Riassunto delle Metamorfosi di Apuleio

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Riassunto delle Metamorfosi di Apuleio

Riassunto delle Metamorfosi di Apuleio

Libro I
Si dirige in Tessaglia a cavallo e incontra due viandanti; Aristomene (uno dei due) racconta:
Aristomene incontra per caso ad Ipata, in Tessaglia,  il suo ex-commilitone Socrate, ridotto ad una larva umana per essere stato l’amante di una strega. Socrate racconta
Derubato da alcuni briganti Socrate giace con Meroe. Poi ne conosce le terribili capacità magiche
Lavato e rivestito l’amico, Aristomene lo porta in una locanda e decide di fuggire con lui l’indomani. Ma durante la notte, per magia, la strega e sua sorella penetrano nella stanza dei due, sgozzano Socrate sostituendo il suo cuore con una spugna ed inondano Aristomene di urina; indi se ne vanno. Mentre Aristomene, terrorizzato, cerca di darsi la morte per non essere accusato dell’omicidio dell’amico, ecco che questi si risveglia come se niente fosse. I due si rimettono in viaggio verso casa. Giunti presso un ruscello, si fermano per riposarsi e mangiare; ma all’improvviso, mentre Socrate si china sull’acqua per bere, il suo collo si squarcia e ne esce la spugna, ed egli cade stecchito. Aristomene fugge e cambia vita, lasciandosi alle spalle il terribile passato e stabilendosi in Etolia dove si risposa.
Il protagonista e i due tizi, giunti ad Ipata, si separano. Lucio si reca da Milone che lo ospita.
Dopo essersi recato ai bagni dove incontra Pizia (compagno di scuola), torna a casa da Milone e va a dormire.

Libro II
L’indomani, al mercato, Lucio viene riconosciuto, proprio a causa della sua bellezza, da una donna che non conosce affatto, Birrena, che si dice amica intima della madre di lui. Il giovane accetta il suo invito e si reca a casa di costei, che lo mette in guardia contro Pànfila, la moglie di Milone, famosissima maga. L’avvertimento ottiene l’effetto contrario a quello sperato: Lucio, curiosus per natura, è elettrizzato dalla prospettiva di sperimentare la magia. A tavola Milone narra
Storia del caldeo Diafane, che si guadagna la vita facendo oroscopi. Racconta in pubblico al fratello, appena arrivato, che
ha subito un naufragio e ha perso, per colpa dei briganti, l’unico fratello.
Risate dei presenti.
Per avere accesso ai segreti della padrona di casa, il giovane fa leva sui propri mezzi fisici e seduce la graziosa Fòtide, ancella di Panfila. Quella notte stessa Lucio ha il primo incontro d’amore con lei. Qualche sera dopo egli si reca a cena in casa di Birrena, ove ascolta il terribile racconto autobiografico di uno dei commensali, Telìfrone. Telifrone narra
Telifrone da giovane per guadagnare fa la guardia ad un morto; se il cadavere viene mutilato di una parte, il custode deve risarcire col proprio corpo la parte mutilata. Il morto in questione è il marito di una bellissima matrona, che accoglie Telìfrone in lacrime; il giovane si pone a fare la guardia; ma durante la notte penetra nella stanza una donnola, e Telìfrone sprofonda in un sonno pesante. Al mattino si risveglia pieno d’angoscia, ma il cadavere è intatto. Durante il rito funebre, tuttavia, il vecchio zio del defunto accusa la vedova di averlo assassinato. Il cadavere viene risuscitato temporaneamente per magia e rivela la verità, ma non viene creduto; allora, per dimostrare che dice il vero, racconta ciò che solo lui può sapere, cioè che cosa è successo mentre Telìfrone dormiva: alcune streghe hanno invocato il nome del morto per attirarlo fuori; ma disgraziatamente il morto è omonimo di Telìfrone; quest’ultimo, sonnambulo, si è recato dalla streghe, che gli hanno mozzato naso ed orecchie sostituendoli con organi posticci. A quelle parole, il povero Telìfrone nega disperatamente e si tocca il naso e le orecchie, che subito si staccano.
Durante il ritorno verso casa Lucio, ubriaco, s’imbatte in quelli che crede essere tre ladri in procinto di scassinare la porta del suo ospite Milone, e li uccide.

