Farmacologia clinica degli antibiotici

Farmacologia clinica degli antibiotici

 

 

 

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Farmacologia clinica degli antibiotici

ANTIBIOTICOTERAPIA in U.T.I.

Farmacologia clinica degli antibiotici di uso comune in terapia intensiva.

BACTRIM

Bactrim Perfusione è un'associazione fra un derivato sulfamidico, il sulfametoxazolo (SMZ) ed un chemioterapico derivato dalle diaminopirimidine, il trimetoprim (TM), nel rapporto 1:5.
Una fiala da 5 ml per perfusione endovenosa contiene:
- sulfametoxazolo 400 mg
- trimetoprim 80 mg

Bactrim rappresenta un esempio di sinergismo con potenziamento tra due sostanze. L'associazione conduce ad una azione farmacologica superiore a quella esercitata individualmente dai singoli componenti, dato che questi agiscono simultaneamente su due punti consecutivi del metabolismo batterico. Come tutte le sostanze ad azione sulfamidica, anche il SMZ compete con l'assunzione da parte dei batteri di acido p-aminobenzoico inibendo così la sintesi dell'acido folico; intervenendo in un processo esclusivamente batterico, non risulta lesivo per la cellula umana. Il TM agisce sulla tappa enzimatica successiva, bloccando la diidrofolico-reduttasi batterica e potenziando così l'effetto della precedente inibizione. L'affinità del TM per questo enzima batterico è almeno 10.000 volte superiore a quella per l'enzima delle cellule umane: la sua azione di blocco è perciò selettiva. In conseguenza del doppio blocco sequenziale operato dalle due sostanze il risultato della loro associazione risulta superadditivo, con effetto battericida.
Lo spettro d'azione di Bactrim Perfusione è molto ampio e comprende numerosi germi Gram+ e Gram- e agenti responsabili di infezioni opportunistiche come Pneumocystis carinii, Toxoplasma gondii, Cryptococcus, Nocardia, Isospora, Coccidioides, Mycobacterium avium ecc.

Indicazioni terapeutiche
Polmonite da Pneumocystis carinii o altre infezioni opportunistiche sostenute da germi sensibili in pazienti immunocompromessi.

Modo di somministrazione
Importante: prima di essere somministrato in perfusione, Bactrim Perfusione deve essere miscelato con una delle seguenti soluzioni:
1. Glucosio 5%  2. Glucosio 10%   3. Soluzione di Hartmann
4. Soluzione isotonica di cloruro di sodio 0,9%
5. Cloruro di sodio 0,45% + 2,5% di glucosio
Occorre rispettare il seguente schema minimo di diluizione, che prevede 1 ml di soluzione di Bactrim Perfusione per 25-30 ml di liquido per perfusione:
1 fiala di Bactrim Perfusione (=5 ml) per 125 ml di liquido per perfusione.2 fiale di Bactrim Perfusione (=10 ml) per 250 ml di liquido per perfusione.3-4 fiale di Bactrim Perfusione (=15-20 ml) per 500 ml di liquido per perfusione.  La miscela deve essere fatta immediatamente prima dell'uso. Dopo aver aggiunto il Bactrim Perfusione al liquido per perfusione, ci si assicurerà che la miscela sia ben omogenea agitando energica mente. Se la soluzione diventa torbida o se si formano cristalli prima o durante la perfusione, converrà sostituirla con una nuova miscela. La soluzione contenente Bactrim Perfusione deve essere iniettata entro 6 ore dalla sua preparazione. Affinché la concentrazione plasmatica risulti efficace, occorre che la durata della perfusione determinata in funzione della quantità di liquido da perfondere non superi un'ora e mezza.
N.b.: Bactrim Perfusione va somministrato per via endovenosa solo previa diluizione con le soluzioni per perfusione prima elencate. Le fiale non devono essere mai iniettate tali e quali né in vena, né direttamente nella cannula di perfusione.
Posologia
20 mg/kg/die di trimetoprim + 100 mg/kg/die di sulfametoxazolo, in perfusione endovenosa, suddivisi in 4 somministrazioni giornaliere, corrispondenti a 3-4 fiale ogni 6 ore. La durata del ciclo terapeutico è di 2 settimane.  In caso di problemi di tollerabilità, al fine di portare a termine comunque un ciclo terapeutico efficace anche nei casi che necessitano oltre le 2 settimane di terapia normalmente indicate (fatto spesso ricorrente in pazienti affetti da AIDS), è possibile apportare variazioni alla posologia diminuendo le dosi a 10-15 mg/kg/die di trimetoprim e 50-80 mg/kg/die di sulfametoxazolo (sempre compatibilmente con livelli sierici mai inferiori a 4 mg/ml di trimetoprim e 80 mg/ml di sulfametoxazolo) ed eventualmente suddividendo in 3 somministrazioni giornaliere la dose totale.

Posologia in pazienti con insufficienza renale


Clearance della creatinina

Posologia raccomandata

superiore a 30 ml/min

posologia standard

15 - 30 ml/min

metà della posologia standard

inferiore a 15 ml/min

l'uso di Bactrim perfusione
è sconsigliato

Controindicazioni
Ipersensibilità già nota verso i sulfamidici e/o il trimetoprim, o verso qualcuno degli eccipienti. Insufficienza renale grave con iperazotemia; gravi lesioni del parenchima epatico; discrasie ematiche.
Bambini al di sotto dei due mesi di età.
Durante la gravidanza e durante l'allattamento, onde evitare il rischio che la presenza del medicamento nell'organismo della madre e, rispettivamente, il passaggio nel latte, possano determinare un ittero neonatale. Insufficienza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Negli anziani e nei pazienti colpiti da AIDS affetti da polmonite da Pneumocystis carinii, la terapia con Bactrim Perfusione può comportare un'incidenza di effetti collaterali aumentata rispetto all'incidenza riscontrata normalmente.
Poiché sono stati descritti con l'uso del prodotto casi talora anche mortali di sindrome di Stevens-Johnson (eritema essudativo multiforme), i pazienti trattati devono essere tenuti in stretta osservazione; nel caso che durante il trattamento compaia un'eruzione cutanea, lo stesso deve essere immediatamente sospeso.
Particolare cautela deve essere posta nella terapia di pazienti con disfunzione renale o epatica ed in quelli con carenza di folati o affetti da gravi allergie.
Durante il trattamento, specie se protratto, sono da raccomandarsi periodici controlli della funzionalità epatica, renale e della crasi ematica.
Particolare cautela deve essere posta nella terapia di pazienti con disfunzione renale o epatica ed in quelli con carenza di folati o affetti da gravi allergie.
Durante il trattamento, specie se protratto, sono da raccomandarsi periodici controlli della funzionalità epatica, renale e della crasi ematica.
Qualora dovessero comparire esantemi, il trattamento con Bactrim Perfusione dovrà essere immediatamente sospeso.
Modificazioni asintomatiche in rapporto con il metabolismo dei folati, peraltro reversibili con acido folinico, sono possibili anche se improbabili.
Durante un trattamento prolungato con Bactrim Perfusione è consigliabile controllare regolarmente la formula ematica e le urine.
Tenere fuori dalla portata di mano dei bambini.

 

 

 

 

CEFOTAXIME
MAX FARMA

CEFOTAXIME MAX FARMA   1g   -polvere e solvente per soluzione iniettabile i.m./e.v.
Un flacone contiene: cefotaxime sodico 1,048 g (pari a 1 g di cefotaxime)
CEFOTAXIME MAX FARMA   1g -  polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare. Un flacone contiene: cefotaxime sodico 1,048 g (pari a 1 g di cefotaxime)
CEFOTAXIME MAX FARMA   2 g - polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso. Un flacone contiene: cefotaxime sodico 2,096 g (pari a 2 g di cefotaxime)

Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da germi Gram-negativi “difficili” o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici. In dette infezioni il prodotto trova indicazione, in particolare, nei pazienti defedati e/o immunodepressi. È indicato inoltre nella profilassi delle infezioni chirurgiche.

Posologia e modo di somministrazione
La dose e la via di somministrazione vanno scelte a seconda del tipo d’infezione, della sua gravità, del grado di sensibilità dell’agente patogeno, delle condizioni e del peso corporeo del paziente.
La durata del trattamento con cefotaxime varia a seconda della risposta terapeutica; la terapia dovrebbe comunque essere continuata almeno fino a 3 giorni dopo lo sfebbramento.
Adulti: la posologia di base è di 2 g al giorno (1 g ogni 12 ore) da somministrare per via intramuscolare o endovenosa e se necessario può essere aumentata a 3-4 g e nei casi molto gravi fino a 12 g per via endovenosa, riducendo opportunamente l’intervallo tra le somministrazioni a 8-6 ore. Per quanto riguarda la somministrazione per via endovenosa delle dosi più basse, si ricorre all’iniezione diretta da eseguire in 3-5 minuti (nel caso sia già in corso infusione venosa si può pinzettare il tubo circa 10 cm al di sopra dell’ago ed iniettare il cefotaxime nel tubo al di sotto della pinzettatura). Alle dosi più elevate il cefotaxime può essere somministrato per infusione endovenosa breve (20 minuti) dopo aver sciolto 2  g in 40 ml di acqua per preparazioni iniettabili, soluzione fisiologica isotonica o soluzione glucosata, oppure per infusione endovenosa continua (50-60 minuti) dopo aver sciolto 2 g in 100 ml di solvente, plasmaexpander (Emagel o destrani).
Si raccomanda di non miscelare il cefotaxime con soluzioni di sodio bicarbonato.
Allorché si ricorra alla via endovenosa, è comunque consigliabile iniziare la terapia somministrando il cefotaxime direttamente in vena. Pazienti particolarmente sensibili possono lamentare dolore dopo iniezione intramuscolare; per il trattamento di questi soggetti si consiglia l’impiego, fino a 2 volte al giorno, di un solvente contenente lidocaina cloridrato soluzione 1% (fatta eccezione per i soggetti ipersensibili alla lidocaina). Questa soluzione va impiegata solo per via intramuscolare e quindi si deve assolutamente evitare la somministrazione endovasale.
Bambini: al di sotto dei 12 anni si possono somministrare 50-100 mg/kg da suddividere in 2-4 somministrazioni giornaliere. In alcuni casi estremamente gravi ed in pericolo di vita sono state raggiunte anche dosi di 200 mg/kg/die senza segni di intolleranza.
Nel prematuro la posologia non dovrebbe superare i 50 mg/kg/die dato che la funzionalità renale non è ancora pienamente sviluppata. Il solvente contenente lidocaina cloridrato non va impiegato nei bambini al di sotto dei 12 anni, nei quali la somministrazione intramuscolare va effettuata con la soluzione in sola acqua per preparazioni iniettabili.

Controindicazioni
Ipersensibilità alle cefalosporine o ad altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico.
- CEFOTAXIME MAX FARMA ricostituito con solvente contenente lidocaina non deve mai essere utilizzato:
per via endovenosa;
nei bambini di età inferiore ai 30 mesi;
nei pazienti con anamnesi positiva di ipersensibilità alla lidocaina e ad altri anestetici locali di tipo amidico o al cefotaxime sodico;
nei pazienti con disturbi del ritmo;
nei pazienti con scompenso cardiaco grave.
- Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (Vedi Uso in gravidanza e durante l’allattamento)

Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso
Prima di iniziare la terapia con cefotaxime è necessaria accurata anamnesi al fine di evidenziare precedenti reazioni di ipersensibilità a cefotaxime, cefalosporine, penicillina od altri farmaci.
Prove cliniche e di laboratorio hanno evidenziato parziale allergicità crociata fra penicillina e cefalosporine. Alcuni pazienti hanno presentato reazioni gravi (inclusa anafilassi) ad entrambi i farmaci. Il cefotaxime deve essere, pertanto, somministrato con cautela a quei pazienti che hanno presentato reazioni d’ipersensibilità di tipo 1 alla penicillina.
Ai pazienti che hanno presentato forme d’allergia, specie ai farmaci, si devono somministrare con cautela gli antibiotici, compreso il cefotaxime.
In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed istituire trattamento idoneo (amine vasopressorie, antiistaminici, corticosteroidi) o, in presenza  di anafilassi, immediato trattamento con adrenalina o altre opportune misure di emergenza.
Casi di colite pseudomembranosa sono stati descritti in concomitanza all’uso di cefalosporine (e altri antibiotici a largo spettro); è importante prendere in considerazione tale diagnosi in pazienti che presentano diarrea durante la terapia. Il trattamento con antibiotici a largo spettro altera la normale flora del colon e ciò può consentire la crescita di clostridi.
Alcuni studi hanno evidenziato che una tossina prodotta da Clostridium difficile è la causa principale della colite associata alla terapia antibiotica.
Casi lievi di colite possono regredire con l’interruzione del trattamento. Si consiglia la somministrazione di soluzioni  di elettroliti e di proteine quando si manifestano casi di colite di media o grave entità. Se la colite non regredisce con l’interruzione del trattamento o se è grave, bisogna somministrare vancomicina per os, che rappresenta l’antibiotico di scelta in caso di colite pseudomembranosa causata daClostridium difficile.
L’irritazione dei tessuti nel punto di iniezione endovenosa è rara; essa può essere evitata iniettando il farmaco molto lentamente (3-5 minuti). 
La somministrazione delle cefalosporine può interferire con alcune prove di laboratorio, causando pseudopositività della glicosuria con i metodi di Benedict, Fehling, “Clinitest”, ma non con i metodi enzimatici. Le cefalosporine di III° generazione, come altre betalattamine, possono indurre resistenza microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti, specialmente Enterobacteriaceae e Pseudomonas, in soggetti immunodepressi e probabilmente associando tra loro più b-lattamine. Sono state segnalate, in corso di trattamento con cefalosporine, positività dei test di Coombs (talvolta false). Il cefotaxime deve essere prescritto con cautela in individui con anamnesi positiva per malattie gastrointestinali, particolarmente colite.
Poiché la diminuzione della funzionalità renale influisce in maniera relativamente modesta sulla farmacocinetica del cefotaxime, la riduzione della dose è necessaria solo in caso di marcata insufficienza renale. Nei pazienti con clearance della creatinina minore di 5 ml/min la dose di mantenimento va dimezzata. L’uso contemporaneo di farmaci nefrotossici richiede assiduo controllo della funzione del rene. Nei pazienti sottoposti a dieta iposodica è opportuno precisare che il contenuto in sodio del farmaco è di 2,09 mmol/grammo.

Interazioni
Il cefotaxime non deve essere miscelato con antibiotici ed altri farmaci.
L’impiego contemporaneo di aminoglicosidi, associazione che “in vitro” dà origine ad effetto sinergico od almeno additivo, può essere indicato in infezioni particolarmente gravi: i due antibiotici vanno comunque somministrati in siringhe separate; in questi casi è raccomandato il controllo costante della funzionalità renale.
In corso d’infezione daPseudomonas aeruginosa può essere indicato associare al cefotaxime un altro antibiotico anch’esso attivo nei confronti di questo particolare agente patogeno.
La somministrazione di alte dosi di cefotaxime, contemporaneamente a saluretici  ad alta efficacia (furosemide), non ha finora dimostrato  di influenzare la funzionalità renale. A scopo cautelativo si ricorda tuttavia che la funzionalità renale può essere compromessa dalla contemporanea somministrazione di alte dosi di cefalosporine e saluretici efficaci.
Il probenecid, somministrato per os e per breve tempo prima o contemporaneamente al cefotaxime, usualmente rallenta il tasso di escrezione dell’antibiotico e dei suoi metaboliti e determina concentrazioni plasmatiche del farmaco e dei suoi metaboliti  più alte e più prolungate.
Il volume di distribuzione del farmaco non appare influenzato dalla somministrazione concomitante di probenecid per via orale.

Gravidanza ed allattamento
Nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia, il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
Il cefotaxime passa nel latte materno pertanto è necessario decidere se interrompere l’allattamento o il trattamento con il medicinale, tenendo in considerazione l’importanza del farmaco per la madre.

Effetti indesiderati
Con le cefalosporine reazioni indesiderabili sono essenzialmente limitate a disturbi gastrointestinali, e occasionalmente, a fenomeni di ipersensibilità.
La possibilità di comparsa di questi ultimi è maggiore in individui che in precedenza abbiano manifestato reazioni di ipersensibilità ed in quelli con precedenti anamnestici di allergia, asma, febbre da fieno ed orticaria.
In corso di terapia con cefotaxime sono state segnalate le seguenti reazioni:
Gastrointestinali: anoressia, glossite, nausea, vomito, diarrea, pirosi gastrica, e dolori addominali. Il manifestarsi di diarree gravi e prolungate è stato messo in relazione con l’impiego di diverse classi di antibiotici. In tale evenienza si deve considerare la possibilità di colite pseudomembranosa. Nel caso che l’indagine coloscopica ne confermi la diagnosi, l’antibiotico in uso deve essere sospeso immediatamente e si deve instaurare trattamento con vancomicina per os. I farmaci inibitori della peristalsi sono controindicati.
Allergiche: anafilassi, lieve orticaria o rash cutaneo, prurito, artralgia e febbre da farmaci.
Ematologiche: variazioni di alcuni parametri di laboratorio: transitoria neutropenia, granulocitopenia, eosinofilia e, molto raramente, agranulocitosi.
Epatiche: aumento transitorio delle transaminasi sieriche (SGOT, SGPT), della fosfatasi alcalina e della bilirubina totale.
Renali: transitorio aumento dell’azoto ureico e delle concentrazioni sieriche di creatinina.
Locali: la somministrazione e.v. ha causato flebite e tromboflebite e la somministrazione i.m. ha causato dolore, indurimento e fragilità nella sede d’iniezione.
Altre reazionisegnalate sono state: cefalea, vertigini, senso di costrizione toracica, vaginite da Candida, agitazione, confusione, astenia, sudorazione notturna ed aumento dei livelli sierici di latticodeidrogenasi.
Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine.

 

 

 

 

 

CIPROXIN

1 flacone da 100 ml contiene: ciprofloxacina lattato: 254,4 mg pari a ciprofloxacina 200 mg     
1 flacone da 200 ml contiene: ciprofloxacina lattato: 508,8 mg pari a ciprofloxacina 400 mg

La ciprofloxacina è un antibiotico di sintesi ad ampio spettro d’azione appartenente alla classe dei fluorochinoloni. In vitro, è efficace praticamente contro tutti i patogeni gram-negativi, compreso lo Pseudomonas aeruginosa e taluni gram-positivi, quali stafilococchi e streptococchi. Gli anaerobi sono generalmente meno sensibili. La ciprofloxacina ha una rapida azione battericida, che si manifesta sia nella fase proliferativa che nella fase di quiescenza. Durante la fase proliferativa di un batterio ha luogo un avvolgimento e svolgimento segmentale dei cromosomi. Un enzima, chiamato DNA-girasi, ha un ruolo decisivo in questo processo. La ciprofloxacina inibisce questo enzima, impedendo la lettura dal cromosoma delle informazioni vitali e determinando così l’arresto del metabolismo batterico. La resistenza alla ciprofloxacina si sviluppa lentamente e per stadi successivi (tipo “multi-step”). Lo sviluppo di resistenza mediata da plasmidi, quale si verifica con gli antibiotici b-lattamici, aminoglicosidi e tetracicline, non è mai stata osservata con la ciprofloxacina. E’ di interesse clinico che i batteri portatori di plasmidi mantengono completa sensibilità alla ciprofloxacina. Grazie al particolare meccanismo d'azione, non sussiste inoltre alcuna resistenza crociata con tutte le altre sostanze antibiotiche non chinoloniche. Ciproxin risulta pertanto altamente efficace anche in presenza di batteri resistenti, ad es. a aminoglicosidi, penicilline, cefalosporine, tetracicline e ad altri antibiotici. Si osserva resistenza parallela con altri inibitori della girasi. Tuttavia, data l’elevata sensibilità primaria della maggior parte dei germi alla ciprofloxacina, con quest’ultima la resistenza parallela risulta meno pronunciata. Pertanto, il farmaco risulta spesso efficace su patogeni resistenti agli inibitori della girasi meno attivi.
Per la sua struttura chimica, la ciprofloxacina è efficace sui batteri produttori di b-lattamasi.
La ciprofloxacina può essere impiegata in associazione ad un altro antibiotico. Gli studiin vitro con i patogeni abitualmente sensibili, eseguiti con ciprofloxacina associata ad antibiotici b-lattamici ed aminoglicosidi, hanno mostrato prevalentemente effetti additivi o indifferenti; un aumento sinergico dell’efficacia era relativamente raro ed effetti antagonistici rarissimi.

