Franz Joseph Haydn

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Franz Joseph Haydn

Classicismo per eccellenza: Franz Joseph Haydn
L'epoca che celebrò in Franz Joseph Haydn lì suo più importante compositore andò fiera della propria civiltà, della propria logica. del proprio autocontrollo emotivo, della propria politesse. Fu l'età d'oro dell'aristocrazia; e fu anche un'età in cui i filosofi credettero sinceramente che la ragione potesse dirigere l'operato dell'uomo e della società umana. Erano ancora lontani gli spargimenti di sangue e la rivoluzione della fine del secolo, che sarebbero stati seguiti da una concezione nuova della società e della funzione dell'artista. Ma nel diciottesimo secolo, i giovani intellettuali e gli artisti non giravano impaludati in una sorta di toga immaginaria, gloriandosi del loro inimitabile talento e facendo gran caso delle loro visioni, sofferenze, ideali e aspirazioni. Questo avrebbero fatto invece i giovani romantici del diciannovesimo secolo. La seconda metà del diciottesimo fu un'epoca che aspirò alla giusta proporzione in tutte le cose. In musica, non amò le fughe e le imponenti e complicate forme barocche. Volle musica melodica, musica omofonica, musica capace di divertire, musica che non sottoponesse la mente a uno sforzo troppo forte.
Joseph Haydn fu il compositore di quel periodo: il piú rispettato, il piú onorato, il più vicino ai gusti del pubblico. Fu il compositore classico per eccellenza e durante la sua lunga vita, dal 1732 al 1809, maturò insieme con le nuove concezioni musicali e contribuí piú di ogni altro a formularle. A suo modo fu un personaggio tipico dell'illuminismo, religioso ma non troppo, audace ma non troppo, intelligente ma non in maniera aggressiva, avventuroso ma non un quasi rivoluzionario come Mozart (uomo molto piú represso, pericoloso, ribelle). Con Haydn tutto era nella giusta dimensione intellettuale e sentimentale.
Fisicamente non si poteva dire attraente. Basso, bruno, aveva la faccia butterata dal vaiolo e le gambe troppo corte rispetto al corpo. Il naso era deformato da un polipo, e sembra che la cosa lo affliggesse. Il famoso Haydn non commissionò mai un ritratto. Ma a conoscerlo doveva risultare molto simpatico. Individuo di singolare dolcezza, d'animo gentile, non ebbe praticamente nemici. Equanime, laborioso, generoso, dotato di notevole senso dell'umorismo, si comportò da gentiluomo in amore, godette ottima salute salvo qualche disturbo alla vista e un po' di reumatismi negli ultimi anni. Forse non era molto istruito, non leggeva molto, ma era pratico e aveva buon senso, nonché integrità e onestà intellettuale; quel tipo di onestà che gli permetteva di dire, quando qualcuno nominava Mozart: « Gli amici spesso mi lusingano parlando del mio talento, ma lui era molto al di sopra di me ». Gli piaceva vestire bene. Un musicista boemo, Johann Wenzel Tomaschek, ci ha descritto il maestro ormai vecchio che riceveva gli ospiti, verso la fine dei suoi giorni: «Sedeva in una poltrona, tutto agghindato: parrucca incipriata e arricciata sulle tempie, colletto bianco con una fibbia d'oro, panciotto di seta pesante riccamente ricamato, nel mezzo del quale faceva bella mostra uno splendido jabot, giubba di panno fine color caffè con i polsi ricamati, brache di seta nera, calze di seta bianca, scarpe con grosse fibbie d'argento un po' curve sul collo del piede, e sul tavolino accanto a lui un paio di guanti di capretto bianchi».
Haydn visse in un'epoca di mecenati. Quando entrò al servizio degli Esterhàzv - con cui sarebbe rimasto per buona parte della sua vita - non mise mai in discussione la sua posizione di servitore che indossava la livrea del padrone e mangiava con il personale. Eppure, tutto ciò non gli impedí di avere un forte senso di indipendenza. La nobiltà non lo impressionava e, non essendo uno snob, non cercava il contatto con i grandi. Non che si sentisse inferiore o non sapesse qual era la sua posizione. La cosa non lo interessava, tutto qui. E aveva i piedi ben piantati in terra. « Ho conversato con imperatori, re e grandi principi, e ho sentito molte cose lusinghiere dalla loro bocca, ma non desidero vivere in familiarità con queste persone, e preferisco quelli della mia stessa classe. » In primo luogo lo interessavano soltanto i musicisti o quelli che amavano la musica; era completamente apolitico e voleva essere lasciato tranquillo al suo lavoro. In questo campo era perfettamente consapevole della sua superiorità e non esitava a farsi valere. Una volta un suo padrone, il principe Nicola II, si intromise in una prova. Haydn non esitò a metterlo alla porta. « Questo, Altezza, è affar mio. » Si racconta che Nicola II se ne andasse furibondo, ma non si provò punire il suo famoso Kapellmeister. Se lo avesse fatto, Haydn sarebbe stato capace di andar¬sene per sempre. Erano molti i ricchi principi desiderosi di avere il grande musicista al loro servizio. Altrettanto indipendente era Haydn con i suoi editori. Una volta, nel 1782, ebbe un contrasto con la ditta di Artaria e, non essendosi risolta la cosa secondo i suoi desideri, spedí un breve biglietto: « Mettiamo fine alla questione e rimandatemi o la mia musica o il mio denaro ». Ma non aveva niente di meschino o di gretto: era un vero grand'uomo, sicuro di sé, e non si preoccupò mai dei concorrenti. Non solo ebbe lodi infinite per Mozart, ma già nel 1793 aveva capito abbastanza del giovane Beethoven, che era stato per breve tempo suo allievo, da mandare questo incredibile biglietto di raccomandazione all'Elettore di Colonia: « A suo tempo, Beethoven diventerà uno dei piú grandi compositori d'Europa... ».
