Grande capo apache Kociss

Grande capo apache Kociss

 

 

 

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Grande capo apache Kociss

KOCISS E LE GUERRIGLIE APACHE

 

Dopo la visita di Nuvola Rossa nell'estate del 1871, il commissario Ely Parker e altri funzionari governativi discussero l'opportunità di invitare a Washington il grande capo apache Kociss. Sebbene non vi fossero state più campagne militari nel territorio apache dalla partenza di Capo Stella Carleton dopo la Guerra Civile, vi erano frequenti scontri fra le bande nomadi di questi indiani e i coloni bianchi, i minatori, e i trasportatori che continuavano a usurpare la loro patria. Il governo destinò quattro zone di riserva nel Nuovo Messico e nell'Arizona alle varie bande, ma pochi Apache' erano disposti ad andare a vivere in una qualunque di esse. La speranza del commissario Parker era che Kociss desse il suo contributo all'instaurazione di una pace permanente nel territorio apache, e chiese ai rappresentanti del suo ufficio in quella zona di invitare il capo a recarsi a Washington. Fino alla primavera del 1871 nessun uomo bianco riuscì a trovare Kociss, e quando infine fu stabilito il contatto, il capo declinò l'invito del governo. Disse semplicemente che non poteva fidarsi dei rappresentanti militari degli Stati Uniti, né di quelli civili.  Kociss era un Apache Chiricahua. Era più alto della maggior parte dei membri della sua stirpe, aveva spalle larghe, ampio torace, un viso intelligente con occhi neri, lungo naso dritto, fronte spaziosa e folti capelli neri. Gli uomini bianchi che lo conobbero dissero che era di modi gentili, e di aspetto ordinato e pulito. Quando gli americani giunsero per la prima volta nell'Arizona, Kociss diede loro il benvenuto. Nel 1865, durante un ncontro con il maggiore Enoch Steen del I Dragoni, Kociss promise di lasciar attraversare agli americani i! territorio chiricahua sulla strada meridionale che conduceva in California.

Non fece obiezioni quando la Butterfield Overland Mai! costruì una stazione di diligenza sul Passo Apache; infatti, i Chiricahua che vivevano nei dintorni tagliarono il legname per la stazione, barattandolo in cambio di provviste. Poi, un giorno di febbraio nel 1871, Kociss ricevette un messaggio dal Passo Apache in cui gli si chiedeva di recarsi alla stazione per un colloquio con un ufficiale. Pensando che si trattasse di una cosa di ordinaria amministrazione, Kociss portò con sé cinque membri della sua famiglia: suo fratello, due nipoti, una donna e un bambino. L'ufficiale che voleva vederlo era G.N. Bascom del 7° fanteria, che era stato inviato con una compagnia di soldati per recuperare dei capi di bestiame e un bambino meticcio rubati dal ranch di lohn Ward, che aveva accusato i Chiricahua di Kociss di aver sottratto il bestiame e il bambino. Appena Kociss e i suoi parenti entrarono nella tenda di Bascom, dodici soldati la circondarono e il tenente chiese loro con voce perentoria che i Chiricahua restituissero il bestiame e il bambino. Kociss aveva sentito parlare del ragazzo rubato. Una banda di Coyotero della Gila avevano assalito il ranch di Ward, egli disse, e probabilmente si trovava a Black Mountain. Kociss pensava di riuscire a combinare un riscatto. Bascom rispose accusando i Chiricahua di avere il bambino e il bestiame.  Inizialmente Kociss pensava che il giovane ufficiale stesse scherzando. Bascom era però un impulsivo, e quando Kociss dimostrò di non prendere sul serio l'accusa, il tenente ordinò l'arresto di Kociss e dei suoi parenti, dichiarando che li avrebbe tenuti come ostaggi in attesa della restituzione del bestiame e del ragazzo.  Nel momento in cui i soldati entrarono per arrestarli, Kociss fece un taglio nella tenda . fuggì inseguito da una scarica di fucileria. Sebbene ferito, egli riuscì a sfuggire all'inseguimento di Bascom, ma i suoi parenti rimasero prigionieri. Per liberarli, Kociss e i suoi guerrieri catturarono tre bianchi sulla Pista di Butterfield, e cercarono di fare uno scambio con il tenente. Bascom rifiutò di effettuare lo scambio se questo non comprendeva anche il bestiame rubato e il ragazzo. Furioso perché Bascom non voleva credere che la sua. gente fosse innocente, Kociss bloccò il Passo Apache. e assediò la compagnia di fanteria che si trovava alla stazione delle diligenze.  Dopo aver proposto ancora una volta a Bascom di fare uno scambio, Kociss giustiziò i suoi prigionieri, mutilandoli con le lance, Una crudele pratica che gli Apache avevano imparato dagli spagnoli. Pochi giorni dopo il tenente Bascom si vendicò impiccando tre parenti maschi di Kociss.  Fu a questo punto della storia che i Chiricahua trasferirono il loro odio dagli spagnoli sugli americani. Per un quarto di secolo essi e altri Apache avrebbero combattuto un'estenuante guerriglia che sarebbe costata in vite umane e in denaro più di qualsiasi altra guerra indiana. A quel tempo (1861) il grande capo di guerra degli Apache era Mangas Colorado, o Maniche Rosse, un Mimbreiio di settant'anni che era ancora più alto di Kociss. Aveva seguaci in molte bande dell'Arizona sud-orientale e del Nuovo Messico sud-occidentale. Kociss aveva sposato la figlia di Mangas, e dopo la faccenda di Bascom i due uomini unirono le forze per scacciare gli americani dalla loro patria. Attaccarono convogli di carri, interruppero il traffico delle diligenze e dei carri postali, e scacciarono diverse centinaia di minatori bianchi dal loro territorio, dai monti Chiricahua ai Mogollons.  Quando le Giacche Blu e le Giacche Grige combatterono la loro Guerra Civile, Mangas e Kociss ingaggiarono scaramucce con le Giacche Grige finché queste si ritirarono verso l'Est. Poi, nel 1862, giunse dalla California Capo Stella Carleton con le sue migliaia di Giacche Blu, percorrendo la vecchia pista che attraversava il cuore del territorio chiricahua. Inizialmente entrarono a piccoli gruppi, fermandosi sempre ad approvvigionarsi di acqua alla sorgente vicino alla stazione abbandonata sul Passo Apache. Nella Luna del Cavallo, il 15 luglio, Mangas e Kociss spiegarono i loro cinquecento guerrieri lungo le alture rocciose che dominano il passo e la sorgente.  Si stavano avvicinando da ovest tre Compagnie di fanteria di Giacche Blu, scortate da truppe a cavallo e da due veicoli su ruote. Quando la colonna di trecento soldati attraversò il passo, gli Apache attaccarono improvvisamente sparando e lanciando frecce. Dopo aver risposto al fuoco per pochi minuti, i soldati si ritirarono precipitosamente dal passo.