Indicazioni terapeutiche
Adulti
Ciproxin è indicato nel trattamento delle infezioni riportate nel seguito, complicate e non, sostenute da germi patogeni sensibili alla ciprofloxacina:
Infezioni delle vie respiratorie.
Infezioni dell'orecchio medio (otite media) e dei seni paranasali (sinusite).
Infezioni del rene e/o delle vie urinarie.
Infezioni dell'apparato genitale, comprese annessite, gonorrea e prostatite.
Infezioni localizzate della cavità addominale (ad esempio infezioni del tratto gastroenterico o delle vie biliari, peritonite).
Infezioni della cute e dei tessuti molli.
Infezioni ossee ed articolari.
Sepsi.
Infezioni o rischio di infezioni (profilassi) in pazienti con ridotte difese  immunitarie (ad esempio pazienti sottoposti a trattamento immunosoppressivo o neutropenici).
Decontaminazione intestinale selettiva in pazienti immunodepressi.
Antrace inalatorio (dopo esposizione): per ridurre l’incidenza o la progressione della malattia, in seguito ad esposizione per via inalatoria a spore di Bacillus anthracis.
Ciproxin risulta attivo nei confronti dei seguenti germi:
E. coli, Shigella, Salmonella,  Citrobacter,  Klebsiella, Enterobacter, Serratia, Hafnia, Edwardsiella, Proteus (indolo-positivo e indolo-negativo), Providencia, Morganella, Yersinia, Vibrio, Aeromonas, Plesiomonas, Pasteurella, Haemophilus, Campylobacter, Pseudomonas, Legionella, Neisseria, Moraxella, Acinetobacter, Brucella, Staphylococcus, Listeria, Corynebacterium, Chlamydia.
Ciproxin si è dimostrato attivo nei confronti delBacillus anthracis (cfr. “Antrace inalatorio – ulteriori informazioni”, paragrafo 5.1).
Presentano sensibilità variabile:
Gardnerella, Flavobacterium, Alcaligenes, Streptococcus agalactiae, Enterococcus faecalis, Streptococcus pyogenes, Streptococcus pneumoniae, Streptococcus viridans, Mycoplasma hominis, Mycobacterium tuberculosis e Mycobacterium fortuitum.
Solitamente risultano resistenti:
Enterococcus faecium, Ureaplasma urealyticum, Nocardia asteroides.
Salvo rare eccezioni, gli anaerobi sono moderatamente sensibili (per esempio Peptococcus, Peptostreptococcus) o resistenti (per esempio Bacteroides).
Ciproxin è inefficace contro il Treponema pallidum.
Bambini
Ciproxin è indicato nel trattamento delle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica, associate ad infezione daP. aeruginosa, in pazienti pediatrici di età compresa fra i 5 e i 17 anni.
Nei pazienti pediatrici, Ciproxin è anche indicato nella profilassi dell’antrace inalatorio (dopo esposizione), per ridurre l’incidenza o la progressione della malattia, in seguito ad esposizione per via inalatoria a spore di Bacillus anthracis.

Posologia e modo di somministrazione
L’uso del prodotto è riservato al trattamento dei pazienti adulti e dei pazienti pediatrici con riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica o che siano stati esposti per via inalatoria a spore diBacillus anthracis (cfr. punto 4.1.)
Adulti
Salvo diversa prescrizione medica, si consigliano i seguenti dosaggi orientativi:


Indicazioni

Dosi singole/giornaliere per adulti
(mg di ciprofloxacina)

Infezioni delle vie respiratorie

 

a seconda della gravità e del micro-organismo

2 x 200-400

Infezioni del rene e/o delle vie urinarie

 

- acute (non complicate)

2 x 100

- cistite della donna (pre-menopausale)

2 x 100

- complicate

2 x 200

 

 

Gonorrea

 

- extragenitale

2 x 100

- acuta, non complicata

dose singola 100

 

 

Diarrea

2 x 200

 

 

Altre infezioni (vedi paragrafo “Indicazioni”)

2 x 200-400

Indicazioni

Dosi singole/giornaliere per adulti
(mg di ciprofloxacina)

Infezioni di particolare gravità che minaccino la vita*, quali ad esempio:

 

- polmonite streptococcica

 

- infezioni ricorrenti in pazienti affetti da fibrosi cistica

 

- infezioni ossee ed articolari

3 x 400

- setticemia

 

- peritonite

 

* In particolare, nei casi in cui si isolino germi quali Pseudomonas, Staphylococcus e Streptococcus.

 

Antrace inalatorio (dopo esposizione)**

2 x 400

Anziani
I pazienti anziani dovrebbero essere trattati con la dose più bassa possibile in relazione alla gravità della malattia e alla clearance della creatinina.
Bambini
Le dosi giornaliere raccomandate per i pazienti pediatrici sono le seguenti:


Riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi

3 x 10 mg/kg

cistica (associate a infezione daP. aeruginosa)

(max 1200 mg/die)

Antrace inalatorio (dopo esposizione)**

2 x 10 mg/kg

 

(max 800 mg/die)

**La somministrazione del farmaco deve iniziare il più presto possibile dopo l’esposizione accertata o presunta.
Modo di somministrazione
La soluzione di Ciproxin dovrebbe essere somministrata per infusione endovenosa della durata di 60 minuti. L’ infusione lenta praticata in una grossa vena riduce sia il disagio del paziente che il rischio di irritazione venosa.
CIPROXIN soluzione per infusione endovenosa può essere somministrata sia da sola che con altre soluzioni per infusione compatibili.
Essa è compatibile con la soluzione fisiologica salina, la soluzione di Ringer e di Ringer lattato, le soluzioni glucosate al 5% ed al 10%, la soluzione di fruttosio al 10% e la soluzione di glucosio al 5% con NaCl 0,225% o NaCl 0,45%. Per il possibile rischio di contaminazione e per la sensibilità  alla luce, qualora Ciproxin soluzione per infusione endovenosa venga unita ad altre soluzioni per infusione compatibili, la soluzione ottenuta dovrebbe essere somministrata subito dopo la preparazione.
Durata del trattamento
La durata del trattamento dipende dalla gravità della malattia, nonché dal suo decorso clinico e batteriologico; il trattamento deve essere proseguito per almeno 3 giorni dopo lo sfebbramento o la scomparsa dei sintomi clinici.
In media sono sufficienti: 1 giorno di trattamento per la gonorrea acuta non complicata e per la cistite; fino a 7 giorni per le infezioni renali, delle vie urinarie e della cavità addominale; per l'intera durata della fase neutropenica, nei pazienti con ridotte difese immunitarie; fino ad un massimo di 2 mesi, nel caso di osteomielite e per un periodo compreso tra i 7 ed i 14 giorni, in tutte le altre infezioni.
In caso di infezioni streptococciche, il trattamento deve protrarsi almeno per 10 giorni, a causa del rischio di complicanze tardive. Anche le infezioni sostenute da Chlamydia dovrebbero essere trattate per un periodo minimo di 10 giorni.
Antrace inalatorio (dopo esposizione) negli adulti e nei bambini
La durata complessiva del trattamento con ciprofloxacina è di 60 giorni.
Dopo l'iniziale somministrazione endovenosa, il trattamento può essere proseguito per via orale.
Bambini
Nelle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica in pazienti pediatrici, la durata del trattamento raccomandata è di 10-14 giorni.
Anche in questo caso può essere impiegata la terapia sequenziale, attenendosi ai dosaggi sopra indicati e cioè: 10 mg/kg di peso corporeo ogni 8 ore e.v. (dose massima giornaliera 1200 mg), seguiti da 20 mg/kg di peso corporeo 2 volte al giorno per os (dose massima giornaliera 1500 mg).
Posologia in caso di ridotta funzionalità renale ed epatica
Adulti
1.      Ridotta funzionalità renale
1.1     Quando la clearance della creatinina è compresa tra 31 e 60 ml/min/1,73 m2 oppure quando la concentrazione sierica della creatinina e' compresa tra 1,4 e 1,9 mg/100 ml, la dose massima giornaliera dovrebbe essere di 800 mg in caso di somministrazione del farmaco per via endovenosa.
1.2     Quando la clearance della creatinina è inferiore o uguale  a 30 ml/min/1,73 m2 oppure quando la concentrazione sierica della creatinina è superiore o uguale a 2,0 mg/100 ml, la massima dose giornaliera dovrebbe essere di 400 mg in caso di somministrazione endovenosa.
2.      Ridotta funzionalità renale + emodialisi
          Le raccomandazioni espresse al punto 1.2 si applicano anche ai pazienti emodializzati ai quali il farmaco andrebbe somministrato nei giorni di dialisi dopo la stessa.
3.     Ridotta funzionalità renale + dialisi peritoneale ambulatoriale continua  
Per i pazienti in dialisi peritoneale ambulatoriale continua, il dosaggio giornaliero consigliato di Ciproxin per via endovenosa è di 50 mg per litro di dializzato somministrato ogni 6 ore per via intraperitoneale.
          La soluzione per infusione va aggiunta al dializzato.
4.     Ridotta funzionalità epatica
       Non e' necessaria alcuna modifica di dosaggio.
5.    Ridotta funzionalità renale ed epatica
Nel caso in cui sia la funzionalità renale, sia quella epatica siano ridotte, si faccia riferimento alla posologia indicata ai paragrafi 1.1 e 1.2.
Bambini
La somministrazione a bambini con ridotta funzionalità renale ed epatica non è stata oggetto di sperimentazione.

Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Il medicinale è inoltre controindicato nei soggetti con ipersensibilità agli altri antibiotici chinolonici. Precedenti tendinopatie con fluorochinolonici.
Non essendone stata stabilita la sicurezza d'impiego e, in particolare, non potendosi escludere la possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Ciproxin non deve essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l’allattamento, nei pazienti in età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Uso pediatrico:
L’utilizzo in età pediatrica di Ciproxin riveste carattere eccezionale ed è limitato a due sole indicazioni:
“Trattamento delle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica, associate ad infezione daPseudomonas aeruginosa, in pazienti pediatrici di età compresa fra i 5 e i 17 anni”. In tal caso, l’inizio del trattamento è subordinato all’identificazione microbiologica dell’agente etiologico e della sua sensibilità all’antibiotico. Per l’ indicazione suddetta, al fine di consentire con una formulazione orale di Ciproxin il prosieguo a domicilio di un trattamento iniziato in ambiente ospedaliero, è richiesta una prescrizione dello specialista.
Apparato digerente:
Se durante o dopo la terapia dovesse comparire diarrea grave e persistente, va informato immediatamente il medico poiché questi potrebbero essere i sintomi di una grave patologia enterica (colite pseudomembranosa pericolosa per la vita, con possibile esito fatale), che va trattata immediatamente.
In questi casi sospendere subito Ciproxin e adottare una terapia adeguata (p. es. vancomicina orale, 4 x 250 mg/die).
In tale evenienza è controindicato l’uso di  farmaci che inibiscono la peristalsi.
E’ possibile osservare un aumento transitorio dei valori delle transaminasi e della fosfatasi alcalina, oppure ittero colestatico, soprattutto in pazienti con preesistenti danni epatici.
Sistema nervoso:
Ciproxin deve essere usato con cautela, valutando attentamente il rapporto rischio/beneficio, nei pazienti anziani e nei pazienti con alterazioni del Sistema Nervoso Centrale (quali epilessia e/o ridotta soglia convulsiva, pregressi episodi convulsivi, riduzione del flusso ematico cerebrale, alterazioni organiche cerebrali od ictus), in quanto questi soggetti risultano maggiormente a rischio per la potenziale comparsa di effetti collaterali a carico del Sistema Nervoso Centrale.
In alcuni casi, si sono manifestate reazioni a carico del Sistema Nervoso Centrale già dopo la prima somministrazione di Ciproxin. In casi sporadici, depressione o reazioni  psicotiche possono evolvere a comportamenti di tipo autolesionistico. Nel caso si verifichi questa evenienza interrompere il trattamento e consultare immediatamente il medico.
Ipersensibilità:
In taluni casi, si sono verificate reazioni allergiche e di ipersensibilità già dopo la prima somministrazione. In tale evenienza consultare immediatamente il medico.
Le reazioni anafilattiche/anafilattoidi possono, molto raramente, progredire fino a shock  pericolosi per la sopravvivenza, a volte dopo la prima somministrazione. In questi casi è necessario interrompere la somministrazione di Ciproxin ed instaurare un'adeguata terapia (ad esempio il trattamento dello shock).
Reazioni nel sito d’iniezione:
Reazioni locali nel sito d'iniezione sono state segnalate a seguito di somministrazione endovenosa, risultando più frequenti se il tempo d'infusione viene ridotto a 30 minuti o meno oppure se vengono utilizzate vene di piccolo calibro. Tali fenomeni regrediscono rapidamente a completamento dell'infusione. Ulteriori somministrazioni e.v. non sono controindicate a meno che le reazioni non ricorrano nuovamente o peggiorino.
Apparato muscolo-scheletrico
In casi sporadici in corso di terapia con fluorochinolonici si possono manifestare infiammazioni e lesioni con rottura dei tendini. Alla comparsa dei primi segni di tendinite, quali dolore e/o edema, interrompere il trattamento, mettersi a completo riposo ed avvisare il proprio medico per l’adozione delle opportune misure terapeutiche. Fattori predisponenti alla rottura dei tendini, soprattutto a carico del tendine d’Achille, sono età superiore a 60 anni, esercizio fisico intenso, trattamento a lungo termine con corticosteroidi, fase precoce di deambulazione di pazienti a letto. Il prodotto dovrebbe essere usato con cautela nei pazienti affetti da miastenia.
Cute ed annessi:
La ciprofloxacina può provocare reazioni di fotosensibilità. I pazienti che assumono ciprofloxacina devono evitare l’esposizione diretta alla luce solare eccessiva od ai raggi ultravioletti. Qualora si manifestino segni di fotosensibilizzazione (ad es. reazioni cutanee a tipo scottatura solare), interrompere il trattamento.
Rene e vie urinarie:
E’ possibile la comparsa di cristalluria, in presenza di urina a pH neutro od alcalino, pertanto i pazienti in trattamento dovrebbero essere ben idratati ed in tali pazienti sarà bene evitare un’eccessiva alcalinità delle urine.
Miscellanea
L'uso prolungato e ripetuto del prodotto può  dare origine a superinfezioni da germi non sensibili, compresi i funghi, che richiedono l’adozione di adeguate misure terapeutiche.
L’attività della ciprofloxacina sul Mycobatterio tubercolare può determinare la negativizzazione della ricerca del B.K. La ciprofloxacina dovrebbe essere usata con cautela nei pazienti affetti da deficit di G6PD per la possibile comparsa di reazioni emolitiche.
Il farmaco non è da considerarsi di prima scelta nel trattamento ambulatoriale della polmonite daStreptococcus pneumoniae.

Interazioni
La somministrazione concomitante di Ciproxin e teofillina può  indurre un aumento indesiderato della concentrazione plasmatica di quest'ultima e ciò può indurre la comparsa di effetti collaterali teofillina-indotti; in casi molto rari tali effetti collaterali possono essere pericolosi per la vita o fatali. Pertanto, in caso di terapie associate è  consigliabile controllare la teofillinemia, eventualmente riducendo la dose della teofillina.
La ciprofloxacina può interferire con il metabolismo della caffeina ed aumentarne gli effetti.
Gli studi condotti sugli animali hanno dimostrato che l'associazione di dosi molto elevate di chinoloni (inibitori della girasi) con alcune sostanze anti-infiammatorie non steroidee (ma non l'acido acetilsalicilico) può  provocare la comparsa di convulsioni.
L'associazione ciprofloxacina e ciclosporina ha fatto registrare un aumento transitorio della creatininemia: di conseguenza, nei pazienti trattati con tale associazione è necessario controllare frequentemente (due volte alla settimana) questo parametro ematochimico.
La somministrazione concomitante di Ciproxin e warfarin può  aumentare l'azione di quest'ultimo.
In casi particolari la somministrazione concomitante di Ciproxin e glibenclamide può  intensificare l'azione di quest'ultima (ipoglicemia).
Il probenecid interferisce con l'escrezione renale della ciprofloxacina; la loro contemporanea somministrazione, determina un aumento delle concentrazioni sieriche di ciprofloxacina.
Il trasporto tubulare renale del metotrexate può venire inibito dalla somministrazione concomitante di ciprofloxacina, con conseguente potenziale incremento dei livelli plasmatici di metotrexate. Questo potrebbe aumentare il rischio di reazioni tossiche associate al metotrexate. Pertanto, qualora sia indicata la terapia concomitante con ciprofloxacina, i pazienti in trattamento con metotrexate dovranno essere tenuti sotto attenta e costante osservazione.
Se Ciproxin è somministrato per via endovenosa contemporaneamente ad anestetici contenenti barbiturici, la funzione cardiovascolare deve essere monitorizzata.

Gravidanza e allattamento
Non essendone stata stabilita la sicurezza d'impiego e, in particolare, non potendosi escludere la possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Ciproxin non deve essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento, nei pazienti in età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.

GENTAMICINA SOLFATO PHT

Pharma   40 mg/2 ml   80 mg/2 ml

Indicazioni terapeutiche
Infezioni da germi sensibili alla gentamicina:

- Forme pleuro-polmonari: bronchiti, broncopolmoniti, polmonite franca-
     lobare, pleuriti, empiemi.
- Infezioni urinarie acute e croniche: cistiti, pieliti, cistopieliti, pielo­nefriti,
  calcolosi infette (del bacinetto, dell'uretere, della vescica), uretriti,
  prostatiti, vescicoliti.
 -Stati settici: batteriemie, setticemie, setticopiemie, sepsi neonatali.
 - Infezioni del sistema nervoso: meningiti, meningoencefaliti, ecc.
 - Infezioni chirurgiche: ascessi, flemmoni, osteomieliti, infezioni
  traumatiche.
 - Infezioni otorinolaringoiatriche: otiti medie purulente, sinusiti,
  mastoiditi, tonsilliti, faringotonsilliti.
 - Infezioni ostetrico-ginecologiche: aborto settico, metriti, parame­triti,
  salpingiti, salpingo-ovariti, pelvi-peritoniti, mastiti, ecc.
 - Ustioni: infezioni insorte nelle gravi ustioni e nei trapianti cutanei,
  eventualmente in associazione alla forma topica.

Nelle infezioni da germi Gram-negativi sospette o documentate, GENTAMICINA SOLFATO può essere considerato come farmaco di scelta.
Nelle infezioni gravi che mettono in pericolo la vita del paziente, GENTAMICINA SOLFATO può essere somministrata in associazione ad un antibiotico betalattamico (carbenicillina o similari nelle infezioni da Pseudomonas aeruginosa e un antibiotico di tipo penicillinico nelle endocarditi da Streptococchi del gruppo D).

GENTAMICINA SOLFATO è un antibiotico che agisce alterando la sintesi proteica dei microrganismi sensibili. E’ attivo a basse concentrazioni su una vasta gamma di germi patogeni Gram-positivi e Gram-negativi, ivi compresi Pseudomonas aeruginosa,E. coli, batteri del gruppo Klebsiella-Enterobacter-Serratia, Citrobacterspp., Providencia spp., Proteus spp., indolo-positivi e indolo-negativi (P. mirabilis, P. morganii, P. rettgeri, P. vulgaris), Staphylococcus penicillinasi-produttore e non, inclusi i ceppi meticillino-resistenti.  GENTAMICINA SOLFATO è attivo in vitro suSalmonella spp., Shigella spp. eNeisseria gonorrhoeae.
Generalmente resistenti agli aminoglicosidi sono gli streptococchi, in particolare quelli del gruppo D e i germi anaerobi (Bacteroides, Clostridium spp). Sinergismo d’azione è stato osservato nei confronti della maggior parte dei ceppi diStreptococcus feacalis (Enterococcus) e diPseudomonas aeruginosa,  rispettivamente con l’associazione di GENTAMICINA SOLFATO a penicillina G e di GENTAMICINA SOLFATO a carbenicillina o ticarcillina.
L’associazione di GENTAMICINA SOLFATO ad antibiotici betalattamici si è dimostrata sinergica anche su altri microrganismi Gram-negativi.