Libro III
 In un’atmosfera surreale ed onirica, Lucio viene arrestato il mattino successivo e sottoposto a processo per l’uccisione dei tre supposti ladroni. Quando ormai dispera della salvezza, i tre cadaveri vengono condotti in aula, coperti, e lui stesso viene costretto a scoprirli: con sua enorme sorpresa, sotto il drappo appaiono tre otri. Troppo tardi Lucio si accorge, mentre tutti scoppiano a ridere, che il processo è una farsa: ricorre infatti quel giorno la festa del dio Riso, in cui gli abitanti della Tessaglia amano divertirsi alle spalle degli ingenui. Sarà Fòtide, più tardi, a spiegare a Lucio come siano andate le cose:
Panfile è innamorata di un giovane beota. L’animazione dei tre otri deriva dal fatto che Fotide non riuscendo a prendere i capelli del giovane amato dalla padrona, indispensabili per l’incantesimo d’amore, prende dei peli di otri di pelle caprina e i tre otri, di notte, attirati dalla magia di Panfile, cercano di entrare in casa.
Lucio (curiositas) vede Panfile trasformarsi in gufo e immediatamente chiede a Fotide di spalmarlo con quel filtro portentoso. Ma la ragazza sbaglia unguento, e Lucio viene trasformato in asino; l’unico antidoto è mangiare delle rose. Lucio va nella stalla ad attendere il giorno successivo ma arrivano i briganti che rubano l’oro di Milone e costringono Lucio/asino a trasportarlo. Egli, pur avendone l’occasione, evita di mangiare delle rose, poiché teme di essere ucciso dai briganti una volta tornato uomo

Libro IV
Lucio viene bastonato dai contadini per aver mangiato dal loro orto. Dopo un lungo cammino giunge con i briganti nel loro covo e uno di essi racconta:
Il predone Lamaco guida i suoi compagni alla casa del banchiere Crisero. Mentre però Lamaco cerca di aprire la porta, il banchiere gli inchioda la mano al legno e chiama aiuto. I compagni gli tagliano il braccio e fuggono, ma Lamaco, dato che non può continuare la sua carriere criminale da monco, si uccide.
Alcimo entra in casa di una vecchia addormentata e butta le masserizie giù dalla finestra (per recuperarle in seguito). La vecchia gli dice che così gli oggetti saranno presi dai vicini. Alcimo guarda dalla finestra e la vecchia lo butta giù.
Trasileone, travestito con una pelle di orso, viene venduto a Democare, ricco organizzatore di ludi gladiatori. Di notte esce dalla gabbia, uccide i custodi e fa entrare i complici. Viene però dato l’allarme e il falso orso viene sbranato dai cani.
Il giorno seguente viene portata al rifugio una bella e giovane prigioniera, Càrite, che è stata rapita con la speranza di ricavarne un riscatto. Per lenire la sua angoscia, la vecchia custode del rifugio racconta una storia: quella di Amore e Psiche.
Psiche, fanciulla bella come Venere, per l’invidia della dea è abbandonata su una rupe, ma Zèfiro la solleva e la depone su un prato.

Libro V

Psiche, esausta, si addormenta. Al suo risveglio si trova di fronte ad una reggia incantata, nella quale entra. Nel magnifico palazzo non vede nessuno, ma le fanno compagnia le “voci nude”, che la servono, le parlano e suonano per lei. Di notte, nel buio, la raggiunge il misterioso mostro suo sposo, che la fa sua senza permetterle di vederlo. Dopo qualche tempo Psiche, che, contrariamente al previsto, trova molto piacevole la compagnia notturna del marito, ma soffre la solitudine di giorno, riesce a strappargli il permesso di vedere le sue sorelle. Queste, tuttavia, prese da una feroce invidia per la fortuna toccata a Psiche, macchinano la sua rovina e con subdole insinuazioni la convincono che quello con cui giace tutte le notti (e da cui ormai aspetta un figlio) è un mostro orrendo e pericolosissimo: ella dovrà perciò ucciderlo, per essere salva. Psiche, atterrita, vìola quella notte stessa il comando del marito, portando una lucerna nel talamo mentre lui dorme: ma alla luce della lampada appare, addormentato, un giovane bellissimo, Cupìdo. Psiche si punge con una delle frecce del marito e all’istante si innamora pazzamente di lui; si china per baciarlo, ma nel far questo rovescia sul suo braccio l’olio bollente della lampada, e Cupìdo si sveglia di soprassalto. Vedendosi tradito, vola via, invano trattenuto da Psiche. Prima di andarsene le rivela la verità: Venere, sua madre, gli aveva imposto di dare Psiche in moglie al più abietto degli esseri, ma lui stesso se n’era innamorato e l’aveva voluta come sua sposa. Detto questo, il dio fugge. Psiche, fuori di sé per il dolore, si vendica delle sorelle: fa credere loro che Cupido le desideri come spose e che Zèfiro le traporterà giù dalla rupe; in tal modo le due perfide si sfracellano sulle rocce. Frattanto anche Venere, scoperto l’inganno del figlio, medita vendetta.

