Libro arabo

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Libro arabo

Libro arabo di una letteratura in scrittura e lingua araba si può parlare solo dopo la fuga di maometto dalla mecca (622 d.C.) Con la redazione del corano, che dopo un lungo periodo di tradizione orale, raggiunse una sua canonizzazione nel testo scritto sotto il terzo califfo, ʻothmàn ibn ʻaffàn, verso la fine del vii secolo d.C. La nascita della scrittura e della letteratura araba, nascono così quando ormai il codex si era ormai affermato sia in occidente sia in oriente. Come ha osservato déroche, «prima del trionfo del codex nel mondo arabo, il volumen ha occupato a lungo una posizione dominante nel mondo mediterraneo, benché il manoscritto in forma di rotolo non abbia rivestito un ruolo rilevante nella civiltà arabo-islamica [...]». Con l’espansione dell’islàm, gli arabi entrarono in contatto con le popolazioni del continente asiatico (india, cina, ecc.), Ma questo non sembra avere influito particolarmente nella formazione del libro arabo. I supporti utilizzati nel libro arabo-islamico sono il papiro e la pergamena, e in seguito la carta, come testimonia nel ix secolo ibn ‘abd rabbih (m. 329-940), Che narra di uno studioso, morto nel 307-919, il quale aveva scritto a un amico chiedendogli dei calami da utilizzare su fogli di papiro, di pergamena e di carta, dal momento che nel paese dove egli risiedeva non vi erano canne. Altri supporti scrittori dei primi secoli del mondo arabo-islamico sono quelli non costituiti da fogli flessibili (ossia ossa, nervature di palma, cocci, cuoio, pelli conciate, ecc.), Tali furono, per esempio, quelli su cui, secondo la tradizione, si registrò una parte dei versetti del corano, al tempo del profeta. I più antichi corani sono scritti su pergamena, probabilmente perché questo era un materiale più idoneo a essere piegato per formare i fascicoli del codice. Il papiro ebbe anch’esso una vasta diffusione: ne sono attualmente conosciuti oltre 16.000, Provenienti in gran parte dall’egitto, il cui utilizzo è attestato fino al xiv secolo. Non sappiamo quando la carta fu introdotta nei paesi arabi, ma presumibilmente il suo utilizzo è da collocare tra il vi-vii secolo, incontrando subito un grande favore, tanto che il califfo di baghdād, harun ar-rascid (786-809) dispose l’esclusivo impiego della carta negli atti cancellereschi, avendo scoperto che risultava difficile correggere con raschiature, senza lasciare traccia. Nel x secolo la carta sembra sostituire sempre più spesso la pergamena determinando il definitivo abbandono del papiro. La forma del libro arabo-islamico è prevalentemente quella del codice, mentre il rotolo è piuttosto raro, ancorché utilizzato per lungo tempo per scritti di tipo documentario, quali cataloghi di biblioteche. L’aspetto più rilevante dei primi manoscritti arabi, datati al vii secolo d.C., È quello dei codici coranici dalla forma oblunga, forse, a giudizio di alcuni studiosi, per un’influenza derivante da quella del rotolo. La scrittura araba è sinistrorsa, procede cioè da destra verso sinistra. Di conseguenza il codice arabo è impaginato in senso opposto a quello greco-latino, cominciando dal verso dell’ultima pagina verso la fine, rispetto al libro occidentale. Nei manoscritti islamici il ricorso agli inchiostri colorati o alla doratura rispondeva principalmente alla necessità di dar rilievo a un elemento del testo, a una o più parole, o a un intero enunciato. La loro applicazione risulta variabile: il colore era utilizzato sia per il testo sia per i segni annessi, l’apposizione di segni diacritici o la sopralineatura, in taluni casi le porzioni di scrittura colorate potevano essere introdotte anche nei testi a margine e o nelle titolazioni dei cartigli centrali.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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