione neuronale assomiglia al corso clinico del delirio.

EZIOLOGIA
Si distinguono in letteratura due tipi di fattori che incidono sull'insorgenza del delirio: predisponesti e precipitanti.
FATTORI PREDISPONENTI.
ETA'.
I processi d'invecchiamento, i danni, le malattie celebrali e l'indebolimento del visus e dell'udito, predispongono l'anziano al delirio. Infatti l'invecchiamento cerebrale e la perdita dei sensi specifici sembra facilitare il disordine cognitivo in risposta ad eventi stressanti sia fisici che psicologici.
Nell'anziano, inoltre, è ridotta la capacità di regolare l'omeostasi e di resistere agli stress,cosa che sembra essere dovuta ad un danneggiamento età-correlato dei nuclei ipotalamici. Il ritmo circadiano cambia, le parti di cervello che permettono i normali processi cognitivi sono suscettibili all'invecchiamento e mostrano una perdita selettiva di neuroni. Si osservano anche perdite neuronali e dendritiche nella corteccia. La corteccia frontale, l'ippocampo e il locus ceruleus sono fra le strutture più coinvolte.
PATOLOGIE CEREBRALI: le malattie cerebrovascolari aumentano la vulnerabilità dei pazienti all'ipossia, la quale comporta una riduzione nella sintesi di acetilcolina, quindi predispone alla confusione.Nelle persone con disfunzioni cerebrali organiche o con deficit sensoriali, lo stress perioperatorio può causare illusioni, allucinazioni e paranoia, in tal modo si stabiliscono le basi per il delirio. Nel periodo postoperatorio, un paziente che non faccia farmaci anticonvulsivanti può anche sviluppare un delirio di tipo convulsivo, che può durare molti giorni.
TERAPIE FARMACOLOGICHE E INTERAZIONE FRA I FARMACI.
Gli anziani fanno un gran uso di medicinali e fra tutte le fasce di età sono i più suscettibili a reazioni farmaceutiche avverse. Hurwitz ha osservato che l'incidenza di reazioni avverse in pazienti con età compresa fra i 70 e i 79 anni, erano tre volte maggiori di quelle presenti nei pazienti con età compresa fra i 40 ei 45 anni. I rischi maggiori si hanno con: i farmaci per il Parkinson, i farmaci psicotropi, gli antiipertensivi e in generale tutte le medicine per il cuore. L'uso regolare di benzodiazepine può causare la demenza nell'anziano, che a sua volta predispone il paziente al delirio postoperatorio. Alcuni autori hanno anche riportato l'interazione fra antidepressivi triciclici e anestesia generale tra le cause del delirio postoperatorio.
ASTINENZA DA ALCOOL E DA FARMACI SEDATIVO-IPNOTICI.
Indadigi svolte su pazienti anziani ospedalizzati hanno mostrato che la prevalenza di abuso di alcool è circa del 18% e che il 10% - 15% degli anziani fanno uso regolarmente di ipnotici. Il delirio causato dall'astinenza da alcool o da ipnotici può manifestarsi dopo 12-48 ore dall'intervento chirurgico. Il delirium tremens da astinenza da alcool è drammatico e velocemente identificabile.
Comunque, in un alcolista con deficit di tiamina, la somministrazione di glucosio intravenoso può causare la sindrome di Wernicke-Korsakoff. Questo stato può rimanere indiagnosticato perché associato a segni neurologici che potrebbero essere difficilmente evidenziabili nel paziente delirante, specialmente nel postoperatorio.
MALATTIE ENDOCRINE E METABOLICHE.
L'uso di diuretici nel paziente anziano può spesso causare iponatriemia, ipomagnesiemia e alcalosi metabolica. Quando un paziente presenta un aumento della disidratazione e degli squilibri elettrolitici dopo un intervento chirurgico, le possibilità di avere delirio crescono. Le endocrinopatie come la chetoacidosi diabetica o il diabete iperglicemico non chetoacidotico, iper o l'ipotiroidismo, l'insufficienza epatica, renale o polmonare, predispongono al delirio.

 

