Attività sportive adattate

Attività sportive adattate

 

 

 

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Attività sportive adattate

 

APPUNTI  DI ATTIVITA’ SPORTIVA ADATTATA

 

 

LE ATTIVITÀ FISICHE ADATTATE: introduzione

Da più di vent’anni in molti Paesi europei ed extraeuropei viene praticata una nuova disciplina che prevede al suo interno la possibilità di adattare tutte le forme più conosciute della motricità, dall’educazione fisica nelle scuole all’avviamento alla pratica sportiva nelle società, dalle forme riabilitative e terapeutiche alle attività di ricreazione, dalla ginnastica di mantenimento allo sport agonistico: è l’“Attività Fisica Adattata” meglio nota con la sigla APA, dall’inglese “Adapted Physical Activity” o dal francese “Activité Physique Adaptée”. Con il termine “Attività Fisica Adattata” si indica, quindi, una materia interdisciplinare che comprende l’educazione fisica, le discipline sportive,  la riabilitazione funzionale e le scienze motorie al servizio delle persone in difficoltà.
Lo sport adattato comprende tutte quelle discipline che vengono ideate per coloro che presentano dei bisogni particolari. Alla luce di questa definizione, se consideriamo la pallacanestro uno sport “normale”, possiamo definire la pallacanestro in carrozzina uno sport adattato. Altra cosa, invece, sono gli sport appositamente creati per i disabili: il torball, per esempio, è una disciplina sportiva che viene praticata solo dai non vedenti. Lo sport adattato può essere praticato in ambienti integrati, ossia con individui normodotati, o in ambienti speciali, esclusivamente con individui disabili.
Nei paesi in cui le APA sono affermate, i programmi di sport adattato rientrano nelle attività scolastiche ed extrascolastiche, a scopo educativo. Talvolta queste attività si protraggono anche per l’intera giornata, dopo le normali lezioni curricolari e spesso prevedono la partecipazione di due o più scuole.
L’APA può essere praticata anche per semplice divertimento nel tempo libero: tali attività possono prevedere scopi terapeutici e riabilitativi. Lo studio e la ricerca nel campo delle APA dimostrano, infatti, che la pratica di attività fisiche da parte di soggetti disabili porta ad un miglioramento in tutte le aree del soggetto: motoria, psicologica, sociale, affettiva. Attraverso  lo sviluppo e l’ottimizzazione delle capacità residue del soggetto disabile si arriva ad un incremento del grado di mobilità e autonomia personale, necessari per l’integrazione e la partecipazione alla vita sociale.
I benefici in età evolutiva:

 


ATTIVITA’ SPORTIVA

  • alto valore educativo e formativo
  • benefici su crescita fisica e globale (respiratoria, cardiovascolare, motoria.)
  • acquisizione di capacità di controllo e di adeguamento alle regole
  • presa di coscienza delle proprie capacità
  • saper accettare esiti non positivi

  • migliora l’autostima e la sicurezza di sé
  • sviluppa competenze e attitudini a collaborazione
  • favorisce la socializzazione e l’integrazione
  • contrasta la vita sedentaria e l’iperprotezione dei familiari

Per il disabile - terapia complementare integrativa


ATTIVITA’ FISICA ADATTATA E SPORT ADATTATO

Obiettivi di miglioramento

  • motori -capacità motorie fini, tono muscolare
  • equilibrio, coordinazione
  • psicomotori - schema corporeo -prassie
  • cognitivi - attenzione, memoria

-pensiero induttivo

  • psicologici – autostima - controllo e contenimento dell’ansia e tolleranza alle frustazioni

  • sentimenti di solitudine e inferiorizzazione
  • psicosociali - acquisizione di regole sociali
  • capacità relazionali
  • interazioni
  • comportamentali - controllo di iperattività, irritabilità, iperreattività
  • sicurezza, serenità, stabilità, equilibrio emozionale

 

L’APA ALL’INTERNO DELLA RIABILITAZIONE: IL PROGETTO MOTORIO

OBIETTIVI: “Mettere in condizione i soggetti, partendo dalla specifica situazione anatomo-fisiologica come anche dalla condizione psico-emotiva a questa strettamente connessa, di acquisire il massimo possibile di competenze neuro-motorie e motorio-funzionali tali da essere messi in condizione di svolgere in modo consapevole, partecipato ed efficace un’attività motoria o sportiva con il massimo di continuità ed impegno”.