 

Posologia e modo di somministrazione
GENTAMICINA SOLFATO può essere somministrato per via intramuscolare o endovenosa. La posologia è identica.
La via endovenosa è consigliabile nei casi in cui la somministrazione intramuscolare non è attuabile (pazienti in stato di shock, con manifestazioni emorragiche, disordini ematologici, gravi ustioni o ridotta massa muscolare, portatori di forme mieloproliferative).
La somministrazione endovenosa sarà effettuata, preferibilmente mediante perfusione in 1-2 ore, alle stesse dosi previste per la via intramuscolare. Ogni singola dose dovrà essere diluita in 100-200 ml di soluzione fisiologica o di destrosio al 5%; nei bambini il volume del diluente sarà ridotto. In ogni caso  la concentrazione di GENTAMICINA SOLFATO non dovrebbe superare 1 mg/ml (0,1%).
GENTAMICINA SOLFATO è stato anche iniettato per via endovenosa senza diluizione (la metodologia è peraltro da limitarsi a casi eccezionali).

             A) Pazienti con funzionalità renale normale
Adulti: la dose consigliata per il trattamento delle infezioni sistemiche è di 3 mg/kg/die (1 mg/kg ogni 8 ore o 1,5 mg/kg ogni 12 ore).
Nelle infezioni che costituiscono un pericolo per la vita del paziente è consigliata una posologia fino a 5 mg/kg/die da somministrarsi in 3 o 4 dosi per i primi 2-3 giorni di trattamento; successivamente sarà ridotta  a 3 mg/die/kg.
Per le infezioni urinarie e per le infezioni extra-urinarie di grado mo­derato possono essere sufficienti 2 mg/kg/die, in 2 dosi refratte.
             Schema posologico orientativo per i pazienti di oltre 50 kg di peso:
1 fiala da 80 mg/2 ml, 3 volte al dì.
1 fiala da 80 mg/2ml, 2 volte al dì nelle infezioni urinarie e nelle infezioni extra-urinarie di gravità moderata.



Bambini: la dose consigliata varia in funzione dell'età, secondo il seguente schema:
________________________________________________________
                                                                        Dose totale                Dose singola
              Prematuri e neonati a termi­ne          5-6 mg/kg/die        2,5-3 mg/kg ogni 12 h
              fino a 1 settimana di vita
             
              Lattanti e neonati
             oltre 1 settimana di vita                      7,5 mg/kg/die              2,5 mg/kg ogni 8 h     
             
              Bambini                                             6-7,5 mg/kg/die      2-2,5 mg/kg ogni 8 h
              ________________________________________________________
              Schema pratico:
             Neonati a termine (3.5 –5 Kg): 2.8 mg/kg – 2 mg/kg ogni 12 ore.
              Bambini da 5 a 10 kg:   4 – 2 mg/kg ogni 8-12 ore.
              Bambini da 11 a 20 kg: 1 fiala  di GENTAMICINA SOLFATO 40 mg ogni
            8-12 ore.

              L'adeguamento dei dosaggi deve essere fatto in funzione dell'età del
              paziente, del tipo e della gravità dell'infezione.
              Nei pazienti obesi, il dosaggio deve essere calcolato in base al loro peso teorico.
              La durata del trattamento è in genere di 7-10 giorni. Nelle infezioni gravi o complicate può rendersi necessario un trattamento più prolun­gato. In tali casi può aumentare il rischio di effetti secondari, si dovrà perciò rivolgere particolare attenzione al controllo della funzionalità renale, uditiva e vestibolare. E’ comunque consigliabile continuare la terapia per almeno 48 ore dopo lo sfebbramento.

          B) Pazienti con funzionalità renale alterata.
              Come per tutti i farmaci che  vengono elettivamente eliminati per via renale, la frequenza della somministrazione verrà stabilita in base alla funzionalità renale, secondo il seguente schema:

 

Test di funzionalità renale


Dose                Clearance          Creatinina            Azoto ureico                Somministrazioni
                             della                 sierica                 ematico
                           creatinina            (mg %)                (BUN)
                           (ml/min)                                         (mg %)

Adulti                 
1-1,7 mg/kg          > 70                  < 1,4                   < 18                                ogni   8 ore
                            35-70               1,4-1,9                  18-29                             ogni 12 ore

Bambini
2-2,5 mg/kg         24-34               2,0-2,8                   30-39                            ogni 18 ore                      
                            16-23               2,9-3,7                   40-49                            ogni 24 ore
                            10-15               3,8-5,3                   50-74                             ogni 36 ore
                              5-9                 5,4-7,2                   75-100                          ogni 48 ore

La frequenza delle somministrazioni può essere approssimativamente calcolata moltiplicando la creatinina sierica per 8, secondo il seguente schema:
mg/100 ml creatinina sierica x 8 = intervallo tra due successive som­ministrazioni (in ore).
Emodialisi. Nei pazienti adulti con insufficienza renale sottoposti a emodiaIisi, la quantità di gentamicina rimossa dal plasma può variare in funzione di alcuni fattori, tra i quali il metodo di dialisi impiegato. Un’emodialisi di 6 ore può ridurre i livelli plasmatici di gentamicina di circa il 50%.
Le dosi consigliate alla fine di ogni dialisi sono comprese tra 1- 1,7 mg/ kg in base al grado di severità dell'infezione. Nel bambino possono es­sere somministrate dosi di 2-2,5 mg/kg. Gli antibiotici aminoglicosidici vengono rimossi dal sangue in seguito a dialisi peritoneale, ma in quantità minore rispetto all’emodialisi.

Controindicazioni
Ipersensibilità già nota alla gentamicina.
Un’anamnesi di ipersensibilità o di reazioni tossiche agli aminoglicosidi controindica l'uso dell'antibiotico.
Controindicato in gravidanza e allattamento (v. par. 4.6). Generalmente controindicato in età pedriatica (v. par. 4.4).

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Durante il trattamento i pazienti devono essere ben idratati.
Il controllo della funzionalità renale è particolarmente importante du­rante il trattamento con gentamicina o con altri aminoglicosidi. Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai soggetti anziani nei quali la funzionalità renale può essere già in partenza ridotta, in questi pazienti è consigliabile la determinazione della clearance della creatinina.
Analoghe precauzioni sono consigliate nelle infezioni gravissime che comportano l'uso di dosi particolarmente elevate e periodi di tratta­mento superiori ai consigliati.
In alcuni pazienti adulti e pediatrici è stata osservata una sindrome tipo Fanconi con aminoaciduria e acidosi metabolica.
Durante la terapia con aminoglicosidi sarebbe auspicabile determinare i livelli sierici ogni qualvoIta possibile, per evitare dosaggi insufficien­ti od eccessivi.
Per la gentamicina si dovrebbero evitare picchi prolungati superiori ai 12 mcg/ml e livelli minimi,  precedenti la successiva iniezione, supe­riori a 2 mcg/ml, distanziando nel tempo le somministrazioni o ridu­cendo il dosaggio, quando necessario. ­
Come avviene per tutti gli antibiotici, il trattamento con gentamicina può determinare un sovrasviluppo di microrganismi insensibili: in tal caso occorre sospendere il trattamento ed istituire una terapia idonea. Generalmente l'inattivazione dell'aminoglicoside assume un significato clinico importante solo nei pazienti con grave insufficienza renale. Il prodotto contiene sodio bisolfito; tale sostanza può provocare reazioni di tipo al­lergico ed attacchi asmatici gravi in soggetti sensibili e particolarmente negli asmatici.
Nella primissima infanzia il prodotto va somministrato soltanto nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto controllo del medico.

Interazioni
E’ stata dimostrata un’allergenicità crociata fra aminoglicosidi. E’ stato riferito un aumento della nefrotossicità potenziale della gentamicina in seguito della somministrazione, susseguente o contemporanea, di altre sostanze potenzialmente nefrotossi­che, quali: cisplatino, polimixina B, colistina, viomicina, streptomici­na, vancomicina e altri aminoglicosidi. Lo stesso problema viene riscontrato con alcune cefalosporine (es. cefa­loridina) o diuretici potenti quali l'acido etacrinico e la furosemide.
Sebbene non sia stato riferito, in clinica, nessun caso di blocco neuromuscolare né con gentamicina né con altri aminoglicosidici, questa reazione si può, potenzialmente, manifestare soprattutto se il farmaco viene somministrato con succinilcolina o tubocurarina o durante trasfusioni massive di sangue citrato; qualora si verificasse, il blocco può essere rimosso con la somministrazione di sali di calcio. La contemporanea somministrazione anche topica, specie se intraca­vitaria, di altri antibiotici potenzialmente nefrotossici ed ototossici può accrescere il rischio di  tali effetti.
Il prodotto non va mescolato nella stessa siringa con altri farmaci.
In vitro l'associazione di un aminoglicoside con un antibiotico betalattamico (penicilline o cefalosporine) può causare una reciproca inattivazione. Anche quando un antibiotico aminoglicosidico ed uno penicillinosimile sono stati somministrati attraverso due vie differenti, si è verificata una riduzione dell'emivita o dei livelli pla­smatici dell'aminoglicoside in pazienti con insufficienza renale ed anche in alcuni soggetti con funzionalità renale normale. E’ stata osservata una riduzione dell'emivita plasmatica di gentamicina in pazienti con grave insufficienza renale trattati concomitantemente con carbenicillina

Gravidanza e allattamento
Gli antibiotici aminoglicosidici attraversano la placenta e possono causare danni fetali.
In neonati di madri trattate in gravidanza con alcuni antibiotici appar­tenenti alla classe degli aminoglicosidi è stata segnalata la comparsa di sordità irreversibile bilaterale. Comunque, non sono stati segnalati effetti collaterali gravi per la madre, il feto o il neonato in seguito al trattamento con gentamicina. Non è noto se la gentamicina possa indurre danni fetali qualora somministrata in gravidanza o possa alterare la funzione riproduttiva. Pertanto l'uso del prodotto in gravidanza andrà evitato, con esclusione dei casi in cui il medico, in relazione alla gravità della patologia da trattare, lo ritenga assolutamente indispensabile. In tale circostanza la pa­ziente dovrà essere informata dei potenziali rischi per il feto.
In ragione del potenziale rischio di effetti collaterali da aminoglicosidi nel lattante, dovrà essere attentamente valutata la possibilità di interrompere l'allattamento o sospendere la terapia in funzione della si­tuazione patologica della madre.

Effetti indesiderati
Specialmente in soggetti con ridotta funzionalità renale, o trattati con dosi di gentamicina più elevate e/o per periodi più prolungati rispetto alla posologia consigliata, è possibile  che si verifichino disturbi renali con proteinuria e variazioni dei tests di funzionalità renale. Infatti, in tali soggetti, sono stati segnalati effetti collaterali a carico dei rami vestibolare e uditivo dell'ottavo paio di nervi cranici. I sintomi riscontrati includono ronzii, capogiri, vertigini, tinnitus e riduzione della sensibilità uditiva. La riduzione della sensibi­lità uditiva si manifesta inizialmente con la diminuzione dell'acuità dei toni alti e può essere di tipo irreversibile. Così come, per altri aminogli­cosidi, le alterazioni vestibolari possono essere irreversibili.
Sono stati altresì osservati: torpore, parestesie, fascicolazioni convulsioni e sindrome tipo miastenia gravis.  Altri fattori che possono aumentare il rischio di ototossicità includono: disidratazio­ne, somministrazione concomitante di diuretici quali acido etacrinico e furosemide o somministrazione pregressa di altre sostanze ototossiche.
Altre reazioni secondarie descritte raramente e riferite in termini solo possibilistici all'uso di gentamicina sono: depressione respiratoria, confusione, disturbi della visione, anoressia, perdita di peso, variazioni della pressione arteriosa, eruzioni cutanee di vario tipo su base al­lergica o idiosincrasica, manifestazioni anafilattiche, febbre, cefalea, nausea, vomito, scialorrea, stomatite, stati transitori di epatomegalia. Le alterazioni dei parametri di laboratorio correlate alla somministrazione di gentamicina includono: aumento delle transaminasi sieriche (AST, ALT), della latticodeidrogenasi (LDH), della fosfatasi alcalina e della bi­lirubina; riduzione dei livelli sierici di calcio, magnesio, potassio e sodio; anemia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi transitoria, eosinofilia, aumento o riduzione dei reticolociti, trombocitopenia.
La tollerabilità locale a livello del sito di iniezione è generalmente buona. Occasionalmente è stato segnalato dolore nel sito di iniezione e raramente atrofia sottocutanea o segni di irritazione locale.

Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio o di reazioni tossiche, l'emodialisi consentirà una rapida rimozione della gentamicina dal plasma. La percentuale di rimozione è considerevolmente inferiore con la dialisi peritoneale. Nei neonati possono essere effettuate trasfusioni di sangue. Queste procedure sono particolarmente importanti nei pazien­ti con insufficienza renale.

Proprietà farmacodinamiche
Attività antibatterica
GENTAMICINA SOLFATO è un antibiotico che agisce alterando la sintesi proteica dei microrganismi sensibili. E’ attivo a basse concentrazioni su una vasta gamma di germi patogeni Gram-positivi e Gram-negativi, ivi compresi Pseudomonas aeruginosa,E. coli, batteri del gruppo Klebsiella-Enterobacter-Serratia, Citrobacterspp., Providencia spp., Proteus spp., indolo-positivi e indolo-negativi (P. mirabilis, P. morganii, P. rettgeri, P. vulgaris), Staphylococcus penicillinasi-produttore e non, inclusi i ceppi meticillino-resistenti.  GENTAMICINA SOLFATO è attivo in vitro suSalmonella spp., Shigella spp. eNeisseria gonorrhoeae.
Generalmente resistenti agli aminoglicosidi sono gli streptococchi, in particolare quelli del gruppo D e i germi anaerobi (Bacteroides, Clostridium spp). Sinergismo d’azione è stato osservato nei confronti della maggior parte dei ceppi diStreptococcus feacalis (Enterococcus) e diPseudomonas aeruginosa,  rispettivamente con l’associazione di GENTAMICINA SOLFATO a penicillina G e di GENTAMICINA SOLFATO a carbenicillina o ticarcillina.
L’associazione di GENTAMICINA SOLFATO ad antibiotici betalattamici si è dimostrata sinergica anche su altri microrganismi Gram-negativi.

Proprietà farmacocinetiche
I livelli sierici battericidi dopo somministrazione intramuscolare di gentamicina si raggiungono molto rapidamente (30-90 minuti), le con­centrazioni efficaci  persistono mediamente per 6-8 ore.
La gentamicina viene escreta in forma immodificata quasi completamente  attraverso il rene, per filtrazione glomerulare, con una clearance simile a quella della creatinina endogena: ne derivano concentrazioni urinarie  dell'antibiotico  dell'ordine del 70% o più della dose somministrata,  entro le 24 ore.
Il picco sierico di gentamicina in mcg/ml corrisponde in genere a 4 volte la singola dose intramuscolare in mg/kg  (4 mcg/ml per una dose di 1 mg/kg) per individui adulti di peso vicino al peso ideale. Nei bambini le concentrazioni sieriche risultano proporzionalmente   inferiori per il maggior volume di distribuzione del farmaco.
L'emivita sierica di GENTAMICINA SOLFATO è di 1-2 ore nei pazienti con funzionalità renale normale ed è strettamente correlata alla clearance della creati­nina e alla creatininemia. Il legame alle proteine sieriche è basso. La somministrazione di 1 mg/kg ogni 8 ore o di 1,5 mg/kg ogni 12 ore non determina accumulo nel siero di pazienti adulti con funzionalità renale normale.
Non vi è evidenza di accumulo di gentamicina dopo 10 gg di trattamento.

KLACID

Klacid 500 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile
Ogni fiala di polvere sterile per soluzione iniettabile per uso endovenoso contiene:
Principio attivo: claritromicina mg 500,0.

La claritromicina è un nuovo macrolide sviluppato dalla Abbott, derivante dalla sostituzione in posizione 6 nell'anello lattonico dell'eritromicina di un gruppo idrossilico con il gruppo CH3O.
Il nuovo macrolide ha mostrato possedere in vitro uno spettro antibatterico attivo contro i più noti e clinicamente importanti batteri sia Gram positivi che Gram negativi, includendo aerobi ed anaerobi.
Lo spettro antibatterico in vitro della claritromicina è risultato il seguente: Streptococco agalactiae, Streptococco pyogenes, Streptococco viridans, Streptococco pneumoniae, Haemophilus influenzae, Haemophilus parainfluenzae, Neisseria gonorrheae, Listeria monocytogenes, Legionella pneumophila, Mycoplasma pneumoniae, Helicobacter pylori, Campilobacter jejuni, Chlamidia trachomatis, Branhamella catharralis, Bordetella pertussis, Staphilococco aureus, Propionibacterium acnes, Mycobacterium avium, Mycobacterium leprae, Mycobacterium intracellulare, Mycobacterium chelonae, Mycobacterium fortuitum e Mycobacterium kansasii. La sua azione si svolge mediante legame con la subunità ribosomiale 50S, inibendo la sintesi proteica della cellula batterica.

Indicazioni terapeutiche
Trattamento di infezioni causate da patogeni sensibili alla claritromicina. Infezioni del tratto rino-faringeo (tonsilliti, faringiti), dei seni paranasali. Otite Media Acuta (OMA, solo per il Klacid Bambini Granulare). Infezioni del tratto respiratorio inferiore: bronchiti, polmoniti batteriche e polmoniti atipiche. Infezioni della pelle: impetigine, eresipela, follicolite, foruncolosi e ferite infette. Infezioni odontostomatologiche acute e croniche sostenute da germi sensibili.
Infezioni micobatteriche, localizzate o diffuse, sostenute da Mycobacterium avium o Mycobacterium intracellulare.
Infezioni localizzate dovute a Mycobacterium chelonae, fortuitum o kansasii.
La claritromicina, in presenza di riduzione dell'acidità gastrica, è indicata nell'eradicazione dell'Helicobacter pylori, producendo un conseguente decremento della ricorrenza dell'ulcera peptica.

Posologia e modo di somministrazione
Via endovenosa: La dose raccomandata è di 4-8 mg/kg/die in due somministrazioni giornaliere. La preparazione della soluzione da iniettare avviene attraverso la dissoluzione della polvere nel solvente, e la successiva diluizione in soluzione glucosata al 5% o fisiologica, fino al raggiungimento di una concentrazione finale di 1-2 mg/mL.
Si consiglia comunque di non superare la dose massima di 1 g in due somministrazioni giornaliere.
La somministrazione deve essere proseguita, a seconda della gravità dell'infezione, fino a 6-14 giorni. Nei pazienti con insufficienza renale in cui la clearance della creatinina è inferiore a 30 mL/min, il dosaggio deve essere ridotto della metà.
In tali pazienti la somministrazione non deve essere proseguita oltre i 14 giorni.

 

 

 

 

 

 

LEVOXACIN

Ciascun flacone da 100 ml di LEVOXACIN soluzione per infusione contiene 500 mg (5 mg/ml) di levofloxacina.

