Terapia di coppia

Terapia di coppia

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Terapia di coppia

 

TERAPIA DI COPPIA E MEDIAZIONE FAMILIARE NELL’OTTICA SISTEMICA

Somiglianze e differenze

 

Antonella Besa, Anna Cestari, Fernanda Puiatti, Massimo Zanin
Primo anno
sede di Padova

 

Introduzione

 

L’idea di riflettere sulle caratteristiche della Terapia di coppia e delle Mediazione familiare è nata da una nostra esigenza di chiarire meglio il ruolo del professionista nelle diverse situazioni e di metterle a confronto, dal momento che due di noi operano all’interno di un’associazione che si occupa di Mediazione familiare e gli altri due hanno potuto osservare terapie di coppia.
Inoltre ci siamo resi conto che, sia operando con gli utenti dei servizi, sia parlando con amici e conoscenti, spesso i due tipi di intervento vengono confusi tra loro, tanto che la mediazione viene intesa come un tentativo di riconciliazione familiare e quindi assimilata alla terapia.
Pertanto ci siamo posti l’obiettivo, con il presente lavoro, di confrontare la figura dello psicoterapeuta con quella del mediatore familiare.
In particolare abbiamo cercato di descrivere le differenze e le somiglianze tra il ruolo dello psicoterapeuta impegnato in una terapia di coppia ed il ruolo del mediatore impegnato in una mediazione familiare.
Per raggiungere tale obiettivo, dapprima abbiamo esaminato sinteticamente e a titolo introduttivo il ciclo evolutivo della coppia, poiché è su di essa che entrambi gli interventi vanno ad incidere. In seguito abbiamo spostato l'attenzione verso la descrizione degli obiettivi e delle modalità di intervento sia per quanto concerne la Terapia di coppia sia per quanto riguarda la Mediazione Familiare.
Infine abbiamo svolto un’analisi dedicata alla definizione delle caratteristiche specifiche di ciascun professionista, allo scopo di evidenziare alcune delle differenze e delle somiglianze fra il ruolo dei due esperti.

 

Uno più uno fa cinque

Una coppia non è la somma di due individui. Il pensiero sistemico ci ha ormai abituato a vedere, in ogni unione affettiva, una fondazione creativa originale che non coincide con la somma delle persone che la compongono. E' un corpo sociale tenuto da un patto, un insieme con una fisionomia propria e una propria identità. Il manifestarsi della vita di questo collettivo a due genera infatti un nuovo soggetto, il “noi” e attiva un particolare campo d’azione dato dall’interdipendenza, dalle interazioni, nonché dalle correnti di emozioni e pensieri circolanti e dai “sogni” reciproci che definiscono la forma stessa del legame e cementano la sua tenuta. In tal modo, due persone che formano una coppia, pur mantenendo la loro fisionomia di soggetti distinti, io/tu, costruiscono un insieme che si nutre allo stesso modo delle due individualità e dei reciproci sogni, cioè di quello che ciascuno dei due diventa nella mente dell’altro. In ogni legame si attua una sorta di contaminazione dei confini delle due soggettività che rappresenta al tempo stesso il potenziale creativo e il limite per ciascuno. Nei confronti di questa metamorfosi dei confini propri, abitualmente le persone che stabiliscono un legame sono ben disposte poiché essa costituisce il terreno dell’influenza consapevolmente o inconsapevolmente desiderata, quel di più o diverso che vogliamo e che sentiamo di essere stando con l’altro. Coscienza del legame, tensione tra il rispetto di sé e disponibilità a farsi “sconvolgere” dall’altro, sono gli elementi propulsivi del legame stesso. Conoscenza reciproca, attese, sogni, idealizzazioni, illusioni e speranze costituiscono pertanto gli ingredienti di ogni relazione affettiva, più, naturalmente, qualcos’altro di misterioso che comunemente sperimentiamo come amore, attrazione, elezione, passione, desiderio di convivere e condividere. A volte il miracolo non tiene più, il sogno si fa incubo, il campo d’azione si trasforma da spazio creativo a luogo di pianto, di insoddisfazione e di distruzione. Il dolore di una crisi di coppia può essere devastante per le persone che lo vivono, con ripercussioni su una porzione di ambiente circostante molto ampia. Mentre il disagio ordinario può essere digerito e superato dalla coppia che si impegna al chiarimento, altre crisi debordano ogni buona intenzione. I due avvertono che i loro sforzi e il loro desiderio di stare meglio non bastano, che i tentativi di capirsi naufragano e che non ce la fanno a uscire dall’impasse. Come animali in trappola, più si muovono e più si avviluppano nei loro lacci. Il parlare diventa inutile perché ogni discorso, invece di procurare schiarite di senso e nuove comprensioni, sembra trafiggere il cuore e inchiodare a un dolore insopportabile che comincia a nutrirsi di odio e risentimento. Qui, chi non va oltre si separa. Qualcuno è capace di raschiare dal fondo l’ultimo residuo di speranza e si dispone a domandare un aiuto esterno. E' a questo punto che le coppie entrano in consultazione.

