Ascoltare la musica

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Ascoltare la musica

L’ASCOLTO

 

ASCOLTARE SIGNIFICA STARE A SENTIRE CON INTERESSE; certo siamo abituati in ogni momento del giorno a percepire suoni  con  i  quali  ormai  conviviamo;  dal  supermercato  all’autoradio della macchina, dalla discoteca a tutti i mezzi  di  comunicazione  radiotelevisivi  che  abbiamo  in  casa, siamo ormai quasi braccati ed ossessionati dal suono, dalla musica. Ma in quale ambito possiamo veramente dire che il nostro è un ascolto con interesse, concentrato ed attento solo a quello, cioè un ascolto partecipato da  parte nostra perlomeno da  un punto di  vista  emotivo?

Possiamo arrivare  a definire  così tre diversi tipi  d’ascolto:

L’ascolto distratto

cioè quello del quale non siamo consapevoli come ad esempio la musica di  sottofondo  in  un supermercato.

L’ascolto mediato

come ad esempio una radio accesa mentre si studia o la colonna sonora di un film,  l’aiuto  cioè  della musica  ad un’altra  azione  che si svolge  e che coglie  principalmente   la  nostra attenzione.

L’ascolto  concentrato

che sarebbe poi  il  vero  e  proprio ascolto l’uso cioè  di ogni facoltà  uditiva  ed intellettiva  all’ascolto di  un brano musicale  o di un  qualsiasi  semplice  evento sonoro.

 

Sarà proprio questo ultimo aspetto quello di cui ci occuperemo in queste pagine proponendoti però due diverse  strade  complementari  fra  loro:  la   prima   cercherà  di  insegnarti  una   vera  e  propria   tecnica
 dell’ascolto concentrato. La seconda invece s’addentrerà in quella  che  è  la  struttura  formale  di un brano musicale cercando di vedere come è costruito momento per momento, nota per nota avvalendoci anche della ricerca storica: capire cioè quella che è  stata  l’esperienza  umana  riferita  alla  musica  nel corso dei secoli fino  ad arrivare ai nostri giorni.

 

Per percorrere la prima strada ti verranno proposte quattro diverse  esperienze  che verranno fatte in  tempi non vicinissimi  nell’arco  dell’anno  e  che  servono  ad  indicarti  in  definitiva  quello  che  deve essere l’atteggiamento di fronte  all’ascolto  di un qualsiasi  brano  musicale.
Tali  esperienze sono:

 

ESPERIENZA  DEL MINUTO SECONDO

INTERPRETAZION E LIBERA

DARE UN TITOLO

COSTRUIRE UN PEZZO


 

 

L’ANALISI  DI UN BRANO

Ma se non vogliamo fermarci esclusivamente alle  apparenze  emotive  anche  se  vagliate  e  confortate dalla verifica del brano, ma vogliamo andare oltre ed indagare  più  a  fondo  nel fenomeno  musicale, bisogna che quando ascoltiamo effettuiamo una vera e propria analisi  strutturale  del  brano  in  cui  vengono controllati, confrontati, e messi in luce tutti  gli  aspetti  sonoro-musicali  e  tutti  quelli socioculturali    e storici che comunque  hanno influenzato   l’autore.
Per cominciare a chiarire e ad appropiarci di questo concetto utilizzeremo  insieme  un  brano musicale come  esempio e su quello  proveremo a svolgere  una  analisi  più approfondita.

 

Il brano che utilizzeremo è il primo tempo del concerto L’autunno dalle quattro  stagioni di Antonio  Vivaldi. Questi concerti sono preceduti da altrettante poesie che ne indicano un po il carattere e l’ambientazione;  per il brano  che ascolteremo la  poesia  dice:

Celebra il villanel con balli e canti del felice raccolto il bel piacere.
E del liquor di Bacco accesi tanti finiscono col sonno il lor godere.

Sembra evidente che questa breve struttura poetica ci riporta in un ambiente di campagna, dove si sta ballando e facendo festa perché la vendemmia è stata buona ed in mezzo a questa  festa qualcuno si ubriaca.
Ma come  Vivaldi ha  cercato di rendere tutte  queste idee?
Prendiamo ad esempio il ritmo; la struttura deve necessariamente  essere  semplice,  fatta  di  note ribattute, e magari con delle diversificazioni e riprese ad ogni frammento proprio per  evidenziare  il concetto di danza.


 

 

E la  melodia,  ed il  tema musicale  principale?
Certo non possono essere molto complicati e fatti di grandi salti o di grandi  volate  strumentali  ma dovranno essere anch’essi semplici, di poche note ed immediatamente assimilabili, in modo di ben rappresentare il semplice ambiente campagnolo di  cui  si  parla  e  la  festosità  di  tutti  gli  elementi descritti  dalla poesia.

 

 

Che  dire  poi delle  dinamiche  sonore  e dell’organico  strumentale utilizzato?
Per controllare ciò bisogna chiaramente fare riferimento all’epoca presa in esame ed i due elementi appariranno quelli tipicamente in uso nel periodo barocco con la dinamica sonora  a  grandi blocchi del  tema eseguito prima forte  e  subito  dopo  piano  e  con l’organico strumentale composto da soli strumenti ad arco.

In questo modo   abbiamo  esaminato  solo  il  primo  tempo  dell’autunno  vivaldiano  ma  come  abbiamo già detto non è l’unico tempo del concerto;  qui  di  seguito  ora  indicheremo  il  testo  rimanente  della poesia dedicata all’autunno e le altre poesie dedicate alle  altre stagioni  e musicate da Antonio Vivaldi.  Prova a leggerle e, ascoltando i brani musicali a loro inerenti, cerca di fare mentalmente da solo tutto il lavoro  fin  qui proposto.

A seguire inseriremo poi una schede d’ascolto; modello da poter rifare sul quaderno ogni volta che ascolteremo un brano musicale  per poterlo focalizzare  nel migliore   dei  modi.

AUTUNNO                                            INVERNO

tempo  - Adagio Molto                                   I tempo  - allegro  non molto

Fa ch’ ognun tralasci e balli e canti                                          Agghiacciato tremar trà nevi algenti.
l’aria che tenperata dà piacere                                                   Al severo spirar d’orrido vento
e la stagion ch’invita tanti e tanti                                              correr battendo i piedi ogni momento
d’un dolcissimo sonno albelgodere.                                         e pel soverchio gel battere i denti;

tempo - Allegro                                                  II tempo  - Largo

I cacciator alla nov’alba a caccia                                             Passar al foco i dì lieti e contenti
concorni,schioppie cani escono fuor                                     mentre la pioggia fuor bagna ben cento;
Fugge la belva e seguono la traccia                                           III tempo - Allegro
già sbigottita e lassa al gran rumore                                         Camminar sopra il ghiaccio e a passo lento
de’ schioppi e cani, ferita minaccia                                           per timor di cader girsene intenti;
languidadifuggir,maoppressamuore.                          girforte, sdrucciolar, cader a terra;
di nuovo ir sopra il ghiaccio e correr forte sin ch’il ghiaccio si rompa e si disserra; sentir uscir dalle ferrate porte
scirocco, borea, e tutti i venti in guerra quest’ è il verno, ma tal che gioia apporte.

 

 

PRIMAVERA                                          ESTATE

tempo - Allegro                                                      I tempo-Allegro  non molto

Giunt’è la primavera e festosetti                                                    Sotto dura stagion dal sol accesa
la salutan gli augei conlietocanto                                              languel’uom, langue il gregge e brucia il pino;
e i fonti allo spirar dei zeffiretti                                                     scioglie il cucco la voce e tosto intesa
con dolce mormorio scorrono intanto.                                         canta la tortorella e ‘l gardellino.
Vengon coprendo l’aer di nero ammanto                                    Zeffiro dolce spira ma contesa
e lampi e tuoni ad annunziarla eletti;                                          Muove borea improvvisa al suo vicino.
indi,tacendoquesti, gli augelletti                                               E piange il pastorel perchè sospesa
tornandinuovallorcanoroincanto.                                           teme fiera burrasca e il suo destino.

tempo - Largo                                                       II tempo - Adagio

E quindi sul fiorito ameno prato                                                    Toglie alle menbra lasse il suo riposo
al caro mormorio di fronde e piante                                             il timore dei lampi e tuoni fieri
dorme ‘l caprar col fido cane a lato.                                            e di mosche e mosconi il stuol furioso

tempo – Allegro                                                  III tempo - Presto

Di pastoral zampogna alsuonfestante                                       Oh, che purtroppo i suoi timor son veri.
danzanninfe e pastor nel letto amato                                           Tuona e fulmina il ciel e grandinoso
di primavera all’apparir brillante.                                               tronca il capo alle spighe e a grand’alberi.


 

GLI  STRUMENTI  MUSICALI

Dalla sua apparizione sulla terra ad oggi tanti sono stati gli oggetti sonori che l’uomo si è inventato per poter in un primo momento comunicare con i suoi simili e solo secondariamente per ideare  delle  vere forme artistiche, passando dalla costruzione di strumenti molto semplici come i tamburi con i tronchi d’albero, alla costruzione di strumenti  che  ancora  oggi  troviamo  nelle  diverse  culture  popolari  delle varie etnie geografiche (le cornamuse, le zampogne, le ciaramelle, le  nacchere,  il  citar...),  fino  ad arrivare agli strumenti colti appartenenti alla nostra odierna cultura ; certo è che lo strumento musicale  altro non è che il prolungamento e  l’ampliamento  delle  possibilità  che  l’essere  umano già  aveva  c on l’uso  della  propria  voce in  forma limitata  e personale.
Proviamo anche noi, prima di parlare della codificazione che gli  strumenti  musicali  hanno  oggi  nella nostra cultura, a costruire degli oggetti sonori; possiamo utilizzare qualsiasi tipo di materiale esistente cercando di mirare  a due obiettivi:

  1. l’oggetto sonoro deve essere il più possibile funzionante e  con  la  capacità  di  ottenere  più  suoni (note)
  2. l’oggetto  sonoro deve  essere il più possibile   distante  agli strumenti musicali   esistenti

 

 

Ora possiamo vedere come oggi gli strumenti musicali  hanno raggiunto  la  loro  massima  evoluzione  e come vengono  classificati  utilizzando  quello  che  a  noi  sembra il  metodo  di  classificazione  più semplice  e immediato.
Gli  strumenti  musicali  si dividono  in  tre  grandi  gruppi   che  indicano  dello  strumento ciò che  produce il suono, a loro volta questi  gruppi  vengono  suddivisi  in  sottogruppi  che  indicano  come  ciò  che  produce  il  suono viene  messo in vibrazione.