Levofloxacina è un antibatterico appartenente alla classe dei fluorochinolonici ed è l’ enantiomero S (-) del racemo di ofloxacina. LEVOXACIN esplica la sua potente attività antibatterica mediante l’inattivazione selettiva della DNA-girasi batterica e della  topoisomerasi IV.
Microrganismi sensibili:
Aerobi Gram-positivi: Enterococcus faecalis1, Stahylococcus aureus1 methi-S, Staphylococcus haemolyticus methi-S, Staphylococcus saprophyticus, Streptococci di  gruppo C e G, Streptococcus agalactiae, Streptococcus pneumoniae1 peni-I/S/R, Streptococcus pyogenes1.
Aerobi Gram-negativi: Acinetobacter baumannii1, Citrobacter freundii1, Eikenella corrodens, Enterobacter aerogenes, Enterobacter agglomerans, Enterobacter cloacae1, Escherichia coli1, Haemophilus influenzae1 ampi-S/R, Haemophilus para-influenzae1, Klebsiella oxytoca, Klebsiella pneumoniae1,  Moraxella catarrhalis1 b+ /b-, Morganella morganii1, Pasteurella multocida, Proteus mirabilis1, Proteus vulgaris, Providencia rettgeri, Providencia stuartii, Pseudomonas aeruginosa1, Serratia marcescens1.
Anaerobi: Bacteroides fragilis, Clostridium perfringens, Peptostreptococcus
Altri : Chlamydia pneumoniae1, Chlamydia psittaci, Legionella pneumophila1, Mycoplasma pneumoniae1.
Microrganismi  con sensibilità intermedia
Aerobi Gram-positivi: Staphylococcus haemolyticus methi-R.
Aerobi Gram-negativi: Burcholderia cepacia
Anaerobi: Bacteroides ovatus, Bacteroides thetaiotamicron, Bacteroides vulgatus. Clostridium difficile.
Microrganismi resistenti
Aerobi Gram-negativi: Staphylococcus aureus methi-R
Altre informazioni
Il meccanismo di resistenza è generalmente causato da una mutazione gyr-A. In vitro c’è cross-resistenza tra levofloxacina ed altri fluorochinolonici. Resistenze acquisite con levofloxacina sono state recentemente documentate: S.pneumoniae Francia <1%;  H.influenzae: rare.
Per il particolare meccanismo di azione non c’é cross-resistenza tra levofloxacina e altri antibiotici.
Le infezioni nosocomiali causate da P.aeruginosa richiedono una terapia combinata.

Indicazioni terapeutiche
Negli adulti per i quali è indicata una terapia per via intravenosa, LEVOXACIN iniettabile è indicato nel trattamento delle infezioni sostenute da germi sensibili alla levofloxacina :
Polmoniti acquisite in comunità.
Infezioni complicate delle vie urinarie (incluse le pielonefriti).
Infezioni della pelle e dei tessuti molli.
Devono essere considerate le linee guida nazionali sull’uso appropriato degli antibatterici.

Posologia e modo di somministrazione
LEVOXACIN iniettabile può essere somministrato una o due volte al giorno per infusione intravenosa lenta. Il dosaggio dipende dal tipo, dalla gravità dell’infezione e dalla sensibilità del patogeno ritenuto causa dell’infezione.
Dopo alcuni giorni di terapia è generalmente possibile passare dal trattamento endovenoso a quello orale (LEVOXACIN 250 o 500 mg compresse), tenendo conto delle condizioni del paziente. Data la bioequivalenza della forma orale e parenterale, può essere utilizzato lo stesso dosaggio.
Durata del trattamento
La durata del trattamento dipende dal decorso clinico. Come per tutte le altre terapie antibiotiche, il trattamento con LEVOXACIN (iniettabile o compresse) deve essere continuato per un minimo di 48-72 ore dopo lo sfebbramento, o dopo la dimostrazione di eradicazione batterica.
Modo di somministrazione
LEVOXACIN iniettabile deve essere somministrato solo  mediante infusione intravenosa  lenta, una o due volte al giorno, con una durata massima di trattamento di 14 giorni. Il tempo di infusione  non deve durare meno di 60 minuti per la soluzione di LEVOXACIN 500 mg per infusione (vedi punto 4.4. Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso). Dopo alcuni giorni di terapia è possibile passare al  trattamento orale con lo stesso dosaggio, tenendo conto delle condizioni del paziente.
Per le incompatibilità/compatibilità con altre soluzioni per infusione si rimanda ai punti rispettivamente 6.2 e 6.6.
Sono raccomandate le seguenti dosi :
Pazienti con funzionalità renale normale (Clearance della creatinina > 50 ml/min)
Indicazioni                                                      Dosi singole giornaliere (in relazione alla gravità)
Polmoniti acquisite in comunità                             500 mg una o due volte al giorno
Infezioni delle vie urinarie (incluse le                    250 mg una volta al giorno (1)
pielonefriti)
Infezioni della pelle e dei tessuti molli                   500 mg due volte al giorno
(1)          Deve essere considerato l’incremento della dose in caso di infezioni gravi.

Pazienti con ridotta funzionalità renale (Clearance della creatinina <50 ml/min)


Dosi

 

250 mg/24 h

500 mg/24 h

500 mg/12 h

Clearance della creatinina

Prima dose 250 mg

Prima dose 500 mg

Prima dose 500 mg

 

Dosi successive

Dosi successive

Dosi successive

50-20 ml/min 

125 mg/24 h

250 mg/24 h

250 mg/12 h

19-10 ml/min 

125 mg/48 h

125 mg/24 h

125 mg/12 h

< 10 ml/min

125 mg/48 h

125 mg/24 h

125 mg/24 h

            incluse emodialisi e  dialisi peritoneale (*) ambulatoriale continua
*) Non sono richiesti aggiustamenti dopo emodialisi o dialisi peritoneale ambulatoriale continua
Pazienti con ridotta funzionalità epatica
Non è necessaria alcuna modifica del dosaggio in quanto la levofloxacina viene metabolizzata  solo in piccola quantità dal fegato e viene escreta  principalmente per via renale.
Pazienti anziani
Non è necessaria alcuna modifica del dosaggio se non quella imposta da considerazioni sulla funzionalità renale.
Controindicazioni
LEVOXACIN iniettabile non deve essere somministrato:
-a paz che abbiano manifestato ipersensibilità alla levofloxacina o a qualunque altro chinolonico,
-a pazienti epilettici,
-a pazienti con anamnesi di affezioni tendinee correlate alla somministrazione di chinolonici,
-a bambini e adolescenti,
-alle donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Nei casi più gravi di polmonite pneumococcica la terapia con LEVOXACIN può non essere considerata ottimale.Le infezioni nosocomiali causate da Pseudomonas aeruginosa possono richiedere terapia combinata. Tempo di infusione. Deve essere rispettata la raccomandazione relativa al tempo di infusione che non deve durare meno di 60 minuti per la soluzione per infusione di LEVOXACIN 500 mg. E’ ben conosciuta la comparsa di tachicardia e una temporanea diminuzione della pressione arteriosa durante l’infusione con ofloxacina. In casi rari potrebbe, in seguito ad una grave diminuzione della pressione, manifestarsi un collasso cardiocircolatorio. Se una diminuzione importante della pressione arteriosa si manifesta durante l’infusione di levofloxacina (l’isomero levogiro della ofloxacina) l’infusione deve essere immediatamente sospesa.
Malattia da Clostridium difficile. Se si manifesta una diarrea grave, persistente e/o con sanguinamento durante o dopo la terapia, questa potrebbe essere associata alla malattia da Clostridium difficile, la cui forma più grave è la colite pseudomembranosa, affezione che richiede la sospensione immediata della terapia e l’adozione di un immediato e idoneo trattamento con misure adeguate e con terapia specifica (es. vancomicina orale). In questa situazione clinica i prodotti che inibiscono la peristalsi sono controindicati.
Tendinite. Durante la terapia con chinolonici sono stati riportati rari casi di tendinite, che ha coinvolto il tendine di Achille fino alla rottura. I pazienti anziani sono risultati i più esposti alla tendinite. Il rischio di rottura del tendine può essere aumentato dalla contemporanea somministrazione di corticosteroidi. Se si sospetta una tendinite, il trattamento con LEVOXACIN iniettabile deve essere immediatamente sospeso e deve essere adottata una terapia specifica (p.e. immobilizzazione).
Pazienti predisposti ad attacchi convulsivi
Come per altri chinolonici, in pazienti con anamnesi di episodi epilettici o predisposti ad attacchi convulsivi, così come in soggetti con lesioni del sistema nervoso centrale o in pazienti che ricevono terapie concomitanti come fenbufen o FANS-simili, oppure farmaci come la teofillina che riducono la soglia convulsiva (vedi punto 4.5. Interazioni), LEVOXACIN iniettabile è controindicato.
Pazienti con carenza della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi
I pazienti con difetti latenti o accertati per l’attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, sono predisposti a reazioni emolitiche quando vengono trattati con antibatterici della classe dei chinoloni e  per tale ragione levofloxacina deve essere usata con cautela,
Pazienti  con insufficienza renale. Poichè la levofloxacina viene escreta principalmente per via renale, le dosi devono essere opportunamente adattate in caso di insufficienza renale.
Prevenzione della fotosensibilizzazione. Sebbene fenomeni di fotosensibilizzazione siano estremamente rari, durante la terapia con levofloxacina si raccomanda di non esporsi alla luce solare violenta o ad irradiazioni con raggi U.V. (p.e. lampada, solarium) al fine di evitare l’insorgenza di fotosensibilizzazione.

MERREM

MERREM 500 mg polvere per soluzione iniettabile
MERREM 1000 mg polvere per soluzione iniettabile

Un flaconcino contiene:

 

Merrem 500 mg

Merrem 1000 mg

 

Meropenem triidrato              

 

570 mg

 

1140 mg

pari a meropenem anidro         

500 mg

1000 mg

Meropenem è un antibiotico carbapenemico per uso parenterale, stabile alla deidropeptidasi-1 renale umana (DHP-I). Meropenem esercita la sua azione battericida interferendo con la sintesi della parete cellulare batterica. La facilità di penetrazione nelle cellule batteriche, l'alto grado di stabilità a tutte le serino-b-lattamasi e l'alta affinità per le Penicillin Binding Proteins (PBPs) rendono ragione della potente attività battericida del meropenem nei confronti di un ampio spettro di batteri aerobi e anaerobi. Le concentrazioni battericide sono generalmente comprese entro valori uguali o pari al doppio delle concentrazioni minime inibenti (MIC). Meropenem è stabile ai test di sensibilità e tali test possono essere eseguiti utilizzando i comuni metodi di routine. Test in vitro dimostrano che meropenem agisce sinergicamente con diversi antibiotici. E' stato dimostrato sia in vitro che in vivo che meropenem possiede un effetto post-antibiotico nei confronti dei batteri gram-positivi e gram-negativi. Un unico set di criteri di sensibilità è raccomandato per meropenem sulla base della farmacocinetica e della correlazione degli esiti clinici e microbiologici con il diametro della zona di inibizione e la concentrazione minima inibente (MIC) degli organismi infettanti. 
Lo spettro antibatterico in vitro del meropenem include la maggior parte dei ceppi batterici di rilevanza clinica, gram-positivi e gram-negativi aerobi ed anaerobi.

Indicazioni terapeutiche
Merrem è indicato per il trattamento, negli adulti e nei bambini, delle seguenti infezioni causate da uno o più batteri sensibili al meropenem:
-polmonite e polmonite nosocomiale
-infezioni delle vie urinarie
-infezioni intra-addominali
-infezioni ginecologiche, quali endometrite e PID
-infezioni della cute e dei tessuti molli
-meningite
-setticemia
terapia empirica, in monoterapia od in associazione con agenti antivirali od antifungini, di infezioni presunte in pazienti con neutropenia febbrile.
Merrem per via endovenosa è stato utilizzato in pazienti affetti da fibrosi cistica con infezioni croniche delle basse vie respiratorie con risultati positivi, sia in monoterapia sia in associazione con altri agenti antibatterici. Non sempre è stata provata l’eradicazione dei microorganismi.

Posologia e modo di somministrazione
Adulti
Il dosaggio e la durata della terapia dovranno essere stabiliti in base al tipo ed alla gravità dell'infezione ed alle condizioni del paziente. La dose giornaliera consigliata è la seguente:
500 mg  e.v. ogni 8 ore nel trattamento della polmonite, delle infezioni delle vie urinarie, delle infezioni ginecologiche quali endometrite e PID, delle infezioni della cute e dei tessuti molli;
1 g e.v. ogni 8 ore nel trattamento di polmoniti nosocomiali, peritonite, infezioni presunte in pazienti neutropenici, setticemia;
2 g ogni 8 ore nel trattamento della meningite.
2 g ogni 8 ore nel trattamento della fibrosi cistica.

Come con altri antibiotici, si raccomanda cautela quando meropenem viene impiegato in pazienti in condizioni particolarmente critiche con infezioni delle basse vie respiratorie il cui agente patogeno noto o sospetto sia Pseudomonas aeruginosa.
Durante il trattamento di infezioni dovute a Pseudomonas aeruginosa si raccomanda di eseguire regolarmente il test di sensibilità.
Dosaggio nei pazienti adulti con insufficienza renale
Il dosaggio deve essere ridotto nei pazienti con clearance della creatinina inferiore a 51 ml/min, come segue:
-----------------------------------------------------------------------------------
Clearance della      Dose (basata su      Intervallo di
creatinina               dosi unitarie di         somministrazione
(ml/min)                  500 mg, 1g, 2g)
-----------------------------------------------------------------------------------
26-50                            una dose             ogni 12 ore
10-25                           metà dose           ogni 12 ore
<10                              metà dose           ogni 24 ore
-----------------------------------------------------------------------------------

Merrem viene rimosso dal circolo durante l’emodialisi; se è necessario continuare il trattamento con Merrem si raccomanda di somministrare la dose unitaria (sulla base della gravità e del tipo di infezione) al completamento della procedura emodialitica allo scopo di riportare la concentrazione plasmatica a livelli terapeuticamente efficaci. Non sono disponibili dati relativi all'impiego di Merrem in pazienti in dialisi peritoneale.

Dosaggio nei pazienti adulti con insufficienza epatica
Nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica non è necessario alcun tipo di riduzione della dose (vedere par. 4.4 "Speciali Avvertenze e Precauzioni per l’uso").
 Nei pazienti anziani con normale funzionalità renale o valori di clearance della creatinina superiori a 50 ml/min non è necessaria alcuna riduzione del dosaggio.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Pazienti con anamnesi di ipersensibilità ai carbapenemici, penicilline o altri antibiotici beta-lattamici potrebbero essere ipersensibili a Merrem. Come con tutti gli altri antibiotici beta-lattamici, sono state riportate rare reazioni di ipersensibilità (ved.Par. 4.8 ‘Effetti Indesiderati’).
L'uso di Merrem, così come di altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di microrganismi non sensibili, ed è pertanto necessario un continuo monitoraggio dei pazienti.
Si sconsiglia l'uso di Merrem nelle infezioni sostenute da Stafilococchi meticillino-resistenti.
Gli antibiotici devono essere prescritti con cautela agli individui con una storia di malattia gastrointestinale, particolarmente la colite.
La colite pseudomembranosa, che può variare per gravità da una forma lieve auna pericolosa per la vita e che può essere praticamente osservata con tutti gli antibiotici, è stata riportata raramente con Merrem. E' importante quindi considerare una diagnosi di colite pseudomembranosa in pazienti che sviluppano diarrea in concomitanza dell'impiego di Merrem.
Quantunque studi indichino che una tossina prodotta dal Clostridium difficile sia una delle cause primarie di colite antibiotico-associata, dovrebbero essere considerate anche altre cause.
Deve essere considerata con prudenza la somministrazione di Merrem con farmaci potenzialmente nefrotossici.

 

 

PEFLACIN

Principio attivo: Pefloxacina mesilato 558,5 mg  pari a pefloxacina base 400 mg

Peflacin è una specialità a base di pefloxacina mesilato diidrato, un nuovo antibatterico di sintesi originale, appartenente alla famiglia dei chinoloni. L'azione antibatterica della pefloxacina è legata ad una interferenza con i meccanismi di sintesi del DNA cromosomico batterico. Approfondite ricerche batteriologiche hanno confermato l'attività della pefloxacina su un elevato numero di germi Gram-negativi e Gram-positivi responsabili di infezioni localizzate alle vie respiratorie e alle vie urinarie.

Indicazioni terapeutiche
Peflacin è indicato per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie e delle vie respiratorie sostenute da germi sensibili alla pefloxacina.

Posologia e modo di somministrazione
L'uso del prodotto è riservato al trattamento di pazienti adulti.
La pefloxacina è attiva alla posologia giornaliera di 800 mg.
Somministrazione endovenosa: una fiala da 400 mg per infusione endovenosa lenta della durata di un'ora, in 250 ml di soluzione glucosata al 5%, da ripetere 2 volte al giorno ogni 12 ore.
Per ottenere più rapidamente elevate concentrazioni ematiche, è possibile impiegare una prima dose di attacco di 800 mg.
Somministrazione orale: possono essere adottati i seguenti schemi terapeutici:
2 compresse, una al mattino ed una alla sera, ai pasti;
oppure 2 compresse insieme, come dose d'attacco per ottenere più rapidamente elevate concentrazioni ematiche, seguite da una somministrazione ogni 12 ore.
In particolare, nella cistite non complicata della donna e nell'uretrite gonococcica dell'uomo 2 compresse sole in un'unica somministrazione durante un pasto.
Insufficienza epatica grave o riduzione del flusso ematico del fegato: si consiglia di utilizzare la forma iniettabile per un migliore adattamento della posologia quotidiana caso per caso, aumentando l'intervallo tra le singole somministrazioni. In particolare viene suggerita una dose di 8 mg/kg infusi per via endovenosa in un'ora:
- 2 volte al giorno in assenza di ittero e ascite;
- 1 volta al giorno in caso di ittero;
- ogni 36 ore in presenza di ascite ;
- ogni 48 ore in presenza sia di ascite sia di ittero.

Controindicazioni
Peflacin è controindicato nei pazienti che presentano una accertata ipersensibilità al farmaco o ad altri antibatterici del gruppo dei chinoloni e in quelli con insufficienza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi. PEFLACIN non deve essere somministrato a pazienti con precedenti di lesioni tendinee, tendiniti o rotture dei tendini.
Non essendone stata stabilita la sicurezza di impiego e in particolare non potendosi escludere la possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Peflacin non dev'essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento, nei pazienti in età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
La posologia deve essere opportunamente ridotta nei soggetti con insufficienza renale e/o epatica.
Come per tutti gli antibiotici e gli antibatterici, una terapia ottimale richiederebbe l'accertamento microbiologico della sensibilità del germe. In particolare, tenuto conto dell'incostante sensibilità alla pefloxacina di streptococchi e pneumococchi il prodotto non andrà prescritto nelle infezioni delle vie respiratorie in assenza di precisi accertamenti batteriologici.
Il paziente deve essere informato circa la possibile comparsa di dolore al tendine di Achille.
Nel caso in cui ciò avvenga, il paziente deve stare a completo riposo e informare il proprio medico che adotterà le opportune misure terapeutiche.
Durante il trattamento con pefloxacina può insorgere fotosensibilizzazione; pertanto i pazienti in terapia con pefloxacina non dovranno esporsi alla luce solare o a irradiazioni con raggi U.V.
Peflacin va usato con cautela nei pazienti in età avanzata e in pazienti con alterazioni del S.N.C., come per esempio epilessia e/o abbassamento della soglia convulsiva, precedenti anamnestici di convulsione, scarsa irrorazione cerebrale, alterazioni della struttura cerebrale o ictus. Nei pazienti con tendenza nota ad attacchi cerebrali, Peflacin va usato solo se associato ad una idonea terapia anticonvulsiva. A seguito dell'uso di pefloxacina sono stati riportati casi di tendinite che possono portare alla rottura del tendine di Achille. La rottura può insorgere rapidamente, anche entro le prime 48 ore di trattamento e può essere bilaterale. Porre quindi particolare attenzione alla comparsa di dolore o di edema locale durante il trattamento.
Nel caso si dovesse verificare una tendinite, sospendere il trattamento, mettere il paziente a riposo completo e intraprendere le opportune misure terapeutiche.
Fattori predisponenti alle tendiniti o alla rottura dei tendini sono: età superiore a 60 anni, esercizio fisico intenso, trattamento a lungo termine con corticosteroidi, fase precoce di deambulazione di pazienti a letto.

Interazioni
L'assunzione concomitante di antiacidi a base di alluminio e/o magnesio riduce l'assorbimento della pefloxacina somministrata per via orale.
Di conseguenza Peflacin compresse non va somministrato contemporaneamente ma a distanza di due ore dall'assunzione dell'antiacido.

