Emozioni positive

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Emozioni positive

Emozioni positive e vita quotidiana: Uno studio su un gruppo di anziani

 

Dario Galati, Igor Sotgiu e Giorgio Lavagno
Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Torino

 

Introduzione

Quando si pensa all’invecchiamento emergono comunemente considerazioni relative all’impoverimento, al deperimento e alla perdita della maggior parte delle prerogative dell’individuo. Questa concezione del senso comune ha radici profonde ed antiche poiché già si ritrova nel pensiero classico dei poeti e dei filosofi greci.
Secondo l’antica mentalità greca la vita degna di essere vissuta si limita al periodo della giovinezza e della maturità. La vecchiaia invece è una terribile minaccia che incombe sull’uomo e lo porta verso la morte privandolo della bellezza, della forza, della capacità di sentire e della capacità di pensare e ragionare. Una delle rappresentazioni più negative della vecchiaia ce la dà Mimnermo, un poeta lirico greco del VII secolo a.C. che la definisce odiosa, spregevole, deturpante, nebbia dei sensi e della mente. La vecchiaia, secondo Mimnermo, priva addirittura l’uomo del suo “thúmos”, l’organo vitale che comprende volontà, sentimenti ed emozioni, rendendolo un essere amorfo e inerte. Nella concezione classica vi è comunque la possibilità di attribuire un valore e un senso positivo alla vecchiaia qualora il vecchio venga considerato come un depositario di esperienza, memoria collettiva di fatti ed eventi e conoscenza approfondita di come vanno le cose del mondo. Si tratta della figura del vecchio saggio di cui lo stesso Omero ci dà un esempio assai noto: quello del vate Tiresia, un vecchio descritto come fisicamente decaduto, ma mentalmente lucido o, utilizzando le parole dello stesso Omero, un vecchio che“degli occhi cieco, puro conserva della mente il lume” (Omero, Odissea, Libro Decimo).
Il vecchio saggio resta comunque una figura eccezionale secondo la mentalità classica, un uomo che riesce a prolungare notevolmente la sua vita vincendo la vecchiaia del pensiero e della mente pur non potendo evitare il decadimento del corpo. La lucidità mentale permetteva a queste figure di anziani di essere considerate guide e consiglieri del loro gruppo di riferimento. In ogni caso nel mondo antico alla vecchiaia non era riconosciuto un senso e un valore nelle dimensioni del presente e del futuro: il presente del vecchio era concepito come decadimento e perdita, il futuro veniva assimilato alla morte. Anche nel caso del vecchio saggio, il suo riconoscimento sociale era legato al passato, alla memoria e alle esperienze acquisite, ma non al suo presente e tanto meno al suo futuro. La vecchiaia dunque era concepita come una dimensione di vita priva di progettualità, attività, interesse e futuro. Per dirla in sintesi, una sorta di anticamera della morte.
Una concezione così problematica della vecchiaia aveva nei tempi antichi una sua giustificazione storico-contestuale. Nell’epoca di Omero e Mimnermo la durata media della vita si aggirava intorno ai 35 anni e il decadimento fisico arrivava rapido a causa di malattie e bassa qualità della vita nei confronti delle quali non vi era rimedio. Vivere fino a 70 anni era un fatto eccezionale che toccava in sorte a pochissimi individui aiutati da predisposizioni genetiche e condizioni sociali favorevoli e a questi pochi era riconosciuto il ruolo positivo di vecchi saggi. Le condizioni socio-ambientali del mondo antico si sono protratte per molto tempo nel corso della storia giungendo in molte regioni del mondo fino all’età moderna e contemporanea e giustificando il profondo radicamento della concezione negativa della vecchiaia che noi stessi ancora oggi abbiamo ereditato. Le condizioni di vita e il livello di benessere oggettivo sono però profondamente mutati nei tempi più recenti, almeno nei paesi occidentali ad alto sviluppo economico. Questo fatto ha causato un protrarsi della durata media della vita degli individui che oggi in Italia, ad esempio, hanno una probabilità di vivere senza particolari problemi almeno fino a 77 anni se maschi, a 83 se femmine (Istat, 2005). Tutto ciò ha fatto sì che la vecchiaia si sia notevolmente prolungata occupando una porzione dell’esistenza degli individui maggiore rispetto al passato. Lo stesso passaggio tra maturità e vecchiaia è oggi molto più sfumato poiché le trasformazioni fisiche non giungono più improvvise e funeste come un tempo a causa delle mutate condizioni di vita e della predisposizione di strumenti di prevenzione e cura di malattie e disagi fisici che mantengono l’organismo in buona salute anche in età avanzata (Cesa-Bianchi, 2000; Ranzijn, 2002; Williamson, 2002). Sembra però che il senso comune non riesca a tenere conto di questa nuova realtà, mantenendo un inerziale radicamento nel passato.