Insomma, Haydn fu un uomo equilibrato, e la sua musica lo dimostra. Non viene in mente musica di compositore altrettanto esente da nevrosi (probabilmente, da questo punto di vista, la sola che si possa paragonare alla sua è quella di Dvorjak). La musica di Haydn è sempre sana e equilibrata. Forse le manca la passione di quella di un Mozart, ma non è esagerato affermare che è sempre su un piano altrettanto elevato, e forse anche un po' di piú, pur non raggiungendo mai le vette sublimi delle piú grandi composizioni mozartiane. Dal 1780 circa alla sua morte si può dire che non ci sia sinfonia, quartetto, messa o oratorio di Haydn che non si possa legittimamente definire un capolavoro. La sua fecondità lascia senza fiato.
Ma se fosse morto alla stessa età di Mozart, a trentasei anni, oggi sarebbe pressoché sconosciuto. Maturò lentamente, senza impennate. Fu un bambino di grande talento, non un bambino prodigio, e non buttò giú musica con la facilità di un Mozart, di uno Schubert o di un Mendelssohn. « Non fui mai autore svelto e composi con cura e diligenza. » Progredí per gradi; andò sempre avanti consolidando le conquiste fatte. Quando cominciò a lavorare, la nuova musica - la musica dello stile galante - era nella sua infanzia e lui mise tutto insieme. Non per niente è chiamato « il padre della sinfonia ». Altrettanto a buon diritto potrebbe essere chiamato « il padre del quartetto per archi » o « il padre della forma-sonata ».
Franz Joseph Haydn nacque il 31 marzo 1732 nella città di Rohrau, al confine tra Austria e Ungheria. Un tempo si credette che la sua famiglia fosse croata, ma ricerche moderne hanno stabilito che gli Haydn erano austriaci. Mathias Haydn, padre di Joseph, era carradore. Il bambino crebbe praticamente come un contadinello. Amabili leggende vogliono che a cinque anni fingesse di suonare il violino passandosi un bastoncino sul braccio sinistro. I genitori speravano di farne un prete e fu a questo scopo che lo mandarono, poco prima che compisse i sei anni, nella vicina Hamburg, cedendo alle insistenze di un cugino. Li imparò a leggere e a scrivere. Studiò il catechismo e anche, viste le sue doti musicali, gli strumenti a fiato e a corda. Lui stesso scrisse, in uno schizzo autobiografico: « L'Onnipotente mi aveva dotato di una tale ricchezza in campo musicale che già a sei anni, come un ometto, cantavo la messa nel coro della chiesa e suonavo un poco il cembalo e il violino ». Ma la stia non era una vita facile. Ebbe un'infanzia infelice. « Piú bastonate che cibo, » ricordava in seguito. In buona misura fu autodidatta. « Insegnanti veri e propri non ne ebbi mai. Cominciai subito con la pratica, prima a cantare e a suonare gli strumenti, poi a comporre. Ascoltavo piú di quanto non studiassi, ma sentii la musica più bella in tutte le forme che era dato udire ai tempi miei... Cosí a poco a poco si svilupparono le mie cognizioni e la mia capacità. »
Fu a Vienna che senti la « musica piú bella ». A otto anni fu ammesso al coro della Cattedrale di Santo Stefano, dove si distinse subito. Nel 1749 ebbe la « muta » della voce e venne licenziato. La leggenda vuole che il licenziamento fosse affrettato da una birichinata: pare che tagliasse il codino a un compagno. Aveva diciassette anni, allora, e non possedeva altro che tre vecchie camicie e un vestito liso. Quando se ne andò, il primo del coro diventò il fratello minore Michael (1737-1806), dal quale, a detta di tutti, ci si doveva aspettare grandi cose. Sembra che Michael fosse piú dotato di Joseph in tutto meno che nella composizione. Fece una bella carriera, prendendo il posto di Mozart come direttore dell'orchestra arcivescovile a Salisburgo. Compose anche molta musica sacra. Ma nessuna sua opera è rimasta nel repertorio attivo.
Per vari anni, dopo aver lasciato il coro della Cattedrale di Santo Stefano, Haydn fece quasi la fame. Come pianista e violinista non era a livello professionale. Egli stesso ammise di non essere « un mago in nessuno strumento. Ma conoscevo la possibilità e il funzionamento di tutti; non ero male come clavicembalista o cantante ed ero anche in grado di suonare un concerto di violino ». Ma molti musicisti erano capaci di fare lo stesso. Per otto anni fu costretto a « esistenza miserabile ». Visse da bohémien, suonando alle funzioni sociali, insegnando, arrangiando musica; « nel mio zelo per la composizione, componevo fino a notte inoltrata ». Studiò la musica di K.P.E. Bach ed ebbe qualche lezione da Nicola Porpora (1686-1767), famoso compositore del tempo. A poco a poco si fece strada. Forse migliorò come pianista e violinista; certo è che la sua fama crebbe. Nel 1758 fu nominato direttore musicale e compositore al servizio del conte Ferdinando Massimiliano von Morzin. Due anni dopo fece il piú grosso errore della sua vita. Sposò Maria Anna Aloysia Apollonia Keller.