Effetti indesiderati
Sono stati segnalati:
Reazioni di ipersensibilità : fotosensibilizzazione, eruzioni cutanee. Con l'uso del prodotto sono possibili reazioni anafilattoidi gravi (edema della lingua; edema della glottide, dispnea, ipotensione arteriosa fino allo shock pericoloso).
Effetti sul sistema nervoso (turbe neurologiche): cefalea, disturbi della vigilanza (insonnia), vertigini, mioclonie, convulsioni, turbe della coscienza.
Effetti sul tratto gastro-intestinale: gastralgia, nausea e vomito.
Alterazioni ematologiche: trombocitopenia, leucopenia, neutropenia, anemia e pancitopenia.
Altri: dolori muscolari e/o articolari, tendiniti, rottura del tendine di Achille.
Gli effetti indesiderati osservati nel corso della terapia con Peflacin, in base all'attuale esperienza, sono di norma transitori e scompaiono con la sospensione della terapia. In caso di comparsa di effetti collaterali, il medico dovrà valutare con cura l'opportunità o meno di interrompere il trattamento. Gli studi finora effettuati non consentono una valutazione definitiva dei possibili effetti collaterali di Peflacin; il suo profilo di tollerabilità è tuttavia simile a quello degli altri chinoloni, pertanto anche se non riportate per Peflacin, non si può escludere durante il trattamento la comparsa di eventuali reazioni indesiderate note per gli altri chinoloni.
I seguenti effetti collaterali sono già stati osservati con altri farmaci del gruppo dei chinoloni e probabilmente potrebbero presentarsi anche con Peflacin:
Reazioni di ipersensibilità : prurito, febbre da farmaco. Sono stati riportati singoli casi di macchie emorragiche simili a punture di parassiti (petecchie), formazioni di vescicole emorragiche (bolle emorragiche) e piccoli noduli (papule) con formazione di crosticine a causa dell'interessamento dei vasi (vasculite).
Effetti sul sistema nervoso (neurotossicità): sonnolenza, eretismo, fotofobia, confusione, allucinazioni, depressione, reazioni psicotiche, incubi, disturbi della deambulazione (alterazioni della coordinazione muscolare), alterazioni della sensibilità periferica, disturbi della vista (per es. diplopia, allucinazioni colorate).
Effetti sul tratto gastro-enterico: flatulenza, anoressia, dolori addominali, diarrea. Se durante o dopo la terapia dovesse comparire diarrea grave e persistente va informato immediatamente il medico, poichè questi potrebbero essere i sintomi di una colite in progressivo peggioramento (colite pseudomembranosa), che va trattata immediatamente. In questi casi sospendere subito il trattamento con il farmaco ed adottare una terapia adeguata (per esempio vancomicina orale 4 X 250 mg/die). Sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.
Effetti su cuore e circolazione: ipotensione, tachicardia
Alterazioni ematologiche: anemia, eosinofilia.
Effetti sul rene: danni ai tubuli renali.
Alterazioni dei parametri di laboratorio: aumento delle transaminasi, della fosfatasi alcalina, della bilirubina sierica; aumento della creatinina sierica.
Altri: iperglicemia, tenosinoviti, disturbi dell'olfatto e del gusto.

PIERAMI

Una fiala contiene:

100

250

500

Principio attivo:

 

 

 

amikacina solfato

mg 133,5

mg 333,8

mg 667,5

pari ad amikacina base

mg 100,0

mg 250,0

mg 500,0)

Amikacina è un antibiotico semisintetico appartenente al gruppo degli aminoglicosidi. Il meccanismo d'azione, di tipo battericida, è analogo a quello degli altri aminoglicosidi e si esplica mediante inibizione della sintesi proteica del microrganismo per il verificarsi di un legame molto stabile tra antibiotico e punto di attacco ribosomiale. Amikacina possiede in vitro un largo spettro d'azione che comprende numerosi microrganismi sia Gram-positivi che Gram-negativi: Staphilococcus aureus (compresi i ceppi produttori di penicillinasi e quelli meticillino resistenti), E. coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Proteus indolo positivo e negativo, Providencia stuartii, Salmonella spp, Shigella spp, Acinetobacter. Amikacina non viene degradata dalla maggior parte degli enzimi che inattivano gli altri aminoglicosidi, per cui i microorganismi resistenti alla gentamicina, alla tobramicina ed alla kanamicina risultano invece sensibili all'amikacina.

Indicazioni terapeutiche
Pierami è indicato nel trattamento a breve termine di infezioni gravi da ceppi sensibili di germi Gram-negativi, comprese le specie di Pseudomonas, E. coli, Proteus indolo + e indolo -, di Providencia, del gruppo Klebsiella-Serratia e di Acinetobacter.
Questo antibiotico si dimostra efficace:
-nella terapia delle batteriemie, delle setticemie e delle sepsi neonatali;
-nella terapia delle infezioni gravi delle vie respiratorie, delle ossa e delle articolazioni, del SNC (inclusa la meningite), delle infezioni intraaddominali (inclusa la peritonite), delle ustioni e delle infezioni post-operatorie (incluse quelle della chirurgia vascolare);
-nella terapia delle infezioni gravi, complicate e ricorrenti, delle vie urinarie, causate da germi Gram-negativi. Per contro, come gli altri aminoglicosidi, l'amikacina non è indicata negli episodi infettivi iniziali non complicati del tratto urinario, quando l'agente eziologico è sensibile ad antibiotici potenzialmente meno tossici;
-nella terapia delle infezioni da stafilococco; perciò si può adottare come terapia d'attacco in caso di infezioni stafilococciche accertate o presunte, quando il paziente è allergico ad altri antibiotici, o è presente un'infezione mista da Stafilococchi e Gram-negativi;
-nella terapia delle sepsi neonatali, quando il test di sensibilità indica che altri aminoglicosidi non si possono impiegare. In tali casi può essere indicata anche una terapia concomitante con un antibiotico di tipo penicillinico, a causa della possibilità di sovrinfezione da Gram-positivi (streptococchi o pneumococchi). Pierami è in grado di combattere le infezioni da germi Gram-negativi resistenti alla gentamicina ed alla tobramicina, particolarmente da Proteus rettgeri, Providencia stuartii, Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa.

Posologia e modo di somministrazione
Alla posologia raccomandata, le infezioni non complicate sostenute da germi sensibili all'amikacina dovrebbero rispondere entro 24-48 ore.
La durata del trattamento è in genere di 3-7 giorni per la somministrazione endovenosa e di 7-10 giorni per la somministrazione intramuscolare. Se il quadro clinico non si modifica entro 3-5 giorni, occorre prendere in considerazione una terapia alternativa in base ai risultati delle indagini microbiologiche. La somministrazione i.m. è preferenziale, ma in caso di necessità, può essere utilizzata, con identico schema posologico, la somministrazione e.v. in forma di infusione eseguita utilizzando una quantità di liquido tale da consentire che ciascuna somministrazione venga effettuata in un tempo variabile, da 30 a 60 minuti; per i bambini più piccoli da 1 a 2 ore. I diluenti compatibili per l'infusione sono i seguenti: soluzione fisiologica, soluzione glucosata 5% e soluzione di Ringer lattato.
Adulti e bambini: 15 mg/kg/die, suddivisi in 2-3 somministrazioni (7,5 mg/kg ogni 12 ore).
Neonati e prematuri: dose iniziale d'attacco 10 mg/kg; proseguire con 7,5 mg/kg ogni 12 ore.
-Infezioni ad alto rischio e/o sostenute da Pseudomonas: la dose nell'adulto può essere aumentata a 500 mg ogni 8 ore.
-Infezioni del tratto urinario (escluse le infezioni da Pseudomonas): nelle infezioni sostenute da germi altamente sensibili può risultare sufficiente un dosaggio di 7,5 mg/kg/die suddiviso in due somministrazioni (una ogni 12 ore). In ogni caso non si deve mai superare la dose di 1,5 g/die, né protrarre la terapia per più di 10 giorni; la dose totale massima del ciclo terapeutico è di 15 g. Le concentrazioni sieriche di amikacina dovrebbero essere, quando possibile, controllate e dovrebbe essere evitato che permangano per tempi prolungati al di sopra dei 35 mcg/ml.
-Alterata funzionalità renale: nei pazienti con alterata funzionalità renale, per evitare fenomeni di accumulo, si deve prolungare l'intervallo fra le somministrazioni o diminuire il dosaggio.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
L'amikacina è potenzialmente nefrotossica, ototossica e neurotossica. Nei pazienti con insufficienza renale, qualora sia previsto un trattamento superiore a 5 giorni, è necessario praticare un audiogramma prima di iniziare la terapia e nel corso del trattamento.  Qualora si osservassero tinnito auricolare e diminuzione dell'udito, o diminuzione della percezione ad alte frequenze, interrompere la somministrazione.  Poiché questo antibiotico si concentra in elevate quantità nel sistema escretorio renale, i pazienti in trattamento dovrebbero essere ben idratati, al fine di ridurre al minimo l'irritazione chimica dei tubuli renali. Si dovrebbe inoltre controllare la funzionalità renale, prima di iniziare la terapia, ed anche nel corso della medesima. Se appaiono segni di irritazione renale (cilindri globuli rossi e bianchi nel sedimento, albuminuria) si dovrebbe aumentare l'idratazione. Se compaiono altri segni di alterazione, quali riduzione della clearance della creatinina (CC), del peso specifico dell'urina, aumento dell'azoto ureico e della creatinina sierica, oliguria, si dovrebbe ridurre il dosaggio, secondo quanto precisato nel paragrafo "Posologia e modo di somministrazione". Il trattamento dovrebbe venire sospeso se si riscontra aumento dell'azotemia o riduzione progressiva dell'escrezione urinaria.  Precisiamo che quando il paziente è ben idratato e la funzionalità renale normale, il rischio di reazioni nefrotossiche con amikacina è ridotto, se ci si mantiene entro le dosi consigliate.  Poiché l'amikacina ad alte dosi ha evidenziato negli animali da esperimento un'attività paralizzante muscolare, si deve tener presente la possibilità di blocco neuromuscolare e paralisi respiratoria quando Pierami è somministrato contemporaneamente ad anestetici o a bloccanti neuromuscolari. Se si verifica il blocco nervoso, i sali di calcio sono in grado di neutralizzare il fenomeno. È possibile allergia crociata con altri aminoglicosidi. È possibile, come con gli altri antibiotici, che la terapia con amikacina induca la comparsa di superinfezioni da germi resistenti, nel qual caso occorre istituire opportuna terapia.
Nei casi in cui l'amikacina è indicata in associazione con altri antibiotici si deve evitare di miscelare tali agenti sia nelle siringhe sia nei flaconi di infusione. La sicurezza d'impiego dell'amikacina in gravidanza non è stata ancora accertata, pertanto,nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto controllo del Medico . Non si sa se l'amikacina venga escreta nel latte. Si dovrebbe, comunque, come regola generale, non permettere l'allattamento a donne sotto terapia con farmaci che potrebbero passare nel latte. È consigliabile effettuare un antibiogramma prima di iniziare la terapia. L'amikacina può, comunque, essere adottata come terapia iniziale, quando in un'infezione si sospetti l'eziologia da Gram-negativi e non siano ancora a disposizione i risultati dell'antibiogramma.

 

PRIMBACTAM

- Primbactam 0,5 i.m./e.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 0,5 g.
- Primbactam 1 i.m./e.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 1,0 g.
- Primbactam 0,5 i.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 0,5 g.
- Primbactam 1 i.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 1,0 g.

L'azione battericida di Primbactam deriva dall'inibizione della sintesi della parete cellulare batterica a causa della inattivazione selettiva del recettore PBP3 senza inibire le altre PBP, PBP 1a, 1b e PBP2, promuovendo come effetto secondario una depressione delle idrolisi parietali e quindi un effetto battericida per shock osmotico. Per concentrazioni che superino la MIC, risultano interessati anche i recettori PBP 1a, 1b e 2.  Primbactam è attivo su un ampio spettro di germi patogeni aerobi Gram-negativi. L'azione battericida di Primbactam deriva dall'inibizione della sintesi della parete cellulare batterica. Grazie alla sua struttura molecolare Primbactam possiede un alto grado di stabilità in presenza delle beta-lattamasi prodotte dalla maggior parte dei patogeni Gram-negativi e Gram-positivi. Primbactam mantiene la sua attività microbiologica in una vasta gamma di pH. Primbactam non induce attività betalattamasica. Inoltre Primbactam è in genere attivo verso i batteri resistenti ad altri antibiotici betalattamici a causa dell'inattivazione operata dalle betalattamasi. Molti ceppi di questi germi resistenti a più antibiotici sono sensibili a Primbactam. L'aztreonam è attivo in vitro verso la maggior parte dei ceppi dei seguenti microorganismi: Escherichia coli, Enterobacter spp., Klebsiella spp. (comprese K. pneumoniae e K. oxytoca), Proteus mirabilis, Proteus vulgaris, Morganella morganii (già Proteus morganii), Providencia spp. (incluse P. stuartii e P. rettgeri, già Proteus rettgeri), Pseudomonas spp. (inclusa P. aeruginosa), Serratia marcescens, Neisseria gonorrhoeae (inclusi i ceppi produttori di penicillinasi), Haemophilus influenzae (inclusi i ceppi ampicillino-resistenti ed altri ceppi produttori di penicillinasi), Citrobacter spp., alcuni ceppi di Acinetobacter calcoaceticus. Aztreonam è anche attivo in vitro verso vari altri patogeni. Tra questi microorganismi figurano: Salmonella spp., Shigella spp., Pasteurella multocida, Yersinia enterocolitica, Aeromonas hydrophila e Neisseria meningitidis. Aztreonam e gli aminoglicosidi hanno mostrato in vitro di avere un effetto sinergico verso la maggior parte dei ceppi di P. aeruginosa, molti ceppi di Enterobacteriaceae ed altri microorganismi aerobi Gram-negativi. A causa della mancanza di attività di Primbactam sui microorganismi anaerobi (Gram-positivi e Gram-negativi), la normale microflora essenziale intestinale non viene alterata. Pertanto, i normali meccanismi di resistenza alla colonizzazione intestinale rimangono inalterati.

Indicazioni terapeutiche
Primbactam (aztreonam per iniezioni) è di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gram-negativi "difficili". In particolare il prodotto trova indicazione nelle suddette infezioni in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi chirurgica: la somministrazione di Primbactam è in grado di ridurre l'incidenza delle infezioni post-operatorie in pazienti sottoposti a procedure chirurgiche classificate contaminate o potenzialmente contaminate.

Posologia e modo di somministrazione
Adulti: Primbactam per iniezioni può essere somministrato per via intramuscolare o per via endovenosa. La via endovenosa è consigliabile per i pazienti che necessitino di posologie maggiori di 1 g o in quelli con setticemia, ascessi parenchimali localizzati (come ad esempio gli ascessi intraddominali) od altre infezioni sistemiche gravi o che mettano in pericolo la vita del paziente. Il dosaggio e la via di somministrazione vanno stabiliti in rapporto alla sensibilità dei patogeni causali, alla gravità dell'infezione ed alle condizioni del paziente e a giudizio del Medico.


Tipo di infezione

Dosaggio (g)

Frequenza (h)

Infezioni delle vie urinarie

0,5 o 1

8 o 12

Infezioni sistemiche gravi

1 o 2

8 o 12

Infezioni sistemiche gravi che
minacciano la vita

2

6 o 8

In infezioni delle vie urinarie si è dimostrata efficace anche una sola somministrazione giornaliera di 1 g di Primbactam con risoluzione dell'infezione dopo alcuni giorni di terapia. In pazienti particolarmente gravi con infezioni da microrganismi sensibili a Primbactam ed in cui ci sia il rischio di contemporanea presenza di germi ad esso insensibili (Gram-positivi e/o anaerobi), a giudizio del Medico, potrà essere associato a Primbactam un antibiotico specifico per tali germi. La dose di Primbactam deve essere diminuita in pazienti con ridotta eliminazione urinaria, transitoria o persistente, a causa di una insufficienza renale. Dopo una dose iniziale di attacco di 1-2 g, la posologia di Primbactam va dimezzata in pazienti con clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min. Se è disponibile solo la creatininemia può essere usata la seguente formula (basata su sesso, peso ed età del paziente) onde ottenere il valore della clearance della creatinina. La creatininemia deve rappresentare lo stato costante della funzionalità renale.
Maschi = [peso (kg) x (140 - età)] / [72 x creatininemia (mg/dl)]
Femmine = 0,85 x il valore precedente
Nei pazienti in emodialisi può essere somministrata una posologia iniziale di 0,5-1 o 2 g; la dose di mantenimento deve essere un quarto di quella iniziale e data ad intervalli di 6-8 o 12 ore. Nelle infezioni gravi, deve essere somministrato, in aggiunta alle dosi di mantenimento, un ottavo della dose iniziale dopo ogni emodialisi.Profilassi chirurgica: una dose da 1 grammo di Primbactam in monoterapia od in associazione con un altro antibiotico (vedi "Indicazioni terapeutiche") somministrata poco prima della chirurgia e dopo 8 e 16 ore dalla prima dose.
Neonati e bambini: a giudizio del Medico potranno essere impiegati i seguenti dosaggi: neonati e bambini nella prima infanzia: 30 mg/kg per via endovenosa ogni 6-8 ore.
Nota: nei prematuri (inferiori a kg 2,5) somministrare 30 mg/kg per via endovenosa ogni 12 ore nella prima settimana di vita.
Bambini oltre i 2 anni: 30 mg/kg per via endovenosa o intramuscolare ogni 6 ore. Nelle infezioni meno gravi, in assenza di setticemia, possono essere impiegate posologie di 30 mg/kg con frequenza minore di quella di cui sopra. Nei soggetti con peso corporeo superiore a 40 kg si possono usare le posologie previste per gli adulti. Nelle infezioni severe possono essere impiegati dosaggi fino a 50 mg/kg ogni 6-8 ore.
Pazienti anziani: il fattore più importante per la determinazione del dosaggio nei pazienti anziani è lo stato clinico renale. Comunque, come per tutti gli antibiotici eliminati per via renale, dovranno essere effettuate stime della clearance della creatinina e, se necessario, apportate modifiche appropriate al dosaggio.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Poiché l'esperienza della somministrazione di Primbactam a pazienti con preesistente insufficienza epatica è limitata, la terapia in tali pazienti deve essere monitorizzata.
È consigliabile controllare la funzionalità renale specialmente in pazienti che ricevono dosaggi elevati. Per i soggetti con funzionalità renale compromessa vedi schema posologico. Poiché durante la terapia con aztreonam si può riscontrare un prolungamento del tempo di protrombina, è necessario monitorare i pazienti in trattamento con anticoagulanti orali.
Avvertenze: Prima di iniziare la terapia con Primbactam, occorre accertare un'eventuale anamnesi di reazioni di ipersensibilità a Primbactam, alle cefalosporine, alle penicilline o ad altri farmaci. Osservazioni preliminari indicano che pazienti con documentata allergia alla penicillina non sembrano reagire a Primbactam. Tuttavia fino a che non sarà acquisita maggiore esperienza, i pazienti con reazioni di tipo 1 od anafilattiche alle penicilline dovranno essere trattati con Primbactam solo se il beneficio potenziale supera i rischi potenziali di una grave reazione allergica. Gli antibiotici devono essere somministrati con cautela ad ogni paziente che abbia forme di allergia specie se a farmaci. In presenza di reazione allergica a Primbactam il trattamento deve essere sospeso. Reazioni di ipersensibilità gravi possono anche richiedere la somministrazione di adrenalina ed altre misure di pronto soccorso.

ROCEFIN

Rocefin 1 e.v. - Un flacone iniettabile contiene ceftriaxone bisodico 3,5 H2 O 1193 mg pari a ceftriaxone 1000 mg; una fiala solvente contiene 10 ml di acqua per preparazione iniettabile.

Rocefin 2- Un flacone perfusione endovenosa rapida contiene ceftriaxone bisodico 3,5 H2 O 2386 mg pari a ceftriaxone 2000 mg.