Per vincere questa inerzia, che continua comunque a condizionare negativamente il modo più comune e condiviso di concepire la vecchiaia con risvolti negativi sulla integrazione sociale delle persone anziane, occorre approfondire lo studio dell’età senile con strumenti di indagine capaci di analizzare in modo preciso la vita quotidiana delle persone anziane offrendone un quadro il più possibile dettagliato ed oggettivo. Soltanto la diffusione della conoscenza di che cosa significa e di come si svolge la vita quotidiana in età avanzata potrà contrastare l’antico stereotipo negativo sulla vecchiaia in gran parte oggi immotivato, ma comunque profondamente radicato nelle nostre menti. Non mancano ricerche in questa direzione e le più interessanti di loro sono a nostro giudizio quelle che utilizzano strumenti capaci di focalizzare l’attenzione sulla vita quotidiana degli anziani e sul livello di benessere soggettivo a lei associato (Bouisson e Swendsen, 2003; Carstensen, Pasupathi, Mayr e Nesselroade, 2000; Chipperfield, Perry e Weiner, 2003; Galati e Zucchetti, 1990; Galati e Sini, 2002; Gross, Carstensen, Pasupathi, Tsai, Götestam Skorpen e Hsu, 1997; Menec, 2003; Ong e Bergeman, 2004). I risultati di queste indagini sono particolarmente rilevanti nello sfatare l’idea dell’anziano infelice, depresso, emarginato, privo di iniziativa e di interesse, elementi tutti che costituiscono il cuore della rappresentazione tradizionale e negativa della vecchiaia.
Il lavoro che qui presentiamo intende muoversi nella direzione e nell’ambito del quadro teorico delle ricerche sopra citate utilizzando come strumento di indagine il diario, che permette di penetrare in modo approfondito ed oggettivo tra le pieghe dell’esperienza quotidiana delle persone. In particolare, l’obiettivo della nostra indagine era quello di analizzare il livello di benessere soggettivo di un gruppo di persone anziane utilizzando come indicatore il tono emotivo delle esperienze emotive quotidiane da loro riferite. È, infatti, generalmente riconosciuto che un buon livello di benessere soggettivo si associa all’esperienza di emozioni positive quali la gioia, la contentezza, la serenità e l’orgoglio, mentre una situazione di malessere si associa ad esperienze emotive negative quali la tristezza, la rabbia, la depressione e simili (Fredrickson, 1998; Galati e Sotgiu, 2004, 2005). Questo fatto dipende dal ruolo che le emozioni giocano nella vita quotidiana: esse sono, infatti, degli importanti strumenti di adattamento di cui l’individuo dispone per mettersi in relazione con il suo ambiente naturale e sociale. Esse si sono evolute transpecificamente per favorire la realizzazione di piani motivazionali legati agli interessi e al benessere dell’individuo (Ekman, 1992; Galati, 1993, 2002; Galati et al., 2005; Plutchik, 1994). Le emozioni positive sono indicatori del buon andamento dei piani motivazionali e aiutano l’organismo a individuare oggetti e mete delle sue motivazioni. Le emozioni negative, al contrario, segnalano gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dei piani motivazionali suggerendo al contempo modalità comportamentali atte a superare i problemi e i conflitti. Un buon livello di benessere soggettivo è garantito da una relazione con l’ambiente che rende possibile in buona misura la realizzazione dei piani motivazionali dell’individuo. Qualora la relazione organismo-ambiente non permetta questa realizzazione, o perché l’organismo non ha sufficienti risorse per far fronte ai problemi posti dall’ambiente o perché l’ambiente oggettivamente non offre risorse sufficienti all’individuo, si crea una situazione di evidente disagio, malessere e infelicità.
Studiare le emozioni che accompagnano la vita quotidiana dell’anziano significa dunque studiare la relazione che egli ha con il suo ambiente naturale e sociale, le opportunità che questo ambiente gli offre o gli nega e le risorse di cui egli dispone per profittare al meglio delle opportunità presenti e per contrastare nel modo più efficace gli ostacoli che si frappongono al suo benessere.

