Moda e società

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Moda e società

LA MODA ED IL DISTURBO DEL NARCISISTA

5.1 La società – moda e gli schiavi dello specchio
Il sociologo, filosofo e ricercatore francese Gilles Lipovetsky definisce la nostra società come una “società-moda”, perché “la moda non è più svago estetico, accessorio decorativo, ma chiave di volta della vita collettiva” .
Secondo Lipovetsky la moda , dopo un lungo percorso storico, adesso ha raggiunto l’apice del suo potere e, addirittura, ha plasmato la società a sua immagine.
La moda da periferica è diventata egemonica.
Ai giorni nostri la società in cui viviamo, che si sta globalizzando con estrema velocità, è dominata dalla frivolezza, svuotata quasi completamente dai valori autentici, che derivano dalle nostre radici e grazie ai quali l’individuo può rimanere in contatto con il proprio Sé e maturare.
L’uomo ha sostituito i valori primari, come il sacrificio, la responsabilità e la fedeltà, con la concentrazione sul proprio interesse personale e con la continua ricerca della felicità, generosamente promessa dall’imperante consumismo.
Questa civiltà del benessere, della celebrazione del presente sociale, dell’estetizzazione della persona e della smania per la novità ha reso gli individui egoisti ed incentrati su sé stessi.
Ma perdendo il contatto con il proprio Sé, l’uomo ha smarrito la propria identità, inseguendo sogni inutili in una galleria di specchi che riflettono solo un’immagine effimera al posto della persona, una maschera, che non corrisponde alla realtà, una idealizzazione che offende e ferisce l’umano che c’è in ogni uomo, proteso  continuamente alla ricerca di conferme esterne.
Lo psicanalista americano Alexander Lowen conferma che questo è il tipico problema della società moderna, una società che vanta più ricchezza che saggezza e dove l’essere famosi ed avere successo può diventare  molto più importante della propria dignità e dell’integrità personale e, nei casi più gravi, addirittura dei valori.
Laddove l’affermazione personale e la ricchezza occupano il primo posto, l’individuo finisce con l’abdicare a qualsiasi valore, inseguendo e affannandosi unicamente nella ricerca del piacere, del consenso e dell’ammirazione degli altri e perché no, anche della loro invidia.
Il raggiungimento di uno status sociale diventa, pertanto, l’unico traguardo da raggiungere.
Sono osannate la bellezza fisica, la prestanza, la lotta contro la vecchiaia, la negazione della morte; la sessualità del tutto distaccata dai sentimenti, viene vista come pratica salutista o come diritto al piacere, e non come ricerca di contatto e intimità profonda.
Chi non segue questo stile di vita viene allontanato e guardato con sospetto.
In questo scenario dove l’apparenza impera, la moda si rivela come un veicolo privilegiato per divulgare un nuovo modus vivendi: non ci si veste più solo per esprimere se stessi, ma anche per farsi guardare; la celebrazione e il culto dell’io si sostituiscono alla costruzione di un’autentica identità.
Rincorrendo false immagini di sé, l’uomo si ritrova, alla fine, in un vuoto angosciante, che cerca inutilmente di colmare inseguendo le sue passioni folli, senza mai concentrarsi su “chi è”, ma su “chi vorrebbe essere”, mentre la distanza tra il reale e il virtuale si assottiglia sempre di più, tanto che l’individuo può convincersi di  ESSERE ciò che APPARE.
Il tramonto dei valori personali conduce l’uomo a inseguire ciò che è di tendenza, una strada possibile per farsi  accettare dal gruppo che frequenta e per ricevere la sua approvazione.
Diventa  uno schiavo dello specchio: la sua immagine è la sua assoluta priorità, è ciò che gli assicura l’approvazione, anche se si tratta solamente di  un’immagine ideale, che si è costruita.
Lo specchio, che normalmente riflette il suo “vero” sé, smette di farlo e gli restituisce l’immagine del suo Sé idealizzato.
Lo specchiarsi continuamente diventa un rito, che esorcizza la paura di perdere la sua maschera di  persona di successo, di persona affabile o distinta, di persona sicura di sé, di professionista affidabile o di persona più bella in assoluto, ossia i copioni di turno da rappresentare in società.
Gli abiti e gli accessori diventano indispensabili, il trucco e l’acconciatura una necessità da non trascurare, la palestra si trasforma in un tempio per celebrare il corpo e i centri di benessere, dove cura la pelle, diventano la sua casa.
Ai bisogni personali si sostituiscono bisogni indotti da un consumismo imperante.
Ognuno deve ad ogni costo avere l’ultimo modello di giacca firmata, oppure la borsa dal design più attuale, per ostentare  le proprie disponibilità economiche, il personale successo professionale, il proprio look raffinato, che porta le tracce della crema per il viso di ultima generazione “che fa miracoli”, rende più attraenti e più belli.
L’oggetto abbigliativo, in questo palcoscenico irreale e fittizio, non è altro che  “la maschera” corporea adatta a creare una immagine vuota e senza interiorità.
Quando questo accade, si sconfina nei disturbi e nelle patologie narcisistiche.

5.2 Il narcisismo
5.2.1 Il mito di Narciso
Il termine narcisismo fa esplicito riferimento al mito greco di Narciso.
Narciso, al quale l’indovino Tiresia, al momento della nascita, aveva previsto che avrebbe avuto una lunga vita a patto di non conoscere mai se stesso, era un giovane bellissimo che faceva innamorare di sé tutti coloro che incontrava.
La ninfa Eco che, per una maledizione, non poteva parlare, ma solo ripetere ciò che gli altri dicevano, non poté mai dichiarare il proprio amore a Narciso, che la respinse.
Eco, per il dispiacere, trascorse il resto della vita in valli solitarie gemendo per la sua silenziosa passione, finché non rimase di lei che la voce.
La sua storia, però, suscitò la compassione della dea Nemesi, che decise di punire Narciso per la sua durezza, facendo sì che il giovane si innamorasse della propria immagine, cosa che accadde quando Narciso si specchiò in un torrente.
Il giovane rimase incantato a rimirare il riflesso di sé, finché si accorse che si trattava della propria immagine e che quindi non avrebbe mai potuto ottenere amore da essa.
Questa consapevolezza, come aveva predetto Tiresia, condusse Narciso a morire dal dispiacere e, spirando, si trasformò nel fiore che da lui prende il nome.

