Tecniche di seduzione

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Tecniche di seduzione


I. Cos'è la seduzione?
Può apparire semplice, quasi banale, definire la seduzione nell'accezione corrente del termine: chiunque direbbe che essa è l'uso delle proprie attrattive e del proprio fascino per conquistare l'amore, la stima, l'ammirazione di qualcuno.
Questa risposta però non definisce in maniera completa il concetto e la sua importanza: non a caso la seduzione è stata per molto tempo considerata un argomento di basso livello che poteva essere inserito, tutt'al più, come aspetto marginale in un'opera che trattasse di altri aspetti del comportamento dell'uomo. Però la seduzione non è solo questo: è qualcosa di molto più complesso e interessante; non è solo la conquista erotica: si può rimanere sedotti da tanti fenomeni, come l'arte, la musica, la politica.
Il termine deriva dal latino, ma non, come alcuni pensano, dal pronome riflessivo se unito al verbo ducere (condurre, guidare) con il significato di "attrarre verso di sé" (anche perché in tal caso non sarebbe se, ma sibi), bensì dal prefisso se- indicante separazione e ducere: indica quindi propriamente l'allontanamento dal retto cammino. Per traslato, esso designa la raffinata capacità, non solo erotica, di attrarre e di sviare altre persone dal loro intento per condurle verso una direzione ben calcolata. Ed è proprio nel rapporto uomo-donna che la seduzione appare veramente enigmatica ed anche pericolosa, avendo ben poco a che fare con l'amore, con cui essa viene troppo spesso confusa.
La "Treccani", alla voce seduzione, recita: "azione diretta a indurre al male, mediante allettamenti, e il risultato di tale azione; corruzione". Non per nulla il Seduttore per antonomasia è Satana, di cui la Bibbia afferma testualmente: "Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli" (Apocalisse 12:9); e non per nulla la caratteristica tipica del diavolo è la menzogna, strumento indispensabile di quasiasi seduttore: egli infatti, per portare la vittima ad assecondare i suoi scopi egoistici, deve irretirla con una serie di ben calcolate e suadenti menzogne, facendo leva su qualcosa che egli ben conosce: il narcisismo. È facile per il seduttore capire cosa desidera la sua preda: alla fine, è esattamente la stessa cosa che desidera lui: sentirsi unico e "speciale".
Ma allora, se la seduzione è in partenza qualcosa di così profondamente negativo ed è basata sulla menzogna, perché ci affascina e ci attrae irresistibilmente? Perché ci piace essere sedotti? Perché non riusciamo a farne a meno?
Ecco perché ho deciso di approfondire per quanto possibile questo concetto.

II. Sedurre al maschile
Quando si parla di seduzione demoniaca i riflettori si accendono immediatamente sulla figura di Don Giovanni, il prototipo del seduttore. E' un personaggio che ha affascinato generazioni di artisti e pensatori, che hanno saputo dare un taglio sempre originale e nuovo a questo mito. Si sono occupati di lui, oltre a Mozart e Korsakov in campo musicale, Goldoni, Molière, Byron, Stendhal, Dumas, Kierkegaard, Bergman e tanti altri. La prima versione è del 1630 ed è El burlador de Sevilla di Tirso de Molina.

 