Il ceftriaxone è un antibiotico derivato dall'acido cefalosporanico, caratterizzato da un residuo metossiminico che gli conferisce stabilità nei confronti delle beta-lattamasi batteriche, nonché da una funzione triazinica responsabile delle proprietà farmacocinetiche. Presenta in vitro uno spettro d'azione molto ampio, sia su Gram + che Gram - aerobi, ed è dotato di un'attività battericida che si esplica a concentrazioni inferiori ai 0,1 mg/ml per la maggior parte dei batteri sensibili.
Nell'impiego clinico trova indicazione solo in infezioni gravi (vedi indicazioni) dovute ai seguenti germi Gram negativi: Enterobacter, Serratia marcescens, Citrobacter, Pseudomonas aeruginosa. Il ceftriaxone mostra inoltre una buona attività nei confronti dei batteri anaerobi. Tale attività, unitamente alla lunga emivita, consente di ottenere, con un'unica somministrazione giornaliera, concentrazioni di antibiotico superiori alla concentrazione minima inibente.
La sensibilità a Rocefin dei patogeni Gram-positivi e Gram-negativi può essere valutata sia mediante il test di diffusione con dischi, sia con il metodo della diluizione negli usuali terreni di coltura. Si consiglia in ogni caso di utilizzare dischi contenenti ceftriaxone, poiché alcuni ceppi batterici sensibili quando valutati con disco specifico del ceftriaxone, risultano invece resistenti se valutati con dischi standard per la classe delle cefalosporine.
Iniettato per via i.m. o e.v. il ceftriaxone diffonde rapidamente dal plasma ai tessuti, raggiungendo picchi plasmatici pari a circa 150 mcg/ml dopo 1 g e.v. e a 100 mcg/ml dopo 1 g i.m. Il tempo di emivita è pari a 6-11 ore nel plasma e a 10-11 ore nei tessuti.
Farmacocinetica: Penetra facilmente nei tessuti periferici ed anche attraverso la barriera ematoencefalica, raggiungendo concentrazioni multiple delle CMI per i batteri più frequentemente isolati dal liquor di pazienti con meningi infiammate.
Il farmaco non viene metabolizzato nell'organismo e viene quindi eliminato in forma attiva dal rene e dal fegato nella misura del 56% e 44% circa rispettivamente. L'eliminazione renale del ceftriaxone avviene per filtrazione glomerulare, mentre la secrezione tubulare non sembra avere rilevanza. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva.

Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gram-negativi "difficili" o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici.
In particolare il prodotto trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi delle infezioni chirurgiche.

Posologia e modo di somministrazione
Schema posologico generale
Adulti e bambini oltre 12 anni: la dose consigliata è di 1g di Rocefin una volta al giorno (ogni 24 ore). Nei casi più gravi o in infezioni causate da microrganismi moderatamente sensibili,la dose può raggiungere i 4 g somministrati in un'unica soluzione.
Neonati (fino a 2 settimane): la dose giornaliera è di 20-50 mg/kg di peso corporeo in monosomministrazione; a causa della immaturità dei loro sistemi enzimatici non bisognerebbe superare i 50 mg/kg (vedere Avvertenze).
Bambini (da 3 settimane a 12 anni): la dose giornaliera può variare tra 20 e 80 mg/kg. Per dosi endovenose pari o superiori a 50 mg/kg si consiglia di utilizzare una perfusione della durata di almeno 30 minuti.
Per i bambini di peso superiore a 50 kg andrà usato il dosaggio proprio degli adulti.
Anziani: lo schema posologico degli adulti non richiede modificazioni nel caso di pazienti anziani.
La durata della terapia è in funzione del decorso dell'infezione.
Come tutte le terapie a base di antibiotici, in generale la somministrazione di Rocefin va protratta per un minimo di 48-72 ore dopo lo sfebbramento o dopo la dimostrazione di completa eradicazione batterica.
Profilassi delle infezioni chirurgiche
Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati,in relazione a tipo e rischio di contaminazione dell'intervento,1 g i.m. o 1-2 g e.v. in dose singola, un'ora prima dell'intervento.
Posologia in particolari condizioni
Insufficienza renale: in soggetti con clearance della creatinina maggiore di 10 ml/min la posologia resta inalterata. In caso di clearance della creatinina uguale o minore di 10 ml/min si può somministrare fino ad un massimo di 2 g una volta al giorno.
Insufficienza epatica: posologia normale.
Insufficienza renale ed epatica associate: controllare le concentrazioni plasmatiche del ceftriaxone.
Prematuri: dose massima 50 mg/kg una volta al giorno.
Modalità di somministrazione
Le soluzioni ricostituite conservano le proprie caratteristiche fisico-chimiche per 6 ore a temperatura ambiente (o per 24 ore a +5 °C). Come regola generale comunque, le soluzioni andrebbero usate immediatamente dopo la preparazione.
Possono variare nella colorazione da giallo pallido ad ambra in funzione della concentrazione e del periodo di conservazione; tale caratteristica non ha influenza sull'efficacia o sulla tollerabilità del farmaco.
Iniezione intramuscolare
Per praticare l'iniezione intramuscolare, sciogliere Rocefin i.m. con l'apposito solvente (soluzione di lidocaina 1%) che è di ml 2 per Rocefin g 0,25 e g 0,5, e di ml 3,5 per Rocefin g 1: iniettare profondamente la soluzione estemporanea così ottenuta nel gluteo, alternando i glutei nelle successive iniezioni.
La soluzione di lidocaina non deve essere somministrata endovena.
Iniezione endovenosa
Per praticare l'iniezione e.v., sciogliere Rocefin con l'apposito solvente (acqua per preparazioni iniettabili) che è ml 5 per Rocefin g 0,25 e Rocefin g 0,5 e di ml 10 per Rocefin g 1, e iniettare direttamente in vena nel tempo di 2-4 minuti.
Perfusione endovenosa
Per praticare la perfusione endovenosa sciogliere Rocefin in ragione di 2 g in 40 ml di liquido di perfusione privo di ioni di calcio (soluzione fisiologica, soluzione glucosata al 5% o al 10%,soluzione di levulosio al 5%, soluzione glucosata di destrano al 6%, soluzioni di NaCl 0,45% + glucosio 2,5%).
La perfusione avrà una durata di almeno 30 minuti.
Le soluzioni di Rocefin non dovrebbero essere mescolate in soluzioni contenenti altri farmaci antimicrobici o con soluzioni diluenti diverse da quelle sopra elencate per possibile incompatibilità.

Controindicazioni
Ipersensibilità accertata verso le cefalosporine o verso qualcuno dei componenti. In caso di ipersensibilità alle penicilline, si deve tener presente la possibile insorgenza di allergia crociata. Nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del Medico.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Prima di iniziare la terapia con Rocefin, dovrebbe essere svolta un'indagine accurata per stabilire se il paziente ha manifestato in passato fenomeni di ipersensibilità alle cefalosporine, penicilline ed altri farmaci. Il prodotto deve essere somministrato con cautela in pazienti allergici alla penicillina poiché sono descritti casi di ipersensibilità crociata fra penicilline e cefalosporine. A causa dell'immaturità delle funzioni organiche,i prematuri non dovrebbero essere trattati con dosi di Rocefin superiori a 50 mg/kg/die.
Come per gli altri antibiotici l'impiego protratto può favorire lo sviluppo di batteri resistenti ed in caso di superinfezione occorre adottare le misure più appropriate.
Reazioni acute di ipersensibilità possono richiedere l'uso di adrenalina ed altre misure di emergenza. Le preparazioni contenenti lidocaina non devono essere somministrate per via endovenosa ed a pazienti allergici a questo anestetico locale. Se si evidenziano segni di infezione, il microrganismo responsabile dovrebbe essere isolato ed una opportuna terapia, basata sui test di sensibilità, dovrebbe venire adottata.
Analisi su campioni raccolti prima dell'inizio della terapia dovrebbero venire effettuate per determinare la sensibilità a ceftriaxone del microrganismo responsabile. La terapia con Rocefin può essere comunque iniziata in attesa dei risultati di queste analisi; ed il trattamento dovrebbe comunque essere, se il caso, successivamente modificato secondo i risultati delle analisi. Prima di impiegare Rocefin in associazione ad altri antibiotici dovrebbero essere attentamente rilette le istruzioni per l'uso degli altri farmaci per conoscerne eventuali controindicazioni, avvertenze, precauzioni e reazioni indesiderate. La funzionalità renale dovrebbe essere controllata attentamente.
Coliti pseudomembranose sono state riportate a seguito dell'uso di cefalosporine (o altri antibiotici a largo spettro); è importante considerare questa diagnosi in pazienti che manifestino diarrea dopo l'uso di antibiotico.

Avvertenze
Rocefin viene eliminato per il 56% circa attraverso le urine e per il restante 44% attraverso la bile in forma microbiologicamente attiva. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva. In caso di ridotta funzionalità renale è eliminato in quota più elevata per via biliare, con le feci. Poiché anche in tale circostanza il tempo di emivita risulta solo leggermente aumentato, nella maggior parte dei casi non è necessario ridurre la posologia di Rocefin, a condizione che la funzionalità epatica sia normale. Solo in presenza di una gravissima insufficienza renale (clearance della creatinina £10 ml/min) la dose di mantenimento ogni 24 ore dovrà essere ridotta alla metà rispetto alla dose abituale. Al pari di altre cefalosporine, è stato dimostrato che il ceftriaxone può parzialmente interferire con i siti di legame della bilirubina con l'albumina plasmatica. Si consiglia, quindi, cautela nel trattamento con Rocefin di neonati iperbilirubinemici, specie se prematuri.
Le cefalosporine di terza generazione, come altre betalattamine,possono indurre resistenza microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti specialmente Enterobacteriaceae e Pseudomonas,in soggetti immunodepressi e probabilmente, associando tra loro più betalattamine. Come per qualsiasi terapia antibiotica, in caso di trattamenti prolungati si dovranno effettuare regolari controlli della crasi ematica.
In casi estremamente rari, in pazienti trattati con dosi elevate,l'ultrasonografia della cistifellea ha messo in evidenza reperti interpretabili come ispessimento della bile. Tale condizione è prontamente regredita all'interruzione o al termine della terapia. Anche se questi riscontri dovessero essere sintomatici, si raccomanda un trattamento puramente conservativo.
Sono state segnalate in corso di trattamento con cefalosporine,positività dei test di Coombs (talora false).

Interazioni
La contemporanea somministrazione di alte dosi di Rocefin con diuretici ad elevata attività (es. furosemide) a forti dosaggi non ha sinora evidenziato disturbi della funzionalità renale. Non c'è alcuna evidenza che Rocefin aumenti la tossicità renale degli aminoglicosidi. L'ingestione di alcool successiva alla somministrazione di Rocefin non dà effetti simili a quelli del disulfiram; il ceftriaxone, infatti, non contiene il gruppo N-metiltiotetrazolico ritenuto responsabile sia della possibile intolleranza all'alcool sia delle manifestazioni emorragiche verificatesi con altre cefalosporine. L'eliminazione di Rocefin non è modificata dal probenecid.
È stato dimostrato in condizioni sperimentali sinergismo d'azione tra Rocefin e aminoglicosidi nei confronti di molti germi Gram-negativi. Il potenziamento di attività di tali associazioni, sebbene non sempre predicibile, dovrà essere tenuto in considerazione in tutte quelle infezioni gravi, resistenti ad altri trattamenti, dovute ad organismi quali Pseudomonas aeruginosa. A causa di incompatibilità fisiche i due farmaci vanno somministrati separatamente alle dosi raccomandate.

Gravidanza ed allattamento
Nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento e nella primissima infanzia, il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del Medico.

Effetti indesiderati
Similmente a quanto avviene con altre cefalosporine, durante la terapia con Rocefin possono manifestarsi i seguenti effetti collaterali:
A livello sistemico
Disturbi gastrointestinali: feci non formate, diarrea, nausea, vomito, stomatite, glossite, raramente ispessimento della bile.
Modificazioni ematologiche: eosinofilia, leucopenia, granulocitopenia, anemia, trombocitopenia.
Reazioni cutanee: esantema, dermatite allergica, prurito, orticaria ed edema.
Altri effetti collaterali rari: cefalea, vertigini, aumento delle transaminasi, oliguria, aumento dei valori sierici della creatinina, micosi del tratto genitale, brividi, febbre e reazioni anafilattiche o anafilattoidi. La comparsa di shock anafilattico è estremamente rara e richiede immediate contromisure quali la somministrazione endovena di adrenalina seguita da un glucocorticoide.
Rari casi di enterocolite pseudomembranosa e modifiche dei parametri emocoagulativi sono stati riportati in seguito all'uso di cefalosporine. Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine.

SPECTRUM

Principio attivo:  ceftazidima pentaidrato
Polvere e solvente per soluzione per infusione endovenosa.

La ceftazidima è un derivato dell'acido cefalosporanico che si caratterizza per uno spettro antibatterico molto ampio, un'elevata resistenza alle beta-lattamasi ed una notevole attività invitro e in vivo anche sullo Pseudomonas, di norma resistente agli antibiotici beta-lattamici.
Ciò è dovuto alla presenza contemporanea, nella catena laterale, del gruppo aminotiazolico, del gruppo propossiminico e del gruppo carbossilico.
Spettro antibatterico e meccanismo d'azione
Lo Spectrum è un antibiotico a spettro eccezionalmente ampio e ad azione battericida. Provoca infatti la lisi della cellula batterica per inibizione della sintesi di mucoproteine a livello della parete cellulare. Il suo effetto battericida si manifesta a concentrazioni pari o prossime alle concentrazioni minime inibenti. Lo Spectrum risulta attivo nei confronti di una vasta gamma di germi gram-positivi e gram-negativi, sia aerobi che anaerobi, compresi ceppi resistenti ad antibiotici aminoglicosidici e ad antibiotici beta-lattamici (cefalosporine e penicilline semisintetiche). Nell'impiego clinico trova indicazione solo in infezioni gravi (vedi Indicazioni) dovute ai seguenti germi gram-negativi: Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas spp., Serratia spp., Enterobacter spp., Citrobacter spp. Lo Spectrum trova inoltre indicazione nella profilassi delle infezioni chirurgiche.

Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da gram-negativi "difficili" o da flora mista con presenza di gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici. In particolare il prodotto trova indicazione nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi.
Profilassi chirurgica : la somministrazione di Spectrum risulta in grado di ridurre l'incidenza di infezioni post-chirurgiche in pazienti sottoposti ad interventi contaminati o potenzialmente tali.

Posologia e modo di somministrazione
Lo Spectrum va impiegato esclusivamente per via infusionale.
Dosaggio : varia in rapporto alla gravità del singolo caso, sensibilità, sito e tipo di infezione, età, funzionalità renale e secondo il giudizio del medico.
Adulti : 1 - 6 g/die
Bambini : 30 - 100 mg/kg/die.
Nei casi di particolare gravità (soggetti immunodepressi, con fibrosi cistica o con meningite) tale posologia può essere ulteriormente aumentata fino a 150 mg/kg/die (6 g/die) in 3 somministrazioni.
Nei pazienti anziani gravi, in considerazione della ridotta clearance della ceftazidima, il dosaggio massimo giornaliero non dovrebbe di norma superare i 3 g, soprattutto in quelli di età superiore agli 80 anni. Nei pazienti con alterazioni della funzionalità renale si dovrebbe somministrare una dose iniziale di 1 g ed adottare per il mantenimento il seguente schema posologico:

Clearance
creatinina
(ml/min)

Creatinina sierica
appross. mmol/l
(mg/dl)

Dose unitaria
raccomandata
(g)

Intervallo tra le
somministrazioni
(ore)

>50

< 150 (1,7)

Dosaggio normale

50 - 31

150-200 (1,7 - 2,3)

1

12

30 - 16

200-350 (2,3 - 4)

1

24

15 - 6

350-500 (4 - 5,6)

0,5

24

< 5

> 500 (> 5,6)

0,5

48

Nelle infezioni gravi si potrà aumentare del 50% la dose unitaria (riportata in tabella) oppure aumentare la frequenza di somministrazione: in questi casi andranno controllati i livelli sierici di ceftazidima i cui valori minimi non dovrebbero superare 40 mg/l.
Nei bambini la clearance della creatinina andrà adattata tenendo conto della superficie corporea o del peso corporeo privato dei grassi.
Profilassi chirurgica
Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati, in relazione a tipo, durata e rischio di contaminazione dell'intervento 1 g i.m. (Spectrum) o 1 - 2 g e.v. in dose singola (profilassi "ultra short term") o in dosi ripetute (profilassi "short term").
Emodialisi
L'emivita sierica durante l'emodialisi varia da 3 a 5 ore.
Ai pazienti in dialisi è opportuno ripetere alla fine di ogni trattamento le dosi indicate in tabella.
Dialisi peritoneale
La ceftazidima può essere impiegata sia nella dialisi peritoneale che nella dialisi peritoneale ambulatoriale continua (CAPD).
La ceftazidima può essere aggiunta alle soluzioni per dialisi peritoneale (di solito 125 - 250 mg ogni due litri di liquido per dialisi).
Nei pazienti con insufficienza renale in terapia intensiva sottoposti ad emodialisi o ad emofiltrazione ad alto flusso somministrare 1 g al giorno in dose singola o in dosi suddivise.
Nel caso di emofiltrazione a basso flusso seguire il dosaggio raccomandato in caso di funzionalità renale ridotta.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Prima di iniziare il trattamento con lo Spectrum accertarsi se il paziente abbia manifestato precedenti reazioni di ipersensibilità alla ceftazidima, alle cefalosporine, alle penicilline o ad altri farmaci. Lo Spectrum, analogamente a tutti gli altri antibiotici beta-lattamici, va somministrato con cautela in pazienti in cui si sono manifestate reazioni allergiche alla penicillina. In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed eventualmente istituire un trattamento idoneo (adrenalina, antistaminici, corticosteroidi) ed altre opportune misure di emergenza.
Casi di colite pseudomembranosa sono stati descritti in concomitanza all'uso di tutti gli antibiotici a largo spettro (inclusi macrolidi, penicilline semisintetiche e cefalosporine); è importante prendere in considerazione tale diagnosi in pazienti che presentano diarrea durante la terapia.
Tali forme di colite possono variare da lievi a molto gravi. Il trattamento con antibiotici ad ampio spettro altera la normale flora del colon e può facilitare la crescita dei clostridi. Gli studi effettuati hanno evidenziato che una tossina prodotta dal Clostridium difficile è la principale causa della colite associata all'uso di antibiotici.
Forme lievi di colite pseudomembranosa rispondono in genere favorevolmente alla semplice interruzione del farmaco. In forme moderate o gravi il trattamento deve includere la sigmoidoscopia, opportune ricerche batteriologiche e la somministrazione di liquidi, elettroliti e proteine.
Nei casi in cui la colite non migliori dopo la sospensione del farmaco e nei casi gravi la somministrazione di vancomicina per via orale costituisce il trattamento di scelta della colite pseudomembranosa da Clostridium difficile indotta da antibiotici. Devono essere escluse altre cause di colite.
Lo Spectrum è escreto per via renale. Pertanto, come per tutti gli antibiotici eliminati per tale via, in pazienti con moderata o grave insufficienza renale, si raccomanda di ridurre la dose per evitare le conseguenze cliniche di concentrazioni ematiche eccessive, quali ad esempio convulsioni o sequele neurologiche.
Come per altri antibiotici a largo spettro l'uso prolungato della ceftazidima può favorire l'emergere opportunistico di microrganismi o ceppi non sensibili (ad esempio Candida ed Enterococchi) che richiede l'adozione di misure adeguate o l'eventuale interruzione del trattamento. È pertanto essenziale un assiduo controllo delle condizioni del paziente.
Come per altre cefalosporine e penicilline a spettro allargato alcuni ceppi di Enterobacter spp., inizialmente sensibili, possono manifestare resistenza durante la terapia con ceftazidima. Pertanto nel corso del trattamento di infezioni da Enterobacter spp., se ritenuto clinicamente appropriato, deve essere valutata la possibilità di eseguire successivi test di sensibilità.