5.2.2 Il narcisismo in Freud
In psicologia, lo studio del narcisismo viene in genere fatto risalire a Freud con il suo lavoro del 1914 “Introduzione al narcisismo”, opera in cui il padre della Psicanalisi individua il raggiungimento dell’amore come quel processo energetico in cui la libido investe l’Io, avendo disinvestito gli oggetti esterni.
Il narcisismo diviene così il tratto che differenzia le psicosi dalle nevrosi.
Con questo lavoro, Freud cerca di impostare una teoria complessiva dello sviluppo psichico dell’uomo.
Dopo il 1920 Freud procede a una revisione critica della propria teoria, introducendo la nozione di Es e riformula la visione del narcisismo distinguendolo in due stadi: primario e secondario.
Nel narcisismo primario, secondo la concezione di Freud, la libido è interamente ripiegata sul soggetto, non esiste differenziazione tra l’Io e l’Es e i rapporti oggettuali sono del tutto assenti; si tratta cioè di quello stato precoce in cui il bambino investe su sé stesso tutta la libido, credendo all’onnipotenza dei propri pensieri.
In generale, la maggior parte degli autori descrive il narcisismo primario come una carenza strutturale di base che si riflette sulle modalità di relazione.
L’impossibilità dell'investimento relazionale oggettuale sposta sul proprio corpo la libido; tuttavia tale processo è sovente fallimentare perché non raggiunge lo scopo di ripristinare la condizione originaria, carente o assente, rappresentata da un rispecchiamento della madre; ottiene, invece, il risultato di costituire il proprio corpo come oggetto svuotato da qualsiasi emozione.
In altre parole, il narcisismo determina una frattura dell’asse Io-Sé.
La problematica narcisistica coinvolge in maniera molto profonda il senso della propria identità, in quanto l’autostima è alla base del processo attraverso il quale l’individuo può procedere nel mondo.
Quale sia la precisa funzione della percezione nella relazione con gli oggetti esterni e nella costituzione di quelli interni è argomento di studio.
Condividendo con la neurofisiologia il principio di una percezione che si realizza attraverso l’interagire della mente con il mondo esterno, la psicanalisi attribuisce a questo processo un ruolo fondamentale nell’organizzazione degli oggetti interni e quindi dell’immagine corporea (rappresentazione mentale del Sé corporeo).

Il narcisismo secondario coincide sostanzialmente con quello trattato da Freud nell’Introduzione al narcisismo, anche se viene estratto dallo specifico contesto dell’interpretazione del meccanismo psicotico.
Secondo Freud, consiste nel ripiegamento sull’Io della libido sottratta ai suoi investimenti oggettuali. A questa “quota” di narcisismo la psicoanalisi attribuisce una valenza positiva, fisiologica, da collocare fra gli aspetti che contribuiscono a delineare una personalità in grado di vivere in prima persona un sentimento autonomo di autostima che può, per esempio, contrapporsi utilmente agli attacchi diretti e distruttivi del Super-Io oppure alla delusione di non corrispondere adeguatamente alle rigide esigenze di un Io-ideale.

5.2.3 Lowen e l’identità rinnegata

Nella introduzione al suo saggio “Il narcisismo, l’identità rinnegata” , lo psicoterapeuta e psichiatra statunitense Alexander Lowen, partendo dal suo approccio noto come Analisi bioenergetica, definisce il narcisismo come l’atteggiamento psicologico di chi antepone ai sentimenti, alle relazioni autentiche, all’accettazione del limite, la propria carriera, la ricchezza materiale, la frenesia produttiva, la ricerca del successo professionale a tutti i costi.
Il narcisismo altro non è che un eccessivo investimento sulla propria immagine, a spese del “sé”.
Il soggetto fa di sé stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente di interesse e l’oggetto di una compiaciuta ammirazione.
L’assenza, in questi individui, di qualsiasi capacità empatica, la rabbia cronica, ma spesso repressa, l’ipertrofia del Sé, il controllo onnipotente, uniti alla tendenza alla svalutazione dell’altro, il tutto dietro la copertura dell’idealizzazione, costituiscono il falso Sé del disturbo narcisistico di personalità.
“La relazione disfunzionale con se stesso e con il mondo costruisce nella mente narcisistica una somma di conflitti (interni ed esterni), complessi (inferiorità e abbandono) ed emozioni dolorose (paura, rabbia, impotenza e vergogna), che lo spingono sempre più ad attività difensive ed a scelte compensatorie di carattere materialistico, estrovertito ed edonistico” .

5.2.4 Disturbo narcisistico e Modello Prepos
5.2.4.1 L’Avaro
Il disturbo narcisistico di personalità ha varie caratteristiche: 
• Sottende il carattere narcisistico l’aspettativa idealistica che tutto debba avvenire come si desidera ed è improntato in maniera onnipotente e irrealistica al controllo e al potere.
Il soggetto è più preoccupato di come appare, piuttosto che di cosa sente.
Vede i sentimenti come “punti deboli” e, perciò, li richiude in sé.
Considera un’autentica minaccia tutto ciò che mette in discussione la propria immagine e il proprio equilibrio.
La vita affettiva è caratterizzata dal bisogno costante di essere apprezzato.
La proliferazione delle cose materiali diventa la misura del progresso del vivere.
Nel modello  Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico dell’Avaro, il quale ha una spiccata tendenza ad autocelebrarsi,  scivolando nell’ansia di un incessante progetto di miglioramento delle proprie condizioni di vita, di un avanzamento di carriera. Il suo esasperante narcisismo si riversa anche nel culto del proprio corpo, che deve conservarsi sempre giovane, curato e impeccabilmente abbigliato.
Non esprime i suoi sentimenti perché il farlo è considerato una debolezza. Tutto resta dentro di lui, inaccessibile.
E’ un convinto cultore della forma, attraverso la quale impone alla realtà la sua logica violentandone la sostanza.
La sostanza degli atti emozionali e dei sentimenti sfugge alla sua comprensione perché non è mai sottoposta al vaglio di un’analisi di coscienza. Il contatto col suo mondo interiore si allontana e viene progressivamente vietato dal suo Sé.
Nei confronti del mondo, i suoi metodi di difesa sono incentrati sul bisogno di mantenere l’ordine, la prevedibilità e la ripetizione conservativa.
Il controllo è esercitato attraverso la manipolazione, imbroglio gestito attraverso stimoli ripetuti che inducono a fare ciò che lui desidera, e la condiscendenza accattivante, attraverso un atteggiamento condiscendente cerca di farsi benvolere per poi attuare strategie per spezzare il ritmo dei pensieri altrui fino ad imporre la sua visione.
E’ legato agli aspetti materiali  e concreti della vita.
Ha grande considerazione di sé, è pignolo, ma non attribuisce mai a sé i motivi dell’insuccesso.
Per predominare utilizza gli errori altrui mettendoli in luce con puntigliosa chiarezza. Può condizionare le persone fino all’inquisizione.
Nelle forme più acute si hanno modalità ossessivo-maniacali.
L’avaro si inganna considerando amore verso gli altri la sua ansia di controllo.
Il suo è un amore manipolatorio perché non è mai  incondizionato.
Se non ottiene ciò che vuole diventa piagnucoloso, si lamenta di non essere amato abbastanza per tutto ciò che fa.
Nel narciso avaro si accentuano fino all’ossessione la perfezione corporea e abbigliativa.
Esercita il corpo fino allo sfinimento, fa cure estetiche costosissime e d’avanguardia e cura il suo modo di abbigliarsi in ogni singolo dettaglio.
Entra in panico se si smaglia una calza, oppure si macchia la camicia.
Si controlla continuamente l’immagine: si tocca la giacca per vedere se è ben abbottonata, controlla che i capelli ed il trucco siano perfettamente a posto, e le scarpe perfettamente lucide.
La sua ricerca della stima altrui lo porta ad accumulare capi abbigliativi ed accessori di grande valore, spesso con gravissime conseguenze economiche.