Don Giovanni inizialmente è un semplice seduttore da strapazzo, un donnaiolo, non molto di più. Appare già, ma solo timidamente e sporadicamente, la sua sfrontatezza nei confronti della morte. Successivamente egli si prenderà gioco anche di Dio.
Il personaggio di Don Giovanni ha un illustre e meno demoniaco predecessore nell'Ovidio dell'Ars amatoria: seppur calato nella finzione letteraria, il poeta augusteo, dopo aver confessato l’impossibilità di cambiare il suo comportamento riprovevole, elenca in modo sottilmente ironico e giocoso tutti i tipi di donna che ai suoi occhi sono attraenti. E, per dirla con Leporello, il "catalogo" non è certo breve: a differenza dell’amore per una sola donna cantato dagli altri elegiaci, l’amore di Ovidio è indirizzato a tutte le fanciulle senza distinzione; ognuna è portatrice di un dettaglio che lo fa impazzire, e tutte in definitiva egli vorrebbe sedurre. Quando nel 1787 Lorenzo Da Ponte scriverà il libretto del Don Giovanni per Mozart, si rifarà esplicitamente a questo precedente. Ovidio vuole in definitiva collezionare e provare qualsiasi tipo di donna: il suo amore è esteso al genere femminile nella sua totalità.
Con Kierkegaard abbiamo per la prima volta un'analisi filosofica del seduttore, a partire proprio dal Don Giovanni di Mozart.  Alla figura di Don Giovanni, e in particolare al capolavoro di Mozart, Kierkegaard dedica la parte di Aut-Aut (Enten-Eller) intitolata Gli stadi erotici immediati, ovvero il musicale erotico, mentre la parte intitolata Diario di un seduttore analizza il personaggio di Johannes, controfigura dell'autore, seduttore egli stesso.
Il Don Giovanni di Kierkegaard è in ogni caso un esteta, ma il filosofo individua due diversi tipi di seduttori: quello intellettuale e quello sensuale. Il Diario del seduttore rappresenta un chiaro esempio di seduzione intellettuale, psichica, mentre nel Don Giovanni di Mozart si può identificare un esempio di seduzione sensuale: non a caso, osserva Kierkegaard, il personaggio è immortalato soprattutto dalla musica, la più sensuale (Nietzsche direbbe "dionisiaca") delle arti, perché si rivolge direttamente ai sensi senza passare attraverso la razionalità.
Johannes, presunto autore del Diario del seduttore, si colloca al polo opposto: il suo diario racconta la trama sottile in cui egli avvolge la giovane Cordelia per conquistarla e poi abbandonarla. Johannes non gode del possesso, anzi lo evita, perché la riuscita della seduzione mette fine al piacere, implica in qualche modo l'impegnarsi con la realtà, mentre ciò che interessa al seduttore è proprio evitare qualsiasi scelta e rimanere aperto verso tutte le possibilità che la vita gli offre. L'autore riconosce come più difficile questa seconda forma di seduzione, poiché è più raffinata e va costruita nel tempo. Dal Diario, meglio che da qualunque altra opera, scaturisce l’anima diabolica del seduttore.
Inoltre, se sul seduttore psichico incombe la morte, nel seduttore sensuale trionfa la vita. Infatti, mentre il primo è tutto calato nella temporalità del processo seduttivo, cosicché l'intero dramma della seduzione psichica è gestito all'insegna della caducità, la seconda forma di seduzione, viceversa, è un'autentica trasfigurazione della temporalità, propriamente una «divenienza senza tempo», perché Don Giovanni, per dirla con Kierkegaard, «non ha [...] una sua sussistenza, ma urge in un eterno sparire», e perciò la dialettica della seduzione sensuale ha come caratteristica distintiva l'inesauribilità. Don Giovanni, insomma, è la stessa forza cosmica, e perciò naturale, della sensualità: egli è animato dal demoniaco desiderio di vivere, il Wille di Schopenhauer, ed è proprio per questo che la morte lo coglie di sorpresa, presentandosi al banchetto come il Convitato di pietra.
Dopo Don Giovanni, forse la più celebre icona della seduzione è Dorian Gray, un "eroe" decadente, un esteta esasperato, così diverso dall’eroe classico, greco e romano, e da quello romantico.
Più che un immorale Dorian è un amorale, in quanto il senso del bello, al primo posto nella sua scala di valori, gli ha fatto dimenticare i valori di bontà e di giustizia. Wilde affronta qui un argomento fra i più spinosi: l'impossibile coesistenza di bello e buono, già chiaramente evidenziata dallo stesso Kierkegaard in Aut-Aut là dove parla del "salto" che separa la dimensione estetica da quella etica. Si tratta di un consapevole ribaltamento dell'ottica di Platone, che affermava invece l'identità dei due concetti.

 

Dorian è, o meglio diventa, un individuo cinico e dissoluto che, ossessionato dal raggiungimento del sublime, del bello, calpesta ogni legge umana e divina, disprezza tutto ciò che è mediocre o banale e, chiuso nella sua eleganza come in un bozzolo di seta, persegue quelle sensazioni e quei piaceri che sono propri di un’élite fatta di persone speciali, eccezionali: coloro che, come lo stesso Wilde, ambiscono a "fare della propria vita un'opera d'arte".
Chi fece in effetti della sua vita un'opera d'arte è Gabriele D'Annunzio (1863-1938), il maggiore esponente del Decadentismo italiano insieme a Giovanni Pascoli. Nel suo romanzo Il Piacere (1889) egli assume il fascino come ideale stesso di vita: Andrea Sperelli è un giovane dandy, un intellettuale raffinato dotato di buon gusto nelle opere letterarie e nelle arti figurative, garbato amante, abile seduttore e squisito poeta. In lui si realizza l'estensione del culto della bellezza dall'arte alla vita: attraverso un perfetto dominio di sé (habere, non haberi, cioè dominare, non essere dominati, possedere, non essere posseduti), l'esteta Sperelli, come il Des Esseintes di Joris-Karl Huysmans, costruisce la sua esistenza, appunto, come un'opera d'arte, alla ricerca della sensazione, dell'immaginazione, del piacere, come continua sperimentazione di nuove esperienze.