Gli Apache non si lanciarono all'inseguimento. Sapevano che le Giacche Blu sarebbero ritornate. Dopo aver ricostituito le file, i soldati di fanteria si spinsero di nuovo nel passo, questa volta seguiti da vicino dai due carri. I soldati arrivarono fino a poche centinaia di metri dalla sorgente, ma lì non vi era alcun riparo dietro cui proteggersi, e gli Apache avevano circondato dall'alto le sorgenti. Per diversi minuti le Giacche Blu tennero la loro posizione. Poi sferragliando giunsero i carri. Improvvisamente, dai carri esplosero lampi di fuoco. Si alzarono nuvole di fumo nero, e un grande tuono echeggiò fra le alte rocce, e pezzi di metallo volante fischiarono nell'aria. Gli Apache avevano udito il rombo dei piccoli cannoni degli spagnoli, ma questi grandi cannoni tuonanti montati su carri spargevano il terrore e la morte. Allora i guerrieri si ritirarono, e le Giacche Blu avanzarono per prendere possesso delle acque che sgorgavano dalle sorgenti. Mangas e Kociss non erano disposti a darsi per vinti. Se fossero riusciti ad allontanare piccole bande di soldati dai cannoni sui carri, avrebbero ancora potuto sconfiggerli.  Il mattino seguente videro un plotone di soldati a cavallo che tornava verso ovest, probabilmente per avvertire altri soldati che venivano da quella direzione. Mangas prese cinquanta guerrieri a cavallo e si precipitò a valle per tagliarli fuori. Nella battaglia che seguì, Mangas fu ferito al petto e cadde da cavallo privo di sensi. Sgomenti per la perdita del loro capo, i guerrieri interruppero il combattimento e trasportarono il corpo sanguinante di Mangas sulle alture.  Kociss era deciso a salvare la vita di Mangas. Anziché fidarsi degli stregoni e dei loro canti e dei loro sonagli, mise suo suocero in un te lo e con !.ma scorta di guerrieri cavalcò ininterrottamente verso sud per un centinaio di chilometri in Messico fino al villaggio di Janos. Lì viveva un chirurgo messicano di grande fama, e quando gli venne mostrato il corpo inerte di Mangas Colorado, gli fu dato un preciso ultimatum:
« Guariscilo.Se muore, anche questa città morirà >.
Alcuni mesi dopo Mangas faceva ritorno sui suoi monti Mimbres, con un cappello di paglia a larghe falde, un sarape,l gambali di cuoio e sandali cinesi che aveva acquistato in Messico.  Era più magro e il suo volto era più rugoso di prima, ma riusciva ancora a superare a cavallo e nel lancio guerrieri più giovani di lui di mezzo secolo. Mentre si stava riposando sulle sue montagne, udì che Capo Stella Carleton aveva radunato i Mescalero e li aveva imprigionati al Bosque Redondo. Venne a sapere che le Giacche Blu davano la caccia agli Apache ovunque si trovassero e li uccidevano con i loro cannoni sui carri così come avevano ucciso sessantatré guerrieri suoi e di Kociss a Passo Apache  All'Epoca delle Formiche Alate (gennaio 1863) Mangas era accampato sul fiume Mimbres. Da qualche tempo stava pensando come fare per ottenere la pace per tutti gli Apache prima di morire. Ricordava il trattato che aveva firmato a Santa Fé nel 1852. In quell'anno gli Apache e il popolo degli Stati Uniti avevano stipulato un trattato di pace e di amicizia permanenti. Per alcuni anni vi era stata pace e amicizia, ma ora vi era ostilità e morte. Voleva veder -vivere il suo po polo di nuovo in pace. Sapeva che neanche i suoi più coraggiosi e astuti giovani guerrieri come Victorio e Geronimo potevano sconfiggere la grande potenza degli Stati Uniti. Forse era giunto il momento di stipulare un altro trattato con gli americani e le loro Giacche Blu, che erano diventati numerosi come le formiche alate.  Un giorno un messicano si avvicinò al campo di Mangas con una bandiera bianca. Disse che alcuni soldati si trovavano nelle vicinanze e volevano parlare di pace. A Mangas il loro arrivo sembrò provvidenziale. Avrebbe preferito conferire con un Capo Stella, ma acconsentì di andare a incontrare il piccolo capitali, Edmond Shirland, dei volontari della California. l guerrieri mimbreno lo consigliarono di non andarci.  Non si ricordava cosa era successo a Kociss quando andò a incontrare i soldati a Passo Apache? Mangas non tenne conto dei loro timori. Dopo tutto, egli era soltanto un vecchio. Che male potevano fare i soldati a un vecchio che voleva soltanto parlare di pace? I guerrieri insistettero perché si facesse accompagnare da una scorta; egli scelse quindici uomini e si avviarono sulla pista che portava ali 'accampamento militare. Quando giunsero in vista dell'accampamento, Mangas e i suoi uomini attesero che si mostrasse il capitali.
Si fece avanti un minatore che parlava spagnolo offrendosi di accompagnare Mangas nell'accampamento, ma i guerrieri apache che lo scortavano non erano disposti a lasciar entrare il loro capo finché il capitano Shirland non issava una bandiera bianca.  Appena fu alzata, Mangas ordinò alla sua scorta di tornare indietro; sarebbe entrato da solo. Era protetto da una bandiera bianca, e non correva alcun pericolo. Mangas cavalcò verso l'accampamento militare, ma i suoi guerrieri erano appena scomparsi dalla vista quando una dozzina di soldati sbucò fuori dalla boscaglia dietro di lui, pronti a far fuoco con le carabine. Era prigioniero.  '" Conducemmo in gran fretta Mangas al nostro accampamento al vecchio Fort McLean disse Daniel Conner, uno dei minatori che si era aggregato ai volontari della California " e facemmo in tempo a vedere il generale West che raggiungeva le sue truppe. Il generale avanzò fino al punto in cui Mangas si trovava prigioniero con l'intenzione di parlargli e sembrava un pigmeo accanto al vecchio capo, che sovrastava anche t"..; quelli che gli stavano intorno. Sembrava angosciato si rifiutò di parlare ed evidentemente sentiva di aver fatto un grande errore a fidarsi dei visi pallidi in quella occasione""" Furono assegnati due soldati a guardia di Mangas e quando scese la notte e il feddo divenne pungente, accesero un grande fuoco per scaldare se stessi e il loro prigioniero. Uno dei volontari della California, il soldato semplice Clark Stocking, riferì in seguito di aver udito gli ordini impartiti dal Generale Joseph West alle guardia: <Lo voglio domani mattina vivo o morto, capito, lo voglio morto>.  A causa della presenza nella zona degli Apache di Mangas, quando scese l'oscurità furono poste altre sentinelle di guardi all'accampamento. Daniel Conner fu messo di guardia, e mentre camminava avanti e indietro prima di mezzanotte, si accorse che i soldati che sorvegliavano Mangas stavano molestando il vecchio capo, tanto che questi continuava a sollevare i piedi sotto la coperta.  Curioso di sapere cosa stavano facendo i soldati, Conner si mise appena fuori dal raggio di luce del falò, e stette lì ad osservarli. Vide che stavano arroventando le baionette nel fuoco e con queste toccavano i piedi e le gambe di Mangas. Dopo che il capo ebbe sopportato, questa tortura diverse volte, si alzò e «cominciò ad apostrofarli violentemente dicendo in spagnolo alle sentinelle che egli non era un ragazzino con cui si potesse giocare. Ma le sue proteste furono subito interrotte, perché aveva appena cominciato a lamentarsi quando entrambe le sentinelle abbassarono i loro moschetti minié su di lui e gli spararono addosso, quasi contemporaneamente".  Quando Mangas cadde alI'indietro, le guardie scaricarono le pistole nel suo corpo. Un soldato prese il suo scalpo, un altro gli tagliò la testa e la bollì per poi staccare la carne e vendere il teschio a un frenologo nell 'Est. Gettarono il- corpo decapitato in un fossato. Nel rapporto militare ufficiale fu dichiarato che Mangas era stato ucciso mentre tentava di fuggire. Dopo di che, secondo Daniel Conner, « gli indiani si misero a fare la guerra sul serio... sembravano decisi a vendicare la sua morte con tutte le loro forze ".4 Dal territorio chiricahua dell'Arizona fino ai monti Mimbres del Nuovo Messico, Kociss e i suoi trecento guerrieri iniziarono una campagna per scacciare i perfidi uomini bianchi, oppure morire nel tentativo.  Victorio mise inseme un'altra banda, comprendente i Mescalero che erano scappati dal Bosque Redondo, e compirono incursioni contro gli insediamenti e lungo le piste del Rio Grande, dal Jornado del Muerto a EI Paso. Per due anni, questi minuscoli eserciti di Apache tennero in agitazione il Sud-ovest.  Quasi tutti erano armati soltanto di frecce e archi, e le loro frecce erano fatte di fragili canne lunghe 91 centimetri, con tre pennè, e una aguzza punta triangolare di quarzo lunga 30 centimetri. Fissati alle aste per mezzo di una dentellatura invece che con corregge o legacci, questi proiettili dovevano essere maneggiati con grande cura, ma quando le punte raggiungevano il bersaglio, si conficcavano con la forza di penetrazione delle pallottole minié.  Tenuto conto del loro armamento, gli Apache combattevano bene, ma crano in una proporzione di uno a cento, e le loro uniche prospettive erano la morte o la prigione. Dopo la fine della Guerra Civile e la partenza del generale Òlrleton, il governo degli Stati Uniti avanzò' proposte di pace agli Apache. Nella Luna delle Grandi Foglie (21 aprile 1865) Victorio e Nana si incontrarono a Santa Rita con i rappresentanti degli Stati Uniti. «lo e il mio popolo vogliamo la pace" disse Victorio. «Siamo stanchi della guerra. Siamo poveri e abbiamo pochi cibi e indumenti per noi per le nostre famiglie.
Vogliamo fare una pace, una pace duratura, una pace che venga mantenuta... lo mi sono lavato le mani e la bocca con acqua fresca, e pura, e ciò che dico è vero. » «Potete fidarvi di noi» aggiunse Nana.  La risposta dell'agente fu breve: «Non sono venuto a chiedervi di fare la pace, ma a dirvi che potete avere la pace andando nella riserva di Bosque Redondo". Avevano sentito parlare molto, e sempre male, di Bosque Redondo «Non ho tasche per mettere dentro ciò che hai detto," commentò seccamente Nana «ma le parole sono entrate nel mio cuore. Non le dimenticherò. ,,>  Victorio chiese due giorni di tempo prima di partire per la riserva; voleva raccogliere tutta la sua gente e tutti i cavalli. Promise di incontrare di nuovo l'agente il 23 aprile, a Pinos Altos. L'agente attese quattro giorni a Pino Altos, ma non si fece vedere un solo Apache. Piuttosto che andare nell'odiato Bosque preferivano affrontare la fame, gli stenti e la morte.  Alcuni si spostarono a sud, nel Messico, altri raggiunsero Kociss sui monti Dragoon. Dopo la sua esperienza a Passo Apache e dopo l'assassinio di Mangas, Kociss non aveva mai risposto alle offerte di pace. Nei successivi cinque anni, i guerrieri apache generalmente si tenevano lontani dai forti e dagli insediamenti americani. Ogni qual volta però un allevatore di bestiame o un minatore si mostrava disattento, una banda di predoni piombava sulla preda per catturare i cavalli o il bestiame, e così proseguivano la loro guerriglia. Verso il 1870 le incursioni divennero sempr'e più frequenti, e poiché Kociss era il capo più noto fra gli uomini bianchi, veniva solitamente ritenuto responsabile delle azioni ostili ovunque si verificassero.  Questo fu il motivo per cui nella primavera del 1871 il commissario agli Affari Indiani invitò così calorosamente Kociss a visitare Washington. Kociss tuttavia non credeva che fosse cambiato qualcosa; non riusciva ancora a fidarsi di nessun rappresentante del governo degli Stati Uniti. Poche settimane dopo, venuto a conoscenza di ciò che era accaduto a Eskiminzin e agli Aravaipa a Camp Grant, Kociss era convinto più che mai che nessun Apache avrebbe mai più dovuto affidare la sua vita nelle mani dei perfidi americani.  Eskiminzin e la sua piccola banda composta da 150 elementi viveva lungo il torrente Aravaipa dal quale prendevano il nome.  Questo si trovava a nord della roccaforte di Kociss, fra il fiume San Pedro e i monti Galiuro. Eskiminzin era un Apache tarchiato, con le gambe leggermente arcuate e con una simpatica faccia da bulldog. Poteva essere accomodante in certe occasioni, e crudele in altre. Un giorno di febbraio nel 1871, Eskiminzin andò a Camp Grant, un piccolo posto militare alla confluenza del torrente Aravaipa e del San Pedro.  Aveva sentito dire che il capitan, tenente Royal E. Whitman, aveva un atteggiamento amichevole, e chiese di vederlo. Eskiminzin disse a Whitman che i componenti della sua banda non avevano più una casa e non potevano nemmeno costruirla perché le Giacche Blu continuavano a inseguirli e sparavano loro addosso senza nessun motivo se non quello che erano Apache. Egli voleva fare la pace, così avrebbero potuto stabilirsi da qualche parte e piantare il mais lungo l'Aravaipa.  Whitman chiese a Eskiminzin perché non andava sui monti White dove il governo aveva creato una riserva. «Quello non è il nostro paese> rispose il capo. «Né quella è la nostra gente. Noi siamo in pace con loro [i Coyotero], ma non ci siamo mai confusi con loro. I nostri padri e i loro padri prima di loro hanno vissuto su queste montagne e hanno coltivato il mais in questa valle. Noi sappiamo fare il mescal, è il nostro alimento principale, e sia d'estate che d'inverno noi abbiamo qui un cibo che non ci viene mai a mancare. Sui monti White non ce n'è, e senza di esso ora ci stiamo ammalando.  Alcuni dei nostri sono stati pcr breve tempo sui monti White, ma non sono soddisfatti e dicono tutti: "Torniamo sull' Aravaipa e facciamo la pace una volta per tutte e non violiamola più". ,,  Il tenente Whitman disse a Eskiminzin che non aveva alcuna autorità per fare la pace con la sua banda, ma che se essi avessero consegnato le loro armi da fuoco, egli avrebbe permesso loro di rimanere vicino al forte come prigionieri di guerra provvisori fino a quando non avesse ricevuto istruzioni dai suoi superiori. Eskiminzin si dichiarò d'accordo, e gli Aravaipa vennero a piccoli gruppi a deporre i loro fucili, e alcuni consegnarono perfino archi e frecce.  Impiantarono un villaggio a monte del torrente, a poche miglia dal forte, seminarono il mais e cominciarono a cuocere il mescal. Impressionato dalla loro operosità, Whitman li impiegò per tagliare l'erba per i cavalli militari del presidio, permettendo loro così di guadagnare del denaro per comperarsi le provviste.  
Anche alcuni ranchers dei dintorni impiegarono alcuni di loro come braccianti. L'esperimento funzionò così bene che a metà marzo più di un centinaio di altri Apache, compresi alcuni Pinal, si erano uniti alla gente di Eskiminzin, e altri giungevano quasi giornalmente.  Whitman nel frattempo aveva scritto ai suoi superiori tracciando un quadro della situazione, e chiedendo istruzioni, ma verso la fine di aprile il suo rapporto gli fu restituito perché venisse riscritto sugli appositi moduli governativi.  Sentendosi a disagio perché sapeva che la responsabilità delle azioni degli Apache di Eskiminzin gravava su di lui, il tenente teneva sotto stretto controllo i loro movimenti.  Il 10 aprile gli Apache assalirono San Xavier, a sud di Tucson, rubando bestiame e cavalli. Il 13 aprile quattro americani furono uccisi durante una scorreria nei pressi di San Pedro a est di Tucson.  Tucson nel 1871 era un'oasi di tremila giocatori, proprietari di saloon, commercianti, trasportatori, minatori e di pochi fornitori che si erano arricchiti durante la Guerra Civile e speravano di continuare ad accumulare profitti con una guerra indiana. Tutta questa feccia aveva organizzato un Comitato di Salute Pubblica per proteggere la cittadinanza dagli Apache, ma poiché nessun Apache si avvicinava alla città, il Comitato spesso montava a cavallo e andava ,all'inseguimento di predoni nelle comunità vicine. Dopo le due scorrerie di aprile, alcuni membri del Comitato annunciarono che i predoni venivano dal villaggio aravaipa vicino a Camp Grant.  Sebbene Camp' Grant fosse distante 88 chilometri e fosse improbabile che gli Aravaipa avessero fatto un viaggio così lungo per compiere una scorreria, la dichiarazione fu prontamente accettata dalla maggior parte dei cittadini di Tucson. In generale, erano contrari alle agenzie dove gli Apache lavoravano per vivere ed erano pacifici; simili condizioni portavano a riduzioni delle forze militari e a una diminuzione dei profitti di guerra. Nelle ultime settimane di aprile, un veterano delle guerre contro gli indiani di nome William S. Oury cominciò a organizzare una spedizione per attaccare gli Aravaipa disarmati vicino a Camp Grant. Séi americani e quarantadue messicani si dichiararono disposti a partecipare, ma Oury decise che non erano sufficienti per garantire la vittoria. Fra gli indiani Papago, che anni prima erano stati sottomessi dai soldati spagnoli e convertiti al cristianesimo dai preti spagnoli, reclutò novantadue mercenari. 1128 aprile questa imponente banda di 140 uomini bene armati era pronta a partire.  La prima avvisaglia che il tenente Whitman, a Camp Grant, ebbe della spedizione fu un messaggio dalla piccola guarnigione militare di Tucson che lo informava che un grosso gruppo era partito da lì il giorno 28, con il dichiarato proposito di uccidere tutti gli indiani vicino a Camp Grant. Whitman ricevette il dispaccio da un messaggero a cavallo alle 7.30 del mattino del 30 aprile.  < Inviai immediatamente i due interpreti, a cavallo, al campo indiano > riferì in seguito Whitman «con l'ordine di riferire ai capi come stavano esattamente le cose, e di condurre tutta la loro gente dentro il fortino...! miei messaggeri ritornarono dopo circa un'ora, con la notizia che non erano riusciti a trovare nessun indiano vivo, ,,  Meno di tre ore prima che Whitman ricevesse il messaggio di avvertimento, la spedizione di Tucson era spiegata lungo le alture che fiancheggiavano il torrente e sul greto sabbioso che conduceva al villaggio degli Aravaipa. Gli uomini che si trovavano in basso sul terreno pianeggiante aprirono il fuoco sui wickiups, e quando gli Apache corsero fuori, furono falciati dalle raffiche di fucileria esplose dalle alture.  Nel giro di mezz'ora tutti gli Apache che vivevano nel campo erano fuggiti, erano stati catturati o erano morti. I prigionieri erano tutti bambini, ventisette dei quali furono presi dai Papago convertiti al cristianesimo, per essere venduti come schiavi nel Messico.  Quando Whitman arrivò sul posto, il villaggio stava ancora bruciando, e il terreno era disseminato di morti e di donne e bambini mutilati. «Trovai numerose donne trucidate mentre dormivano accanto ai mucchi di fieno che avevano raccolto per portarli al forte quel mattino. I feriti, che non erano in grado di muoversi, avèvano i crani spaccati a colpi di mazza e di pietra, mentre altri erano coperti di frécce dopo essere stati mortalmente feriti da colpi di arma da fuoco. I corpi erano tutti svestiti. "