DEPRESSIONE, DEMENZA, ANSIA.
Studi hanno osservato che uno stato confusionale acuto nel postoperatorio, lo si ha nell'88% dei pazienti che soffrono di depressione. Nei depressi si ha una deficienza dei sistemi di trasmissione serotoninergica e noradrenergica che possono predisporre al delirio. La demenza può essere causata da un deficit nel sistema colinergico e della somatostatina, i quali sono essenziali per le normali funzioni cognitive, l'attenzione e il ciclo sonno veglia. Un paziente demente è quindi, più suscettibile al delirio. Fattori psicologici come l'ansia, giocano un ruolo importante nell'incidenza del delirio. Alcuni autori sono fermamente convinti che un'adeguata preparazione psicologica del paziente prima di un intervento chirurgico,possa evitare l'insorgenza del delirio. Infatti quando i pazienti sono tranquilli e non hanno molta ansia, il delirio è molto meno frequente.
FATTORI PRECIPITANTI.
CHIRURGIA.
Gli interventi chirurgici rappresentano un fattore precipitante per l'insorgenza del delirio nell' anziano che presenti tutti o alcuni dei suddetti “fattori di rischio” . Lo stress chirurgico aumenta il rilascio di cortisolo il quale risulta implicato nella patogenesi del delirio, inoltre la ventilazione
artificiale può essere causa di ipocapnia. Molti studi hanno evidenziato una riduzione del flusso sanguigno cerebrale anche fino al 43% con una Paco2 di 19 mmHg. La diminuzione di ogni millimetro di Paco2 abbassa il flusso cerebrale del 2%. Un tale decremento può essere fatale per il paziente anziano. La prevalenza del delirio postoperatorio è maggiormente legata ad interventi ortopedici piuttosto che di quelli di chirurgia generale. Nei paziente trattati chirurgicamente per frattura del collo del femore, sviluppano delirio dal 44% al 61% dei casi. In questo caso un'embolia
grassosa potrebbe essere la causa dello stato confusionale postoperatorio nei pazienti ortopedici con fratture o con chirurgie che coinvolgono il midollo osseo.
SEPSI.
Le infezioni sono una causa comune di delirio nel paziente ospedalizzato. Le infezioni del tratto genito -urinario e quelle polmonari sono quelle che più spesso causano delirio. Il meccanismo che sta alla base di questo fatto non è ancora ben conosciuto. Potrebbero esserci effetti secondari come l'ipossia nelle polmoniti e l'encefalopatia nelle epatiti. Infezioni del sistema nervoso centrale e delle meningi frequentemente portano a stati confusionali e al delirio. Le meningiti batteriche possono essere causa di delirio e nel paziente anziano possono mancare i segni meningei.
CRITERI USATI PER LA DIAGNOSI.
Secondo i dettami del DSM IV, che rappresenta il gold standard diagnostico per il delirio, sono necessari per la diagnosi di delirio tutti e quattro i criteri seguenti:
1. Disturbo dello stato di coscienza (ridotta consapevolezza dell'ambiente) con ridotta capacità di fissare, mantenere e spostare l'attenzione.
2. Alterazioni della sfera cognitiva (deficit di memoria, disorientamento temporo-spaziale, disturbi del linguaggio) non giustificabili da una demenza preesistente o in evoluzione.
3. Il disturbo si manifesta in un periodo di tempo breve (di solito ore o giorni) ed a decorso fluttuante nel corso della giornata.
4. C'è evidenza dalla storia,dall'esame obiettivo, o da altri accertamenti che il disturbo è una diretta conseguenza di una patologia medica in corso, di un'intossicazione da farmaci o da sindrome d'astinenza.
La presenza di delirio è comunque plausibile anche quando non c'è evidenza chiara che supporti il criterio 4, ma non esistono altri motivi per spiegare i sintomi manifestati. Non bisogna dimenticare che nell'anziano può essere l'unico sintomo di esordio di qualsiasi patologia acuta, sia medica che chirurgica.Vista l'importanza di questa sindrome e il suo frequente non riconoscimento, sono stati proposti numerosi test di screening che permettono l'identificazione del delirio in modo più rapido:
uno di questi è il “Confusion Assessment Method” (CAM) (tab.I) che è stato validato in una popolazione ospedaliera molta ampia e consente di distinguere il delirio dalla demenza e dalla depressione con un buon grado di evidenza e con una sensibilità specifica molto elevate (dal 94 al 100% e dal 90 al 95% rispettivamente).L'utilizzo del Mini Mental State (MMSE) è considerato con
un grado di evidenza minore perchè non rende possibile la diagnosi di delirio e non distingue tra demenza e delirio, anche se la variazione dei suoi punteggi nel tempo in controlli seriali è orientativa. MMSE non rileva la caratteristica variabilità dei sintomi, né i disturbi psicomotori.
Esistono altri test più specifici quali la “Confusional State Evolution” che valuta il disorientamento, le alterazioni del comportamento,il linguaggio inappropriato e le illusioni/allucinazioni, e la “Delirium Ratio Scale” che consente di quantizzare la gravità del delirio. Nell'anziano l'esordio del
delirio può essere mascherato: le cadute o un'improvvisa incontinenza possono esserne il primo segno d'insorgenza. Addirittura un rapido cambiamento del comportamento dovrebbe essere considerato delirio fino a prova contraria.
CONSEGUENZE PER IL PAZIENTE.
Il delirio ha un grande impatto sullo stato di salute del paziente e di conseguenza sui costi sanitari.
Questa condizione può determinare un aumento della morbilità e un prolungamento dell'ospedalizzazione. Per molti pazienti anziani l'insorgenza del delirio è un segno prognostico negativo, tanto che per un certo numero di essi è un evento terminale. La prognosi del delirio rimane comunque influenzata da un tempestivo riconoscimento e da un'adeguata terapia.

