Deacidificazione della carta

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Deacidificazione della carta

Deacidificazione della carta [deacidificazione, der. Di acido, dal lat. Ăcidus, «essere pungente», col pref. De-, con valore negativo, carta, dal lat. Charta e dal greco chártēs, dapprima «rotolo di papiro», e dal medioevo, la carta di stracci]. Il fenomeno della elevata acidità della carta, provoca un abbassamento del ph portandolo a un valore intorno a 5 o anche inferiore. In questi casi la carta necessita di urgenti interventi di deacidificazione, al fine di riportare il ph a valori superiori a 7, ottenendo così anche una riserva alcalina, che ha lo scopo di rallentare il più possibile il degrado del supporto cartaceo, anche in condizioni di conservazione non favorevoli. Questo effetto si può ottenere principalmente attraverso il processo di deacidificazione, che può essere: a) acquosa, b) non acquosa. A) deacidificazione acquosa: in questo caso si procede, verificata la solubilità degli inchiostri, cioè accertato che l’inchiostro del documento, nel caso di manoscritti, non si sciolga se immerso in acqua, allo smontaggio del volume, cioè alla privazione della legatura e al taglio del filo di cucitura così che i fascicoli che compongono il volume siano sciolti e quindi immersi in una vasca per il restauro. Nell’acqua contenuta nella vasca, può essere disciolto l’idrossido di calcio, di gran lunga il più efficace, il bicarbonato di calcio, poco utilizzato perché molto instabile, il bicarbonato di magnesio, sulla cui utilità si discute ancora oggi. Una volta deacidificati, i fogli sono messi a asciugare sugli stenditoi e quindi, ricostituiti i fascicoli, sono cuciti è il libro è rilegato, b) deacidificazione non acquosa: quando appare opportuno non smontare il libro, perché la prova effettuata ha mostrato che gli inchiostri risultano solubili in acqua, cioè tendono a scolorirsi se immersi in una soluzione acquosa, si ricorrere alla deacidificazione senza smontaggio e quindi senza immersione in acqua. Preferibilmente è utilizzata una soluzione d’idrossido di bario solubilizzata in alcool metilico, ma l’icrcpal, a questo proposito, consiglia invece l’utilizzo di una miscela a base di acetato di calcio. Uno dei prodotti più utilizzati specie all’estero, è invece un composto a base di metossimetilcarbonato di magnesio, chiamato soluzione wei t’o. Un inconveniente presentato dalla deacidificazione senza smontaggio, è il possibile ingiallimento della carta. Sempre nel caso della deacidificazione non acquosa, va segnalato il possibile utilizzo dell’aerosol book saver®, un prodotto a base di propossido di magnesio carbonato. Tra le controindicazioni, si rileva che le dorature ottenute dal 1960 in avanti, e in particolare i coloranti fissati su plastica, si alterano, come anche alcuni collanti sintetici usati per incollare il dorso dei libri di quello stesso periodo. Inoltre il prodotto non penetra correttamente nella carta patinata. Bibliografia: pastena 2009b.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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