La moda

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La moda

Squillace – La Moda
1.1 Teoria delle Spencer
Un saggio antiquato dello Spencer, un capitolo frammentario del Tarde,  un articolo ristretto del Simmel, un paragrafo di psicologia sociale del Ross: ecco quanto i sociologhi hanno finora dedicato al fenomeno della Moda, che pure nelle sue singole e frammentarie manifestazioni è stato oggetto di minuziose ricerche ed anche di acute indagini da parte di psicologi, di storici, di economisti, di artisti. La teoria più antica è quella dello Spencer.
Queste due serie di coincidenze non possono essere né accidentali né insignificanti. Uno spirito che si rivolta, reagisce in tutte le direzioni, contro la legge, la religione, i buoni costumi che sono tra loro strettamente connessi, giacché fin dall’origine dipendevano dagli stessi motivi e formavano un’unica autorità sociale. Difatti nell’età del feticismo primitivo, Dio, il Capo ed il Maestro delle cerimonie erano una sola persona, ed i gruppi sociali primitivi non avevano per unica legge che la volontà dell’uomo forte. Queste funzioni, accrescendosi, si sono andate differenziando e così oggi hanno acquistato sfera autonoma. Le buone maniere da principio non furono che i segni  di sottomissione  e di propiziazione dell’autorità.
Comparata alle buone maniere, che ci dettano i particolari della nostra condotta riguardo agli altri, la Moda è ciò che ci detta i particolari della nostra condotta riguardo a noi stessi; però hanno una sorgente comune perché se le maniere nascono da una imitazione  del contegno che si ha in presenza dei grandi, la Moda nasce dall’imitazione del contegno dei gracidi. Ciò è bene perché i grandi, o in generale tutti quelli che sono ad un grado elevato in società, sono, in media, più capaci di dar prova di giudizio nelle loro abitudini e nei loro gusti che la massa, ed è vantaggioso imitarli. Vero é che anche la Moda, come qualunque altra forma di autorità, si va corrompendo, perché con gli attuali ordinamenti sociali non sono i migliori che salgono più in alto; e quindi anche nella moda scompare quella armonia che è già scomparsa negli altri campi di attività sociale, e si ha il predominio di mode irrazionali. Tutti questi generi di autorità, col progresso vanno cessando di essere necessari: come non ci sarà più bisogno di codici e di giudici quando la natura umana sarà armonica con la legge morale, cosi si abolirà il cerimoniale quando un contegno dignitoso sarà naturale nell’uomo. Il conformarsi alle maniere ed alle mode di una società mostra un ossequio all’autorità sociale dell’opinione pubblica, che è la coscienza sociale di una data società in una certa epoca, contro cui non si potrebbe andare senza danno.
La Moda è intrinsecamente  imitativa.  L’imitazione può derivare da due motivi molto  divergenti: può essere suscitata dalia  riverenza  per la persona imitata, ovvero dal desiderio di affermarsi ad essa uguale. In una società servile il capo sarà lusingato solo dall’imitazione  dei suoi difetti: dall’approvazione di questo genere di imitazione  può insensibilmente  dipendere la tolleranza di altre imitazioni. L’imitazione emulativa, la  quale giunge sempre fino al punto in cui permette, rivolge, a suo vantaggio ogni opportunità che le è offerta dall’imitazione reverenziale. Sempre e da per tutto vi è stata una  tendenza degli inferiori ad affermarsi in contradizione delle restrizioni, che loro sono imposte; ed un modo ordinario di affermarsi è stato quello di adottare gli usi, le comodità, i vestiti dei superiori, specialmente nelle società moderne con le ricchezze dello industrialismo e le tendenze democratiche del popolo. Il cerimoniale è una cooperazione coatta: la Moda è una cooperazione volontaria. È vero che spesso si confondono e che ambedue sembrano imposte dalla stessa opinione, ma in sostanza dipendono da autorità diverse, cioè dal superiore o dall’opinione sociale.
La Moda, in quanto si distingue dal cerimoniale, è connessa al tipo industriale, in quanto si distingue dal tipo militare. La Moda, quale ora esiste, è una forma di regime sociale analoga al governo costituzionale come forma di regime politico: perché l’una e l’altro consistono in un compromesso tra la coazione governativa e la libertà individuale.
La Moda, ha avuto sempre la tendenza all’eguaglianza. Servendo ad offuscare, o perfino a cancellare, i segni delle distinzioni di classi, ha favorito lo sviluppo dell’individualità, e così facendo ha aiutato a indebolire il cerimoniale nel quale è implicata la subordinazione dell’individuo.
Senza dubbio i meriti dello Spencer, a proposito della Moda, sono molti: anzitutto egli ha saputo constatare il fenomeno della Moda nella società e considerarlo alla stregua degli altri fenomeni sociali; ha messo in rilievo i rapporti tra la Moda (esteriorità) e le opinioni (interiorità) dell’uomo sociale; ma, dall’altra parte, ha confuso la Moda propriamente detta col Costume, con le Maniere, con la Condotta, col Cerimoniale, allargandone talvolta il concetto da renderlo indefinito, improprio; ha trascurato quasi completamente l’altro aspetto del fenomeno, cioè l’invenzione, riducendo la Moda solo ad un fenomeno di imitazione, di conformismo, tendente all’eguaglianza di tutte le classi sociali ed alla  scomparsa di ogni distinzione, almeno esteriore.
1.2 Teoria del Tarde
Il Tarde ha trattato la Moda specialmente da un punto di vista: l’ha strettamente ridotta ad un caso dell’imitazione. Il prestigio degli antenati è ancora immensamente predominante nelle società su quello delle invenzioni recenti. L’imitazione che si manifesta nelle correnti della Moda è una corrente debole accanto al gran fiume del Costume. Ma in ogni società, a poco  a poco, si opera una rivoluzione negli spiriti e nella volontà.
Quando lo Spirito di Moda è durato abbastanza si trasforma in Costume, dal quale poi di nuovo sorge lo Spirito di Moda. L’imitazione, prima Costume, poi Moda, ritorna Costume, ma sotto una forma singolarmente ingrandita e precisamente inversa della prima; in fatti il Costume primitivo  obbedisce e il Costume finale comanda alla generazione.
Questa è la formula generale che riassume lo sviluppo totale di ogni civiltà.
Per Tarde, dunque, la Moda non è che un caso dell’imitazione, cioè del Costume.
1.3 Teoria del Simmel
Secondo Simmel la Moda è fatta per rispondere al duplice bisogno del conformismo e del separatismo; perché, mentre libera l’individuo dalla cura di scegliere, gli dà nello stesso tempo il piacere di distinguersi, l’occasione di mettersi avanti e il sentimento di dirigere, pur essendo diretto; e infine, mentre gli permette di dare una prova di docilità (conformismo) sociale, libera la di lui vita interiore (separatismo).