STRUMENTI A FIATO

A  questo gruppo appartengono:

1. STRUMENTI AD INSUFFLAZIONE DIRETTA; strumenti cioè che necessitano per essere suonati solo del fiato dell’esecutore senza nessun ausilio di mezzi meccanici, e sono il FLAUTO, L’OTTAVINO.

  1. STRUMENTI AD ANCIA; strumenti cioè che necessitano per suonare dell’ausilio di un piccolo pezzo di canna denominata ancia; tale canna viene tagliata in modo molto sottile, applicata alla imboccatura dello strumento e stretto tra le labbra dell’esecutore entrando perciò in vibrazione al passaggio  del  fiato.  Questi  strumenti  sono: ad ancia  semplice  tutta  la  famiglia  del CLARINETTO e del SAXOFONO; e ad ancia doppia l’OBOE, IL FAGOTTO, IL CONTROFAGOTTO ED IL CORNO INGLESE.

 

  1. STRUMENTI AD ANCIA MENBRANOSA; tali strumenti vengono comunemente chiamati strumenti a bocchino dalla forma particolare della  imboccatura  di  cui  necessitano  per  poter suonare; tale imboccatura (oggi solitamente in  metallo  mentre  in  passato  costruita  con  vari  materiali) è fatta in modo tale che appoggiandovi le labbra e facendole vibrare soffiando produce il particolare suono di  questi  strumenti  che  poi  viene  ulteriormente  amplificato  e  modellato  lungo tutto il tubo. Questi strumenti sono: LA TROMBA, IL TROMBONE, IL CORNO, LA FAMIGLIA DEI FLICORNI E QUELLA DELLE   TUBE.

*Gli   strumenti  dei  primi  due  gruppi    vengono   chiamati  anche   legni  dal  materiale  di costruzione; mentre, per lo  stesso motivo,  gli  strumenti del terzo gruppo  si chiamano  ottoni.*

 

 

STRUMENTI A CORDA

A  questo gruppo appartengono:

1. STRUMENTI A CORDE STROFINATE; strumenti cioè che necessitano per suonare di un archetto al quale vengono applicati crini ( peli della  coda)  del cavallo  che  sfregati sulle  corde  le fanno entrare in vibrazione. A questa categoria appartiene tutta la famiglia degli archi e cioè IL VIOLINO, LA VIOLA,  IL VIOLONCELLO ED IL  CONTRABBASSO

  1. STRUMENTI A CORDE PIZZICATE; strumenti cioè in cui  la  vibrazione  della  corda  è  effettuata mediante il pizzico della corda stessa o direttamente con  le  dita  oppure  utilizzando  un piccolo utensile apposito ,generalmente di forma triangolare e di materiale plastico,  chiamato PLETTRO. A questa categoria appartengono LA CHITARRA, IL MANDOLINO, IL LIUTO, LA LIRA, LA CETRA, IL BANJO, LA   BALALAIKA.

 

  1. STRUMENTI A CORDE PERCOSSE; strumenti  cioè  in  cui  la  vibrazione  della  corda  è effettuata mediante la percussione. A questa categoria  appartiene  IL PIANOFORTE  che, pigiando un tasto ed attraverso un complesso  sistema  di leve, permette  ad un  martelletto di legno  ricoperto  di feltro di percuotere la  corda e di produrre quindi il    suono.

 

STRUMENTI  A PERCUSSIONE

A  questo gruppo appartengono:

  1. STRUMENTI A SUONO DETERMINATO; strumenti cioè in cui l’altezza del suono (la nota musicale)  può  essere  determinata.  A  questa  categoria  appartengono  strumenti come  I TIMPANI,

 

LE CAMPANE TUBOLARI, LO XILOFONO, IL VIBRAFONO, LA MARIMBA, LA CELESTA.

 

  1. STRUMENTI A SUONO INDETERMINATO; Strumenti cioè dove non è possibile durante l’esecuzione determinare e variare l’altezza del suono (la nota musicale). A questa categoria appartengono strumenti come IL TAMBURO, LA GRANCASSA, I PIATTI, LE NACCHERE, IL GONG.

Riepilogando   potremmo  delineare  un grafico  di questo tipo:

STRUMENTI  A FIATO

1.   Strumenti ad insufflazione   diretta

2.   Strumenti  ad ancia:
•    Ancia semplice 

STRUMENTI  A CORDA

1.   Strumenti  a corde strofinate

2.   Strumenti  a corde pizzicate

3.   Strumenti  a corde percosse         

STRUMENTI A PERCUSSIONE

1.   Strumenti a suono determinato

2.   Strumenti  a suono indeterminato
•    Ancia doppia             
3.   Strumenti ad ancia menbranosa più conosciuti come strumenti  a bocchino   

         

  1. Per alcuni strumenti abbiamo adoperato le parole “famiglia strumentale”, questo termine serve ad indicare una serie di strumenti esattamente  uguali come  forma  e struttura  ma  diversi come  dimensioni; ciò serviva, soprattutto in  passato  (quasi di  tutti  gli  strumenti a  fiato esiste  una  famiglia  strumentale), ad ottenere di uno stesso colore sonoro una maggiore estensione rispetto a quella data da un unico strumento.*

 

GLI ORGANICI STRUMENTALI

Forse anche l’usanza di suonare insieme questi strumenti fece piano piano capire l’importanza  e  la  bellezza di più linee melodiche che si intrecciano fra loro e da esperienze più o  meno  improvvisate nacquero i primi  organici strumentali  veri e propri.
Gli strumenti musicali possono essere messi assieme nei modi più diversi per le diverse esigenze di chi compone: un flauto può suonare con un basso tuba ed  un’arpa;  una  tromba  con  un  clarinetto,  un  violino ed un pianoforte e  così via; ma  la  cultura  e la  esperienza  umana  che si è sviluppata  nel corso  dei secoli qui in occidente ha stabilito alcuni complessi strumentali che  per  le  loro  caratteristiche timbriche e sonore  rimangono  fissi  ed  inalterabili  e  per  i quali  molti  compositori  hanno scritto pagine su pagine  di  musica.  Indicheremo qui  di seguito  alcuni tra i complessi  strumentali più  importanti.

Innanzitutto  dobbiamo  dividere  le  diverse  funzioni   per le  quali si utilizzano   i complessi  strumentali:

Esecuzioni  all’aperto  o in grandi  spazi

 

  1. Esecuzioni  in piccoli spazi
  1. esecuzioni a teatro

 

 

    1. per ciò che riguarda le esecuzioni all’aperto è chiaro che esiste la necessità di un complesso strumentale di grandi dimensioni e con strumenti dal suono forte e con colori sonori molto rappresentativi e diversificati quali gli strumenti a percussione e gli  strumenti  a  fiato;  abbiamo così le orchestre di fiati e le bande, che  pur  rappresentando nella  società  italiana degli ultimi due secoli  un  fenomeno  di  società  e  di  aggregazione  popolare  molto  importanti, hanno al loro attivo musica scritta in versione originale (cioè non  trascritta  per banda) di tutti i compositori più importanti dal diciassettesimo secolo ad oggi. Fanno un po' storia a  parte  in  questo ultimo  secolo le  fanfare  (con un organico di soli ottoni), e  le  bande di tipo americano che si differenziano dalle nostre per un organico più scarno di legni e più pieno  di ottoni.

 

    1. la musica eseguita in piccoli luoghi chiusi viene definita musica da camera per  cui i complessi strumentali che in questi luoghi operano si chiamano complessi da camera. la particolarità di questi complessi è data dal ridotto numero di esecutori ( generalmente dal  solista fino ad un organico di dieci elementi), e dal fatto che non esistono raddoppi; ogni strumento ha una parte diversa dagli altri. In questo gruppo alcune tra le formazioni più importanti  ed  utilizzate  sono:  il  trio  formato  generalmente  da  violino,  violoncello, pianoforte; il  trio  d’archi  formato  da  violino,  viola,  violoncello;  il  quartetto  d’archi formato da due violini, viola, violoncello; il  quintetto  di  fiati  formato  da  flauto,  oboe, fagotto, clarinetto, corno. Sempre utilizzabile  in  piccole  sale  data  la  sua  tenue  sonorità  ma con un numero maggiore di elementi e con alcune parti raddoppiate c’è l’orchestra d’archi formata  esclusivamente  da  strumenti ad arco (violino,   viola,   violoncello, contrabbasso).

 

 

    1. infine, per quello che riguarda l’uso degli strumenti in spazi ampi, soprattutto al chiuso, indubbiamente l’uomo  ha  sempre  cercato  negli  organici  strumentali  diversi  una completezza ed una organicità che ha raggiunto in ampio modo con l’orchestra sinfonica moderna.

Tale complesso strumentale raggiunge e a volte supera i cento elementi e comprende  tutti  gli  strumenti musicali in diverso numero, genertalmente così  suddivisi:  16  violini primi,  14  violini  secondi,  12  viole,   10  violoncelli,   8  contrabbassi,  1  ottavino,  2  flauti,  2  oboi,  1  corno  inglese,   3
clarinetti,  1  clarinetto  basso, 4  fagotti,  1  controfagotto,  4  corni,  3  trombe,  4 tromboni, 1 trombone
basso, strumenti a percussione  vari che richiedono  fino  a quattro esecutori.