DELIRIO POSTOPERATORIO
Gradi variabili di delirio si verificano in più del 25% dei pazienti anziani entro 1 sett. dall’intervento. Associato con un’elevata incidenza di complicanze e con un’infausta prognosi funzionale a 6 mesi dall’intervento, il delirio contribuisce direttamente alla morbilità intraospedaliera e a una degenza ospedaliera più lunga. Alcuni anestetici, la meperidina e gli anticolinergici sembrano aumentare il rischio di delirio postoperatorio. Il rischio di delirio postoperatorio è simile per le tecniche anestesiologiche generali e regionali; tuttavia, la maggior parte dei pazienti, che subiscono un’anestesia regionale, riceve anche oppioidi, benzodiazepine o altre sostanze adiuvanti, che aumentano il rischio. Uno stato preesistente di demenza, lo squilibrio idro-elettrolitico, i farmaci, la mancanza di sonno, le frequenti interruzioni dell’assistenza infermieristica, i ritmi circadiani alterati e un’incapacità a tenere il conto del passare del tempo possono contribuire alla confusione e al disorientamento.
Il delirio nei pazienti chirurgici non sembra differire da quello che si verifica negli altri pazienti ospedalizzati e l’incidenza nei due gruppi è simile. Il delirio postoperatorio è caratterizzato dalla difficoltà nell’organizzare e coordinare i pensieri e dal rallentamento delle funzioni motorie. Questo varia da una lieve confusione ad allucinazioni complete. I pazienti con delirio possono strapparsi dei drenaggi importanti o il filo guida di un pacemaker temporaneo o possono cadere, quando si alzano dal letto, provocandosi delle lesioni.
In molti casi non c’è trattamento, sebbene alcune misure possano aiutare a minimizzare la confusione e il disorientamento. Quando possibile, i pazienti anziani devono essere trasferiti da un’unità di terapia intensiva o da una sala di risveglio, entrambe rumorose e molto illuminate. I pazienti ricoverati in queste unità possono sviluppare un disordine detto psicosi da unità di terapia intensiva, che è una diagnosi di esclusione, come il delirio postoperatorio.
Durante la notte, è preferibile ricorrere alla presenza costante di una persona (p. es., di un parente o di un infermiere ), piuttosto che alla contenzione fisica o chimica. Se non è necessaria, la contenzione fisica non deve essere usata nei pazienti con delirio. Se vengono usati dei sedativi, gli antipsicotici (p. es., l’aloperidolo o i più nuovi, gli antipsicotici atipici) sono da preferire alle benzodiazepine.
Disfunzioni cognitive postoperatorie: i pazienti anziani sono soggetti a delle alterazioni postoperatorie della capacità cognitiva, misurata con dei test di psicometria. Le cause di tali alterazioni non sono note. Sebbene generalmente si pensi che siano reversibili, alcune alterazioni cognitive possono essere permanenti.

Qual è la migliore terapia del delirio?
La terapia del delirio è basata su 6 punti chiave, ciascuno dei quali volto a migliorare i diversi aspetti del quadro del paziente delirante.
Questi punti sono:
1) terapia del disorientamento cognitivo attraverso sedute giornaliere di esercizi di orientamento, giochi di parole e discussioni;
2) terapia della privazione di sonno con bevande calde, massaggi, musica;
3) terapia della mobilità, che consiste nel cercare di mobilizzare il paziente il più presto possibile e sottoporlo ad esercizi motori;
4) terapia dei disturbi visivi, combattuti utilizzando libri o agende dotate di numeri più grandi e più facilmente riconoscibili;
5) terapia dei disturbi uditivi, contro i quali possono essere utilizzati apparecchi acustici, speciali tecniche di comunicazione e rimozione di eventuali tappi di cerume;
6) terapia della disidratazione, trattata somministrando liquidi sufficienti a reintegrare le perdite.

 

L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
PREMESSA
Nella sua complessità è un disordine associato ad alta morbilità e mortalità: richiede, quindi, un immediato intervento per prevenire danni permanenti al cervello e rischi di salute tali da pregiudicare la vita del soggetto.
E’, infatti, associato a mortalità nel 25-33% dei casi (fino a sei mesi dall’evento scatenante), ad incremento dei tempi di degenza (7,78 giorni), d’intensità delle cure infermieristiche e dei costi sanitari.
Risulta allora evidente come un tempestivo riconoscimento dei soggetti a rischio e quindi un precoce trattamento possano prevenire inutili handicap e morte prematura, riducano il numero di cure erogate e sostanzialmente migliorino la qualità della vita.
Le strategie di prevenzione del delirium vertono sul riconoscimento precoce dei pazienti a rischio e sull’utilizzo di scale di screening e valutazione globale di questo, col fine di provvedere ad un rapido intervento ( uso sostenuto dalla linea guida sul delirio dell’ American Psychiatric Association e da quella de RNAO-2003 “Screening for delirium, dementia and depression in older adult”).
Circa la diagnosi, invece, le migliori linee guida e le revisioni sistematiche presenti nella letteratura sostengono che il delirium dovrebbe essere diagnosticato facendo riferimento al DSM-IV R-criteria ( Alexopoulos et al., 1998; APA, 1999; Conn & Lieff, 2001; Inouye, et al., 1990; Milisen, et al., 2001).
Il trattamento è basato primariamente su dati provenienti da esperienze cliniche, case report e revisioni di articoli. Purtroppo c’è una quantità limitata di evidenze che supportino l’efficacia di strategie di cura specifiche: risulta, invece, che le realtà organizzate secondo programmi di intervento a team di multi-componenti, diano esiti positivi.
In ultimo, a supportare quest’ottica di approccio, il coinvolgimento di familiari/amici del soggetto in stato confusionale nel programma terapeutico, soprattutto per l’impatto emotivo e la prevalenza


nella sfera relazionale che hanno col medesimo. Fonte inestimabile di aiuto, quindi, per tutta l’equipé.

 DESCRIZIONE DELLE SCALE PER LO SCREENING DEL DELIRIUM
La Confusion Assessment Method aiuta a identificare le persone che soffrono di delirium o stato confusionale acuto ma viene anche utilizzata per la differenziazione tra Delirium e Demenza.