Il chirurgo C.B. Briesly, che accompagnava il tenente Whitman, riferì che due delle donne «si trovavano in una posizione tale che, a giudicare da come si presentavano i loro organi genitali e le ferite, non vi era dubbio che dovevano essere state prima violentate e poi fucilate... A un bambino di circa dieci mesi avevano sparato due fucilate e gli era stata mozzata quasi una gamba>. Whitman era preoccupato che i sopravvissuti che erano fuggiti sulle montagne lo avrebbero accusato di non averli protetti. < Pensai che il fatto di prendermi cura dei loro morti sarebbe stato per loro una prova almeno della nostra simpatia, e la supposizione si rivelò esatta, perchè mentre eravamo al lavoro molti di loro giunsero sul posto e si abbandonarono a manifestazioni di dolore troppo violente e terribili per poterle descrivere....di tutti quelli che seppellimmo (circa un centinaio) uno era un vecchio e uno era un adolescente - tutti gli altri erano donne e bambini. » I decessi avvenuti in seguito alle ferite, e il ritrovamento dei corpi degli indiani ritenuti dispersi portarono infine il totale dei morti a 144. Eskiminzin non tornò, e alcuni Apache credevano che fosse sceso sul sentierodi guerra per vendicare il massacro. «Le mie donne e i miei bambini mi sono stati uccisi davanti agli occhi» disse un vecchio a Whitman «e non mi è stato possibile difenderli. La maggior parte degli indiani al mio posto avrebbe preso un coltello e si sarebbe tagliato la gola.» Ma dopo che il tenente ebbe dato la sua parola che non si sarebbe dato pace finché non avessero avuto giustizia, gli Aravaipa così duramente colpiti acconsentirono a dare una mano a ricostruire il villaggio e a ricominciare da capo. I tenaci sforzi di Whitman riuscirono infine a portare gli assassini di Tucson davanti a un tribunale. La difesa sostenne che i cittadini di Tucson avevano seguito la pista degli Apache assassini che conduceva diritto al villaggio aravaipa. Oscar Rutton, la guida del presidio di Camp Grant, testimoniò a favore dell'accusa: «Secondo il mio ponderato giudizio, gli indiani di questo posto non hanno mai fatto scorrerie ». F.L.Austin, il commerciante del presidio, Miles L. Wood, il fornitore di carne, e William Kness che trasportava la posta fra Camp Grant e Tucson, fecero tutti analoghe dichiarazioni. Il processo durò cinque giorni; i giurati si riunirono a deliberare per diciannove minuti; dopo di che emisero una sentenza che assolveva gli assassini di Tucson. Per quanto riguarda il tenente Whitman, la sua impopolare difesa degli Apache rovinò la sua carriera militare. Comparì tre volte di fronte alla Corte Marziale per imputazioni ridicole, e dopo diversi -anni di servizio senza promozioni, rassegnò le dimissioni.Il massacro di Camp Grant tuttavia, attirò l'attenzione di Washington sugli Apache. Il presidente Grant definì l'attacco un «puro e semplice assassinio », e ordinò all'esercito e all'Indian Bureau di prendere immediati provvedimenti per riportare la pace nel Sud-ovest. Nel giugno 1871 giunse a Tucson il generale George Crook a prendere il comando del dipartimento dell' Arizona. Poche settimane dopo arrivò a Camp Grant Vincent Colyer, inviato speciale dell'lndian Bureau. Entrambi gli uomini erano vivamente interessati a organizzare un incontro con i principali capi apache, soprattutto con Kociss. . Colyer si incontrò prima con Eskiminzin, nella speranza di persuaderlo a riprendere il suo modo di vivere pacifico. Eskiminzin scese dalle montagne e disse che sarebbe stato lieto di parlare di pace con il commissario Colyer. «Il commissario probabilmente pensava di vedere un grande capitan,» osservò con calma Eskiminzin «ma egli si trova di fronte solo a un uomo povero e che non ha molto del capitano Se il commissario mi avesse incontrato circa tre lune fa, avrebbe vistoin me un capitano  Allora avevo molti seguaci con me, ma la maggior parte di essi è stata massacrata. Ora mi è restata poca gente. Da quando ho lasciato questo posto, sono sempre rimasto nei dintorni. Sapevo di avere amici qui, ma avevo paura di tornare indietro. Non ho mai avuto molto da dire, ma posso dire che questo posto mi piace. Ho detto tutto quello che dovevo dire, dato che parlo a nome di pochi. Se non fosse stato per il massacro, ora vi sarebbe qui molta più gente; ma dopo quel massacro chi avrebbe potuto resistere? Quando feci la pace con il tenente Whitman, il mio cuore traboccava di gioia. La gente di Tucson e di San Xavier deve essere pazza.Tutti si sono comportati come se non avessero né testa né cuore... devono essere assetati del nostro sangue... Quelli di Tucson scrivono sui giornali e raccontano la loro storia. Gli Apache non hanno nessuno che racconti la loro storia. » Colyer promise di narrare le gesta degli Apache al GrandePadre e al popolo bianco che non ne aveva mai sentito parlare.