 

...(omissis)...

Per consultare il testo completo si veda l’articolo nel libro: A. Delle Fave (a cura di), (2007), “La condivisione sociale del benessere. Contributi dalla Psicologia Positiva”, Milano, Franco Angeli Ed.

 

Discussione e conclusioni

Considerando i risultati nel loro insieme, emerge con molta evidenza che il tono emotivo della vita quotidiana del gruppo di anziani da noi esaminato è prevalentemente positivo. Le emozioni positive, quali la serenità e la gioia, prevalgono su quelle negative. Sono presenti in buona proporzione anche le emozioni neutre, quali l’interesse, che denotano un atteggiamento di apertura e curiosità verso l’ambiente considerato come un luogo che offre buone opportunità e non solamente ostacoli o pericoli. La fiducia nei confronti dell’ambiente è confermata d’altro canto dalla scarsa presenza di emozioni di paura che notoriamente si riferiscono alla identificazione di situazioni pericolose nell’ambiente.

Se si tiene conto del valore adattativo delle emozioni di cui si è discusso nell’introduzione, si può senz’altro affermare che le persone anziane del nostro campione sono ben adattate nell’ambiente sociale e naturale in cui vivono. Infatti, gli aspetti di contesto che sono descritti nel diario in relazione alle esperienze emotive, fanno principalmente riferimento a situazioni di interazione e comunicazione sociale che, come è risultato dall’analisi dei dati, aumentano la probabilità di esperire emozioni positive. Gli scenari in cui queste emozioni sono provate sono l’abitazione di amici e conoscenti e la propria abitazione. Quest’ultima viene sentita come un luogo sicuro di incontri e scambi affettivi nel quale si svolgono pure le attività routinarie che accompagnano la vita quotidiana. Tra queste attività hanno particolare importanza la cura di se stessi e la cura del luogo in cui si vive. Questi due elementi testimoniano un’attenzione e una stima verso se stessi, ma anche verso l’ambiente in cui si svolge la vita quotidiana. L’interazione affettiva che dà luogo in misura maggiore ad emozioni positive è quella con il partner, i parenti e gli amici, mentre il fatto di restare soli diminuisce la probabilità di esperire emozioni positive.

Le reazioni emotive dei partecipanti all’indagine sono risultate presenti ma composte e adeguate, testimoniando una buona capacità di regolazione della propria esperienza emotiva. Alle emozioni positive sono maggiormente associate le reazioni comportamentali e fisiologiche e ciò testimonia ancora una volta della particolare intensità con cui queste emozioni sono provate. I processi di valutazione che accompagnano le emozioni tendono a dare una prevalente interpretazione positiva di quanto accade nell’ambiente circostante e ciò giustifica la prevalenza di emozioni positive su quelle negative. Infine, la durata delle emozioni è particolarmente protratta nel caso della serenità e dell’interesse e anche questo è sicuramente un indice di buon adattamento nei confronti dell’ambiente, poiché la prima fa riferimento ad una situazione di pacificazione e di mancanza di conflitti, il secondo ad un atteggiamento di apertura e curiosità nei confronti dell’ambiente.

Analizzando i risultati ottenuti alla luce delle argomentazioni teoriche relative all’immagine tradizionale della senilità presentate nell’introduzione possiamo trarre qualche considerazione conclusiva. L’immagine di anziano che emerge dalla nostra ricerca è sicuramente molto diversa da quella tradizionale. Gli aspetti di degrado fisico e mentale, di isolamento depressivo, di incapacità di provare emozioni e sentimenti e di esercitare la propria volontà e progettualità nei confronti dell’ambiente non sono risultati presenti nei partecipanti alla nostra indagine. Queste persone, al contrario, sono risultate essere attive, interessate all’ambiente, capaci di formulare piani comportamentali e soprattutto ottimamente integrate nel loro ambiente attraverso una ricca rete di relazioni interpersonali e scambi comunicativi. Tuttavia, queste considerazioni molto ottimistiche non possono essere generalizzate a tutti gli anziani. Le persone da noi analizzate, infatti, appartengono ad una categoria di anziani piuttosto privilegiata. Tutti disponevano di una pensione in grado di garantire loro un livello di vita più che dignitoso. Tutti inoltre possedevano un buon livello di scolarizzazione e cultura e nessuno presentava patologie somatiche o psichiche invalidanti. La presenza di queste caratteristiche positive ci induce però alla seguente riflessione: la vecchiaia di per sé, se vissuta in condizioni ottimali, non è sicuramente una patologia e non compromette il livello di integrazione e di benessere soggettivo raggiungibili dall’individuo. La senescenza diventa un problema quando mancano le risorse che possono garantire una decorosa sopravvivenza. Se il reddito è insufficiente, le condizioni abitative sono sfavorevoli, se esistono situazioni di reale isolamento, come nel caso della istituzionalizzazione più o meno forzata, allora ovviamente la vecchiaia diventa un problema. La riflessione conclusiva che ci pare quindi di poter fare è che occorre un impegno sociale condiviso volto a minimizzare quelli che potremmo chiamare i fattori di rischio per la terza età, ottimizzando al contempo le occasioni e le risorse per una buona ed efficace integrazione delle persone anziane nel contesto in cui vivono.

 

Fonte: http://psicologi-psicoterapeuti.it/blu/listing_documents.php?action=download&download_id=15&id=43

Sito web da visitare: http://psicologi-psicoterapeuti.it

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