5.2.4.2 Il Ruminante
Il narcisista nutre notevoli ostilità represse che lo conducono ad idealizzare coloro da cui si attende benefici narcisistici
L’esterna arroganza e presunzione sono gli aspetti più evidenti del carattere.
Si sente inquieto, diventando irritabile ed aggressivo, quando gli oggetti esterni che sostengono la sua grandiosità vengono meno.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico del Ruminante.
Questi tende ad accrescere le energie interne attraverso il rimuginare. 
Se la sua tensione interna è distolta dalla concentrazione su un obiettivo, dovrà dislocare la sua concentrazione su molteplici cose,  perderà così energia fino a cadere nella confusione.
Quando è carico è molto reattivo; se è in tensione acuta arriva a dire cose che neanche pensa ma che non sa trattenere e spesso ferisce senza esclusione di colpi. Con gli altri è un trascinatore ma, troppo carico com’è, difetta di capacità organizzativa.
In ragione delle ingiustizie che subisce, diventa ancora più ruminante e reattivo alla vista di quelle stesse ingiustizie.
Ma, quando è attivato, gli riesce difficile mettersi nella condizione d’ascolto dei vissuti altrui.
Quando non riesce a dislocare il suo eccesso di carica contro i nemici, si irrita ed inizia un percorso depressivo da cui è difficile distoglierlo poiché la depressione non ha punti d’aggancio, essendo tutta rivolta all’interno.
Nel narciso ruminante si accentuano fino l’ossessione la reattività e l’arroganza.
Se viene criticato per il suo modo di abbigliarsi, la sua arroganza lo fa reagire accentuando ancora di più quell’aspetto che gli è stato criticato.
Ecco perchè la ruminante narciso può finire per portare una borsa enorme, perché le hanno detto che quella che usava in precedenza era grande, oppure vestirsi in modo ancora più provocante perché le è stato fatto notare di avere la gonna un po’ corta.
L’uomo può far allungare ancora di più la barba perché la compagna gli ha detto che non le piace, oppure indossare un pantalone che gli va molto stretto perché gli hanno detto che è ingrassato.
Il suo fisico diventa uno strumento per scaricare tutta la tensione e la rabbia, con esercizi fisici estenuanti, oppure con diete esagerate.
Alla fine finisce con l’essere troppo magro o troppo muscoloso. 

5.2.4.3 Il Delirante

Il narcisista, anche se è molto più attento all’aspetto esteriore del sé, non esita a rendere oggetto di ammirazione anche le proprie qualità intellettuali.
L’ostinata negazione dei propri difetti, limiti ed errori, porta al rifiuto del sentimento della colpa reale.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico del Delirante.
Questi è un personaggio che gioca con il proprio copione di associazione – dissociazione delle idee, delle percezioni e dei concetti.
Difetta di concretezza e di praticità.
Si propone con una grande presunzione fondata sulla sua personale capacità di comprendere; in effetti egli può avere una visione d’insieme ma difetta dell’analisi dei particolari, si riferisce a schemi personali ed ha intuizioni rapide e sommarie, senza un lavoro meticoloso e di profondità.
Ritiene che la condiscendenza verso l’altro sia una perdita del Sé: avendo subito eccessi di avvolgimento tende a forme estreme di autonomia. 
L’eccessiva stima di sé, l’esagerata fiducia nelle proprie possibilità, la presunzione  di essere nel giusto a causa della propria interpretazione logica della realtà, l’impenetrabilità all’umiltà di fronte alla verifica dei fatti, il senso di superiorità rispetto agli altri, tutto ciò conduce al delirio di superbia. 
Concepisce il mondo attraverso la comprensione e non l’affezione.
L’attività mentale a cui si sottopone nel costruire processi di ragionamento aperti e dissocianti è logorante ed egli conosce solo la pace temporanea dovuta a nuove intuizioni.
Se non viene aiutato a condensare la sua unità interna, può produrre una vera e propria scissione in diverse parti della sua personalità.
Se egli non viene aiutato a riassociare i suoi processi mentali attraverso la riscoperta della dimensione affettiva, può aprirsi  verso forme capricciose ed astiose rivolte verso altri e connesse ad un ripiegamento e ritiro in sé, fino all’anoressia mentale. 
Il delirante è esposto a situazioni di grande disagio per il suo desiderio di libertà dalla dipendenza di qualcuno e, per liberarsi da questa dipendenza, mette in atto comportamenti stravaganti solo per opposizione alla cultura d’origine ma non come scelta autonoma di valori in cui credere.
Questa differenziazione capricciosa lo allontana dalla vera autonomia, lo rende selettivo nelle scelte ed instabile nei comportamenti, perdendosi nella confusione e nella assoluta incertezza sulla sua identità.
Nel delirante narciso si accentua ancora di più la superbia sulle sue doti intellettuali.
In tal modo, si distacca del tutto dal mondo della moda e si trascura completamente.
Tralascia, come prima cosa, la sua igiene personale e, poi, tutta la sua esteriorità: non taglia i capelli, l’uomo non si rade, la donna non si trucca, entrambi si vestono in modo completamente trascurato.
Esce di casa indossando calzini di colore diverso, oppure dimenticandosi di allacciare le scarpe.
Perde il completo controllo della realtà.

5.2.4.4 L’Effervescente-Sballone
Il narcisista non riesce a provare dei sentimenti profondi sia per sé stesso sia per gli altri, infatti  le sue relazioni interpersonali sono superficiali e di breve durata, perché non è in grado di dare attenzione e cura ai bisogni dell’altro, idealizza le persone con cui ha rapporti interpersonali ma, quando scopre il vero volto dell’altro,  perde l’interesse e, pieno di delusione, si allontana cercando un’altra persona adatta a lui, finendo col cadere in una ricerca continua ed infinita.
La sua mancanza di empatia lo fa diventare spietato e ed anche sadico , non si rende conto che gli altri hanno dei sentimenti, perché non riesce a cogliere nemmeno i suoi sentimenti più profondi
Coltiva soprattutto il suo aspetto esteriore, trascurando invece le proprie parti più profonde e autentiche.
Il narcisista è infatti attento alla superficie, alla forma fisica, alla bellezza, all’essere sempre alla moda, apprezzato da tutti.
La gamma emotiva provata da una persona con queste caratteristiche è quindi più ristretta: non ci sono spazi per grandi dolori o per gioie autentiche, anche se tali emozioni sono spesso ‘recitate’: il narcisista è spesso un bravo attore che dissimula ciò che non riesce davvero a provare.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico dell’Effervescente–Sballone.
L’Effervescente-Sballone cerca di sperimentare le sensazioni più forti nei confronti di tutto ciò che vive per saziarsi di un sapore finalmente appagante, ma non è mai appagato.
L’Effervescente-Sballone non sa costruire strategie per dar corpo alle sue sensazioni; si manifesta spesso come giocherellone, colui che non prende sul serio le sue responsabilità. 
Il problema centrale dell’Effervescente-Sballone è il superamento della fusionalità attuabile solo se anche quest’ultima diventa una emozione e non solo una sensazione.
Egli ricerca l’unipatia, cioè il comune e concorde sentire un’emozione, senza riuscire a gustarla perché teme che al suo scemare faccia comparsa la terribile angoscia costitutiva del suo copione.
Non sa gestire le emozioni perché è prigioniero delle sensazioni; non sa difendersi dalle emozioni negative e vive male anche quelle positive perché la loro fine fa venir a galla il suo profondo vuoto esistenziale.
Nell’effervescente-sballone narciso si accentuano fino all’ossessione la ricerca del piacere assoluto e la cura del suo aspetto esteriore, trascurando del tutto il suo mondo interiore.
L’unico suo pensiero è diventare più bello possibile, attraverso cure e esercizio del corpo, nonchè attraverso i capi abbigliativi e gli accessori.
Deve comprare tutte le novità della moda ad ogni inizio stagione, perché tutti devono riconoscere che è il più elegante, il più “alla moda”, con gravi conseguenze economiche.
Non ha uno stile, ma cambia continuamente, cercando quello perfetto, quello che lo fa sembrare ancora più bello e affascinante.