Libro VI
Venere  infierisce su Psiche con maltrattamenti di vario genere, nel tentativo di imbruttirla; infine, non contenta, le impone alcune prove:  1) dividere una montagna di chicchi di varie piante tutti mescolati (Psiche ce la fa con l’aiuto delle formiche)  2) prendere un bioccolo di lana ad alcune pecore feroci dal vello d’oro (Psiche ce la fa con l’aiuto di una canna palustre)  3) attingere acqua stigia ad una sorgente in cima ad una montagna (Psiche ce la fa con l’aiuto di un’aquila)  4) scendere all’Ade per chiedere a Prosèrpina una fiala di bellezza per Venere (Psiche vi riesce con l’aiuto di una torre). Sulla via del ritorno, però,  non sa resistere alla curiosità ed apre la fiala, come Venere aveva previsto: la fiala di Prosèrpina non contiene infatti bellezza, ma morte. Psiche cade a terra esanime. Ma Cupìdo, guarito dalla scottatura e più innamorato che mai, vola presso di lei e la salva.
Tornano i briganti con il bottino. Lucio/asino e la fanciulla tentano la fuga ma falliscono. I briganti decidono di ucciderli l’indomani, cucendo la giovane nel ventre dell’asino morto. Nel frattempo anche la vecchia si è impiccata, per timore del castigo.

Libro VII
Un brigante porta un notizia da Ipata:
Lucio era stato incolpato della rapina
Si unisce ai briganti un nuovo compagno Emo, che racconta la sua storia:
I componenti della sua banda vengono ricercati e uccisi poiché hanno rapinato un illustre romano amico di Cesare. Emo è l’unico superstite
Il nuovo capo propone di non uccidere la ragazza, ma di venderla ad un lenone: la proposta viene accettata all’unanimità. L’asino, fra sé e sé, è indignato dell’atteggiamento della giovane, la quale è tutta contenta di essere venduta come prostituta e per di più si lascia continuamente baciare dal nuovo capo. Ma Lucio si sbaglia: il nuovo ladrone altri non è che Tlepòlemo, il fidanzato della prigioniera, il quale, ubriacati i briganti, riesce a fuggire con lei e con l’asino. Il giorno dopo i ladroni vengono uccisi e l’asino viene raccomandato alle attenzioni di un mandriano; ma la moglie di quest’ultimo, una perfida megera, lega la povera bestia alla macina; come se non bastasse, Lucio viene assalito dagli stalloni e sottoposto alle sevizie di un malvagio ragazzo, che per di più lo accusa di sconcezze del tutto inventate. In tal modo gli altri pastori si risolvono ad ucciderlo o a castrarlo; finalmente però l’asino riesce a fuggire, spaventato da un’orsa. La libertà è effimera: Lucio viene catturato da un passante, che verrà accusato a torto dell’assassinio del cattivo ragazzo (ucciso in realtà dall’orsa) e condannato a morte; anche l’asino viene condannato, e, nell’attesa che il supplizio si compia, la madre del ragazzo morto incrudelisce selvaggiamente su di lui.

