Sioux

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Sioux

Durante il tardo secolo XVII e i primi anni del XVIII, i popoli dei Sioux migrarono dalle terre dove i loro avi si erano stabiliti, più di un secolo prima, verso il corso superiore del Mississippi. Il fatto che i loro nemici tradizionali, gli Ojibway e altri del ceppo algonchino, avessero ricevuto armi da fuoco dai mercanti francesi, li costrinse a muovere verso ovest. I tre maggiori gruppi di Sioux si stabilirono in nuovi territori: i Santee nella zona del Mississippi che divenne poi lo stato del Minnesota, i Yankton lungo il fiume Missouri, i Teton nel Badlands e nelle Colline Nere del Sud Dakota. Quei popoli così diversi che erano stati vittime dei fucili francesi, ricevettero a loro volta le armi da fuoco e molti di loro montarono il "Cane Sacro", come chiamavano il cavalli, ed allargarono i loro territori per tutte le Pianure settentrionali. Furono anche dei guerrieri molto validi e costituirono sempre un freno all'espansione dei bianchi nel XIX secolo. La Guerra dei Sioux, o meglio le guerre, durarono quasi mezzo secolo e si possono dividere in cinque fasi, ognuna con una propria storia e le caretteristiche del proprio periodo. Due degli episodi della fase finale, Little Bighorn e Wounded Knee, sono tra i più famosi della storia indiana ed hanno un particolare peso simbolico, in quanto l'uno rispecchia il grande potere che avevano le tribù indiane in precedenza e l'altro la loro sconfitta definitiva. La prima fase delle Guerre dei Sioux iniziò poco dopo il Trattato di Fort Laramie del 1851, che si prefiggeva di assicurare all'uomo bianco un passaggio sicuro lungo il Sentiero dell'Oregon. Fu comunque l'uomo bianco a rompere la pace. Nell'agosto del 1854 un gruppo di mormoni attraversava il North Platte River in Wyoming e una loro mucca scappò e andò a finire nell'accampamento dei Brule Teton, nei pressi del Sentiero. I mormoni, mentre la cercavano, vedendo gli indiani, si spaventarono e fuggirono verso Fort Laramie, dicendo che la mucca era stata loro rubata. Nello stesso tempo, un altro gruppo di Sioux, in visita presso i Brule Teton, uccise la mucca. Gli indiani offrirono un risarcimento ancora più elevato del valore della mucca, ma il tenente John L. Grattan insistette per arrestare High Forehead, l'uomo che aveva ucciso l'animale, aggravando così l'incidente. Grattan giudò un gruppo di 30 uomini di fanteria con due cannoni al villaggio dei Brule per procedere all'arresto. Quando High Forehead rifiutò di costituirsi, Grattan diede l'ordine di sparare. Il capo Conquering Bear, portavoce di tutti i Sioux, fu ferito mortalmente durante le prime cannonate e gli indiani, infuriati, lanciarono un contrattacco nel quale annientarono il distaccamento. I bianchi ricordarono l'incidente come "il massacro di Grattan" e come risposta eseguirono un'azione ancora più brutale. Il 3 settembre 1855 una truppa di 600 soldati di Fort Kearny nel Nebraska, comandati dal generale William S. Harney, invasero il villaggio dei Brule e al Blue Water uccisero 85 dei Sioux in fuga e ne fecero prigionieri 70, tra cui donne e bambini. Poi Harney guidò i suoi in una marcia attraverso il territorio dei Sioux per dimostrare la forza dell'esercito alle altre tribù. Al momento nessuna di esse oppose resistenza, ma non dimenticarono la morte di Conquering Bear e l'attacco al Blue Water. Un giovane indiano Oglala Teton, che si era trovato la nell'accampamento la notte in cui Conquering Bear fu colpito a morte, se ne ricordò. Il suo nome era Crazy Horse e, in una visione avuta poco dopo l'incidente, scoprì il suo destino di capo nelle battaglie future. Prima ancora che Crazy Horse diventasse il capo dei Sioux, la guerra scoppiò ad est, nel territorio dei Santee Sioux sul fiume Minnesota. Durante gli anni della Guerra Civile, i Santee erano stati circondati sempre più dagli uomini bianchi che avevano sottratto loro molta terra, truffandoli ripetutamente. All'interno delle tribù non tutti erano d'accordo sul modo di contrapporsi a questi abusi, e cioè se sottomettersi o reagire. Un gruppo di giovani guerrieri accelerarono la soluzione di questi contrasti uccidendo cinque coloni. Little Crow, capo dei Santee, che in precedenza aveva trattato per concordare la pace, dopo l'azione coraggiosa dei suoi giovani guerrieri, si