Cavalieri di Malta

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Cavalieri di Malta

 

ORDINE DEI CAVALIERI DI MALTA CAVALIERI OSPITALIERI DI SAN GIOVANNI

PREMESSA
Nel 1530 l'imperatore Carlo V cedette l’isola ai Cavalieri di Gerusalemme che vi restarono fino al 1798. In onore dell'isola cambiarono nome in Ordine dei Cavalieri di Malta. La dizione tutta intera è "Sovrano militare ospedaliero Ordine di Malta", e le sue origini risalgono a un ospizio fondato a Gerusalemme da alcuni cavalieri cristiani al tempo della prima crociata per assistere i pellegrini europei in visita alla città santa. Da essa nacque l'Ordine dei Cavalieri di Gerusalemme, rigorosamente militare e religioso, che si distinse in imprese guerresche e in grandi opere assistenziali. L’Ordine ottenne subito il riconoscimento del Papa e la protezione di re e imperatori. Per quasi tre secoli restò a Gerusalemme, poi di fronte all'impossibilità di frenare la pressione turca si spostò a Rodi dove rimase altri due secoli e vi si affermò anche come potenza territoriale organizzandosi a repubblica aristocratica. Era guidata da un Gran Maestro, che era anche il principe di Rodi, e da un consiglio che amministrava l'isola. Fu qui che l'Ordine cambiò nome in Cavalieri di Rodi, cominciò a battere moneta propria, ad avere rapporti diplomatici con gli altri stati, a organizzare autonomamente un proprio esercito e una propria flotta a difesa della cristianità. Anche in questa fase i Cavalieri si distinsero per le imprese caritatevoli e per quelle militari portando spesso l'attacco nel cuore dell'Islam. Il quale cercò più volte di scacciarli da Rodi. Fu Solimano il Magnifico che nel 1522 scagliò contro l'isola il più massiccio e feroce attacco e i Cavalieri nonostante una strenua resistenza dovettero capitolare e abbandonare Rodi. Ripararono provvisoriamente a Creta, poi arrivò provvidenziale l'offerta di Carlo V e si trasferirono a Malta dove presero il nuovo nome, rimasto fino ai giorni nostri, di Ordine dei Cavalieri di Malta. Anche qui i Cavalieri tennero fede alla tradizione di argine dell'espansione ottomana, e fin dai primi momenti la loro storia si intrecciò con quella dell'isola. La quale fu fortificata dal Gran Maestro Jean Parisot de La Vallette (in onore del quale fu fondata la città che sarebbe diventata la capitale: La Valletta) e perciò fu in grado di rispingere l'attacco della flotta turca nel 1565. Sei anni dopo, nel 1571, i Cavalieri misero le proprie navi al servizio della Lega Santa che sconfisse i turchi a Lepanto, la più grande battaglia tra l'Islam e la cristianità; quindi fecero parte dell'esercito di Jan Sokieski che nel 1683 fermò l'avanzata ottomana sotto le mura di Vienna.
Questo massiccio impegno contribuì ad aumentare enormemente il prestigio dell'Ordine, tanto che al suo Gran Maestro venne attribuito il titolo di principe del Sacro Romano Impero, il rango pari a quello di cardinale e la qualifica di eminenza.

Fu il periodo di maggiore splendore dell'arcipelago maltese. La decadenza dell'isola
giunse con l'arrivo di Napoleone che la occupò nel 1798 scacciando i Cavalieri di Malta. Riconquistata due anni dopo dalle flotte portoghese e inglese che la occuparono in nome del re di Napoli, di fatto fu sottoposta al controllo britannico. Dal quale riuscirà ad emanciparsi solo nel 1964 quando ottenne l'autogoverno divenendo una monarchia indipendente nell'ambito del Commowealth.
DEFINIZIONE DI CAVALIERE   
Il Cavaliere Europeo è un Guerriero Cristiano.
Infatti dovevano trascorrere tutta la notte precedente dell'investitura in una Chiesa a pregare, facendo poi tre giuramenti: 
-Difendere la Chiesa,
-Difendere la Donna,
-Difendere i Deboli.
Una categoria per così dire "speciale" di Cavalieri furono gli Ordini Monastico-Cavallereschi Cattolici, come i Templari, i Teutonici e i Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro. I Templari e i Teutonici addirittura erano votati alla Vergine Maria ed avevano grandissimo rispetto per le donne. La parola "Cavaliere" ancora oggi evoca nella mente di chi la sente immagini di valore e virtù, unite a coraggio e forza.
VESTITI E SIMBOLI
I membri dell’Ordine erano scelti preferibilmente tra i nobili o tra la classe cavalleresca, anche se questo obbligo non è durato per tanto tempo.
Le vesti originarie erano quelle benedettine (tunica nera). Ottenuto il riconoscimento ufficiale, gli ospitalieri aggiunsero il mantello, ancora nero, e la croce bianca, ad otto punte (amalfitana), apposta nel petto, dalla parte del cuore.
Un 'uniforme riconosciuta dal Patriarca di Gerusalemme e confermata dal Papa nel 1211.
Da Innocenzo III con la Bolla Sacrosancta romana del 19 febbraio 1199 fu confermato che i cavalieri si dividevano in due classi, cavalieri e preti. I primi erano obbligati ai voti monastici e tripli di povertà, di castità e obbedienza così come alla promessa di aiutare i malati e lottare contro gli infedeli. Diversamente dai cavalieri che dai primi anni del tredicesimo secolo dovevano provare la loro"nobiltà antica", i preti furono alleviati da questa obbligazione e la loro funzione era celebrare la Messa e gli altri uffici religiosi, amministrare i sacramenti ai cavalieri e gli ammalati nei loro ospedali e seguirli come elemosinieri in guerra. Più tardi queste due file erano aumentati da una terza classe, di fratelli di servizio che portavano un mantello grigio ed addebitato con solamente tre rami della Croce per indicare che loro non erano i pieni membri della confraternita (cavalieri del Tau). Il sostituto del Gran Maestro, il Gran Commendatore, al quale i preti erano soggetti, governava l'Ordine nell' assenza di suo superiore. Il Gran Maresciallo, subalterno direttamente al Gran Maestro, era in comando dei cavalieri e truppe ed era responsabile per loro equipaggiamento.

