Emozioni

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Emozioni

EMOZIONI EFFICACI IN MOMENTI DI CRISI

 

Di Daniela Troiani

 

Le emozioni sono risposte dell’organismo agli stimoli interni ed esterni. Quindi, di per sé, nessuna emozione è buona o cattiva, dal momento che esprime una reazione a ciò che si sta vivendo.
Attualmente , tuttavia, l’ansia e l’aggressività vengono particolarmente individuate come stati emotivi sgradevoli , dal momento che in molte circostanze rendono l’azione inefficace e la persona insoddisfatta.
A parte le specifiche situazioni individuali, che possono condurre a questo risultato, esistono anche dei fattori sociali che alimentano l’espressione inefficace dei vissuti emozionali.

l’eccesso di stimoli a cui le persone sono sottoposte, associato ad una effettiva mancanza di alternative di scelta reale produce frustrazione.
la diffusione della incertezza, percepita e vissuta a molteplici livelli nella vita sociale burocratizzata, fa comparire il sospetto di imbrogli (dalle elezioni politiche fino al campionato di calcio). Tanto che le persone esclamano “non si può più credere in nulla!”;
l’indecifrabilità del Diritto che non consente di realizzare giustizia consegnando sistematicamente al dubbio ogni tipo di sentenza, mentre l’iper-produzione di regole diventata ostacolo alla ben più importante produzione di valori.
La confusione nella comprensione di sé, delle proprie disposizioni e della propria personale vocazione verso un certo tipo di attività e di lavoro crea alienazione e senso di estraneamento da ciò che si vorrebbe fare.
L’incapacità di riconoscere tra infatuazioni ed innamoramenti che rende fragili i fondamenti della vita di coppia e conduce a drammi relazionali devastanti spinge verso la disillusione e la sfiducia relazionale.
L’inefficacia operativa degli interventi educativi sui bambini e sugli adolescenti che, invece di potenziare lo sviluppo dell’affettività propongono programmi e protocolli che invadono e corrompono le loro capacità di empatia e di lealtà rendono i modelli educativi attuali sterili e disumanizzanti.
a consolidare il quadro della società dell’incertezza v’è poi la diffusa percezione della difficoltà personale e collettiva di ulteriore sviluppo economico e di ulteriore progresso.
A volte tale percezione perviene addirittura ad una dimensione di fobia apocalittica o di ineluttabile destino depressivo.
In questa generalizzata condizione di precarietà e mancanza di certezze valoriali, affettive, socioeconomiche aumentano nel singolo individuo i vissuti ansiosi e angoscianti o gli stati di aggressività auto ed eterodiretta, che talvolta divengono assai pericolosi per sé e per gli altri.

Innanzi tutto è necessario distinguere tra angoscia e ansietà, e ancora tra ansietà oggettiva o preoccupazione ed un ansietà soggettiva

L’angoscia è uno stato emozionale che ha una sintomatologia simile all’ansietà ma è generata da situazioni generali, sociali, economiche che riguardano l’intera società o la parte di essa di cui l’individuo fa parte.
Quando sentiamo parlare di guerre, catastrofi, incidenti, atti cruenti, crisi economica ecc. proviamo angoscia ed è bene imparare a distinguerla dall’ ansietà e riconoscerla come un influenza dell’ambiente su di noi.
E’ indubbiamente difficile alcune volte, magari guardando il telegiornale, non provare angoscia, ma riconoscendo la nostra impotenza di fronte a tali situazioni ed affidandole ad un “disegno superiore” che prevede una evoluzione del genere umano attraverso molteplici stadi è possibile fare opera di tranquillizzazione su se stessi.

L’ansietà oggettiva è caratterizzata da veri e propri motivi di preoccupazione ed è fisiologica (non posso non essere preoccupato se domani devo essere operato o se devo affrontare un esame importante) anche l’ansietà da prestazione, quando oggettiva, rientra in questo quadro.
In questo caso non devo sentirmi sbagliato se sono preoccupato o teso, ma comunque posso avere degli strumenti atti a ridurre il fastidio derivante dalla preoccupazione o dalla tensione che mi permettano di superare il momento difficile o ottimizzare le mie prestazioni.