III. La seduzione come attività prevalentemente maschile? L'opinione della psicoanalisi
Il rifiuto della morte connesso con la strategia seduttiva di Don Giovanni sembra essere tipicamente maschile: il rapporto più stretto della donna con i cicli naturali di vita e morte la preserva da questo tipo di autoesaltazione. Spesso l'espressione "sindrome di Don Giovanni" viene usata dagli psicoanalisti per indicare l’insieme di comportamenti patologicamente seduttivi messi in atto da uomini in costante ricerca di conquiste femminili. Incapace di amore profondo, il Don Giovanni riesce ad avere solo relazioni superficiali, prive di vero coinvolgimento affettivo, all’interno di un processo compulsivo che rende la conquista un’ossessione. La meta non è amare, ma "conquistare". Lo scopo sottostante è appagare un bisogno narcisistico di conferma di fascino e avvenenza fisica, divenuto il surrogato del bisogno sano di amore. L’inarrestabile ricerca di nuove prede produce un comportamento seriale nel quale la preda, una volta conquistata, viene abbandonata e sostituita da altre, tutte quante destinate a saziare solo temporaneamente il bisogno di ammirazione narcisistica del seduttore. La psicoanalisi junghiana considera il dongiovannismo come uno dei possibili effetti del complesso di Edipo analizzato da Freud: il figlio cerca inconsciamente la madre in ogni donna, non riuscendo a trovarla poiché nessuna risulta alla sua altezza; e se in ogni donna si rincorre la madre, ogni uomo rappresenta il nemico mortale per eccellenza, cioè il padre. Il motivo della colpa e della punizione è il vero leitmotiv della vicenda dongiovannesca secondo Otto Rank, l’unico tra i grandi della psicoanalisi ad aver dedicato una monografia a questo personaggio: nella statua di Don Gonzalo, che egli ha ucciso, Rank vede nettamente il ritorno del fantasma paterno, contro il quale Don Giovanni assume comportamenti ostili che sfociano nel parricidio: come l'Edipo di Sofocle, così anche Don Giovanni uccide il padre senza averlo riconosciuto.

IV. Sedurre al femminile
Tuttavia questo tipo di condotta non riguarda solo gli uomini: il corrispettivo femminile è detto da alcuni "sindrome di Messalina" ed ha caratteristiche simili a quelle appena descritte, ma mentre il Dongiovanni si rivela incapace di realizzarsi sul piano affettivo, la "Messalina" è incapace di accedere al piacere sessuale: assume un atteggiamento tipicamente sensuale, limitato però solamente alla fase iniziale del rapporto, in quanto, di regola, attua le proprie manifestazioni seduttive nel solo corteggiamento, senza spingersi oltre. In pratica, quindi, la Messalina rappresenta l'omologo del Don Giovanni maschile, con la sola variante che, mentre Don Giovanni non limita la propria attività alla seduttività ma la conduce a termine anche nel rapporto sessuale, ella desidera solo far "cadere" l'uomo-preda sotto i colpi della propria sensualità per poi scappare dalla relazione, avendo così soddisfatto la propria esigenza narcisistica.
Più spesso però il termine "messalinismo" viene usato, all'opposto, come sinonimo di sfrenata ninfomania, in sintonia con il personaggio storico dal quale la sindrome prende il nome. È Giovenale, il poeta latino del I-II secolo a. C., in una delle sue satire, la VI, a raccontare le dissolutezze di Messalina, moglie dell’Imperatore Claudio, che si recava mascherandosi nei postriboli più luridi per accoppiarsi con uomini di tutti i tipi. Il poeta racconta anche di altre matrone che in mancanza di anticoncezionali ricorrevano ad un rimedio estremo: castrare i loro amanti. Le donne che dipinge sono avide, meschine, egoiste, piene di voglie sessuali, infedeli, assassine: la seduzione e il fascino rivolti esclusivamente al proprio piacere sono visti da lui come vizi pericolosi, senza alcuna attrattiva.