Il Grande Ospedaliere era responsabile per gli ammalati ed i poveri, il Drappiere era responsabile per edifici e vestiti, il Tesoriere amministrava la proprietà. Ognuno di questi responsabili agiva nei termini generalmente più corti, essendo sostituiti annualmente. Sotto Onorio III, il Maestro aveva fatto adottare ai cavalieri il mantello bianco.
Lo stendardo, invece, era rosso, con una croce bianca lineare. Successivamente, anche le vesti divennero rosse (periodo in cui l'Ordine era noto come Ordine di San Giovanni). Croce “Croce di Malta” bianca su fondo rosso. «Croce con otto punte come le otto beatitudini». Beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli.
Successivamente fu adottata la bianca Croce Ottagona che ancora oggi rappresenta il simbolo giovannita. Alla missione ospedaliera si aggiunse il compito di difesa della cristianità.
I membri dell'Ordine che giungevano a Rodi da ogni parte d'Europa e le istituzioni dell'Ordine in Europa si raggrupparono fin dall'inizio del quattordicesimo secolo in Lingue.
Dapprima erano sette: Provenza, Alvernia, Francia, Italia, Aragona (Navarra), Inghilterra (con Scozia e Irlanda) e Alemagna. Nel 1492 Castiglia e Portogallo si separarono dalla Lingua d'Aragona, costituendo l'ottava Lingua. Ogni Lingua comprendeva i Priorati o Gran Priorati, i Baliaggi e le Commende.
L'Ordine era governato dal Gran Maestro (Principe di Rodi) e dal Consiglio, batteva moneta e intratteneva rapporti diplomatici con gli altri Stati. Le altre cariche dell'Ordine venivano attribuite ai rappresentanti delle diverse Lingue: la sede dell'Ordine, il Convento, era composto da religiosi di varia nazionalità.
Sono trascorsi circa quattro secoli e mezzo dalla fondazione dell’ Ordine di San Giovanni in Gerusalemme, che d’ ora in poi sarà chiamato "Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta". I Cavalieri verranno chiamti "CAVALIERI DI MALTA".
LA REGOLA
La Regola dell'Ordine, scritta di proprio pugno da San Bernardo, era formata da 72 articoli, che trattavano tutto ciò che poteva essere utile alla vita quotidiana, sia in Occidente che in Terrasanta: dall’aspetto monacale dell’ordine alla vita quotidiana; dell'abbigliamento al regime alimentare; dall'aspetto militare e dall'assistenza agli infermi,a tutti i vari e numerosissimi divieti, alle penitenze per chi infrangeva la Regola e così via. Questa Regola, scritta sulla falsariga di quella cistercense, era in verità durissima, sia per regolare i cavalieri secondo gli usi locali ed igienici (soprattutto in Terrasanta), sia per mantenere una ferrea disciplina. Tanto per fare alcuni esempi, portiamo qualche estratto dalla Regola: "...che sia fatto divieto a chiunque di abbracciare o baciare una donna, fosse anche madre, sorella o parente. Se è madre, che essa venga tenuta a distanza e che il cavaliere saluti compostamente chinando il capo. Se è altra donna, che venga allontanata senza esitazione...". Un'altra

molto dura ”...che durante il sonno venga tenuta accesa una torcia per rischiarare tutto l'ambiente e che il cavaliere dorma vestito di tutto punto per essere sempre pronto alla battaglia...che il cavaliere dorma su un pagliericcio che dovrà stallare da solo il mattino successivo...". Esaminiamo quest'altra: "...che sia fatto divieto a chiunque di andare a caccia, di ridere scompostamente, di parlare troppo o di gridare senza motivo...che sia fatto divieto del gioco dei dadi, delle carte e di qualsiasi altro...che essi aborriscano i mimi, i giocolieri e tutto ciò che è gioco e divertimento...che tengano i capelli corti o rasi, perchè il capello lungo si addice più a femmina che non a monaco combattente...". E leggiamo ancora: "...che il cavaliere si desti ogni mattino invernale alla quarta ora dopo la mezzanotte, ed ogni mattino estivo alla seconda ora dopo la mezzanotte, per partecipare agli uffizi religiosi...chi è infermo o ferito dovrà essere portato agli uffizi dai propri confratelli su lettiga...". E per quanto riguarda il regime alimentare: "...che il cavaliere mangi due volte al giorno, zuppa di verdure e legumi...che sia fatto divieto della carne di maiale...che il cavaliere mangi carne due volte la settimana...che venga osservato il digiuno ogni venerdì...che il cavaliere, durante la Settimana Santa, venga messo a pane ed acqua...". Ed altro ancora. Come si può vedere da questo, la Regola era veramente durissima. In Terrasanta, grazie anche a questa ferrea Regola, l'Ordine Templare divenne in assoluto il più potente e temuto: già nel 1150, l'Ordine poteva mettere in campo, entro pochissimo tempo, oltre 5000 uomini fra cavalieri, sergenti, turcopoli e altra milizia. L'Ordine, sempre attraverso la sua Regola, si diede una organizzazione interna verticistica e formidabile: un Gran Maestro che aveva la responsabilità totale del comando e di tutto l'Ordine; un Maresciallo, che aveva la responsabilità delle armi e dei vettovagliamenti dei cavalieri; un Gran Siniscalco, che aveva la responsabilità amministrativa e politica dell'Ordine. Così, poi, i Precettori, i Balivi, i Priori, i Gran Priori. Era una organizzazione perfetta, visto che ognuno per la gestione interna era totalmente indipendente dall'altro, e ognuno doveva rendere conto al suo superiore diretto, fino ad arrivare al Maestro. I cavalieri templari, inoltre, sempre nell'ambito del Concilio di Troyes, adottarono un motto,e cioè "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", ossia "Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome sia gloria”.
I rituali templari erano complessi e nel contempo densi di suggestivo fascino: ad esempio, quando moriva il Gran Maestro, nel lutto generale tutti erano tenuti a recitare cinquanta volte il Padre Nostro al mattino ed altre cinquanta volte alla sera, si manteneva un regime di quasi digiuno, tranne che per i feriti e gli infermi. Il Gran Maestro veniva sepolto con il suo mantello e la sua spada, mentre i guanti bianchi venivano bruciati. Ai poveri veniva dato doppio pasto al giorno, mentre il giustacuore, la cotta e l'elmo del Gran Maestro veniva donato ai lebbrosi. L'elezione del nuovo Gran Maestro era particolarmente suggestiva: il Maresciallo del Tempio nominava due cavalieri, fra i più valorosi, che passavano una notte di preghiera nella Cappella del Santo Sepolcro dove, assieme all'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, vi era in essere un acquartieramento templare formidabile, armato fino ai denti, con sorveglianza giorno e notte, visto che la Regola così recitava: "...il demonio colpisce di giorno e di notte, quindi che si difenda il Sacro Sepolcro dall'alba all'alba successiva sempre in armi...". Al mattino successivo, essi nominavano altri due cavalieri; così in numero di quattro, si ritiravano di nuovo nella Cappella la notte successiva, e ne eleggevano altri due. Via via, essi raggiungevano il numero di dodici, che stavano a rappresentare in modo allegorico i dodici apostoli, e questi dodici nominavano a loro volta un tredicesimo cavaliere, detto "cappellano" che rappresentava simbolicamentre Gesù. Quindi si riunivano in conclave (come si fa oggi per l'elezione del nuovo Pontefice) ed alla fine eleggevano il Gran Maestro: la loro decisione era inappellabile e definitiva e veniva poi sottoposta, solo per ratifica, al Capitolo Generale, ossia l'adunanza di tutti i cavalieri.
I CAVALIERI GEROSOLIMITANI
All’ epoca delle Crociate, a Gerusalemme esistevano i seguenti cavalieri crociati:

