Riassunto di storia dal 1917 al 1960

Riassunto di storia dal 1917 al 1960

 

 

 

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Riassunto di storia dal 1917 al 1960

Riassunto di storia

 

La Russia dai governi provvisori alla rivoluzione sovietica

In Russia vi fu una grande arretratezza del paese che si era manifestata anche nell’impossibilità di far fronte allo sforzo bellico. Fu inoltre gravissima la crisi che investò il settore agricolo, dovuto allo spopolamento delle campagne.

Il regime zarista subò il definitivo tracollo con la rivoluzione che scoppiò nel febbraio del 1917. La scintilla portante fu la carenza di viveri. Questi scioperi assunsero fin dall’inizio carattere politico contro lo zar. Per questo motivo lo zar fu costretto ad abdicare e la guida del paese fu nelle mani del L’vov. Il programma verteva sul proseguimento della guerra e la trasformazione del sistema russo in un sistema parlamentare.

Il contrasto tra soviet (assemblee di operai, soldati e contadini) e governo provvisorio verteva sul problema della guerra e sulla questione agraria.

Nacquero i partiti politici:

Partito democratico (cadetti, liberali): teoria liberale;

Socialisti rivoluzionari (Anarchici): difesa dei contadini meno abbienti, più resurrez.

Socialdemocratici:   Menscevichi: ala riformista e gradualista;

Bolscevichi: avanguardia rivoluzionaria.

Nell’aprile del 1917 ritornò Lenin e pubblicò le “Tesi di aprile” (conclusione della guerra, nessuna collaborazione con il governo provvisorio, fine della proprietà privata, creazione di una internazionale) in cui proponeva un’immediata insurrezione rivoluzionaria.

Venne formato un nuovo governo con a capo Kerenskij, ma il suo fallimento era già vicino.

I bolscevichi aumentano i consensi, Lenin dopo che Kerenskij fuggì, formò un nuovo governo grazie all’appoggio dei soviet. Nel novembre del 1917 il governo emanò i decreti di novembre (pace immediata, nazionalizzazione di fabbriche e autodeterminazione dei popoli). Si procedette con le votazioni dell’assemblea costituente in cui i bolscevichi pensavano di vincere. Non fu così perciò Lenin sciolse l’assemblea costituente con un colpo di stato, al suo posto impose i commissari del popolo. In breve tempo i bolscevichi rimasero l’unica organizzazione politica esistente.

Ci furono molti disagi di tipo economico, questi, tra cui i problemi tra bolscevichi e social rivoluzionari, portarono a una sanguinosa guerra civile tra armate rosse (soviet) e armate bianche (conservatori e liberali). Dopo tre anni di pesante guerra l’armata rossa vince.

Nel luglio del 1918 fu approvata la nuova costituzione sovietica e il nuovo stato federale (URSS). Ci fu la nascita del comintern (terza internazionale) con lo scopo di coordinare le forze comuniste leniniste.

Le strategie per la realizzazione di un sistema economico socialista á il seguente:

Comunismo di guerra: emergenza bellica;

Nuova politica economica: quasi libero commercio, contadini potevano vendere rim.

Piani quinquennali: fissavano le quote di produzione di ogni settore.

Durante la guerra civile c’era il problema dell’approvvigionamento agricolo ma anche una forte svalutazione monetaria. La NEP cercò di affrontare i problemi attraverso la produzione e distribuzione agraria, rinascita di attività di scambio, riorganizzazione produzione industriale.

Comunque la situazione generale andò a migliorare progressivamente.


Il fascismo al potere in  Italia

L’Italia era uscita dal conflitto di guerra vincitrice ma c’era un senso di delusione. Il reinserimento dei combattenti nella vita civile risultò molto difficoltoso, il deficit dello stato era spaventoso, l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto della lira creavano gravi disagi tra i piccoli risparmiatori. I vari conflitti di interessi tra le varie classi sociali si inasprirono sempre piÑ. Fu il periodo rosso a causa delle ingenti manifestazioni del partito socialista. Nel 1919 si tennero le elezioni politiche con il sistema proporzionale. Il partito popolare, che era stato fondato da Don Luigi Sturzo e rappresentava le forze cattoliche conquistò 100 deputati. Il partito socialista uscò con 156 deputati fortemente potenziato. Al suo interno però si viveva una profonda lacerazione: La maggioranza riformista (ispirazione turatiana) non condivideva il marxismo, mentre una minoranza fondata da Antonio Gramsci vedeva concreta l’idea marxista. Nel 1921 Gramsci e Bordiga operarono una scissione fondando il partito comunista d’Italia.

Nel 1919 nacque il movimento dei fasci italiani di combattimento fondato da Benito Mussolini. Il suo programma venne reso pubblico a Milano, in piazza San Sepolcro nel 1919. Gli aderenti erano principalmente reduci di guerra e appartenenti ai ceti medi. Il programma dei fasci di combattimento era: nazionalizzazione delle fabbriche, suffragio universale anche femminile, voto ai 18 anni, abbassamento limite pensionistico, giornata lavorativa di 8 ore.

Dopo le dimissioni di Vittorio Emanuele Orlando guidò il governo Saverio Nitti. Nel 1919 D’Annunzio occupò la città di Fiume con un pugno di volontari, i socialisti lo condannarono mentre nazionalisti e fascisti lo esaltavano. Il governo Nitti fu messo in minoranza e fu messo al governo il vecchio Giolitti. Con il trattato di Rapallo, per i confini contesi con la Jugoslavia, l’Italia ottenne l’Istria e Zara, rinunciando alla Dalmazia, mentre fiume rimase libera, Giolitti si prese perciò il compito di liberare Fiume dai Legionari dannunziani. Giolitti però aveva paura dei fascisti. Dal 1921 i Fasci di combattimento si trasformarono in Partito nazionale fascista. Il fascismo delle origini si trasformava in una forza espressamente conservatrice, antisocialista e antiliberale.

