Serigrafia

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Serigrafia

Serigrafia [comp. Di seri(co), dal lat. Serĭcus, «di seta», der. Di seres, gr. Sḗres, popolo dell’asia centrale famoso nell’antichità per la fabbricazione e la lavorazione della seta, e da -graphía, der. Dal gr. Gráphō, «scrivere»]. Procedimento di stampa già noto nell’antico egitto e in estremo oriente, noto come pochoir o stencil, e riattivato con brevetto del 1907 dall’inglese samuel simon. Secondo la definizione della norma uni, «è un processo di stampa permeografica. La forma è costituita da un telaio entro cui è teso un tessuto permeabile di fibre sintetiche o di metallo. L’impermeabilizzazione dei contrografismi può essere eseguita con tecniche di fotoformatura diretta o indiretta, o con tecniche manuali» (uni 7290:1994 §4.1.4.1). Questa tecnica di stampa è conosciuta anche come stampa con tela di seta (silk-screen) che produce immagini o testo stampato pressando l'inchiostro sul supporto sottostante con una lama gommata attraverso le aree permeabili di una matrice (retino). La serigrafia permette di applicare con un solo passaggio uno strato d’inchiostro più spesso rispetto alle altre tecniche di stampa. Elementi caratteristici: inchiostrazione generalmente densa, strato spesso, struttura a rete con bordi seghettati. Cenni storici la seta, intesa come materiale per stampare, è stata usata per la prima volta in europa probabilmente intorno al 1870. Nel 1907 in inghilterra, fu brevettata da samuel simon una tecnica per la stampa di tessuti eseguita con la seta stesa su un telaio e per mezzo di un pennello molto rigido che faceva passare l’inchiostro attraverso gli spazi aperti. Lo spremitore, o racla, fu introdotto più tardi, mentre negli anni ’20 del xx secolo fu inventata la prima macchina serigrafica automatica. Negli stessi anni louis d’autremont, dell’ohio, inventò un materiale facile da intagliare, chiamato profilm, a base di gommalacca. Joseph ulano ne migliorò ulteriormente le qualità introducendo l’uso di una pellicola fotosensibile, rendendo così la tecnica serigrafica più facile da seguire, portandola al livello delle altre tecniche della stampa. Si deve a carl zingrosser, allora curatore del dipartimento stampe del museo di belle arti di philadelphia, il merito di aver coniato il terrine serigraph, per distinguere la serigrafia creativa da quella commerciale definita silk- screen. Principi tecnici la seta delle origini è ora sostituita da tessuto sintetico (nylon o poliestere), teso come un tamburo su un telaio di legno o di metallo, generalmente alluminio, di forma rettangolare per formare il quadro di stampa. La trama del tessuto può essere più o meno fitta. La scelta dipende dalla qualità dell’immagine che si vuole stampare e dalla quantità d’inchiostro che si deve depositare sul supporto di stampa. I fili dell’ordito sono contati per centimetro quadro e designati con un numero che varia da 16 a 120: più alto è il numero più fitta è la trama. Per stampare su materiali diversi dalla carta come la ceramica o l’argilla, si usa una trama metallica (acciaio, bronzo, rame, ottone) attraverso la quale far passare gli inchiostri adatti al supporto che deve riceverli. La forma è costituita da uno schermo di seta teso su un telaio, la quale è sgrassata e pulita prima di provvedere, con metodi diversi, a differenziarne le parti che devono risultare permeabili agli inchiostri, da quelle impermeabili. All’atto della stampa il telaio, montato su cerniere, è abbassato, ma non completamente, sul supporto che deve ricevere l’impressione si versa l’inchiostro lungo il margine superiore della matrice, distribuendolo su tutta la superficie, e si procede quindi alla stampa, abbassando completamente lo schermo in modo che l’inchiostro penetri attraverso le maglie libere della seta per essere raccolto dal supporto sottostante. La meccanizzazione del procedimento di stampa ha permesso di ottenere espressioni grafiche di buona qualità per un elevato numero di copie. Per la stampa serigrafica a più colori, si useranno diversi quadri di stampa utilizzando il registro come per ogni altra tecnica. Subito dopo averne