Simmel cerca di dare una spiegazione sopra tutto psicologica del fenomeno della Moda, con la teoria del ritmo; ciò che comincia a spiegare in qualche modo il vero meccanismo della Moda, la quale so da un lato, certo il più importante ed evidente, è un fenomeno di imitazione, dall’altro è senza dubbio anche un fenomeno di invenzione, di innovazione, di distinzione estetica ed economica; ma il ritmo spiega più facilmente i cambiamenti secondari e le evoluzioni eccentriche di una moda più che la Moda  stessa, nel suo intero e complesso organismo di fenomeno sociale.
1.4 Teoria del Ross
Pel Ross la Moda è una serie di cambiamenti ricorrenti nelle scelte di un gruppo di un popolo; i quali, sebbene siano accompagnati da utilità, pure non sono da questa determinati.
La Moda è contrassegnata da una ritmica alternanza di imitazione e di innovazione, di uniformità e di cambiamenti; ma nessuna di queste fasi obbedisce al principio di utilità.
La Moda consiste nell’imitazione e nel differenziamento. Nell’imitazione l’inferiore afferma la sua eguaglianza col superiore, imitandolo nell’esterno. Ma questo tentativo dello inferiore di assimilarsi al  superiore è contrastato dalla tendenza del superiore a differenziarsi sempre più, cambiando stile: di qui diversi costumi delle varie classi sociali; la proibizione  per alcune classi di imitare i costumi delle classi superiori; la restrizione di molti usi ed ornamenti.
Le caratteristiche della Moda moderna in confronto  di quelle antiche sono: 1. l’immenso numero degli oggetti a cui si estende;
2. l’uniformità della moda;
3. la rapidità nel tempo dei cambiamenti della moda.
Oggi però si accennano già parecchi sintomi di decadenza della Moda, sia perché il livello intellettuale delle classi inferiori si va  elevando e si cerca di imitare le qualità solide dell‘intelligenza e del carattere anziché quelle esteriori della moda degli uomini eminenti; sia per l ‘incremento degli  sports che necessitano uno speciale costume, semplice e comodo; sia per la partecipazione sempre crescente delle classi ricche e delle donne alla vita attiva e pratica, che suscita una maggiore spigliatezza e facilità di movimenti.
Il Ross, dunque, mentre conferma i risultati delle precedenti ricerche, limitandosi anche egli a descrivere i fenomeni senza spiegarli, aggiunge una caratteristica nuova, e cioè la mancanza dell‘elemento economico della utilità nella determinazione e nello sviluppo della Moda, in tal  guisa riconducendo implicitamente la teoria della Moda presso a poco a quella correlativa dell‘arte-gioco nel campo della sociologia artistica.
1.5 La moda è un fenomeno di origine psico-collettiva e di carattere estetico
La Moda, nel suo significato letterario è l’usanza del vestire.
È anche il modo di essere artistico dell‘uomo; è lo stile estetico della personalità umana; è il vestito del corpo come lo stile è il vestito del pensiero; è non solo l‘uomo, ma la società di un‘epoca, una nazione, un secolo visto attraverso una individualità; è un cambiamento dei valori sociali in genere, ed estetici in particolare; una valutazione di concetti astratti e di reazioni concreto che variano secondo i tempi ed i luoghi; è un tentativo per rendere universale il fantastico e l‘individuale (con l‘imitazione) dopo aver reso l‘universale individuale (con l‘invenzione); è la proclamazione della modernità assoluta nella bellezza.
La Moda, scientificamente è un fenomeno sociale di origine psico-collettiva e di carattere estetico; è una forma di  arte, e più precisamente, d‘arte decorativa applicata al corpo umano.
La Moda, quindi, nel suo più ampio significato, costituisce una vera e propria teoria dei tipi collettivi, nelle sue manifestazioni o inventive e distintive con le loro corruzioni; nel suo significato più ristretto è una forma d‘arte,  e come tale la Moda deve essere soggetta  alle stesse leggi a cui è soggetta l‘arte, secondo la sociologia artistica, basata sulle induzioni da me tratte dallo studio del fenomeno sociale artistico, e cioè:
a). l‘arte è un fenomeno di origine psico-fisiologica;
b). l‘arte è un fenomeno di manifestazione sociale;
e), l‘arte è un fenomeno di importanza sociale;
d). l‘arte è un fenomeno di influenza sociale.
2.1 Il tipo collettivo
Come la sociologia non è la psicologia collettiva, così il fenomeno o fatto sociale non è precisamente il fenomeno o fatto collettivo.
I fenomeni sociologici sono prevalentemente sociali o prevalentemente psichici. Si può sottolineare questa differenza, non soltanto distinguendo tra correnti ed istituzioni, ma addirittura affermando l‘esistenza di un tipo collettivo che rappresenterebbe il carattere prevalentemente psichico e transitorio e, direi quasi, superficiale e riflesso, ma quasi universalmente diffuso, di un dato clima storico e accanto ad un tipo sociale propriamente detto, che rappresenterebbe il carattere prevalentemente sociale, statico, universalmente diffuso e caratterizzante un dato clima storico e sociale.
La psicologia sociale e collettiva studia la formazione di questi tipi in generale ed ha già dato la descrizione minuta e interessante.
Ma in mezzo a questi tipi collettivi, tipi per così dire generici, vi sono tipi collettivi particolari, e più propriamente mode, cioè correnti o tendenze più o meno volubili e transitorie verso un dato tipo di pensiero, di sentimento, di azione, le quali, pure essendo più ristrette e meno importanti, obbediscono allo stesso meccanismo psichico.
2.2 La moda è il tipo collettivo della bellezza umana
La Moda è dunque, un fenomeno collettivo. Il fenomeno collettivo consiste in una tendenza transitoria della psiche sociale, mentre il fenomeno sociale è sempre concretato in istituzioni. Ma tra queste tendenze o correnti, più o meno instabili e transitorie, vi sono tutte le manifestazioni della vita sociale, nel più ampio senso; le quali trovano la loro base e persistenza nell‘imitazione, che, alla sua volta, trova la sua forma ed ampiezza di propagazione in un dato stato di animo, o almeno, in certi elementi diffusivi destinati a costituire poi uno stato di animo, o tendenza collettiva di un dato popolo in una certa epoca ed in una determinata società.
Ma la Moda è anche un fenomeno artistico; e perciò dobbiamo fermarci all‘Arte, e specialmente al tipo collettivo della Bellezza umana, che è quello che interessa pel tema speciale della Moda. Ed allora è facile constatare che ogni popolo, ed ogni epoca dello stesso popolo, ha avuto un proprio tipo di bellezza.