L’idea dell’orchestra come insieme  di strumenti si perde  nella  notte  dei tempi con esperimenti tra i  più vari ma forse il primo tentativo in senso “moderno” fu quello di Claudio Monteverdi che, per l’allestimento della sua opera “Orfeo”, nel 1607 mise assieme  un  centinaio  di  esecutori  degli strumenti più vari. Ma a parte questo esordio al quale possiamo fare riferimento, la storia  della  orchestra ha in Europa lungo il suo cammino fatto come già detto di vari esperimenti quattro tappe essenziali:

  • L’orchestra barocca; al tempo di Vivaldi,  Bach, Haendel (fine  del 600),  con una  discreta  sezione di archi più  il  flauto,  l’oboe,  la  tromba  ed il  clavicembalo  che era un po lo strumento guida.

 

  • L’orchestra classica; al tempo di Haydn, Mozart, Beethoven (circa un secolo dopo la precedente),  in cui viene potenziata tutta la sezione dei fiati per dare maggiori colori ed una diversa ricchezza espressiva, aggiungendo  fagotti,  corni ed immettendo  stabilmente  i  timpani.
  • L’orchestra romantica; nel secolo scorso vede aumentare a  dismisura  gli esecutori eggiungendo pian piano  tutti  i  nuovi strumenti  (ottavino,  clarinetto,  clarinetto  basso,  corno  inglese, controfagotto,  trombone,  tuba,  arpa, altri strumenti  a percussione).

 

  • L’orchestra moderna; oggi, che  non ha  visto un grande  aumento di strumenti ed esecutori (c’era  già  stato nell’orchestra  romantica)  ma  una  sorta  di “perfezionamento dell’esistente”.

 

  • Alla guida dell’orchestra moderna sta il direttore d’orchestra, che con la partitura (insieme delle  parti degli orchestrali)  sotto  gli  occhi  e  la  sua sensibilità  musicale  ed  artistica  ha  due  importantissimi compiti  da assolvere

 

  • La concertazione - lo  stabilire  cioè  durante  le  prove,  come  i singoli  suoni debbano amalgamarsi  fra loro, come i vari strumenti  ed  i loro  intrecci sonori si debbano evidenziare  o meno in  rapporto  agli altri; a quale velocità, andamento, ritmo, inflessione, sonorità e potenza sonora deve andare l’orchestra  durante  l’esecuzione  del brano musicale;
  • La direzione - il dividere sia durante le prove che  durante  la  rappresentazione  con  il  pubblico  il tempo con una mano mentre con l’altra  vengono  rammentate  le  decisioni prese  durante  le  prove, nella orchestrazione del brano (se più piano o più  forte,  con  delicatezza,  con  irruenza,  le  varie entrate   degli strumenti...).*

 

LA VOCE UMANA

 

Tra tutti gli strumenti che abbiamo osservato e preso in considerazione manca indubbiamente il più importante,  o meglio  quello  che ciascuno di noi si porta appresso tutti i giorni:  LA VOCE UMANA.  Certo l’uso che ne facciamo tutti i giorni potrebbe all’apparenza non farci pensare ad uno strumento musicale; ma ad una osservazione più attenta ci possiamo subito rendere conto che la nostra voce può strillare o bisbigliare, può fare suoni gravi e profondi o  acuti  e  chiari,  può  cercare  di  imitare un qualsiasi verso naturale o meccanico. Senza pensare poi alle parole che acquistano, secondo come è la frase e secondo come noi vogliamo intenderla, una vera e propria musicalità; diversa da espressione ad espressione, da  momento  a momento.

Ma c’è  chi della  propria  voce  ne  ha  fatto uno  strumento musicale  vero e  proprio;  nella  nostra  cultura la musica è in effetti nata attraverso il canto perché elemento vicino all’uomo e relativamente facile da utilizzare. Nel corso dei secoli è poi diventato una realtà artistica di grande levatura sviluppandosi ed ampliando notevolmente la propria forma utilizzando appieno ogni coloritura ed ogni più piccola diversificazione   del nostro apparato  fonatorio.

Attualmente si è soliti dividere le diverse voci umane a seconda della diversa estensione e del diverso timbro  sonoro.  Avremo così tre gruppi di voci , ciascuno dei quali  ulteriormente    suddiviso.

 

-- Le voci dei bambini  denominate  VOCI  BIANCHE

 

 

B -- Le voci femminili   suddivise  dalla  più  acuta alla  più  grave in:

soprano

    • mezzosoprano
    • contralto

C -- Le voci maschili  suddivise  dalla  più  acuta alla  più  grave in:

tenore

    • baritono
    • basso

 

Nell’opera lirica  sia  le  voci  maschili  che  quelle  femminili  possono  prendere  ulteriori  nomi  secondo una più specifica colorazione della voce e quindi una migliore adattabilità a parti musicali  particolari. Avremo così, ad esempio, il soprano che può essere Lirico oppure Leggero, il basso che può essere Profondo, e così via.

Se è vero che la voce è uno strumento musicale che tutti abbiamo proviamo ad adoperarlo come tale cercando di fare uscire  dalla  nostra bocca dei veri e propri suoni;  faremo questo in tre fasi  diverse.

  • Ciascun componente della classe emetta dei suoni con la propria voce, cercando di modificarla; di salire,  di scendere, di fare più forte, più  piano......
  • Cerchiamo insieme, tutta la classe, di stabilire e di cantare tre suoni: uno grave, uno  medio  ed uno acuto.
  • Ora l’insegnante ti indicherà sulla lavagna con la mano le vere e proprie  note  scritte  all’interno  di alcuni quadratini, fai bene attenzione ad eseguire solo  quelle  che  ti sta  indicando  e  a tenerle lunghe con la  tua voce per tutto il tempo che la  mano tocca la   lavagna.

 

 

Utilizzando questo sistema delle note all’interno  degli  scacchetti  potrai,  con  un  po'  di  allenamento, ideare da  solo delle  facili  melodie.


 

IL FLAUTO  DOLCE

Uno degli strumenti musicali che utilizzeremo qui a scuola sarà il flauto dolce anche se di  questo strumento parleremo in effetti pochissimo in questo testo  perché  sarà  compito  del  tuo  insegnante  fartelo utilizzare   nel migliore   dei modi.
All’apparenza il Flauto Dolce può sembrare un  giocattolo,  ma  è  in  effetti  uno  strumento  musicale  molto  importante  e molto  utilizzato   soprattutto nel periodo  che va dal 1400 fino  a tutto il   1600.
Quello che noi utilizziamo non è che uno dei componenti di una famiglia strumentale piuttosto ampia composta  essenzialmente  da  quattro strumenti:

  • Flauto dolce sopranino; di dimensioni estremamente ridotte ha un suono acuto e brillante ed è particolarmente  utilizzato   per frasi di movimento   e di virtuosismo   strumentale.

 

  • Flauto dolce soprano; anch’esso di ridotte dimensioni anche se maggiori rispetto al precedente, è questo il  flauto  dolce  che utilizzeremo  con un suono  brillante   ma  meno acuto del flauto precedente.
  • Flauto dolce contralto; era in  effetti questo il vero e  proprio  flauto  dolce, di dimensioni più  grandi nei confronti dei flauti precedenti, con un suono dolce, pastoso e con una estensione centrale che lo rendeva quasi indispensabile   per melodie  delicate e non molto   rapide.

 

  • Flauto dolce tenore ; di grandi dimensioni e con un suono grave  e  cupo  veniva generalmente  utilizzato   per l’accompagnamento.

STORIA DELLA NOTAZIONE MUSICALE

Noi uomini abbiamo imparato molto presto ad utilizzare il suono; certo  in  un  primo  momento  il  suo utilizzo era solo finalizzato all’imitazione dell’ambiente circostante,  poi  con  il  passare  del  tempo abbiamo imparato ad organizzare tutto questo materiale ed a farne della musica; dapprima solo come elemento di pura comunicazione poi, ma solo molto più tardi, anche come dato culturale ed artistico rappresentativo di una società. L’aspetto della comunicazione non è  comunque  mai  sparito: comunicazione con i propri simili all’interno  del  proprio  gruppo  societario,  e  comunicazione verso l’entità  creatrice.
Quando poi l’uomo ed il suo piccolo gruppo cominciò ad avere scambi con altri uomini di altri gruppi societari nacque  il bisogno  di una  grafia  e  di una  grafia  musicale  per superare  il problema dello spazio e per far rimanere nel tempo le cose in modo inalterato; da allora ad oggi molte sono poi state le trasformazioni: certo sarebbe impossibile ora tramandarsi oralmente le composizioni quando si ha a disposizione una orchestra con più  di cento elementi e  quando  si fanno  composizioni vocali per  coro a più voci.
La grafia musicale nacque quindi abbastanza presto; troviamo infatti indicazioni grafiche dei suoni già presso gli ittiti attraverso la scrittura cuneiforme poi presso i greci con una struttura musicale precisa e complessa ma se vogliamo vedere come la nostra cultura sia arrivata all’attuale notazione musicale dobbiamo  tornare  indietro  fino  al medio  evo e non spostarci dall’Europa.
Allora nacque l’abitudine di indicare sopra i testi dei  canti,  mediante  l’uso  di  semplici  segni,  l’andamento  melodico  della  composizione;   questi segni si chiamarono NEUMI”

 

 

Da questo primo abbozzo di notazione è facile capire come  si sia  potuti  arrivare  alla  nostra  attuale forma: i neumi si sono  via  via trasformati  prima  in  concatenazioni  standardizzate  indicanti  diversi valori e movimenti, fino poi alla notazione attuale rotonda, che  stabilisce  per  ogni  diverso  segno una durata precisa in rapporto ad un tempo indicato all’inizio del brano. Le linee sono arrivate a  cinque utilizzabili per ogni chiave musicale, e l’indicazione della nota  all’inizio  del  rigo  si è  trasformata  nelle chiavi musicali che altro non sono se non la trasformazione grafica,  avvenuta  nel corso  dei secoli,  proprio  di quella  nota.