«Penso che debba essere stato Dio a darvi un buon cuore per venire a visitarci, o devono essere stati un buon padre e una buona madre a farvi così gentile.» «È stato Dio» dichiarò Colyer. «È stato Lui» disse Eskiminzin, ma gli uomini bianchi presenti non furono in grado di dire, nella traduzione, se egli assentiva o faceva una domanda. Il capo successivo che Colyer aveva in programma di visitare era Delshay degli Apache Tonto. Delshay era un uomo tarchiato, con le spalle larghe, di circa trentacinque anni.' Aveva un orecchino d'argento, una espressione fiera e di' solito si muoveva a passo di carica, come se avesse sempre una gran fretta. Già nel 1868 Delshay aveva acconsentito a tenere in pace i Tonto e a servirsi dell'agenzia di Camp McDowell sulla riva occidentale del Rio Verde. Delshay, tuttavia, trovò le Giacche Blu estremamente infide.  Una volta un ufficiale aveva sparato con un fucile da caccia caricato a pallettoni nella schiena di Delshay senza alcun motivo plausibile ed era quasi certo che il chirurgo del presidio avesse cercato di avvelenarlo. Dopo questi fatti, Delshay stette alla larga da Camp McDowel1. Il commissario Colyer arrivò a Camp McDowell verso la fine di settembre con l'autorizzazione di servirsi dei soldati per mettersi in contatto con Delshay. Malgrado il largo impiego di bandiere bianche, segnali col fumo, e fuochi notturni da parte di pattuglie di cavalleria e di fanteria, Delshay non rispose. Voleva prima sondare attentamente le intenzioni delle Giacche Blu. Quando si decise a incontrare il capitano W.N. Netterville nella valle Sunflower (31 ottobre 1871), il commissario Colyer era già tornato a Washington a presentare il suo rapporto. A Colyer fu inviata una copia delle osservazioni di Delshay. «Non voglio più correre sulle montagne» disse Delshay. Voglio fare un grande trattato... un trattato che duri; manterrò la mia parola fino a quando le pietre si scioglieranno. » Tuttavia, non voleva riportare i Tonto a Camp McDowell. Non era un buon posto (era lì che gli avevano sparato e avevano tentato di avvelenarlo). I Tonto preferivano vivere nella valle Sunflower vicino alle montagne, così potevano raccogliere la frutta e prendere la selvaggina. «Se il grande capitan di Camp McDowell non mette un presidio dove dico io,» egli insistette «non posso farci niente, perché Dio fece l'uomo bianco e Dio fece l'Apache, e l'Apache ha lo stesso diritto dell'uomo bianco di stare in questo paese. Voglio fare un trattato che duri, cosicché entrambi si possa viaggiare nel paese senza avere guai; appena il trattato è stipulato voglio un pezzo di carta che mi permetta di viaggiare nel paese come un uomo bianco. Depositerò una roccia, e quando essa si scioglierà, il trattato dovrà cessare... Se io faccio un trattato, pretendo che il grande capitan venga a vedere me ogni qual volta che lo mando a chiamare, e io, a mia volta, andrò da lui se manda a chiamare me. Se viene stipulato un ,trattato e il grande capitan non manterrà le sue promesse con me, metterò la sua parola in un buco, e la coprirò di sterco. Prometto che quando verrà fatto un trattato l'uomo bianco o i soldati potranno far pascolare. tutti i loro cavalli e i loro muli senza bisogno che nessuno stia lì a sorvegliarli, e se una sola bestia sarà rubata dagli Apache, io mi taglierò la gola. lo voglio fare un grande trattato, e se gli americani rompono il trattato,non voglio più passare guai; l'uomo bianco può prendere una strada e io posso prenderne un'altra... Dite al grande capitan a Camp McDowell che andrò a trovarlo entro dodici giorni ». Il punto più vicino a Kociss in cui arrivò Colyer fu Canada Alamosa, un'agenzia che era stata fondata dall'lndian Bureau 67 chilometri a sud-ovest di Fort Craig, nel Nuovo Messico. Lì, parlò con due membri della banda di Kociss. Essi gli dissero che i Chiricahua erano stati in Messico, ma che il governo messicano aveva offerto trecento dollari per ogni scalpo di Apache, e questo aveva portato alla formazione di gruppi di cacciatori di scalpi che li avevano attaccati sulle montagne di Sonora. ESsi si erano sparpagliati e stavano tornando alle loro vecchie roccaforti nell' Arizona. Kociss si trovava da qualche parte, sui monti Dragoon.Fu mandato un corriere a cercare Kociss, ma quando l'uomo entrò nel territorio dell'Arizona, incontrò inaspettatamente il generale Crook che si rifiutò di credere che fosse autorizzato ad andare nel campo di Kociss. Crook ordinò al corriere di ritornare immediatamente nel Nuovo Messico.