  • i cristiani cavalieri – Monaci Benedettini (Cristiani) che avevano impugnato le armi (divenendo Cavalieri). Essi erano:  I Cavalieri Ospedalieri, presso l’ Ospedale di San Giovanni (detti anche Giovanniti)
  • i cavalieri cristiani – Militari (Cavalieri) che si fanno monaci (divenendo Cristiani) Essi erano:

   -I Cavalieri Templari, presso il Tempio di Salomone;
- I Cavalieri Teutonici
, Militari Tedeschi
         - I Cavalieri del Santo Sepolcro
Tutti insieme venivano chiamati cavalieri gerosolimitani (cioè di Gerusalemme)
Quando, inseguiti dall’ ISLAM, i Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme si rifugiano al Krac ed ospitano via via i Cavalieri degli altri Ordini, la fortezza da loro presidiata viene chiamata "Krac dei Cavalieri" sia i Cavalieri che vi si erano asserragliati, sia quelli al di fuori delle mura venivano, nella loro globalità, chiamati "i cavalieri del krac" .
Dunque, nel tempo, questo gruppo di Cavalieri Crociati, assume, nella globalità, la denominazione di cavaleri gerosolimitani, prima; e di cavalieri del krac, dopo.
La fuga si protrae per secoli. I Cavalieri Templari, i Cavalieri Teutonici ed i Cavalieri del Santo Sepolcro, pur se frantumati, divisi, ricongiunti, uccisi, sciolti, cessati e risorti, arrivano ai giorni nostri con gli stessi nomi di origine.
I Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni, invece, nel loro lungo pellegrinare, cambiano spesso nome: a Cipro diventano "i Cavalieri di Cipro", a Rodi diventano "i Cavalieri di Rodi", a Malta diventano i "Cavalieri di Malta"
Cacciati da Malta, da Napoleone, si dividono e vanno per il mondo in tutte le direzioni. Ciascun gruppo però conserva l’ ultima denominazione di "Cavalieri di Malta”.

 

 

 

OSPITALIERI
(o Cavalieri di San Giovanni o Jerosolimitani poi Cavalieri di Rodi e di Malta)
L'Ordine degli Ospitalieri ha antiche origini, antecedenti alla spedizione crociata. Infatti il nome stesso dell'ordine deriva dallo "spedale" dei pellegrini cristiani, eretto dai mercanti Amalfitani negli anni cordiali di Carlo Magno, Imperatore dei Paladini, e di Harun, Califfo delle Mille e una Notte, quando, in Terrasanta i cristiani ed i musulmani si tolleravano. Non a caso, come vedremo, il simbolo dell'Ordine è una croce ad otto punte, proprio come la croce Amalfitana. Scopo dello "spedale" era chiaramente quello di accogliere i pellegrini malmessi dopo il lungo e difficile viaggio. Successivamente il fine mutò, in parte, ed i Cavalieri Ospitalieri parteciparono anche alle azioni di guerra, affianco ai Templari, in difesa dei territori conquistati nella prima crociata.
L'Ordine Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme (successivamente noto come Ordine dsi San Giovanni) fu costituito da Fra Gerardo De' Sasso, reggente dell'ospedale e chiesa amalfitani già dal 1099.
Sarebbero stati alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi ad ottenere dal Califfo d'Egitto il permesso per costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrini di ogni fede o razza. L'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme - la comunità monastica dedita alla gestione dell'ospedale per l'assistenza dei pellegrini in Terra Santa - divenne indipendente sotto la guida del Beato Gerardo. Con la bolla del 15 febbraio 1113, Papa Pasquale II, approvò la fondazione dell'Ospedale e lo pose sotto la tutela della Santa Sede, con diritto di eleggere liberamente i suoi capi, senza interferenza delle altre autorità laiche e religiose. In virtù di tale bolla l'Ospedale divenne Ordine esente dalla Chiesa.
La costituzione del Regno di Gerusalemme ad opera dei crociati costrinse l'Ordine ad assumere la difesa militare dei malati, dei pellegrini e dei territori sottratti dai Crociati ai Mussulmani. L'Ordine divenne insieme religioso e militare. Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici, di Povertà, di Castità e d'Obbedienza.
I Frati Cavalieri Gerosolimitani, sotto lo stendardo purpureo, bianco crociato, si batteranno a Damasco; conquisteranno, nel 1153 Ascolana; combatteranno in Egitto; si sacrificeranno alla strenua (difesa di Gerusalemme, che il feroce Saladino riconquisterà nel 1187; lotteranno ancora in Siria, ad Acri, Tiro e Margat; e con Riccardo Cuor di Leonie, a Tripoli, Antiocha, ed in Armenia.
Al fianco degli ultimi Crociati, i Cavalieri Giovanniti, i Templari e i Teutonici che lottarono con eroismo.
La raggiunta unità nel campo maomettano consente al Sultano d’ Egitto, Baibars, nel 1268, di passare all’ offensiva, mentre la posizione dei Latini, in Terrasanta, era aggravata. Malgrado l’indomita resistenza dei Cavalieri, cadono Giaffa e Antiochia. Il Krac dei Cavalieri (Qal’at al-Hisn), la più importante fortezza cristiana, presidiata dai

 

 