 

Attualmente quindi il nostro  sistema  musicale  è  basato  sulla  scrittura  delle  note  (suoni)  e  pause (silenzi) che secondo come vengono disegnate acquistano un valore (durata nel tempo) diverso. Tale scrittura è fatta su di uno speciale rigo formato da cinque linee e quattro spazi. Il rigo musicale o pentagramma.
All’inizio del pentagramma è sempre posta la chiave musicale.


 

Le chiavi musicali:

 

Chiave  di fa                

Chiave  di do              

Chiave  di sol

 

I valori musicali:  (durata dei  suoni)

nome

valore

Suono (nota)

Silenzio  (pausa)

Semibreve

4/4

 

 

Minima

2/4

 

Semiminima

1/4

 

 

Croma

1/8

 

Semicroma

1/16

 

 

e note vengono poi poste sul pentagramma, che ne indica  l’altezza  precisa, sia sulle  linee  che sugli  spazi, con un diverso nome secondo la chiave musicale che viene usata. La chiave musicale che impareremo ad utilizzare  per il  nostro uso scolastico sarà quella  di più  largo  impiego:  la  chiave di sol o di violino.

LE CARATTERISTICHE  DEL SUONO

Il suono si propaga nell’aria o in qualsiasi altro elemento formando delle concentrazioni e delle rarefazioni  delle molecole

Ogni suono  che giunge  al nostro orecchio ha tre caratteristiche fisiche  ben riconoscibili.

ALTEZZA

  • INTENSITÀ’
  • TIMBRO.

 

ALTEZZA
E’ quella speciale caratteristica che ci fa riconoscere un suono acuto  (alto)  da  uno  grave  (basso) dipende da un punto di  vista  fisico  dal numero  di  vibrazioni  al secondo;  più  veloce  è  la  vibrazione  e più  acuto sarà il suono, viceversa più  lenta è la  vibrazione  e più  grave risulterà il  suono   percepito.
Se  potessimo  avere  a  disposizione  un  apparato  in  grado  di  “fotografare”  la  vibrazione  sonora  (tale
apparecchio si chiama  oscilloscopio)   l’immagine   che vedremmo sarebbe all’incirca   questa:

L’altezza del suono si calcola in Hertz  (Hz)  che  sta’  ad indicare  il numero  di vibrazioni al secondo, i limiti di udibilità variano a secondo degli esseri viventi, per l’uomo vanno da  20 a  20.000  Hertz, per  il cane arrivano fino a 40.000 mentre per il pipistrello arrivano addirittura a 140.000. Sotto la barriera di udibilità    umana i suoni  si chiamano  infrasuoni  mentre sopra vengono definiti   ultrasuoni.


 

INTENSITÀ’

E’ quella speciale caratteristica che ci permette di riconoscere un suono forte  da uno debole, dipende  dalla diversa lontananza dell’oggetto che percepisce  il  suono  da  quello  che  lo  produce  e  dalla  forza della eccitazione del corpo sonoro; da un punto di vista fisico dipende dalla diversa ampiezza della vibrazione.

 

 

L’intensità del suono si calcola in decibel (dB) che è la forza del suono alla  sua origine; per l’orecchio umano è dannoso il suono sopra i 90 dB e giusto per avere un paragone basti pensare che  dove si  provano i jet supersonici il suono raggiunge i 120 dB  mentre  in  una  discoteca  i  suoni  di  “picco” arrivano  facilmente  anche a 140 dB.
Musicalmente. l’intensità del suono, è espressa da una serie di simboli, lettere, parole che esprimono l’intensità  voluta  e richiesta  dal compositore  in  un particolare  punto  della  partitura  musicale.

ff

fortissimo

o cresc.........

crescendo

f

forte

o dim...........

diminuendo

mf

mezzoforte

 

 

mp

mezzopiano

sf

sforzando

p

piano

accento

pp

pianissimo

 

 

 

 

TIMBRO

E’ quella speciale caratteristica che ci permette di riconoscere una sorgente sonora da un’altra, uno strumento da un altro anche se producono un suono con la stessa altezza e la  stessa intensità; dipende dalla diversa forma e dal diverso materiale di costruzione dello strumento e da un punto di vista fisico dipende  dalla  forma  della  vibrazione.

 


 

I  SUONI ARMONICI

In realtà però, per capire appieno da che cosa è dato il timbro di un suono dobbiamo riuscire a comprendere che un suono contiene al suo  interno  tanti  piccoli  suoni  non  udibili  singolarmente;  tali suoni si chiamano  suoni armonici .
E’ come  se ogni suono udibile   non fosse altro che un contenitore  riempito  con questi suoni    armonici
che, a seconda delle fattezze dello strumento e del suo materiale di costruzione vengono messi in evidenza, a volte alcuni ed a volte altri dando quindi risultati sonori diversi secondo quale  strumento viene  utilizzato.

suono contenente i suoni armonici

RITMO - MELODIA - ARMONIA

I suoni da soli non sono sufficienti, anche se strutturati come abbiamo visto, ad essere definiti musica; hanno indubbiamente bisogno di alcuni elementi: tali  elementi  di  base  affinché  i suoni  siano  musica sono tre: il ritmo, la melodia, l’armonia.

  • Il ritmo  non è altro che la  strutturazione  coordinata  delle  varie  durate delle  note  nel tempo
  • La melodia è la linea orizzontale della musica, cioè la successione  dei suoni che  per molti secoli è stato l’unico linguaggio musicale e che per la maggior parte dei casi è l’elemento immediatamente individuabile   di una  composizione   e subito  memorizzabile
  • L’armonia è invece la linea verticale della musica, cioè l’insieme di più suoni eseguiti contemporaneamente  ma  diversi tra loro.

Alla base della  melodia  e  dell’armonia  odierne  si pone  la  scala  musicale  ed il rapporto di distanza  che va tra un suono e l’altro, tra una nota e    l’altra.
In realtà pur essendo le  note  musicali  sette, se osserviamo  la  tastiera di un pianoforte  ci accorgiamo che i suoni su cui lavora il nostro sistema musicale sono dodici, tutti acusticamente distanti allo stesso modo da quello che lo precede e da quello che lo segue; per poterli ottenere dobbiamo servirci delle ALTERAZIONI.
Le alterazioni  sono dei segni convenzionali  che servono ad alzare o ad abbassare le note di una  “distanza  sonora” chiamata semitono che è la distanza  più  piccola  tra due  note; tali segni sono il  diesis  ( # ) che alza la  nota, ed il  bemolle  ( b ) che la  abbassa.
L’unione di due semitoni da la distanza di un tono che è, in effetti, la distanza più  frequente tra una nota  e la  sua successiva della  scala musicale diatonica.

    • esistono  anche altre alterazioni:   il  BEQUADRO    che riporta la  nota al suo stato

naturale,  il  DOPPIO DIESIS  che alza la  nota di due semitoni  ed il  doppio  bemolle  bbche
abbassa la  nota di  due semitoni

Le scale stanno alla base di tutto il sistema armonico perché da esse si comprende quante e quali alterazioni  devono essere utilizzate   per la  composizione   di un  brano musicale.
Ogni grado della  scala ha un suo specifico  nome  che ne indica   l’importanza:

  1. TONICA: dà il  nome  alla  tonalità  in  cui ci troviamo  ed è la  fondamentale dell’accordo
  2. SOPRATONICA: nota  di passaggio
  3. MEDIANTE, MODALE O CARATTERISTICA: è una delle note dell’accordo ed indica la “modalità”  della  scala e quindi   della  tonalità  in  cui ci troviamo  (maggiore  o minore)
  4. SOTTODOMINANTE: nota  di passaggio
  5. DOMINANTE: è una delle  note  dell’accordo  ed è generalmente la  nota  di  volta  di una melodia
  6. SOPRADOMINANTE: nota  di passaggio
  7. SENSIBILE: nota che sollecita  la  nostra  sensibilità   acustica al ritorno  alla tonica

Ad ogni scala “costruibile” corrisponde una TONALITÀ che si pone  come base per la  costruzione  di una  composizione   musicale.

GENERI E FORME MUSICALI

Anche sa apparentemente questi due termini potrebbero sembrare  uguali  indicano  però  due  cose diverse:

  • il genere indica di solito  l’aspetto  esteriore  e  più  immediatamente  identificabile  di  un  brano musicale  anche se, in effetti, contiene  già  indicazioni   di come sarà la  sua struttura  interne
  • la forma  indica  invece la  strutturazione  interna  fin  nei più  piccoli  particolari  di un brano musicale.

Potremmo in questo modo identificare principalmente due grandi generi musicali che a noi sembrano importanti,  all’interno   dei quali  cercheremo di focalizzare  alcune  forme musicali.

I GENERI  STRUMENTALI

 

A questo gruppo si convogliano tutte quelle composizioni che hanno per interpreti esclusivamente gli strumenti musicali.

La suite

Insieme di brani di diverso tipo  nata  dalla  consuetudine  nel periodo  barocco  di  raccogliere  in  gruppi più movimenti di danza, unendoli generalmente uno vivace ad  uno  di  carattere  più  meditativo, con la stessa tonalità; nel corso del tempo la suite subirà varie distorsioni  a  partire  da  Bach che  introdurrà talvolta un preludio e  perderà  piano  piano  la  sua  connotazione  originaria  di  danze  unendo  insieme  brani di carattere diverso. La forma delle danze è abbastanza semplice, divisa in due parti con un unico tema  musicale  (bipartita  monotematica).