 

3.1 La bellezza umana: criterio estetico – criterio economico – criterio psicologico
L‘arte è espressione. E come la bellezza è là dove si esprime un sentimento bello,  essa dovrà essere soggetta a quei criteri, relativi al tempo ed al luogo, per cui la cosa o il sentimento espresso, è bello. E bello, secondo una estetica sana e moderna, è ciò che è vivo e simpatizza socialmente con altre vite, e le socializza in una sinergia e sintesi sociale.
La vera Bellezza non è questione di sensazione o di forma; è espressione che deve trasparire dalla forma; e l‘arte è l‘espressione dei fatti significativi e suggestivi in rapporto alla vita ed all‘esistenza umana.
È necessario però, nel caso di questa  particolare  bellezza, cioè della Bellezza umana, di non contentarsi di un criterio di valutazione personale estetico, ma occorre ispirarsi ad altri criteri, tra cui principale quello economico, cioè la rarità, e quello psicologico, cioè l‘arresto delle tendenze e dei desideri.
Secondo il criterio economico della rarità si sa che è ricercato, preferito, e, in questo caso, ritenuto bello, ciò che è raro”. E poiché il bello è e sarà sempre più raro del brutto, il bello sarà l’eccezione ed il brutto la regola.
Secondo il criterio psicologico dell‘arresto delle tendenze o dei desideri, è noto che una tendenza od un desiderio sorge più facilmente quanto più ne è difficile la soddisfazione, e che la intensità ne cresce tanto più rapidamente quanto meno facile e immediata è la scarica nervosa psichica in cui si esaurisce.
Il così detto bello essendo per molte ragioni più desiderato del così detto brutto, ne consegue che la tendenza e il desiderio per il bello è più forte che quello verso il brutto.
La vita è dominata da quattro grandi bisogni: respirare, muoversi, nutrirsi e riprodursi.
4.1 L’origine del vestito: riparo – pudore – ornamento
La civiltà ha coperto questo capolavoro dell‘arte che è il corpo umano.
É il vestito che ha creato il bisogno di coprirsi per ripararsi dalle intemperie; e considerando il modo diversissimo con cui i diversi popoli, e perfino gli individui di uno stesso popolo e di uno stesso ambiente, sentono il caldo e il freddo, si può concludere che la temperatura è una opinione.
L‘uomo ha avuto pudore; ma è il vestito che ha creato il pudore, non questo quello; la nudità è eccitante per i moderni uomini civili, perché il vestito è la regola e la nudità è l‘eccezione, piena di mistero; il pudore diventa così una regola sociale che non si può violare solo per ragioni sociali.
Ricerche etnografiche hanno constatato che in generale nei popoli primitivi vi sono più ornamenti che vestiti, e che in alcune popolazioni selvagge il vestito copre diverse parti del corpo lasciando scoperto precisamente il pube. Questa localizzazione del pudore prova che esso è di origine sociale, e quindi utilitaria, e la sua importanza è socialmente molto relativa.
Nella confusione dominante nelle ricerche sulla Moda in generale, per mancanza di uno studio metodico speciale, si accenna cumulativamente e indifferentemente a varie origini del vestito; anzitutto, come si è detto, al bisogno di ripararsi il corpo ed al sentimento del pudore. Ma il semplice bisogno di coprirsi o il semplice sentimento del pudore non avrebbero mai costituito un‘arte senza il bisogno dell‘ornamento: si può dunque concludere che originariamente è soltanto, o soprattutto, il bisogno dell‘ornamento che ha creato il vestito.
L‘origine del vestito va dunque ricercata nel bisogno dell‘ornamento.
“Il bisogno dell‘ornamento, afferma il Leroy Beaulieu è una delle caratteristiche del genere umano.
Bastiat, invece, credeva che i bisogni nascessero in ordine logico e metodico: prima quelli che si riferiscono alla conservazione della persona umana... poi quelle inclinazioni che paiono riferirsi al superfluo; ma questa teoria economica è stata smentita dai fatti che le ricerche etnografiche e psicologiche hanno saputo scoprire, affermare, interpretare. Certamente le necessità di nutrirsi e di conservare il calore vitale dominano l‘uomo, ma  esse non assorbono mai assolutamente e in nessuna età umana, tutti i suoi sforzi e tutti i suoi desideri.
Inoltre poi nelle nostre società civili moderne la  Moda deriva da una certa eccitabilità nervosa propria della vita urbana, che produce una instabilità ed il conseguente bisogno di novità e di cambiamento. Il bisogno e la ricerca dell‘originalità pure nella Moda deriva proprio dal bisogno umano di vita intensa e varia, di nuove sensazioni, di nuovi ideali, di nuove attività spirituali.
4.2 Le prime forme della decorazione
La Moda dunque è una forma di arte e più precisamente di arte decorativa del corpo umano, la quale, come ogni forma di arte, va  soggetta alle note leggi dell‘estetica sociologica, secondo cui l‘arte è un fenomeno sociale. La forma più antica delle arti, secondo l‘etnologia, è precisamente l‘arte decorativa, e la più antica forma di decorazione è quella del corpo umano. L‘uomo, prima di decorare gli oggetti, ha incominciato dal decorare se stesso, sia per sostenere più vittoriosamente la competizione sessuale, rendendosi più bello; sia per spaventare i nemici, rendendosi più terribile; sia per vincere le belve nella caccia, trasformandosi in animale. E deve essere potente psicologicamente il motivo che spinge ad ornarsi se  presso  i popoli tutti e specialmente tra i primitivi, son  potute nascere svilupparsi e  propagarsi  pratiche complicate e dolorose quali  lo schiacciamento del cranio, la riduzione dei piedi e della vita, l‘estirpazione dei denti, il tatuaggio, le deformazioni delle labbra e del naso, non giustificate da veri e propri bisogni, ma solo dalle necessità psicologiche e sociali dell‘imitazione e del conformismo a quel  determinato  tipo collettivo di Bellezza in  certi  tempi ed in certe società predominante.
L‘uomo sente che l‘ornamento artificiale è la linea di distinzione tra l‘animale e lui. E l‘ornamento, o decorazione del corpo come ogni altra forma di arte, si va perfezionando, arricchendo, trasformando. Alla decorazione fissa, cioè sulla pelle, subentra, a poco a poco, presso i popoli civili, la decorazione mobile, cioè l‘infinita molteplicità e varietà di oggetti di ornamento, dalle foggio di capigliature, dagli anelli, ai braccialetti, agli orecchini, alle cinture, ed infine al vestito. Considerando la Moda come un‘arte si spiega anche l‘uso e l‘importanza di molti oggetti che non potrebbero avere, né hanno avuto mai altro scopo o funzione, che quello di ornare, di decorare, come i gioielli in genere. E così pure si può spiegare lo uso dei colori, sebbene anche nell‘adottare un colore ci siano motivi estetici e  psicologici.
4.3 Il vestito come simbolo
Il vestito ha acquistato nelle società civili una grande importanza come simbolo.
Alcuni  ritengono che l‘uomo sia un animale composto di due abiti; uno terrestre e l‘altro celeste, che sono l‘anima ed il corpo; che l‘anima sia il vestito esterno ed il corpo l’interno.
Come tutto ciò che è creato dall‘uomo e dalla società, esso, alla sua volta, crea nuovi sentimenti, nuovi bisogni, nuovi significati. “La società è fondata sul Panno; vicino allo spirito dei costumi è necessario oggi lo spirito degli abiti”. Gli abiti ci dettero individualità, distinzione, costituzione civile; gli abiti ci han reso uomini.