era convinto anche lui che l'unica soluzione era quella della guerra. Le parole di un commerciante che si era rifiutato di fare credito a degli indiani, dicendo <<se hanno fame, date loro da mangiare erba>>, divennero il grido di guerra di tutte le tribù dei Santee. Il 18 agosto 1862 i Santee iniziarono le ostilità con razzie su stazioni commerciali e insediamenti. Morirono almeno 400 bianchi il primo giorno. Il 20 e 22 agosto Little Crow lanciò assalti al forte dove si erano rifugiati molti coloni. Tre cannoni fecero, in quell'occasione, strage di indiani. Dopo aver perduto 100 uomini, Little Crow abbandonò l'assedio e il 23 agosto un altro gruppo di Santee invase il villaggio di New Ulm. Il villaggio era ben preparato e dopo una giornata di lotta, in cui ambedue le parti subirono molte perdite, un terzo di esso fu distrutto, ma gli abitanti riuscirono a respingere gli indiani. Il generale Henry Hastings Sibley raggiunse Fort Ridgely con 1.500 soldati e il 2 settembre fece partire un gruppo di 135 uomini con 20 carri. A tredici miglia dal forte, il distaccamento fu attaccato e costretto a difendersi per 31 ore, dopo aver messo in cerchio i carri per difendersi. Finalmente arrivarono i soccorsi dal forte, ma 23 soldati erano già stati uccisi. Sibley guidò i suoi uomini in un'azione il 18 settembre seguendo il fiume Minnesota fin dentro il territorio dei Santee. I santee, che non avevano deciso di ritirarsi verso l'Ovest ma di opporre resistenza, attaccarono l'accampamento dei soldati a Wood Lake il 23 settembre. Benché fossero 700 non poterono competere con l'artiglieria dell'uomo bianco e si dispersero sconfitti. Molti sopravvissuti fuggirono in Dakota o nel Canada e tra questi Little Crow. Trecento indiani, tra quelli catturati, vennero condannati all'impiccagione, benché si fossero arresi di propria volontà, avessero reso gli ostaggi e si fossero dichiarati innocenti della strage dei coloni. Il presidente Abraham Lincoln, dopo aver esaminato gli atti del processo, commutò le sentenze per la maggior parte degli indiani. Ma il 26 dicembre 1862 avvenne la più grande esecuzione di massa della storia americana, a Mankato in Minnesota, quando 38 Santee Sioux vennero impiccati contemporaneamente. Little Crow morì a luglio dell'anno successivo durante una spedizione effettuata dal Canada al Minnesota per rubare cavalli. Fu fucilato dai coloni ai quali vennero pagate anche le taglie per ogni scalpo dei Sioux. Lo stesso mese il generale Sibley, che era entrato nel Nord Dakota durante una spedizione punitiva contro i Sioux, sconfisse i Santee rimasti indietro ai loro parenti dei Teton Sioux, al Big Mound, al lago Dead Buffalo e al lago Stoney. Poi nel settembre successivo e nella primavera del 1864, il generale Alfred Sully sconfisse una coalizione di tribù a Whitestone Hill e al Kildeer Mountain. I Santee e i Teton che li avevano accolti, pagarono a caro prezzo l'insurrezione del Minnesota. In un'altra rivolta che ebbe inizio l'anno successivo, i loro parenti occidentali in Wyoming e in Montana, riuscirono a passarsela meglio. Mentre si combatteva la Guerra di Red Cloud, che scoppiò durante gli anni successivi alla Guerra Civile, sorse la questione del Sentiero di Bozeman. Mentre i bianchi erano contagiati dalla febbre dell'oro e invadevano sia il Montana che la California ed il Colorado, anche i traffici attraverso le terre indiane garantiti dai trattati, aumentarono parecchio. John Bozeman, che cercava la strada più diretta per il Colorado al posto di quelle orientali e occidentali che facevano lunghi giri, passò ad ovest delle Montagne Bighorn attraverso il Wyoming, lungo il North Platte River, attraversando così il territorio dei Teton. Le varie tribù dei Sioux, tra cui gli Oglala Teton comandati da Red Cloud e dal giovane Crazy Horse, gli Hunkpapa Teton comandati da Sitting Bull (Toro Seduto) e i Brule teton con Spotted Tail, si