 

La terapia di coppia

 

Gli obiettivi

 

La psicoterapia di coppia si può definire come un percorso di tipo relazionale che permette alla coppia di raggiungere una nuova stabilità all’interno del proprio sistema. Il nuovo assetto che assumerà la coppia in seguito alla psicoterapia, è il risultato dell’obiettivo che la coppia si prefigge di raggiungere; in altre parole la coppia si serve dell’aiuto dello psicoterapeuta per decidere quali sono le questioni da discutere, i problemi da risolvere e il tipo di lavoro terapeutico da intraprendere. In questo contesto assume importanza sia la raccolta di informazioni generali sulla coppia sia la conoscenza di informazioni riguardo al come e quando i/il problemi/a si sono formati e quali sono state le soluzioni tentate ma soprattutto diviene indispensabile conoscere le ragioni per cui i partner hanno deciso di iniziare una terapia di coppia.
Una terapia di coppia non deve mirare a mantenere unita la coppia, ma a cercare di capire quale è la situazione migliore per quella determinata coppia o per quella determinata famiglia: in alcuni casi la separazione può essere riconosciuta come il male minore.

 

I primi incontri

La fase di raccolta delle informazioni necessarie all’elaborazione di un programma di lavoro è il primo passo in una psicoterapia di coppia. L’utilizzo di alcune strategie, permette di fare un’anamnesi dettagliata e allo stesso tempo scevra da errori che potenzialmente potrebbero compromettere lo sviluppo di un rapporto terapeutico. Weeks e Treat (1998) consigliano ad esempio:

  • Di non prendere posizione, appoggiando uno dei due partner, ma di assumere un atteggiamento malleabile per cercare di comprendere la prospettiva di entrambi.
  • Di non intervenire troppo rapidamente, cercando di cambiare il sistema, prima ancora di comprenderlo.
  • Di non andare avanti fino a quando il/i problema/i e gli scopi non sono stati chiariti: una parte importante del processo di valutazione consiste nel comprendere se il problema viene vissuto da entrambi allo stesso modo e se la coppia condivide i medesimi obiettivi.
  • Di non discutere sui problemi in modo astratto e poco concreto: talvolta le coppie iniziano la terapia esternando le proprie difficoltà con un linguaggio astratto, non specifico. Compito del terapeuta è quello di passare dall’astratto al  concreto formulando domande su ciò che può sembrare poco determinante, prendendo sul serio entrambi i partner.
  • Di non sminuire il peso di un problema, anche se piccolo: è possibile che entrambi  i partner siano restii a parlare di un problema con l’intensità veramente vissuta e di conseguenza molti problemi vengono attenuati o minimizzati. Secondo gli Autori il terapeuta deve ascoltare con un “terzo orecchio” ciò che viene raccontato, anche ciò che può sembrare poco determinante, prendendo sul serio entrambi i partner.
  • Di non sbilanciare il sistema, vale a dire di non accettare la definizione del problema di un partner rispetto ad un altro: il terapeuta dovrebbe astenersi da qualsiasi giudizio, rimanere neutrale e adottare una prospettiva sistemica.

Questi consigli rappresentano delle linee guida per condurre le prime sedute; il terapeuta le utilizzerà non come delle regole ferree cui aderire rigorosamente ma come indicazioni da adattare ad ogni singolo caso.
Nel raccogliere questo insieme di dati concreti il terapeuta farà anche alcune inferenze relative alle dinamiche intrapsichiche di ogni singolo individuo e sul funzionamento di coppia (disturbi della comunicazione e della capacità di risolvere il conflitto), completando il quadro con un’analisi dei sistemi intergenerazionali.
Tra i compiti del terapeuta di coppia vi sono:

  • indagare sulle aspettative generali della coppia nei confronti della terapia e se necessario chiarire i limiti, evitando così che aspettative non realistiche (quali ad esempio quella di attribuire una funzione magica al terapeuta, delegando a lui il compito di dire alla coppia cosa fare e non fare) possano generare equivoci e quindi compromettere la riuscita della terapia;
  • informare la coppia su specifiche questioni relative al setting terapeutico (durata delle sedute, ritardi, costi, ecc.).

