Pigmento processi al

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Pigmento processi al

Pigmento, processi al [pigmento, dal lat. Pigmentum, der. Del tema di pingĕre, «tingere, dipingere»]. Sotto questo nome si indicano molti procedimenti di stampa fotografica, basati sulle modificazioni, prodotte dalla luce, delle proprietà fisiche di alcuni colloidi naturali o sintetici, sensibilizzati con bicromato di potassio o ammonio. Fra i collodi naturali sono stati usati albumina, caseina, gelatina, gomma arabica e gommalacca. Fra quelli sintetici alcuni esteri polivilinici. Fra questi ultimi si possono classificare anche quei prodotti semisintetici, come certi esteri cellulosici. In seguito alla esposizione alla luce il colloide può diventare insolubile in acqua, proprietà sfruttata nei procedimenti artigue, al carbone, carbro, fresson, alla gelatina, alla gomma bicromata. Queste sostanze, pigmentate e sensibilizzate sono stese su un supporto ed esposte alla luce. La parte non esposta e ancora solubile è asportata con acqua e rimane un’immagine positiva pigmentata. Dopo esposizione alla luce, il colloide può perdere, essendosi indurito, la sua proprietà di rigonfiarsi nell’acqua, cosa che ha dato origine ai processi al bromolio, alla stampa a olio e a imbibizione dei coloranti. Nei procedimenti al bromolio e all’olio la stampa è usata come una lastra offset: l’inchiostro da stampa grasso non aderisce alle parti rigonfiate e bagnate ma solo a quelle indurite e asciutte. La matrice inchiostrata si usa per produrre stampe al torchio. Nei procedimenti di imbibizione, invece, la stampa assume una soluzione acquosa di colorante, il quale è poi trasferito eventualmente su un supporto spremendolo al torchio. Una terza modificazione delle proprietà fisiche del colloide, sempre conseguente a un indurimento, è la perdita di adesività. Nel procedimento alla polvere il materiale impressionato viene pennellato delicatamente con un pigmento secco che rimane aderente al colloide rigonfiato. Si ottiene una positiva con un pigmento scuro e un supporto chiaro. Invertendo i colori si può ottenere una negativa. (V. Anche positivo al carbone). Pigmento metallico [pigmento, dal lat. Pigmentum, der. Del tema di pingĕre, «tingere, dipingere», metallico, dal lat. Metallĭcus, gr. Metallikós]. I pigmenti metallici come l'alluminio e il bronzo sono utilizzati come componenti di inchiostri di stampa per ottenere superfici con lucentezza metallica. L'inchiostro metallico non è un inchiostro di sicurezza in senso stretto, in quanto liberamente disponibile a ogni tipografo commerciale. Questo è tuttavia un tipico inchiostro anticopia in quanto una copia (inclusa quella prodotta da una stampante desktop) non può riprodurre l'effetto originale. Pigmento per patina [pigmento, dal lat. Pigmentum, der. Del tema di pingĕre, «tingere, dipingere», patina, dal lat. Patina, e dal gr. Patáne, «scodella»]. Polvere finissima e quasi bianca, quasi esclusivamente di origine minerale, che costituisce la parte essenziale della patina per carta. Essendone il componente principale, dalla sua natura chimica e fisica dipendono caratteristiche fondamentali della carta patinata, quali a esempio il grado di bianco, la finitura, l’opacità e la ricettività all’inchiostro. I pigmenti per patina più usati sono il caolino, il carbonato di calcio, il biossido di titanio, il bianco satin, il solfato di sodio, la farina fossile. Alcuni di questi pigmenti sono utilizzati, per gli stessi scopi, anche come materia di caricadella carta.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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