Crook voleva Kociss tutto per sé, e per trovarlo vivo o morto, mandò cinque compagnie di cavalleria a perlustrare i monti Chiricahua. Lupo Grigio fu il nome che gli Apache diedero al generale Crook. Kociss evitò Lupo Grigio passando nel Nuovo Messico. Inviò un messaggero al Capo Stella a Santa Fé, genera1e Gordon Granger, informandolo che era disposto a incontrarlo a Canada Alamosa per parlare di pace. Granger arrivò in un'ambulanza tirata da sei muli con una piccola scorta, e Kociss lo stava aspettando. I preliminari furono brevi. Entrambi erano ansiosi di sistemare la questione. Per Granger questa era l'occasione di diventare famoso come colui che era riuscito a far arrendere il grande Kociss. Per Kociss era la fine del cammino; aveva quasi sessant'anni ed era molto stanco, i suoi lunghi capelli, che gli arrivavano fino alle spalle, erano diventati grigi. Granger spiegò che la pace era possibile solo se i Chiricahua acconsentivano a stabilirsi in una riserva. «Nessun Apache sarà autorizzato a lasciare la riserva senza un permesso scritto rilasciato dall'agente» disse il generale «e il permesso non sarà mai rilasciato per qualsiasi tipo di spostamento oltre la linea del Vecchio Messico. » Kociss rispose con voce calma, accompagnando le sue parole con pochi gesti: «Il sole splendeva cocente sul mio capo, e mi ha avvolto come in un fuoco; il sangue ardeva, ma ora sono venuto in questa valle e ho bevuto queste acque e mi sono lavato in esse ed esse mi hanno raffreddato.  Ora che sono freddo vengo da te con le mani aperte per vivere in pace con te. Parlo chiaro e non desidero ingannare o essere ingannato. Voglio una pace buona, salda e durevole. Quando Dio fece il mondo, diede una parte all'uomo bianco e un'altra all'Apache. Perché questo? Perché li ha fatti incontrare? Ora che devo parlare, il sole, la luna, la terra, l'aria, le acque, gli uccelli e gli animali, persino i bambini non ancora nati gioiranno alle mie parole. Il popolo bianco mi ha cercato per tanto tempo. Eccomi qui! Che cosa vogliono? Mi hanno cercato a lungo; perché valgo così tanto? Se io valgo così tanto, perché non mettono un segno dove poso i piedi e guardano dove sputo? I coyote vanno in giro di notte a rubare e a uccidere; non posso vederli: non sono Dio. Non sono più il capo di tutti gli Apache. Non sono più ricco; sono solo un uomo povero. Il mondo non è sempre stato così. Dio non ci ha fatti come voi; noi siamo nati come gli animali, nell'erba secca, non sui letti come voi. Questo è il motivo per cui facciamo come gli animali, andiamo in giro di notte a rubare e a predare. Se avessi tutte le cose che avete voi, non lo farei, perché allora non ne avrei bisogno. Vi sono indiani che vanno in giro a uccidere e a rubare. Non sono comandati da me. Se lo facessi, non l'eseguirebbero. I miei guerrieri sono stati uccisi a Sonora. lo sono venuto qui perché Dio mi ha detto di fare così. Egli disse che era bene essere in pace - così venni! Stavo girando per il mondo con le nuvole e il vento, quando Dio parlò ai miei pensieri e mi disse di venire qui e di essere in pace con tutti. Egli disse che il mondo era grande abbastanza per tutti. < Quando ero giovane attraversai tutto questo territorio, da est a ovest, e non vidi nessun altro popolo oltre a quello degli Apache. Dopo molte estati lo attraversai di nuovo e trovai un'altra razza che era giunta per impadronirsene. Come mai?  Come mai gli Apache aspettano di morire e vivono sul filo del rasoio? Essi si aggirano sulle colline e sulle pianure, e desiderano che il cielo cada su di loro. Gli Apache erano un tempo una grande nazione; ora sono pochi, ed è per questo che vogliono morire e vivono sul filo del rasoio. Molti sono stati uccisi in battaglia. Devi parlare in modo chiaro cosicché le tue parole possano arrivare ai nostri cuori come la luce del sole. Dimmi, se la Vergine Maria ha camminato per tutta la terra, perché non è mai entrata nei wickiups degli Apache? Perché non l'abbiamo mai vista o udita? «lo non ho né padre né madre, io sono solo al mondo. Nessuno ha cura di Kociss; per questo non sono attaccato alla vita, e desidero che le rocce cadano su di me e mi coprano. Se avessi un padre e una madre come te, starei con loro ed essi starebbero con me. Quando giravo per il mondo, tutti chiedevano di Kociss. Ora egli è qui - tu lo vedi e lo odi - sei contento? Se sei contento, dillo. Parlate, americani e messicani, non voglio nascondervi nulla, e non voglio che voi mi nascondiate nulla. Non vi mentirò e voi non mentitemi. »