4.4 Il vestito e lo spirito di corpo: mode nazionali
Il vestito crea una psicologia diversa nelle varie persone e nelle diverse classi sociali.
Il fenomeno dei vari tentativi della formazione di  mode nazionali prova che si comprende il vero valore psicologico del vestito come simbolo e l‘influenza che esso può avere sulla psiche.
Sin dal 1786 il Bartuch in Germania pose la questione della possibilità di creare una moda nazionale tedesca, opposta alla voga francese. Le varie classi sociali della Europa continentale, prima della rivoluzione  francese, avevano vestiti diversi. Il privilegio del vestito fu il primo a cedere sotto i colpi del terzo stato, quando i deputati del popolo si gloriarono dell‘abito oscuro e disadorno loro imposto per pregiudizio, e i fronzoli, i ricami, le piume degli abiti dei nobili e dei privilegiati diventarono odiosi e malvisti come simboli di una classe spodestata e aborrita. Pure in Polonia venne di moda per gli uomini il costume nazionale.
Questo fatto del non attecchire delle mode artificiali, regionali e nazionali, dimostra che la Moda è un fenomeno sociale e non individuale, pure essendo in certi limiti e sensi eminentemente imitativo; ed è un fenomeno di genere artistico, in cui si tende ad eliminare l‘influenza personale  individuale.
4.5 Il tipo collettivo della moda
Considerando questo fenomeno da un punto di vista più vasto, quale è quello della Moda, si può vedere come sullo impulso del bisogno  naturale psico-economico dell‘ornamento e del vestito, si crei un tipo collettivo, in cui tutte le individuali aspirazioni e le personali divergenze si fondono in una conformità sociale che determina le tendenze di un dato ambiente in una società di un dato tempo. Sta in fatto che la manifestazione socialmente uniforme del bisogno che era prima ristretta in breve cerchia ora va divenendo nazionale, anzi vi è una moda cosmopolita per le classi della stessa coltura.
La consuetudine del consumo contribuisce a formare la massa sociale del bisogno. I bisogni individuali diventano per molti o per tutti masse di bisogni localmente uniformi e contemporanei.
Per questo vi è un rapporto costante tra fenomeni sociali: una moda nasce qua o là, oggi o domani, dura o cessa, si corrompe  o si affina, secondo la particolare esigenza o fisionomia o tipo di una società, la quale ha il diritto, la costituzione economica e politica, la arte ed anche la Moda, che più è in armonia con lo spirito del tempo; essendo tutti i fenomeni un portato di bisogni naturali e di esigenze diffuse e comuni: anche nella Moda, perciò, vi
Le dottrine di Rousseau, che richiamavano la società e lo Stato alle sue origini naturali, produssero un effetto benefico nel vestire, sostituendo alle fogge artificiose e mostruose, altre fogge fondate sopra un criterio di  sanità di ragionevolezza e di opportunità.
L‘umanità, divenuta cosciente della propria forza, si accingeva a distruggere la società di allora, irrigidita in forme condannate dalla ragione dei tempi; ma prima ancora che essa si ponesse a quest‘opera, l‘aspirazione degli uomini a nuove forme di vita trovò la sua espressione nella mutata maniera di vestire.
La prima manifestazione delle nuove idee di libertà e di ritorno alla natura fu, dunque, come doveva essere, l‘opposizione contro gli abiti di cerimonia allora di moda; la rivoluzione cominciò con una ribellione contro il corsetto, le crinoline, la cipria e le calzature ad alti tacchi. Le donne di Parigi non soltanto abolirono le fascette e le sottane, ma anche la camicia.
Quando poi a queste nuove fogge  la Rivoluzione aggiunse i calzoni lunghi, i contemporanei sentirono che la rovina dell‘antica società era irreparabile; il vestito popolare entrò anche in salotto.
L‘eleganza del vestire maschile di allora consisteva propriamente nell‘apparente negligenza, che ai giovani parea una manifestazione di animo libero e indipendente... Questo contrasto tra i vecchi, fedeli al decoro esterno della persona, ed i giovani, smaniosi di una novità che era anche comoda, produsse una alleanza tra la moda e la politica.... Prima nel 1879 la singolarità del vestire poteva parere un capriccio, in seguito divenne una manifestazione politica.
Queste varietà di forme e di colori nei capelli e nelle acconciature sembra essere una  forma esteriore corrispondente a quella  contusione  di cavalleria, di romanticismo, di  pessimismo,  di medioevo, di magnetismo,  di deismo,  ed altre stranezze che in questi tempi esaltavano le menti femminili. Non molti anni dopo vediamo le donne abolire dalle  lor vesti ogni inutile ornamento, quasi per attestare le serie preoccupazioni suscitate nella società dalla questione sociale. Le grandi linee dell‘abbigliamento femminile furono affatto indipendenti dalla potenza individuale; anche le variazioni più radicali avvennero  lentamente;  nella storia della Moda non c‘è mai un fatto un mutamento repentino dovuto ad influenze personali.
Tra le varie mode dei solini, delle cravatte, della tuba, ecc. c‘è quella più importante  del cappello. La forma, sia della cupola che della  tesa, subì tutte le possibili variazioni; e nel 1840 e nel 1850 il portare un certo cappello era una affermazione politica.
si vedrà  sempre un progresso sociale, un sistema retrogrado o qualche lotta accanita, formularsi con l‘aiuto di una parte qualunque del vestito.
4.6 Rapporti e correlazioni tra lo stato politico – sociale e la moda
La Moda, è dunque, l‘espressione fedele dello stato sociale e del carattere di un popolo o di una classe: la moda di campagna è diversa da quella di città, la moda inglese da quella francese, la femminile dalla maschile, l‘antica dalla moderna.
“Sia per gli abiti che per la legislazione, osserva il Carlyle, l‘uomo non procede per semplice caso; egli è sempre guidato da moti misteriosi della mente. In  tutte  le mode, in ogni foggia di abito, apparirà sempre di continuo l‘idea architettonica. Il corpo e l‘abito rappresentano il luogo e la stoffa, sul quale e con cui deve costruire il suo splendido edificio, la persona”. “Chiunque comprende il costume di una epoca, scrive Oscar Wilde, comprende facilmente di necessità anche l‘architettura ed il suo ambiente.
C‘è una forma di gestire e di muoversi non solo appropriata, ma condizionata ad ogni stile di vesti”.
L‘epoca brillante, ma uniforme e pesante di broccati, di stoffe ricche, di gioie massicce, di Napoleone I, era in armonia con lo spirito del primo impero, ispirato al rigore uniforme e ad un falso criterio di antichità imperialista. L‘epoca anglicizzante della Restaurazione rivelava il dominio morale ed economico dell‘Inghilterra. L‘epoca borghese del romanticismo, rivelava il predominio, nella conquista del potere, della borghesia arricchita. Ed oggi pure si scorge facilmente qualche carattere spiccato predominante in ciascun popolo. L‘inglese segue una moda di vestire seria, solida, comoda, basata sulla distinzione e la proprietà del corpo e degli abiti. Il francese bada a ciò che splende, all‘eleganza, al gusto. Gli altri popoli, più o meno, partecipano dell‘uno piuttosto che dell‘altro genere di questi due tipi di Moda. Insomma la Moda ci mostra come ogni epoca concepisce il benessere, l‘eleganza, il pudore.
Come il naturalista riconosce il mollusco alla sua conchiglia, così la storia della civiltà riconosce una epoca al suo modo di vestire.
La Moda mostra il progresso delle industrie, il grado di coltura, il sentimento estetico, il livello dell‘educazione morale. Ed i suoi cambiamenti si spiegano con lo sviluppo della produzione, la trasformazione dei costumi ed il rinnovamento degl‘ideali. Una Moda uniforme e stazionaria è indice di omogeneità sociale e di arresto di sviluppo; una Moda varia, ma rigida, mostra distinzioni sociali di caste; una Moda rapidamente variabile, sebbene comune ed in sostanza uniforme, mostra lo spirito democratico livellatore, ma inquieto, vivace ed espressivo della moderna civiltà.
5.1 La storia della Moda
La Moda, in generale, intesa come fenomeno collettivo, ha una storia. La storia antica è presto fatta: dal vestito informe di pelle non concie degli antichi popoli cacciatori e pastori, al vestito di tessuti vegetali, anch‘esso informe dei popoli agricoltori, alla clamide ed al peplo dei Greci e alla toga ed alla stola dei Romani, il  costume, nelle sue linee principali, non presenta sostanziali varietà e cambiamenti. Verso la fine dell‘Impero Romano, al contatto dei barbari e degli orientali, il vestito va facendosi più vario, di colori e di forma, più ricco di ornamenti, più aderente e aggiustato al corpo. Poi nel medio evo con l’influenza delle Crociate, pel predominio della classe guerriera e aristocratica, il vestito variò e si arricchì ancor più. Infine nel Rinascimento, per effetto del cambiamento profondo che avviene nei costumi, nelle occupazioni e nel genere di vita, si vedono disegnarsi i tratti definitivi del costume moderno, che, più sveltito,  meglio adattato al corpo, ne segue la forma senza ostacolarne i movimenti. La nostra età, da un secolo, ha realizzato incontestabili progressi come semplicità del costume.
E veniamo così all‘epoca moderna, che possiamo suddividere in tre periodi: dal 1790 al 1817, dai 1818 al 1842, dal 1843 al 1878 nei quali seguiremo la correlazione tra la Moda e gli altri fenomeni sociali, specialmente artistici, e lo state sociale.