Mussolini aveva saputo instaurare rapporti con il Vaticano nel convincimento che senza l’appoggio di queste ultime sarebbe stato impossibile assumere il controllo del paese. Nel frattempo si staccarono dai fascisti il gruppo di Matteotti. Questo però portò un netto incremento di iscritti al partito fascista. Ci furono nuove elezioni del 1921, i liberali furono uniti ai fascisti e Mussolini riuscò perciò a prendere 35 deputati in parlamento. Il parlamento era sempre piÑ debole e lacerato. Il partito fascista senza Mussolini organizzò la marcia su Roma; l’obiettivo era quello di forzare la mano al governo nel senso di una maggiore partecipazione all’esecutivo dei fascisti. Nell’ottobre del 1922 colonne di “camicie nere” affluirono da tutta Italia su Roma. Vittorio Emanuele III chiamò Mussolini a Roma, incaricandolo di creare un nuovo governo. La marcia su Roma si rivelò un successo.

Mussolini riuscò a migliorare la situazione italiana ristabilendo l’ordine nel paese. Inoltre esautorò progressivamente il parlamento dai suoi compiti legislativi. Fu creata la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, cercò consenso dei cattolici. Tramite la riforma Gentile si formò il liceo classico come la scuola portante e la creazione del liceo scientifico e l’immissione dell’esame di stato. Venne approvata una legge elettorale; la legge Acerbo che diceva che la lista che avesse ottenuto il 25% avrebbe conseguito i due terzi del parlamento. Ci furono nel 1924 delle elezioni “pilotate”, e Matteotti denunziò ciò in parlamento e Matteotti alcuni giorni dopo fu trovato ucciso. Nel gennaio del 1925 Mussolini fece il suo discorso in parlamento in cui si assumeva tutte le responsabilità. Nello stesso anno furono emanate le leggi fascistissime che distruggevano ogni forma di libertà politica. Represse duramente il dissenso e stabilì un pieno e completo controllo sulla società.


La situazione nel resto  d’Europa

La repubblica di Weimar

Nel 1919 fu fondata la repubbica di Weimar fino all’arrivo di Hitler (1933). Nel novembre del 1918 era nata la Lega di Spartaco, di ispirazione comunista, i suoi dirigenti erano due una delle quali era Rosa Luxemburg. Ci furono furenti proteste durante le quali gli spartachisti furono uccisi compresa Rosa. Nel gennaio le elezioni diedero ai socialdemocratici la maggioranza ma li obbligavano ad una collaborazione tra liberali e cattolici. La repubblica di Weimar nasceva quindi dal compromesso di forze tra loro eterogenee. La costituzione diede alla repubblica una forma democratica e federale. Venne nominato il capo del governo e di stato. Esso nasceva da una coalizione fra i piÑ forti partiti usciti dalle votazioni dell’Assemblea: la SPD (Partito socialdemocratico) il Zentrum (cattolico conservatore) e il DDP (partito democratico tedesco).

In questo contesto si arrivò ala pace di Versailles creando forti tensioni. Ci fu il colpo di stato del generale Kapp. Successivamente nel 1922 i tedeschi furono impossibilitati al pagamento degli ingenti debiti di guerra perciò l’esercito francese attuò l’occupazione militare della Ruhr e della Saar. Nell’intero paese la crisi economica si manifestava in uno spaventoso processo inflazionistico. Il crollo della moneta colpiva soprattutto tutti coloro che avevano reddito fisso.

L’incapacità del governo di risolvere tali problemi favorì la proliferazione di movimenti estremistici eversivi. Adolf Hitler, che nel 1920 fondò il partito nazionalsocialista, nel 1923 tentò un’insurrezione a Monaco, il tentativo fallì e lui fu arrestato. Durante la sua prigionia Hitler scrisse il Mein Kampf (la mia lotta).

Il governo passò alle forze democratiche di Gustav Stresemann che fondò il suo programma su precisi punti:

Riallacciare le relazioni diplomatiche con la Francia; Decretare lo stato d’emergenza;

Emettere un nuovo marco;

Ridurre la spesa pubblica per favorire la deflazione.

Il programma fu attuato e la situazione economica della Germania migliorò notevolmente.

 

Storiografia

Il fascismo aveva avuto varie interpretazioni:

  • Posizione di Salvatorelli: il fascismo rappresenta la lotte di classe della piccola borghesia defraudata e impoverita dalla guerra;
  • Posizione di De Felice: la piccola borghesia non á una classe sconfitta ma una nuova realtà emergente portatrice di nuovi valori;
  • Posizione marxista: il fascismo á l’espressione del dominio della borghesia laddove essa non può più mantenere il suo potere con mezzi legittimi. Si procede perciò verso il meglio;
  • Posizione liberale (Croce): il fascismo rappresentava l’affiorare di pulsioni incontrollabili e irrazionali nell’ordine politico.

Dalla crisi del sistema coloniale alla grande crisi economica

I movimenti indipendentisti in India e in Nord Africa

L’India alla fine della guerra aveva atteso le promesse di autonomia, ma non fu cosò. Con l’Indian Act si istituò un’assemblea elettiva indiana, cui vennero demandate funzioni meramente consultive. Spettava al governatore britannico tutto ciò che riguardava la gestione dell’ordine della giustizia e delle finanze. Nazionalisti e indipendentisti avevano giudicato insufficienti le concessioni britanniche, e avevano ripreso la lotta per l’autogoverno. Il movimento indipendentista era formato da tante anime ma in particolare da Gandhi. Le sue armi erano il boicottaggio delle merci di monopolio inglese, la non collaborazione con le istituzioni coloniali, le manifestazioni pacifiche e la resistenza passiva. Gandhi immaginava un futuro unitario e di pace. Nel 1930 di sua iniziativa vi fu la “marcia del sale” in un luogo ove avrebbero raccolto il sale in contrasto con le leggi del monopolio britannico. Gandhi venne arrestato e poi rilasciato successivamente.

Anche la Francia si trovò ad affrontare gravi problemi coloniali nel dopoguerra. Vi furono molte rivolte in Siria, in Libano e in Algeria.