Cavalieri, cede a Baibars il 23 Marzo 1271. Un altro Sultano d’ Egitto, Malik al-Asbiraf, alla testa di un poderoso esercito, attacca San Giovanni d’Acri , nel 1291, e mette fine all’ avventura in Terrasanta dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme, costretti a fuggire a Cipro.
Riorganizzatisi a Cipro, dove i cavalieri ospitalieri di San Giovanni si erano rifugiati dopo il ritiro dalla Terrasanta, gli stessi partono alla conquista di Rodi, che avviene nel 1308. Da questo momento i Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme vengono anche detti di Rodi, sotto la guida del Gran Maestro fra' Foulques de Villaret, nell'isola di Rodi.
Diventano presto una temibile potenza navale, che inflisse duri colpi all’ invadenza islamica, scacciando i musulmani dal Mediterraneo orientale, impegnandosi a difendere la Cristianità in numerose e celebri battaglie tra cui le Crociate in Siria e in Egitto.
I Cavalieri di Rodi conquistano anche le isole di Calchi, Limonia, Sirni, Piscopi, Nisiro, Cos, Calimno, Lero e Castelrosso. Possedendo ora un territorio, l’ Ordine può dirsi, de facto, una "repubblica aristocratica" ovvero una "monarchia elettiva".
Dopo sei mesi di assedio e di cruenti combattimenti con la flotta e l'esercito del Sultano Solimano il Magnifico, nel 1523 i Cavalieri furono costretti ad arrendersi, abbandonando l'isola di Rodi con gli onori militari
Il Gran Maestro Fra Lisle-Adam chiede l’ intervento di Papa Clemente VII sull’ Imperatore Carlo V, nella sua qualità di Re di Sicilia. Questi finisce col concedere all’ Ordine dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme e di Rodi l’ isola di Malta, con Gozo e Tripoli, nobile feudo del Regno di Sicilia, con un trattato firmato a Castelfranco Bolognese il 24 Luglio 1530.
Dopo aver girovagato per sette anni, ai Cavalieri ed ai profughi di Rodi che li avevano seguiti, finalmente ebbero un loro territorio. L’affitto annuo sarebbe stato l’offerta al Vicere’ di Sicilia di un falco. Quando I Cavalieri giunsero a Malta nel 1530, furono ricevuti in diversi modi: bene da una parte del popolo che si augurava di essere meglio protetto dafli attacchi dei Cavalieri come una smentita promessa fatta che l’Isola non sarebbe mai stata affidata come feudo, sicche’ da quella volta gli isolani impararono che era inutile credere alle promesse dei principi. Nel corso della cerimonia di insediamento nella citta’, il decano dei Gran Maestri giuro’ di rispettare I diritti ed I privilege del Popolo Maltese. Cosi’ Malta entro’ nel periodo piu’ glorioso della sua Storia. A quei tempi I Cavalieri pensavano di rimanere nell’isola per una breve durata di tempo in quanto speravano sempre di riconquistare Rosdi, ma col passare del tempo questa speranza svaniva, fino a che I Cavalieri decisero di organizzare la nuova sede a malata. La principale e forse l’unica ragione che aveva Malata per I cavalieri erano la bonta’ dei suoi porti, e poiche’ in quell momento I cavalieri erano piu’ una potenza navale che terrestre, essi poterono apprezzare quei rifugi sicuri per le loro galere. Con grande sollievo per I Nobili Maltesi, I Cavalieri decisero che essendo Medina, la capitale, troppo all’interno del paese, si sarebbero

sistemati in un piccolo villaggio che era cresciuto dietro l’antico Castel a Mare. Questo antico castello fu da loro sistemato e ribattezzato S. Angelo: costruirono anche un fortino all’estremita’ della penisola che divideva I due porti principali e che chiamarono S. Elmo. In Birgu’ (Vittoriosa) I Cavalieri si organizzarono secondo I principi che avevano sviluppato nel corso della loro permanenza a Rodi. La loro origine filantropica non fu dimenticata e fra le loro prime costruzioni fu edificato un ospedale. L’Ordine potrebbe essere descritto come una forza multinazionale divisa in “Lingue” a seconda della nazionalita’ dei suoi membri, queste “Lingue” erano: Alvernia, Provenza, Francia, Aragona, Castiglia, Inghilterra, Germania e Italia. Ogni lingua aveva la propria Auberge, o quartier generale, cosi’ pure un compito specifico che gli veniva tradizionalmente assegnato, ogni Lingua era anche particolare responsabile della difesa di un particolare settore che poteva essere una parte di fortificazione o una torre. A riprova della inadeguatezza delle difese delle isole, nel 1547 e nuovamente nel 1551, I Turchi sferrarono due attacchi contro le isole, e l’ultimo fu particolarmente disastroso. Razziando le campagne ed evitando le citta’ fortificate, I Turchi rivolsero la loro attenzione verso l’isola di Gozo, trascinando l’intera popolazione in schiavitu’. Nello stesso anno, I Turchi cacciarono I Cavalieri da Tripoli. Questi attacchi spinsero I Cavalieri ad una frenetica attivita’ per rinforzare le difese delle Isole per prevenire un’ulteriore e probabilmente maggiore attacco. Nello stesso tempo le galere dell’Ordine, a volte con l’aiuto di corsair Maltesi, non cessavano I loro attacchi contro le navi Ottomane e contro I territory vassalli del NordAfrica, questi attacchi spinsero I Turchi ad essere piu’ determinati che mai nel voler cacciare I cavalieri dalla loro ultima sede.
Fu stabilito che l'Ordine sarebbe rimasto neutrale nelle guerre tra nazioni cristiane.
Nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran Maestro fra' Jean de la Vallette (che dette il nome alla capitale dell'isola di Malta, Valletta), difesero l'isola dall'attacco e dal Grande Assedio Turco (durato oltre tre mesi).
IL GRANDE ASSEDIO
Nulla e’ meglio conosciuto del Grande Assedio cosi’ scrisse Voltaire 200 anni dopo l’evento e per I Maltesi oggi la definizione suona ancora veritiera. Per essi il Grande Assedio fu, il loroelevato momento. Il resoconto sintetico dei fatti e’ il seguente:
Il 18 maggio 1565 I Turchi Ottomano ed I loro alleati misero in campo 48000 dei loro migliori uomini contro le isole, con l’intento di evaderle per avviarsi poi verso il Sud Europa passando per la Sicilia e l’Italia. Contro di loro si opponevano circa 8000 uomini; 540 cavalieri; 4000 Maltesi: il resto formato da mercenary Spagnoli e Italiani. Il Gran Maestro La Vallette, forse il piu’ grande dei Gran Maestri, saggiamente non tento’ di scontrarsi con gli invasori sulle spiagge, ma scelse di spegare le esigue forze a sua disposizione all’interno di posizioni fortificate: l’antica citta’ di Medina e le due citta’ fortificate nei pressi dei porti, Senglea e Birgu oltre a S. Elmo, il piccolo forte che era stato costruitosulla punta della penisola di Sciberras a guardia delle entrate dei due porti principali. Una piccolo simbolica forza fu lasciata nel castello di Gozo.