  1. La rivoluzione francese non segna soltanto un‘epoca nuova nella storia politica e nella vita dei popoli, ma inizia anche una nuova società che ha la sua ragion d‘essere nell‘affermazione e nella preponderanza di tutto ciò che è borghese.

Contro l‘infatuazione del razionalismo intransigente e triviale, rivolto unicamente all‘utile e al pratico, non tarda a manifestarsi la reazione romantica, che sorge anche in antagonismo allo stile del tempo. Gli animi vivevano sotto l‘oppressione di leggi ferree, desunte dall‘antichità, ed anelavano a liberarsi da queste leggi,
prima volontariamente accettate. Quell‘età cercava qualche cosa che apportasse al suo stile un soffio di libertà, di originale schiettezza, e credette di trovarlo nel medio evo, nella maniera gotica, nella cavalleria in cui c‘era l‘attrattiva del mistero, dell‘enigma, di quegli elementi appunto dei quali la società
contemporanea si era fortunatamente liberata.
Lo stile impero, che esisteva anche prima dell‘Impero, sorto come reazione al rococò aiutato da circostanze favorevoli quali gli scavi delle antichità allora in fiore, gli esempi storici dell‘eroismo antico, ecc, è caratterizzato dal fine della bellezza ideale, in opposizione alla volgare natura. Lo stile architettonico del tempo si manifesta principalmente nella decorazione interna.
Con Rousseau sorse la moda naturale. Le foggio naturali si propagano dall‘Inghilterra per i bambini e per gli adulti. Le mode della Rivoluzione datavano dal 1870: allora caddero in disuso la pettinatura torreggi ante e la crinolina. Poi tutto cede alla democrazia, in cui trionfano gli abiti fatti, e viene la moda inglese
in cui si accenna una semplicità di costume semplice fino al nudo. Per circa dieci anni si conservò la moda del 1798, cioè la moda del nudo e dello stile impero, che riduceva l‘abito ad una camicia, a cui poi si aggiunse  uno strascico, che andò divenendo sempre più lungo. Nella moda maschile ci furono minori variazioni, più nella stoffa e nel colore che nel taglio; in luogo della seta e del velluto vennero in uso il cuoio e il panno; al roseo,  al violetto, al verdolino si sostituirono il bruno  e l‘azzurro scuro.

  1. Passiamo al secondo periodo. La nobiltà perde le sue terre, le sue ricchezze e fa ressa negli impieghi; la borghesia arricchisce, aiutata dalle applicazioni pratiche delle ricerche scientifiche che creano l‘industria, sviluppano i commerci, allargano il mondo e il campo

d‘azione, cosmopolizzano la ricchezza e i suoi prodotti. La nuova società borghese è animata da uno spirito  pratico, ma con essa
contrastano, quasi per naturale reazione, i gusti del tempo che aborrono dalla volgare realtà quotidiana. Contro la tirannia del presente, che afferma i suoi ferrei diritti, sorge il culto del passato, e così la società borghese finisce col trovare il suo ideale nel medio evo. Tutta questa età è pervasa  dal  malcontento, dal desiderio indeterminato  di mutamenti.
Il pessimismo diviene una moda. Queste aspirazioni romantiche agli ideali del passato erano in parte l‘espressione del disagio di una società che non si era ancora adattata alle nuove condizioni dei tempi. Dal 1820 al 1842 prevale nella società l‘elemento schiettamente borghese; esso prepara  una solida base che permette al romanticismo della  vita e dell‘arte di sbizzarrirsi nelle sue fantasticherie, che sono come geniali commenti  ad un testo noioso.
L‘arte non fu più ammessa come cosa per sé stante; essa doveva proporsi nobili fini.
La moda che ebbe nome dall‘Impero sopravvisse alla caduta dell‘Impero ancora molti anni. Dopo il congresso di Vienna la moda femminile era giunta al sommo dolio sforzo diretto a dare al corpo della donna snellezza e forma statuaria. Partendo dal pregiudizio del ritorno alla natura, alla quale si volle arrivare per la
via diretta dell‘antichità, in venti anni la moda costrinse la donna a non vestirsi più che di veli e fino a lasciare il corpo quasi scoperto.
Il vestire degli uomini variò molto meno di quello della donna.

  1. Passiamo al terzo periodo. Si fa innanzi il proletariato, e dimostra alla borghesia che la forza più imperiosa è quella degl‘interessi materiali.

L‘arte della seconda metà del secolo XIX è in tutto democratica. L‘acceleramento e la facilità nei viaggi, la diffusione delle notizie, il  rapido  sviluppo della stampa periodica, l‘incremento degli affari, la corruzione, la confusione, la mescolanza di classi, la frivolezza, il demi monde trionfanti: ecco le cause di questa
demoralizzazione della società, dell‘arte, della Moda.
Ogni caratteristica personale deve  essere cancellata; l‘individuo dev‘essere  comme tout le monde, deve nascondere il suo vero io sotto la maschera delle convenienze, adattarsi in tutto all’ambiente ed accettarne le opinioni politiche e religiose.
Verso il 1840 pare che si raggiunga un certo equilibrio: il vestire della donna si fa semplice e ragionevole.
La tendenza a restringere la veste, nel 1878 tocca il limite estremo. Nello spazio di venti anni la moda andò da un estremo all‘altro, dalla smisurata ampiezza alla strettezza eccessiva. La moda maschile di questo periodo poco differiva dal periodo precedente e poco differisce da quello attuale, susseguente.