opposero al crescente traffico effettuato dall'uomo bianco. La loro preoccupazione fu condivisa dai loro alleati delle pianure settentrionali e cioè dai Cheyenne settentrionali del capo Dull Knife e dagli Arapaho settentrionali di Black Bear. A partire dal 1865 quei gruppi, spesso uniti tra loro, assalirono gli immigrati bianchi e le pattuglie militari. Nel giugno del 1866, Red Cloud e altri capi arrivarono a Fort Laramie per discutere sul nuovo sentiero. Durante l'incontro, una colonna di fanteria, comandata dal colonnello Henry B. Carrington, giunse con istruzioni di costruire fortificazioni nel territorio del Powder River, al fine di proteggere il Sentiero di Bozeman. Benché alcuni capi avessero firmato un trattato di non aggressione, Red Cloud partì per preparare la guerra. Intanto gli uomini di Carrington procedevano lungo il Sentiero di Bozeman e nonostante i continui attacchi dei guerrieri indiani, si misero a rinforzare Fort Reno, e a costruire altri due posti, Fort Phil Kearny e Fort C. F. Smith, nel Wyoming e nel Montana meridionale. Oltre a compiere incursioni sulle carovane degli operai e sui convogli da rifornimento, gli indiani attaccarono anche le pattuglie dell'esercito.  Nel dicembre 1866 Crazy Horse tese un'imboscata per intrappolare i bianchi e attaccò un treno con i suoi guerrieri. Il capitano William Fetterman condusse allora un'unità di cavalleria in soccorso, composta da 80 uomini, partendo da Fort Phil Kearny attraverso il Lodge Trail Ridge e finì in una trappola di 1.500 indiani che erano rimasti nascosti. Questo episodio prese il nome di Massacro di Fetterman. L'esercito si accorse della minaccia degli indiani delle Pianure ed inviò truppe fresche con fucili a retrocarica nei posti lungo il Bozeman Trail. Nell'agosto del 1867, durante un'offensiva di due gruppi di guerrieri contro degli operai di Fort Smith e Fort Phil Kearny, gli indiani si trovarono a lottare contro le armi moderne. Riuscirono a cacciare i gruppi di lavoro che stavano tagliando erba e legna, ma subirono molte perdite. I militari considerarono vittorie queste lotte, dette Lotte dei Campi e de Vagoni. Ciò nonostante il governo federale venne a patti in seguito a quelle scorrerie e a quelle contro la ferrovia transcontinentale, oramai quasi completata a sud del Platte River. Nel Trattato di Fort Laramie del 1868 gli ufficiali acconsentirono alle richieste di Red Cloud e abbandonarono gli avamposti lungo il Bozeman Trail in cambio della cessazione delle scorribande da parte degli indiani. Poco dopo l'evacuazione dell'esercito in quell'estate, i Sioux bruciarono i posti militari nella festa della loro vittoria. L'esercito visse intanto un'altra fase sfortunata nel 1867, e cioè con i Cheyenne meridionali, gli Arapaho meridionali ed alcuni Sioux che vivevano anche nelle Pianure centrali, con la fallita Campagna di Hancock. Anche in quella regione l'uomo bianco fece concessioni nel Trattato di Medicine Lodge del 1867. In quel momento i piani dell'uomo bianco circa la conquista delle Pianure fallirono. Ma la ferrovia ormai c'era e con essa arrivarono sempre più coloni e il nutrimento principale degli indiani delle Pianure, il bufalo, andò man mano scomparendo. Nella successiva serie di combattimenti, i bianchi ebbero un'altra volta il sopravvento, nonostante le perdite inflitte dagli indiani, come nel caso di Little Big Horn. Intorno al 1870 sia i bianchi che gli indiani violarono i termini del Trattato di Fort Laramie, con continui abusi e razzie. I rilievi per una nuova ferrovia, la Northern Pacific, aggravarono la situazione. Ma soprattutto la scoperta dell'oro nelle Colline Nere (Black Hills), terre sacre dei Sioux, l'invio della spedizione comandata dal tenente colonnello George Armstrong Custer nel 1874, e il successivo furioso assalto ai minatori, furono le cause che resero inevitabile un'altra volta la guerra. Red Cloud e Spotted Tail avevano optato per la vita nelle riserve. I capi delle principali tribù dei cacciatori nomadi erano a quel tempo Sitting Bull (Toro Seduto) e Crazy Horse (Cavallo Pazzo). A loro si opponevano il generale William Tecumseh Sherman, comandante dell'esercito statunitense dal 1869, e il generale Philip Henry Sheridan, comandante della Divisione del Missouri dal 1867, ambedue eroi della Guerra Civile e che proponevano una guerra totale contro gli indiani che opponevano resistenza. Sheridan è famoso per il suo aforisma razzista: <<L'unico indiano buono è quello morto>>.  La guerra scoppiò quando i militari, nello sforzo di avere il controllo delle Colline Nere, attraverso negoziati che erano coercitivi, fecero sapere agli indiani cacciatori settentrionali, che dovevano presentarsi ad una riserva entro due mesi, altrimenti sarebbero stati classificati come ostili.