CONFUSION ASSESSMENT METHOD
INSORGENZA ACUTA
C’è stato un cambiamento acuto nello stato mentale del paziente rispetto alla situazione di base?
PERDITA DELL’ATTENZIONE
a) Il paziente presenta difficoltà a concentrarsi (per esempio è facilmente distraibile), non riesce a mantenere il filo del discorso, o ha difficoltà nel ricordare ciò che stava dicendo
Non presente durante l’intervista
Presente ad un certo momento durante l’intervista ma in forma lieve
Presente ad un certo momento durante l’intervista
Incerto
b) (se presente o anormale) durante l'intervista il comportamento oscillante tende a presentarsi o meno, o aumentare e diminuire nella sua severità?
Si
No
Incerto
Non applicabile
c) (se presente o anormale) descrivere i comportamenti.
DISORGANIZZAZIONE DEL PENSIERO
Il pensiero del paziente è disorganizzato e incoerente, passa da un argomento all’altro senza filo logico, in modo imprevedibile ?
ALTERATO LIVELLO DI COSCIENZA
In generale come valutereste il livello di coscienza del paziente?
Allerta (normale)
Vigile (iperallerta, eccessivamente sensibile agli stimoli ambientali)
Letargico
Stupor
Coma
Incerto
DIFFICOLTA’ NELL’ORIENTAMENTO
il paziente durante tutta la durata dell’intervista è disorientato nel tempo e nello spazio, tale da pensare che sia in un altro luogo, in un letto sbagliato, confondere il tempo e il giorno.
DANNEGGIAMENTO DELLA MEMORIA
il paziente durante tutto il periodo dell’intervista ha messo in evidenza problematiche relative alla “memoria”, tali da non ricordare che cosa sia accaduto in ospedale o difficoltà nel ricordare delle istruzioni?
ALTERAZIONI         PERCETTIVE


il paziente ha evidenziato un disturbo percettivo come allucinazioni/illusioni, o male interpretazioni tali da associare qualcosa di reale a qualcosa di irreale (per esempio lo sbattere di una porta può essere scambiato con un colpo d’arma da fuoco).
AUMENTO DELL’ATTIVITA’ PSICOMOTORIA
durante l’intervista il paziente presenta un’inusuale stato di attività motoria crescente (per esempio strappare le lenzuola del letto o cambiare in modo frenetico posizione nel letto).
DIMINUZIONE DELL’ATTIVITA’ PSICOMOTORIA
durante l’intervista il paziente presenta un’inusuale stato di diminuzione dell’attività motoria con rallentamento e letargia (per esempio mantenere a lungo tempo la stessa posizione o muoversi veramente poco).
ALTERAZIONE DEL CICLO SONNO-VEGLIA
il paziente mostra un evidente disturbo del ciclo sonno/veglia con eccessiva sonnolenza diurna o agitazione notturna e difficoltà di addormentamento, o eccessiva sonnolenza durante il giorno o veglia durante la notte.
RISULTATO: La CAM risulta positiva se il paziente presenta:
1. INSORGENZA ACUTA CON DECORSO FLUTTUANTE
2. DIFFICOLTA’ NELLA CONCENTRAZIONE
ASSOCIATA A
3. DISORGANIZZAZIONE DEL PENSIERO O
4. ALTERATO LIVELLO DI COSCIENZA
Un’altra importante scala per l’accertamento dello stato mentale del soggetto citata da questa linea guida, anche se in modo non chiaro e particolareggiato, è il “Mini Mental State Examination” che prende in considerazione la memoria, l’orientamento, il linguaggio e l’attenzione.

RACCOMANDAZIONI PRATICHE PER LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON DELIRIUM

Al fine di prevenire il delirium è consigliato che gli infermieri selezionino e incentivino l’utilizzo di un approccio multi-fattoriale al problema ( già sviluppato dagli esperti ), inteso come insieme di strategie di cura nate dalla collaborazione di più discipline e pertanto globale; non esistono, infatti, RCT che supportino l’efficacia di un’unica strategia di prevenzione e cura.
Gli infermieri devono monitorare, valutare e modificare di conseguenza le strategie d’intervento multi-fattoriale rispetto alle azioni di base scorrette associate al delirium


1. L’infermiere deve considerare come potenzialmente a rischio di delirium ogni paziente al fine di prevenire, riconoscere precocemente i sintomi e trattarli adeguatamente anche in collaborazione con altri professionisti.
Questo in relazione al fatto che il delirium viene considerato come una condizione acuta i cui sintomi, talmente vari e molteplici nelle forme e nella durata e pertanto più complessi da riconoscere, hanno un esito che può oscillare da una completa risoluzione ad una involuzione tale del sistema cognitivo con perdita dell’autonomia da portare non solo ad un prolungamento del periodo di degenza ma anche ad istituzionalizzazione e morte del soggetto.
Determinante, quindi, un approccio rapido e globale al problema.