 

Nazionalisti e comunisti in Cina

Nel 1912 era stata proclamata la repubblica. Artefice della svolta repubblicana era stato Sun Yat- Sen che aveva fondato il partito repubblicano (Kuomintang). Sun Yat-Sen divenne il primo presidente della repubblica cinese. Nel dopoguerra Sun Yat-Sen intessà rapporti con l’Unione Sovietica. Intanto la protesta sociale cresceva, causata dal disagio dell’arretratezza di modernizzazione che rendeva la Cina uno dei paesi più arretrati del mondo. Nel 1920 Sun aveva costituito a Canton un governo autonomo contrapposto a quello di Pechino. Nel 1921 nacque il Partito comunista fondato da Mao Zedong. Il sostegno dell’URSS auspicò ad una unione tra il PCC e il Kuomintang per contrastare il Giappone. Sun Yat-Sen morì e gli succedette Chiang Kai- Shek che diede inizio alla lotta armata contro il governo di Pechino. I comunisti di Mao organizzarono numerose rivolte operaie e contadine. Nel 1933 Chiang intraprese un’azione che avrebbe dovuto portare al definitivo annientamento dei comunisti. Mao però guidò le forze comuniste al Nord con la cosiddetta Lunga Marcia. A nord-est della Cina si insediarono i giapponesi con un loro stato.

 

Il crollo di Wall Street e la crisi economica

L’egemonia economica degli Stati Uniti iniziò ad aumentare cosò le società statunitensi colsero l’occasione per investire in Europa per la ricostruzione. Negli USA ci fu inoltre un protezionismo economico. I consumi portarono ad un forte ricorso al credito alle banche. Vi fu una diminuzione di esportazioni in Europa e quindi vi fu un ristagno negli USA. Le quotazioni delle azioni borsistiche registrarono un incremento esponenziale, anche grazie all’assenza di un controllo legislativo e le aziende preferivano comprare titoli in borsa piuttosto che investire in macchinari. Nel 1929 la

borsa di Wall Street registrò un impressionante crollo dei titoli: era in atto il più grave crollo borsistico. Questo portò al fallimento delle aziende e delle banche. All’inizio il presidente repubblicano Hoover rassicurò tutti ma successivamente la crisi si rivelò lunga e profonda.

 

La reazione degli USA alla crisi: Roosevelt e il New Deal

Salì il presidente democratico Roosevelt, egli propose un programma per risolvere la crisi (New Deal) e per far ripartire la produzione. Il governo commissionò opere pubbliche per diminuire la disoccupazione. Il governo creò delle commissioni di controllo sulle attività di credito e sulla borsa per tutelare i piccoli risparmiatori.


L’età dei totalitarismi

Lo stato fascista in Italia

Tra il 1925 e il 1926 l’Italia si trasformò in uno Stato governato dalla dittatura del duce e del partito fascista. Il parlamento perse la funzione legislativa. La carta del lavoro proponeva una vera e propria rivoluzione sociale e produttiva, instaurando il sistema corporativo. Le corporazioni erano associazioni che riunivano lavoratori e imprenditori. Il ministro delle finanze (De Stefani) sviluppò una politica economica di chiara ispirazione liberista. Mussolini lanciò la politica di “quota novanta”, lo slogan indicava una politica finanziaria volta a rafforzare la lira sul mercato monetario. La sterlina, moneta di riferimento internazionale, valeva 153 lire l’obiettivo di Mussolini era quello di abbassarne la quotazione a 90 lire. Grande rilevanza ebbe la “battaglia del grano” cui Mussolini pretendeva di raggiungere l’autosufficienza alimentare per l’Italia. Per ovviare la crisi economica del 1929 Mussolini diede vita a un notevole incremento dei lavori pubblici. L’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) aveva lo scopo di finanziare le attività industriali sostituendosi alle banche. L’IRI (Istituto per la ristrutturazione industriale) venne preposto alla creazione di industrie a partecipazione statale. L’intervento statale nell’economia si tradusse inoltre nella creazione dell’AGIP, dell’ANIC e della SNAM. Nel 1935 Mussolini subò da parte della società delle nazioni severe sanzioni economiche a seguito della spedizione in Etiopia. Da questo momento l’Italia dipenderà alla Germania dal punto di vista economico.

Ogni momento della vita degli italiani era organizzato dal partito fascista. Con la firma dei Patti Lateranensi il duce divenne grande pacificatore d’Italia. La chiesa consolidava attraverso il concordato la propria presenza nella vita civile degli italiani. La chiesa riconosceva per la prima volta lo stato italiano.

Il duce divenne l’oggetto di un diffuso culto della personalità. L’ufficio stampa e propaganda forniva le “veline” delle notizie consentite e riscritte secondo la volontà del regime. La fascistizzazione del sistema scolastico si realizzò nelle scuole elementari ove venne adottato un testo scolastico unico. La vasta repressione politica seguita al delitto Matteotti e le “leggi fascistissime” resero impossibile ogni opposizione legale al fascismo. Molti degli esponenti antifascisti furono costretti all’esilio. Rosselli fu assassinato per aver distribuito un foglio per ribellarsi al fascismo.

Nella politica estera Mussolini fece molto. Nel 1924 il trattato di Roma assegnava definitivamente Fiume all’Italia. La prima fase della politica estera di Mussolini fu orientata all’appoggio antitedesca della Francia ma anche di ricercare relazioni amichevoli con la Gran Bretagna.

Nel 1925 Mussolini partecipò agli accordi di Locarno con cui la Francia rinunciava all’occupazione della Ruhr e la Germania si impegnava al riconoscimento dei confini di Versailles. Nel 1928 Mussolini firmò il patto Briand-Kellogg che prospettava un fronte pacifista mondiale. Nel 1935 Francia, Gran Bretagna e Italia diedero vita alla conferenza di Stresa che intendeva contrapporsi al forte riarmo tedesco. Nel 1935 ci fu la conquista d’Etiopia, quando Mussolini proclamò la fondazione dell’Impero italiano. Le sanzioni economiche e politiche che l’Italia subò diedero vita all’avvicinamento di Hitler a Mussolini. L’allineamento tedesco si realizzò nel 1939 con il patto d’acciaio per cui le sorti tra Germania e Italia divennero comuni. Hitler adottò le leggi antisemite ed in Italia queste vennero applicate.