Il concerto

Composizione   per orchestra molto importante  soprattutto  nel periodo  barocco può  essere:

  • concerto grosso in cui un piccolo nucleo di strumenti,  chiamato  concertino  o  soli, dialoga  con il resto dell’orchestra  costruendo per lo più  vari episodi  musicali  sul tema  generale  vero e proprio.
  • concerto solista in cui un unico strumento viene messo in luce ed in contrapposizione con il “tutti”dell’intera   orchestra evidenziando  le  proprie  doti  tecniche  e sonore.

Entrambi gli aspetti del concerto sono suddivisi generalmente in  tre  diversi  tempi;  un  allegro,  un  adagio,  un allegro.

L’ouverture

Composizione per orchestra che può anche servire come introduzione generalmente ad uno spettacolo teatrale. Nel primo caso ha la struttura simile al primo tempo della sonata, nel secondo caso  è generalmente  un collage  dei temi musicali  dell’opera.

La sonata

E’ indubbiamente la composizione più importante tra quelle  strumentali  fino al  1800  e  nasce praticamente dalla suite di cui abbiamo già parlato. Seconda tappa  è  stata  la  sonata  di  Domenico Scarlatti (1685-1757), composizione in un solo tempo divisa in due parti con due temi (bipartita e bitematica). Las Sonata raggiungerà la  sua forma  definitiva  con Mozart, Haydn e Beethoven. Divisa  in più  tempi,  generalmente quattro con le  seguenti caratteristiche:

  • I    tempo    allegro
  • II  tempo     adagio o andante
  • III tempo     allegretto o mosso
  • IV tempo     allegro

la  forma   è diversa per ogni tempo:
Il primo, denominato appunto  tempo di sonata è diviso  in  tre parti con due  temi. Il secondo generalmente è strutturato come una  canzone con un unico   tema.
Il terzo di solito  è uno scherzo o un minuetto  con un tema e diviso  in  tre  parti.


 

Il quarto infine è un rondò che riprende  generalmente  le  caratteristiche  del primo  tempo  (cioè  i due temi divisi in  tre  parti)  ma  in  modo  più  conciso  aggiungendo  spesso una  coda  di notevoli dimensioni per giustificare  la  conclusione  della   composizione.
Questa  forma  a  seconda  della  sua  destinazione  può prendere nomi diversi: trio, quartetto, sinfonia...
in  questo caso potrebbero anche scendere a tre il numero dei  tempi.

Il poema sinfonico

Composizione   nata  a  metà  dell’800   non  è  prestabilita   come  forma  ma   ispirata   ad impressioni del compositore  in  una  sorta di “musica  a programma”. La composizione  è in un  solo  tempo

La fuga

Composizione estremamente complessa e di una imponente architettura può essere anche vocale e raggiunge  la  sua massima  importanza  nel 700  soprattutto ad opera  di Bach.
La fuga è fatta di tre momenti   importanti:

  • Esposizione
  • Sviluppo
  • Stretti

Nella prima  parte  vengono  presentati i temi musicali denominati  Soggetto, cioè  tema  principale  che è di solito uno; e Controsoggetto, che è una specie  di contrappunto  al soggetto indicato prima.  Queste parti vengono poi arricchite dalle loro imitazione ad un’altra tonalità (queste  imitazioni  si  chiamano risposte) e si inseguono in continuazione in un gioco di inseguimenti e  di entrate  continue  con diverse  voci sugli stessi temi e sulle  loro imitazioni  fino ad  arrivare  allo  sviluppo  in  cui  parti  diverse chiamate divertimenti o episodi si alternano contro riesposizioni facendo tornare in gioco alcuni frammenti o elaborazioni  dei  temi  già  ampiamente  trattati  nella  prima  parte.  Nell’ultimo  momento della composizione si assiste poi  ad  una  serie  di  riprese  delle  imitazioni  già  sentite  nella  prima  parte ma  con una  successione di entrata delle  diverse voci che si accavalla in modo  sempre più  rapido.

 

I GENERI VOCALI

 

In  questo gruppo  inseriremo  solo  due generi:

Il Mottetto

Lavoro musicale a più voci (cinque o più) di genere sacro e legato alla interpretazione  del testo; ad ogni  frase letteraria corrisponde  un tema  musicale.
Può essere polifonico, ed in questo caso il tema musicale circola per tutte le voci (un po' come nella fuga) fino  ad esaurire l’episodio.
Può anche essere omofono, ed in questo caso la voce più  acuta rappresenta un po la  melodia  guida  con le  altre  voci che formano una  sorta di accompagnamento ritmicamente  simultaneo.

Il Madrigale

Equivalente  al mottetto tranne  per il  testo che è  profano.

 

Esistono  poi  altre forme  compositive  che osserveremo brevemente:

  • alcune  legate  per lo  più  a momenti  particolari  della  storia  o a utilizzazioni specifiche,
  • Altre  che utilizzano   indistintamente   la  voce e/o gli  strumenti musicali,
  • ed infine la musica legata all’utilizzazione per il  teatro che tratteremo a parte. nei primi  due  gruppi troviamo:

LA VARIAZIONE che può andare dalla semplice fioritura di un tema musicale ad una sua complessa elaborazione  in  termini  ritmici,  tonali,   melodici.
LA ROMANZA SENZA PAROLE tipica del romanticismo che altro non è se non una semplice melodia  accompagnata.


 

IL PRELUDIO che può essere o una introduzione o un pezzo a se stante ma in entrambi i casi senza una  forma  strutturale predefinita.
LO STUDIO che ha come scopo il superamento di particolari difficoltà sulle quali, quindi  il  brano sarà basato (una particolare scale, un arpeggio, alcune particolarità tecniche dello strumento utilizzato...).
L’INVENZIONE che è una breve composizione   di  carattere polifonico  con uno  schema libero.
IL CANONE basato sulla  ripetizione   di un  tema, da voci che entrano successivamente alla  proposta.
IL CORALE, forma polifonica   molto  antica  ed importante.
L’ARIA, brano  vocale  con accompagnamento strumentale.
LA CANTATA che può essere sacra o profana ed ha alcune  analogie  con l’oratorio.  L’ORATORIO, composizione per orchestra, coro e cantanti solisti in cui vi è una narrazione di un avvenimento storico tratto dai testi sacri dove i vari personaggi dialogano  tra loro  e il  coro commenta gli  avvenimenti.

Infine  esistono ancora altre  composizioni   come la ballata, la canzona, il ricercare, il capriccio, la

 rapsodia, la fantasia, la toccata, il lied, il recitativo,  l’arioso.

Un posto a parte è riservato alla MESSA come espressione più grande di musica liturgica; la Messa comprende cinque  diverse partiKyrieGloria,   CredoSanctus-Benedictus,  Agnus Dei. Mentre nella Messa da requiem (cioè dedicata ai defunti) le parti sono: Requiem, Kyrie, Dies irae, Offertorio, Sanctus-benedictus, Agnus Dei, Libera me Domine.

 

Certo è che leggere tutti questi dati insieme può  creare un po’ di confusione  ma  bisogna  comprendere che per giungere a tutte queste strutture la cultura occidentale ha camminato per diversi secoli e con la partecipazione di numerosissimi musicisti che hanno contribuito, epoca storica dopo epoca storica, a giungere  a tutto questo.
Proviamo però a sdrammatizzare questo discorso serioso utilizzando anche noi, in un modo sonoro e musicale  a noi più  vicino,  tre strutture musicali:  l’eco, il canone, il  rondò.

L’eco

Disponiamoci in due gruppi diversi, il primo avrà il compito di dire ad alta voce una  parola, una frase, un inciso ritmico o addirittura una frase musicale. Il secondo, in risposta e dopo che il primo gruppo  ha  terminato,  dovrà  ripetere la  stessa frase ma sottovoce; proprio  alla  maniera dell’eco.

Il Canone

Sempre disposti in più gruppi; prima due, poi tre, quattro, ecc... si sceglierà una frase ritmica o musicale da eseguire. Il primo gruppo inizierà l’esecuzione  e, ad un  certo punto  di essa inizierà  il secondo gruppo, poi il terzo, il quarto e cosi via fino all’ultimo mentre gli altri,  se hanno terminato  il tema lo  riprenderanno  da capo fino  ad una  chiusura  che verrà decisa dall’insegnante.

Primo gruppo:             A  B  C  D  E  F  G  H  I  L  M  N  O  P  Q  R  S  T U V Secondo gruppo:                                                       A  B  C  D  E  F  G  H  I  L  M  N  O  P Q  R Terzo gruppo:                                                        A  B  C  D  E  F  G  H  I  L  M N
Quarto gruppo:                                                                          A  B  C  D  E  F  G H

Il rondò

Questa struttura può essere ideata ed eseguita o singolarmente o in diversi gruppi e possono ugualmente  all’esperienza  precedente, essere utilizzate   sia  frasi ritmiche  che musicali.
Si tratta di alternare ad una frase costante e sempre identica, nuove frasi sempre diverse seguendo lo schema qui  sotto indicato:

frase A -  frase B - frase A - frase C - frase A - frase D - frase A - frase E - frase A


 

MUSICA NELLA STORIA

L’ uomo da quando è apparso sulla terra fino ad oggi ha sempre percorso le tappe del suo cammino portando con se tutta  la  sua esperienza,  applicandola ed  utilizzandola  di  volta  in  volta,  in  tutti  gli ambiti della propria esistenza; dalle  scoperte  scientifiche  alle  guerre,  dalla  vita  più  comune  ai grandi  atti di eroismo...
Ma in tutto questo camminare parte importante è indubbiamente tutto l’aspetto relativo  al suono, alla musica, rimasta per sempre ed anche tuttora  specchio  fedele  dell’animo  umano,  della  esperienza  e  della  storia  dell’uomo,  sintetizzando  nella  durata  di  una  composizione  musicale  e  attraverso  un sapiente uso dei suoni la perfetta simbiosi tra gli uomini e tutta  la  loro  esperienza  di vita  quotidiana;  la loro  cultura.
In queste pagine tratteremo molto  brevemente  ciò  che  l’uomo ha  saputo riportare  e trascrivere della  sua esperienza in musica, trattando in modo privilegiato l’esperienza musicale del  mondo  occidentale perché più vicina alla nostra sensibilità uditiva, e perché  culla  ed  origine  di ciò  che  noi viviamo  oggi; senza tralasciare le  influenze  e  le  esperienze  più  significative degli  altri  popoli  e  delle  civiltà  più lontane  dalla nostra.