Libro VIII
Arriva dalla vicina città un domestico di Carite, compagna di sventura di Lucio, e racconta la morte della giovane
Trasillo faceva la corte a Carite che, però, era già promessa sposa a Tlepolemo. Trasillo durante una caccia uccide Tlepolemo e chiede la mano di Carite. Alla fanciulla appare in sogno l’ombra di Tlepolemo
Racconto di come è avvenuto, in realtà, il delitto.
La ragazza finge di acconsentire a trascorrere una notte d’amore con l’assassino, ma, dopo averlo narcotizzato, lo acceca con uno spillone. Quindi corre sulla tomba del marito e si uccide. Analoga sorte tocca a Trasillo, che non riesce a sopravvivere alla tragedia e muore dopo avere confessato tutto.
I contadini, temendo l’arrivo di un nuovo padrone, lasciano il paese. Durante il viaggio i mandriani temono l’assalto dei lupi, ma vengono invece ridotti a malpartito da alcuni contadini, che aizzano loro contro dei cani; un giovane pastore viene poi divorato da un drago. I contadini giungono ad un villaggio, dove vengono a conoscenza di un fatto tragico
Uno schiavo si innamora di una donna libera e sua moglie si uccide insieme al figlio. Il padrone fa cospargere lo schiavo di miele e lo lascia alle formiche.
Quando finalmente il gruppetto giunge in una grande città, l’asino viene venduto ad un vecchio pederasta dedito al culto di Cìbele, che lo porta subito alle sue “ragazze” (ossia i cinedi che convivono con lui): costoro utilizzano l’asino per portare in processione l’immagine della dèa durante la questua. L’asino, già infastidito da tutto ciò, e disgustato dalle sconcezze di quei pervertiti, richiama l’attenzione dei passanti col suo raglio mentre i “sacerdoti” sono tutti presi dalle loro libidini, col risultato di farsi picchiare quasi a morte. Ma i pericoli, per la povera bestia, non sono finiti:. il cuoco del nuovo padrone dell’asino, non avendo una preda da cucinare, prende in sostituzione Lucio.

Libro IX
Lucio, per sfuggire a un cuoco che lo vuol cucinare, irrompe in una  sala dove si svolge un banchetto. Un servo racconta:
Una cagna arrabbiata aveva morso e contagiato numerosi animali.
Lucio, creduto contagiato, è rinchiuso in una stanza e, accertata la sua guarigione, torna al lavoro. Il protagonista gira vari villaggi, in uno viene a conoscenza di una storia:
Un uomo torna inaspettatamente a casa mentre la moglie ha un incontro amoroso con il proprio amante. La donna lo nasconde in una giara, fingendo che ne sia un acquirente entratovi per saggiarne la resistenza. Poi il marito entra nella giara per pulirla, mentre moglie e amante, all’esterno, continuano il loro incontro amoroso.
I padroni di Lucio sono arrestati per furto e l’asino è venduto ad un mugnaio, che lo pone nuovamente alla macina. Il mugnaio, brava persona in fondo, ha per moglie una vera e propria megera, che lo tradisce con un giovane delle cui prestazioni amorose ultimamente è scontenta; la vecchia serva che le sta sempre accanto le magnifica le imprese amatorie di un certo Filesìtero:
Il giovane Filesitero corrompe lo schiavo Mirnece lasciato dal padrone a custodia della moglie. Mentre i due amanti sono insieme torna il marito, Filistero è, quindi, costretto a fuggire, ma scorda i sandali. Al processo si salva dicendo che gli erano stati rubati ai bagni.
La moglie del mugnaio decide senz’altro di fare del focoso giovane il suo amante. Ma mentre i due sono soli in casa, il mugnaio ritorna inaspettatamente; Filesìtero si nasconde e il povero marito confida alla moglie tutto il suo sdegno per il triste caso di un lavandaio:
La moglie dell’uomo aveva nascosto l’amante in una cesta da cui emanavano esalazioni di zolfo. L’amante viene scoperto a causa degli starnuti.
L’asino decide allora di intervenire e, calpestando le dita all’amante nascosto, lo costringe a svelarsi. Ma il marito non si scompone ed escogita per l’adultero una punizione davvero originale: costringe infatti il giovane a passare la notte con lui. Poi caccia di casa i due adulteri. La vendetta della perfida moglie non si fa attendere: ella ricorre alle arti di una strega, e l’indomani il mugnaio viene trovato morto.
Lucio è venduto ad un pover uomo; una notte si ricovera da lui un ricco possidente che gli promette una ricompensa. Giunti alla sua dimora avvengono una serie di nefasti prodigi; uno schiavo narra:
Il primo figlio del possidente viene sbranato dai cani di un perfido vicino. Il secondo figlio, mentre cerca di vendicarlo, è ucciso da una lancia. Il terzo figlio riesce a uccidere il vicino, ma poi si suicida per non cadere nelle mani dei suoi servi.
Il possidente si dà la morte. Lucio e il suo padrone si imbattono in un legionario che voleva prendere l’asino, ma l’uomo lo malmena per non farselo portar via. Si nasconde poi presso un vicino, ma l’asino, mentre fa capolino, viene scoperto e il padrone viene giustiziato.