Quando le varie tribù mancarono di presentarsi, il generale Sheridan organizzò due eserciti, uno comandato dal generale George Crook, e un altro sotto il tenente colonnello George Armstrong Custer. Le battaglie sarebbero dovute cominciare prima dell'inverno. Custer ritardò a causa di forti bufere di neve. Il colonnello Joseph Reynolds, che faceva parte delle truppe di Crook, condusse un attacco di cavalleria contro i Teton e i Cheyenne al Powder River nel Montana nel marzo 1876, ma fu respinto dai guerrieri di Crazy Horse con pesanti perdite. Le battaglie successive avvennero nella tarda primavera, durante una nuova campagna militare: da sud arrivò Crook con le sue truppe, dall'ovest il colonnello John Gibbon con truppe di Fort Ellis e di Shaw in Montana, e dall'est il generale Alfred Terry insieme a Custer. I vari raggruppamenti si erano riuniti in un accampamento nel Montana meridionale. Il 17 giugno 1876 circa 700 Sioux e Cheyenne comandati da Crazy Horse si mossero contro di loro. Benché Crook disponesse di 1.000 soldati, il suo esercito dovette difendersi contro i ripetuti assalti molto ben organizzati. Quando gli indiani si ritirarono, gli uomini di Crook avevano subito gravi perdite ed erano costretti a rientrare alla loro base.  Ma la battaglia di Rosebud, benché fosse stata una vittoria indiana di valore rilevante, fu solo l'anticipo di un trionfo ancora più grande. Gli indiani organizzarono un nuovo accampamento su una pianura lungo il fiume Little Bighorn, chiamato Greasy Grass (Erba Grassa). Arrivarono anche quelli che avevano svernato presso le riserve: Teton sioux, Santee Sioux, Cheyenne settentrionali, un totale di quasi 7.000 uomini, dei quali circa 1.800 guerrieri. Quattro giorni dopo Rosebud, le colonne di Terry e Gibbon si unirono al fiume Yellowstone e quando una pattuglia di scout, comandata dal maggiore Marcus Reno, comunicò la localizzazione delle forze indiane, Terry inviò il 7° Cavalleria di Custer per attaccare gli indiani da sud, mentre il resto delle truppe attaccava da nord. Tuttavia l'operazione non si svolse come previsto. Il 25 giugno il giovane ed imprudente ufficiale di cavalleria, che gli indiani chiamavano "Long Hair" (Capelli Lunghi), organizzò un attacco immediato appena gli scout individuarono l'accampamento degli indiani, senza aspettare un'altra giornata fino all'arrivo di terry e Gibbon. Divise il suo esercito in quattro sezioni: la schiera con le bestie da soma rimase indietro; un distaccamento sotto il comando del capitano Frederick Benteen ebbe il compito di bloccare gli indiani da sud e quelli al comando suo e del maggiore Reno avrebbero dovuto attaccare lungo il fiume verso nord. Strada facendo fece attraversare agli uomini di Reno il fiume verso ovest in cerca di un gruppo di 40 indiani e per attaccare l'accampamento dal sud, mentre lui procedette lungo le sponde frastagliate ad est per attaccare il villaggio dal nord. Il piano finì in un disastro. In una serie di azioni separate contro le forze divise, gli indiani riuscirono a tenere le unità di Reno e Benteen ferme e ad infliggere loro gravi perdite, più di 50 morti e circa 60 feriti su un totale di 400 uomini e ad annientare il distaccamento di Custer di quasi 200 fino all'ultimo uomo. L'ultima battaglia di Custer divenne famosa come i guerrieri che vi parteciparono, tra cui Crazy Horse, Sitting Bull e Gall. Questa battaglia servì anche a radunare l'uomo bianco in una campagna per vendicarsi e conquistare i territori indiani. L'esercito infatti trionfò negli scontri che seguirono. Nel luglio 1876, poco dopo la battaglia di Little Bighorn, le forze comandate dal colonnello Wesley Merritt di Fort Laramie, intercettarono e sconfissero quasi 1.000 