 

LE ORIGINI

Quando la  musica  sia  nata  come  tale  e  perché  nessuno  potrà  mai dirlo  con  precisione  e  tante sono le teorie in merito fatte soprattutto a partire dal secolo scorso: il ritmo come momento originario della musica, il canto come sfogo psichico e liberatorio,  i riti  magici...  ma  tutto  ci riconduce  al fatto  che  l’uso del suono da parte dell’uomo nasce in effetti con l’uomo stesso; è attraverso il suono infatti che l’uomo imparerà a conoscere la propria voce, le cose circostanti, la loro distanza,  l’indole  di  alcuni animali... poi piano piano attraverso la riproduzione dei suoni percepiti inizierà il grande viaggio della comunicazione  sia  con i propri  simili   che con l’entità  suprema e gli spiriti.
Paradossalmente solo  oggi  possiamo  un  po’  ricostruire  come  era  la  musica  dei popoli primitivi grazie ai mezzi  di  registrazione  utilizzati  presso  quei  popoli  che  ancora  vivono  in  una  situazione  primordiale e anche se le registrazioni raccolte hanno fatto riscontrare un diverso sviluppo tecnico  avvenuto  comunque in questi millenni si  è  potuti  arrivare  alla  definizione  di  due  caratteristiche  identiche  per tutti i popoli   primitivi:


 

  • Tutte le musiche nascono da un sentimento collettivo anche  se  di  diverso  tipo  (religioso, guerresco...).
  • Tutte  le  musiche  si sono trasmesse oralmente.

 

Da quel momento a quando l’uomo lascerà le prime testimonianze riguardanti la musica  passeranno millenni, durante i quali probabilmente il rapporto tra uomo e musica  sarà  si un rapporto riguardante  l’intera comunità, ma ancora in una fase molto primordiale di sviluppo tecnico e tesa soprattutto ad un rapporto privato,  quasi intimo   tra l’essere vivente, il  suo gruppo  societario  ed il  loro  creatore.

I PRIMI POPOLI

La nostra  cultura  musicale  nasce nel bacino del mediterraneo dai grandi popoli  che l’hanno   abitata;

EGIZIANI ASSIRI BABILONESI EBREI GRECI ROMANI

La conoscenza dell’arte musicale  di questi popoli ci deriva  dalle  pitture  e  dai testi scritti rimasti fino  a noi senza però sapere con estrema precisione  come  realmente fosse la  musica  in quel  tempo.
Proviamo  a ricostruire  una  immagine  dell’epoca:

Per gli egiziani la  musica  era  un  dono  prezioso  del cielo;  era  chiamata  hy  che  significa  gioia,  letizia ed era la  voce di tutte le  cose. Manteneva un legame strettissimo con il tempio  e la    religione.

Degli ebrei si trova traccia riguardo alla musica un po in  tutta  la  Bibbia  e  da  questo  si può  anche dedurre l’importanza spirituale ad essa attribuita. Il canto era affidato alla tradizione orale senza quindi nessuna notazione ma alcuni studi ci hanno permesso  di  recuperare  alcuni  canti  soprattutto  di  carattere religioso dai quali  si può  dedurre che la  liturgia  aveva tre tipi di   canto:
la  recitazione  intonata  dei salmi  - Salmodia
la  lettura  cantata dei Sacri testi - Lectio
il  canto degli inni  - Innodia

Nel mondo greco troviamo invece, a fianco dell’importanza religiosa,  una  importanza sociale  della musica. Essa era parte importante dell’insegnamento scolastico  perché  indispensabile  alla  formazione degli alunni.
In un clima di questo tipo è logico che proprio in questa zona del mediterraneo  nascono  i  primi  “pensatori”  musicali  e con essi i primi  codici,  le  prime  regole, le  prime strutture.....
La parola “ARMONIA” indicava una successione ordinata di suoni. Il sistema musicale  greco era fondato sul “TETRACORDO” che era una successione di quattro suoni vicini e discendenti; due tetracordi consecutivi e vicini davano origine ad una  scala  discendente  di  otto  suoni  chiamata “MODO”.
Assai importanti  erano gli  AEDI una  sorta di cantori nomadi di cui ricordiamo  il  più  famoso: Omero.

L’antica Roma non fu molto portata per l’arte musicale tanto da non ideare nessuno stile a se proprio e tollerò  con discreta  disinvoltura   tutte  le  concezioni  musicali  all’interno  del suo vastissimo impero.

Gli  strumenti  musicali  utilizzati  in  questo  periodo  sono  molto  semplici  per  quanto  già  abbozzati  in ogni gruppo: a fiato esistono vari tipi di flauti di canna tra cui  l’AULOS  greco,  diversi  strumenti d’ottone simili nell’uso alle odierne trombe e corni; a  corda  varie  cetre,  lire,  arpe;  ed  infine  a  percussione  diversissimi   tipi  di  tamburi,  nacchere, legnetti, cimbali...


 

IL MEDIO EVO

E’ indubbiamente questo un  periodo  lunghissimo  ed  estremamente  travagliato  della  storia  dell’uomo;  ma proprio in questo periodo poggiano le basi della nostra odierna cultura musicale: è qui che nasce la notazione musicale, il concetto  di  scala  musicale,  la  polifonia,  l’uso  degli  strumenti  in  modo abbastanza organico....  ma  andiamo con ordine.
Come   abbiamo  già   detto  l’impero  romano  non  tenne  in  grande  considerazione  l’arte  musicale,  ma  i
cristiani  seppero  raccogliere  un  po  tutte  le  tradizioni musicali dei popoli che  i primi apostoli visitarono  e portarono a Roma. E’ chiaro che dopo l’editto di  Costantino nel 313 tutta  questa  massa  di musica vocale  venne  alla  luce  e poté  tranquillamente  essere espressa a tutto il mondo allora  conosciuto.
Ben presto però nacque un problema: il grande proliferare di canti li allontanò progressivamente  dalla regola cristiana, per cui il Papa Gregorio  Magno  (pont.  590-604)  unificò e  raccolse  in  un  libro chiamato Antifonario i canti cristiani dando anche una regola ed una struttura ad essi ed a quelli che sarebbero stati scritti dopo  di lui.
La struttura del Canto Gregoriano è la   seguente:

  • è monodico  cioè  tutti cantano insieme  la  stessa linea  melodica  (omofono)
  • è scritto in  latino
  • il  testo è sacro (tratto dalle  sacre scritture)
  • non  vengono  utilizzati   strumenti musicali  (canto a cappella)
  • la  melodia  procede per intervalli  piccoli  ed ha un ritmo  libero  senza battute (cantus   planus)

Ad un monaco benedettino Guido d Arezzo (997-1050) spetta invece il merito di avere realizzato la notazione musicale, l’attribuzione cioè di un nome a ciascun suono della scala. Questa invenzione sarà estremamente importante  per l’avvio  dell’uso di più  suoni insieme  e  poi, in  un secondo tempo per tutta  la  armonia  moderna.
Fioriranno così le prime forme di polifonia che partendo  dai  canti  gregoriani  svilupperà  una  seconda voce; i canti nel tempo aumenteranno progressivamente il numero delle voci. queste composizioni prenderanno il  nome  di  Organa (plurale  di Organum).
Da queste prime e semplici forme di canto polifonico ne nasceranno ben presto altre molto più evolute  tanto da avviare a Parigi dopo l’anno 1000 e fino a circa tutto il 1200  una  vera  e  propria  scuola  polifonica presso la allora in costruzione Cattedrale di Notre - Dame: la Scuola di NOTRE-DAME. Maestri di questa  scuola  furono principalmente   Leonin (fino al 1190)  e  Perotin (fino al 1230).
Le forme  che vi si svilupparono   furono principalmente:

  • MOTETUS - basato su un canto gregoriano detto Tenor al quale  veniva  aggiunto un canto con parole diverse anche profane. alcune volte il Tenor era eseguito da uno  strumento  e  venivano  aggiunte  ulteriori  voci;  il  triplum, il quadruplum.
  • CONDUCTUS - canto processionale  solitamente  a  due voci
  • RONDELLUS - costruito sulla tecnica della imitazione  delle  parti;  generalmente  il  testo  era profano.

In questo periodo non ci fu un  grande  uso  di strumenti musicali anche a causa della  loro inadeguatezza nei confronti della ben più importante allora voce umana;  generalmente  si limitavano  a  raddoppiare  il tema del canto o a sostituirlo.  Anche  se  sempre  utilizzato  in  modo  semplice  troviamo  forse  maggior uso di strumenti musicali  nella  musica  profana:
E’ questo il periodo delle crociate e nasce in  questo  periodo  la  CANZONE  legata  al  clima  cavalleresco al culto dell’amore e della donna.  La  canzone  nasce  soprattutto  in  Francia  ed  in Germania.
In Francia troviamo al sud i Trovatori con canti soprattutto sulla donna, sulla natura, sull’amore; ed al nord  i Trovieri con canti cavallereschi.
Corrispettivo  dei Trovatori e dei Trovieri troviamo  in  Germania  i  Minnesaenger.
In Italia  nello  stesso periodo troviamo  canzoni popolari  di  ispirazione   religiosa  denominate   Laudi.