Effetti indesiderati
La ceftazidima è generalmente ben tollerata e le reazioni avverse piuttosto infrequenti; esse includono:
reazioni locali :flebite o tromboflebite conseguenti a somministrazione endovenosa; dolore e/o infiammazione dopo somministrazione intramuscolare;
reazioni di ipersensibilità : rash urticarioidi o maculopapulari, febbre, prurito e, molto raramente, angioedema e reazioni anafilattiche (inclusi broncospasmo e/o ipotensione).
Come con altre cefalosporine vi sono state rare segnalazioni di eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica;
reazioni gastrointestinali : diarrea, nausea, vomito, dolore addominale e, molto raramente, candidiasi del cavo orale o colite; come per altre cefalosporine la colite può essere associata alla presenza del Clostridium difficile e presentarsi sotto forma di colite pseudomembranosa;
reazioni genito-urinarie : candidiasi, vaginite;
reazioni neurologiche : cefalea, vertigini, parestesie e sensazioni di sapore sgradevole. Vi sono state segnalazioni di sequele neurologiche come tremori, mioclonie, convulsioni ed encefalopatia verificatesi in pazienti con insufficienza renale nei quali il dosaggio della ceftazidima non era stato opportunamente ridotto;
modificazioni dei parametri di laboratorio : sono state riferite in corso di terapia con ceftazidima variazioni transitorie di alcuni parametri clinici e di laboratorio: eosinofilia, positività al test di Coombs e molto raramente anemia emolitica, trombocitosi, incrementi in uno o più parametri di funzionalità epatica quali SGOT, SGPT, LDH, GGT e fosfatasi alcalina. Come per altre cefalosporine sono stati segnalati occasionalmente incrementi transitori di azotemia, ammoniemia e/o creatinina sierica.
Molto raramente sono stati osservati leucopenia, neutropenia, trombocitopenia, agranulocitosi e linfocitosi.

Proprietà farmacocinetiche
Lo Spectrum, dopo somministrazione per via parenterale sotto forma di sale sodico, raggiunge elevate e persistenti concentrazioni ematiche: nell'uomo dopo somministrazione intramuscolare di 500 mg ed 1 g si raggiungono rapidamente concentrazioni massime rispettivamente di 18 e 37 mcg/ml. Il picco viene raggiunto dopo circa 1 ora dalla somministrazione i.m..
Dopo somministrazione endovenosa rapida in 5 minuti di 1 e 2 g le concentrazioni medie al picco risultano rispettivamente 119 e 171,4 mcg/ml.
Dopo 8 ore dalla somministrazione sia endovenosa che intramuscolare il farmaco è ancora presente nel sangue a livelli terapeuticamente efficaci. L'emivita sierica è di circa 2 ore.
L'entità del legame con le proteine del siero è molto bassa e dell'ordine del 10%: pertanto una larga quota di antibiotico è immediatamente disponibile a diffondere dal sangue ai tessuti ed a svolgere una pronta azione antibatterica.
Distribuzione tessutale
Lo Spectrum presenta, dopo somministrazione di una dose di 1 o 2 g, un elevato grado di diffusione in tutti i principali organi e tessuti, dove raggiunge concentrazioni superiori alle concentrazioni minime inibenti (CMI) dei principali germi patogeni

TARGOSID

Fialoide da 10 ml contenente in forma liofilizzata: principio attivo: teicoplanina 200 mg (più un sovradosaggio del 10% per compensare la perdita legata all'estrazione della soluzione dal fialoide).

La teicoplanina é un nuovo antibiotico glicopeptidico ottenuto dalla fermentazione dell'Actinoplanes teichomyceticus. La sua azione si esplica nei confronti dei batteri Gram-positivi sia aerobi che anaerobi.
L'attività antibatterica comprende Staphylococcus aureus e Staphylococcus epidermidis (inclusi i ceppi resistenti alla meticillina e ad altri antibiotici beta-lattamici), streptococco piogene, enterococco, listeria, difteroidi JK e clostridi incluso il Clostridium difficile. A seconda delle casistiche i valori delle MIC90 variano da 0,39 a 3,12 mg/L per lo Staphylococcus aureus e da 0,2 a 3,1 mg/L per l'enterococco. La teicoplanina é prevalentemente battericida contro le specie batteriche sensibili, ad eccezione dell'enterococco.
La teicoplanina agisce a livello della parete cellulare inibendo la polimerizzazione delle catene di peptidoglicano. È stato dimostrato sinergismo di azione con gli antibiotici aminoglicosidi (con particolare riferimento alla gentamicina sugli stafilococchi) e con l'imipenem, indifferenza o sinergismo con la rifampicina. La teicoplanina non determina insorgenza di resistenza "one step". La resistenza di tipo "multi-step" si ottiene solo dopo numerosi passaggi.  Studi in vitro hanno evidenziato l'assenza di resistenza crociata con altri antibiotici (beta-lattamici, macrolidi, aminoglicosidi, tetraciclina, rifampicina, cloramfenicolo). La teicoplanina, infine, ha mostrato attività battericida sui microrganismi intracellulari fagocitati dai neutrofili e dai monociti umani. La sensibilità in vitro si determina con dischi di teicoplanina da 30 mcg in agar di Mueller Hinton: un alone di 14 mm o più indica sensibilità, e un alone di 10 mm o meno indica resistenza. Quelli con valori compresi tra 10 e 14 mm vengono classificati di sensibilità intermedia.

Indicazioni terapeutiche
Infezioni gravi sostenute da batteri Gram-positivi, in particolare Staphylococcus aureus, meticillino e cefalosporino-resistenti.
Profilassi dell'endocardite da Gram-positivi in chirurgia dentaria dei cardiopatici a rischio, particolarmente nei casi di allergia ad antibiotici beta-lattamici.
Somministrazione intraperitoneale nella peritonite in pazienti trattati con dialisi peritoneale cronica ambulatoriale.

Posologia e modo di somministrazione
Iniettare lentamente l'acqua della fiala nel fialoide contenente il principio attivo; far ruotare delicatamente il fialoide fra le mani, finché la polvere non si sia completamente sciolta, cercando di evitare la formazione di schiuma. Si otterrà una soluzione isotonica di circa 66,7 mg/ml di teicoplanina, con un pH di 7,5. La soluzione può essere conservata per 48 ore a temperatura ambiente.  La teicoplanina può essere somministrata sia per via endovenosa (bolo o perfusione) che per via intramuscolare o intraperitoneale. La frequenza di somministrazione é di una volta al giorno, dopo una o più dosi di attacco.
Adulti con funzione renale normale. La posologia di teicoplanina deve essere adattata a seconda della gravità dell'infezione:
- in prima giornata si consiglia una posologia di 6 mg/kg (generalmente 400 mg) per via endovenosa. Nei giorni successivi la dose potrà essere di 6 mg/kg/die (generalmente 400 mg) per via endovenosa o 3 mg/kg/die (generalmente 200 mg) per via endovenosa od intramuscolare, in somministrazione unica nella giornata. La dose più alta e la via endovenosa sono raccomandate per le infezioni più gravi.
- in infezioni potenzialmente fatali iniziare con 6 mg/kg (di solito 400 mg) due volte al giorno per 1-4 giorni (posologia di attacco); continuare con 6 mg/kg/die per via endovenosa (posologia di mantenimento) nei giorni seguenti.
Si raccomanda di associare teicoplanina ad un altro appropriato antibiotico battericida nelle infezioni che richiedono la massima attività battericida (endocardite stafilococcica), o nelle situazioni in cui non si può escludere la presenza di una componente Gram negativa (terapia empirica di episodi febbrili in pazienti neutropenici).
La maggior parte dei pazienti mostra un beneficio della terapia entro 48-72 ore dall'inizio del trattamento. La durata totale della terapia va comunque definita in rapporto al tipo e alla gravità dell'infezione nonché in funzione della risposta del paziente. Nel caso di endocarditi e osteomieliti, viene raccomandato un periodo di almeno tre settimane.
Adulti e pazienti anziani con insufficienza renale. Nei pazienti con insufficienza renale, l'aggiustamento del dosaggio andrà effettuato a partire dal 4° giorno di terapia, come di seguito riportato:
- nella insufficienza moderata (clearance della creatinina tra 40 e 60 ml/min.) la dose pro-die di teicoplanina deve essere ridotta della metà oppure somministrata a giorni alterni;
- nella insufficienza grave (clearance della creatinina inferiore a 40 ml/min.) e nei pazienti sottoposti ad emodialisi la dose pro-die di Teicoplanina deve essere ridotta ad un terzo o somministrata ogni 3 giorni.
Nei pazienti con clearance della creatinina uguale o inferiore a 20 ml/min., il trattamento con teicoplanina potrà essere effettuato solo nei casi in cui possa essere garantito il monitoraggio delle concentrazioni sieriche del farmaco.
Bambini con funzione renale normale: la dose e la durata del trattamento dovranno essere definite in funzione al tipo ed alla gravità dell'infezione, nonché alla risposta del paziente.
Il trattamento deve essere iniziato alla dose di 10 mg/kg ogni 12 ore per un totale di 3 dosi ed essere poi proseguito alla dose di 6-10 mg/kg/die, riservando il dosaggio più alto alle infezioni più gravi o ai bambini neutropenici.
La determinazione delle concentrazioni seriche di teicoplanina può servire a ottimizzare la terapia. In infezioni gravi le concentrazioni "a valle" non dovrebbero essere inferiori a 10 mg/L.
Posologia per la profilassi dell'endocardite in chirurgia dentaria. Una dose endovenosa di 400 mg al momento dell'induzione con anestetico generale. In pazienti con protesi valvolare è opportuno associare un aminoglicoside.
Somministrazione intraperitoneale. Nei pazienti con insufficienza renale e con peritonite secondaria a dialisi peritoneale cronica ambulatoriale, lo schema posologico raccomandato é di 20 mg di teicoplanina per litro di liquido di dialisi, preceduto da una dose di attacco di 400 mg endovena, se il paziente è febbrile. Il trattamento può essere continuato per più di 7 giorni, ma la dose endoperitoneale viene dimezzata in seconda settimana (20 mg/L in sacche alterne) e ridotta a un quarto in terza settimana (20 mg/L nella sacca notturna).
La Teicoplanina è stabile nelle soluzioni per dialisi peritoneali (1,36% o 3,86% di destrosio) fino a 24 ore se conservata a 4°C. Soluzioni preparate da oltre 24 ore non devono essere usate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAZOCIN

Un flacone di TAZOCIN  1 g / 0,125 g contiene:
Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 1)  
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 125)                    

Un flacone di TAZOCIN 2 g / 0,250 g contiene:
Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 2)                         
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 250)          

Un flacone di TAZOCIN 4 g / 0,500 g contiene:
Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 4)                         
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 500)

Tazocin è un nuovo antibatterico iniettabile per uso endovenoso ed intramuscolare avente quali principi attivi la piperacillina sodica ed un inibitore irreversibile delle beta-lattamasi batteriche, il tazobactam.
La piperacillina è una penicillina semisintetica appartenente al gruppo delle acilureido-penicilline, caratterizzata da un ampio spettro d'azione battericida che si estende sia ai gram-positivi che ai gram-negativi, anaerobi inclusi. Il tazobactam, derivato penicillinico, è un potente inibitore irreversibile di molte beta-lattamasi batteriche, plasmidiche e cromosomiche. Le beta-lattamasi, prodotte da microrganismi penicillino-resistenti, sono degli enzimi in grado di inattivare gli antibiotici beta-lattamici riducendone così la relativa attività antimicrobica. La presenza di tazobactam nella combinazione con piperacillina potenzia l'ampio spettro antibatterico di quest'ultima ampliandone nel contempo l'attività antimicrobica contro numerosi altri ceppi batterici produttori di beta-lattamasi, ivi inclusi quelli stafilococcici.
Si sono dimostrati sensibili in vitro alla combinazione piperacillina/tazobactam i seguenti microrganismi patogeni:
- Gram-positivi produttori e non di beta-lattamasi, quali ceppi di streptococchi (S. pneumoniae, S. pyogenes, S. bovis, S. agalactiae, S. viridans, Gruppo C, Gruppo G), Enterococchi (E. faecalis, E. faecium), Staphylococcus aureus (S. aureus non meticillino resistenti), S. saprophyticus, S. epidermidis (stafilococchi coagulasi negativi), Corynebacterium, Listeria monocytogenes.
- Gram-negativi produttori e non di beta-lattamasi quali Escherichia coli, Citrobacter spp. (inclusi C. freundii, C. diversus), Klebsiella spp. (inclusi K. oxytoca, K. pneumoniae), Enterobacter spp. (inclusi E. cloacae, E. aerogenes), Proteus vulgaris, Proteus mirabilis, Providencia rettgeri, Providencia stuartii, Plesiomonas shigelloides, Morganella morganii, Serratia spp. (inclusi S. marcescens, S. liquifaciens), Salmonella spp., Shigella spp., Pseudomonas aeruginosa e altre Pseudomonas spp. (inclusi P. cepacia, P. fluorescens), Xanthomonas maltophilia, Neisseria gonorrhoeae, Neisseria meningitidis, Moraxella spp. (inclusi Branhamella catarrhalis), Acinetobacter spp., Haemophilus influenzae, H. parainfluenzae, Pasteurella multocida, Yersinia spp., Camphylobacter spp., Gardnerella vaginalis.
- Anaerobi produttori e non di beta-lattamasi quali Bacteroides spp. (inclusi B. bivius, B. disiens, B. capillosus, B. melaninogenicus, B. oralis), Bacteroides fragilis (inclusi B. fragilis, B. vulgatus, B. distasonis, B. ovatus, B. thetaiotaomicron, B. uniformis, B. asaccharolyticus), come anche Peptostreptococcus spp., Fusobacterium spp., Eubacterium gruppo, Clostridium spp. (inclusi C. difficile, C. perfrigens), Veillonella spp. e Actinomyces spp.

Indicazioni terapeutiche
Il Tazocin è indicato nel trattamento delle seguenti infezioni con accertata o presunta presenza di microrganismi sensibili: infezioni delle basse vie respiratorie, infezioni delle vie urinarie (complicate e non), infezioni intra-addominali, infezioni cutanee, setticemia batterica, infezioni polimicrobiche. Il Tazocin è indicato nelle infezioni batteriche miste incluse quelle presumibilmente sostenute da microrganismi aerobi ed anaerobi (intra-addominali, cutanee, delle basse vie respiratorie). Sebbene il Tazocin sia indicato solo nelle condizioni sopra riportate, può tuttavia trovare applicazione in tutte le infezioni sostenute da batteri sensibili alla piperacillina senza l'aggiunta di altri antibiotici in presenza di germi beta-lattamasi produttori.
Il Tazocin è particolarmente utile nel trattamento delle infezioni miste e, grazie al suo ampio spettro di attività, è in grado di coprire adeguatamente il paziente nella terapia empirica prima della disponibilità dei risultati dei tests di sensibilità.
In particolare è indicato per la monoterapia empirica di infezioni presunte in pazienti adulti con neutropenia febbrile; il trattamento deve comunque essere adeguato in funzione dei risultati colturali e batteriologici.
Il Tazocin agisce in modo sinergico con gli aminoglicosidi nei confronti di alcuni ceppi di Pseudomonas aeruginosa. Questa combinazione, che prevede la somministrazione dei farmaci a dosaggi pieni, è risultata efficace, specialmente in pazienti immunodepressi; il trattamento deve comunque essere adeguato in funzione dei risultati colturali e batteriologici.
Bambini di età inferiore ai 12 anni
In bambini ospedalizzati di età compresa tra i 2 e 12 anni TAZOCIN è indicato, per il trattamento delle infezioni intra-addominali, incluse le appendiciti aggravate da rotture o da ascessi, peritoniti ed infezioni delle vie biliari. Non è stato valutato l’uso in questa indicazione in bambini di età inferiore ai 2 anni.

Posologia e modo di somministrazione
Tazocin 1g/0,125 g e Tazocin 2 g/0,250 g possono essere somministrati sia per via intramuscolare che per iniezione endovenosa lenta o per fleboclisi (durata 20-30 min.). Tazocin 4 g/0,500 g può essere somministrato soltanto per via endovenosa lenta o per fleboclisi.
La fiala di solvente con lidocaina, acclusa alla confezione di Tazocin 1g/0,125 g e Tazocin 2 g/0,250 g, va impiegata solo per la somministrazione intramuscolare.

DOSAGGIO NEI SOGGETTI CON ETA’ SUPERIORE AI 12 ANNI
Il dosaggio abituale per adulti e ragazzi dai 12 anni in poi con funzione renale normale è di 2 g/0,250 g di piperacillina/tazobactam ogni 12 ore per via intramuscolare; per via endovenosa la posologia varia da un minimo di 2 g/0,250 g fino ad un massimo di 4 g/0,5 g di piperacillina/tazobactam somministrati ogni 6, 8 o 12 ore.
Quando Tazocin viene utilizzato nella monoterapia empirica di infezioni presunte in pazienti adulti con neutropenia febbrile, il dosaggio consigliato è di 4 g/0,500 g di Tazocin ogni 6-8 ore, somministrati per via endovenosa.

BAMBINI OSPEDALIZZATI CON INFEZIONI INTRA-ADDOMINALI
Per i bambini di età compresa tra i 2 e 12 anni, che pesano fino a 40 kg e funzionalità renale normale, il dosaggio suggerito per chilogrammo di peso corporeo è di 100 mg piperacillina/12,5 mg tazobactam ogni 8 ore, somministrati per via endovenosa, mediante infusione lenta.
Per i bambini di età compresa tra i 2 e 12 anni, che pesano oltre 40 kg e funzionalità renale normale, il dosaggio suggerito è di 4g piperacillina/0,5 g tazobactam ogni 8 ore, somministrati per via endovenosa, mediante infusione lenta.
La durata della terapia deve essere regolata in base alla gravità dell’infezione e alla risposta clinica e batteriologica del paziente. Si raccomanda che la terapia abbia una durata di almeno 5 giorni fino ad un massimo di 14 giorni,
considerando che la somministrazione della dose dovrebbe continuare per almeno 48 ore dopo la risoluzione dei segni e sintomi clinici.

Insufficienza renale nei soggetti con età superiore ai 12 anni
Nei pazienti con insufficienza renale la somministrazione endovenosa deve essere adeguata in base al grado della residua funzionalità renale. Le dosi giornaliere suggerite sono le seguenti:


Clearance della creatinina
(ml/min)

 

Dosaggio raccomandato di Tazocin

 

 

 

>  40

 

Non è necessario alcun adeguamento posologico

 

 

 

20-40

 

Posologia massima consigliata 4 g/0,5 g ogni 8 ore

<  20

 

Posologia massima consigliata 4 g/0,5 g ogni 12 ore

Nei pazienti in emodialisi, la dose giornaliera massima è di 8 g/1 g di Tazocin.
Poiché l'emodialisi rimuove dal 30% al 50% di piperacillina in 4 ore, i pazienti sottoposti a dialisi dovrebbero ricevere un flacone da 2 g/0,250 g dopo ogni trattamento dialitico.
Nei pazienti con danno renale ed insufficienza epatica, il dosaggio dei livelli sierici della piperacillina e del tazobactam fornirà ulteriori indicazioni per l'aggiustamento della posologia.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
L'uso prolungato di penicilline, così come di altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di microrganismi resistenti, inclusi miceti, che richiede l'adozione di adeguate misure terapeutiche.
Manifestazioni di tipo emorragico sono state occasionalmente riferite in alcuni pazienti trattati con antibiotici beta-lattamici. Queste reazioni erano associate ad anormalità delle prove di coagulazione, quali tempo di sanguinamento, aggregabilità piastrinica e tempo di protrombina; tali fenomeni si verificano più frequentemente nei pazienti con insufficienza renale. In tal caso sospendere il trattamento con Tazocin ed istituire una terapia adeguata.
Raramente è stata riscontrata colite pseudomembranosa correlabile all'uso dell'antibiotico. E' importante considerare questa diagnosi in caso di diarrea o colite significativa nel corso della terapia con Tazocin. I casi lievi solitamente si risolvono con la sospensione del farmaco; tuttavia, nei casi più gravi è consigliato l'uso di liquidi, elettroliti, supplemento di proteine e, se necessario, trattamento con vancomicina orale o teicoplanina orale. Sono controindicate le preparazioni che inibiscono la peristalsi.