Molte coppie arrivano in terapia con apprensione, aspettative poco realistiche e mancanza di informazioni circa i ruoli e i confini dei pazienti, del terapeuta e dell’intero processo terapeutico. Diventa quindi necessario rendere esplicito alla coppia ciò che per il terapeuta può sembrare ovvio, evitando così malintesi e permettendo che la terapia abbia inizio in maniera sana e produttiva.
Non sempre la decisione di rivolgersi allo specialista è condivisa da entrambi i partner per cui accade abbastanza di frequente che lo psicoterapeuta si trovi davanti una persona motivata e alla sincera ricerca di aiuto, disposta a parlare e a cercare soluzioni ed un’altra che, con atteggiamento di sufficienza, se non di sfida, ascolta tutto senza commentare, senza svelarsi. In questi casi non bisogna scoraggiarsi subito: il partner poco motivato potrebbe sbloccarsi alla seconda o terza seduta; certamente se la cosa non avviene la terapia di coppia non può proseguire.

 

L'intervento

Il concetto di equilibrio è fondamentale nel pensiero sistemico e nel processo di terapia di coppia (Weeks e Treat, 1998): quando il terapeuta pensa in maniera sistemica ritiene che entrambi i partner di una diade coniugale contribuiscano alle difficoltà vissute all’interno di una coppia. Ne deriva la necessità di un intervento equilibrato, che dia sostegno e appoggio ad entrambi i partner. Spesso è difficile per il terapeuta riuscire ad affrontare una coppia in modo equilibrato perché di solito ciascun coniuge cercherà di convincerlo che la propria visione è quella corretta: nelle fasi iniziali della terapia avviene spesso una battaglia per assicurarsi l’alleanza del terapeuta.
Oltre ad un equilibrio nella comunicazione rivolta ai partner, va considerato anche l’equilibrio degli spazi fisici: la sistemazione della stanza e delle posizioni nello spazio della coppia e del terapeuta sono elementi importanti spesso poco considerati.
Come sottolineano Minuchin e Fishman (1980), le possibilità di alleanze e coalizioni in un qualsiasi gruppo di persone possono essere facilmente accertate osservando i segnali non verbali, come la vicinanza fisica e la direzione degli sguardi. Ad esempio, se i partner si trovano direttamente di fronte al terapeuta e non uno di fronte all’altro, potrebbero sviluppare l’idea che i terapeuta sia l’istruttore della situazione, rafforzando così la dipendenza del paziente e inibendo l’uso dell’interazione di coppia per esplorare i problemi.
La neutralità rappresenta un concetto sistemico centrale: è necessario che il terapeuta abbia la capacità di mantenere un approccio equidistante ed equilibrato così che entrambi i partner di una coppia possano esaminare le proprie responsabilità nelle difficoltà.
Tecnica chiave nell’intervento sistemico sono le domande circolari: servendosi di modelli circolari si tiene conto delle azioni di entrambi i partner, cercando di scoprire il significato e la funzione dei sintomi all’interno di modelli relazionali reciproci e ripetitivi: il diagramma di tali modelli potrebbe essere A→B→A→B (Penn,1982). Il terapeuta che pensa in maniera lineare tende a focalizzarsi sull’individuo, il terapeuta sistemico preferisce guardare al rapporto ed ai processi tra i partner, tra le famiglie  e nei contesti sociali; un terapeuta sistemico ritiene che i comportamenti di una coppia non siano casuali, ma tra loro correlati: sostituendo i processi lineari di colpa e di critica con la comprensione delle relazioni che legano i diversi comportamenti, i partner hanno l’opportunità di assumersi la responsabilità del cambiamento dei loro modelli comportamentali. Le informazioni ottenute dalle domande circolari si estendono al di là di un’indagine lineare: se ad esempio un cliente dice “sono furioso!”, le domande lineari possono essere “cosa l’ha fatta infuriare?” o “quando è diventato così furioso?” , mentre domande circolari possono essere “cosa fa il suo partner quando lei si sente così furioso?” .
Compito del terapeuta sistemico è quello di riuscire a sollecitare il contenuto e ad ascoltarlo e allo stesso tempo di comprendere la funzione e il significato della comunicazione (processo).
Nella terapia di coppia il terapeuta sistemico tenta di creare un’appropriata intensità emozionale tra i partner e tra sé e la coppia: troppa intensità può impedire al terapeuta di intervenire in maniera costruttiva ed alla coppia di comunicare  in modo efficace, viceversa, un’intensità troppo scarsa può impedire la costruzione di un punto focale durante la seduta ed ostacolare una comunicazione intima tra i partner. Nel corso della terapia l’emozione è una componente importante: il cambiamento cognitivo segue spesso il cambiamento emozionale, ed il cambiamento emozionale coinvolge necessariamente il cambiamento nella cognizione e nell’azione relative all’emozione (Greemberg e Johsons, 1986a).
Come può il terapeuta trasformare le idee disorganizzate della descrizione di un problema in intuizioni ed emozioni e, al contrario, come può lavorare con un’intensità eccessiva che impedisce qualsiasi comunicazione razionale? Tra le altre sono state proposte (Weeks e Treat 1998) 4 strategie che contribuiscono alla focalizzazione, alla creazione e alla gestione dell’intensità:

  • L’uso di immagini ed analogie: immagini ed analogie usate dal terapeuta e dal cliente aumentano la profondità e l’energia di un’interazione. A questo proposito Napier (1990), parlando delle metafore, scrive: “E’ in questo modo che la nostra realtà viene trasformata. Una serie di circostanze risvegliano in noi dei sentimenti che diventano così carichi ed intensi da cambiare letteralmente ciò che stiamo vivendo” (pag. 2). Esse possono essere usate in diversi modi: per una diagnosi più accurata, perché permettono di valutare la profondità e la gravità del problema (ad esempio, nel descrivere i sintomi depressivi), per scoprire significati più profondi ed incoraggiare un cambiamento e per trasmettere concetti di terapia senza l’uso del gergo professionale. A questo proposito si può notare che per la maggior parte dei clienti l’uso dei concetti e del gergo della terapia familiare durante una seduta non è utile: per ottenere una migliore comprensione della ricchezza e della profondità dei concetti della terapia familiare e di coppia, il terapeuta dovrebbe lavorare alla creazione di immagini e di analogie comprensibili per il cliente.
  • La descrizione degli interventi emozionali: il terapeuta dovrebbe tentare di imitare e di focalizzarsi sul linguaggio del paziente senza cercare di tradurre o interpretare quanto egli dice; se un marito dice “Pare che litighiamo tutto il tempo” e il terapeuta risponde “Su cosa discutete” fa una trasformazione di quanto detto dal marito il quale dovrà interpretare i nuovi significati dati dal terapeuta. Usando i significati e il linguaggio dei partner si crea un flusso naturale che favorisce la focalizzazione, l’intensità e la profondità emozionale di una seduta.
  • L’uso delle ripetizioni per creare intensità: l’uso delle ripetizioni da parte del terapeuta può fornire un punto di focalizzazione ed un orientamento concettuale cui difficilmente il paziente potrà resistere. Spesso all’interno della coppia ha luogo un processo di collusione che impedisce ai partner di comprendere o di rispondere ai tentativi di cambiamento da parte del terapeuta; la ripetizione può aumentare l’intensità dell’intervento del terapeuta.
  • Concentrazione sul materiale primario e sviluppo di un tema: l’intensità di una seduta terapeutica viene perduta quando la coppia e/o il terapeuta non permettono ai problemi più profondi di venire alla luce. Per evitare questo si possono seguire due strade: ci si può concentrare su un argomento portato dal paziente oppure è il terapeuta a prendere l’iniziativa.

Infine, alcuni cenni sulla gestione di un eccessiva intensità: compito del terapeuta di fronte ad interazioni negative e distruttive, è quello di farle cessare e lo può fare in vari modi: formulando domande che aiutino i partner a osservare e riflettere sulla propria comunicazione in modo meno emozionale, intervenendo in maniera più forte, bloccando l’interazione, modificando la struttura di una seduta (ad esempio interrompendola  o facendo uscire uno dei due partner.
Per concludere la gestione dell’intensità rappresenta una parte importante nella terapia di coppia: essa è un’abilità fondamentale che il terapeuta di coppia deve necessariamente sviluppare.

 

La mediazione familiare

 

Gli obiettivi

 

La Mediazione familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio.
Protagonisti della mediazione familiare sono due separati o separandi che non riescono a trovare una modalità di separazione sufficientemente adeguata per entrambi e una terza persona, il mediatore, che si impegna ad aiutare le parti a risolvere le questioni.
Il Mediatore familiare è un terzo neutrale e con una formazione specifica che, nella garanzia del segreto professionale ed in autonomia dall’ambito giudiziario, si adopera affinché  i componenti della ex-coppia elaborino in prima persona un programma di separazione/divorzio soddisfacente per sé e per i figli. Questa figura professionale si propone di affrontare gli eventuali problemi concreti che sorgono intorno alla divisione dei beni, all'affidamento dei minori ed alla loro educazione, alla determinazione delle contribuzioni a favore del coniuge e della prole, all'assegnazione della casa coniugale, agli accordi sui periodi di visita ai figli per il genitore non affidatario.
La funzione del mediatore è dunque quella di guidare la coppia verso una stabilità ed un equilibrio psico-affettivo di fronte alla rottura del proprio rapporto.
La mediazione familiare, più in generale, fornisce un servizio qualificato che possa venire incontro alle esigenze dei vari protagonisti della separazione:

  • l’esigenza dei figli di poter contare su due genitori che pur separati coordinano la    loro funzione educativa:
  • l’esigenza dei genitori di poter usufruire di uno spazio di elaborazione della propria vicenda separativa in chiave di ricostruzione e riparazione;
  • la possibilità del giudice che si occupa di separazione di utilizzare in un intervento specialistico al di fuori del giudizio in fase preventiva o, sospendendo le procedure giudiziarie, offrire una nuova opportunità agli ex coniugi, quando si è creata una storia di conflitto cronicamente agito per le vie legali;
  • l’esigenza di molti avvocati di poter assistere i propri clienti in condizioni meno critiche di emotività e più garantite dal punto di vista del benessere dei minori sia nelle fasi iniziali della separazione che in quelle successive;
  • l’esigenza della collettività di vedere ridotti gli elevatissimi costi psicologici ed economici (individuali e sociali) dell’alta conflittualità da cattiva separazione.

 

L'intervento

La mediazione familiare prevede un numero di incontri relativamente ristretto (di solito meno di dieci) da svolgersi in un contesto di degiuridificazione, ossia per il periodo in cui viene svolta la mediazione, devono venire interrotte tutte le pratiche giudiziarie.
Per quanto riguarda l'inizio dell'intervento di mediazione, non c'è accordo fra i vari modelli sul fatto che già dal primo colloquio siano presenti entrambi i coniugi o se sia meglio fare due colloqui separati per avere una prima idea della persona singola com'è senza l'altro.
Un'altra questione controversa riguarda l'opportunità o meno che i figli partecipino agli incontri di mediazione.
Il mediatore ha seguito un percorso di formazione in cui gli sono state date le conoscenze indispensabili di psicologia e psicologia evolutiva, nozioni di diritto e degli aspetti economici e fiscali della separazione e ha una preparazione specifica nel gestire il confronto e la ricerca di soluzioni.
Egli è responsabile del processo di mediazione, ma non è investito nel determinare il risultato della stessa. Mantenendosi imparziale ed equidistante aiuta i due membri della coppia a negoziare senza mai prendere decisioni per loro, gestisce le rispettive richieste, cerca le alternative e li incoraggia verso un accordo comune. Non deve interferire nelle decisioni proposte dai due coniugi, favorendo che esse vengano prese di comune accordo e quindi deve evitare di assumere una posizione direttiva e coercitiva. Dovrebbe avere un talento innato nella relazione con gli altri. Questa caratteristica trova la sua espressione nella sensibilità con cui egli ascolta, comprende, risponde, enfatizza o crea ipotesi e nella capacità di evitare manovre negative con la massima delicatezza.

 

Fase della valutazione

Serve ad esplorare la concreta possibilità della coppia ad accedere alla mediazione, chiarirne le regole ed il contesto. Il mediatore indaga le seguenti aree:

  • Comprensione della disponibilità individuale
  • Condizioni generali del sistema
  • Livello di conflittualità
  • Lo stile delle interazioni
  • Livello di fiducia nell'iniziativa di mediazione
  • Risorse dei due coniugi
  • Esistenza o meno di progetti per il futuro

 

Conclusa la valutazione iniziale su questi punti, il mediatore dovrebbe possedere questi dati:

  • I due sono in grado di pensare e agire razionalmente
  • Hanno un idea sufficientemente chiara delle questioni da discutere
  • Sono disponibili a cooperare

Se il sistema coppia cui si è di fronte ha le risorse necessarie,si può partire con una mediazione; alcuni mediatori stipulano un contratto che viene firmato dalle due parti sul progetto da perseguire. Se invece si accertano delle problematiche importanti nella coppia è preferibile inviare i due verso un'altra direzione: la psicoterapia.