La fine della repubblica di Weimar e il nazismo in Germania

Il debito sarebbe stato pagato in quote variabili a seconda della ripresa economica del paese. Il paese aveva tratto giovamento dalla partecipazione al vertice di Locarno. Il successivo patto

Briad-Kellogg consentì un allentamento delle tensioni diplomatiche con la Francia. La crisi di Wall Street annullò in Germania i successi della politica economica di Stresemann. In questo clima che ci troviamo si ha l’ascesi al governo di Adolf Hitler. â gennaio del 1933 quando Hindenburg incaricò Hitler di formare un governo di coalizione con la destra e i moderati. Non ottenendo il sostegno del Zentrum per rafforzare la maggioranza in parlamento egli indisse nuove elezioni nel marzo del 1933. Esse furono precedute dall’incendio del Reichstang (sede del parlamento), che Hitler diede la colpa dell’attentato ai comunisti. La Germania, con il conferimento dei pieni poteri del governo anche legislativo a Hitler, si avviava verso la realizzazione di uno Stato totalitario in tempi rapidissimi.

  • Il 22 giugno tutti i partiti vennero messi fuorilegge tranne quello nazionalsocialista;
  • Venne istituita la polizia politica, la Gestapo che aveva il compito di controllare le opposizioni;
  • Il 30 giugno del 1934 i vertici delle SA vennero massacrati per ordine di Hitler nella “notte dei lunghi coltelli”.

Il massacro era stato effettuato dalle SS, organizzazione al comando di un uomo di stretta fiducia di Hitler: Himmler. Nell’agosto del 1934 morì Hindenburg. Hitler assunse su di sà anche la carica presidenziale cancellando la repubblica di Weimar e dando vita alla costruzione del Terzo Reich, di cui egli era il Fährer.

 

Lo stato totalitario in Germania

Nel 1933 Hitler attuò quanto aveva annunciato nel Mein Kampf e iniziò l’eliminazione dei nemici della patria. Le persecuzioni dei tedeschi nei confronti degli ebrei iniziarono nel 1933 e furono organizzate con la promulgazione delle leggi di Norimberga. Esse sancivano che gli ebrei non potevano: occupare impieghi pubblici, avere la nazionalità tedesca, contrarre matrimoni con ariani e, infine, dovevano essere sterilizzati. Nella famosa notte del 1938, che passò alla storia come la “notte dei cristalli”, si verificò una mobilitazione di massa contro gli ebrei: furono distrutti negozi, linciate in strada persone innocenti e vennero attaccate e incendiate sinagoghe e ritrovi ebraici.

La Santa Sede firmò un concordato con il fuhrer, con il quale si sciolsero i movimenti politici cristiani in cambio della libertà di culto. Si procedette con il continuo consenso nazista e una continua nazificazione dell’istruzione. Il disprezzo per la cultura era, inoltre, un punto cardine del nazismo. Sul piano della politica economica, il regime ottenne ampi consensi dai ceti imprenditoriali; grazie ai quali riuscò ad organizzare un’industria pesante portando ad un’enorme crescita economica e industriale nel paese. Il nazismo soppresse il diritto di sciopero. Hitler infatti pensava, coerentemente con quello affermato nel Mein Kampf, a un ben preciso disegno di destabilizzazione internazionale.

 

Lo stalinismo in Unione Sovietica

Dopo la morte di Lenin, Stalin prese le redini del partito e del paese. Trotskij, sconfitto politicamente fu costretto all’esilio. Stalin organizzò uno Stato fortemente accentrato e autoritario fondato sul socialismo. Stalin programmò i primi piani quinquennali per dotare l’URSS di una grande industria pesante e rendere la sua economia competitiva sul piano internazionale. Nel 1935 era nato il movimento “stacanovista”. Ci fu, inoltre, il potenziamento dell’Armata rossa.


La guerra tra repubblicani e fascisti in Spagna

In Spagna, nel 1930 Primo de Rivera, allora generale e dittatore spagnolo, lasciò il potere e le elezioni videro un’importante vittoria dei partiti repubblicani con la conseguente proclamazione della repubblica a seguito della fuga del re. La Spagna era in una situazione economica e sociale disastrosa. Dopo la vittoria nelle elezioni del 1936 della sinistra e dopo un assassinio di un deputato della destra, il generale Francisco Franco dichiarò decaduto il governo. Era l’inizio della guerra civile fra repubblicani e fascisti. Ben presto la guerra civile spagnola divenne un campo di prova delle alleanze internazionali. La guerra continuò per tre anni, quando nel 1939 la città di Madrid venne presa dai militari di Francisco il quale instaurò una dittatura fascista nel paese.

 

 

 

La tragedia della guerra

Verso il conflitto

La guerra civile spagnola fu il primo banco di prova dell’alleanza militare fra Hitler e Mussolini, sancita dall’Asse Roma-Berlino. Nel 1938 Hitler aveva ormai avviato il riarmo tedesco e si era assicurato l’appoggio di Mussolini. Il primo obiettivo dell’espansionismo nazista fu l’Austria: Hitler procedette all’annessione nel 1938. Gli austriaci accolsero l’ingresso dei tedeschi con grandi festeggiamenti. Nel 1938 Hitler minacciò l’invasione dei Sudeti, regione della Cecoslovacchia a maggioranza tedesca. I rappresentanti di Francia, Gran Bretagna e Italia si riunirono