L’ ansietà soggettiva è una agitazione superflua in quanto non ha un vero motivo per innescarsi, ma si impadronisce della persona rendendola sofferente e confusa.

In termini generali, gli strumenti essenziali per rapportarsi in modo funzionale a queste emozioni e per renderne efficace la loro percezione sono costituiti, soprattutto, dalla riorganizzazione della vita personale e dalla pratica di attività distensive e/o rigeneranti.

Un effetto immediatamente positivo possono averlo i seguenti cambiamenti nello stile di vita:

  • imparare a dormire in modo appropriato e rigenerante;
  • cambiamenti nel regime alimentare che deve essere appagante per il gusto, ma ridotto nelle quantità di caffeina, zucchero e cacao;
  • esercizio fisico in quantità moderata, per scaricare le energie in eccesso;
  • tecniche di rilassamento di varia natura;
  • utilizzo di prodotti, quali integratori alimentari: il magnesio e le vitamine del complesso B. Tisane come tiglio (ansiolitico) melissa (ansietà da lavorio mentale) camomilla (agitazione generalizzata) o fiori di Back appositamente studiati per diminuire l’agitazione superflua.

Nondimeno, può essere utile specificare in modo più approfondito in quali forme si possa manifestare l’ansia nell’individuo.
Un modo è quello di chi deve tenere tutto sottocontrollo, dalle proprie emozioni alla vita delle persone significative. Questa persona tenderà a vivere ansia da prestazione, generata dal bisogno di essere sempre e comunque all’altezza della situazione, ricercando costantemente controllo e perfezione a causa della scarsa fiducia nella possibilità di resistere agli imprevisti della vita.
Manca la capacità di essere totali nell’azione che si sta svolgendo, perché proiettati nel pensiero di ciò che si dovrà fare e delle relative conseguenze, ne consegue una grande dispersione di energia.
Spesso si diviene generatori di ansietà anche nelle persone circostanti.

Queste persone, nel loro dialogo interiore si porranno domande del tipo:

  • come farò a fare bene tutte le cose che ho da fare…”;
  • dove troverò il tempo e l’energia per…”;
  • sarò abbastanza….per andare o fare…”;
  • come farà mio figlio/figlia/marito/moglie/collega a risolvere quella situazione…”;
  • come posso evitare che succeda o non succeda… ”.

Come questa persona sente il cuore freddo e l’ambiente incombente, qualcun’altra può sentire il cuore spaventato da inquietudini interne. E’ colui che soffre di impressionabilità e imbarazzo, di ansia relazionale e impaccio.
E’ l’ansietà della persona timida riservata e sensibile che non osa, che ha paura di esporsi


Nel dialogo interiore incontriamo pensieri quali:

  • sarò all’ altezza, sarò capace a…”;
  • cosa penseranno di me se…”;
  • andrà bene come sono vestito? Pettinato ecc”;
  • appena mi farò avanti vedrai che mi ignoreranno”.

Ci sono poi quelle persone che vivono stati di ansia per cause sia interne sia esterne, dal momento che hanno molta confusione dovuta all’intensa curiosità e alle molte idee, che li portano lontani dal concreto e dalla realtà.
Un tipico pensiero di queste persone è: “Ho il cuore a pezzi”
Tale vissuto è prodotto da una eccessiva creatività emozionale e ideativa accompagnata dalla frustrazione di non essere compresi, di essere troppo oltre, fuori norma.

Nel dialogo interiore incontriamo affermazioni quali:

  • Eppure devo riuscire a spiegarmi, a farmi capire…”;
  • Loro non si rendono conto che…”;
  • Ho ragione, ma quanta fatica dovrò fare per dimostrarlo…”.