Maria Anna era figlia di un parrucchiere, e in realtà Haydn era innamorato della sorella. In questo c'è una forte analogia con Mozart che, innamorato di Aloysia Weber, per reazione fini con lo sposare la sorella di lei, Costanza. Haydn cercava moglie e probabilmente i Keller tanto fecero che lo convinsero a sposare Maria Anna. Costei aveva tre anni piú di lui, era brutta, aveva un carattere orribile, era gelosa e bisbetica. Non le piaceva la musica; era pessima donna di casa, incapace di amministrarsi e spendacciona. Non c'è da stupirsi se Haydn ben presto perse ogni illusione: la chiamava « quella bestia infernale » e si rivolse altrove per avere un po' di conforto. In seguito giustificò le sue relazioni extraconiugali raccontando al suo primo biografo, Georg August Griesinger: « Mia moglie non poteva avere figli, e questo mi rese meno indifferente alle attrattive delle altre donne ».
È del 1761 l'avvenimento piú importante della vita di Haydn: entrò al servizio degli Esterhàzy come vice Kapellmeister. Il principe Paolo Antonio era allora il capo della famiglia più importante e ricca dell'Ungheria, e amava le arti e la musica. Il suo castello di Eisenstadt aveva 200 stanze per gli ospiti, nonché parchi e teatri. Haydn vi si trasferí, felicitandosi con se stesso. Le clausole del contratto sono interessanti. Danno l'idea di ciò che si pretendeva da un musicista al servizio di un gran signore.
1. Per molti anni è stato a Eisenstadt in qualità di Kapellmeister Gregorius Werner; che ha servito fedelmente la casa principesca; ma l'età avanzata e l'incapacità che ne deriva non gli consentono più di adempiere ai suoi doveri. Il suddetto Gregorius Werner, in considerazione dei tanti anni di servizio, resterà Kapellmeister capo, e il summenzionato Joseph Hevden (cosí è scritto il suo nome in tutto il contratto) sarà Vice-Kapellmeister, subordinato a Gregorius Werner, al quale risponderà nella musica del coro; ma in tutte le altre questioni, laddove si tratti di fare musica, tutto quanto riguarda la musica diventerà immediatamente responsabilità in genere e in specie del Vice-Kapellmeister.
2. Joseph Hevden sarà considerato un funzionario della casa. Perciò, Sua Altezza Serenissima confida graziosamente che egli vorrà, come si addice a un onesto funzionario, comportarsi con assennatezza e, con i musicisti da lui diretti, non brutalmente ma gentilmente, con modestia, calma e onestà, in special modo quando si faccia musica alla presenza di Sua Altezza; e non solo il Vice-Kapellmeister Joseph Hevden insieme con i suoi subordinati si presenterà sempre in ordine e in livrea, ma baderà anche che tutti coloro che da lui dipendono seguano le istruzioni e appaiano in calze bianche, camicia bianca, incipriati e in parrucca. Perciò:
3. Tutti i musicisti sono alle dipendenze del Vice-Kapellmeister; di conseguenza egli si comporterà in maniera esemplare, affinché i subordinati possano seguire l'esempio delle sue buone qualità. Eviterà ogni indebita familiarità nel mangiare e nel bere o negli altri rapporti con loro, per non perdere il rispetto che gli è dovuto ...
4. Su ordine di Sua Altezza Serenissima è tenuto a comporre la musica che Sua Altezza Serenissima vorrà. Le composizioni non dovranno essere comunicate ad alcuno, né copiate, ma resteranno proprietà di Sua Altezza Serenissima, ed egli non comporrà per alcuno all'insaputa di Sua Altezza Serenissima e senza sua autorizzazione.
5. Joseph Heyden si farà vedere ogni giorno ... al mattino e nel pomeriggio nell'anticamera e verrà annunciato e aspetterà che Sua Altezza Serenissima decida se ci dovrà essere musica; e avendo ricevuto l'ordine informerà gli altri musicisti, e non solo si presenterà puntualmente all'ora prescritta ma baderà che lo stesso facciano anche gli altri, e se un musicista dovesse tardare per la musica o addirittura restare assente. egli ne prenderà il nome.
6. Qualora, incresciosamente, dovessero aversi contrasti o lamentele tra i musicisti, il Vice-Kapellmeister tenterà, secondo le circostanze, di comporli, affinché Sua Grazia non sia importunata con questioni di poco conto; ma se dovesse verificarsi un incidente piú grave che non possa personalmente comporre egli, Joseph Heyden provvederà a riferire fedelmente a Sua Altezza Serenissima.
7. Il Vice-Kapellmeister ispezionerà tutti gli strumenti musicali e ne avrà cura ...
8. Joseph Heyden è tenuto a istruire le cantanti, affinché non dimentichino a Eisenstadt ciò che hanno imparato a Vienna... e poiché il Vice-Kapellmeister ha esperienza di vari strumenti, consentirà di essere impiegato a suonare tutti gli strumenti che conosce.