pacificamente per risolvere la questione. I Sudeti vennero ceduti alla Germania, che si impegnava a rinunciare a ulteriori annessioni. Ma il conflitto era solo rinviato. Il 15 marzo 1939 le truppe naziste entrarono in Cecoslovacchia. Contemporaneamente aumentavano le pressioni sulla Polonia per la cessione di Danzica. Il 26 maggio il governo polacco inviò una risposta tassativamente negativa alle richieste tedesche. Nell’aprile Mussolini invase l’Albania, nel tentativo di compensare con una piÑ decisa presenza nei Balcani lo strapotere dell’alleato nazista nell’area centro-orientale d’Europa. L’Italia legava definitivamente i propri destini alla Germania con la firma del cosiddetto patto d’Acciaio (maggio 1939). Con esso l’Italia si impegnava ad entrare in guerra a fianco della Germania in azioni sia difensive che offensive; nonostante ciò Mussolini era consapevole della debolezza dell’esercito italiano. Un evento imprevedibile sconvolse la situazione politica europea: il 23 agosto 1939 Molotov e von Ribbentrop, ministri degli esteri rispettivamente sovietico e tedesco, firmarono un patto di non aggressione della durata di dieci anni. Tale patto prevedeva un protocollo segreto con il quale URSS e Germania si accordarono per la spartizione della Polonia.

 

Lo scoppio del conflitto e le prime operazioni. La “guerra lampo” (1939-1940)

Il 1 settembre 1939 i carri armati tedeschi invasero la Polonia da occidente, mentre l’armata rossa avanzava da oriente. I polacchi opposero una strenua ma inutile resistenza agli invasori e nel giro di un mese il Paese venne occupato. L’invasione della Polonia scatenò la reazione di Francia e Gran Bretagna, che il 3 settembre dichiararono guerra alla Germania. Mussolini decise di

rimanere neutrale per il momento.

L’URSS nel frattempo occupò alcune aree della Polonia orientale attaccando anche la Finlandia. Sul fronte francese, intanto, non accadeva praticamente nulla.

I francesi aspettavano l’attacco tedesco dietro la linea fortificata Maginot. Nella primavera del 1940 Hitler rivolse le sue forze a settentrione attaccando Danimarca e Norvegia. Consolidate le loro posizioni, i tedeschi attaccarono direttamente gli anglo-francesi.


Nel maggio del 1940 le truppe naziste invasero Belgio, Lussemburgo e Olanda, quindi aggirarono la linea Maginot attaccando la Francia dal nord. I reparti tedeschi sfondarono le linee francesi e dilagarono nella pianura a nord di Parigi. Il 14 giugno 1940 i tedeschi entrarono da vincitori a Parigi. Mussolini, abbagliato da successo senza precedenti dell’offensiva nazista, abbandonò la neutralità e attaccò la Francia sulle Alpi poco prima della caduta di Parigi, ma non avanzarono molto in Francia. I nazisti imposero in Francia un governo collaborazionista. Intanto il generale Charles De Gaulle lanciava ai francesi, da Londra, disperati appelli alla resistenza.

Hitler decise di effettuare una massiccia offensiva aerea contro la Gran Bretagna, per fiaccare la resistenza inglese e preparare l’invasione dell’isola: si trattava della cosiddetta operazione “Leone marino”. L’aviazione tedesca causò ingenti danni con i suoi bombardamenti ma non raggiunsero lo scopo. Il primo ministro britannico Winston Churchill dichiarò che la Gran Bretagna non si sarebbe mai piegata. Hitler dovette, perciò, abbandonare l’illusione di una rapida vittoria. Nel settembre Germania, Italia e Giappone firmarono a Berlino il patto tripartito. Nel frattempo le truppe italiane attaccarono l’Africa settentrionale e la Grecia. Quest’ultima si rivelò subito un colossale insuccesso e le truppe tedesche dovettero intervenire per evitare l’occupazione dell’Albania. In Africa, invece, l’offensiva italiana dalla Libia verso l’Egitto causò una violenta controffensiva

inglese contro tutti i domini italiani nel continente. Nel dicembre del 1940 gli inglesi entrarono in Cirenaica (Libia) e solo l’intervento del tedesco Erwin Rommel riuscì a farli ripiegare.

 

L’attacco nazista all’URSS e l’intervento americano

L’intervento nei Balcani aveva definitivamente incrinato le relazioni diplomatiche tra URSS e Germania, giungendo all’attacco tedesco all’URSS. L’invasione rispondeva a varie esigenze:

  • Cause militari: Hitler, per il buon andamento della guerra, doveva piegare l’URSS;
  • Cause economiche: il territorio russo sarebbe stato fonte di materie prime;
  • Cause ideologiche: guerra contro il giudaismo marxista dell’URSS;
  • Conquista dello spazio vitale: come da lui citato nel Mein Kampf;
  • Cause razziali: inferiorità razziale dei popoli slavi.

L’attacco all’URSS si ebbe il 22 giugno 1941 senza dichiarazione di guerra. Le truppe tedesche avanzarono verso l’URSS seguendo tre direzioni: verso Leningrado, Mosca e verso il mar nero. Hitler aveva deciso di annientare il nemico bolscevico. Stalin riorganizzò il suo stato sotto il comando del generale Zukov. Il piano tedesco non raggiunse gli obiettivi previsti a causa di fattori ambientali.

Nel 1941 gli USA vararono la legge che concedeva aiuti economici agevolati alla Gran Bretagna. Il 14 agosto 1941 Churchill e Roosevelt firmarono la carta atlantica , in cui venivano determinati i principi per la ricostruzione di un mondo liberato dalla minaccia nazista.

Il 7 dicembre, senza una dichiarazione di guerra e con attacco a sorpresa, l’aviazione giapponese distrusse più della metà della flotta americana ormeggiata nel porto di Pearl Harbor. L’8 dicembre 1941 USA e Gran Bretagna dichiararono guerra al Giappone; l’11 Germania e Italia dichiararono guerra agli USA. Il conflitto assunse dimensioni mondiali.