Quando la discussione cadde sul luogo della riserva chiricahua, Granger disse che il governo voleva spostare l'agenzia da Cafiada Alamosa a Fort Tularosa, sui Mogollons. (A Cafiada Alamosa si erano stabiliti trecento messicani e rivendicavano la proprietà della terra.) « Voglio vivere su queste montagne» protestò Kociss. «Non voglio andare a Tularosa. È un posto molto lontano. Le mosche su quelle montagne mangiano gli occhi dei cavalli. Gli spiriti maligni vivono lì. Ho bevuto queste acque e mi hanno raffreddato; non voglio andare via da qui. » Il generale Granger rispose che avrebbe fatto tutto il possibile per persuadere il governo a lasciar vivere i Chiricahua in Cafiada Alamosa con i suoi fiumi dalle acque fresche e limpide. Kociss promise che avrebbe tenuto in pace il suo popolo con i suoi vicini messicani, e mantenne la promessa. Pochi mesi dopo, tuttavia, il governo ordinò lo spostamento di tutti gli Apache da Cafiada Alamosa a Fort Tularosa. Appena venne a conoscenza dell'ordine, Kociss fuggÌ con i suoi guerrieri. Si divisero in piccoli gruppi, rifugiandosi ancora una volta sulle aride e rocciose montagne nell' Arizona sud-orientale. Questa volta, Kociss decise di stabilirsi lì. Che Crook venisse pure a cercarlo se voleva; Kociss lo avrebbe combattuto con i massi, se necessario, e poi, se Dio lo voleva, i massi avrebbero potuto cadere su Kociss e seppellirlo. Nell'Epoca In Cui Si Raccoglie il Mais (settembre 1872) Kociss cominciò a ricevere rapporti dalle. sue sentinelle che un piccolo gruppo di uomini bianchi si stava avvicinando alla sua roccaforte. Stavano viaggiando su un piccolo carro dell'esercito, uno di quelli che servivano per trasportare i feriti. Le sentinelle riferirono che Taglito, il Barba Rossa, era con loro: cioè Tom Jeffords. Kociss non vedeva Taglito da molto tempo. Ai vecchi tempi, dopo che Kociss e Mangas erano scesi in guerra con le Giacche Blu, Tom Jeffords aveva assunto l'incarico di trasportare la posta fra Fort Bowie e Tucson. I guerrieri apache avevano teso così tante imboscate a Jeffords e ai suoi corrieri che egli aveva quasi rinunciato al contratto. E poi, un giorno, l'uomo bianco con la barba rossa venne tutto solo al campo di Kociss. Scese da cavallo, si tolse la cartuccera e la consegnò insieme alle armi a una donna chiricahua. Senza dimostrare la minima paura, Taglito si diresse verso il punto dove stava seduto Kociss, e si sedette accanto a lui. Dopo una adeguata pausa di silenzio, Taglito Jeffords disse a Kociss che voleva stipulare un trattato personale con lui che gli permettesse di guadagnarsi da vivere trasportando la posta. Kociss era sbalordito. Non aveva mai conosciuto un simile uomo bianco. Per rendere onore al coraggio di Taglito, non gli rimaneva altro da fare che promettergli di lasciargli percorrere la via della posta senza molestarlo. Jeffords e i suoi corrieri non furono mai più vittime di imboscate, e in seguito, l'uomo alto. dalla barba rossa tornò molte volte al campo di Kociss e parlarono e bevvero tiswin insieme. Kociss sapeva che se Taglito faceva parte del gruppo che risaliva le montagne, voleva dire che lo stavano cercando. Mandò incontro agli uomini bianchi suo fratello Juan, e poi attese nascosto con la sua famiglia finché fu certo che tutto andava bene. Poi salì a cavallo e scese a valle con suo figlio Naiche. Appena smontato di sella, abbracciò Jeffords, che disse in inglese a un uomo con la barba bianca e con ,gli abiti coperti di polvere: «Questo è Kociss,.. La manica destra della giacca dell'uomo barbuto pendeva vuota; assomigliava a un vecchio guerriero, e Kociss non fu sorpreso quando Taglito lo chiamò generale. Era Oliver Otis Howard. «Buenos dias, sellor» disse Kociss, ed essi si strinsero la mano. A uno a uno arrivarono i guerrieri della guardia di Kociss, e formarono un semicerchio, sedendosi sulle coperte, per un consiglio con l'uomo dalla barba grigia e con un braccio solo. « II generale vuole spiegare lo scopo della sua visita? » chiese Kociss in apache. Taglito tradusse le parole. «Il Grande Padre, il presidente Grant, mi ha mandato a fare la pace fra voi e il popolo bianco» disse il generale Howard. « Nessuno vuole la pace più di me» gli assicurò Kociss. « Allora,» disse Howard «possiamo fare la pace. » Kociss rispose che i Chiricahua non avevano attaccato nessun uomo bianco da quando erano fuggiti da Canada Alamosa. «I miei. cavalli sono pochi e malandati» egli aggiunse. «Avrei potuto averne di più se avessi fatto delle scorrerie sulla Pista di Tucson, ma non l'ho fatto. » Howard disse che i Chiricahua avrebbero potuto vivere meglio se avessero acconsentito a spostarsi in una grande riserva sul Rio Grande.