9. Il Vice-Kapellmeister riceverà una copia della convenzione e delle norme di comportamento dei musicisti suoi subordinati, in modo da sapere come devono condursi in servizio per attenersi al regolamento.
10. Poiché non si considera necessario mettere sulla carta tutti i servizi che il Vice-Kapellmeister è obbligato a prestare, Sua Altezza Serenissima spera graziosamente che Joseph Heyden voglia in ogni circostanza prestare spontaneamente non solo i servizi summenzionati ma anche tutti quegli altri che possano venirgli richiesti in futuro da Sua Grazia, e anche mantenere la musica in buon ordine ...
11. Al Vice-Kapellmeister saranno concessi da Sua Signoria 400 guilder all'anno, da pagarsi ogni trimestre dal Capo Cassiere. Inoltre
12. Joseph Heyden prenderà i pasti al tavolo dei funzionari o riceverà mezzo guilder come pensione al giorno. Infine
13. Questa convenzione è stata conclusa il 1° maggio 1761 con il Vice-Kapellmeister per almeno tre anni, coll'intesa che se Joseph vorrà continuare in questo onore dopo aver prestato servizio per tre anni dovrà annunciare tale intenzione a Sua Signoria con sei mesi dall'anticipo ... Analogamente
14. Sua Signoria promette non solo di tenere Joseph Heyden al proprio servizio per il periodo di tempo convenuto ma, se gli darà piena soddisfazione, egli potrà sperare nell'incarico di Kapellmeister principale; se però dovesse verificarsi il contrario Sua Altezza Serenissima sarà libero in qualsiasi momento di esonerarlo dal servizio.
Ma Haydn restò al servizio del principe Paolo solo un anno. Paolo mori nel 1762 e gli successe Nicola detto il Magnifico. Nicola si fece subito costruire un castello nuovo e lo battezzò Esterhàza. Completato nel 1766 con una spesa di milioni, risultò il piú grande palazzo d'Europa, escluso quello di Versailles. Includeva un teatro di marionette e un teatro di quattrocento posti per l'opera. In quest'ultimo il palco reale poggiava su colonne romane di marmo rosso con scannellature dorate, secondo quanto riferisce un contemporaneo, il quale aggiunge (dopo aver descritto la ricchezza del palazzo e dei dintorni) che vi si alternavano un giorno si e uno no commedie tedesche e opere all'italiana. «Il principe è sempre presente, e l'ora, di solito, è le sei e mezzo. Il diletto dell'occhio e dell'orecchio è indescrivibile. Viene per prima cosa dalla musica, poiché l'intera orchestra suona come un unico strumento; ora la tenerezza più commovente, ora la forza piú veemente penetrano l'anima, perché il grande musicista, Herr Haydn, che è al servizio del principe come Kapellmeister ne è il direttore.» L'imperatrice Maria Teresa rimase molto impressionata. «Se voglio godermi una buona opera vado a Esterhàza» diceva.
Werner mori nel 1766 e Haydn diventò Kapellmeister. L'incarico lo teneva molto occupato. Doveva dirigere l'orchestra, comporre musica, fare da bibliotecario, occuparsi di tutti i compiti amministrativi riguardanti la musica, assumere e licenziare il personale, fare da copista, comporre i contrasti. Faceva tutto con serenità ed equanimità, severo ma sempre giusto, spesso rivolgendosi direttamente al Principe per perorare a favore dei suoi uomini, che lo adoravano e lo chiamavano «papà».
Nicola e Haydn andavano perfettamente d'accordo. II principe, che amava la musica non meno ardentemente del predecessore, suonava il barithon, uno strumento affine al violoncello oggi non piú usato. Haydn doveva comporre molta musica per Nicola che la suonava; forni almeno duecento pezzi per lo strumento favorito del principe, quasi tutti per barithon viola e violoncello. Sapeva di essere fortunato. « Il mio principe era sempre soddisfatto del mio lavoro. Non soltanto avevo l'incoraggiamento di una costante approvazione, ma come direttore dell'orchestra potevo fare esperimenti, osservare che cosa produceva un certo effetto e che cosa lo indeboliva, ed ero cosí in grado di migliorare, modificare, fare aggiunte o tagli, essere audace quanto mi pareva. Ero tagliato fuori dal mondo; non c'era nessuno a confondermi o tormentarmi, ero costretto a diventare originale. »
A Esterhàza, Haydn era a capo di un'orchestra che contava da venti a venticinque elementi. Si trattava di un organico notevole, per quei tempi. Solo poche orchestre, in Europa, ne avevano di piú. La piú bella del mondo era a Mannheim, e vantava cinquanta suonatori. C'era una scuola di compositori di Mannheim, rappresentata soprattutto da Johann Stamitz (1717-1757) e Christian Cannabich (1731-1798), entrambi attivi ai tempi di Haydn e che forse esercitarono una certa influenza su di lui. Stamitz e poi Cannabich diressero l'orchestra di Mannheim, una formazione definita « un esercito fatto di generali ». Non s'erano mai visti, prima, una precisione, un'energia e un virtuosismo simili, e perfino lo schizzinoso Mozart ne fu conquistato. Christian Schubart, compositore e critico, ne dette un giudizio entusiasta: « Qui il forte è un tuono, il crescendo una cateratta, il diminuendo un ruscello cristallino che mormora in lontananza, il piano una brezza primaverile ». Era famoso il crescendo di Mannheim che andava dal triplo pianissimo a un fortissimo assordante.