 

 

1942-1943: inizia la crisi delle forze del patto tripartito

Nell’Europa occupata dal regime nazista stava intanto imponendo il “nuovo ordine”. Esso si basava sui principi della superiorità della nazione germanica di razza “ariana”, sulla volontà di realizzare la cosiddetta soluzione finale detta questione ebraica, cioá lo sterminio di tutti gli ebrei: le leggi antisemite vennero estese a tutti i territori occupati dai tedeschi.


Nella seconda metà del 1942 gli Alleati presero l’iniziativa. Tre battaglie segnarono l’andamento del conflitto: quella di Midway nel Pacifico, quella di El Alamein in Africa e quella di Stalingrado in Russia. Nel pacifico le forze americane sconfissero la flotta giapponese in una battaglia aeronavale presso le isole Midway. In Africa le truppe di Rommel (tedesco) avevano raggiunto

El Alamein (inglesi), ma furono fermate dal generale inglese Montgomery. In Russia, nel 1942 era iniziato l’assedio di Stalingrado da parte dei tedeschi. La battaglia di Stalingrado determinò l’inizio del crollo militare tedesco in Russia. Nel dicembre del 1943 si tenne a Teheran una conferenza dei capi di stato alleati per concordare le strategie del conflitto. Vi parteciparono Stalin, Churchill e Roosevelt. Stalin ottenne l’impegno ad aprire un secondo fronte europeo con uno sbarco sulle coste francesi. Dunque, alla conferenza di Teheran la vittoria finale degli Alleati appariva ormai solo questione di tempo.

 

1943-1944: crollo del regime fascista; offensiva alleata in Italia; la Resistenza in Europa

In Italia il regime fascista aveva perso gran parte del sostegno popolare in seguito all’entrata in guerra. Il 9 e 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia. La rapida avanzata degli Alleati accelerò il crollo del regime. Nella notte fra il 24 e il 25 luglio il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia al duce. Venne affidata la formazione di un nuovo governo a Badoglio.

L’armistizio fu firmato il 3 settembre 1943, ma venne annunciato pubblicamente l’8. Le truppe tedesche reagirono subito all’armistizio: calarono dal Brennero e attaccarono i reparti italiani che non consegnavano le armi e liberarono Mussolini dal carcere, e quest’ultimo andò a fondare la repubblica di Salò nel nord Italia. Badoglio nel frattempo dichiarava guerra alla Germania. L’Italia era divisa in due: al nord la repubblica di Salò, nel sud invece rimaneva il Regno d’Italia con le forze Alleate.

La resistenza assunse aspetti differenti, ma in generale ebbe caratteristiche di liberazione nazionale. In Europa settentrionale erano comparsi già nel 1940 i primi movimenti di Resistenza, nelle regioni occupate dai tedeschi, in particolare in Belgio, Olanda, Norvegia, Danimarca. In Germania non si verificarono situazioni organizzate di resistenza; ma nei fatti non si sviluppò mai un’opposizione attiva come in altri paesi. In Jugoslavia la resistenza era organizzata dal generale Tito.

 

1944-1945:la conclusione del conflitto e la sconfitta del nazismo

La linea Gustav, sulla quale si erano attestati i tedeschi in Italia centro-meridionale, venne sfondata nella primavera del 1944. I tedeschi riuscirono a fermare l’avanzata anglo-americana sull’Appennino tosco-emiliano e si attestarono lungo la linea gotica, dove resistettero fino all’anno successivo. Nel rispetto degli accordi di Teheran, le forze alleate effettuarono uno sbarco in Normandia. Nel frattempo Parigi si liberò con un’insurrezione popolare e il generale De Gaulle entrò nella capitale francese da vincitore. A giugno le truppe sovietiche entrarono in Polonia.

Varsavia insorse contro i tedeschi, sperando che l’Armata rossa intervenisse. Stalin, tuttavia, lasciò che la rivolta venisse soffocata, in modo che fossero eliminati futuri oppositori politici.

Nel febbraio del 1945 si tenne la conferenza di Yalta: Roosevelt, Churchill e Stalin si riunirono per decidere l’assetto post-bellico dell’Europa.

I seguenti punti sono quelli determinanti:

  • l’URSS si assunse l’impegno di dichiarare guerra al Giappone;
  • si procedette ala definizione delle zone di occupazione della Germania;
  • si stabilì che nei paesi liberi vi fossero libere elezioni per decidere le forme di governo;
  • la Polonia sarebbe stata risarcita a occidente con terreni a discapito della Germania;

  • si progettò l’istituzione di un’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Il 25 aprile il CLN (comitato liberazione nazionale) proclamò l’insurrezione nazionale. Mussolini venne arrestato dai partigiani e venne fucilato e Hitler si suicidò nel suo bunker.

Il nuovo presidente USA, Harry Truman, succeduto a Roosevelt decise di sganciare due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki, con lo scopo di piegare la resistenza nipponica.

Il 14 agosto 1945 il Giappone si arrese. La guerra era davvero finita.

 

La Conferenza di Potsdam e l’assetto postbellico

I capi dei tre grandi paesi vincitori (USA, Gran Bretagna, URSS) si incontrarono a Postdam, presso Berlino, nell’estate del 1945. Il punto centrale della conferenza fu la risoluzione del problema dell’assetto della Germania. Ben presto la divisione in blocchi contrapposti determinò una vera e propria spartizione dell’Europa. Nacque anche l’ONU. Il consiglio di sicurezza di quest’ultimo era formato da USA, URSS, Francia, Gran Bretagna e Cina, tutti con diritto di veto. Vi furono inoltre altri accordi tra cui l’istituzione di un fondo monetario internazionale e di una banca mondiale.

I principi ispiratori dello statuto delle nazioni unite sono i seguenti:

  • Preservare le future generazioni dal flagello della guerra;
  • Riaffermare i diritti fondamentali dell’uomo;
  • Promuovere il progresso sociale e la libertà;
  • Praticare la tolleranza e istituire relazioni pacifiche fra i popoli;
  • Collaborazione internazionale per il mantenimento della pace;
  • Utilizzo delle forze armate solo nel comune interesse;
  • Impiego di strumenti internazionali per promuovere il progresso di tutti i popoli.