2. L’infermiere dovrebbe usare i criteri diagnostici del DSM IV per l’approccio al delirium e meglio distinguere la forma ipoattiva da quella iperattiva.  
Questi criteri forniscono le caratteristiche diagnostiche più comuni del delirium: il compito degli infermieri è quello di identificarle.
Rif. “Screening for Delirium, Dementia and Depression in Older Adult” RNAO, 2003.
In generale, i criteri suggeriscono una valutazione del paziente attraverso:
Alterazione di coscienza (criterio A)
Modificazione cognitiva (criterio B); (deficit memoria recente, pensiero disorganizzato, disorientamento).
Alterazioni percettive (criterio C); (false interpretazioni, illusioni, allucinazioni)
Alterazione sviluppata in un breve periodo di tempo, generalmente di ore o giorni con tendenza a presentare fluttuazioni giornaliere. (criterio D).
“DSM IV TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”
E’ compito degli infermieri valutare e osservare lo stato psicofisico del paziente fin dall’accoglimento non soltanto per identificare la presenza del delirium ma per differenziarne i tipi.
Molto importante è la continua attenzione al tipo ipoattivo di delirium che può essere non riconosciuto con conseguenti mancanze nell’assistenza relativa alle misure iniziali di prevenzione e intervento.
“(APA, 1999; Rapp & The Iowa Veterans Affairs Nursing Research Consortium, 1998; Trzepacz, et al., 1999; Tune, 2001).”
3. Gli infermieri devono utilizzare metodi di screening per identificare i fattori di rischio del delirium, sia all’accoglimento che nel periodo di degenza.  
Si ritiene che il Delirium abbia un'origine multifattoriale: i suoi fattori di rischio più comuni sono:
età,
deficit sensoriali e cognitivi
disidratazione,
disturbi del sonno,
demenza preesistente
immobilità
anomalie metaboliche,
farmacoterapia.
“Alexoupolos, et al., 1998; APA, 1999; Fann, 2000; Foreman, et.al., 2001; Inouye, 2000; Rapp & The Iowa Veterans Affairs Nursing Research Consortium, 1998; Sullivan-Marx, 2000”


In letteratura si trovano molteplici strumenti per lo screening del delirium: uno dei più validi è il Confusion Assessment Method (CAM), che identifica nelle persone più anziane i soggetti a rischio di delirium durante il ricovero ospedaliero e consiglia quattro domande agli infermieri per rilevare/evidenziare la presenza dei fattori di rischio.
Queste sono:
C’è un cambiamento improvviso nello stato mentale del soggetto?
C’è un deficit dell’attenzione/memoria?
C’è organizzazione nel pensiero?
C’è un‘alterazione della coscienza (coma, sonnolenza, iperattività) (Inouye, 1990)
Se la risposta è "sì" ad ognuna delle suddette domande, gli infermieri dovrebbero continuare e approfondire la valutazione dei fattori di rischio.
Rif. “Screening for Delirium, Dementia and Depression in Older Adult” RNAO, 2003.
Questa sequenza mnemonica può aiutare gli infermieri a ricordare le cause più comuni d’insorgenza di delirium.  
Gli infermieri dovrebbero utilizzare quando possibile questi mezzi e continuare a monitorare il paziente erogando e modulando il piano di assistenza a seconda del decorso della degenza.

4. Gli infermieri dovrebbero orientare le strategie di cura per prevenire i fattori di rischio del delirium.  
La discussione sulla letteratura, sui documenti ed almeno su un R.C.T.., suggerisce che ci possono essere risultati positivi attuando misure di prevenzione: una volta che il delirium è accaduto, infatti, gli interventi sono meno efficaci ed efficienti (Cole, 1999; Cole, ed altri, 2002; Inouye, 2000).
Alcuni autori concludono che la prevenzione primaria del delirium dovrebbe indirizzarsi sui fattori di rischio ed in questa gli infermieri giocano un ruolo chiave: in diversi R.C.T., infatti, quando l’équipe infermieristica è riuscita ad individuare fattori ambientali, deficit sensoriale e cognitivo,


immobilità, dolore e condizioni mediche instabili, il gruppo di intervento ha registrato un'incidenza più bassa del delirium e dei tempi di degenza (Cole, ed altri, 2002).
I programmi di prevenzione a multi-componenti sono lo scheletro delle strategie di cura per il delirium: alcuni studi sostengono che sono i più efficaci su popolazioni ad elevato rischio o sui gruppi di pazienti ad alto rischio del delirium poiché post-operati o in condizioni mediche complesse. Il “ Hospital Elder Life Program: A Model of Care to Prevent Cognitive and Functional Decline in Older Hospedalized Clients “ è un esempio di programma di approccio globale che raccoglie interventi preventivi e strategie di cura basate su evidenze; l'appendice D del programma nella parte relativa a “ Risck Factors for Delirium and Intervention Protocols “ designa sei fattori di rischio negli anziani
( deterioramento cognitivo, visivo e uditivo, disturbi del sonno, immobilità e disidratazione ) e di ognuno di questi specifica i range degli score di eleggibilità dei pazienti, in base ai quali questi risultano essere più o meno a rischio, i relativi programmi di intervento standardizzato ed in ultimo i target di outcome per il riaccertamento del paziente.
Prendendo in esame solo i programmi di intervento per ogni fattore di rischio:
HOSPITAL ELDER LIFE PROGRAM:
RISCK FACTORS FOR DELIRIUM AND INTERVENTION PROTOCOLS


DETERIORAMENTO
COGNITIVO

Programmi per l’orientamento e le attività terapeutiche
( attività cognitive stimolanti almeno tre volte al dì, dialoghi sul quotidiano e sui ricordi, giochi di parole,…).

DETERIORAMENTO
VISIVO

Programmi di supporto visivo mediante ausili ed equipaggiamento idoneo ( occhiali, rubriche telefoniche a caratteri grandi ed evidenziati, libri colorati,…) e rinforzo giornaliero per l’uso.

DETERIORAMENTO UDITIVO

Programmi di supporto uditivo con ausili per l’udito e tecniche speciali per la comunicazione, con rinforzo giornaliero per l’adattamento.

DISTURBI DEL SONNO

Programmi senza farmaci e programmi per l’aumento del sonno mediante l’uso di sistemi alternativi ( bevande calde prima di dormire, musicoterapica, massaggi, riduzione delle fonti di rumore,… ).