V. Il mito della femme fatale
La figura di Messalina ci introduce al mito della femme fatale, il prototipo della seduzione femminile, versione femminile del classico Don Giovanni. E' la donna che risulta fatale all'uomo: talmente affascinante da risultare annientante per lui. Fatale nel senso che gli risucchia i sensi, la volontà: l'uomo non riesce a stare senza lei, che prima lo seduce ma poi non mostra interesse per lui. Per qualche strano motivo, gli uomini di tutti i tempi sembrano non chiedere di meglio che incontrare donne di questo tipo: si pensi al travolgente e rovinoso rapporto tra Catullo e Lesbia, ma soprattutto al servitium amoris agognato dagli elegiaci latini come Properzio e Tibullo, ed ancor più alle figure femminili tipiche di tutto il Decadentismo europeo.
La figura femminile che meglio incarna questo mito è senz'altro Salomè, vera e propria icona femminile del Decadentismo. Negli anni Sessanta del XIX secolo Charles Baudelaire si ispirò, per alcuni componimenti contenuti ne Les Fleurs du Mal, alle figure di Erodiade e della figlia, concentrando la propria attenzione soprattutto su quest’ultima. Nel 1876 viene esposto al Salon International il quadro Salomè danza davanti ad Erode dipinto da GustaveMoreau, che replicò più volte il soggetto, divenuto per lui quasi un'ossessione: proprio ad una delle Salomè dipinte da Moreau si riferisce Joris-Karl Huysmans nel suo capolavoro À rebours, vera e propria Bibbia del Decadentismo. Fu questo l’inizio di un periodo in cui vari autori europei si dedicarono alla riscoperta del mito biblico.

 

La Salomè di Gustave Moreau (1876)

La Salomè decadente, a differenza di quella biblica, è una donna volitiva, che esige la testa del prigioniero solo per soddisfare la sua personale perversione, in grado di piegare Erode al suo volere utilizzando solo la propria sensualità.
L'opera che meglio rispecchia questo mito è il dramma Salomè di Wilde, scritto nel 1891, che mette bene in luce la perversità sessuale tipica del personaggio.
Il dramma fu composto direttamente in francese da Wilde ed arricchito dalle magnifiche illustrazioni di Aubrey Beardsley: esplorando le simbologie lunari dei miti orientali offerte dalle tele del pittore precursore del simbolismo, Wilde si addentra negli inquietanti aspetti della figura femminile caricandola di un erotismo dionisiaco senza uguali. Lo scrittore inglese trasferisce la volontà di Erodiade a Salomè e ce la presenta come un'adolescente irresponsabile, capricciosa, portatrice di una lussuria inconsapevole e prorompente, di una bellezza maledetta che instilla un potente veleno in tutti coloro che le si avvicinano.
Klimt, invece, come prototipo della femme fatale sceglie Giuditta e non Salomè, perché vuole con ogni evidenza celebrare la donna compiuta e non l'adolescente, davanti a cui l'uomo, ossia il potere, abdica e concede i suoi favori. Giuditta ha lei stessa il potere: non chiede, ma decide e compie con le sue mani il delitto. Diventa quindi allegoria della donna moderna, a cui viene riconosciuta la possibilità  di scegliere liberamente la propria vita.

          

Pure nella letteratura italiana compare il mito della femme fatale: tra gli autori decadenti e postromantici, chi ne enfatizza maggiormente i tratti diabolici è ancora una volta Gabriele D’Annunzio. Nel già citato romanzo Il Piacere Elena Muti, una delle protagoniste femminili, indurrà Andrea Sperelli al completo asservimento. Elena è un tipo di femme fatale carico di sensualità ambigua: non è comprensibile se la sua crudeltà sia reale o solo frutto della fantasia del protagonista. E' una donna intelligente, bella, ma dannatamente egoista e avida di piacere: totalmente dominata dai sensi, dall'eros, senza alcuna superiore istanza razionale. Difficile trovare un parallelo nell'antichità classica per un personaggio del genere: forse solo la Lesbia di Catullo le assomiglia.
Diverso, ma non meno fatale, è il personaggio di Medea, la cui evoluzione si può seguire attraverso le opere di Apollonio Rodio e di Euripide. Il poeta del III sec. a.C., nelle sue Argonautiche, mette in scena la celebre vicenda di Giàsone, che per recuperare il vello d'oro si farà aiutare da una giovanissima Medea, figlia del re Eèta, la quale in cambio dell'aiuto chiederà all'eroe greco di sposarla. Qui il seduttore è lui, Giàsone, ma l'eccesso di sicurezza costerà caro al bellissimo eroe, il quale non si rende conto di essere finito nella rete non già di un'adolescente inesperta, ma di una donna maestra di magia e di inganno, carica di passionalità e di impulsività. Dapprima ella appare come vittima: dopo essersi innamorata di Giasone, infatti, non può fare altro che seguire il suo amato, aiutandolo nelle tre prove che gli vengono imposte per riprendere il vello d'oro. Ma accanto alla Medea compatita come vittima e giustificata nelle sue rivendicazioni, vi è la donna fatale capace di ordire le trame più complesse e insidiose, visibile già nel quarto libro delle Argonautiche (è lei infatti a tramare l'assassinio di suo fratello Absirto), ma soprattutto nella celebre tragedia di Euripide: qui il dolore e il furore di Medea tradita, e la fredda razionalità di Medea vendicatrice, convivono alternandosi fino al momento in cui ella precisa i termini del suo piano e annuncia il proposito di uccidere, oltre alla nuova sposa di Giasone, anche i figli avuti da lui, come atto "necessario" al completamento della sua vendetta. L'eroe ne uscirà completamente distrutto, un Don Giovanni annientato dallo scontro con una potenza naturale ancor più tremenda e devastante.