6.1 L’evoluzione della moda
La Moda, intesa in senso più particolare come uso di coprire il corpo umano e di rivelarne la bellezza, ha pure una storia, che incomincia dall‘origine dell‘uso delle materie che costituiscono e formano gli abiti e gli ornamenti  e va fino alla rivoluzione filosofica del costume moderno.
Lo spirito moderno di ricerche sociologiche storiche e pratiche, ha recentemente in vaso il campo della cultura con innumerevoli storie e ricerche: si può dire che non vi sia indumento umano, vecchio o nuovo, che non abbia avuto la sua storia.
Nella storia, dunque, la Moda cambia; e cambia secondo i luoghi, secondo ragioni psico-sociali, come si è visto. E poiché tali cambiamenti sono una conseguenza del differenziamento sociale, presso i popoli primitivi, i dove questo è ristretto, i cambiamenti sono tardivi, mentre sono febbrili presso i popoli moderni: là si tratta di differenziare una classe superiore dall‘inferiore; qui di differenziarsi anche tra individui. Certe parti dell‘ornamento e del vestito cambiano spesso.
Queste mode e variazioni secondarie, senza causa apparente o sufficiente, sono dovute a diverse cause psico sociali.
6.2 I cambiamenti secondari hanno varie cause: ritmo, correlazione, imitazione
Dal rococò sregolato, contorto e grottesco venne fuori, per reazione, il culto dell‘antichità classica, dalle linee pure, sobrie, corrette.
Altre volte queste mode o cambiamenti secondari sono una conseguenza necessaria della correlazione tra i vari ornamenti e vestiti in una data moda. L‘avversione a nascondere le forme del corpo fece andare in disuso i mantelli, e favorì invece gli scialli del Cascemir, moda che divenne tirannica. Il mutamento delle vesti esigeva naturalmente quello della pettinatura. Si tenevano i capelli aderenti al capo e si cercava di imitare la pettinatura delle statue antiche: per lungo tempo essi avevano nascosto la forma del capo, ora le dànno risalto. Al mutamento della pettinatura segue quello dei cappelli. In una data epoca il tipo della bellezza, dell’eleganza e della Moda è unico. Poiché lo spirito democratico del secolo XIX tendeva a cancellare dal vestito ogni segno esterno di differenza sociale, il sommo della eleganza, sia maschile che femminile, si concentrava nella biancheria.
Vi sono poi le mode e i cambiamenti per imitazione, la quale spesso è una corruzione non data soltanto dall‘artificiosità della bellezza, ma anche dalla decadenza del modello da imitare. “Gli uomini non sono guidati da argomenti, ma da modelli”.
Finché in una società i modelli da imitare sono i capi per virtù di forza e di energia, l‘imitazione è razionale; ma quando i capi sono tali per virtù sola di eredità e non per pregi personali, come nelle monarchie, quasi sempre essi offrono dei modelli inferiori per ingegno, per gusto, per autorità. Allora sorgono le mode eccentriche ed irrazionali, le quali sembrano per poco far considerare la Moda, non più come espressione di un costume di un popolo, ma come un fenomeno puramente imitativo e di importanza secondaria. Queste innovazioni irrazionali, però, non possono dar luogo a tale interpretazione  perché riguardano soltanto accessori o parti  irrilevanti dalla Moda.
La Moda è un fenomeno che  per avere  un significato deve essere considerata a larghi tratti, a distanza. Certo i cambiamenti, detti secondari, non sono ispirati da un cambiamento di stile, di tipo, in una società; ma i cambiamenti vasti e completi che si osservano a poco a poco in un periodo di lunga, laboriosa e quasi invisibile preparazione, hanno le loro ragioni di essere in un cambiamento di modo di sentire, di pensare, di  essere  di una società. Ma il vero cambiamento della Moda consiste in un cambiamento sociale generale in correlazione con l‘ambiente sociale.
Ma poiché la Moda è l‘arte decorativa del corpo umano, essa è condizionata dalla forma e dalle linee dell‘oggetto a cui si deve adattare, e perciò non può avere una eccessiva varietà di motivi e di fogge. La Moda è dunque un ritorno, a più o meno lunga scadenza delle stesse forme più affinate, più corrette, ma identiche nel loro motivo fondamentale.
La moda dell‘abbigliamento è il costume di altri tempi, ripreso e modificato alquanto dal gusto dell‘ora presente. Il figurino nuovo è quello invecchiato abbastanza per non ricordarsene più. Il cambiamento della Moda è anche condizionato e limitato dall‘opinione pubblica, che è la coscienza della società come la coscienza dell‘individuo non è che l’espressione della opinione pubblica individuata nella persona.
L‘arte può trionfare ed ha trionfato sulla natura,  che è buona, “ma non è la migliore delle cose”; l‘artificiosità però non deve distruggere ciò che è essenziale nella natura, perché, in ultima analisi, questa resta sempre la fonte unica ed universale di tutte le sensazioni, che poi vengono  più o meno trasformate ed affinate dall‘arte. Difatti, dando uno sguardo complessivo e generale alla storia della Moda, si può vedere che i moderni hanno perfezionato la tecnica e arricchita la materia, ma non le forme fondamentali.
7.1 L’eleganza è la distinzione estetica della moda
Qualunque sia la ragione dei cambiamenti della Moda, sta in fatto che questa cambia. E, nel cambiamento, la forza inventiva, per una suggestione invincibile e sottile, per la psicologia dell‘autorità e della suggestione non  ancora abbastanza comprese nella psicologia collettiva, ha il sopravvento sulla forza imitativa, che è quella che propaga la Moda, dopo inventata.
Il desiderio di varietà sorge con la civiltà e diventa imperioso: ha le sue radici nella psicologia. Il desiderio di distinzione, afferma Senior, è “un sentimento, che può dirsi essere la più potente delle passioni umane”.
Lo spirito inventivo in ogni manifestazione sociale ha una superiorità individuale, se non sociale, sullo spirito imitativo: la moda sul costume.
Anche nella Moda  si estrinseca lo spirito inventivo, sotto la forma di scelta, di migliore adattamento della moda di una epoca ad una determinata persona: ogni persona ha uno stile, un cachet proprio.
Non tutti certo, in questo senso, sono artisti, e gli uomini, in generale, lo sono meno delle donne, le quali sanno dipingere e scolpire le loro persone meglio dei pittori e degli scultori di professione. In esse per le diverse occupazioni e la diversa missione sociale, è rimasto ancora vivo il culto della bellezza e della propria persona.
La Moda, in senso stretto, non è che il modo comune di vestire di un dato popolo in una data epoca; quello che differenzia un individuo da un altro, specialmente oggi in cui la soppressione delle caste, e quasi anche delle classi sociali, ha uniformato il vestito di tutti. È questa fine scelta estetica e questo migliore adattamento dei vestiti e degli ornamenti al proprio corpo e al proprio genere di bellezza che si chiama eleganza.