La riabilitazione generale comprende:

    • La riabilitazione sanitaria che consiste nel “Complesso di interventi valutativi, diagnostici, terapeutici e delle altre procedure finalizzate a portare il soggetto disabile a muoversi, mangiare, comunicare efficacemente e a farlo tornare attivo nel proprio ambiente familiare, lavorativo, scolastico, sociale” (Prof. Nino Basaglia, Ferrara 2001). Tale processo prevede la presenza di più figure, dai vari medici specialisti, al tecnico della riabilitazione, allo psicologo, all’assistente sociale, al logopedista, ecc.
    • La riabilitazione sociale che prende avvio da quella sanitaria ma si sviluppa in particolare una volta che l’individuo è tornato o sta per tornare attivo nel proprio ambiente sociale, familiare, lavorativo. Essa non richiede necessariamente la presenza di figure sanitarie ma quella di operatori sociali quali l’insegnante, l’assistente sociale, lo specialista in attività motorie adattate, il laureato in scienze motorie, ecc.
    • All’interno di questo contesto, negli ultimi anni, è cresciuta e si è sviluppata l’utilizzazione della attività motoria, dell’esercizio fisico e della attività sportiva come mezzo di trattamento (recupero, sviluppo, allenamento, educazione o rieducazione, mantenimento, ecc.) nei confronti di  soggetti colpiti da varie forme di malattie, menomazione o disabilità, temporanee o permanenti, con esiti limitati o protratti nel tempo.

FASI DEL PROCESSO RIABILITATIVO

  • Individuazione e valutazione delle diverse menomazioni e disabilità
  • Individuazione di un gradiente di modificabilità della menomazione e/o disabilità
  • Individuazione di un modello utile (o meglio, il più utile possibile) di intervento
  • Individuazione di strumenti terapeutici efficaci e del loro relativo dosaggio
  • Predisposizione dei tempi necessari

 

> Individuazione e valutazione delle diverse menomazioni e disabilità. Dopo la conoscenza della anamnesi medica e di eventuali prescrizioni fissate in ambito sanitario si prevede un colloquio di orientamento con la persona al fine di conoscere il suo stile di vita (grado di attivazione motoria o sportiva, abitudini, fattori di rischio presenti, limitazioni e/o controindicazioni). Un quadro di massima può essere ottenuto con un colloquio informale o con strumenti strutturati quali questionari, scale, indici… E’  importante anche tener conto delle aspettative, delle motivazioni degli interessi e della disponibilità del soggetto. In questa fase vengono messe a fuoco le limitazioni funzionali, psicologiche, sociali e del conseguente grado di autonomia soprattutto motoria, ma non solo, che la disabilità comporta limitando i  gradi di libertà del campo di intervento e anche le capacità residue e le effettive potenzialità.
> Individuazione di un gradiente di modificabilità della menomazione e/o disabilità. Definizione degli obiettivi di massima (sia funzionali che comportamentali) che si vogliono raggiungere, collocandoli in un quadro temporale e in un ambito disciplinare e finalizzato (salute, rieducazione, divertimento, prestazione…). Obiettivi che prevedano lo sviluppo, l’incremento, il mantenimento, il recupero di abilità e capacità.
> Individuazione di un modello utile di intervento sulla base dei dati e delle informazioni raccolte ed analizzate
> Individuazione di strumenti terapeutici efficaci e del loro relativo dosaggio In questa fase si ha l’individuazione di eventuali ausili o attrezzature particolari, o modifiche alla struttura di allenamento; si programma il lavoro e si scelgono gli strumenti più adatti per il monitoraggio della/e prestazioni
> Predisposizione dei tempi necessari, con risultati immediati, a medio, a lungo termine; eventuali modifiche/correzioni del progetto motorio.