 

Sbarcati senza trovare opposizione, il primo obbiettivo dei Turchi fu di trovare un porto d’ancoraggio sicuro per la loro grande flotta di unvasione e con questo disegno lanciarono il loro attacco al forte S. Elmo. Dopo un’eroica resistenza durata 31 giorni, il forte si arrese sotto I massicci bombardamenti ed I continui attacchi dei Turchi. Dopo il forte, gli Ottamani rivolsero la loro attenzione verso le due citta’ scarsamente fortificate, prorossime al porto. Sottoposte a continui bombardamenti e respingendo attacco su attacco, dietro alle pericolanti mura le forze cristiane contro ogni aspettativa, tennero il nemico a bada finche’ un piccolo rinforzo di 8000 uomini giunse dalla Sicilia (un altro rinforzo di 600 uomini era giunto all’incirca quando cadde S. Elmo). Completamente demoralizzata come erano per le perdite provocate dale malattie, il fuoco e il ferro, con in piu’ il fatto che I rifornimenti giungevano lentamente, I Turchi non erano in condizione di poter resistere e di si ritirarono non tentando mai piu’ alter invasioni in questa parte del Mediterraneo. I Cavalieri, I mercenary spagnoli e Italiani e l’intera popolazione maltese tutti coloro che si trovavano in prima linea sul fronte della lotta, avevano trionfato. Salvandosi avevano salvato l’Europa dai Turchi Ottomani. Elogi, e quello che era piu’ importante aiuti arrivarono dai Principi Cristiani Europei, riconoscenti. E piani a lungo rinviati furono eseguiti. Malta stava per avere una nuova citta’ una citta’ le cui mura sarebbero durate nel tempo.
LA FONDAZIONE DI LA VALLETTA
L’idea di fortificare il roccioso e rialzato Monte Sciberras, era venuta ai Cavalieri al loro arrivo nel 1530, ma non avendo avuto tempo si erano limitati a costruire un forte alla sua estremita’. Mentre altri Gran Maestri avevano studiato le possibilita’ di un tale progetto. La Valette era ossessionato dall’idea per cui, appena eletto nel 1557 invito’ degli ingengeri militari stranieri, famosi all’epoca, a preparare dei progetti, ma per effetto del Grande Assedio tutto si fermo’. Appena l’assedio fu tolto I progetti per la citta’ fortezza furono ripristinati, ma il primo passo fu l’immediata ricostruzione dello sfortunato forte S. Elmo. Papa Pio IV invio’ il suo ingegnere militare Francesco Laparelli e la pianificazione della nuova citta’ inizio’ seriamente. La posa della prima pietra avvenne il 28 marzo 1566 con tutta la pompa che richiedeva una tale impresa, e la nuova citta’ fu chiamata La Valletta dal nome del Gran Maestro. Subito dopo l’intera mano d’opera dell’isola fu impiegata nel progetto. Per timore di raid di rappresaglia da parte turca, la priorita’ fu data alla costruzione dei bastioni e allo scavo di un fossato chew isolava e proteggeva la citta’ dall’entroterra. I piani per livellare l’intera zona furono abbandonati perche’ l’operazione richiedeva troppo tempo. Una volta innalzati I bastioni dal lato del mare, la quadrettatura a rettangolo delle strade, stabilita da Laparelli, fu eseguita e una strada perimetrale permetteva il facile spostamento di uomini e materiale. Appezzamenti di terreno furono messi in vendita e le costruzioni dovettero conformarsi a piani precisi. Quando Laparelli lascio’ l’isola fu il suo assistente Maltese Gerolamo Cassar a continuare I lavori avviati; questo bravo architetto si era gia’ fatto un nome durante il Grande assedio quando, grazie ai suoi consigli illuminate, molti meccanismi per l’assedio furono

 

distrutti, quest’uomo notevole era impegnato adesso nella costruzione dei piu’ im portanti edifice dell’Ordine di La Valletta. La Vallette mori’ nel 1568 e fu sepoltonella chiesa di Nostra Signora delle Vittorie, il primo edificio ultimato; per I seguenti tre anni fu l’unico ospite della citta’. Il successivo Gran Maestro era molto meno entusiasta di La Vallette e quando nel 1571, a cinque anni dalla posa della prima pietra, I bastioni furono completati, il Gran Maestro trasferi’ formalmente la sede dell’ordine da Birgu all’altra parte del porto, a La Valletta. Altri Gran Maestri proseguirono ad abbellire la nuova citta’ e in quell momento tutte le opera importanti dell’Ordine erano entro le mura: Le Auberge delle Lingue dell’Ordine, il Palazzo del Gran Maestro ed alter chiese l’Ospedale, la Corte di Giustizia ed I Palazzi private di alcuni Cavalieri, di ricchi cittadini Maltesi ed ecclesiastici. Di condizione minore erano gli edifice che ospitavano la Zecca, la Fondazione e la Fabbrica di Munizioni , le Panetterie ed I mulini a vento per macinare il grano. Nelle strade meno importanti erano sistemati le abitazioni degli artigiani e altri dipendenti impiegati dell’Ordine. In seguito ad una tentata sommossa, speciali celle furono predisposte come dormitory per gli schiavi.
LA CADUTA DELL’ORDINE
Quando Malta divenne la sede dell’Ordine, per la prima volta I governanti dei Maltesi vissero sull’Isola, e la ricchezza vi si riverso’, al contrario di cio’ che avveniva prima. I Cavalieri dell’Ordine di s. Giovanni  provenivano dale piu’ nobili e ricche famiglie d’Europa e un cavaliere quando moriva, era tentato a lasciare I suoi beni all’Ordine ma non era raro che un membro dell’Ordine facesse dei regali e delle donazioni anche stando in vita. Un’altra fonte di entrate erano I bottini ricavati dalla cattura di navi Turche, che di fatto era una specie di pirateria legalizzata. Il risultato di tutto cio’ fu che l’Ordine aveva accumulato nel corso degli anni un vasto patrimonio e possedeva beni praticamente in tutti I paesi d’Europa. L’Ordine avvio’ un programma di opera pubbliche che ebbero il risultato di abbellire le Isole ed aumentarono il tenore di vita degli isolani. Alcuni Cavalieri erano accompagnati dai loro domestici che provenivano dai loro paesi d’origine, e questi, cuochi, sarti ed altri operatori spesso mettevano su famiglia con gli isolani e tramandavano cosi’ le loro conoscenze. Molti Maltesi trovarono lavoro con l’Ordine come soldati, marinai, braccianti ed impiegati. I Maltesi che mostravano di avere del talento venivano mandate all’estero sotto il patronato dell’Ordine e tornavano famosi musicisti, scultori, pittori ed architetti. Gli artisti stranieri erano ugualmente incoraggiati a lavorare nelle Isole e il risultato delle loro opera fu una ricca eredita’ culturale che l’Ordine ha lasciato ai Maltesi: questi artisti erano anche incaricati di costruire le magnifiche chiese che si vedevano nei villaggi, che rappresentavano un motivo per gli abitanti di dimostrare il loro nuovo stato di benessere. Sei anni dopo il Grande Assedio I Turchi furono sconfitti anche sul mare nella battaglia di Lepanto, alla quale parteciparono anche le galere dell’Ordine, ma le reni dell’Impero Ottamano erano ancora lontane dall’essere spezzate. Nonostante le scorrerie dei corsair a Malta fossero meno frequenti, la costruziojne delle difese nell’Isola proseguiva senza rallentare. A quell’epoca non solo la Mezza