Cheyenne che avevano lasciato le riserve del Nebraska per unirsi a Sitting Bull e Crazy Horse, nella battaglia di War Bonnet Creek nel Nebraska nord-occidentale. L'8 settembre la guardia avanzata del generale Crook, comandata dal capitano Miles, catturò il gruppo dei Teton di American Horse a Slim Buttes nel Sud Dakota. Il 25 novembre la cavalleria di Crook, comandata dal colonnello Ronald Mackenzie annientò l'accampamento dei Cheyenne settentrionali du Dull Knife sul Powder River in Wyoming, nella cosiddetta Battaglia di Dull Knife. Nel gennaio 1877 il generale Nelson Miles, reduce dalla Guerra del Red River, sconfisse con un esercito di 500 soldati i guerrieri di Crazy Horse nella Battaglia di Wolf Mountain e in maggio sconfisse i Miniconjou Teton di Lame Deer nel Montana, nella cosiddetta Battaglia di Lame Deer. La fine del "Sentiero di Guerra" giunse per i grandi capi dei Sioux e Cheyenne. Sitting Bull con i suoi Hunkpapa si rifugiò in Canada e ritornò nel 1881 per arrendersi a Fort Buford in territorio Dakota La sua morte nel 1890 ebbe una certa influenza sulla tragedia di Wounded Knee. Dull Knife si arrese il 6 maggio 1877 alla riserva di Red Cloud in Nebraska. L'anno successivo, lui e i suoi Cheyenne settentrionali tentarono una fuga disperata per la loro libertà. Ma poi si arresero insieme agli Oglala di Crazy Horse, più di 1.000 indiani in tutto. Crazy Horse, uno dei più efficienti guerrieri indiani, gettò il suo fucile per terra. Benché sconfitto, era ancora considerato un pericolo dagli ufficiali che temevano la sua influenza per ispirare nuove insurrezioni. Il 5 settembre 1877, mentre si opponeva al generale Crook per la sua incarcerazione, fu ferito mortalmente. L'ultimo sforzo per i Sioux e tutte le tribù indiane coinvolte nelle Guerre dell'Ovest, avvenne tredici anni dopo a Wounded Knee Creek nel Sud Dakota. Nel 1888 un Paiute indiano del Nevada di nome Wovoka, figlio del mistico Tavibo, portava avanti la dottrina del padre nella visione che ebbe durante un'eclissi di sole, iniziando a diffondere un vangelo noto come Ghost Dance Religion (Religione della Danza degli Spiriti). Egli predicava che la terra sarebbe perita presto per tornare poi viva in uno stato puro e originale e per essere ereditata da tutti gli indiani, morti compresi, per un'esistenza eterna priva di sofferenze. Per affrontare questa realtà, gli indiani dovevano vivere in armonia ed onestamente, lavarsi spesso ed evitare le usanze dell'uomo bianco, specie l'alcool che aveva un effetto devastante sugli indiani. Egli scoraggiava anche le pratiche del lutto, perché i morti avrebbero visto presto la resurrezione e chiedeva invece di pregare e meditare, di cantare e danzare per giungere in uno stato in cui si potesse morire per un attimo e intravedere il paradiso futuro, pieno di erba rigogliosa nelle praterie, di mandrie di bufali e di avi indiani. La nuova religione si diffuse tra i popoli soggiogati, desolati e depressi del Far West, del Sud Ovest e delle Pianure, che vivevano per la maggior parte in riserve. Molti dei Sioux, disperati per le sconfitte e grati per quello spiraglio di speranza, aderirono alla nuova religione, dopo che uno dei loro sacerdoti, Kicking Bear, ebbe compiuto il suo pellegrinaggio in Nevada per saperne di più, ed iniziarono ad eseguire la "Danza degli Spiriti". Kicking Bear ed un altro sacerdote, Short Bull, ambedue appartenenti ai Miniconjou Teton, diedero a questo vangelo la propria interpretazione, scegliendo la possibile eliminazione dell'uomo bianco, anziché l'anti violenza di Wovoca. Speciali camicie per la "Danza degli Spiriti", dicevano, avrebbero fermato i proiettili dell'uomo bianco. Gli ufficiali bianchi si preoccuparono di quel fervore religioso misto con attivismo ed insurrezioni e, nel novembre 1890, misero al bando la Ghost Dance nelle riserve dei Sioux. Siccome i riti continuarono, i militari inviarono le truppe alle riserve di Pine Ridge e Rosebud in Sud Dakota. Era la preparazione di una nuova campagna contro gli indiani.  