L'orchestra di Haydn non era di quel livello, ma egli ne fece una delle migliori d'Europa. Era il direttore, e cosí teneva a definirsi. Bisogna rendersi conto che ai suoi tempi la funzione di direttore era cosa un po' diversa da quella che si intende oggi. I giorni del virtuoso che dà il tempo con la bacchetta dovevano ancora venire. Havdn dirigeva stando al clavicembalo o alla testa della sezione dei violini. Ai suoi tempi si usava avere due direttori, uno dei quali dirigeva dallo strumento a tastiera e l'altro dai violini. Il clavicembalista teneva il ritmo e correggeva i suonatori o i cantanti che sbagliavano. Il violinista badava all'insieme e alle sfumature. Nel caso di Haydn le sfumature erano molte, e lui teneva anche alle più piccole, come si desume da una sua lettera in cui spiega l'effetto che la sua musica doveva fare. In tutte le orchestre che dirigeva assumeva il pieno controllo, fosse la direzione divisa o no, e in effetti dirigeva come si farebbe oggi, dominando gli esecutori, stabilendo il tempo, badando ad assicurare l'insieme. L'unica differenza è che lo faceva stando seduto in mezzo agli orchestrali.
Haydn forniva la musica per i due concerti che si tenevano ogni settimana, il martedí e il sabato, dalle due alle quattro del pomeriggio. Si incaricava anche della rappresentazione delle opere e ne compose molte per il teatro di Esterhàza (nessuna delle opere è rimasta in repertorio, anche se qualcuna è stata ogni tanto riesumata come novità). Nel solo 1786 si dettero a Esterhàza diciassette opere (comprese otto prime) per un totale di 125 rappresentazioni. Uno studioso di Haydn, H. C. Robbins Landon, ha calcolato che in dieci anni, dal 1780 al 1790, il compositore diresse 1026 rappresentazioni di opere italiane, per non parlare delle opere per marionette e della musica che accompagnava le rappresentazioni teatrali. Il lavoro era faticoso, ma c'erano dei compensi. Haydn aveva un buon stipendio, una cameriera, un cocchiere, carrozze e cavalli, viveva in uno dei piú bei palazzi d'Europa e aveva autorità assoluta su un gruppo di abili musicisti che lui stesso aveva scelto. Poteva anche dedicarsi ai suoi passatempi preferiti, la caccia e la pesca, e alla fine dei suoi giorni raccontava la grande impresa compiuta il giorno in cui aveva preso tre uccelli con un colpo solo.
Un notevole sprone al suo sviluppo fu rappresentato dall'incontro con il venticinquenne Mozart, nel 1781. I due geni provarono ammirazione reciproca. Non solo Mozart dedicò a Haydn il gruppo dei sei grandi quartetti per archi (nn. 14-19) ma lo difese con le parole e con i fatti. Cosí, quando Leopold Kozeluch, un pianista attivo a Vienna, criticò un passaggio di un quartetto di Haydn dicendo « Io non lo avrei scritto cosí, » Mozart lo rimbeccò: « E neppure io. E sapete perché? Perché nessuno di noi due avrebbe avuto un'idea cosí eccellente ». Haydn ricambiava; a qualcuno che criticava in sua presenza il Don Giovanni disse: « Non sono in grado di decidere questa disputa, ma so una cosa: Mozart è il piú grande compositore che il mondo abbia, oggi ». Da Mozart, Haydn prese nuove idee sulla forma, sulle relazioni tra le tonalità e soprattutto sulle possibilità espressive della musica. Certo è che dopo aver conosciuto la musica mozartiana acquistò un respiro piú ampio, diventò piú profondo, piú espressivo. E altrettanto fu per Mozart, che da Haydn imparò molte cose in fatto di struttura formale.
Quando si conobbero, Haydn era ormai uno dei piú famosi compositori d'Europa. Già nel 1776 la sua musica suscitava entusiasmi e una rivista parlò in questi termini di lui: « Herr Joseph Haydn, il beniamino della nazione, rivela il suo carattere gentile in ogni suo pezzo. Le sue composizioni hanno bellezza, ordine, chiarezza, una fine e nobile semplicità ... », Francia, Italia, Russia, Spagna tutti i paesi ammiravano la sua musica. Veniva pubblicata, copiata e saccheggiata. Da tutte le capitali musicali arrivavano al grande Haydn inviti a esibirsi di persona. Ma lui non si allontanava da Esterhàza. Nel 1790, però, Nicola il Magnifico mori e il successore, Antonio, che non si interessava gran che alla musica, sciolse l'orchestra, conservando solo pochi elementi. Naturalmente Haydn rimase. Ma aveva poco da fare, orinai; e siccome era libero di andare dove voleva, si recò a Vienna. Verso la fine di quello stesso 1790 accettò la proposta di andare in Inghilterra. Johann Peter Salomon, un violinista e impresario che si era stabilito a Londra, andò apposta a Vienna per lusingare il piú famoso compositore d'Europa: Haydn non aveva che da andare in Inghilterra, comporre musica per il pubblico inglese, esibirsi qualche volta di persona e tornarsene a Vienna ricco. Cosí gli assicurò, e aveva ragione. Haydn arrivò in Inghilterra il 1° gennaio 1791 e ci rimase diciotto mesi.