 

Luna Turca svaniva e con l’allontanarsi del timore di attacchi I paesi Cristiani non chiedevano piu’ protezione contro I Turchi, ma addirittura in alcuni casi avviarono convenienti scambi commerciali con loro. A Malta la gente adesso poteva persino vivere fuori dale citta’ fortificate e alcuni villaggi che erano stati abbandonati per il timore delle scorrerie dei corsair si riopolarono. Nondimeno le proprieta’ di campagna dei ricchi conservavano un aspetto severo di tipo “fortezze”. Alcuni Nobili Maltesi costruirono da se’ delle residenze a La Valletta, ma la maggior parte preferi I propri palazzo ancestrali di Medina, benche’ questi ed altri edifice dell’Antica Citta’, come la sede del Consiglio Municipale (l’Universita’) e la stessa cattedrale, fossero ricostruiti nel nuovo stile Barocco. Alcuni prodottibase, in particolare grano e vino, continuavano ad essere importati dalla Sicilia, ma I Cavalieri incoraggiarono e favorirono industrie locali specialmente la coltura e la lavoarzione del cototne. L’Ordine era sempre al corrente dei progressi che avvenivano all’estero, in particolare nel campo della medicina; nel 1769 ebbe la sua Universita’. I Cavalieri introdussero nei villaggi e altrove delle festivita’ popolari, molte delle quali avevano delle origini religiose: il Carnevale, le “festas” e soprattutto la festa di Nostra Signore delle Vittorie, giorno di commemorazione del Grande Assedio. Poiche’ la forza dell’impero Ottamano si indeboliva ulteriormente, la flotta dell’Ordine sostava pigramente all’ancora nel Porto Grande (le galere a remi erano state rimpiazzate da velieri dalla chiglia rotunda agli inizi del 18 secolo). I Cavalieri, I giovani soprattutto non avendo nulla da fare, ammazzavano il tempo in attivita’ che avrebbero dovuto essere tenute molto lontano dai loro voti monastici. Le finanze dell’Ordine erano adesso in uno stato molto precario. La disoccupazione era dominante e la poverta’ si diffondeva. Una rivolta guidata da alcuni preti fu subito soffocata ed I capi giustiziati o incarcerate. Verso la fine del 18 secolo le cose andavano di male in peggio per l’Ordine: in Francia dove aveva ;la maggior parte delle sue proprieta’, I loro possedimenti furono sequestrate dal Governo Repubblicano e rifugiati Francesi giunti a Malta, costituirono una aggiunta di spese per il Tesoro dell’Ordine. A seguito della sua vittoriosa campagna d’Italia, Napoleone confisco’ I beni dell’Ordine anche in quell paese. Alcuni fra gli ultimi Gran Maestri tentarono di modificare le cose, ma il marcio si era ormai insediato e nulla pote’ fermarlo. Nel momento in cui l’ultimo Gran Maestro Ferdinando Von Hompesch, veniva eletto, Napoleone preparava I piani per occupare l’Isola.
I FRANCESI
La cultura di Malta nel guigno 1798 da parte di napoleone, non puo’ essere annoverata come un suo trionfo militare. Salpato da Toulon per conquistare l’Oriente, chiese permesso di approdare a Porto Grande per rifornire d’acqua la sua flotta. Il Gran Maestro, memore dello statuto di neutralita’ dell’Isola, accetto’ la richiesta con l’obbligo che soltanto Quattro navi alla volta potevano entrare in porto. Poiche’ Napoleone si aspettava una simile risposta aveva preparato un piano d’invasione nei minimi dettagli. Una Quinta colonna di cavalieri Francesi si reco’ da Napoleone