 

Fase della negoziazione

La mediazione si focalizza sui contenuti specifici formulati in modo preciso e attento cominciando dai problemi meno gravi per finire con quelli più complessi, cercando di consolidare un clima di fiducia attraverso qualche successo iniziale. Molti ostacoli possono trovarsi nel cammino del mediatore, i più frequenti sono:

  • atteggiamento depressivo insorto in uno dei due a seguito dell'esperienza della solitudine
  • nei lasciati può dominare la incapacità emotiva e mentale di rinunciare all'altro
  • reazioni di negazione
  • legami eccessivamente coinvolgenti con i figli
  • interferenze da parte degli avvocati, famigliari, nuovo partner

 

All'inizio generalmente i due mettono in campo le loro teorie personali e inscenano una delle loro abituali sequenze comunicative, al fine di aggiudicarsi l'alleanza del mediatore. Ognuno tenta di diminuire la propria responsabilità e ad attribuire tutte le colpe della situazione all'altro. Di fronte a due persone dominate da forti componenti emozionali, il mediatore affermerà di essere estraneo alle loro questioni private, e cercherà di centrare il lavoro intorno a problemi molto semplici e di ordine pratico (per es. orari degli incontri, mezzi di trasporto…). Il mediatore, quindi, deve essere in grado di contenere la tensione emergente ed evitare di farsi coinvolgere dalle problematiche della coppia (questo può accadere sia perché i contenuti emotivi sono molto intensi sia perché possono scattare dei meccanismi identificatori dovuti al proprio vissuto) e creare un clima relazionale favorevole all’instaurarsi e al mantenersi di un canale di comunicazione efficace e stabile tra i coniugi. Nel caso in cui ci siano momenti critici in cui la conflittualità è tale da comprendere il rischio di abbandono, il mediatore può chiudere l'incontro in anticipo. Deve incentivare e valorizzare l’esercizio unitario e solidale della genitorialità anche dopo la rottura del legame coniugale.

 

Fase della contrattazione

Le questioni irrisolte vengono affrontate una per volta e ognuno dei due ex partner deve essere in grado di avere le informazioni necessarie riguardo alle rispettive posizioni così che si possa capire il punto di vista di ciascuno e i singoli interessi. Successivamente si cerca di stabilire fino a che punto gli ex coniugi pensano sia possibile raggiungere un accordo equo per fissare i termini di un’intesa.
Per evitare che si attivi la conflittualità fra i due il mediatore può seguire alcune indicazioni:

  • evitare la delega o l'alleanza
  • fare un tentativo diretto e chiaro di invitare la coppia ad una maggiore collaborazione
  • down del mediatore ossia egli dà una valutazione pessimistica della situazione, dubitando del risultato più di quanto i protagonisti stiano segnalando attraverso il litigio
  • proporre alla coppia di attuare una provvisoria sospensione della belligeranza
  • richiamare problemi che hanno coinvolto altre coppie per fare dei parallelismi o delle analogie

 
Ogni colloquio è bene che segua una certi passaggi:

  • mediatore propone di fare un riassunto di quanto è accaduto nella volta precedente
  • programma della giornata
  • mediatore deve tenere presente che egli presenzia ed è partecipe agli eventi nel momento stesso in cui ne è modulatore

 

Conclusione

I risultati raggiunti in mediazione potranno essere riferiti dai partecipanti al giudice qualora ci sia tale richiesta, ma non hanno valore legale.
La conclusione del processo di mediazione coincide di regole con il raggiungimento e con l'applicazione delle nuove regole di funzionamento che sono state concordate, ma soprattutto i due coniugi devono aver raggiunto un maggiore livello di comprensione e di tolleranza reciproche. A volte è opportuno un intervento rituale conclusivo del mediatore.
A distanza di tempo, soprattutto se gli accordi raggiunti hanno portato ad una revisione giuridico-legale, si effettueranno incontri di follow-up da intendersi come strumenti di verifica rispetto al funzionamento delle situazioni concordate e avvio per la risoluzione di problemi insorti nel frattempo attraverso negoziazioni su questioni rimaste aperte o manifestatesi nei mesi successivi.

 

Somiglianze e differenze tra Psicoterapia di coppia e Mediazione Familiare

 

Dopo aver descritto le caratteristiche della Terapia di Coppia e della Mediazione Familiare, ci sembra opportuno provare a tracciarne somiglianze e differenze.