In nessuna capitale europea si faceva tanta musica, e l'arrivo di Haydn fece sensazione. Il dottor Charles Burney, vecchio amico di Haendel,, scrisse per il nuovo eroe un lungo poema in distici solenni. Si intitolava Versi per l'arrivo di Haydn in Inghilterra e conteneva di queste stanze lusinghiere:
HAYDN! Grande Sovrano dell'arte della melodia!
Le tue opere soltanto ci danno una grande carta
di tutte le montagne, i mari e le fertili pianure,
che si trovano nei confini dei suoi sterminati domini.
C'è forse un Artista, al giorno d'oggi,
al quale tu non abbia insegnato a pensare, oltre che a suonare?
La cui testa la tua scienza non abbia ben fornito?
Le cui mani le tue fatiche non abbiano fortificato?
I giornali dettero grande rilievo all'avvenimento. Il “Public Advertiser” del 6 gennaio 1791, parlò di Haydn e dette anche un elenco delle manifestazioni musicali della città col titolo: Eventi musicali per ogni giorno della settimana per tutta la stagione invernale. È un elenco imponente:
... Ai nostri lettori farà forse piacere vedere quali diletti musicali sono predisposti per la settimana; anche se la coalizione delle due Opere non dovesse aver luogo ...
Domenica: La Sottoscrizione dei gentiluomini si tiene ogni domenica in una casa diversa.
Lunedì: Concerto professionale - nelle sale di Hanover Square - con la signora Billington.
Martedí: Opera.
Mercoledí: Musica antica nelle sale di Tottenham Street, sotto gli auspici delle Loro Maestà.
Giovedí: Pantheon. Avrà luogo un pasticcio di musica e di danza, nel caso che la coalizione delle Opere non dovesse aver luogo; in caso contrario, un concerto con Madama Mara e il Signor Pacchierotti..Accademia di musica antica, un giovedí sí e uno no alla Free-Mason's Hall.
Venerdí: Un concerto sotto gli auspici di Haydn alle sale di Hanover Square con il Signor David.
Sabato: Opera.
La buona società londinese riservò una calorosa accoglienza a Haydn. «Il mio arrivo» scrisse il compositore a un amico di Vienna « ha avuto grande eco in tutta la città, e si è parlato di me su tutti i giornali per tre giorni di seguito. Tutti volevano conoscermi. Ho dovuto cenare fuori sei volte, finora, e se avessi voluto, avrei potuto farlo ogni giorno; ma devo tener conto prima del mio lavoro e poi della mia salute. » Il lavoro consisteva di un gruppo di sei sinfonie che poi diventarono la prima metà delle sue ultime dodici (nn. 93-104) note tutte come Sinfonie di Londra. (Per complicare le cose, la n. 104, in re, è conosciuta col nome di Sinfonia di Londra.) Il suo primo concerto ebbe luogo l'11 marzo 1791. Diresse, dal pianoforte, un'orchestra di quaranta elementi. Era il gruppo piú numeroso che avesse mai avuto a sua disposizione, e ne fu elettrizzato. Il successo fu enorme; tipica la reazione del "Morning Chronicle": « Mai, forse, c'è stata una piú ricca festa musicale » scrisse il critico e arrivò a paragonare Haydn a Shakespeare. Sempre lo stesso critico sondava il terreno esprimendo una speranza che sarebbe stata riecheggiata da altri: « Siamo stati felici di vedere tanto pubblico al concerto la prima sera, perché non sappiamo reprimere l'ansiosissima speranza che il primo genio musicale dei nostri tempi sia indotto, dal nostro festoso benvenuto, a stabilirsi in Inghilterra ».
In Inghilterra Haydn visse giorni bellissimi. Soprattutto importanti per lui furono la concessione della laurea ad honorem a Oxford e il romantico incontro con la signora Rebecca Schröter, vedova di un notissimo pianista. Le impressioni di Haydn sulla vita musicale e mondana inglese si leggono in un diario che tenne religiosamente in quei giorni, i cosiddetti Taccuini londinesi.