IMMOBILITA’

Programmi per la mobilizzazione precoce da applicare tre volte al dì associati al minimo uso di presidi che ne limitano la realizzazione ( cateteri vescicale, drenaggi,…).

DISIDRATAZIONE

Programmi di reidratazione basati su un’accurata ricognizione dei valori emato-chimici del paziente e sulla stimolazione del medesimo all’assunzione di fluidi per via orale.

L’efficacia di questo programma fu approssimativamente del 25%. (Inouye, ed altri, 2000).

5. Al fine di prevenire il delirio è consigliato che gli infermieri selezionino e incentivino l’utilizzo di un approccio multi-fattoriale al problema ( già sviluppato dagli esperti ), inteso come insieme di strategie di cura nate dalla collaborazione di più discipline e pertanto globale; non esistono, infatti, RCT che supportino l’efficacia di un’unica strategia di prevenzione e cura.
Questo perché raramente il delirio è il risultato di una sola alterazione: più frequentemente scaturisce dal sovrapporsi di molteplici fattori di rischio e condizioni predisponesti.


FATTORI DI RISCHIO

CONDIZIONI PREDISPONENTI

Adulti con fratture di femore

Presenza di deterioramento cognitivo


Patologie mediche complesse

Anamnesi per patologie importanti

Periodo post-operatorio

Deterioramento sensoriale

Farmaci

Bilancio idro-elettrolitico/idratazione

In questi casi uno screening sistematico, la prevenzione e strategie di cura multi-fattoriali risultano particolarmente utili ed efficaci nella diminuzione dei tempi di degenza e nella perdita di autonomia ( esistono evidence outcome su pazienti ospedalizzati).
Dalla revisione della letteratura sono state elaborate strategie di cura con team multi-disciplinari inerenti i seguenti campi:
5.1. Consultazione
Incentivare la consultazione di servizi specialistici e coinvolgerli nel processo di approccio al delirium; sono: servizio geriatrico, membri di team multi-disciplinari, servizio psichiatrico, servizio di neurologia.

5.2 Stabilita’ psico-fisica del paziente e reversibilità delle cause di delirio
L’ infermiere è responsabile della valutazione, interpretazione, gestione, documentazione e comunicazione dello stato psico-fisico del paziente. Risultati positivi sono associati, infatti, ad una precoce identificazione/trattamento delle cause “reversibili”. Ossia:

  1. • monitorizzazione del bilancio idro-elettrolitico, dei valori ematici, dei parametri vitali;
  2. • utilizzo di un metodo di assistenza sistematico per valutare lo stato generale del paziente da riportare al medico;
  3. • assicurare un adeguato stato nutrizionale/idratazione e di sostegno dell’apparato sensoriale anche mediante presidi;
  4. • evitare sonniferi;
  5. • assistenza e gestione del dolore ( trattamenti eccessivi o in difetto sono deleteri );
  6. • rimozione di presidi superflui ( catetere vescicale, CVP…).

5.3 Farmacologia
Conoscenza e consapevolezza da parte dell’equipe dei principi di farmacologia: la somministrazione di certi farmaci, per caratteristiche e/o per quantità, può indurre “delirium”. E’quindi consigliato evitare somministrazioni superflue, ridurre al massimo il dosaggio farmacologico e prestare particolare attenzione a queste categorie di farmaci:
anticolinergici;
istamina;
sedativi ipnotici;
antipsicotici;
f. cardiovascolari.
Si consiglia l’uso di psico-farmaci solo per il trattamento di sintomi specifici o nei cambiamenti di comportamento e MAI come primo passo per la sedazione di uno stato di delirio. Inoltre non perseverare nell’uso di farmaci che non danno risultati positivi.


5.4. Ambiente
L’infermiere deve identificare, ridurre e ove possibile eliminare fattori ambientali avversi.
Si consiglia pertanto:
creare un ambiente quanto più familiare,
riorientare i pazienti con supporti tipo orologi, calendari…
ridurre le fonti di rumore ( la percezione sensoriale si acuisce negli stati di delirium ),
musico-terapia,
stimolazione sensoriale,
ripristino e mantenimento del ritmo sonno/veglia.
5.5. Educazione
Aggiornamento continuo del personale sulla problematica e coinvolgimento ed educazione degli adulti/familiari nella prevenzione/gestione degli stati di delirio.
Questi i concetti cardine:
accertamento e valutazione delle caratteristiche psico-socio-educative degli anziani;
condivisione delle informazioni sul delirio con altri professionisti/strutture;
educazione sanitaria sulle cause ed i fattori di rischio che favoriscono l’insorgere di stati di delirio agli utenti ed ai familiari, come prevenzione per il      futuro;


gestione e supporto dell’anziano/familiari nel periodo post-delirio
( Appendice H –“Teaching Handout for Families and Friend of Patients”).
L’Appendice H tratta l’approccio educativo di familiari/amici dei pazienti colpiti da stato confusionale acuto. Con semplici parole rivolte a chi non fa parte dell’ambiente medico definisce cos’è il delirium, quali sono le cause scatenanti e i sintomi che si presentano ed in base ai quali il comportamento del loro caro viene completamente deviato generando in loro timore e stress. Fornisce gli estremi per riconoscere questi comportamenti fin dal principio ed i suggerimenti per affrontarli, quali ad esempio:
presenza di un parente/amico in tutto l’arco delle 24 ore evitando un ricambio di persona troppo frequente;
limitare i visitatori
mantenere un atteggiamento sereno, modulare la voce nell’approccio verbale, non considerando come offensive nei propri confronti parole e gesti che emergono in questa fase.
Tranquillizzare il paziente ricordandogli dove si trova, che giorno è e che tutto va bene.
Mantenere sempre una luce anche nelle ore notturne poiché permette al paziente di collocarsi nell’ambiente e di vedere chi c’è con lui, limitando il disorientamento.