 

Somiglianze

In entrambi i casi l'intervento ha come oggetto una coppia in difficoltà, ossia due persone che hanno o hanno condiviso un rapporto d'amore, ma si sono arenati di fronte ad alcuni ostacoli e per superarli necessitano di un aiuto esterno.
Sia il mediatore che il terapeuta sono due esperti che per acquisire la possibilità di esercitare la professione hanno percorso un lungo iter formativo teorico e pratico. Lo psicoterapeuta può essere medico o psicologo e deve aver fatto quattro anni di scuola di specializzazione in psicoterapia. Il mediatore può essere psicologo, assistente sociale, avvocato, medico o avere un titolo di laurea affine a quelli citati e deve aver fatto due anni di corso per mediatore familiare.
In ambedue i casi l'esperto avvia una serie di incontri preliminari con dei clienti per decidere se ci sono i presupposti per lavorare insieme. Fin dall'inizio vengono stabilite le regole di funzionamento del processo e il tipo di procedura che verrà eseguita. In entrambi i casi si utilizza un setting ben definito, si stabiliscono in linea generale la durata e la frequenza degli incontri e viene delineato l'obiettivo da raggiungere e quindi stipulato un accordo.
La relazione con l'esperto è lo strumento attraverso il quale si raggiunge l'obiettivo, ci sono alcune analogie fra i due ruoli del terapeuta e del mediatore:

  • L'intervento dell'esperto di fronte alla coppia deve essere equilibrato e cioè deve dare sostegno e appoggio ad entrambi gli individui della coppia (a meno che uno sbilanciamento non sia calcolato per raggiungere un determinato obiettivo), senza che nessuno dei due possa pensare di avere il terapeuta/mediatore come alleato.
  • L'esperto deve cercare di portare la coppia a discutere sui problemi in modo concreto, infatti le coppie talvolta esplicitano le loro difficoltà usando un linguaggio generico e aspecifico ("sono infelice", "io e mio marito non ci capiamo", "sto male"…). Egli deve passare dall'astratto al concreto con domande su chi, come, cosa, quando.
  • Il professionista non si sostituisce alla coppia. Egli non decide per loro gli obiettivi e il modo per raggiungerli, ma il suo compito è quello di aiutare i due membri della coppia affinché riescano a concordare una meta comune e a lavorare in modo cooperativo e costruttivo. In questo modo l'esperto valorizza il lavoro che viene svolto dalla coppia, poiché li fa sentire direttamente coinvolti nel raggiungimento degli obiettivi che essi stessi hanno fissato, e non come se stessero lavorando per obbedire alle direttive l'esperto.

 

Differenze

La TC differisce da un intervento di MF in quanto quest'ultimo si propone di affrontare gli eventuali problemi concreti che sorgono con la separazione/divorzio, ossia la divisione dei beni, l'affidamento dei minori ed alla loro educazione, la determinazione delle contribuzioni a favore del coniuge e della prole, l'assegnazione della casa coniugale, gli accordi sui periodi di visita ai figli per il genitore non affidatario; mentre la terapia di coppia in genere dovrebbe precedere la separazione in quanto è un intervento utile per aiutare la coppia a risolvere i nodi relazionali che rendono difficile la continuazione del rapporto.
Terapia di coppia e mediazione si differenziano per quanto riguarda ciò su cui si va ad operare. La TC agisce principalmente sui vissuti psichici ed emotivi che vengono portati dalla coppia, entra nel merito delle teorie personali dei due partner e analizza i pattern di relazione per comprenderne la funzione e il significato. Il mediatore da parte sua, non opera a livello dei contenuti o della gestione del conflitto, ma opera affinché i due componenti della coppia riescano a costruire un obiettivo terzo rispetto alle loro teorie personali, che sia al di sopra degli interessi egoistici del singolo. Il mediatore è più competente dei contraenti in merito alla gestione delle loro teorie personali e non dei loro problemi; se lo psicoterapeuta opera entrando nel merito delle teorie personali dei clienti attraverso l'utilizzo del proprio orientamento teorico, il mediatore invece lavora cercando di spogliarsi da qualunque altro ruolo e opera a livello della gestione delle teorie personali senza entrarvi nel merito dei significati.
Ne deriva che gli obiettivi trattati in terapia hanno carattere generale e coinvolgono ampi aspetti della vita dei due partner, i problemi hanno un contenuto prevalentemente psichico-relazionale, mentre gli obiettivi trattati in mediazione sono palesi e dichiarati, toccando problematiche di tipo pratico e organizzativo.
Fondamentalmente la Terapia di Coppia agisce su un sistema disfunzionale che deve "essere curato", dove i livelli di sofferenza sono così alti che spesso compaiono dei sintomi psichiatrici. In queste condizioni la terapia potrebbe essere avviata anche se i componenti della coppia hanno livelli motivazionali molto bassi.
Per contro, la mediazione familiare dovrebbe agire su un sistema "sano", ma disorganizzato, cosa che presuppone una presa di coscienza da parte dei membri della coppia di essere coinvolti in alcune difficoltà, e che richiede ai due un'alta motivazione a collaborare per risolvere la disputa (nel caso in cui ci il mediatore si accorga che questo presupposto non è tale deve immediatamente interrompere la mediazione ed inviare la coppia o uno dei membri verso un altro tipo di intervento). Nella realtà il mediatore agisce spesso su coppie che hanno grosse problematiche, ma che altrimenti sarebbero lasciate a sé stesse.
Entrando in questioni più squisitamente ascrivibili al modello sistemico, possiamo osservare che nella terapia il tecnico è fortemente connesso con la coppia ed evolve insieme ad essa secondo i principi della seconda cibernetica. Anche nella mediazione il conduttore entra in congiunzione con il sistema, ma mantiene sempre una relativa distanza e utilizza una certa direttività in quanto (in teoria) ha a che fare con un sistema dotato di maggiori risorse e quindi il suo intervento è limitato a proposte da sottoporre al vaglio dei clienti.