 

I trattati di pace

I trattati di pace furono stilati a Parigi. I più importanti gerarchi nazisti vennero processati a Norimberga e la maggior parte di essi furono condannati per crimini contro l’umanità, un nuovo concetto giuridico sorto per definire gli orrori del nazismo.


L’Italia dalla caduta del fascismo alla  Liberazione

L’Italia divisa: il regno del Sud fra il 1943 e il 1944

La firma dell’armistizio da parte del governo Badoglio e la liberazione di Mussolini generarono una situazione politica militare molto complessa nella penisola. Il paese risultava diviso in due parti: quello del Nord invaso dai tedeschi e governato dalla Repubblica sociale italiana, e quello del regno del Sud governato dagli anglo-americani.

Rientrò nel frattempo Togliatti, leader del partito comunista italiano. La strategia delineata dal leader comunista venne chiamata “Svolta di Salerno”, perchà produsse un significativo cambiamento di orientamento, infatti Togliatti riconobbe la priorità della lotta di liberazione degli invasori tedeschi e propose una collaborazione fra tutti i partiti con il governo meridionale. Nel 1944 si costituò il primo governo di unità nazionale che comprendeva i partiti del CNL, rappresentati dai partiti antifascisti: Partito comunista italiano e democrazia cristiana.

 

Il Centro-nord: l’occupazione nazifascista e la Resistenza

Nell’Italia settentrionale, nei territori della repubblica di Salò occupati dai nazisti, si formò il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) che organizzò la resistenza militare antifascista con il coordinamento del generale Cadorna.

Vedere a pagina 249 il confronto fra il regime fascista e la repubblica sociale.

Le formazioni partigiane non si proponevano come forze ideologicamente omogenee. Esse rappresentavano diversi orientamenti politici: le brigate Garibaldi di ispirazione comunista, le Matteotti erano di ispirazione socialista.

 

Dalla Liberazione al governo Parri

Con la liberazione (25 aprile 1945) il controllo del Nord Italia passò al CLN. Intanto il confronto politico si trasferì a Roma. Nel Centro-sud non si era combattuta la Resistenza, a eccezione di Roma e Napoli. Nel nord le istanze della Resistenza vennero deluse, e molti consideravano incompiuta la propria lotta. La situazione di emergenza portò all’elezione del governo Parri ma durò poco, infatti alla fine del 1945 salì al governo Alcide De Gasperi della democrazia cristiana.


Il  contesto internazionale

L’Europa dei blocchi

L’Europa e il mondo si trovarono divisi in due blocchi contrapposti: quello occidentale, con a capo gli USA, e quello orientale, controllato dall’URSS. Le due superpotenze proponevano modelli di società, di economia e di cultura antitetici. La contrapposizione tra i due blocchi assunse la denominazione di “guerra fredda”. Infatti, al di là della reale minaccia di guerra, l’elemento distintivo del periodo fu la cosiddetta “corsa agli armamenti”. Le due grandi potenze, comunque tesero ad ampliare i loro arsenali militari a scopo offensivo e difensivo. Il problema del destino politico della Germania rappresentava per l’Europa un nodo cruciale. La parte ovest di Berlino sotto l’amministrazione di Francia, Gran Bretagna e USA, era stata integrata nel sistema politico economico occidentale. Nel 1948 i sovietici reagirono a tale politica tesa alla creazione di uno Stato tedesco occidentale con il blocco di Berlino. Il blocco fu tolto nel 1948. Abbandonata ogni speranza di riunificazione della Germania nel 1949, a seguito degli accordi di Washington, gli occidentali concessero l’autonomia ai tedeschi costituendo la Repubblica Occidentale Tedesca (RFT). I sovietici risposero con la creazione della Repubblica Democratica Tedesca (RDT). La città di Berlino rimase divisa in due settori, quello occidentale e quello orientale.

Per impedire le frequenti fughe dei tedeschi orientali in occidente venne eretto nel 1961 il cosiddetto muro di Berlino, che divenne il simbolo della “guerra fredda”.

Nel 1947 gli USA organizzarono il piano Marshall, che prevedeva l’intervento economico americano a sostegno dei paesi europei devastati dalla guerra, allo scopo di avviarne la ricostruzione. Cosò si concretizzò il legame tra gli USA e i paesi europei con la firma del Patto Atlantico, con cui si costituiva un’alleanza militare: la NATO.

L’URSS reagò dando vita al Patto di Varsavia, un’alleanza tra i paesi comunisti.

 

L’Unione Sovietica

Nell’URSS vennero privilegiate l’industria pesante e la ricerca nel settore militare. Si ebbe un netto aumento della popolazione ma le condizioni di vita della popolazione non migliorarono.

Nel 1949 l’URSS mise a punto un organismo di pianificazione economica unitaria, il Consiglio di mutua assistenza economica (Comecon).

 

La svolta di Kruscev in Unione Sovietica

In URSS assunse la guida del Paese Kruscev; egli appariva come una figura nuova, più aperta al mondo esterno, buon comunicatore e attento ai delicati equilibri sia interni sia internazionali. Nel 1955 con il trattato di Vienna, riconobbe l’indipendenza e la neutralità dell’Austria. Kruscev decretò, inoltre, la fine del sistema delle “grandi purghe” (repressioni di massa per eliminare i dissidenti organizzate da Stalin), e successivamente pronunciò un’inequivocabile condanna dei crimini staliniani, provocando uno shock in tutti il mondo comunista.

 

Gli Stati Uniti fra la fine della guerra e gli anni ‘50

Gli USA uscivano dal conflitto mondiale pienamente consapevoli di esercitare un predominio sul mondo occidentale. La smobilitazione generale successiva alla guerra portò nel ’47 alla piena occupazione dei lavoratori. Le elezioni del 1948 avevano portato alla conferma di Truman.