5.6. Comunicazione/supporto emotivo
Il personale deve stabilire/mantenere un rapporto di sostegno con l’utente anziano partendo dalle caratteristiche individuali di questo, sia psicologiche che sociali.
Quindi:
osservazione ravvicinata del soggetto;
- stabilire/mantenere un rapporto terapeutico di sostegno, con interventi di supporto all’orientamento del soggetto in relazione anche al suo stato emozionale;
- porsi in relazione in presenza di una figura familiare e con l’accortezza di modulare il tono della voce;
- mantenimento del ritmo sonno/veglia.

5.7. Comportamento
Il personale è responsabile della prevenzione, identificazione ed incentivazione degli approcci curativi degli stati di delirium, volti a minimizzare i disturbi comportamentali ed a provvedere alla sicurezza ambientale.
E’ bene allora:
monitorare e regolare le strategie di trattamento per assicurare la sicurezza del soggetto;
istruire lo staff;
predisporre le strutture
mantenere/migliorare lo stato nutrizionale/idro-elettrolitico;
rendere quanto più confortevole l’ambiente;
abolire l’uso di mezzi di contenzione;
impostare terapie farmacologiche ove necessario ( appendice G ).
Dalla letteratura sono inoltre stati estrapolati i relativi interventi (Appendice E: Description of interventions).

 

CATEGORIA DI SUPPORTO

INTERVENTI

SOSTEGNO FISIOLOGICO

Stabilire e mantenere:
equilibrio idro-elettrolitico, dei valori ematici, nutrizionale, delle funzionalità escretorie e della temperatura corporea;
ritmo sonno-veglia
adeguata ossigenazione e pressione sanguigna
gestione delle infezioni/dolore
incrementare le attività riducendo i periodi di immobilità

COMUNICAZIONE

Uso di un eloquio semplice, immediato con parole scandite bene e lentamente, esposto con voce modulata alzando il tono ove ci sia ipoacusia. Mai urlare.
chiamare il paziente con il nome che preferisce,
ripetere le domande e attendere con pazienza la risposta,
dire al paziente ciò che si vuole sia o non sia fatto,
ascoltare il paziente, osservarne il comportamento e cercare di leggerne i messaggi emozionali,
usare il non verbale.

AMBIENTE

orientare il paziente fornendo informazioni sulla cadenza delle attività giornaliere,
ripetere le informazioni se il paziente è confuso,
fornire spiegazioni sui presidi usati, sulla loro funzione e sulle misure di sicurezza per non alterarli e rimozione appena possibile
uso di calendari e orologi
evitare cambiamenti di stanza, specie di notte, e mantenere in stanze singole i pazienti deliranti agitati,
creare un ambiente libero da rischi
ridurre/evitare ove possibile i sistemi di contenzione mantenendo un parente vicino al paziente.

SUONO E LUCI

Mantenere un ambiente sereno, con luci soft e indirette senza fonti di rumore.
Supporti visivi/uditivi per pazienti con limitazioni sensoriali
Uso di luci notturne
Musica

PSICOSOCIALE

Incoraggiare comportamenti di autonomia nella cura di sé e sopperire ove il paziente non riesce o non si sente di provare

INTERAZIONE SOCIALE

Incoraggiare le visite dei familiari/amici regolandone però il numero e la lunghezza della permanenza
Evitare l’isolamento sociale con fisioterapia e terapia occupazionale

ALTRI INTERVENTI

Consulto con infermieri specializzati in psichiatria o geriatria se il paziente presenta comportamenti particolarmente distruttivi, psicosi o sintomi che non migliorano in 48 ore
Rassicurare il paziente durante gli episodi di confusione/delirium
Impegnare i pazienti in attività che ne limitano l’ansia
Limitare pensiero e riferimenti astratti mantenendosi sul concreto.

INTERVENTI PER LA GESTIONE DI COMPORTAMENTI DISTRUTTIVI NELLA FASE ACUTA

Supervisione continua
Distrarre il paziente
Rimproveri verbali
Isolamento
Ignorare il paziente
rinforzi positivi per comportamenti desiderati, rimozione dei rinforzi se comportamenti indesiderati
limitare le attività del paziente
restrizione farmacologica/fisica come ultima possibilità
usare diversivi per distrarre il paziente dai comportamenti distruttivi che sta mettendo in atto,
dividere le attività in piccole tappe in ordine di semplicità
determinare ciò che causa tali comportamenti e cercare di prevenirli

FARMACI

limitare l’uso in fase acuta e negli stati con comportamenti distruttivi
somministrazione regolare nei dosaggi più bassi
monitorare eventuali effetti avversi e reazioni paradosse
trattamento del dolore


 