 

Conclusione

 

I temi e i problemi collegati alla vita di coppia che possono portare alla separazione della stessa, sono suscettibili dell’intervento professionale di due figure specifiche: quello dello psicoterapeuta di coppia e quello del mediatore familiare; entrambe accomunate dalla volontà di aiutare la coppia, seppure in fasi diverse del loro conflitto e con competenze specifiche.
Gli effetti di una crisi di coppia infatti riverberano su entrambi i partners della diade coniugale e richiedono il raggiungimento di un nuovo equilibrio che dà stabilità al “proprio” sistema, all’interno del quale l’obiettivo finale viene prefissato dalla coppia.
Lo psicoterapeuta della coppia ha il compito di tracciare il percorso di tipo relazionale che porterà gli interessati ad un nuovo equilibrio e che potrà sfociare nel mantenimento della coppia o nella separazione della stessa.
Il mediatore familiare ha la funzione di cercare modalità che utilizzino al meglio le risorse della coppia per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio, quando sarà necessaria l’elaborazione di un programma soddisfacente per sé e per eventuali figli.
Sia il mediatore familiare che il terapeuta sono figure esperte e necessitano di percorsi formativi teorico-pratici qualificati: lo psicoterapeuta è un medico o uno psicologo che ha frequentato una scuola quadriennale di psicoterapia; il mediatore familiare è uno psicologo o un avvocato o un’assistente sociale o un laureato con titolo affine che ha frequentato un corso biennale per Mediatori Familiari.
Le due figure impostano il loro intervento con strategie comuni, che in particolare devono prevedere:
a) atteggiamento “equilibrato” ovvero neutrale di fronte alla coppia, cioè mai sbilanciato da alleanze              
a favore di uno dei due componenti la coppia.
b) condurre la coppia a discutere con un linguaggio concreto, traducendo le asserzioni aspecifiche e         generiche che gli individui esplicitano, solitamente nei primi colloqui, e che denotano confusività.
c) aiutare i due membri della coppia a concordare una meta comune e condivisa, senza mai cedere alla tentazione di decidere al loro posto e dunque ad obbedire alla direttiva “dell’esperto”.
Gli interventi, però saranno differenziati in relazione agli scopi.
Il Mediatore familiare affronterà i problemi concreti legati alla separazione/divorzio quali l’affidamento dei minori e la loro educazione, la divisione dei beni, ecc. mentre il terapeuta di coppia aiuterà la coppia a risolvere i nodi relazionali che rendono difficile la prosecuzione del rapporto.
Ad entrambe le figure professionali è richiesta la capacità di comprendere se il “sistema coppia” ha le necessarie risorse per affrontare un cambiamento, essendo necessaria una “osmosi” tra i due diversi setting, prediligendo la direzione della psicoterapia quando è accertata una disfunzione della coppia.

 

 

Bibliografia

 

BOGLIOLO C. & BACHERINI A. M. (1998). Bambini divorziati. Edizioni Del Cerro.

FABBRINI A. (2000). Tra noi. Psicoterapia di coppia o l'arte di rammendare la crisi. Quaderni di psicologia, n°31.

HAYNES J. M. & BUZZI I. (1996). Introduzione alla mediazione familiare. Giuffrè Editore.

WEEKS G. R. & TREAT S. (1998). Terapia di coppia. FrancoAngeli

Siti internet

 

www.minori.it. La mediazione familiare come intervento di sostegno alla relazione genitore-figli. www.psicolinea.it. La terapia di coppia

 

Fonte: http://www.centrogenoveseterapiafamiliare.it/wp-content/uploads/2014/01/TC-e-MF-28.11.02.doc

Sito web da visitare: http://www.centrogenoveseterapiafamiliare.it

Autore del testo: sopra indicati nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Terapia di coppia

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Terapia di coppia

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Terapia di coppia