5.2.4.5 L’Apatico

In genere, il rapporto del narcisista con gli altri è basato su di uno sfruttamento più o meno intenso, che è legato alla sua incapacità di comprendere e immedesimarsi nell’altro.
Deve svalutare e disprezzare tutti coloro dai quali non si aspetta niente o che non si conformano ai suoi bisogni ed aspettative.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico dell’Apatico.
L’Apatico  può scivolare nell’apatia quando non si sono ricevuti sufficienti stimoli e spinte alla motivazione, o quando i propositi o gli impegni assunti sono stati ripetutamente squalificati.
Si avvolge nei suoi pensieri, egli pensa ma non agisce.
E’ ripetitivo nelle attività in modo da tendere allo sforzo minimale.
Non accetta di stare dietro a più cose contemporaneamente perché dovrebbe cambiare il ritmo del suo pensiero.
Rimuove il dispiacere dicendo a se stesso che poco gli importa.
Si piange addosso e manovra gli altri con il suo senso di impotenza ed incapacità. Ma non si coinvolge: non c’è da aspettarsi reciprocità da lui.
Di fatto è un indifferente, evita il confronto o la chiarificazione.
La sua vita è piatta ma non sente l’esigenza di modificarla perché occorrerebbe la fatica di accendersi di motivazione o sperimentare l’ansia del cambiamento.
Il pigro che abbia tentato l’attivazione di sé senza riuscirvi, rischia di entrare in astenia: stanchezza estenuante e sfibrante prodotta dal non aver agito pur essendo stato attraversato da forti stimolazioni.
La pigrizia porta al disordine emotivo poiché il pigro evita anche la fatica di riorganizzare e chiarire i propri sentimenti.
Il suo sé è vuoto e povero.
Nell’apatico narciso si accentuano l’apatia e l’opportunismo.
Spreca tempo ed energia a curarsi e ad abbigliarsi solo se deve incontrare persone, dalle quali può ricavare qualcosa di utile.
Altrimenti, si abbiglia in modo quasi trascurato, dicendo a sé stesso che non si cura in modo particolare perché sono gli altri che non meritano di vederlo curato.

5.2.4.6 L’Invisibile
Secondo lo psichiatra Nicola Lalli, oltre al classico disturbo narcisistico, come descritto precedentemente, possono strutturarsi anche due altre manifestazioni.
Da una parte, il soggetto con un disturbo del genere può privilegiare la tendenza a nascondersi, a evitare di relazionarsi con l’altro perché teme di essere facilmente esposto alla frustrazione .
Di fronte al timore del rifiuto, che aumenterebbe ulteriormente la soglia della rabbia e della distruttività, egli preferisce ritirarsi e coltivare in questo distanziamento il proprio Sé grandioso.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico dell’Invisibile.
L’invisibile prova un profondo senso di disistima e sfiducia in se stesso.
Se riesce in qualcosa attribuisce il suo successo alla fortuna e non alla sua capacità. Vive una forte chiusura introversiva, attento a non mostrare mai nulla di sé, nel timore di essere giudicato e svelato.
Perciò tende ad isolarsi anche se non ama la solitudine.
Essa è conseguenza della sua fuga, piuttosto che agire, si nasconde ed osserva.
Non cura molto il suo aspetto fisico, sia perché si sottovaluta, sia perché spera di passare inosservato. 
La sua vergogna lo porta  all’inibizione, non ama mostrare i suoi sentimenti perché pensa che siano fuori luogo, scontati.
Non è in grado di accumulare energia e motivazioni perché è abituato a sminuzzarsi per timore di occupare troppo spazio; anche i suoi sentimenti devono essere sempre deboli e non visibili.
Una delle caratteristiche del movimento dell’io della vergogna è il suo crescere di intensità: si vergogna di vergognarsi.
La crescita di questa emozione è un progressivo avvitamento dell’io che rende l’invisibile ancora più invisibile, fino a scomparire anche dalla percezione di sé. Senza sostegno, anche con forte direttività, l’invisibile evita il confronto e non si mette alla prova, impedendo così eventuali successi che aumenterebbero la stima di sé.
Se l’invisibile non si mette in gioco e perpetua l’avvitamento su di sé, si dispone alla oppressione psicologica da parte di altri.
La sua incapacità di difendere se stesso apertamente lo tormenta con invidia e gelosia.
Le sue energie attivate dall’invidia e dalla gelosia aprono verso gli aspetti più negativi dell’invisibile: la falsità, le maschere, le insidie mediante istigazione, le strategie di aggressività dissimulate.
Nell’invisibile  narciso si accentua la vergogna, fino a farlo letteralmente scomparire nei vestiti, così che nessuno lo noti.
I capi d’abbigliamento diventano sempre più larghi, più avvolgenti e più lunghi, così da scoprire il meno possibile della sua corporeità: maniche lunghissime per coprire le mani, colli altissimi su bluse, maglioni e giubbini, giacche e cappotti larghi (almeno una taglia in più) per non sottolineare minimamente il corpo.
Gli accessori aumentano e, dove non diventano appariscenti, ingrandiscono: una grande stola per coprire bene le mani ed il collo, un borsone per coprire parte del corpo (il più possibile), sciarpe da avvolgere anche intorno al volto.