Libro X
Lucio viene preso dal soldato, che alloggia in casa di un decurione. Qui avviene un terribile delitto, di cui Lucio viene informato:
La seconda moglie del soldato si innamora del suo figliastro, ma al rifiuto di questo ella gli prepara una bevanda avvelenata (cfr. Euripide, Ione). La beve però per sbaglio il figlio legittimo, che muore. La donna incolpa, il figliastro accusandolo di aver tentato di sedurla (cfr. Euripide, Ippolito). Durante il processo un senatore racconta
Egli stesso ha venduto il veleno, ma al servo della donna, non al ragazzo; e, poiché il servo nega, aggiunge che non si trattava di veleno, ma della mandràgora, un potentissimo narcotico: se dunque il figlio minore non è morto, non c’è dubbio che sia stato “avvelenato” dall’acquirente della mandràgora, e cioè dal servo.
Infatti il giovinetto è vivo e riprende di lì a poco i sensi: il servo viene condannato a morte e la donna all’esilio perpetuo, mentre il padre, fuori di sé per la gioia, ritrova in un colpo solo i due figli che credeva perduti.
Il soldato vende l’asino a due fratelli (un cuoco ed un pasticciere). Lucio prende a saccheggiare di nascosto le pietanze da loro preparate e il padrone dei due fratelli, venuto a conoscenza dello strano caso, acquista l’asino. Tornando da un viaggio si imbattono in una donna che paga Lucio per potervi giacere insieme. Scoperte le prodezze amatorie dell’asino, si decide di farlo esibire nel circo come amante di una feroce assassina condannata a morte. Storia dell’assassina:
La donna tortura e uccide la supposta amante del marito (che ne era in realtà la sorella). Fa avvelenare poi il marito da un medico, che costringe a bere il veleno lui stesso. Ad un banchetto avvelena anche la moglie del medico e la propria figlia (che avrebbe dovuto ereditare). La moglie del medico, però prima di morire, racconta tutto a un magistrato.
Lucio, divorato dalla vergogna e temendo per la sua stessa vita, fugge. Si stende a riposare su una spiaggia desolata.

Libro XI
All’improvviso l’asino si sveglia e vede sorgere dal mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera, chiedendole di potersi liberare della bestia che è in lui, oppure di morire. Poi si riaddormenta. In sogno gli appare Iside, che gli annuncia la fine dei suoi tormenti: il giorno seguente (il 5 marzo) è la festa della dea; Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i petali delle rose della sacra ghirlanda: all’istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto: egli diventerà un adepto del culto della dea, che gli promette beatitudine eterna dopo la morte. L’asino si risveglia: è una stupenda giornata primaverile e tutto è permeato di una strana gioia. Passa la processione: finalmente Lucio vede il sacerdote, gli si avvicina e mangia le rose. All’istante ridiventa uomo. Il sacerdote gli spiega il senso delle sue traversìe e lo esorta ad abbracciare la nuova fede. Lucio, commosso, segue il corteo del navigium Isidis. Il giovane può finalmente rivedere i suoi, da cui era creduto morto; ma tutti i suoi desideri sono rivolti all’iniziazione, che finalmente, dopo una lunga attesa, avrà luogo. Una seconda iniziazione avverrà a Roma: Lucio diverrà anche adepto di Osiride. Infine vi sarà la terza e definitiva consacrazione di Lucio, che ora scopre le sue carte e si dice non più greco, ma originario di Madauro (la sovrapposizione con l’autore è ormai completa); il dio Osiride in persona promette al giovane una brillante carriera come retore giudiziario e lo esorta a non preoccuparsi delle calunnie della gente.

 

Fonte: http://www.siena-art.com/liceo/documenti/Apuleio.doc

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Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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