Retinatura

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Retinatura

Retinatura [der. Di retino, dim. Di rete, dal lat. Rēte, di orig. Oscura]. Scomposizione dell’immagine in un insieme di linee o di puntini equidistanti e di densità costante, mediante l’interposizione di un dispositivo ottico detto retino, tra l’originale da riprodurre e il negativo che si vuole ottenere. Le dimensioni dei micropunti sono proporzionali all’intensità del colore da riprodurre. Le forme rilievografiche e planografiche non sono in grado di riprodurre le tonalità degli originali, in quanto possono solo avere parti stampanti o non stampanti, escludendo quindi situazioni intermedie. L’immagine, pertanto, per essere riprodotta nelle diverse tonalità, deve essere trasformata in un positivo retinato, costituito da singoli elementi stampanti, sufficientemente piccoli da essere difficilmente distinti a occhio nudo. La superficie di tali microelementi stampanti risulterà proporzionale al tono dell’originale, cioè tanto più grande è il retino quanto più scura è la zona che vi corrisponde nell’originale stesso. Questi punti sono stampati in tipografia o in offset come fossero elementi di un disegno a tratto, ma l’effetto ottico finale è quello di un’immagine fedele a quella di partenza in tutte le sue sfumature e gradazioni tonali. La retinatura consente di riprodurre qualsiasi immagine (per esempio fotografie, disegni a chiaroscuro), sia in bianco e nero che a colori. Per le immagini da riprodurre in quadricromia, tutte e quattro le pellicole ottenute dalla selezione del colore devono essere retinate. La trama dei punti di ciascun colore, identica per quanto riguarda il numero di linee per cm2, deve avere un’inclinazione diversa, in modo da ridurre al minimo la sovrapposizione in stampa dei puntini di differente colore. Mediante l’impiego di retini dal differente disegno (per esempio a punti, a righe o ad altre trame), si possono ottenere effetti diversi da una medesima immagine fotografica. Ma anche la retinatura stessa può offrire risultati nuovi utilizzando una scansione differente, cioè un diverso numero di micropunti per cm2: la definizione dell’immagine risulta migliore, quanto è più alta la densità dei microelementi. Il limite è costituito dalla tipologia della carta, la possibilità di stampare un maggior numero di micropunti per cm2 cresce quanto più è liscia la carta. Per questo motivo per le riproduzioni fotografiche si preferisce una carta patinata, rispetto a quella usomano. Nelle tecniche di riproduzione più moderne, la retinatura si può ottenere anche con un sistema elettronico: macchine automatiche, come gli scanner, leggono le immagini scomponendole in puntini e trasformando direttamente i valori in percentuali di superficie, senza ricorrere all’interposizione di retini.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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