« Ci sono stato» disse Kociss « e mi piace quel paese. Piuttosto che non avere la pace vi andrò e vi condurrò tutta la gente che potrò, ma quello spostamento disgregherà la mia tribù. Perché non mi date Passo Apache? Datemi quello, e io proteggerò tutte le strade. Farò in modo che gli indiani non tocchino la proprietà di nessuno. » Howard restò sorpreso. «Forse potremmo farlo» egli disse e continuò a descrivere i vantaggi della vita sul Rio Grande. Kociss non mostrava più alcun interesse per il Rio Grande. «Perché chiudermi in una riserva?» egli chiese. «Faremo la pace. La osserveremo fedelmente. Ma lasciateci andare in giro liberi come fanno gli americani. Lasciateci andare dove ci pare. » Howard cercò di spiegare che il territorio chiricahua non apparteneva agli indiani, che tutti gli americani erano interessati a esso. «'Per mantenere la pace,» egli disse «dobbiamo fissare limiti e confini.» Kociss non riusciva a capire perché i confini non potessero essere stabiliti intorno ai monti Dragoon invece che sul Rio Grande. «Generale, quanto tempo vi fermate qui?» chiese. «Volete aspettare che vengano i miei capitanes e avere un colloquio? » «Sono venuto da Washington per incontrare la tua gente e per fare la pace» rispose Howard «e starò qua il tempo necessario. » Il generale Oliver Otis Howard, un uomo scrupoloso, nativo della Nuova Inghilterra, uscito dall'accademia di West Point, eroe di Gettysburg, un braccio perduto nella battaglia di Fair Oaks, Virginia, restò nel campo apache per undici giorni e fu completamente conquistato dalla cortesia e dalla spontanea semplicità di Kociss. Rimase affascinato dalle donne e dai bambini chiricahua. « Fui costretto ad abbandonare il progetto Alamosa» scrisse in seguito « e a dar loro, come aveva suggerito Kociss, una riserva comprendente una parte dei monti Chiricahua e della valle attigua a occidente, che includeva la Big Sulphur Spring e il ranch di Rodgers. » Vi era un'ultima cosa da sistemare. Per legge doveva essere nominato agente di una nuova riserva un uomo bianco. Per Kociss questo non era un problema; vi era un solo uomo bianco di cui si fidavano tutti i Chiricahua - Taglito, Barba Rossa Tom Jeffords. Inizialmente Jeffords si dichiarò contrario. Non aveva alcuna esperienza in quel campo, e inoltre la paga era bassa. Kociss insistette, finché alla fine Jeffords cedette. Dopo tutto, doveva ai Chiricahua la vita e la prosperità. Meno fortunati furono gli Apache Tonto di Delshay e gli Aravaipa di Eskiminzin. Dopo l'offerta di Delshay al grande capittln di Camp Mc-Dowell di fare un trattato se fosse stata creata un'agenzia tonto nella valle Sunflower, il capo non ricevette alcuna risposta. Delshay considerò questo fatto come un rifiuto. «Dio fece l'uomo bianco e Dio fece l'Apache» egli aveva detto «e l'Apache ha lo stesso diritto dell'uomo bianco di stare in questo paese.» Non aveva fatto alcun trattato e non aveva ricevuto alcun pezzo di carta per poter viaggiare nel paese come un uomo bianco; di conseguenza, egli e i suoi guerrieri viaggiarono nel paese come Apache. Agli uomini bianchi questo non piaceva, e alla fine del 1872, Lupo Grigio mandò dei soldati a dar la caccia a Delshay e alla sua banda di guerrieri attraverso il bacino del Tonto. Solo all'Epoca delle Grandi Foglie (aprile 1873) i soldati arrivarono in numero sufficiente per intrappolare Delshay e i Tonto. Furono accerchiati, con le pallottole che volavano fra le donne e i bambini, e non vi era altro da fare che alzare una bandiera bianca. Il capo dei soldati con la barba nera, il maggiore George M. Randall, condusse i Tonto a Fort Apache nella riserva dei monti White. In quel periodo, Lupo Grigio preferì usare come agenti delle riserve i suoi capi soldati invece che i civili. Essi fecero portare agli Apache medagliette di metallo, come si fa con i cani, e su ciascuna di queste medagliette era inciso un numero, cosÌ era impossibile per chiunque scappare, anche per pochi giorni, nel bacino del Tonto. Delshay e gli altri cominciarono a provare una crescente nostalgia dei loro monti, coperti di boschi e dalle cime imbiancate di neve. Nella riserva non vi era mai nulla a sufficienza - cibo o strumenti di lavoro - e non andavano molto d'accordo con i Coyotero, che ,li consideravano come intrusi nella loro riserva.  Ma era la mancanza di libertà di spostarsi nel territorio che rendeva infelici i Tonto. Infine, all'Epoca della Maturazione (luglio 1873), Delshay arrivò alla conclusione che non poteva sopportare più a lungo il confino sui monti White, e una notte fuggÌ con la sua gente. Per evitare che le Giacche Blu dessero loro di nuovo la caccia, decise di andare nella riserva sul Rio Verde. L'agente di quel posto era un civile, ed egli promise a Delshay che i Tonto potevano vivere a Rio Verde se non gli procuravano grattacapi.