 

IL TRECENTO

In questo periodo inizia il  declino  del  medio  evo  e  all’Ars  Antiqua  (nome  che  presero  le composizioni della scuola di  Notre  Dame  e  quelle  a  loro  simili)  si sostituì l’Ars  Nova  movimento  in cui nasce una vera e propria sensibilità di unire e sovrapporre diverse melodie creando un vero  contrappunto tra le diverse voci. Artefici di  questa nuova scuola  furono  Philippe  de  Vitry  e Guillaume  de  Machault.
Il proliferare di musica sacra in Francia è dovuto principalmente al fatto che il Papa in  quel periodo risiedeva ad Avignone e questo portò notevoli vantaggi alla musica  perchè,  mentre  da  una  parte  la musica sacra si staccò sempre di più  dalla  monodia  e  dal canto a  cappella, in  Italia  si scoprì il gusto della  musica  profana  (Madrigale, Caccia, Ballata)

 

IL RINASCIMENTO

La Francia perde in questo periodo il suo primato culturale e politico dopo la sconfitta  di  Azincourt avvenuta nel 1415 per via degli inglesi. Appaiono così sulla scena culturale europea alcune  città fiamminghe ed il movimento culturale che da esso parte  prendendo  il  nome di  scuola  fiamminga diventerà ben presto un grande movimento internazionale  dal  quale  tutti  i  musicisti  europei  attingeranno anche perché i più grandi maestri fiamminghi lavoreranno nei più grandi centri di tutta Europa.
Musicisti come: Guillaume Dufay (1400-1474), Gilles Binchois (1400-1460), Johannes Ockeghem (1428-1495), Josquin Despres (1440-1521) porteranno al culmine  l’evoluzione  della  polifonia  nelle  forme musicali della messa e del mottetto nella musica sacra e della Canzone polifonica (Chanson) nella musica  profana, utilizzando  l’imitazione  o canone  come  elemento fondamentale  della  loro arte. Tra i musicisti che crebbero sotto questa scuola ricordiamo il più grande musicista del 1500: Giovanni Pierluigi da Palestrina.
Ancora in questo periodo gli strumenti  musicali  non  sono  in  grado  di  eguagliare  le  possibilità  della  voce ma cominciano ad esserci validi musicisti seriamente  interessati  alla  musica  strumentale  che  in quel periodo era rivolta soprattutto all’organo, al liuto, agli strumenti d’ottone...tra questi ricordiamo l’organista  Girolamo  Frescobaldi, Andrea Gabrieli,  Giovanni  Gabrieli.
Nella prima metà del ‘500 Martin Lutero da il via in Germania alla riforma protestante che mirava essenzialmente alla partecipazione dell’assemblea al rito (non ci dimentichiamo che tutto nella  fede  cristiana era fatto in lingua latina che ormai era stata soppiantata nel linguaggio comune dalle lingue nazionali); nascerà così il Corale protestante in cui viene utilizzata la lingua volgare (germanica)  strutturata come semplice forma di inno da cantare in coro; la melodia risente un po' del lied monodico tedesco, del canto gregoriano,  di alcuni  canti popolari.
Il corale sarà un importante  esempio  di  educazione  musicale  comune,  di  coesione  culturale  e linguistica   fortemente  ancorata nelle  tradizioni  popolari.
In Italia  invece si delineano  nel  1500  tre aspetti musicali  diversi:

  • A Roma continua  la  musica  vocale sacra ferma ancora a regole   quasi gregoriane
  • A Venezia vige una maggiore libertà nella musica sacra ed una maggiore circolazione  di musica  profana
  • A Firenze oltre a crescere felicemente il canto profano nasce verso la fine del ‘500  un  genere musicale  che avrà grande  fortuna  nei secoli successivi: il  Melodramma.

Il melodramma nasce grazie ad un gruppo di nobili desiderosi di ripristinare un concetto musicale  dell’antica Grecia; l’unione delle arti quali la musica, la danza, il dramma teatrale.  Questo gruppo  di persone fu chiamato la Camerata fiorentina o Camerata de’ Bardi dal nome del nobile  presso la  cui casa si svolgevano gli   incontri.
Il primo esempio di Melodramma sarà l’Euridice di Jacopo Peri e Giulio Caccini rappresentata per la prima volta il 6 ottobre 1600 ma per udire un’opera veramente compiuta  si dovrà aspettare il 1607 data della prima rappresentazione  dell’Orfeo  di Claudio  Monteverdi,  opera  compiuta  in  tutte  le  sue parti ed in  cui vi è   anche un primo abbozzo  di   vera orchestra.
Sarà inoltre alla fine di questo periodo  che  cominceranno  a  porsi  le  basi  dell’armonia  soprattutto  grazie  al teorico  Gioseffo  Zarlino  che enuncerà una  vera teoria  dell’armoniacioè  della successione e


 

sovrapposizione ordinata dei suoni, cominciando a concepire la musica con una certa prospettiva e profondità   sonora  e musicale.
Alla fine del ‘500  nascono il  Violino  ed il Clavicembalo  che  saranno poi  strumenti  importantissimi dei secoli a seguire.

 

IL BAROCCO

Grazie alle ultime cose dette nel punto precedente ed all’affermarsi del concetto di Tonalità e con esso del modo maggiore e del modo minore , il periodo che parte dal 1600 fino a circa metà del ‘700 sarà caratterizzato da un allontanamento progressivo dalla polifonia per dirigersi verso una nuova forma di monodia,  questa volta  accompagnata o da altre voci o da   strumenti musicali.
Anche la musica strumentale vedrà in questo periodo un grande sviluppo causato dalla nascita degli strumenti sopra citati, dal perfezionamento tecnico dei  altri  strumenti  musicali  e  dallo  stabilirsi  di  regole armoniche e strutturali tali da poter permettere un uso organizzato dei primi veri organici strumentali.
Oltre al Melodramma che riunisce al suo interno varie forme d’arte come la musica, la danza, la commedia drammatica, la pittura,  la  scenografia, l’architettura;  è  questo  il  grande  periodo dell’Oratorio, che nasce in ambito religioso ma che soddisfa allo stesso tempo le esigenze popolari di teatralità  e di misticismo.
L’Oratorio,  di  cui  il  più  grande  maestro  fu  Giacomo  Carissimi,  è  simile  al melodramma  ma senza
azione scenica, tutto si svolge solo tramite il canto dei vari personaggi e  la  musica;  come  nel melodramma tutto è strutturato attraverso recitativi ed arie affidate ai vari personaggi solisti mentre il popolo è  rappresentato dal coro.  A  volte  nell’oratorio  la  storia  ed i legami tra  gli episodi è  narrata  da un  personaggio  chiamato Hystoricus.
Nell’opera incontriamo inoltre un  nuovo  fatto:  alcuni  intermezzi  buffi  che  venivano  utilizzati  tra  un  atto e l’altro dei drammi per sciogliere un po' l’atmosfera prendono una forma più ampia  ed organica;  nasce così l’Opera Buffa di cui il primo capolavoro fu La Serva Padrona di Giovan  Battista Pergolesi  (1710-1736).
E’ questo uno dei grandi periodi aurei della  musica  e  tanti sono  in  questo periodo  i musicisti legati sia alla musica vocale che a  quella  strumentale  tra  questi  ricordiamo:  Girolamo  Frescobaldi  (1583- 1643), Arcangelo Corelli (1653-1713), Domenico Scarlatti (1685-1757), François Couperin (1668- 1733), Tommaso Albinoni (1671-1750), Benedetto Marcello (1686-1739), Antonio Vivaldi (1678- 1741).
Ma i due personaggi che sapranno racchiudere in loro tutta questa epoca saranno due tedeschi: Johann Sebastian Bach (1685-1750)  e  Georg  Friedrich Händel  (1685-1759).
Qeste due personalità così vicine e simili come datazione storica e appartenenza territoriale sono però profondamente diverse; il primo racchiude in se tutta la spiritualità ed i valori  ascetici del medioevo  proposti dalla riforma protestante, mentre il secondo, personaggio più mondano  e  di  corte  è perfettamente inserito nella piena mentalità rinascimentale; così che mentre Bach chiude un mondo e un’epoca e solo molto tempo dopo (un centinaio di anni) verrà riesumato quasi per caso tutto il suo immenso  lavoro,  Händel sarà ispiratore  di nuovi  musicisti.

 

L’ILLUMINISMO

Nella seconda metà del’700 anche la musica si appropria degli ideali di questo periodo: l’eleganza, la serenità  delle  forme,  l’equilibrio,   la  giometria  quasi perfetta delle  forme  e dell’architettura...
Gli strumenti musicali hanno sempre più voce in capitolo sia  da  soli  che  in  organici  sempre  più  funzionali   all’uso;  questo soprattutto a causa di alcuni elementi che si inseriscono  nel   periodo:

  • La nascita  della  Forma Sonata
  • il  perfezionamento  di vecchi strumenti
  • la  nascita del pianoforte  e del clarinetto

 

  • la nascita di una vera scuola dell’orchestrazione anche grazie a Jan Antonin Stamitz (1717-1757) ideatore  della  Scuola di Mannheim dove  prenderà forma  la  tecnica sinfonica moderna.

Ulteriori novità di questo periodo sono date da Giovanni  Battista Sammartini  (1701-1775)  al quale viene attribuita la divisione in quattro tempi  della  sinfonia;  e  da  Luigi  Boccherini  (1743-1805)  che fonda  il  primo  quartetto stabile.
I tre compositori che sovrastano in questa epoca   sono:
Franz  Joseph Haydn   (1732-1809) che passò alla  storia  come  il padre  della sinfonia
Wolfgang Amadeus Mozart ( 1756-1791) che fu tra le  altre  cose  anche  il  primo  “libero professionista”  dei compositori
Ludwig  Van  Beethoven (1770-1827)  che  chiude  questo  periodo  storico ponendosi perfettamente al
centro tra gli  equilibri   dell’epoca  e le  inquietudini   del periodo  successivo.