5.2.4.7  L’Adesivo

Il narcisista,nelle relazioni con gli altri, fa riferimento, con una frequenza inconsueta, a se stesso ed ai suoi bisogni, mostrando un grande bisogno di essere amato ed ammirato, indice di un evidente contrasto con il concetto ipertrofico del proprio Sé.
E’ come se fosse convinto di avere il diritto di controllare e possedere gli altri, di utilizzarli senza alcun senso di colpa e, spesso, dietro una facciata a volte brillante ed affascinante, si avverte una notevole freddezza ed indifferenza.
Dipendente dall’approvazione altrui, il narcisista non è, pertanto libero ma condizionato e si dissocia dai propri sentimenti di fragilità e dai bisogni più profondi del proprio essere, vissuti spesso come minaccia per le proprie finalità autoaffermatorie di successo e possesso.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare al disagio narcisistico dell’Adesivo.
Il suo bisogno di affetto si trasforma in affanno, il cui motore è il bisogno di attaccarsi.
Prima conseguenza è il rapporto disordinato con il cibo.
Il copione di base dell’adesivo è incentrato sul desiderio di sperimentare la sensazione di attaccamento di cui è continuamente in attesa come di una promessa non ancora mantenuta.
Pur di essere considerato sceglie di far ridere di sé.
Conseguenza del bisogno d’attenzione è una particolare dislocazione dell’affettività verso gli oggetti, considerati come un’estensione del sé, di cui non vuole spossessarsi.
L’adesivo si presenta come un buon amico perché ha bisogno di amici al punto da svendersi, diventare servizievole oltre misura, lasciarsi ingannare.
Più vive mancanze affettive, più concede potere all’altrui presenza.
Nel rapporto con gli altri non cerca di far prevalere la sua opinione, ma giunge a sacrificare sé stesso, purché vi sia accordo fra le persone e non avvenga nessuna separazione o allontanamento.
Imita le persone o i personaggi da cui si sente attratto.
La sottomissione ad altri procede lungo il percorso della condiscendenza.
L’altro è per lui sempre buono e positivo, in ragione dell’attenzione che mostra nei suoi confronti.
L’ansia di separazione è il motore della personalità dipendente che si sottomette attraverso l’attrazione dell’appagamento e la paura di perdere tale possibilità. In tal modo, l’adesivo ha la disposizione ad essere abusato sessualmente, indotta da due delle sue caratteristiche: l’obbedienza all’ingiunzione di mantenere il segreto e il senso di colpa.
Il segreto, infatti, tende a rendere la relazione, agli occhi dell’adesivo, importante e significativa; il senso di colpa conduce l’abusato ad assumersi la responsabilità di ciò che è accaduto, essendo è incapace di formulare un giudizio negativo verso colui il quale lo ha considerato in ogni caso oggetto di attenzione.
Nell’adesivo narciso si accentua l’affanno teso ad ottenere l’affetto degli altri.
Imita e adegua il suo abbigliamento, fino ad annullare completamente il suo gusto personale.
E’ sempre in cerca dell’ultimo capo ed accessorio firmato, con il quale attirerà l’attenzione degli altri.
Il pensiero dell’ultimo status symbol diventa una fissazione ed è pronto a fare di tutto per averlo, anche a rubarlo.
Infatti, l’adesivo è dipendente non solo dalle persone ma anche dagli oggetti e, in caso di disturbo, questa sua dipendenza lo può portare alla cleptomania.
Ma possiamo avere anche una situazione opposta: il terrore di non essere scoperti, porta l’individuo ad una sorta di formazione reattiva con il suo bisogno compulsivo di essere ammirato, riconosciuto, apprezzato .
Il suo Sé grandioso ha bisogno di riferimenti narcisistici continui ed egli mette in atto tutte le sue capacità per attirare l’attenzione e l’ammirazione dell’altro.
Nel modello di Prepos, queste caratteristiche si possono associare ad un disagio narcisistico dell’Avaro, del Ruminante, del Delirante, dell’ Effervescente-Sballone, dell’Apatico ed dell’Adesivo, che abbiamoapprofondito sopra.
Quindi, il disturbo narcisistico può avere due modalità espressive molto diverse sul piano fenomenico, sebbene molto simili se esaminate a livello dinamico.
Spesso le persone che presentano un disturbo narcisistico sviluppano stati depressivi anche importanti.
Il  fattore scatenante può essere un forte senso di insoddisfazione, oppure un mancato riconoscimento nella vita privata o professionale.
Quello che si evidenzia in tutti questi casi è la profonda discrepanza tra le aspettative idealizzate e la realtà.
Il narcisista si focalizza sulle aspettative deluse, provando un forte senso di disperazione.

5.3 Il narcisista contemporaneo
La sociologa Rossella Porcelli afferma che oggi, nella nostra società incerta e rischiosa, “il narcisista sopravvive vivendo alla giornata, approfittando del presente, affrontando la vita con scetticismo ed ironia, si sente libero da costrizioni ed è alla ricerca di esperienze sempre nuove e di continue gratificazioni. Nel vuoto che lo circonda, il narcisista è alla ricerca ininterrotta di un’identità e di conferme da parte degli altri, che rafforzino il proprio senso di onnipotenza.
Tuttavia, nonostante egli pensi sempre più a se stesso e al proprio benessere, sente il bisogno di vivere in una società più equilibrata, sicura, ordinata e di interagire con gli altri; nonostante egli sia sempre più concentrato su se stesso e sulla propria realizzazione, ha sviluppato un grado più elevato di coscienza ed intelligenza che lo porta a considerare l’alterità come risorsa per sopravvivere e non come un limite”.
Il “narcisista contemporaneo”, come afferma la  sociologa, non è più, semplicemente un edonista che si abbandona ai piaceri effimeri , ma è uno che deve rispettare delle e regole di alimentazione e regole  per la cura del viso e del corpo, se vuole mantenersi giovane e con un fisico bello ed in salute.

5.4 Il Counseling Relazionale di fronte al disagio  Narcisistico
Il Counseling Relazionale, secondo il Modello di Prevenire è Possibile, relativamente alle varie espressioni del disagio narcistico, propone una serie di interventi educativi che consentono i primi ed essenziali percorsi di crescita della persona, con l’intervento consapevole dell’artigiano dell’educazione.

5.4.1 Le relazioni di aiuto e l’Artigianato Educativo
Il Counseling è una relazione di aiuto, il cui obiettivo è aiutare il cliente a migliorare la qualità della sua vita, individuando i suoi punti di forza e aumentando le sue capacità di scelta e di cambiamento, in modo tale da poter gestire le sue emozioni ed i suoi sentimenti, al fine di affrontare uno stato di crisi, ovvero per migliorare il rapporto che ha con se stesso e con gli altri.
Il Counseling non si deve confondere con nessuna forma di terapia psicologica o medica.
E’ un percorso di crescita, la cui finalità è educare o rieducare il cliente per maturare e per responsabilizzarsi.
In base a questo nasce l’Artigianato Educativo che “comprende l’insieme degli strumenti di lavoro del progetto Prevenire è Possibile: dal gruppo di incontro agli itinerari educativi per le personalità in disagio” .
Prepos parla di un collegamento tra emozioni e copioni, considerando questi ultimi come la continua ed involontaria ripetizione di una o più emozioni, più o meno positiva per l’individuo.
Cerca di capire il perché certe emozioni si trasformano in copioni ed altre in sentimenti, cioè nella cosciente e volontaria gestione del comportamento basato su valori e disvalori.
Infatti, la persona migliora, matura, se i vissuti emozionali si trasformano in sentimenti stabili, e questo può succedere  se si mettono in discussione quei copioni che creano disagio, comprendendo la loro struttura per poter ridecidere il comportamento e cominciare la crescita della nostra individualità.
I copioni nascono dal nostro modo di vivere e di esprimere alcune manifestazioni momentanee e non stabili, ovvero le emozioni di base che sono sperimentate dal bambino nel primo anno di vita.
Le emozioni di base si vivono durante una relazione empatica con un altro individuo e determinano non solo la conoscenza da parte dell’individuo stesso di tali emozioni, ma anche il suo modo personale di autopercepirsi e di conoscersi.
Prepos individua sette emozioni di base: la paura, la rabbia, il distacco, il piacere, la quiete, la vergogna e l’attaccamento.
Crescendo, l’ambiente cambia e con questo cambiano anche le emozioni, che si rinforzano, si modificano o si spostano nelle emozioni adiacenti.
La creazione dei sentimenti stabili in una persona avviene solo se essa ha sperimentato tutte le diverse emozioni ed ha trovato l’equilibrio tra loro.
All’interno di un determinato sentimento, infatti, sono presenti tutte le emozioni che lo hanno creato.
Non a caso, il sentimento non è mai semplice e lineare come un’emozione, ma presenta molte sfaccettature e rimanda a vissuti ed esperienze non sempre equilibrate ed univoche.
Quindi, per arrivare alla maturità e migliorare la qualità della vita, l’individuo deve comprendere i suoi copioni e poi deve decidere di cambiare il proprio comportamento, le motivazioni e le emozioni.
Questo si può fare comprendendo in profondità i nostri valori, che sono gli strumenti veri e propri per attuare la maturità e si formano attraverso le relazioni interpersonali, le esperienze che fanno riflettere, nonché attraverso l’aiuto di persone “esperte”.
I valori essenziali sono: la responsabilità, la lotta e l’impegno, la libertà, la generosità, la pace e la fedeltà.
Ogni individuo ha la sua scala di valori, in base all’ambiente in cui è cresciuto, alla sua cultura.
L’importante, però, è che fra essi ci sia un equilibrio, altrimenti il valore diventa disvalore.
Ad esempio, non è mai positivo se si è molto generosi o troppo responsabili: nel primo caso si può finire con l’essere sfruttati, nel secondo si smette di provare piacere.
L’Artigianato Educativo descrive sette personalità che corrispondono alle sette emozioni di base, sia nella loro componente negativa, per comprendere quali sono gli elementi che si oppongono ad un equilibrio personale, che in quella positiva, per capire e dare significato all’evoluzione che ciascuna emozione potrebbe avere se ben orientata.
Questi idealtipi non hanno la pretesa di rappresentare una persona, perché ogni persona, essendo unica e irripetibile, è una composizione di tutti gli idealtipi.
Questi non sono altro che le componenti che “mescolate”, ne costruiscono l’identità .
Essi sono:

  • L’Avaro, prodotto dall’emozione della paura;
  • Il Ruminante, prodotto dall’emozione della rabbia;
  • Il Delirante, prodotto dall’emozione del distacco;
  • L’Effervescente–Sballone, prodotto dall’emozione del piacere;
  • L’Apatico, prodotto dall’emozione della quiete;
  • L’Invisibile, prodotto dall’emozione della vergogna;
  • L’Adesivo, prodotto dall’emozione dell’attaccamento.

Il colloquio di Counseling si snoda attraverso un percorso di comprensione della  realtà, nella consapevolezza che il dolore è una parte inevitabile della vita dell’uomo ma che, se non viene superato e risolto, finisce per pervadere tutta l’esistenza di una persona.
L’umanità del counselor rappresenta la chiave di accesso per entrare empaticamente in contatto con il dolore, mentre un orientamento pragmatico e concreto permette di riformulare la realtà con tempi di risposta immediati.
“Con l’empatia si percepisce, oltre all’emozione temporanea vissuta, l’esperienza vitale, corporale, psichica e spirituale dell’altro, ed è rivolta alla percezione soggettiva dell’altro, alla sua esperienza interiore ed alla sua stessa personalità” .
Occorre cercare di costruire una visione di insieme dentro cui collocare lo stile di vita della persona con una discrezionalità rispettosa dell’individuo che sta raccontando il proprio vissuto.
Il counselor coglie il significato profondo di quegli eventi orientando la persona a costruire maggiori difese nei casi in cui il suo atteggiamento tenda ad essere fragile e sottomesso, o a riflettere sull’impatto della propria leadership nei casi in cui ha strutturato un certo livello di rigidità caratteriale.
Coglie il tipo di rapporto che la persona ha con se stessa e con le figure affettive di riferimento, poiché spesso  il disagio e l’infelicità sono il risultato di una struttura relazionale complessa e svalutante.  
Il counselor  può aiutare il cliente a riflettere sul concetto di  autonomia emotiva, a cercare un modo per valorizzare la propria vita, a credere in se stesso, a riconoscere e considerare le proprie emozioni, incoraggiando la costruzione di difese nel rispetto della propria individualità, o a sviluppare una maggiore percezione dei vissuti degli altri.
Il colloquio di counseling implica la trasformazione delle relazioni interpersonali poiché le relazioni  non si strutturano in modo statico, ma possono essere modificate da nuovi punti di vista.
Queste trasformazioni si possono ottenere modificando le emozioni base in quelle adiacenti, cioè con gli Interventi Educativi che Prepos identifica nel Rimprovero, Incoraggiamento, Insegnamento, Coinvolgimento Emotivo, Tranquillizzazione, Sostegno e Gratificazione.
Secondo Prepos, ad ogni idealtipo vengono associati due interventi educativi, sul quale hanno maggiore efficacia.

5.4.2 Gli idealtipi del disturbo narcisistico e gli interventi educativi

5.4.2.1 L’Avaro
Il narcisista avaro ha bisogno di:
a) COINVOLGIMENTO EMOTIVO: E’ una comunicazione essenzialmente espressiva ed ha lo scopo di aprire l’altro alla percezione di sensazioni ed allo sperimentare emozioni.
Per coinvolgere emotivamente occorre vincere le proprie inibizioni, caricarsi emotivamente ed eccitare, far sognare, improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, a costruire un’immagine, un gioco o un disegno.
Così l’avaro sposta l’ansia di controllo verso l’impegno.
b) TRANQUILLIZZAZIONE: Tranquillizzare vuol dire spegnere le tensioni. Significa assorbire senza restituire alcun segnale, senza modificare il tono e il ritmo del tono comunicativo.
Chi tranquillizza deve fare assoluta calma dentro di sé, non contraddire, non cadere nelle provocazioni inevitabili dell’altro, trasmettere pace.
Nell’avaro è necessaria per spegnere l’ansia.
L’avaro, spegnendo la sua ansia di controllo e di perfezione, diventa una persona responsabile, che dedica attenzione e cura alle persone.
Inoltre, possiede straordinaria capacità organizzativa.
Comincia a vivere il piacere del vestirsi e curarsi.
Smette di farlo per ottenere la stima degli altri e per dimostrare il suo potere, ma comincia a curarsi ed abbigliarsi come piace a lui e per piacere a se stesso.
Impara ad usare abiti di linee più morbide e scopre il piacere della sensazione del tessuto morbido sulla pelle.
Usando abiti con linee aperte, come le scollature più profonde e le giacche sbottonate, scopre che gli altri gli si avvicinano di più, non più per il suo potere, ma perché è piacevole stare con lui.
Compra gli accessori non solo per apparire, ma anche per la loro funzionalità.
L’uso di abiti policromatici aiuta ancora di più i suoi rapporti interpersonali.

5.4.2.2 Il Ruminante
Il narcisista ruminante ha bisogno di:
a) TRANQUILLIZZAZIONE: Tranquillizzare vuol dire spegnere le tensioni. Significa assorbire senza restituire alcun segnale, senza modificare il tono e il ritmo del tono comunicativo.
Chi tranquillizza deve fare assoluta calma dentro di sé, non contraddire, non cadere nelle provocazioni inevitabili dell’altro, trasmettere pace.
Nel ruminante è necessaria per spegnere la tensione.
b) SOSTEGNO: Sostenere non è dare carica.
E’ necessaria l’umiltà. Il sostegno è un rapporto fondato sulla discrezione e sulla disponibilità a perdere qualcosa di sé per favorire l’altro.
La comunicazione del sostegno è a volte silenziosa.
Potrebbe anche essere solo uno sguardo che trasmette un messaggio di presenza.
Chi sostiene non è mai in vista, sta alle spalle del soggetto da sostenere: la qualità del sostegno è tanto maggiore quanto meno il sostenitore è apertamente visibile, è la base di ogni azione di orientamento.
Il sostegno non esprime dubbi sulla riuscita e sulle capacità dell’altro.
Assorbe la sofferenza di un ruminante pur senza dargli ragione e ciò lo indurrà alla
verbalizzazione così da chiudere il cerchio inducendolo alla prudenza.
Spegnendo la tensione del ruminante ed assorbendo la sua sofferenza, il ruminante evoluto possiede una grande energia, che è riuscito a convogliare, però, su un obiettivo da raggiungere e, poiché ha un grande senso della giustizia, si realizza nel sentirsi utile agli altri.
La comprensione degli altri porta alla luce il suo nucleo di tenerezza che, una volta esplicitato, lo arricchisce e lo rende capace di grande impegno. 
In tal modo, diventa un motivatore, un leader.
Il ruminante comincia a vestirsi con abiti comodi che lo agevolano mentre cura tutti i suoi progetti.
Non si veste più con arroganza, fissandosi anche su oggetti abbigliativi che non erano adatti a lui, ma usa linee che gli piacciono e gli stanno bene.
Torna ad avere un fisico bello, senza diete o esercizi esagerati.
Usa anche abiti un po’ più seduttivi per attirare gli altri e colori pastello per mostrare la sua tenerezza.
Usa accessori artigianali per aiutare il settore e perché fondamentalmente gli piacciono e, poi, tutti i suoi amici lo imitano!