Con la psicologia dell‘Eleganza si completa la psicologia della Moda, la quale, sia con la tesi della imitazione-invenzione del Tarde, che con la tesi del ritmo del Simmel, non riescirebbe a comporre la contradizione inevitabile tra l‘imitazione, che propaga, e l‘invenzione, che crea la Moda, ma sempre in modo collettivo.
La vera Eleganza è dunque arte, distinzione, finezza, proprietà, non eccentricità. La varietà degli atteggiamenti individuali decora il genere umano, come la varietà delle vegetazioni decora la natura.
Non bisogna poi dimenticare che ogni moda deve essere in correlazione con lo stato sociale in cui sorge. Ma la semplificazione del vestire non impedì mai agli elegantissimi di fare sfoggio di ricercatezze.
Del resto oggi domina l‘eleganza sul lusso, al contrario dei tempi antichi in cui predominava il lusso sull‘eleganza.
Per essere eleganti bisogna avere il senso dell‘armonia, cioè della misura e delle sfumature: usare gli artifici, ma saperli usare ed  adattare; bisogna scoprire il proprio genere di bellezza e di grazia.
Oggi l‘eleganza è distinzione, sopra tutto; non essere eguali a nessuno, essere se stessi; e perfino nella moda dei gioielli c‘è questo spirito di individualità che fa incidere gioielli speciali, adatti a dare l‘impronta e ad armonizzare con una particolare bellezza. Vi sono generi diversi di bellezza che reclamano diversità di eleganza; la quale si può ottenere correggendo i difetti, o magari esagerandoli, purché si arrivi a dare alla propria persona una qualità armonizzante con tutto il resto del corpo, facendone una personalità diversa dalle altre ed esclusivamente propria. La decadenza del culto della  bellezza  umana ha creato strani pregiudizi: l‘eleganza, secondo molti, è un segno di debolezza  mentale,  o per lo meno d‘inferiorità intellettuale. Dimenticano costoro che il tono della moda, nell‘epoca felice dell‘antichità pagana, era  dato  appunto, in tutte le cose, dai filosofi e  dai poeti.
Anche nei tempi moderni, in cui il filosofo, l‘artista, lo scienziato è un libero cittadino, l‘eleganza non è affatto disprezzata.
Ogni personalità ha uno stile: uno stile morale che si chiama carattere; uno stile intellettuale, che si chiama ingegno; uno stile estetico che si chiama eleganza.
7.2 L’eccentricità è la corruzione e l’esagerazione dell’eleganza
L‘eleganza che vuole ancor più distinguersi, e che non è più guidata da un criterio sociale di conformismo all‘ambiente e di buon gusto estetico individuale, degenera in Eccentricità.
La moda, si dice, tende all‘esagerazione; ma quando ad essa si arriva a poco a poco, con scartamenti piccoli, con un decorso quasi normale, poco si avverte il passaggio dalla eleganza alla eccentricità; e, del resto, ciò trova la sua ragione e giustificazione nell‘ipotesi del ritmo psichico, che progredisce sempre dopo la prima mossa iniziale, in una via in  progressione sempre più accelerata e crescente, fino a che si esaurisce. Allora da una foggia si passa subito a quella opposta
È vero dunque che spesso la Moda si allontana da tutto ciò che è pratico e ragionevole, cioè dal buon gusto e dal buon senso; ma anche questo si spiega, giacché se la Moda, esaurito un periodo imitativo ricomincia un periodo nuovo, inventivo, e quindi da luogo alla Eleganza, cioè alla distinzione, deve dirigersi verso l‘anormalità, cioè verso l‘esagerazione, il non pratico, il non ragionevole; visto che ciò che è pratico e ragionevole, è proprio il normale, il comune, cioè quello che tutti trovano buono, e quindi da seguirsi, da imitarsi.
Ma, comunque, bisogna sempre distinguere tra l‘Eleganza e l‘Eccentricità. L‘Eccentricità è la mancanza del potere di critica sulla realtà, onde una disarmonia intellettuale con predominio tirannico di una idea sulle altre. L‘eccentrico è un monoteista per il difetto di poteri inibitori.
La mentalità degli eccentrici va da una massima povertà intellettuale al genio perfino, in cui si spiega col sopravvento di idee emotive predominanti: ma questa specie di eccentricità ordinariamente è solo apparente, perché,  in fondo, queste nuove manifestazioni negli uomini di mentalità superiore sono  in  armonia con la progressività e l‘innovazione normale nella evoluzione sociale.
La predilezione per strane fogge di vestire è un pervertimento morboso di un istinto della specie. L’adornamento esteriore deriva originariamente dal bisogno di essere ammirato da altri, specialmente dal sesso opposto, di passare per ben costrutti, belli, giovani, oppure ricchi e potenti, oppure distinti per posizione e per merito; questo adornamento si fa quindi a scopo di far buona impressione sugli altri, è una conseguenza del pensiero rivolto agli altri, di occuparsi della specie.
Ma la società, la massa, non. lo ha mai prediletto o tollerato, per un istinto della propria conservazione e di avversione verso uno scostamento troppo violento ed inutile dal tipo collettivo dominante. Si potrebbe quasi dire che ogni moda è ridicola per qualche lato. Soltanto, quando si tratta della moda attuale, noi ci siamo talmente abituati che il vestito ci sembra bene adattato a quelli che lo portano.
7.3 Psicologia estetica
L‘estetica della Bellezza umana nell‘Eleganza si arricchisce di nuovi elementi: non è più data soltanto alla forma, dalla linea. Anche le sensazioni non localizzate sono estetiche: così il tatto, l‘odorato, il gusto. Il tatto è il modo primitivo di socializzazione; tutti gli altri sensi sono pure estetici, perché tutte le sensazioni si riducono, in ultima analisi, al movimento, ch‘è l‘espressione della vita e dell‘azione.
Certo il senso estetico per eccellenza è la vista; ma sensazioni estetiche puramente visive, non ne esistono, nè sensazioni esclusivamente d‘altro genere, appartenenti ad un solo senso.
7.4 Psicologia dei colori
La Bellezza dunque, che è espressa da un bel corpo umano, più o meno vestito, è data, non solo dalla forma, ma anche dall‘armonia dei colori.
Ogni razza tende ad accentuare il colore suo proprio. Ma ogni epoca ha la sua moda anche nei colori, moda ch‘è l‘espressione del gusto, dei desideri, dei bisogni estetici della società e del tempo.
7.5 Psicologia dei profumi
Un corpo umano con la forma ed il colore non è completo senza il profumo che n‘è l‘anima sensibile. Un corpo senza profumo non è concepibile; sia il profumo naturale di un organismo giovane e sano; sia il profumo artificiale che vince e sostituisce il profumo naturale; un corpo umano vivente ha il suo profumo, il suo odore speciale.
Gli odori, specialmente in rapporto alla estetica del corpo umano, alla Bellezza ed alla sua funzione fondamentale, l‘amore, hanno formato oggetto dell‘arte più raffinata dei moderni a cui nessuna sensazione delle più squisite ha sapute sfuggire.
In fine, è noto, ogni popolo ha il suo odore speciale che è percepito solo dai popoli di razza diversa. Ma è nell‘amore che il profumo acquista, per così dire, una importanza grande ed attiva.