appena sbarcato, consegnandogli le posizioni che erano ai loro comandi. In breve tempo I soli posti non ancora occupati furono le citta’ attorno ai porti principali e intorno ad esse I Francesi piazzarono la loro artiglieria. Il Gran Maestro capitolo’ senza opporre alcuna resistenza e Napoleone fece il grande ingresso a La Valletta e dopo una settimana Von Hompesch, accompagnato da alcuni Cavalieri, senza onore e senza lodi.
La non resitsenza del Gran Maestro nei confronti di Napoleone fu causata dalla Regola dell'Ordine che impediva loro di alzare le armi contro altri cristiani, ad abbandonare l'isola.Il Gran Maestro Giovannita, von Hompesch si era arreso a Napoleone ed era andato a rifugiarsi a Trieste.
Altri Cavalieri avevano trovato rifugio in Russia, affettuosamente accolti dallo Zar Paolo I. Questi profughi del nuovo Priorato di Russia, con i Polacchi cattolici, ricusando la resa del Gran Maestro a Napoleone, elessero Gran Maestro lo stesso Zar Paolo I, senza attendere le dimissioni di von Hompesch.
Lo Zar, riconosciuto come LXXII Gran Maestro dei Sovrano Militare Ordine di Malta, tenne la carica fino alla sua uccisione.
A lui succede Fra Giovarini Tommasi, con nomina del Papa Pio VII, con Breve del 9 Febbraio 1803. Questi ricostituisce il Consiglio e porta il Convento a Messina.
Napoleone introdusse le sue riforme, che non erano tutte cattive. La schiavitu’ fu abolita e il piccolo numero di schiavi che si trovava nell’Isola fu emanciapato; anche se aveva soppresso l’Universita’ introdusse un programma di educazione primaria che come le istituzioni caritatevoli doveva essere gestito dallo stato. Lo sbaglio di napoleone a Malta fu di osare troppo e troppo in fretta. I maltesi avevano l’impressione di essere stati abbandonati dall’Ordine , ma prima di tentare qualsiasi resistenza erano stati persuasi a sottomettersi dal Vescovo. Senza rispetto o meglio prelate, Napoleone diede assicurazione che I diritti della Chiesa sarebbero stati salvaguardati, promessa che avrebbe pero’ rotto molto presto. Il Vescovo da parte sua, emano’ una lettera pastorale in cui ricordava al corpo insegnante di s. Paolo, di obbedire alle autorita’ costituite. I maltesi che avevano servitor nell’esercito e nella marina dell’Ordine furono arruolati nelle forze Repubblicane francesi, e si costituirono anche dei reggimenti cui furono assegnati dei compiti nelle Isole medesime. Ovviamente, la nobilta’ fu abolita e tutti gli stemmi rimossi gli unici memoriali sopravvissuti dell’occupazione di napoleone a Malta sono una targa su un lato del palazzo Parisio a La Valletta. Il 2 settembre 1798 I tesori della Chiesa Carmelitana di Medina stavano per essere espropriati e venduti all’asta e una piccolo folla si era radunata e pose domande imbarazzanti a coloro che erano preposti all’operazione. Un comandante Francese e un sergente intimarono alla folla di dispererdersi e fu allora che il ragazzo colpi’ il comandante con una sassata, Estrassero le loro spade, probabilmente nell’intento di spaventare il giovane, ma I due Francesi vennero bloccati e linciati sul posto dalla folla. Immediatamente la

 

guarnigione di Medina chiuse le porte della citta’ e I Maltesi da parte loro suonarono le campane della Chiesa per dare l’allarme. La popolazione dei villaggi intorno accurse nella citta’ Vecchia e introducendosi tramite un passaggio segreto, pote’ sopraffare facilmente I soldati. Una rilevante forza giugnta da La Valletta fu respinta con gravi perdite. Sfruttando l’elemento sorpresa, nel giro di poche ore, I Maltesi si impadronirono delle Isole, fatta eccezione per le citta’ fortificate nei pressi dei porti e per I due forti di Gozo. Un cannone prelevato dale torri costiere catturate, fu puntato verso le posizioni francesi, mentre un’Assemblea Nazionale era rapidamente convocata. Nominalmente l’Ordine aveva retto le Isole di Mata come feudo del Re di Sicilia (dal 1735 quest’isola era stata amalgamate con lo Stato di Napoli che era allora conosciuto come Regno delle due Sicilie), e fu al Re delle Due Sicilie che I Maltesi si rivolsero per ottenere aiuto e protezione. Nello stesso tempo dei deputati furono invitati per chiedere aiuto presso gli alleati del Re, I Britannici. I Maltesi fecero una richiesta di armi ed il permesso di ottenere dalla Sicilia del grano e credito, poiche’ gli insorti erano male armati con soltanto pochi moschetti, picche, spade o ancora piu’ semplicemente con bastoni. Qualche moschetto e un po’ di denaro furono inviati dal Re mentre navi militari Britanniche agli ordini di Nelson bloccavano I porti di Malta per ostacolare l’arrivbo di aiuti all’assediata guarnigione francese. Una piccolo forza Britannica sbarco’ e I francesi di Gozo si arreseroo nell’ottobre 1798, e la bandiera Siciliana fi issata sulle mura. Una congiura da parte dei maltesi di La Valletta di aprire le porte della citta’ per fare entrare gli alleati contadini, fu scoperta e 45 furono giustiziati. Fra quelli che fronteggiarono il plotone d’esecuzione vi era un eroico prete maltese, Dun Mikiel Xerri. Mentre I francesi erano rinchiusi nelle fortificazioni e non potevano ricevere aiuti per il blocco navalebritannico, I maltesi seppur sostenuti da truppe italiane e britanniche non potevano attaccare I poderosi bastioni perche’ non disponevano di mezzi d’assalto. Il Re delle Due Sicilie fu cacciato da Napoli dale truppe Francesi in avanzata e fu costretto a rifugiarsi in Sicilia per cui non pote’ dare un’adeguata protezione agli isolani per questo motivo I deputati maltesi chiesero al Re delle Due Sicilie di poter domandare essi stessi la protezione di sua Maesta’ Britannica per la cadutra della Guerra. Il permesso fu concesso ed il capitano Ball, comandante di una nave da Guerra Britannica, fu nominato presidente di un’assemblea, ora chiamata Congressom e sotto la sua presidenza “I vari e frequenti diverbi dei capi maltesi furono finalmente pacificati”  poiche’ la maggioranza della popolazione era sotto le armi, I campi nudi e improduttivi,I generi alimentary scarsi, si chiese ed ottenne del grano dalla Sicilia con un azione vigorosa dei Britannici, che in seguito a questo intervento, crebbero molto nella stima dei maltesi. I francesi erano pronti a capitolarema le truppe di N\apoleone con prodezza rifiutarono di arrendersi ai ribelli maltesi. Ma quando la capitolazione fu redatta e fermata ne’ loro ne’ I rappresentanti furono autorizzati a partecipare ai negoziati (maltesi).. Il Congresso

 