 

GLOSSARIO

 

Impairment (menomazione): qualsiasi perdita o anomalia a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica.
Disability: qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) delle capacità di compiere  un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano.


Handicap: la condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale, relativo all’età, sesso e fattori socio culturali.

 

PALLACANESTRO IN CARROZZINA

Il basket in carrozzina nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale negli Ospedali Militari americani. Nel 1945 in California, venne disputato il primo incontro. Nel 1949, nello stato dell' Illinois, fu indetto il 1° torneo del N.W.B.A. ( National Wheelchair Basket Association ), vinto dalla squadra " Kansas City Pioneers". In Europa il basket in carrozzina, arrivò grazie al dr. Ludving Guttmann (medico neurologo dell’ospedale di Stoke Mandeville in Inghilterra ) che ideò e organizzò i giochi per disabili di Stoke Mandeville (1958). E’ celebre infatti per aver promosso l’attività fisica dei disabili ed averne organizzato il movimento sportivo, di cui è considerato il padre fondatore; lo sport come metodo principale di terapia, utilizzato per modificare e rafforzare fisicamente e psicologicamente i paziente. In Italia , il primo esempio di basket in carrozzina trova riscontro nell'attività del Centro Paraplegici di Ostia.

Il gioco

 

Non esistono sostanziali differenze di regolamento rispetto al basket per normodotati; sono previste però delle infrazioni particolari: non è consentito sollevarsi dal sedile della carrozzina (è considerato un fallo tecnico), avanzare con la palla senza palleggiare dopo due spinte, sollevare da terra contemporaneamente le due ruote posteriori con la palla in mano. La pallacanestro in carrozzina rappresenta la massima espressione del recupero fisico di un portatore di handicap perché consente al giocatore di esprimersi in azioni  spettacolari di gioco veloci e fantasiose, identiche a quelle che si possono ammirare nella pallacanestro giocata da normodotati. Le strutture tecniche per il gioco, il campo e le sue dimensioni, l'altezza dei canestri  e quasi tutte le regole sono tali e quali alla pallacanestro in piedi. Un diversamente abile in carrozzina può raggiungere gli stessi automatismi nei fondamentali individuali e di squadra di un giocatore in piedi, le stesse esecuzioni e le medesime percentuali di realizzazione nei tiri. La grossa difficoltà da superare è rappresentata dal mezzo meccanico che deve diventare uno strumento vantaggioso e non solo un peso da spostare per il campo.
                        

Per giocare a basket in carrozzina ogni giocatore deve essere in possesso di un cartellino di classificazione emesso da una Commissione di classificatori. Chi ne è sprovvisto non può sedere in panchina e partecipare alla gara. Il Classificatore al tavolo del segnapunti ha la responsabilità di determinare la validità del cartellino e la correttezza del punteggio del giocatore. Il punteggio di ogni singolo atleta può variare durante il torneo fino alla fase dei Play-off. In Italia durante una gara, in nessun momento, una squadra deve avere in campo giocatori la cui somma totale dei punteggi sia superiore a 14,5. Se, in un qualsiasi momento della gara, una squadra supera il limite di 14,5 punti, il primo arbitro deve fischiare un fallo tecnico all’allenatore facendo correggere contestualmente la formazione in campo.
Le società possono tesserare 1 giocatore normodotato per squadra, di nazionalità italiana, che gioca con un punteggio di cinque (5) punti, sia esso uomo o donna. Il giocatore normodotato, per poter giocare a Basket in


carrozzina, non può, nella medesima stagione sportiva, risultare tesserato per una società FIP o di altri Enti che organizzano campionati agonistici; non sono previsti limiti di età, ne minimi ne massimi.