VI. La seduzione nella storia
Accanto ai seduttori e alle seduttrici creati dalla fantasia degli artisti, non mancano ovviamente gli esempi storici: una femme fatale estremamente affascinante fu Mata Hari, una delle spie più famigerate della Prima Guerra Mondiale. E' ritenuta responsabile della morte di decine di migliaia di soldati francesi, sino a quando fu catturata, condannata e fucilata da un plotone di esecuzione. La sua carriera di ballerina esotica e cortigiana di ufficiali di alto rango per la Francia e la Germania durante la Grande Guerra rende la sua storia un'affascinante combinazione di sesso, spionaggio e pericolo.
Ma ben più dei casi singoli, nella storia è interessante l'utilizzo della seduzione per il plagio delle masse, tipico dei politici in genere e in particolare dei tiranni e dei dittatori.
In questo caso la seduzione non è più uno strumento personale che va dal singolo ad un altro singolo: in politica è utilizzata come strumento personale che va dal singolo verso le persone, la folla, la collettività. Tutti i dittatori e i demagoghi sono stati e sono dei seduttori delle folle: per limitarmi ai casi più noti del Novecento, Stalin seduceva la folla con la sua retorica popolare e populista; Hitler con la sua esaltazione contagiosa e i grandi raduni; Mussolini ultilizzava principalmente due strumenti seduttivi: l'uso della parola, con un tono studiato e scandito, e l'atteggiamento e la mimica del volto.

 

Infine sarà appena il caso di ricordare che non solo la propaganda politica, ma anche tutta la pubblicità si basa sulla seduzione del potenziale acquirente, al quale non a caso vengono proposti modelli umani affascinanti associati di volta in volta alla merce che si desidera vendergli (basti pensare alla pubblicità dei profumi).

VII. Conclusioni
La seduzione è un'arma infallibile: come per tutte le armi, sarebbe inutile domandarsi se sia qualcosa di "positivo" o "negativo": dipende da chi la impugna e dall'uso che ne fa. È evidente che, valutata in chiave morale, essa è da considerare come un fenomeno negativo, perché non concede alcun rispetto alle persone oggetto della seduzione, considerate appunto alla stregua di oggetti. Anche quando non è ispirata da malvagità e si limita a quella sorta di "gioco estetico" di cui parla Kierkegaard, in ogni caso non tiene alcun conto della sofferenza che provoca in chi ne è vittima. Nel caso della seduzione delle masse, poi, gli effetti sono a tal punto negativi che risulta addirittura superfluo parlarne.
Particolarmente interessante, a mio parere, la posizione di Nietzsche: per il filosofo è la vita stessa - cioè la volontà di potenza - la Grande Seduttrice, alla quale l'uomo non oppone resistenze di sorta: come tale è senz'altro positiva, perché in questo caso la seduzione porta verso la verità; per contro, anche la morale seduce, e più propriamente seduce i deboli: infatti per Nietzsche, come già per Crizia (si veda il personaggio di Càllicle nel Gorgia platonico), la morale non è altro che la forma che la volontà di potenza assume presso i deboli, e li seduce convincendoli falsamente che la loro condizione di debolezza sia un "valore" e condannando la condizione di potenza: come tale dev'essere giudicata negativa, perché porta verso la menzogna.
Occorre porsi da un punto di vista puramente estetico per valutare in modo positivo la seduzione: gli elegiaci latini, ad esempio, come pure gli artisti decadenti, la considerano la premessa indispensabile di quella voluttà di sofferenza che, sola, li fa sentire vivi; D'Annunzio e Klimt ritengono che la seduzione sprigioni nella donna quell'essenza femminile così peculiare che la rende effettivamente Donna, tanto da farla diventare il simbolo stesso dell'eros.
Ma, come sappiamo da Kierkegaard, la dimensione estetica esclude quella etica, ed entrambe escludono la dimensione spirituale: e così ciascuno di noi è chiamato a fare la sua scelta, libero di cercare il Paradiso o di finire all'inferno in compagnia di Don Giovanni.

