Il secondo dopoguerra

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Il secondo dopoguerra

 

Alla fine della seconda Guerra mondiale l'Europa appariva sconvolta dalla perdita di 50 milioni di persone (per la maggior parte uomini, cosa che determinò la superiorità numerica delle donne); i superstiti si ritrovarono in un mondo distrutto: molte case, scuole e industrie erano rase al suolo, l'agricoltura era stata fortemente danneggiata e per questo divenne sempre più difficile rifornire di viveri le città. Di questa situazione approfittò il mercato nero, che portò alle stelle i prezzi di alcuni generi di prima necessità.
Appena finita la guerra, il desiderio di pace delle potenze vincitrici portò alla creazione dell'ONU, un organismo internazionale che avrebbe avuto il compito di risolvere pacificamente  le controversie tra le nazioni.
Gli USA, che non erano stati toccati dalla guerra nel loro paese e che ne uscivano  con un'economia in espansione, erano considerati come i "liberatori" da cui aspettarsi aiuto e sicurezza.
L'URSS, per quanto danneggiata dalla guerra, venne assunta come punto di riferimento ideologico e politico dei partiti comunisti europei.
In questa situazione si tenne la Conferenza di Parigi, che stabilì il nuovo assetto dell'Europa: forti vantaggi territoriali toccarono all'URSS e alla Polonia; l'Italia perse le colonie, il Dodecaneso e parte della Venezia Giulia; la Germania, divisa in quattro zone di occupazione  (sovietica, britannica, francese e americana), finì spaccata in due tronconi: la Repubblica Federale Tedesca a ovest (sotto l'influenza occidentale) e la Repubblica Democratica Tedesca a est (sotto l'influenza sovietica).
Frattanto, USA e URSS, poco prima alleati contro il nazifascismo, cominciarono a manifestare una reciproca ostilità, che nasceva innanzitutto dalla diversità dei rispettivi sistemi politici e sociali. Mentre si rafforzava l'egemonia comunista nei paesi dell'Est, da parte americana si varava il Piano Marshall di aiuti collettivi, per estendere l'influenza statunitense ai paesi dell'Europa occidentale.
Si andava dunque delineando una netta divisione del mondo in due blocchi, capitalista e comunista, divisione che provocò il succedersi di gravi momenti di tensione sul piano ideologico, politico e diplomatico, tanto aspri da far parlare di guerra fredda.
I motivi di tensione furono accentuati nel 1948 dalla crisi di Berlino, dovuta alla riunificazione dei tre settori occidentali della città e al conseguente blocco terrestre da parte dei sovietici di Berlino che, essendo in piena area comunista, restò priva di rifornimenti. Inghilterra e USA organizzarono allora un ponte aereo con Berlino, che rifornì di merci la città, permettendone la sopravvivenza.
I confini dei paesi dell'Europa orientale vennero chiusi agli occidentali, mentre negli USA  il senatore Mac Carthy lanciava una vera e propria "caccia alle streghe", diretta contro i comunisti e i loro simpatizzanti o presunti tali.
Intanto nel 1949 i Sovietici costruivano la loro prima bomba atomica e rafforzavano il controllo   sui
paesi  satelliti,  riuniti  nel  Comecon  (Consiglio  di  mutua  assistenza  economica).  Infine,  con la


creazione a ovest della Nato (1949) e a est del Patto di Varsavia (1955) i due blocchi si contrapponevano anche sul piano delle alleanze militari.
In Europa si diede una concreta risposta alla crisi economica fondando nel 1951 la  Ceca (Comunità europea del carbone e dell'acciaio, che permise la libertà di commercio, senza dazi doganali, di fondamentali materie prime) e nel 1957 il Mec (Mercato comune europeo, composto inizialmente da sei membri: Francia, Germania occidentale, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo), che estese la libertà di circolazione a molte altre merci.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

Sito web da visitare: http://rossanaweb.altervista.org/

Autore del testo: R.Cannavacciuolo

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