Regole

Prima di iniziare ufficialmente l'attività, tutti gli atleti sono quindi sottoposti ad una valutazione sul campo da parte di una Commissione Classificatoria. In base alle capacità funzionali residue, ad ogni giocatore viene così assegnato un punteggio che in Italia va da 0,5 a 4,5. Cioè ad un handicap maggiore (e quindi a potenzialità fisiche minori come, ad es. un paraplegico con scarso o nullo controllo del tronco) corrisponde un punteggio di 0,5 punti e, viceversa, ad un handicap meno importante (es. un amputato ad una gamba sotto il ginocchio) corrisponde il punteggio maggiore. Sempre in Italia, è possibile schierare in campo, tra gli altri, un giocatore normodotato, classificato come punto 5.
Al fine di garantire il massimo equilibrio tra le squadre in campo, durante le partite la somma dei valori di ogni quintetto non deve superare i 14,5 punti. Questa regola è nata quando alcune Nazionali stravincevano i campionati mondiali con in campo quintetti composti per lo più da poliomielitici, che avevano potenzialità fisiche superiori a quelle degli americani che giocavano con squadre di paraplegici. Per dominare sulle altre formazioni, si manifestò la tendenza ad escludere dalle selezioni, e persino dalle squadre di club, i paraplegici per schierare in campo poliomielitici o amputati che conservavano un controllo del tronco e delle braccia (e, conseguentemente, della carrozzina) molto maggiore rispetto ai primi. Con la regola dei 14,5 punti in campo una squadra che schiera, ad esempio, due amputati da 4,5 è costretta a ricorre a giocatori con una bassa classificazione per non superare tale quota.
Per il resto non esistono sostanziali differenze di regolamento rispetto al basket per normodotati, sono previste però delle infrazioni particolari:

    • non è consentito sollevarsi dal sedile della carrozzina (è considerato un fallo tecnico),
    • avanzare con la palla senza palleggiare dopo due spinte,
    • sollevare da terra contemporaneamente le due ruote posteriori con la palla in mano.

In sostanza si può dire che il basket in carrozzina è uno dei pochi sport per disabili che schiera contemporaneamente in campo atleti con diversi tipi di disabilità e soprattutto diverso potenziale fisico.

SITTING VOLLEY

 

Il Sitting Volleyball è uno sport derivato dalla pallavolo, inventato nei Paesi Bassi nel 1957 come sport adattato per la pratica sportiva delle persone diversamente abili. E’ uno sport paralimpico dal 1980. Consiste in una pallavolo giocata stando seduti sul pavimento, con il campo più piccolo e con la rete più bassa. Il giocatore che tocca la palla deve trovarsi con le natiche a contatto con il pavimento nel momento in cui tocca la palla. Per la sua particolarità, il Sitting Volleyball ha la caratteristica di favorire l'integrazione sociale delle persone diversamente abili, dato che può essere praticato senza distinzione da diverse categorie di diversa abilità (amputati, poliomielitici, paraplegici, cerebrolesi, les autres) e allo stesso tempo anche da soggetti normodotati, non richiedendo l'utilizzo di strumenti specifici come le sedie a ruote. Pertanto può essere considerato uno sport “open”, dato che nella stessa squadra possono trovare spazio soggetti normodotati e soggetti diversamente abili, con qualsiasi forma di diversa abilità.


 

 

    • La regola principale prevede che il giocatore che tocca il pallone debba avere le natiche a contatto con il pavimento.
    • Si gioca in un campo di metri 10x6, diviso dalla rete in due metà di metri 5x6. La linea d'attacco, parallela alla rete, si trova a metri 2 da quest'ultima.
    • La rete è alta cm 115 per l'attività maschile e cm 105 per l'attività femminile e giovanile.
    • Il giocatore che tocca la palla deve avere le natiche a contatto con il pavimento.
    • La posizione dei giocatori in campo al momento della battuta è individuata dalle natiche. Il giocatore in battuta può avere le gambe dentro il campo, a condizione che le sue natiche siano fuori dal campo nel momento in cui tocca la palla.
    • L'attacco dei giocatori di seconda linea è regolare se al momento del contatto con la palla il giocatore si trova con le natiche dietro la linea di attacco.
    • Si può murare la battuta avversaria.