 

5.4.2.3 Il Delirante
Il narcisista delirante ha bisogno di:
a) SOSTEGNO: Sostenere non è dar carica.
E’ necessaria l’umiltà. Il sostegno è un rapporto fondato sulla discrezione e sulla disponibilità a perdere qualcosa di sé per favorire l’altro.
La comunicazione del sostegno è a volte silenziosa.
Potrebbe anche essere solo uno sguardo che trasmette un messaggio di presenza.
Chi sostiene non è mai in vista, sta alle spalle del soggetto da sostenere: la qualità del sostegno è tanto maggiore quanto meno il sostenitore è apertamente visibile, è la base di ogni azione di orientamento.
Il sostegno non esprime dubbi sulla riuscita e sulle capacità dell’altro.
Nei confronti del delirante dovrà essere una modalità sottile, fatta di allusioni, sensazioni, tali da indurlo a far sbocciare un piccolo pensiero di limitatezza.
b) GRATIFICAZIONE: I complimenti sono la comunicazione più semplice e diffusa di gratificazione.
Mostrare apprezzamento e riconoscere un merito ad una persona porta quest’ultima a
consolidarsi nelle sue scelte.
La gratificazione ha la proprietà di far entrare in contatto le persone con quella parte positiva di sé di cui non solo mai del tutto certi.
I complimenti possono però essere pericolosi per due motivi:
1) quando sono adulazione conducono alla (vana)gloria;
2) per paura che contengano inganno possono aumentare la diffidenza, con le sue conseguenze di ansia o di angoscia.
E’ possibile distogliere il delirante attraverso la scoperta della bellezza e del senso profondo, che gli dia un momento di concreto contatto con il mondo.

Il delirante evoluto, che ha umilmente accettato la possibilità di sbagliare, è una persona intelligente e creativa, portatore di libertà, ma nello stesso tempo capace di concretezza.
E’ quindi in grado di trovare in modo acuto soluzioni innovative ai problemi o di aiutare gli altri a liberarsi dalle dipendenze attraverso il ragionamento.
Il delirante, mettendosi in contatto con il mondo reale, usa il suo pensiero creativo anche per abbigliarsi.
Ha una capacità incredibile di abbinare colori e tessuti, tanto che diventa un trend –setter, cioè una persona che crea tendenze di moda, forse comincia a lavorare nel campo della moda come stilista o altro.
Non si limita ad acquistare abiti ed accessori, ma li crea, ed ecco che così riesce ad uscire dalla sua solitudine di incomprensione con gli altri; ha trovato un altro tipo di comunicazione non verbale: gli oggetti abbigliativi.
Gli altri gli chiedono consigli per vestirsi e spesso gli chiedono di creare per loro degli accessori.

5.4.2.4 L’Effervescente-Sballone
Il narcisista Effervescente–Sballone ha bisogno di:
a) GRATIFICAZIONE : I complimenti sono la comunicazione più semplice e diffusa di gratificazione.
Mostrare apprezzamento e riconoscere un merito ad una persona porta quest’ultima a
consolidarsi nelle sue scelte
La gratificazione ha la proprietà di far entrare in contatto le persone con quella parte positiva di sé di cui non sono mai del tutto certi.
I complimenti possono però essere pericolosi per due motivi:
1) quando sono adulazione conducono alla (vana)gloria;
2)  per paura che contengano inganno possono aumentare la diffidenza, con le sue conseguenze di ansia o di angoscia.
All’effervescente-sballone la gratificazione serve per indurlo a soffermarsi sugli aspetti terminali di un vissuto piacevole e non su quelli esaltanti iniziali.
b) RIMPROVERO: Il rimprovero è una comunicazione ingiuntiva e regolativa. Deve dunque essere espressa senza enfasi e senza tensione.
Il rimprovero serve a criticare un negativo già agito o, più raramente, a prevenire un comportamento negativo sul punto di essere messo in atto.
Per rimproverare occorre un tono fermo, deciso, autorevole che si esprime in una comunicazione breve, forte e centrata sui fatti concreti.
Al rimprovero deve seguire un silenzio lapidario che fa entrare in profondità il messaggio appena lanciato.
All’effervescente–sballone il rimprovero serve a far sì che un soggetto volubile e irresponsabile sia costretto a distaccarsi dal suo stato emozionale e riflettere sul suo comportamento.
L’effervescente-sballone evoluto è colui che ha trovato nella responsabilità il rimedio alla volubilità, ai sogni, all’inconsistenza.
Diventare importanti per qualcuno, perché se ne assume la responsabilità, è una conquista e gli permette  di esprimere la sua capacità di coinvolgere anche le persone più difficili per la sua tenerezza e amicalità.
E’ quindi in grado di trovare in modo acuto soluzioni innovative ai problemi o di aiutare gli altri a liberarsi dalle dipendenze attraverso il ragionamento.
L’effervescente-sballone  smette, così, di essere alla continua ricerca del piacere e della bellezza.
Continua a curarsi e abbigliarsi, ma senza esagerare.
Adesso ha un suo stile, una marca preferita di vestiti e scarpe, e addirittura, un negozio di abbigliamento dove si serve.
I suoi accessori non sono più solo all’ultima moda, ma sono anche funzionali.
Continua ad essere il più bello, ma adesso condivide le sue nozioni sulla moda con i tanti amici che ha, aiutandoli a scegliere le cose giuste per loro, visto che lui è un esperto di moda!
Usa un po’ di più i colori scuri e più sobri, in particolare nell’ambito lavorativo, anche per sottolineare la sua serietà e professionalità; ma nel guardaroba ha sempre un foulard, se è donna, oppure una cravatta, se è uomo, coloratissimi.

