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Un passo importante sul percorso della digitalizzazione è l’introduzione della scrittura musicale, con cui si esprime in maniera discreta un fenomeno tipicamente continuo: Isidoro di Siviglia, dotto enciclopedico vissuto tra il sesto e i settimo secolo, dice nel De Musica che i suoni non possono essere scritti (vuol dire che si era persa la tradizione antica di (de)scrivere i suoni); nel IX secolo nascono i neumi (figura in alto): una notazione del canto gregoriano che esprime la formula melodica e ritmica da applicare ad una singola sillaba del testo cantato; queste notazioni inizialmente sono di tipo adiastematico: non indicano cioè il valore degli intervalli tra i suoni. Il primo e più significativo esempio è il Codex Sangallensis (930 circa). Successivamente compare il rigo musicale per notare al di sopra le note acute e al di sotto quelle gravi. Guido d’Arezzo, subito dopo il mille perfeziona il tetragramma e da il nome alle note (prendendo le sillabe iniziali di un inno a san Giovanni). Ugolino da Orvieto nel Declaratio musicae disciplinae (1440 circa) introduce il pentagramma.
Fonte: http://www.cs.unibo.it/~casadei/appendici/PENTAGRAMMA.doc
Sito web da visitare: http://www.cs.unibo.it
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