Affermazioni che denotano carenza di fiducia in sé e nel prossimo

Ancora, c’è la persona la cui ansia deriva da un eccesso di energia,da una reattività costante. E’ la persona che ha sempre il cuore in gola, agitato spesso a causa di un eccessivo senso del dovere, che poggia sul senso di onnipotenza.
La persona si fa carico dei suoi e degli altrui obblighi, frequentemente sovraccaricandosi e andando in ansietà per rispondere a tutte le esigenze.
Si costringe a fare sempre e comunque tutte le cose che ritiene di dover fare, senza risparmiarsi.
Fa molte cose contemporaneamente le incomincia spesso senza finirle. L’ansia è ulteriormente incrementata dalle cose lasciate incompiute e produce sempre maggiori difficoltà a fermarsi.
A fronte di tanti “sacrifici” la persona sviluppa un alto livello di aspettativa di riconoscimento ; aspettative che spesso rimangono deluse .
Sovente l’ambiente circostante risponde con indolenza o irritazione nei confronti di questi atteggiamenti.

Queste persone, nel loro dialogo interiore, incontreranno molti “devo”, spesso contemporanei:

  • Devo fare la spesa, ma devo anche pulire la casa”;
  • Devo portare mio figlio a nuoto, ma deve anche fare i compiti ed io devo andare a ritirare la roba in tintoria.. ”;
  • Devo studiare, ma voglio anche andare al cinema…”;
  • Devo incontrare gli amici, ma vorrei anche finire il libro che sto leggendo…”.

Affermazioni che denotano un sentirsi costretti ad agire in base alle esigenze dell’ambiente circostante.
Talvolta l’ansia emerge da una sensazione costante di vuoto nel cuore, di trepidazione, di bramosia affettiva.
Alla ricerca di consenso ed accettazione, l’individuo vivrà un ansietà con caratteristiche di continuità e carica di sofferenza che potremo definire affanno.

Nel dialogo interiore incontriamo pensieri quali:

  • mi vorrà veramente bene…??”;
  • e fino a quando mi vorrà bene…??”;
  • devo fare qualunque cosa pur di essere amato…”;
  • e se in fondo sono soltanto una scusa per…”.

Pensieri che dimostrano un costante e irriducibile bisogno di affetto, amore e accettazione
Anche l’insaziabilità emozionale, la costante attesa di sorprese e cose nuove, di avventure di ogni natura può produrre un’ansia essenziale, esistenziale, fino all’angoscia e al panico isterico.
E’ il cuore matto sempre a caccia di nuove sensazioni, carente nel senso di responsabilità.
E’ l’ansietà che si incontra nella adolescenza o da cui sono colpite persone che abbiano vissuto disillusioni o tradimenti e non le abbiano elaborate.C’è in loro un’eccitazione senza oggetto, o sfiducia o mancanza di senso.
Le persone vicine possono risultare destabilizzate dagli umori che contraddistinguono coloro che vivono questa situazione.

Nel loro dialogo interiore possono ripetersi frasi come:

  • a cosa serve tutto questo…..tanto non cambia niente”;
  • non riuscirò mai a dimenticare quella storia…”;
  • va tutto abbastanza bene, ma non sono felice…”;
  • in fin dei conti non è così importante ma…”;
  • so già come va a finire…però questa volta…”.

Affermazioni che denotano una sorta di rassegnazione e sfiducia,nonostante l’anelito ad una soluzione.

Come in questa persona l’ansia, nonostante la sfiducia, nasce dalla costante ricerca di una soluzione, in altre persone può fondarsi sull’ignavia, sulla sensazione che sia inutile fare qualsiasi cosa.
Queste persone danno l’idea di pensare: “Sto bene quando il mio cuore dorme
L’ansia di queste persone è simile alla noia e nasce dal vuoto di senso, di contenuti, di interessi, che li sopisce e li fa sentire colpevoli dell’inattività.