I Taccuini sono una lettura piacevolissima, e ci dicono molte cose della sua personalità intima, che si rivela deliziosa. Haydn era di una curiosità insaziabile, e adorava le statistiche. « Si stima che il debito nazionale inglese superi i duecento milioni. Di recente si è calcolato che se si dovesse formare un convoglio per pagare questa somma in argento i carri, da un capo all'altro, andrebbero da Londra a York, coprirebbero cioè duecento miglia, ponendo che ogni carro non trasporti piú di seicento sterline in argento. » Oppure: « La città di Londra consuma ogni anno otto volte centomila carichi di carbone; ogni carico è costituito da tredici sacchi, ogni sacco contiene 2 misure asciutte: la maggior parte del carbone arriva da New Castle. Spesso arrivano insieme 200 carri. Un carico costa due sterline e mezzo ». Ci sono anche osservazioni critiche: « Il 21 c'è stato il concerto di Giardini a Renelag [Ranelagh Gardens]. Ha suonato come un cane ». Il 14 giugno 1792 Haydn va alle corse di Ascot e ne dà un'accurata descrizione sul diario. Osservatore e curioso com'era, sapeva raccontare molto bene. La lettura del resoconto di quel pomeriggio è affascinante; detto per inciso, si tratta di una delle primissime descrizioni di corse di cavalli di cui disponiamo:
... Quando sono pronti, la campana suona una seconda volta, partono subito, al primo rintocco. Il primo che percorre l'anello di due miglia e ritorna alla piattaforma da cui i cavalli sono partiti riceve il premio. Alla prima prova partecipavano tre cavalieri che dovettero percorrere due volte l'anello senza fermarsi. Impiegarono cinque minuti a fare questo doppio percorso. [È impossibile, il tempo calcolato da Haydn corrisponde a una corsa troppo veloce.] Nessuno straniero crederebbe a una cosa del genere senza averla vista. La seconda volta i cavalieri erano sette. Arrivati alla metà del circolo tutti e sette erano su una stessa linea, ma appena si avvicinarono qualcuno rimase indietro, ma non piú di una decina di passi; e proprio quando si crede che uno stia per arrivare alla meta e la gente scommette forte su di lui, un altro lo supera precipitosamente e con una forza incredibile raggiunge il posto vincente. I cavalieri sono vestiti molto leggermente di seta e ciascuno ha un colore diverso, perché lo si possa riconoscere piú facilmente; non portano stivali, hanno un piccolo berretto in testa, e sono tutti magri come levrieri e anzi come i loro cavalli. Ciascuno viene pesato, e gli è concesso un certo peso in rapporto alla robustezza del cavallo, e se il cavaliere è troppo leggero deve indossare indumenti piú pesanti o portate addosso qualche peso ... Tra le altre cose è stato costruito un chiosco piuttosto grande, nel quale gli inglesi fanno le loro scommesse. Il re ha un chiosco personale, appartato. Il primo giorno ho assistito a cinque prove, e nonostante una pioggia violenta c'erano duemila carrozze, tutte cariche di gente, e tre volte tanta gente del popolo a piedi. Inoltre, ci sono molte altre cose, di ogni genere - spettacoli di burattini, venditori ambulanti, spettacoli dell'orrore - durante le corse; molte tende con rinfreschi, ogni sorta di vino e di birra ...
Haydn non dice se vinse, alle corse. Avrebbe potuto permettersi qualche grossa puntata, considerato che la gita a Londra fu, come Salomon gli aveva promesso, assai lucrosa. Tanto lucrosa che fecero di tutto per indurlo a ritornare; e ci ritornò, al principio del 1794, per fermarsi fino al 15 agosto 1795. Rientrato a Vienna dopo la seconda visita a Londra, trovò un nuovo Esterhàzy. Il principe Antonio era morto e il nuovo capo della famiglia, Nicola 11, voleva ricostituire l'orchestra da utilizzare soprattutto per le funzioni in chiesa. Haydn accettò di occuparsene e compose una serie di grandi messe; ma gli restò ugualmente molto tempo disponibile.
Fu durante questi anni che compose l'inno nazionale austriaco. Era rimasto impressionato dalla dignità e dalla semplicità del God Save the King e voleva che anche l'Austria avesse un inno come quello. Se ne parlò a Corte, e il cancelliere imperiale commissionò un testo patriottico al poeta Leopold Haschka. Il risultato fu il Gotte erhalte Franz den Kaiser (Dio salvi l'imperatore Francesco) e Haydn lo musicò. Il 12 febbraio 1797 fu cantato in tutti i teatri di Vienna e provincia. Píú tardi, in quello stesso anno, Haydn utilizzò il tema per una serie di variazioni nel Quartetto in do maggiore, op. 76 n. 3, che ovviamente fu subito battezzato Imperatore.
Nel 1802 Haydn fu esentato dagli incarichi ufficiali. Visse tranquillo a Vienna, diventato ormai uno dei personaggi piú illustri dell'Austria. La moglie era morta nel 1800. Le malattie afflissero gli ultimi anni della sua vita e Haydn, che non si era mai lamentato di nulla, che non aveva mai avuto una malattia grave, fu costretto a restare quasi sempre in casa. I reumatismi gli gonfiarono le gambe, per cui camminare gli risultava penoso. Gli piaceva starsene a casa, grande vecchio della musica europea, e ricevere visite. Morí il 31 maggio 1809. L'ultimo suo atto musicale fu di farsi portare al piano, dove suonò tre volte l'inno austriaco. Questo accadde uno o due giorni prima che morisse. Si dice che le sue ultime parole fossero: « Figlioli, confortatevi. Sto bene ». Ai funerali venne suonato il Requiem di Mozart. Gli avrebbe fatto piacere.
Come per tanti compositori pre-beethoveniani, la fama di Haydn declinò un poco durante il diciannovesimo secolo. Mozart continuò per lo meno a interessare i romantici, che non trascurarono mai il Don Giovanni. Ma si suonò pochissimo Haydn nelle sale da concerto, se si escludono Le Stagioni, La Creazione e qualche sinfonia di tanto in tanto. Recuperarlo sarebbe toccato al nostro secolo, al revival classico del primo dopoguerra e alla straordinaria rinascenza classica e barocca del secondo. Fino allora rimase soprattutto un personaggio molto lodato sui manuali ma rappresentato nei programmi da poche - non piú di una mezza dozzina - sinfonie, che pure sono oltre cento, nei programmi di musica da camera da qualche quartetto per archi, e nelle esecuzioni pianistiche da due composizioni, le Variazioni in fa minore e la grande Sonata in mi bemolle. Poi, d'improvviso, ci si rese conto di che importante creatore e innovatore fosse stato Haydn, e di come fosse tonificante, ricca di invenzioni, mirabile la sua musica.