terminata la tiratura si puliscono il telaio, il tessuto e l’area di stampa con il solvente specifico per ogni inchiostro. Un elemento importante per la stampa serigrafica è la racla o spremitore, usato per spingere l’inchiostro tra gli spazi aperti del tessuto. Essa deve essere più larga dell’immagine e più stretta del telaio per potere premere il tessuto del quadro di stampa e portarlo a contatto con il supporto da imprimere. La racla serigrafia è costituita da un manico di legno nel quale è inserita una lama di gomma sintetica o plastica (neoprene o poliuretano) di circa un centimetro di spessore, flessibile e rigida nello stesso tempo. La flessibilità della racla è variabile racle morbide fanno passare più inchiostro, mentre racle dure sono usate per i dettagli molto fini e per la stampa di un’immagine realizzata a retino. Modi di esecuzione dell’immagine sulla seta l’immagine che si desidera imprimere può essere realizzata con metodi diversi ma deve sempre essere più piccola rispetto al quadro di stampa, usualmente di circa 20 cm in altezza e di almeno 10 cm in larghezza, per consentire alla racla di distribuire uniformemente l’inchiostro e spingerlo attraverso il tessuto, al momento della stampa. Immagine su telaio al negativo sul quadro di stampa si dipinge direttamente lasciando aperte le zone del tessuto attraverso le quali passerà l’inchiostro. Si usa la colla se si deve stampare con inchiostri a base d’olio, oppure la gommalacca se si tratta d’inchiostri a base d’acqua. Immagine sul telaio al positivo anche in questo caso si dipinge direttamente sul quadro di stampa ma con tempera, inchiostro o carboncino litografico. Una volta asciutti questi elementi si stende uniformemente sull’intera superficie del tessuto un leggero strato di gommalacca (per la tempera) o di colla (per l’inchiostro o il carboncino litografico). Quindi si lava il quadro di stampa con acqua nel primo caso o con litofina nel secondo. L’acqua e la litofina scioglieranno le zone disegnate asportando la gomma o la colla e lasceranno aperte le zone attraverso le quali passerà l’inchiostro. Ulano film tecnica che prende il nome dal suo inventore, joseph ulano, che negli anni ’30 del xx secolo applicò uno strato di gommalacca su un foglio di carta semitrasparente. L’immagine è realizzata intagliando con un coltellino affilato solo lo strato superiore di gommalacca del film, togliendo dopo l’intaccatura, le zone intagliate. Il quadro di stampa, dopo essere stato perfettamente lavato e asciugato, è appoggiato sul film intagliato. Con due tamponi, uno bagnato con solvente adatto e uno asciutto, si strofina sul lato interno del quadro di stampa, facendo aderire lo strato di gommalacca al tessuto, passando prima il tampone bagnato poi quello asciutto, partendo da un angolo. Dopo aver passato entrambi i tamponi su tutta la superficie, si lascia asciugare per circa 10 minuti e poi si toglie la carta che costituisce il primo strato del film. Elaborazione fotografica sul quadro di stampa, dopo essere stato perfettamente e accuratamente pulito, è distribuita in maniera uniforme una emulsione fotografica, chiamata in gergo gelatina, per mezzo di una spatola concava e in ambiente semioscuro. Sulla gelatina asciutta, si pone la pellicola con l’immagine, in gergo definita trasparente, in perfetto contatto con l’emulsione sul quadro di stampa. Il tutto è poi esposto a una fonte luminosa che può essere il sole, l’arco voltaico, una luce ultravioletta, ecc. I raggi di luce passano attraverso le zone non opache del trasparente polimerizzandole e indurendole. Le zone invece opache nel trasparente, e che corrispondono all’immagine, non fanno passare la luce. Esse non s’induriranno e saranno asportate lavando il quadro di stampa con un forte getto d’acqua. Il tempo di esposizione varia a secondo della fonte luminosa, dello spessore, della emulsione e del tipo di tessuto usato (bianco, giallo, a trama larga, media, fine). Dopo l’asciugatura il quadro di stampa è pronto per essere stampato. Bibliografia: teleri biason 2006.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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