 

TORBALL

 

Il torball è lo sport più praticato dai non vedenti in Italia, è di origine tedesca e il nome significa "palla che rotola". È giocato in palestra da due squadre composte da tre giocatori, sistemati a triangolo nelle due metà opposte del campo: la superficie di gioco è rettangolare e al fondo di ogni lato corto è sistemata una porta alta 1,5 m e larga come il campo stesso (7 metri); al centro di questo ci sono 3 corde sospese lungo tutta la larghezza. La palla è simile a quella da calcio ma ha al proprio interno dei campanelli, così può essere sentita mentre rotola da una parte all'altra del campo.
Scopo del gioco è segnare più gol possibili all'altra squadra, facendo rotolare la palla sotto le 3 corde, fino alla porta avversaria: le azioni sono alternate, quindi tutti i giocatori sono ora attaccanti e ora difensori. Se la palla tocca una delle tre corde la squadra che ha tirato commette fallo e deve far uscire un proprio atleta per un minuto.
Il torball è uno sport che necessita il massimo silenzio, dato che i giocatori devono sentire distintamente correre la palla sul campo; per rendere il confronto equilibrato, tutti gli atleti indossano speciali occhiali oscurati, che azzerano le eventuali residue capacità visive. E’ un gioco sia per donne che uomini non vedenti o con handicap visivo.

Nel dettaglio, il campo di gioco è un rettangolo di m 16 di lunghezza e m 7 di larghezza. La linea di centrocampo divide il campo in due metà di m 8 x m 7 ciascuna. L’area di una squadra si estende dalla linea di porta fino alla prima corda (larga m 7 e profonda m 6). L’area neutrale è la zona rimanente del campo di gioco fra le due aree di squadra ed è quindi profonda m 4 ed è divisa dalla linea di centrocampo in due metà di mt. 2 x mt. 7 ciascuna. Le tre corde sono tese nel senso della larghezza del campo di gioco con la corda centrale esattamente sopra la linea di centrocampo e le altre due a una distanza di mt. 2 a destra e a sinistra della corda centrale. La distanza delle corde, da terra, dev’essere di cm. 40 al centro con un valore di


tolleranza fino a cm 2 ai lati del campo di gioco. Ad una distanza pari alla larghezza di un pallone dall’esterno delle linee laterali del campo devono essere fissati dei campanelli ad ognuna delle tre corde e su entrambi i lati del campo in modo che si possa sentire quando il pallone, o un giocatore, tocca le corde. I sostegni per il fissaggio delle corde devono essere fissati ad una distanza almeno pari alla larghezza del pallone all’esterno del campo di gioco. (figura 1)

I TAPPETI DI ORIENTAMENTO sono lunghi m 2 e larghi m 1 e non devono essere più spessi di 1cm. In ogni area di squadra devono essere collocati tre tappeti in modo che i loro lati lunghi siano paralleli alla linea di porta. Il tappeto di mezzo sarà posto a cm 20 di distanza dalla linea di porta e a distanza uguale dalle linee laterali. La parte posteriore dei due tappeti laterali, dovrà essere sulla stessa linea del bordo anteriore del tappeto centrale (m. 1,20 davanti alla linea di porta) ed i bordi laterali devono essere allineati con la linea di demarcazione laterale del campo di gioco. Tutti i tappeti di orientamento devono essere fissati in modo sicuro e senza il rischio che scivolino via.