Il generale Nelson Miles comandava allora la Divisione del Missouri, dopo la morte di Crook di cui prese il posto. Miles stabilì il suo quartier generale a Rapid City in Sud Dakota. La presenza delle truppe aggravò la situazione e Kicking Bear e Short Bull condussero i loro seguaci nelle regioni nord occidentali della riserva di Pine Ridge, in un posto noto come "Il forte". I danzatori chiesero a Sitting Bull di raggiungerli per unirsi a loro, però prima ancora che potesse partire dalla riserva di Standing Rock in Nord Dakota, fu arrestato dalla polizia indiana agli ordini dei bianchi. Nella mischia che ne seguì, il grande capo tribù rimase ucciso insieme a sette dei suoi guerrieri. Il generale Miles ordinò anche l'arresto di Big Foot, un capo dei Miniconjou, che in precedenza aveva difeso la "Danza degli Spiriti". Ma Big Foot ed i suoi seguaci erano già partiti per Pine Ridge, non perché lo avessero richiesto i Ghost Dancers, come Miles credeva, ma bensì su richiesta di Red Cloud e di altri indiani delle riserve, al fine di ristabilire la pace. Miles inviò il 7° Cavalleria comandato dal maggiore Whitside per intercettarli. L'unità perlustrò i Badlands localizzando gli indiani a Porcupine Creek, a circa 50 km da Pine Ridge.  Gli indiani non offrirono alcuna resistenza e Big Foot, affetto da polmonite, viaggiava in un carro. I soldati comandarono agli indiani di piantare un accampamento per la notte al Wounded Knee Creek e il colonnello James Forsyth arrivò per assumere il comando e ordinare alle sue truppe di piazzare 4 cannoni in postazione contro l'accampamento indiano. I soldati erano circa 500, mentre gli indiani 350, di cui 120 erano donne e bambini. La mattina dopo, 29 dicembre 1890, i soldati entrarono nell'accampamento indiano per sequestrare le armi da fuoco. Uno sciamano, di nome Yellow Bird, oppose resistenza proclamando che la sua camicia da Ghost Dancer lo avrebbe protetto. Big Foot comunque sapeva che la lotta sarebbe stata rovinosa per gli indiani.

Dapprima la lotta si svolse corpo a corpo, ma quando gli indiani stavano per avere la meglio, l'artiglieria cominciò a bombardare, uccidendo uomini, donne e bambini, compreso Big Foot. Al termine della brutale e inutile violenza, almeno 150 indiani rimasero uccisi ed altri 50 feriti. Forsyth fu accusato più avanti di questa uccisione di innocenti per poi essere prosciolto. Con Wounded Knee le Guerre Indiane erano terminate. Lo stesso anno l'Ufficio Federale di Censimento annunciò che non avrebbe acconsentito più all'esistenza di linee di frontiera tra insediamenti di coloni bianchi e insediamenti indiani, nel territorio degli Stati Uniti, come invece era stato nei decenni passati. Un altro modo tipico dei bianchi per dimostrare che avevano creato una nazione con il territorio che era degli indiani, fu quello di far scolpire, negli anni Trenta, i volti dei quattro presidenti al Mount Rushmore nelle Colline Nere, per le quali i Sioux avevano tanto combattuto. Wounded Knee, d'altro canto, diventò il simbolo di tutti i torti inflitti agli americani indigeni dai discendenti degli europei. E nel 1973 gli attivisti indiani, rifacendosi al coraggio dei loro avi, diedero luogo ad un'altra insurrezione in quello stesso posto.

 

Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA

Sito web da visitare: http://www.altrestorie.org/

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