6. Gli infermieri devono monitorare, valutare e modificare di conseguenza le strategie d’intervento multi-fattoriale rispetto alle azioni di base scorrette associate al delirio .
Sono raccomandati, infatti, il monitoraggio continuo dei pazienti con l’accertamento seriato dei sintomi cognitivi oltre il tempo di degenza, poiché può indicare l’efficacia degli interventi attuati o evidenziare un’evoluzione del delirium in una forma più severa, e la valutazione delle strategie; a tal fine si propone l’uso di tabelle come la Simptom Severity Rating Scale, la Delirium Rating Scale, il Memorial Delirium Assessment Scale (MDAS) o la Confusion Rating Scale, sotto citata, che consentiranno agli infermieri di rispondere più efficacemente ai bisogni dei pazienti.
Esempio: di 89 pazienti, la prevalenza dei sintomi al ricovero era del 20,2% e la comparsa del delirio del 13%; l’incidenza dei sintomi scoperti dalla valutazione durante il follow-up del 52,1% mentre la comparsa del 32,8%. Di questi casi confermati la metà migliorò significativamente durante il follow-up, sebbene con prevalenza maggiore nei soggetti liberi dal delirio all’ingresso.
La MDAS veniva usata in particolare per valutare la severità delle forme di delirio: la forma iperattiva fu trovata associata ad esiti peggiori che quella ipoattiva, considerata più mite.

SCALE DI VALUTAZIONE DELLA CONFUSIONE

Data (mese, giorno, anno)

Giorno

Sera

Notte

Disorientamento

Comportamento inappropriato

Comunicazione inappropriata

Illusioni/allucinazioni

 

Indicazioni
1. Registrare l’assenza o la presenza delle 4 dimensioni comportamentali descritte e riportate in tabella alla fine delle otto ore di ogni turno.
2. Considerare il turno di notte a partire dalla mezzanotte
3. Utilizzare le definizioni seguenti:
Disorientamento: verbale o con manifestazioni del comportamento o non essere orientato nel tempo e nello spazio o non riconoscere le persone all’interno della stanza
Comportamento inappropriato: comportamento inappropriato nello spazio e/o per la persona, per esempio strapparsi dispositivi medici, alzarsi dal letto quando questo è controindicato.
Comunicazione inappropriata: comunicazione inappropriata nello spazio e/o per la persona, per esempio incoerenza dei contenuti, assenza della comunicazione, o regressione della comunicazione.
illusioni/allucinazioni: vedere e sentire cose che non ci sono, distorsione degli oggetti visti.
4. I codici per ognuno dei quattro comportamenti sono i seguenti:
0 – comportamento non presente durante il turno
1 – comportamento presente durante il turno in maniera moderata


2 – comportamento presente durante il turno in maniera severa.
5. se c’e l’impossibilità nel raccogliere i dati d’accertamento per l’intero turno di lavoro, inserire le ragioni seguenti:
Sonno naturale
Sedazione farmacologia
Stupore o coma
altre ragioni

Conclusioni
La scelta di affrontare la problematica del delirium è nata dall’ esigenza di risposte concrete alla difficoltà di approccio con il soggetto in stato confusionale acuto.
E’ evidente come questa sia una problematica di non trascurabile entità all’interno delle strutture sanitarie: lo dimostra chiaramente il fatto che la longevità dell’uomo rispetto al passato si sia riflessa nell’ambito ospedaliero con un innalzamento dell’età dell’utenza e quindi dei soggetti maggiormente esposti a rischio di delirium, con conseguente aumento della mortalità, incremento dei tempi di degenza, d’intensità delle cure infermieristiche e dei costi sanitari.
Viste le proporzioni del problema è quindi utile ricorrere alle evidenze scientifiche proposte dalla letteratura per far fronte a tutti i molteplici aspetti della questione.
Spero che le linee guida analizzate possano fornire chiarimenti sull’assistenza globale a questo tipo di paziente, sia dal punto di vista del riconoscimento precoce della sintomatologia, supportata da un numero consistente di studi clinici, sia dal punto di vista terapeutico inteso come interventi infermieristici volti al mantenimento e al ripristino dello standard di base.
(Centro Studi EBN – Assistenza infermieristica al paziente adulto ospedalizzato con stato confusionale acuto/delirium – Infermieri L. Brugnettini, M. Chiarabelli, R. Frattarolo)

 

Bibliografia

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http://www.teamsalute.it/

http://www.xagena.it

http://etd.adm.unipi.it

http://www.msd-italia.it/

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7. Inouye, S. K., van Dyck, C. H., Alessi, C. A., Balkin, S., Siegal, A. P., & Horwitz, R. I. (1990). Clarifying confusion: The confusion assessment method. A new method for detection of delirium. Annals of Internal Medicine, 113(12), 941-948.
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10. Rapp, C.G. & The Iowa Veterans Affairs Nursing Research Consortium (1998). Research-Based Protocol: Acute confusion/delirium. In M. G. Titler (Series Ed.), Series on Evidence-Based Practice for Older Adults. Iowa City, IA: The University of Iowa College of Nursing Gerontological Nursing Interventions Research Center, Research Dissemination Core.
11. Registered Nurses Association of Ontario (RNAO). Screening for delirium,dementia and depression in older adults. Toronto (ON): Registered Nurses Association of Ontario (RNAO); 2003 Nov. 88 p.
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13. Vertesi, A., Lever, J. A., Molloy, D. W., Sanderson, B., Tuttle, I., Pokoradi, L. et al. (2001). Standardized mini-mental state examination: Use and interpretation. Canadian Family Physician,47, 2018-2023.


Brugnettini Lucia – Infermiera U.O. Chirurgia D’Urgenza
Chiarabelli Matteo – Infermiere U.O. Terapia Intensiva Cardiologia
Frattarolo Rosa – Infermiera U.O. Cardiochirurgia

 

 

 


 

Fonte: http://infermierincontatto.beepworld.it/files/delirio.doc

Sito web da visitare: http://infermierincontatto.beepworld.it

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