 

IL ROMANTICISMO

In modo opposto al periodo precedente, il Romanticismo si contraddistingue per le grandi tensioni ed inquietudini., c’è un notevole allungamento  nelle  composizioni  perché  non  basterà  più  rappresentare  con la musica un oggetto, ma il compositore  dovrà  in  questo periodo  esprimere attraverso la  musica  la sua visione dell’oggetto. La musica non è più ad unico uso di alcuni ceti sociali ma, grazie anche alla rivoluzione francese, è  divenuta  bene  di tutti per  cui tutte  le  formule  compositive  usate  perdono un po' la loro rigidità e ne  nascono di nuove  molto  più  libere.  L’artista, che  non è  più  ad esclusivo servizio di un padrone, si sente ormai libero  di comporre  realmente per ciò che   sente.
Importanti  elementi musicali  del periodo  sono:

  • L’uso del Pianoforte, (inventato nel secolo precedente grazie a Bartolomeo Cristofori) che sarà lo strumento che meglio  di ogni  altro potrà  rappresentare le  emozionalità  dei compositori   dell’epoca
  • L’ulteriore sviluppo dell’orchestra che  è  oramai  estremamente  simile  a  quella  moderna  e  con tutti gli  strumenti  tecnicamente perfezionati
  • L’invenzione nel 1840 dell’ultimo tra  gli  strumenti:  il  Saxsofono,  dal  suo  ideatore  il  belga  Adolf Sax
  • L’opera lirica e soprattutto il Melodramma che attirerà a se grandiose  masse  popolari  in  tutta Europa, e che svolgerà  in Italia  ed in  Germania  una  vera funzione  sociale  e politica
    • In Italia, dove ancora si segue la  Forma  chiusa  all’italiana  (susseguirsi  di recitativi ed arie contornati da duetti, trii, quartetti, cori), con le opere di Giuseppe Verdi (1813-1901),  si darà una  forte  sterzata all’indipendenza  del nostro  popolo
    • In Germania con Richard Wagner (1813-1883),  propugnatore  del  Leitmotiv (motivo conduttore) in cui ogni personaggio, situazione, stato  d’animo  ha  un  suo  tema  musicale  che  si  incrocia  con  gli  altri  secondo  lo  svolgimento della narrazione, verranno  riproposti  tutti  i temi  della  mitologia  nordica  che  favoriranno  le  funeste ideologie   del secolo seguente.
  • L’apparizione alla fine del ‘800 di musicisti provenienti da paesi europei fino ad allora sconosciuti musicalmente; con le loro tradizioni popolari  e  strutture  musicali. Questa  partecipazione  ed immissione alla  ormai  antica  cultura  europea  verrà  chiamata  Scuole  Nazionali.  Le  scuole nazionali porteranno nuova linfa alla cultura musicale europea e saranno il ponte  verso l’apertura a nuove culture più distanti e diversificate rispetto alla nostra che cambieranno il volto e l’esperienza musicale  del ‘900:

Alcuni musicisti dell’epoca sono: Niccolò Paganini (1782-1840), Hector Berlioz (1803-1869), Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) al quale si deve la riscoperta di Bach, Robert Schumann (1810-1856), Fryderyk Chopin (1810-1849), Franz Lizt  (1811-1886);  e  per  ciò  che  riguarda  le  Scuole Nazionali: Aleksandr Borodin (1833-1887) e Modest Mussorgskij (1839-1881) provenienti dalla Russia, Bedric Smetana (1824-1884) cecoslovacco, Edvadrd Grieg (1843-1907)  scandinavo, Isaac Albeniz (1860-1909) e Enrique  Granados  (1867-1916) provenienti dalla      Spagna.


 

IL XX SECOLO

E’ questo il secolo in cui tutte le certezze strutturali ed armoniche su cui è fondata tutta la musica colta crollano in modo abbastanza veloce; l’opera d’arte musicale non è più sinonimo di  bellezza,  di  piacevolezza, di precisione formale e strutturale, ma tutto è pervaso da un senso di ricerca del nuovo, dell’irraggiungibile, tutto è lasciato alla sensibilità  di  chi  compone  tornando  un  po  alle  origini  e  lavorando attorno ad un unico elemento: il suono. E tutto è permesso; ogni espediente, trucco, ricerca, utilizzazione...   basta che alla  fine  appaia  chiaro ciò che si voleva.
La prima esperienza di musica “moderna”  è databile  al 1894  con il  Prelude à l’apres-midi d’un faune del compositore francese Claude Debussy (1862-1918) fondatore assieme ad altri musicisti come ad esempio Maurice Ravel (1875-1937)dell’ “impressionismo musicale”; in questa composizione la struttura della scala musicale e quindi della tonalità cominciano  a  vacillare  per  lasciare  il  posto  agli antichi  modi greci,  a scale musicali  orientali.
Esperienza  molto  più  decisiva  sara  quella  di Igor Stravinsky (1882-1971) che con la  sua  Sagra della
Primavera (1913) stabilirà una netta rottura con il passato; con  effetti  timbrici  impensati,  ritmi accavallati e sovrapposizioni   di tempi diversi,  sfaldatura  della  tonalità   con accordi inesistenti.
Assieme a queste esperienze ne vennero molte  altre  ad  opera  di  numerosi  musicisti  così che  ben presto la distinzione tra consonante e dissonante comincia a venire meno, gli accordi non  hanno  più relazione tra loro, tanto da  essere  addirittura  sovrapposti  senza  apparente  ragione  accordi diversi tra loro (politonalità), i ritmi sono accavallati tra loro diventando a volte interpreti principali delle composizioni, vengono utilizzati per  fare  musica  oggetti  sonori  di  svariata  natura  (secchi  pieni d’acqua, lamiere...), appaiono i primi generatori elettrici di suoni che hanno la grande possibilità di elaborare i suoni in  modi prima  di ora   impensabili.
Cerchiamo di dare uno sguardo alle  esperienze  ed ai musicisti  più  rappresentativi del  periodo:

  • Iniziamo con il precisare che le esperienze musicali del secolo tendono ad  andare  per  ciò  che riguarda le strutture armoniche dalla stabilità della  tonalità  alla  politonalità  fino  ad  arrivare  alla atonalità  e seguono un po'  lo  stesso cammino la  sensibilità   ritmica  e la  sensibilità   timbrica
  • il Neoclassicismo che nasce nel secondo decennio del secolo per dare principi strutture e forme definite alla troppa libertà creativa senza però rinunciare alla  modernità  scoperta;  compositori  di questo periodo furono: Igor Stravinsky, Bela Bartok (1881-1945), Paul Hindemith /1895-1963), Francis Poulenc (1899-1963), Benjamin Britten (1913-1976), Alfredo Casella (1883-1947), Arthur Honegger (1892-1955), Sergej Prokofiev (1891-1953), ed in parte George Gershwin (1898-1937)  che seppe fondere lo stile  neoclassico con la  musica   Jazz.
  • L’impressionismo in cui tutte le fondamenta della certezza tonale sembrano svanire in una ricerca molto elegante e raffinata di sonorità, timbri coloristici  molto  delicati  ed  impressioni  sonore.  Musicisti che si ispirarono a queste idee oltre i due citati in entrata sono:  Manuel de  Falla (1876- 1946)  e  Ottorino  Respighi (1879-1936).
  • La  musica  Dodecafonica che nasce dall’esigenza  di dare un ordine  alle  nuove  strutture e si basa su

serie di dodici suoni che il compositore stesso  decide;  per  questo  la  musica  dodecafonica  si chiamerà anche musica Seriale . I compositori sono: Arnold Sconberg (1874-1951) che ne sarà ideatore  nel 1923,  Alban Berg  (1885-1935), Anton Webern  (1883-1945).

  • Il suono. Certo questo non è una esperienza musicale codificabile ma un ambito di ricerca molto importante ed ampio in questo secolo iniziato da Luigi Russolo (1885-1947) con la musica fatta mediante i rumori, seguita da Edgard  Varese  (1883-1965)  che  lascerà  l’armonia e  la  melodia  come  concetti essenziali della  musica  per esplorare  il suono  senza limitazioni.
  • La  musica  Concreta   che  cercherà  nell’uso  di ogni qualsiasi fonte sonora una esperienza musicale  e di cui artefice sarà l’ingegnere  Pierre  Schaeffer (1910).
  • La musica Elettronica che permetterà di manipolare il suono a piacimento  del  compositore  servendosi di generatori elettronici di suono. I musicisti  più  significativi sono:  Karlheinz Stochausen (1928), Pierre  Boulez (1925), Bruno  Maderna (1920-1973), Luciano  Berio  (1925).
  • La musica Aleatoria in cui tutto deve avvenire musicalmente per puro caso fino  ad  arrivare  a scrivere le partiture non più con  note  ed indicazioni musicali ma  con disegni ed indicazioni di altro  tipo.  Propugnatore  di questa  esperienza  è  essenzialmente  il compositore  John Cage (1912).

 

Indipendentemente da tutte queste esperienze molti compositori seguiranno anche nel nostro secolo  la strada segnata dal romanticismo e tra questi  ne  ricordiamo  due:  Richard  Strauss  (1864-1949)  e Sergej Rachmaninov  (18731943).
Ascoltando queste esperienze le sentiremo  sicuramente  distanti  dalla  nostra  sensibilità  musicale,  ma  tutte le esperienze umane hanno bisogno del vaglio  del tempo per stabilire  ciò che  rimarrà nella  storia,  non spetta quindi a noi stabilire  quello che  è buono da  quello che non lo è soprattutto quando parliamo      di musica colta e di cultura, ambiti in cui i  canoni  cambiano  in  continuazione e  debbono necessariamente superare sempre se  stessi.

 

Fonte: http://www.icmarchettisenigallia.gov.it/sites/default/files/imce_files/Testo%20di%20Musica%20-%20Corsi%20A-C.pdf

Sito web da visitare: http://www.icmarchettisenigallia.gov.it

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