Maya scrittura

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Maya scrittura

Maya, scrittura i maya non furono il primo popolo mesoaericano a utilizzare la scrittura, nata probabilmente in quelle regioni, per opera di una civiltà ancora non identificata con certezza. Probabilmente la prima forma di scrittura in questa parte del mondo, si deve alla civiltà olmec, che fiorì tra il 1200 e il 400 a.C., Conosciuta dai siti di tres zapotes, la venta e san lorenzo nel golfo del messico. Questa scrittura, solo recentemente decifrata, è composta di un sistema misto, sia geroglifico sia logosillabico. Un’altra attestazione di una scrittura in mesoamerica, si ha verso la fine della metà del i millennio a.C. Sul monte albàn, nella valle di oaxaca, questa scrittura è attestata dal vi secolo a.C. Fino al 150 d.C., In una zona nota perché associata alla lingua zapotec, una branca della famiglia linguistica otomanguea. La sua decifrazione è attualmente in corso, ma si ritiene che si scrivesse in colonne, dall’alto verso basso e che fosse letta da destra verso sinistra. L’ipotesi che la scrittura zapotec, di tipo logografico, abbia origine da quella iconografica olmeca, rimane a oggi l’ipotesi favorita per giustificare l’origine delle scritture mesoamericane, anche se allo stato attuale delle nostre conoscenze, esistono ancora molti dubbi sull’origine della scrittura in questa regione. La scrittura della civiltà maya che sorse in america centrale tra il 500 e il 1200 d.C. Con un periodo classico che va dal 300 al 900 d.C., È di tipo logosillabico nel senso che unisce logogrammi a segni fonetici con valore sillabico, in un gruppo complesso polivalente. Gli geroglifici maya, per analogia con quelli aztechi, sono definiti glifi, questa scrittura è ampiamente documentata in numerose iscrizioni su stele di pietra, altari, vasi, ecc. E da quattro codici manoscritti conservati rispettivamente a madrid (codice tro-cortesiano), dresda, parigi, e il quarto, detto codice grolier, ritrovato nel 1965 ed esposto per la prima volta nel grolier club a new york, per essere donato poi al governo messicano, l’autenticità di quest’ultimo manoscritto però è stata messa in dubbio. La pietra di rosetta della scrittura maya, è rappresentata da una registrazione fatta nella metà del xvi secolo dal francescano diego de landa, che accanto ai glifi maya inserì la loro pronuncia in lingua spagnola. Sulla base di quest’opera, il primo a proporre una lettura fonetico-sillabica fu nel 1933 il linguista americano benjamin whorf, ma un notevole progresso è stato compiuto per opera del russo yuri knorosov. Egli, lavorando all’istituto di etnologia di leningrado, e utilizzando un’edizione di un codice maya che aveva recuperato nel 1945 dalle macerie della staatsbibliothek di berlino durante la seconda guerra mondiale, riuscì a identificare alcuni suoni di questa scrittura. Nuova luce fu poi portata dall’archeologa russa tatiana proskouriakoff, che viveva però in america, la quale scoprì in cima alle piramidi dell’acropoli di pedras negras, un gruppo di nuove iscrizioni, che consentirono di identificare dei nomi dinastici. Anche se esistono ancora dubbi sulla lettura dei glifi maya, oggi questa scrittura può essere considerata decifrata. Dal punto di vista grafico i glifi maya rappresentano un interessante sviluppo autoctono nella nascita di una scrittura che, almeno apparentemente, non ha avuto rapporti con altre civiltà del continente euro-asiatico. In essa sono presenti numerosi omofoni (diversi segni con uno stesso valore fonetico) e polifoni (varie letture per uno stesso segno) per un totale di circa 800 glifi identificati di cui solo 300 sono d’uso più comune. I glifi con valore sillabico sono 150 e un gruppo speciale di oltre 100 glifi rappresentano toponimi e-o nomi di divinità tutelari delle città, i glifi maya spesso sono scritti in due colonne verticali, la loro lettura è fatta dall’alto in basso, da sinistra verso destra. Il principio fonetico appare piuttosto presto nella scrittura maya. Fin dal 320 d.C. È evidente l’uso del complemento fonetico, in cui una parola è rappresentata da un logogramma, ma un altro segno è aggiunto a esso come prefisso o suffisso per indicare come una sua parte deve essere pronunciata. Nella scrittura maya tutte le parole finiscono in consonante, ma nella scrittura è attestata solo la sillaba che finisce in vocale. Questo significa che, per adattare alcune sillabe, è necessario inserire una vocale extra, che non va pronunciata, alla fine della parola. A esempio la parola cioccolata, è usualmente scritta sillabicamente come . In questo senso, quando è trascritta, la finale è inserita tra parentesi tonda, , per indicare che non si pronuncia. Sulla base delle ricerche condotte in questi anni, sappiamo che i maya avevano un nutrito gruppo di divinità, e tra queste va citato il dio itzamná, cui si deve nella mitologia maya l’invenzione della scrittura, alcune sue rappresentazioni si trovano anche nel codice di madrid. Un'altra divinità, legata anch’essa alla scrittura, ma probabilmente nel senso di colui che la insegnava e diffondeva, è il dio pawahtún, frequentemente rappresentato nei vasi in ceramica. Bibliografia: coe 1999.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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