Tricromia

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Tricromia

Tricromia [der. Del gr. Tríchrōmos, comp. Di tri-, «tre-» e cromia, dal gr. -Chrōmia, der. Di chrȭma, «colore»]. Procedimento per ottenere riproduzioni a stampa nelle tinte originali di soggetti a colori sovrapponendo solo i tre colori fondamentali (rosso magenta, blu ciano, giallo). Tecnica adatta per le riproduzioni di toni delicati, in cui l’immagine è scomposta nei tre colori di base citati, mediante tre riproduzioni fotografiche che permettono di ottenere altrettanti negativi (uno per ogni colore selezionato) i quali, retinati e trasferiti su lastre, consentono la ricomposizione del soggetto con tre passaggi di stampa. La prova di stampa è ottenuta con un’impressione con il torchio. Attualmente la selezione dei colori è realizzata mediante dispositivi elettronici che producono direttamente una pellicola positiva per ogni colore, utilizzata per incidere la lastra di stampa. Nel 1837 lo stampatore francese godefroy engelmann brevettò la tecnica di stampa a tre colori (tricromia), che chiamò cromolitografia. La maggior parte delle cromolito editate dalle officine di engelmann presentavano tinte piatte, uniformi che, sovrapposte, davano altri toni cromatici. Le sfumature erano ottenute dall’effetto della matita sulla grana della pietra. Nel 1839 il fisico tedesco jean mile dimostrò che dipingendo delle superfici con lineette di colore diverso queste, guardate da una certa distanza tanto da non essere più visibili singolarmente in modo distinto, determinavano sulla retina una mescolanza di colori (lo russo 2006, 14).

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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