 

8.1 Il lusso è la distinzione economica della moda
È bene fin d‘ora stabilire che il Lusso è cosa relativa: è un semplice rapporto. Può accadere, osserva un economista, che in molti luoghi un certo costume ed una certa ricercatezza nel vestire siano così abituali, che tali cose possono dirsi convenzionalmente necessarie, dacché, per conseguirle, l‘uomo sacrificherà in generale alcune cose necessarie alla produttività sua...Bisogna avvertire che molte cose, giustamente indicate come un lusso superfluo, pure fino a un tal limite il loro consumo è produttivo, essendo esse consumate da produttori; vale a dire, secondo la teoria dei bisogni, il loro grado di benessere, la loro posizione sociale, eco., quello che è un lusso per uno è una pura necessità per l‘altro.
Il Lusso è la distinzione economica della Moda, come l‘Eleganza n‘è la distinzione estetica; ma come fenomeno o epifenomeno della Moda è un fenomeno estetico collettivo, e, come la Moda, trova il suo principio nella tendenza naturale del bisogno dell‘ornamento, nell’amore dell‘abbigliamento, nella ricerca sessuale, nell‘orgoglio e nella vanità, e si sviluppa nello stato sociale; esso è apprezzato perché è l‘emblema della ricchezza, il più desiderato dei beni. E così anche questa aspirazione al conformismo sociale, a questa specie di timidità sociale, si svolge come la Moda.
8.2 Il lusso dal punto di vista estetico, economico, morale e sociale
In termini più particolari il Lusso non è che una destinazione dei prodotti dell‘arte decorativa. Il Lusso, al contrario dell‘arte, che mira al benessere ed alla congruità con l‘ambiente, mira al dominio; esso è perciò caratterizzato dalia rarità economica: è di lusso non tutto ciò che è bello e buono, ma tutto ciò che, per il suo prezzo elevato e per la sua rarità, è desiderabile e non da molti raggiungibile.
Tutta l‘arte ha lo scopo di intensificare e di abbellire la vita.
L‘arte decorativa, e per conseguenza la Moda e il Lusso, si rivolgono più al senso: ecco tutto! E  che il Lusso sia proprio considerato, sebbene inconsciamente, come arte, è dato dal fatto che i padri della Chiesa, per predicate contro il Lusso predicavano contro l‘arte, anzi contro l‘arte decorativa, poiché il Lusso in certe epoche era ridotto alla sola arte decorativa. E i rapporti tra l‘arte e il Lusso erano stati sempre stretti e reciproci.
8.3 Il lusso e la società
Il Lusso finora è stato un oggetto di ricerche e di studi economici: infatti il Lusso ha, nel suo lato più appariscente e nelle sue conseguenze sociali più profonde e immediate, una ragione economica.
Senior prova che la graduazione dei bisogni consiste proprio nella variazione in tre direzioni:
1. variazione del nutrimento;
2. variazione dell‘abbinamento;
3. variazione dell‘abitazione e della mobilia.
“L‘uomo è un essere ambizioso e vanitoso, innamorato del bello: egli vuole distinguersi; d‘altra parte lo spirito di imitazione spinge ciascuno a far bene quanto il vicino e ad avvicinarsi al capo.
Il Lusso consiste in quella parte del superfluo che supera quanto gli abitanti di un paese, in genere, considerano in un tempo determinato come essenziale, non solo ai bisogni dell‘esistenza, ma anche alla decenza ed agli agi della vita. La Moda, secondo Moutesquieu e Leroy, sarebbe una forma caratteristica del Lusso.
8.4 La falsità è la corruzione del lusso
La questione del Lusso è dunque economica, perché si riferisce anche alla direzione da darsi, se non all‘intera produzione, almeno ad una parte considerevole di essa, ed alla influenza di alcuni  costumi sulla divisione delle ricchezze. Ma è anche morale. Sul Lusso dal punto di vista morale vi sono due scuole: la rigorista, basata sulle teorie della filosofia stoica (Seneca) e poi cristiana che condannavano la compiacenza dei beni terreni e della carne.
E la scuola apologista, che ritiene il Lusso fonte di bene e di civiltà, che eleva tutti e promuove il progresso. In conclusione, dal punto di vista economico e morale insieme, si può dire che il  Lusso fa bene e fa male: fa bene se procura  lavoro, se migliora il tenore di vita,  anche delle  classi povere, se eleva l‘arte, se è  utile, ecc.;  fa male se è abusivo, cioè se è sproporzionato in modo assoluto o relativo; se  è  improduttivo, fastoso, insolente, fomite di discordie sociali. Ma il Lusso, anche cattivo, non si deve confondere con la prodigalità, fenomeno individuale, patologico: volgarmente si dice prodigo chi spende molto denaro: ma ciò non basta; il criterio esatto sta nella quantità di ricchezza o lavoro consumato per soddisfare un dato bisogno.
Il Lusso, dunque, rappresenta una  forza  di distinzione o di invenzione nel fenomeno della Moda che è di conformismo e di imitazione: come l‘Eleganza è la distinzione estetica, così il Lusso è la distinzione economica della Moda. Come fenomeno sociale il Lusso è in correlazione con gli altri fenomeni sociali e col tempo e la società in cui si manifesta. Esso ha un carattere diverso, secondo che è prodotto da una forma speciale di governo e di condizione sociale; nella monarchia assoluta, nelle aristocrazie territoriali o industriali, nelle società libere e  democratiche. Come il Lusso individuale primitivo è meschino, ristretto, e il Lusso collettivo primitivo è grandioso, religioso; così la Moda individuale primitiva è ridotta al capo o quasi inesistente, e la Moda collettiva primitiva è sviluppata, sebbene uniforme, ristretta alla tribù, nel tempo e nello spazio: ciò risulta dalla composizione e dalla struttura delle società primitive e dei rapporti tra individui e società dei tempi passati e dei tempi attuali. Vi è un diverso lusso secondo i popoli. Baudrillart considera il Lusso come fenomeno sociale, perché lo mette in costante rapporto con la civiltà di un dato popolo. Come l‘Eleganza si corrompe con l‘Eccentricità, così il Lusso si corrompe con la falsità. Anche qui si dimostra un altro lato prevalentemente economico del fenomeno del Lusso: la concorrenza, che in tal materia è libera, quando non può dare un prodotto migliore a minor prezzo, altera e falsifica il prodotto stesso.
Il cambiamento più o meno rapido della Moda, il desiderio sempre più vivo di brillare e di distinguersi, e sopra tutto di dominare par mezzo della ricchezza, o dell‘apparenza della ricchezza, crea l‘esigenza del Lusso, che se è  lodevole dal punto di vista di una forte concezione della propria personalità e della  sua funzione, diventa riprovevole dal punto di vista economico e morale, come una, falsa emulazione, ed in certi casi coma una continua menzogna.  La Moda, sorta dall‘imitazione emulativa e riverenziale; propagatasi come costume; perfezionatasi come Eleganza; arricchitasi come Lusso; — come qualunque altra manifestazione sociale di un bisogno e di una esigenza naturale umana, non può tendere a scomparire. Cambiano le condizioni sociali, cambiano i sentimenti degli uomini, si annullano alcune distinzioni, ma se ne creano ben altre; e la Moda, come ogni altra manifestazione sociale, segue queste vicende.
Ma quando anche alla Moda venisse meno ogni altra ragione d‘essere, resterebbe per essa sempre la ragione più profonda, più naturale, più bella: la distinzione dell‘uomo e d ella donna, e la necessità di amore in cui si compendia tutto il mondo umano e si sublima.

 

Fonte: http://www.riassuntisdf.altervista.org/wp-content/uploads/2012/12/La-moda_Squillace.docx

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