Nella sua ininterrotta produzione stupisce vedere come ci fossero scarsi cambiamenti dopo i primi anni del decennio 1780-89, giacché, per quanto poco differisca una singola composizione da un'altra, tutta la musica è animata da una impostazione piú o meno uguale: una tecnica pura e perfetta, un senso di ottimismo, una chiara esposizione, melodie virili, un tessuto armonico sorprendentemente ricco e una pura gioia di comporre. Il rococò è molto lontano; siamo di fronte a un classicismo del tipo piú puro, e la musica è grande. Emotivamente è sommessa e priva di complicazioni. Non le mancano il sentimento o anche la passione, ma dà sempre un'impressione di slancio ottimistico. Questo vale per le sinfonie, come per la musica da camera, le messe e i due grandi oratori - Le Stagioni e La Creazione - che abbondano entrambi di alcuni dei piú incantevoli esempi di musica descrittiva.
Il massimo contributo tecnico di Haydn fu il consolidamento della forma sonata. Nei primi anni si accontentò di scrivere musica armoniosa che non aveva sviluppo o ne aveva poco: in pratica, arie per strumenti. Maturando, invece, via via che conosceva meglio il lavoro della scuola di Mannheim e della prima scuola viennese e che la sua prospettiva si faceva piú ampia e la sua tecnica piú vasta, elaborò i principi della sonata meglio di chiunque altro in Europa, a quel tempo. La forma sonata è essenzialmente contrasto e sviluppo. Il primo movimento di una sonata, cioè, si divide in tre parti: esposizione, sviluppo e ripresa. L'esposizione presenta il materiale su cui è costruito il movimento. C'è un tema forte (primo soggetto) e un tema piú lirico, contrastante col primo (secondo soggetto). Da alcuni, specialmente nel periodo romantico, furono chiamati rispettivamente elemento maschile e elemento femminile. Nello sviluppo si manipolano l'uno o l'altro elemento, o tutti e due. La qualità dello sviluppo è il banco di prova delle risorse, di fantasia e di tecnica del compositore. Dopo che i temi sono stati svolti e sfruttati in tutti i loro aspetti, la ripresa li ripropone nella forma piú o meno originaria. Cosí si conclude un arco. In molte sinfonie classiche il primo movimento parte con una lenta introduzione e si conclude con una coda scattante. Seguono un secondo movimento, lento e lirico, un terzo movimento di danza (che qualche volta viene trascurato) e un finale. Spesso il finale è un rondò, forma nella quale i temi sussidiari vengono svolti intorno a quello principale secondo un modulo ABACA.
Haydn non inventò niente di tutto questo, ma nessun compositore europeo elaborò con tanta finezza il principio. Dal 1760 circa fino alla fine dei suoi giorni produsse composizioni di una inventività, di un incanto e di una vitalità miracolosi, anche se fu solo dopo il 1780 che brillò in tutta la ricchezza della maturità. Fu uno dei compositori piú prolifici della storia. Generalmente si contano, di lui, 104 sinfonie, 83 quartetti per archi, 52 sonate per piano, molti concerti, molta musica da camera di vario tipo, numerose opere corali, 23 opere, parecchi lieder, 4 oratori e molte messe. Non ci fu forma di musica alla quale Haydn non applicasse la sua penna industriosa. E tutta l'Europa lo conosceva per quel maestro che era. In alcuni ambienti professionali c'era una certa tendenza a sottovalutare la sua musica. La consideravano troppo leggera, troppo melliflua. Haydn non contestò mai l'establishment, come fecero Mozart e Beethoven, e ci fu una certa tendenza a considerare scontata la sua musica. Quei minuetti contadinescamente gagliardi, che influenzarono tanto gli scherzi di Beethoven, furono da taluni considerati con sufficienza « popolareschi » o « plebei ». La scrittura di Haydn era cosí piena di grazia disinvolta e sicura che certi aspetti della sua opera degni di nota furono trascurati: l'audace struttura della tonalità, per esempio. Tra il 1770 e il 1780 Haydn visse a sua volta il periodo dello Sturm und Drang, in cui i creatori europei si sforzarono di esprimere un sentire più personale. Fu un preannuncio pressante di romanticismo, che in Germania e in Austria venne chiamato Empfindsamkeit. In quegli anni Haydn compose musica in tonalità insolite: fa minore, mi minore, fa diesis minore, si maggiore, tutte chiavi « romantiche ». La sua scelta delle tonalità, anzi, è piú audace perfino di quella di Mozart, anche se Mozart è piú audace all'interno della tonalità. E la musica posteriore di Haydn contiene ancor piú numerose anticipazioni romantiche. Ma soprattutto c'è in essa quella visione della vita e dell'arte cosí diretta, chiara, ottimistica, priva di aspetti nevrotici. « Visto che mi ha dato un cuore allegro, Dio mi perdonerà se lo servo in allegria » scrisse una volta Haydn. E questo riassume bene la sua opera.
Harold C. Schonberg (da I GRANDI MUSICISTI, traduzione di Vittorio Di Giuro, ed. Mondadori, 1972)

 

Fonte: http://www.resmusica.it/doc/Classicismo%20per%20eccellenza.doc

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