Gli USA vivevano nell’immediato dopoguerra in un clima di mobilitazione anticomunista. Il maccartismo divenne una vera e propria “caccia alle streghe”, che emarginò dalla vita sociale i pochi aderenti al Partito comunista statunitense.

Comunque in generale gli USA vissero in un periodo di benessere economico e sociale.


La guerra di Corea

La “guerra fredda” conobbe una fase particolarmente aspra con la Guerra di Corea, che rischiò di degenerare in uno scontro diretto tra le due superpotenze. La guerra di Corea á quel

conflitto che oppose tra il 1950 e il 1953 la Corea del Sud (Repubblica di Corea) alla Corea del Nord (Repubblica democratica popolare di Corea), dopo l'invasione da parte di quest'ultima del territorio sudcoreano violando il confine del 38â parallelo; nella guerra furono coinvolti anche gli Stati Uniti, la Cina e altre quindici nazioni. La tensione crebbe nel corso dei tre anni della guerra. L’armistizio riconfermò la divisione lungo il confine del 38ã parallelo.

 

La corsa allo spazio

In questo clima generale le due superpotenze: USA e URSS decisero di programmare una ricerca spaziale, con la conseguente corsa allo spazio.

 

 

L’Europa occidentale

L’Italia dal primo governo De Gasperi alla costituente (1945-1946)

In Italia nel 1945 prese il via il governo De Gasperi. Il programma di De Gasperi puntava alla stabilità del paese attraverso il compromesso tra tutti i partiti.

Nell’aprile 1946 si tennero le prime elezioni amministrative. Il partito liberale, espressione della tradizione politica prefascista, ne uscì clamorosamente sconfitto.

Dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele III si tennero nel giugno 1946 sia il referendum istituzionale (monarchia o repubblica) sia le prime elezioni a suffragio universale anche femminile con cui venne eletta un’assemblea costituente. La maggioranza degli italiani aveva rifiutato la monarchia. Il risultato elettorale evidenziò il prevalere dei tre grandi partiti di massa:

demo-cristiani, socialisti e comunisti.

La stesura della Costituzione fu il terreno di confronto tra forze e posizioni molto differenti accomunate da tre elementi:

  • la scelta repubblicana;
  • l’antifascismo;
  • il desiderio di stabilire regole certe per il futuro.

Approvata a maggioranza, la Costituzione entrò in vigore il 1ã gennaio 1948 e fu il compromesso fra i tre maggiori partiti. La Costituzione diede alla Repubblica una forma parlamentare.

 

1947-1948: la rottura fra sinistre e Democrazia cristiana

Un ulteriore governo De Gasperi a cui collaboravano repubblicani e liberali si schierò con decisione su posizioni filo statunitensi, ottenendo così i finanziamenti previsti dal Piano Marshall. Si decise poi per la svalutazione della moneta per stimolare il rientro dei capitali. La disoccupazione però rimaneva su livelli altissimi. In un clima di scontro aperto tra classe lavoratrice e governo si giunse alle elezioni del 1948. La campagna elettorale fu aspramente combattuta. La campagna elettorale la vinse democrazia cristiana. Dopo il voto De Gasperi con il 48% conquistato fu in grado di formare un nuovo governo democristiano iniziando il cosiddetto “periodo del centrismo”. Togliatti nel frattempo fu ucciso in un attentato.


L’Italia del centrismo

Venne eletto come presidente della repubblica italiana Luigi Einaudi. Sul fronte sociale Alcide De Gasperi ebbe l’arduo compito di elaborare contemporaneamente un programma di sviluppo della libera iniziativa imprenditoriale e di tutela dei lavoratori. Anzitutto De Gasperi varò la riforma agraria con la distribuzione delle terre. La mancanza di organicità fu causata dalla forte opposizione dei grandi agrari meridionali. Comunque gli ettari espropriati non furono sufficienti a garantire appezzamenti alla maggioranza dei contadini; anzi, questo processo condusse ad un aumento del prezzo della terra.

In prossimità delle elezioni del 1953, la DC cercò di cautelarsi proponendo una legge elettorale maggioritaria che garantiva alla coalizione che avesse superato il 50% dei consensi elettorali il 65% dei seggi in Parlamento (soprannominata “legge truffa”).

La DC non ripetà il miracolo del 1948. La coalizione centrista rimase poco al di sotto del 50%. La “legge truffa” venne ritirata, De Gasperi non ottenne la fiducia per il suo governo e uscì dalla scena politica.

Nel 1955 l’Italia entrò nell’ONU.

 

Verso l’integrazione europea

Nel 1957 RFT, Italia e Francia sottoscrissero il Trattato di Roma, dando vita alla Comunità Economica Europea (CEE), con lo scopo di abbattere le barriere doganali fra i Paesi membri.

 

La comunità europea

Gli europeisti piÑ convinti denunciarono subito i difetti di un’intesa essenzialmente economica e commerciale. Iniziarono perciò altre iniziative di altri Paesi europei che cercarono di contrapporre alleanze commerciali che riequilibrassero l’assetto interno del continente. Nacque cosò nel 1960 l’Associazione europea di libero scambio (EFTA) tra Austria, Danimarca, Gran Bretagna e Portogallo. Ciò rallentò il processo di integrazione e mise il luce il carattere meramente economico della Comunità: l’Europa rischiava di dividersi in una serie di confederazioni doganali contrapposte.

Le istituzioni della Comunità Economica Europea sono:

  • Corte di giustizia: compito di far rispettare e tutelare la normativa comunitaria;
  • Parlamento: organo di impulso e controllo;
  • Consiglio dei ministri: costituito da ministri nazionali ha funzione decisionale;
  • Commissione: compito di proporre iniziative al Consiglio;
  • Corte dei Conti: compito di controllare tutte le attività finanziarie della Comunità.

 

Fonte: http://www.atuttascuola.it/tecno/barbaglia/pdf/Riassunto%20di%20storia%20(da%201917%20al%201960).pdf

Sito web da visitare: http://www.atuttascuola.it/

Autore del testo: Barbaglia L.

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