Nel dialogo interiore incontriamo pensieri quali:

  • parteciperò o meno a quell’ evento? Se non vado non rischio di…”;
  • so che devo fare… ma lo farò domani anche se…”;
  • non scrivo quella lettera tanto c’è tempo….forse…”;
  • domani…domani comincio a…”.

pensieri che palesano indecisione, insicurezza e pigrizia

Ciò nonostante, l’ansia, così come l’aggressività, può trasformarsi in una “carica emotiva” che rende la persona fortemente ricettiva, attenta e concentrata su ciò che sta per fare.
Per aiutare e aiutarsi a rendere gli stati ansiosi funzionali, possono essere usate frasi-chiave, capaci di ridurre la tonalità sgradevole del vissuto percepito, a favore di un livello meno intenso, attivatore di azioni mirate all’obiettivo.

Tra le frasi-chiave ci sono le seguenti:

  • Rilassati. Non tutto dipende da te. Anche se non sei perfetto, puoi essere amato e apprezzato”;
  • Ricordati di essere e non solo di fare. Stabilisci ciò che per te è più importante e muoviti con i tuoi tempi”;
  • Sarai apprezzato anche se non sempre capito. Palesa le tue esigenze e non lasciarti confondere perdendo i tuoi obiettivi”;
  • Ti capisco, spesso nella vita incontriamo stati d’animo di cui non riusciamo a darci spiegazione, accettali ed attraversali”;
  • Scegli! Quale pericolo in fondo corri scegliendo? se ti rendi conto che non è così grave prova a rischiare un po’ di più”;
  • Tutto ciò che ti circonda ti tocca profondamente, sei una persona bella e sensibile, impara a conoscere ed apprezzare questo aspetto di te”;
  • Ci sono per te e molte persone ti vogliono bene, lascia entrare dentro di te l’affetto che già ti circonda”.

Come si è accennato, frequentemente l’emozione malvestita è l’aggressività.
Ci si ritrova a esplodere di rabbia senza un apparente motivo, inveendo contro vicini di casa, o familiari, o automobilisti incastrati come noi nel traffico della città.
In nome della sincerità e del culto dello sfogo emotivo, si vomita in faccia agli altri, senza tener conto delle conseguenze, a caccia di una soddisfazione che quasi mai arriva.
Infatti, come l’ansia, l’aggressività è contagiosa e si espande a macchia d’olio, quando viene accesa la miccia.

Per gestirla efficacemente e renderla funzionale ci sono diversi metodi:

  • allontanarsi , quando è inutile e controproducente esplicitarla;
  • distrarsi, quando la causa della rabbia è ineliminabile;
  • chiarire con l’altro, solo quando lo stato emotivo di entrambi è tranquillo, dal momento che la rabbia esplicita non consente di concentrarsi sulla soluzione del problema;
  • invece di scaricare verso altri l’aggressività, dedicarsi ad attività costruttive (e magari fisicamente stancanti), che aiutino a riequilibrare lo stato d’animo;
  • scegliersi un luogo della tranquillità, in cui rifugiarsi fisicamente o nella fantasia tutte le volte in cui l’aggressività potrebbe spingere verso azioni non ragionate.

 

Per approfondire

ANDREOLI V., E vivremo per sempre liberi dall’ansia, Edizioni BUR, 1999.
BORGNA E., Le intermittenze del cuore, Feltrinelli, 2003.
CASTOLDI I., Meglio sole. Perché bastare a se stesse. Feltrinelli, 2001.
MARCOLI A., Il bambino arrabbiato, Mondadori, 1996.
MASINI V., Dalle emozioni ai sentimenti, Prevenire & Possibile, 2009.
ROSENBERG E. M., Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni ESSERCI, 2005.

 

 

Fonte: http://www.prepos.it/DISPENSE/emozioni%20efficaci%20in%20momenti%20di%20crisi.doc

Sito web da visitare: http://www.prepos.it

Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine

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