TIENAM

Imipenem - Cilastatina sale sodico

Tienam (imipenem/cilastatina sodica, MSD) è un antibiotico beta-lattamico ad ampio spettro disponibile in due differenti formulazioni: una solo per infusione endovenosa, una solo per somministrazione intramuscolare. Nel Tienam si ritrovano 2 componenti: l'imipenem, il primo di una nuova classe di antibiotici beta-lattamici: le tienamicine;la cilastatina sodica, un inibitore enzimatico specifico che blocca il metabolismo dell'imipenem a livello renale, che aumenta considerevolmemte la concentrazione di imipenem immodificato a livello del tratto urinario. L'imipenem e la cilastatina sodica sono presenti nel Tienam in un rapporto di peso 1/1. Chimicamente, le tienamicine si distinguono per nuove caratteristiche strutturali, la più importante delle quali è la sostituzione con un gruppo metilenico (-CH2-) dell'atomo di zolfo contenuto nei sistemi ad anello della maggior parte degli antibiotici beta-lattamici.  Questa sostituzione fa si che l'imipenem sia più reattivo verso le proteine della parete cellulare batterica e, dunque, possieda un più potente effetto battericida. Inoltre a differenza delle penicilline e delle cefalosporine, la catena laterale idrossietilica dell'imipenem è attaccata all'anello betalattamico in posizione trans, e questa insolita configurazione conferisce all'imipenem una stabilità eccezionalmente elevata alle beta-lattamasi batteriche. L'imipenem, anche identificato come N-formimidoil tienamicina monoidrato, è un derivato semisintetico della tienamicina, il composto originale prodotto dal batterio filamentoso Streptomyces cattleya. La cilastatina sodica è un inibitore competitivo reversibile e specifico della deidropeptidasi-I, l'enzima renale che metabolizza e inattiva l'imipenem. È priva di attività antibatterica intrinseca e non influenza l'attività antibatterica dell'imipenem. Tienam è un potente inibitore della sintesi della parete cellulare batterica ed è battericida contro un ampio spettro di patogeni Gram-positivi e Gram-negativi aerobi ed anaerobi.
È attivo contro un'alta percentuale di microorganismi quali Pseudomonas aeruginosa, Serratia spp. ed Enterobacter spp., che sono insitamente resistenti alla maggior parte degli antibiotici beta-lattamici.
L'insorgenza di resistenza verso l'imipenem riscontrata in alcune specie batteriche (stafilococchi, Pseudomonas) è legata principalmente a modifiche strutturali delle PBPS (proteine che si legano alle penicilline) nei gram-positivi e a variazione di permeabilità della membrana esterna nei gram-negativi.
Aerobi gram-negativi : Escherichia coli, Proteus mirabilis, Proteus vulgaris, Proteus spp., Morganella morganii (prima Proteus morganii), Providentia rettgeri (prima Proteus rettgeri), Providentia stuartii, Providentia spp., Hafnia spp., Hafnia alvei, Serratia marcescens, Serratia liquefaciens, Serratia spp., Klebsiella oxytoca, Klebsiella pneumoniae, Klebsiella spp., Enterobacter spp., Citrobacter freundii, Citrobacter diversus, Citrobacter spp., Campylobacter spp., Salmonella Typhi, Salmonella spp., Shigella spp., Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas fluorescens, Pseudomonas spp.**, Acinetobacter spp. (prima Mima-Herellea), Hemophilus influenzae (inclusi i ceppi beta-lattamasi produttori), Hemophilus parainfluenzae, Neisseria gonorrhoeae (inclusi i ceppi penicillinasi produttori), Neisseria meningitidis, Moraxella spp., Pasteurella multocida, Yersinia spp. (prima Pasteurella), Yersinia enterocolitica, Yersinia pseudotuberculosis, Achromobacter spp. , Bordetella bronchiseptica, Bordetella bronchicanis, Brucella melitensis, Gardnerella spp.
Aerobi gram-positivi: Streptococco di gruppo A (S. pyogenes), Streptococco di gruppo B (S. agalactiae), Streptococco di gruppo C, Streptococco di gruppo D inclusi enterococchi (Streptococcus faecalis) e non enterococchi, Streptococco di gruppo G, Streptococcus pneumoniae, Streptococcus viridans (inclusi i ceppi alfa e gamma emolitici), Staphylococcus aureus (inclusi i ceppi penicillinasi produttori), Staphylococcus epidermidis (inclusi i ceppi penicillinasi produttori), Nocardia asteroides, Listeria monocytogenes, Erysipelothrix rhusiopatiae. Gli stafilococchi meticillino-resistenti, alcuni enterococchi (S. faecium) e, in genere,i corinebatteri non sono sensibili al Tienam.
Anaerobi gram-negativi: Bacteroides fragilis, Bacteroides vulgatus, Bacteroides melaninogenicus, Bacteroides asaccharolyticus, Bacteroides distasonis, Bacteroides ovatus, Bacteroides thetaiotaomicron , Bacteroides spp., Fusobacterium nucleatum, Fusobacterium necrophorum.
Anaerobi gram-positivi: Actinomyces spp., Clostridium perfringens, Clostridium spp., Eubacterium spp., Streptococco microaerofilo, Peptococcus spp., Peptostreptococcus spp., Propionibacterium spp. (incluso P. acnes). Prove in vitro dimostrano che l'imipenem agisce sinergicamente con gli aminoglicosidi contro alcuni ceppi isolati di Pseudomonas aeruginosa.

Indicazioni terapeutiche
Tienam è indicato per il trattamento delle seguenti infezioni, quando dovute a microorganismi sensibili:
- Infezioni intra-addominali      - Infezioni del tratto respiratorio inferiore
- Infezioni ginecologiche     - Setticemia     - Infezioni del tratto genitourinario
- Infezioni osteo-articolari       - Infezioni cutanee e dei tessuti molli  - Endocarditi
Tienam è indicato per il trattamento di infezioni miste causate da ceppi sensibili di batteri aerobi e anaerobi. Tienam non è indicato per il trattamento della meningite.

 

Posologia e modo di somministrazione
Tienam è disponibile in due formulazioni differenti, una solo per infusione endovenosa e una solo per somministrazione intramuscolare. La formulazione intramuscolare non deve essere usata per via endovenosa. Le raccomandazioni sul dosaggio di Tienam rappresentano la quantità di Imipenem da somministrare. Nella soluzione è anche presente una quantità equivalente di Cilastatina.
Il dosaggio globale giornaliero ed il modo di somministrazione di Tienam deve essere determinato in base al tipo ed alla gravità dell'infezione, alla sensibilità dei microrganismi all'antibiotico, alle condizioni del paziente e somministrato in dosi egualmente divise, basate in considerazione del grado di sensibilità del patogeno/i, della funz renale e del peso corporeo. Le dosi menzionate si basano su un peso corporeo di 70 kg.
Infusione endovenosa
- Dosaggio adulti
La maggior parte delle infezioni risponde ad un dosaggio giornaliero di 1-2 g suddivisi in 3-4 somministrazioni. Per il trattamento delle infezioni di moderata gravità, può essere anche utilizzata una dose giornaliera di 2 g suddivisa in due somministrazioni. Nelle infezioni dovute a microorganismi meno sensibili, il dosaggio giornaliero di Tienam ev. può essere aumentato a 50 mg/kg/die; comunque non si devono superare i 4 g/die, qualunque sia il peso del paziente. Ciascuna dose di 250 mg o 500 mg deve essere somministrata per infusione endovenosa impiegando dai 20 ai 30 minuti. Ogni dose di 1.000 mg deve essere somministrata per infusione endovenosa per un periodo dai 40 ai 60 minuti.

Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
La colite pseudomembranosa è stata osservata praticamente con tutti gli antibiotici e può variare per gravità da una forma lieve ad una pericolosa per la vita. Gli antibiotici, quindi devono essere prescritti con cautela agli individui con una storia di malattia gastrointestinale, particolarmente la colite. È importante considerare una diagnosi di colite pseudomembranosa in pazienti che sviluppano diarrea in concomitanza dell'impiego di un antibiotico. Quantunque studi indichino che una tossina prodotta dal Clostridium difficile sia una delle cause primarie di colite antibiotico-associata, dovrebbero essere considerate anche altre cause.
L'uso prolungato di Tienam, così come altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di microorganismi non sensibili, che richiede l'adozione di adeguate misure terapeutiche.
Durante trattamenti prolungati, con la formulazione endovenosa, specie se a dosi elevate, sono raccomandabili controlli periodici della crasi ematica e della funzionalità epatica e renale.
Reazioni di ipersensibilità e occasionalmente di anafilassi gravi sono state riportate in pazienti in trattamento con antibiotici betalattamici. L'insorgenza di tali reazioni è risultata più frequente in soggetti con anamnesi di ipersensibilità verso allergeni multipli, di asma, febbre da fieno ed orticaria. È possibile allergia crociata con penicilline, cefalosporine ed altri antibiotici betalattamici. Prima di iniziare una terapia con Tienam è, quindi, necessaria un'anamnesi accurata. In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed istituire un trattamento idoneo (amine vasopressorie, antistaminici, corticosteroidi) o, in presenza di anafilassi un immediato trattamento con adrenalina od altre opportune misure di emergenza.

 

 

 

 

 

UNASYN

Sulbactam sodico mg 1.099 (pari a 1.000 mg di sulbactam).
Ampicillina sodica mg 2.132 (pari a 2.000 mg di ampicillina).

Unasyn è una combinazione antibiotica tra un inibitore irreversibile della beta-lattamasi, il sulbactam, ed un antibiotico beta-lattamasi-sensibile, l'ampicillina. Tale combinazione, per esclusivo uso parenterale, appare dotata di attività antibatterica ad ampio spettro nei confronti di numerosi germi Gram-positivi e Gram-negativi, aerobi ed anaerobi comprese specie beta-lattamasi produttrici. Si tenga presente che germi notoriamente resistenti all'ampicillina quali Pseudomonas, Citrobacter ed Enterobacter non sono parimenti sensibili all'Unasyn.

Indicazioni terapeutiche
L'impiego del prodotto andrà limitato a:
- infezioni da germi divenuti ampicillino-resistenti attraverso la produzione di beta-lattamasi;
- infezioni gravi in cui si sospetti che il germe responsabile possa essere divenuto ampicillino-resistente attraverso la produzione di beta-lattamasi.

Posologia e modo di somministrazione
- Adulti
La dose totale giornaliera di Unasyn raccomandata per l'adulto varia entro un range di norma compreso tra i 3 e i 12 grammi e può essere refratta in somministrazioni uguali ogni 12, 8 o 6 ore. La scelta del dosaggio e dello schema di somministrazione dipenderà dalla gravità dell'infezione:


Gravità dell'infezione

Dosaggio giornaliero di
Sulbactam/Ampicillina IM/EV (g)

Lieve

3 (IM)

Moderata

fino a 6 (IM/EV)

Grave

fino a 12 (IM/EV)

Il dosaggio raccomandato per il trattamento ambulatoriale è di un flacone da 1,5 g per via IM ogni 12 ore. In pazienti con grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min), il dosaggio di Unasyn dovrà essere monitorato, con somministrazioni meno frequenti, in accordo con ciò che usualmente viene fatto per l'ampicillina.
- Bambini
150 mg/kg/die (corrispondenti a 50 mg/kg di sulbactam e 100 mg/kg di ampicillina), somministrati ogni 6-8 ore. Nei neonati, questa quantità dovrebbe essere somministrata refratta in due dosi uguali, una dose ogni 12 ore, in accordo con la pratica seguita usualmente per l'ampicillina.
Il trattamento viene di solito continuato per 48 ore dopo la scomparsa della febbre e dopo la risoluzione degli altri segni di infezione. La durata della terapia è di solito compresa tra i 5 ed i 14 giorni.
Somministrazione
Per la somministrazione EV, Unasyn deve essere ricostituito con acqua sterile per iniezioni o con ogni altra soluzione compatibile e lasciato riposare fino a completa dissoluzione. La somministrazione endovenosa può essere fatta in iniezione diretta (bolo), in circa 3 minuti, o in infusione, usando maggiori diluizioni, in 15-30 minuti. Unasyn è fisicamente compatibile con le seguenti soluzioni: soluzione fisiologica, lattato di sodio, soluzione di Ringer lattato. L'Unasyn è meno stabile in soluzioni contenenti destrosio od altri carboidrati (la soluzione ricostituita va usata entro 2-4 ore dalla ricostituzione e non dovrebbe essere mescolata con emoderivati o idrolisati proteici). Nella terapia della gonorrea non-complicata, Unasyn (sulbactam/ampicillina) può essere usato in unica somministrazione da 1,5 g in associazione con 1 g di Probenecid per os (che aumenta l'emivita del sulbactam e dell'ampicillina).

ZENGAC

                                                              ZENGAC 500 mg.                   ZENGAC 1g.
vancomicina cloridrato                512,57mg.                                 1025,14mg

Antibiotico glicopeptidico, esercita la sua azione battericida inibendo la sintesi dei componenti della parete batterica. Inoltre la vancomicina altera la permeabilità della membrana cellulare batterica e la sintesi del RNA. La vancomicina è attiva contro gli Staffilococchi, compresi lo S. aureus e lo S. epidermidis (inclusi i ceppi meticillino-resistenti); contro gli Streptococchi, compresi lo S. pyogenes, lo S. pneumoniae (inclusi i ceppi penicillino- resistenti), lo S. agalactiae, lo S. bovis, il gruppo dei viridans e gli Enterococchi (E. faecalis); contro il Clostridium difficile (ad esempio i ceppi tossigeni implicati nell’enterocolite pseudomembranosa); contro i Bacilli difteroidi.
Altri microrganismi sensibili alla vancomicina sono il Listeria monocytogenes, diverse specie di Lactobacilli, Actinomiceti, Clostridi ed altri Bacilli. La vancomicina non è attiva contro i batteri Gram-negativi, i micobatteri e funghi. L’associazione di vancomicina con un aminoglicoside agisce sinergicamente in vitro contro molti ceppi di Staphylococcus aureus, Streptococchi non enterococchi del gruppo D, Enterococchi e Streptococchi del gruppo viridans.

Indicazioni terapeutiche
La vancomcina è indicata nella terapia delle infezioni stafilococciche gravi sostenute da ceppi meticillino-resistenti. E’ particolarmente indicata in quei pazienti che, o non possono essere trattati con penicilline o cefalosporine, o non hanno risposto a questo trattamento; oppure in quei casi in cui i microorgamismi in gioco sono sensibili alla vancomicina e resistenti agli altri antibiotici.
La vancomicina è stata impiegata con successo da sola nel trattamento dell’endocardite stafilococcica. La sua efficacia è stata dimostrata in altre infezioni stafilococciche tra cui l’osteomielite, la polmonite, la setticemia e le infezioni dei tessuti molli.
L’efficacia della vancomicina da sola o in associazione con un aminoglicoside è stata riportata per le endocarditi causate dallo Streptococcus viridans o dallo Streptococcus bovis.
Per le endocarditi causate da enterococchi (ad es. E. faecalis) la vancomicina risulta efficace solo se associata ad un aminoglicoside. La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle endocarditi da difteroidi; è stata anche usata in associazione con rifampicina, con aminoglicoside o con entrambi nelle fasi precoci dell’endocardite valvolare causata da Staphylococcus epidermidis o da difteroidi.  La formulazione iniettabile di vancomicina può essere somministrata per via orale nelle coliti pseudomembranose associate ad antibiotico-terapia causate da C. difficile e nelle enterocoliti di natura stafilococcica. La somministrazione per via iniettabile della vancomicina cloridrato da sola è di dubbio beneficio per queste indicazioni. Il cloridrato di vancomicina assunto per via orale non è efficace in altri tipi di infezioni. Sebbene non siano stati condotti studi clinici controllati di efficacia, la somministrazione di vancomicina per via endovenosa è consigliata dall’American Heart Association e dall’American Dental Association come profilassi nelle endocarditi batteriche in pazienti allergici alla penicillina che abbiano malattie cardiache congenite o reumatiche o altre malattie cardiache valvolari acquisite, quando tali pazienti si sottopongono ad interventi dentali o chirurgici del tratto respiratorio superiore.

Posologia e modo di somministrazione
Adulti  La dose endovenosa è in genere 500 mg. ogni 6 ore, o 1g. ogni 12 ore, diluiti in soluzione fisiologica o glucosata al 5%.
La risposta terapeutica si verifica in genere alla 48°-72° ora. La durata della terapia dipende dall’agente causale e dalle altre circostanze cliniche dell’infezione.
Nell’endocardite stafilococcica la durata deve essere di tre o più settimane almeno.
Bambini  La dose giornaliera totale di Vancomicina è di 40mg/kg di peso corporeo. Essa deve essere suddivisa in dosi frazionate (ogni 6 ore) e diluita nella quantità di liquidi da somministrare nelle 24 ore.

ZYVOXID

Soluzione per infusione: 1 ml contiene 2 mg di linezolid. Le sacche per infusione da
300 ml contengono 600 mg di linezolid.

Il linezolid è un agente antibatterico sintetico appartenente a una nuova classe di antimicrobici, gli ossazolidinoni. Manifesta una attività in-vitro contro i batteri aerobi Gram-positivi, alcuni batteri Gram-negativi e i microrganismi anaerobi. Il linezolid inibisce selettivamente la sintesi delle proteine batteriche attraverso un meccanismo d’azione peculiare. Nello specifico, si lega a un sito di un ribosoma batterico (23S della subunità 50S) e previene la formazione di un complesso d’inizio funzionale 70S che costituisce una componente fondamentale del processo di traslazione. L’effetto post-antibiotico in-vitro di linezolid per Staphylococcus aureus è stato di circa 2 ore. L’effetto post-antibiotico in vivo, determinato in modelli animali, è risultato di 3,6 ore e 3,9 ore per  Staphylococcus aureus eStreptococcus pneumoniae, rispettivamente.

Indicazioni terapeutiche
Zyvoxid è indicato per il trattamento delle seguenti infezioni, sospette o accertate causate da batteri Gram positivi sensibili. Occorre considerare i risultati dei test microbiologici o le informazioni sulla prevalenza della resistenza agli agenti batterici dei batteri Gram positivi  per determinare l’appropriatezza del trattamento con Zyvoxid (vedere la sezione 5.1 per gli organismi appropriati).
- Polmonite nosocomiale  - Polmonite acquisita in comunità
- Infezioni complicate della cute e dei tessuti molli (vedere la sezione 4.4)
Il trattamento con Zyvoxid deve essere iniziato solamente in ambito ospedaliero e dopo consultazione con uno specialista qualificato.Se viene accertata o sospettata la presenza concomitante di un patogeno Gram-negativo sarà necessaria una terapia combinata. Dovranno essere tenute in considerazione le lineeguida ufficiali sul corretto utilizzo delle sostanze antibatteriche.

Posologia e modo di somministrazione
Zyvoxid soluzione per infusione, compresse rivestite con film o sospensione orale può essere utilizzato come terapia iniziale. I pazienti che iniziano il trattamento con la formulazione parenterale possono successivamente passare alla formulazione orale se clinicamente appropriato. In tali circostanze non è richiesta alcuna modifica della dose poiché la biodisponibilità per via orale di linezolid è di circa il 100%.
Dosaggio consigliato e durata del trattamento negli adulti:
la durata del trattamento dipende dal patogeno, dalla sede dell’infezione e dalla sua gravità, nonché dalla risposta clinica del paziente. La durata massima del trattamento è stata finora di 28 giorni.
Non è richiesto alcun incremento di dosaggio né aumento della durata del trattamento per infezioni associate a batteriemia concomitante. Il dosaggio raccomandato per la soluzione per infusione e per le compresse o i granuli per sospensione orale è identico ed è il seguente:

Soluzione per infusione


Infezioni

Dosaggio

Durata del trattamento

Polmonite nosocomiale

600 mg per via endovenosa
due volte al giorno

 

10-14 giorni consecutivi

Polmonite acquisita in comunità

Infezioni complicate della cute e dei tessuti molli

600 mg per via endovenosa due volte al giorno

 

 

 

Fonte: http://www.tesionline.it/tesiteca_docs/9500/ANTIBIOTICOTERAPIA_in_UTI_G.M..doc

Sito web da visitare: http://www.tesionline.it

Autore del testo: Dott. Gianluigi Morello

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