Nazionale fu disciolto ed I battaglioni Maltesi congelati; un reggimento maltese formato dai britannici, al commando di ufficiali britannici, fu tuttavia mantenuto. Quando la bandiera Britannica fu innalzata al posto del tricolour francese, I maltesi si prepararono ad organizzare sotto I nuovi padroni.
I BRITANNICI
Espulsi I Francesi dall’Isola, I Britannici non erano molto interessati a tenere Malta, infatti con il trattato di Amiens (1802) e con l’assenza dei francesi, le ostilita’ fra Gran Bretagna e Francia vennero a cessare e fu deciso che Malta sarebbe stata restituita ad un Ordine di San Giovanni riformato e sotto la protezione del Regno delle Due Sicilie, e che la sua neutralita’ sarebbe stata garantita dale Grandi Potenze. I Maltesi nella maggioranza, erano estremamente contrary a questo tipo di sistemazione. Se la Gran Bretagna rifiutava la sovranita’ sulle Isole, toccava agli isolani stessi decidere del loro destino. Contrariamente ai loro predecessori I Britannici mantennero il maggior numero possible di istituzioni dell’Ordine e tanti Maltesi furono posti nelle cariche di Governo. Come I francesi prima di loro, I Britannici corteggiarono la Chiesa per il poderoso supporto che poteva dare, ed in questo ebbero molto piu’ successo. L’italiano seguitava ad essere la lingua della cultura e del’insegnamento, come lo fu per sexcoli prima, tanto che gli editti erano scritti in lingua italiana. Con I britannici padroni del mare, tutto il traffico marittimno era costretto a fermarsi nei porti maltesi per la certificazione ad opera della Navy e in poco tempo le Isole Maltesi divennero il piu’ importante centro commerciale del Mediterraneo. Con il trattato di Parigi (1814) le Isole furono confermate come possedimento Britannico “… per voce dell’Europa e Amore dei Maltesi”, come cita una iscrizione. Con la cessazione delle ostilita’ Malta perse la favolrevole posizione di protetta della Navy Britannica e con un’epidemia di peste che fece migliaia di vittime, finiva per il popolo maltese un’era di benessere e prosperita’. Per tutto questo tempo I maltesi nutrirono la speranza che il Congresso Nazionale sarebbe stato ripristinato e che avrebbero potuto dire la loro negli affair del loro paese; sfortunatamente delle considerazioni imperative ebbero la precedenza, e le petizioni delle alte classi maltesi raggiunsero orecchi di sordid. L’Universita’, il Consiglio Municipale che era stato eletto d’ufficio senza interruzione dalla meta’ del 14 secolo, in questo momento manteneva la sola funzione di rifornire l’Isola di grano. Nel 1819 questa antica istituzione fu soppressa. Il grano era adesso importato dai porti del Mar Nero anziche’ dalla Sicilia, mentre gli scambi con l’Inghilterra furono incoraggiati, con l’intenzione di interrompere il cordone ombellicarwe che collegava Malta con la Sicilia. Un’altro passo in tale senso fu la separazione dei Vescovi di malta dal Vescovado Metropolitano di Palermo che era stata ottenuta dai Britannici dal Papa. Quando il vapour sostitui’ la vela, Malta divento’ un importamnte stazione di rifornimento per il carbone e ancora di piu’ lo fu con l’apertura del canale di Suez nel 1869.

 

I CAVALIERI DI MALTA A ROMA
Dopo essersi trasferito temporaneamente a Messina, a Catania e a Ferrara, nel 1834 l'Ordine si stabilì a Roma dove possiede, garantiti da extraterritorialità, il Palazzo di Malta, in Via Condotti 68, e la Villa sull'Aventino.
 Nel 1854, Pio IX approva la nuova regola dell’ Ordine. Nel 1879, Leone XIII ripristina la carica di Gran Maestro.
Sin da allora la finalità originaria dell'assistenza ospedaliera divenne l'attività principale dell'Ordine, che si intensificò nel corso dell'ultimo secolo, grazie al contributo delle attività dei Gran Priorati e delle Associazioni presenti nei diversi paesi del mondo.Le attività ospedaliere e caritative furono svolte su larga scala durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale sotto il Gran Maestro fra' Ludovico Chigi della Rovere Albani e ancor più intensificate sotto il Gran Maestro fra' Angelo de Mojana di Cologna (1962-1988), successore del quale è l'attuale Principe e Gran Maestro fra' Andrew Bertie.
SOVRANO ORDINE GEROSOLIMITANO DEL KRAC - OSJ USA - KNIGHTS OF MALTA
Il Gran Consiglio, tenuto un Capitolo a Damasco, nel 1988, stabilì di rinominarsi SOVRANO ORDINE GEROSOLIMITANO DEL KRAC - OSJ USA - KNIGHTS OF MALTA; di nominare, quale Gran Maestro Ecumenico, lo storico Faiz Ismail, di religione Islamica a testimoniare la pace con l’ Islam e il massimo ecumenismo.
Deliberò, infine, di promuovere il ricongiungimento dei vari rami dell’ Ordine sotto un’ unica Confederazione e di stabilire un gemellaggio con i Cavalieri Teutonici e con i Cavalieri Templari.
L’ Ordine ripudia la guerra e depone le armi; difende i diritti degli uomini e promuove la fratellanza universale; combatte le ideologie della criminalità organizzata; promuove la cultura e l’ educazione in campo internazionale, creando Università e Campus.
Ad opera di questo Ordine, il 30 settembre 1992, in attesa di giungere ad una chiarificazione di tutti gli Ordini cavallereschi che operano nel mondo, in ottemperanza alla bolla 1/02/88/01 sottoscritta a Malta nel 1988 tra i cavalieri Crociati, ratificata dal Capitolo di Damasco del 20 settembre 1988, viene costituita una associazione denominata Federazione Internazionale dei Cavalieri Crociati che va continuamente raccogliendo le adesioni di molti Ordini, insieme ai quali opera per la diffusione delle idee di ecumenismo, di pace, di solidarietà e di fratellanza tra i popoli, di difesa dei diritti dell'uomo e di protezione della personalità umana.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Malta, Miller Distributors Limited Guides, Plurigraf, 2001
Malta, Miller Distributors Limited Guides, Plurigraf, 2001
La fine dei Templari" di Andreas Beck
Enciclopedia UTET
Sito ufficiale dei Cavalieri del Tempio
Il Templare: uomo del Medioevo” di Loredana Imperio
“I personaggi della storia Medioevale”, Marzorati Editore 1987
Cavalieri di Malta – Una leggenda verso il futuro – Marcello Maria Marrocco Trischitta
Rapporto 2003 del Sovrano Militare Ordine Opspedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta
Fonti del sito Ufficiale del Sovrano Militare Ordine Opspedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta
http://www.orderofmalta.org
http://www.cronologia.it

 

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