Dalla guerra fredda alla distensione

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Dalla guerra fredda alla distensione

 

La guerra fredda, durata dal 1947 al 1962, ebbe diverse conseguenze, tra cui l'aumento dell'armamento nucleare. La politica estera degli Stati Uniti subì una svolta: la paura per la diffusione del comunismo portò infatti gli USA a elaborare un principio in base al quale gli Americani avrebbero potuto usare gli ordigni nucleari per difendere i “paesi amici” da un eventuale attacco sovietico. Nell'URSS, invece, la guerra fredda determinò un aumento del controllo sui paesi satelliti. Verso la fine degli anni Sessanta le tensioni internazionali cominciarono ad attenuarsi e iniziò un'epoca chiamata di distensione, che ebbe al suo inizio come protagonisti il successore di Stalin, Kruscev, e il nuovo presidente degli USA, Kennedy. Kruscev diede il via al processo detto di destalinizzazione, che portò alla sostituzione degli esponenti stalinisti anche in alcuni paesi socialisti, tra cui la Polonia e l'Ungheria (1956). In Ungheria però l'intenzione del nuovo governo di uscire dal Patto di Varsavia, sostenuta da manifestazioni popolari, provocò l'intervento militare russo, che soffocò nel sangue la ribellione. In politica estera Kruscev sostenne la coesistenza pacifica e lanciò un piano di competizione economica con gli USA. Da parte sua Kennedy favorì gli incontri tra esponenti americani e russi e la collaborazione scientifica ed economica tra i due paesi. Il nuovo assetto politico fu messo alla prova in occasione delle crisi di Berlino e di Cuba, in cui fu comunque evitato il ricorso alle armi.
Nel 1961, per porre fine alle fughe di Tedeschi orientali in Occidente, mediante il passaggio dalla zona est a quella ovest della città di Berlino, Kruscev fece erigere nel giro di una sola notte un muro che dividesse le due zone della città. Il muro di Berlino riuscì effettivamente a rendere assai più difficile l'impresa di chi voleva fuggire, ma frenò il processo di distensione tra le due superpotenze, a causa dell'ondata di sdegno che investì l'Europa e gli Stati Uniti di fronte a un'azione che appariva brutale e contraria a ogni principio di libertà. Ancora più pericolosa fu la crisi di Cuba nel 1962. L'isola, distante solo 150 Km dalla Florida, aveva abbattuto nel 1958 il regime dittatoriale di Batista, dopo sei anni di guerriglia condotta da Fidel Castro. Da più di mezzo secolo l'economia dipendeva interamente da quella degli Stati Uniti, che a Cuba possedevano anche una base militare. Deciso a tagliare questi legami di dipendenza, Castro si era sempre più avvicinato all'URSS. Il presidente statunitense Kennedy decise allora di bloccare l'acquisto dello zucchero, l'unico prodotto cubano di esportazione, sperando così di soffocare l'economia dell'isola, e contemporaneamente tentò uno sbarco militare alla Baia dei Porci, che però fu respinto dai Castristi. Nello stesso anno i servizi segreti americani scoprirono che i Russi stavano installando a Cuba missili nucleari puntati contro gli USA. Per quattro giorni il mondo intero visse con la paura di essere sull'orlo di una terza guerra mondiale. La crisi si concluse con il ritiro delle installazioni missilistiche da Cuba, contro la promessa da parte degli Stati Uniti di rinunciare a ogni tentativo di invasione.
A dissuadere dall'impiego della forza in questi due momenti di crisi aveva contribuito anche l'alto grado di capacità distruttiva raggiunto dalle due superpotenze nella corsa agli armamenti. La consapevolezza della pericolosità delle armi atomiche favorì l'inizio, nel 1969 a Helsinki, dei colloqui per la limitazione delle armi strategiche (Salt). Un contributo al processo di distensione fu dato anche dal papa Giovanni XXIII, che promosse il dialogo e il rispetto di tutti gli uomini indipendentemente dalle loro idee politiche.
Malgrado la distensione, una serie di conflitti ha coinvolto le due superpotenze negli anni successivi; si è trattato però di conflitti limitati, in cui non si è fatto ricorso alle armi nucleari, anche quando una delle due superpotenze è intervenuta direttamente, come nel caso del Vietnam (il Vietnam del Nord, con l’appoggio dell’URSS e della Cina, sostenne una lunga guerra contro il Vietnam del Sud e l’esercito degli Stati Uniti, intervenuto in forze fin dal 1965; nel 1975, dopo il ritiro degli americani, il Vietnam formò un unico stato socialista).
Forti sconvolgimenti hanno interessato anche la Cina, dove si è verificata una rottura dei rapporti con l'URSS e un avvicinamento agli USA in funzione antisovietica, ma anche per favorire la modernizzazione e lo sviluppo del paese. Il principio della non interferenza tra USA e URSS nelle rispettive zone di influenza è stato sostanzialmente rispettato. Ne sono esempio esplicito la Cecoslovacchia, dove l'Unione Sovietica è intervenuta militarmente contro un tentativo di liberalizzazione, e l'America Latina, dove gli Stati Uniti hanno riaffermato il loro predominio economico. Il Giappone, uscito sconfitto dalla guerra, ha avuto una ripresa economica rapidissima e in un ventennio è diventato la terza potenza industriale del mondo.
Nei primi anni Settanta tutti i paesi occidentali furono investiti da una grave crisi economica,


causata in primo luogo dalla forte crescita del prezzo del petrolio; i prezzi di tutti gli altri prodotti aumentarono, e molti settori industriali entrarono in crisi.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

Sito web da visitare: http://rossanaweb.altervista.org/

Autore del testo: R.Cannavacciuolo

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