BIBLIOGRAFIA:

Søren Aabye Kierkegaard, Aut-Aut, Oscar Mondadori, Milano 2002.
Søren Aabye Kierkegaard, Il diario del seduttore, Giunti Demetra (Acquarelli), Milano 2008.
Ovidio, L'arte di amare, Newton Compton Editori, Roma 2010.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Newton Compton Editori, Roma 2010.
Gabriele D'Annunzio, Il Piacere, Newton Compton Editori, Roma 2014.

SITOGRAFIA:

Alfred Weidinger, Sedotti da Giuditta e Salomè, http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-03-26/sedotti-giuditta-salome-183034.shtml?uuid=Aba6JXEF&refresh_ce=1, consultato il 12.03.2016.

Michael Rank, Spie, spionaggio e operazioni sotto copertura, https://books.google.it/books?id=zWQ1CgAAQBAJ&pg=PT82&lpg=PT82&dq=femme+fatale+antica+grecia&source=bl&ots=yp5lhhiWaJ&sig=8B7KCBLxRRCaoZ9iUVOEIA5Uelw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj7idPC8_LLAhXBCw8KHdWWCVYQ6AEIJjAC#v=onepage&q=femme%20fatale%20antica%20grecia&f=true, consultato il 5.02.2016.

Anna Germoni, Intervista sulla seduzione politica, http://www.massimoteodori.it/articoli/SEDUZIONE_POLITICA.pdf, consultato il 3.04.2016.

Rosanna Giovinazzo, Storia di un quadro, http://www.italialibri.net/contributi/0403-4.html, consultato il 3.04.2016.

Francesca Giovannini, La Femme Fatale, https://www.marconirovereto.it/minisiti/dlisimberti/nomine2012/5SL/La%20Femme%20Fatale%20di%20Francesca%20Giovannini--pdf.pdf, consultato il 24.02.2016.

Antonella Iurilli Duhamel, Medea: una Donna capace di Tutto, http://www.psicolab.net/2013/medea-donna-madre/, consultato il 20.01.2016.

Daunia Del Ben, I setti veli di Salomè, http://www.fucinemute.it/2011/03/i-sette-veli-di-salome/, consultato il 3.04.2016.

Rachele Pasquali, Roberto Mori, Giovenale, Satira 6: traduzione e analisi, http://www.oilproject.org/lezione/satira-6-giovenale-messalina-contro-le-donne-traduzioni-latino-11952.html, consultato il 12.04.2016.

Dott.ssa Sabrina D'Amanti, SINDROME DI DON GIOVANNI (SEDUTTORI E SEDUTTRICI SERIALI), http://www.ragusaoggi.it/36440-sindrome-di-don-giovanni-seduttori-e-seduttrici-seriali, consultato il 3.04.2016.

Anna Maria Pacilli, Il fascino e la seduzione: affinità e differenze, http://www.nelfuturo.com/fascino-e-seduzione-affinita-e-differenze, consultato il 22.03.2016.

Luigi Fabemoli, Don Giovanni: quali sono le origini del capolavoro di Mozart e Da Ponte, http://www.p2warticles.com/2013/09/don-giovanni-quali-le-origini-del-capolavoro-mozart-ponte/, consultato il 22.03.2016.

Silvana Scricci, I seduttori della storia, https://silvanascricci.wordpress.com/2010/01/12/i-seduttori-della-storia/, consultato il 3.03.2016.

 

 

Enten-Eller, a cura di A. Cortese, III, Milano, Adelphi, 1978, pag. 172.

 

Fonte: http://newtonragazzi.altervista.org/Tesine2016/Georgiana/Seduzione.doc

Sito web da visitare: http://newtonragazzi.altervista.org

Autore del testo: Elena Georgiana Motfolea

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