5.4.2.5 L’Apatico
Il narcisista apatico ha bisogno di:
a) RIMPROVERO: Il rimprovero è una comunicazione ingiuntiva e regolativa. Deve dunque essere espressa senza enfasi e senza tensione.
Il rimprovero serve a criticare un negativo già agito o, più raramente, a prevenire un comportamento negativo sul punto di essere messo in atto.
Per rimproverare occorre un tono fermo, deciso, autorevole che si esprime in una comunicazione breve, forte e centrata sui fatti concreti.
Al rimprovero deve seguire un silenzio lapidario che fa entrare in profondità il messaggio appena lanciato.
All’apatico serve per emozionare con un’impressione il suo vuoto interno.
Lo smuove dallo stato di quiete e lo richiama alla realtà, facendolo vergognare della sua pigrizia.
b) INCORAGGIAMENTO: Incoraggiare significa saper dare carica e trasmettere motivazione ad altre persone.
Per incoraggiare è prima necessario costruire e dare forma all’energia dentro di sé e poi comunicarla in modo persuasivo per indurre all’azione.
Richiede impegno e forza e deve essere puro, senza mescolarsi a critiche, anche se motivate.
Mentre si incoraggia, è necessario trattenersi dal sostituirsi, nell’azione, al soggetto destinatario del suo incoraggiamento.
Incoraggiare non significa aiutare o sostenere ma trasmettere forza e coraggio affinché l’altro li utilizzi per compiere l'azione.
L’apatico viene spostato verso l’eccitazione per scoprire il piacere.
L’apatico evoluto è un portatore di pace. La sua capacità di fare calma e di non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni e dai conflitti lo rende in grado di insegnare a spegnere le tensioni e di indicare la via per la quiete.
Ha imparato la distinzione tra apatia e quiete contemplativa e, attraverso quest’ultima, ha stabilito un contatto profondo con la sua personale umanità.
E’ un mediatore eccellente e gli altri lo cercano per farsi aiutare e consigliare di risolvere i loro conflitti.
Essendo cercato dagli altri deve curare il suo aspetto di più, e non lo fa più per adeguarsi agli altri, bensì perché è già uno di loro.
Scopre che è bello acquistare abiti ed accessori in base al suo gusto e non per un gusto “imposto” dall’ambiente, ed ecco che comincia a provare a vestirsi in maniera più creativa, sperimentando abbinamenti di colori nuovi e linee di abiti mai indossati prima.
Adesso l’apatico porta un taglio di capelli che gli sta bene e non quello che gli propone il barbiere o la parrucchiera; comunque sarà una cosa semplice perché non può dedicare molto tempo a sistemarsi.  

5.4.2.6 L’Invisibile
Il narcisista invisibile ha bisogno di:
a) INCORAGGIAMENTO: Incoraggiare significa saper dare carica e trasmettere motivazione ad altre persone.
Per incoraggiare è prima necessario costruire e dare forma all'energia dentro di sé e poi comunicarla in modo persuasivo per indurre all'azione.
Richiede impegno e forza e deve essere puro, senza mescolarsi a critiche, anche se motivate.
Mentre si incoraggia, è necessario trattenersi dal sostituirsi, nell’azione, al soggetto destinatario del suo incoraggiamento.
Incoraggiare non significa aiutare o sostenere ma trasmettere forza e coraggio affinché l’altro li utilizzi per compiere l'azione.
Serve all’invisibile per attivarsi e aderire alle altre persone, a sé stesso, agli ambienti o ai risultati delle sue azioni.
b) INSEGNAMENTO
Insegnare qualcosa vuol dire far prendere consapevolezza dei contenuti, far ragionare, far riflettere.
E’ una forma articolata di comunicazione che comprende la comunicazione euristica, modelli e strutture di conoscenza.
E’ finalizzata a porre la persona alla giusta distanza dal sé, dalle relazioni, dal mondo, a liberarsi così dai pregiudizi e mettere in discussione le precedenti impressioni, convinzioni o condizionamenti.
Serve all’invisibile per apprendere la sua autentica natura, per imparare a valutare i dati e, finalmente, a interpretarli in modo più freddo e distaccato.
La sua capacità di sopportare il dolore che lo attraversa e poi lo lascia con un’esperienza che lo rende disponibile a sostenere gli altri, insieme alla sua attitudine al coglimento empatico, lo rendono capace di riconoscere la sofferenza anche nascosta e di mettersi in un rapporto di aiuto attraverso la disciplina perché questa gli offre la possibilità di ottenere risultati verificabili che gli forniscono l’energia per continuare a mettersi in gioco.
Gli altri lo cercano per farsi aiutare e lui, grazie al fatto che li vede più sollevati dopo avergli parlato, prende forza e si mette in gioco.
Capisce di valere come persona e questo gli dà la confidenza necessaria per uscire dal suo “bozzolo” fatto di abiti e accessori e per scoprirsi.
Comincia a indossare abiti un po’più scollati, se donna; l’uomo, invece, usa bermuda e pantaloncini corti senza preoccupazione.
Non usa più gli accessori per nascondersi: la sciarpa non è più lunghissima ed ha qualche colore acceso, la cravatta ha minuscole fantasie di colori accesi.
Usa i sandali, quando fa molto caldo, senza preoccuparsi se sono scollati.
Valorizza il suo viso con un bel taglio di capelli.

5.4.2.7 L’Adesivo
Il narcisista adesivo ha bisogno di:
a) INSEGNAMENTO
Insegnare qualcosa vuol dire far prendere consapevolezza dei contenuti, far ragionare, far riflettere.
E’ una forma articolata di comunicazione che comprende la comunicazione euristica, modelli e strutture di conoscenza.
E’ finalizzato a porre la persona alla giusta distanza dal sé, dalle relazioni, dal mondo, a liberarsi così dai pregiudizi e a mettere in discussione le precedenti impressioni, convinzioni o condizionamenti.
Serve all’adesivo per distanziarlo dalle persone e dalle cose e per correggere i suoi comportamenti, facendolo riflettere.
b) COINVOLGIMENTO EMOTIVO: E’ una comunicazione essenzialmente espressiva ed ha lo scopo di aprire l’altro alla percezione di sensazioni ed allo sperimentare emozioni.
Per coinvolgere emotivamente occorre vincere le proprie inibizioni, caricarsi emotivamente ed eccitare, far sognare, improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, a costruire un’immagine, un gioco o un disegno.
Serve all’adesivo perché sposta l’attaccamento verso la sensibilità protettiva.
Se il suo bisogno di attenzione viene soddisfatto, diventa affettuoso, premuroso, sa coltivare le relazioni, ha un grande senso dell’amicizia e sa discriminare le persone che lo hanno ferito da quelle che lo hanno amato.
Sa stare nei gruppi perché sa accettare il ruolo di “collante” in quanto quello che gli interessa è il successo di tutti e non il suo personale.
L’adesivo si rende conto che non bisogna essere in un contatto continuo con le persone, come non c’è bisogno di possedere tutto ciò che si desidera.
Non servono gli oggetti e gli abiti costosi e vistosi per attirare l’attenzione degli altri.
Adesso capisce che gli vogliono bene perché è fedele, affettuoso e premuroso e non per quello che possiede.
Il suo abbigliamento diventa più raffinato senza esagerazioni e lo stesso succede nella scelta degli abbinamenti dei colori che usa

Gilles Lipovetsky, L’impero dell’effimero, La moda nelle società moderne, Garzanti,1989, pag.57

Alexander Lowen,Il narcisismo, l’identità rinnegata. Feltrinelli. (2003)

Alexander Lowen, Il narcisismo, l’identità rinnegata, Feltrinelli,2003

Boggio Gilot L., Il narcisismo nevrotico, Dispense AIPT

Alexander Lowen, Il narcisismo, l’identità rinnegata, Feltrinelli,2003

Nicola Lalli, “ Manuale di Psichiatria e Psicoterapia ”, 2003

Nicola Lalli, “ Manuale di Psichiatria e Psicoterapia ”, 2003

V. Masini, Dalle Emozioni ai Sentimenti, 2009, pag. 5

Vincenzo Masini, Dalle Emozioni ai Sentimenti, Prepos, 2009, Pag. 59-132

Vincenzo Masini, Dalle Emozioni ai Sentimenti, Prepos, 2009, pag.172

 

Fonte: http://www.prepos.it/tesi%202014/IL%20COUNSELING%20NELLA%20MODA%20%20di%20Eleni%20Pantelidou.doc

Sito web da visitare: http://www.prepos.it

Autore del testo: Eleni Pantelidou

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