 

IL GIOCO DI ATTACCO
Come tirare - Una palla è considerata tirata se lanciata dalla mano di un giocatore. Un semplice rimbalzo della palla sul giocatore o il calciare la palla non vengono considerati tiri. Perché un tiro sia valido la palla dev’essere tirata in modo che passi sotto le tre corde tese sopra il campo di gioco. Nel caso in cui la palla tocchi una delle corde o passi sopra una di esse, viene considerata come infrazione e il tiratore viene penalizzato. Se la palla atterra fuori dal campo il tiro è nullo (perdita di palla). Un giocatore può tirare la  palla soltanto tre volte di seguito. Un quarto tiro, o qualsiasi ulteriore tiro di una serie ininterrotta, è considerato infrazione e il giocatore dev’essere punito.

Infrazioni varie:
Toccare la rete - Se un giocatore tocca una corda, per qualsiasi motivo, commette infrazione e dev’essere punito. Ciò vale anche per le interruzioni di gioco.
Posizione giocatori in difesa (figura 2) - I giocatori in difesa devono aspettare la palla nell’area di squadra, dove possono muoversi liberamente e posizionarsi dove desiderano. Appena la palla ha lasciato la mano del giocatore di attacco, l’azione difensiva può anche aver luogo fuori dall’area di squadra (es. fuori dalla linea laterale, dietro la linea di porta o sotto alle corde)
Falli di posizione - I giocatori in difesa devono aspettare la palla in piedi, a gambe piegate o in ginocchio o seduti sui talloni. Non è consentito stare seduti per terra, con le braccia allargate e/o con le gambe allungate lateralmente, od allungando il corpo di lato.
Non è  permesso consegnare la palla direttamente nelle mani di un altro giocatore.
Regola degli 8 secondi - Se un giocatore ha sotto controllo la palla, o l’ha afferrata bene, essa dev’essere lanciata fuori dall’area della sua squadra entro otto secondi. Altrimenti ciò viene considerato infrazione e il giocatore che ha toccato per ultimo la palla viene punito.
Goal e autogoal - Ogni palla che oltrepassa pienamente la linea di porta durante il tempo di gioco (comprese le situazione di punizione e rigore) viene considerata rete.

 

TIRI DI PUNIZIONE - Con alcune violazioni delle regole, l’arbitro deve imporre un tiro di  punizione. Ogni tre punizioni assegnate ad una squadra, nel corso della stessa partita, comporteranno un rigore. In caso di punizione, il giocatore penalizzato deve lasciare il campo e la squadra in difesa deve difendere la porta con un giocatore in meno.
Le seguenti infrazioni devono essere punite con il tiro di punizione:

  • la palla tocca, o rimbalza, su una corda
  • il quarto e ogni successivo tiro consecutivo di un giocatore
  • contatto con le corde da parte di un giocatore
  • difesa non regolamentare
  • consegna della palla
  • Regola degli otto secondi
  • sistemazione della mascherina o degli occhiali, senza permesso
  • palla ferma durante il gioco di attacco

  • condotta non sportiva

RIGORE - Con alcune infrazioni delle norme, l’arbitro deve imporre un rigore. In questo caso, la squadra penalizzata deve difendere la porta solo con un giocatore; allo stesso modo, solo un giocatore della squadra  di attacco deve rimanere in campo. Prima del fischio dell’Arbitro, il giocatore che esegue il tiro non può lasciare il tappeto centrale; dopo il fischio può utilizzare l’intera area di squadra per l’esecuzione del tiro
Per le seguenti infrazioni al Regolamento vengono inflitti i rigori:

  • qualsiasi punizione contro un membro di squadra che si trovi nell’area di panchina
  • un comportamento non  sportivo particolarmente grave o ripetuto di un giocatore
  • ogni 3° tiro di punizione causato nell’ambito della stessa partita da una squadra

 

NOTA: Le dimensioni del campo s’intendono puramente indicative. Per l’allestimento, attenersi scrupolosamente a quanto contenuto nel vigente Regolamento.

 

 

FIGURA 2. Dettagli posizioni

 


Posizioni corrette


Posizioni non corrette

Fonte: http://www.chinochini.it/wpchinochini/wp-content/uploads/2012/02/SPORT-ADATTATI.pdf

Sito web da visitare: http://www.chinochini.it

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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