Se fossero di nuovo scappati, sarebbero stati inseguiti e uccisi. E così Delshay e la sua gente andarono a lavorare alla costruzione di una rancheria sul fiume vicino a Camp Verde. Quell'estate ci furono dei disordini all'agenzia San Carlos in cui trovò la morte il piccolo capo soldato (tenente Jacob Almy).  I capi apache fuggirono, alcuni di essi verso il Rio Verde, e si accamparono vicino alla rancheria di Delshay. Quando Lupo Grigio lo seppe, accusò Delshay di aiutare i fuggitivi, e inviò un ordine a Camp Verde di arrestare il capo tonto. Avvertito della cosa, Delshay comprese che avrebbe dovuto fuggire ancora una volta. Egli non voleva perdere quel poco di libertà che gli era rimasto, non voleva essere incatenato e gettato nell'antro profondo 5 metri che i soldati avevano scavato nella parete del Canyon per i prigionieri indiani. Con pochi fedeli compagni scappò nel bacino del Tonto. Sapeva che sarebbe presto incominciata la caccia. Lupo Grigio non si sarebbe dato pace finché non avesse catturato Delshay. Per mesi Delshay e i suoi uomini sfuggirono ai loro inseguitori. Alla fine il generale Crook decise che non poteva tenere in eterno le truppe in perlustrazione nel bacino del Tonto; solo un altro Apache avrebbe potuto trovare Delshay. E così, il generale annunciò che avrebbe pagato un premio per la testa di Delshay. Nel luglio 1874 due mercenari apache si recarono separatamente al quartier generale di Crook. Tutti e due portarono una testa mozzata, dicendo che era quella di Delshay. «Poiché ero certo che entrambi erano convinti di quel che dicevano» disse Crook «e poiché una testa in più, non era un male, li pagai entrambi. » Le teste, insieme a quelle di altri Apache assassinati, furono esposte nei campi di manovra a Rio Verde e a San Carlos. Anche Eskiminzin e gli Aravaipa incontrarono difficoltà a vivere In pace. Dopo la visita del commissario Colyer nel 1871, Eskiminzin e la sua gente iniziarono la loro nuova esistenza a Camp Grant. Ricostruirono il loro villaggio di wickiups e seminarono i campi di grano. Proprio quando tutto sembrava andare bene, il governo decise di spostare Camp Grant 96 chilometri a sud-est. Servendosi di questo spostamento come pretesto per far sgomberare gli indiani che si trovavano nella valle San Pedro, l'esercito trasferì gli Aravaipa a San Carlos, una nuova agenzia sul fiume Gila. Lo spostamento avvenne nel febbraio 1873, e gli Aravaipa stavano cominciando a costruire una nuova rancheria e a seminare nuovi campi a San Carlos quando scoppiarono i disordini nei quali restò ucciso il tenente Almy. Né Eskiminzin né nessun altro Aravaipa avevano nùlla a che fare con l'uccisione, ma poiché Eskiminzin era un capo, Lupo Grigio ordinò che fosse arrestato e confinato come «precauzione militare>. Rimase prigioniero fino alla notte del 4 gennaio 1874, quando scappò dalla riserva alla testa della sua gente. Per quattro lunghi, freddi mesi, vagarono su montagne sconosciute, in cerca di cibo e di riparo. In aprile, quasi tutti g1i Aravaipa erano ammalati e affamati. Per evitare che morissero, Eskiminzin ritornò a San Carlos e andò dall'agente. «Non abbiamo fatto nulla di male» egli disse. «Ma abbiamo paura. Per questo motivo siamo scappati. Ora torniamo. Se restiamo sulle montagne, moriremo di fame e di freddo. Se i soldati americani ci uccidono qui, sarà proprio lo stesso. Noi non vogliamo scappare più.» Appena l'agente riferì che gli Aravaipa erano ritornati, giunse un ordine dall'esercito di arrestare Eskiminzin e i suoi sottocapi, di incatenarli perché non potessero scappare, e di condurli come prigionieri di guerra nel luogo dove era stato spostato Camp Grant. «Che cosa ho fatto?» chiese Eskiminzin al capo soldato che venne ad arrestarlo. , Il capo soldato non lo sapeva. L'arresto era una «precauzione militare ». Nel nuovo Camp Grant, Eskiminzin e i suoi sottocapi furono tenuti incatenati uno all'altro mentre fabbricavano mattoni per i nuovi edifici del presidio. Di notte dormivano per terra, sempre incatenati, e mangiavano il cibo avanzato dai soldati. Un giorno di quell'estate un giovane uomo bianco venne a trovare Eskiminzin, e gli disse che era il nuovo agente a San Carlos. Era John Clum. Egli disse che gli Aravaipa a San Carlos avevano bisogno della guida del loro capo. «Perché sei prigioniero?» chiese Clum. «lo non ho fatto niente» mini bianchi dicono bugie sul catodi comportarmi bene. »

Clum disse che avrebbe cercato di ottenere il suo rilascio se Eskiminzin gli avesse promesso di aiutarlo a migliorare le condizioni a San Carlos. Due mesi dopo Eskiminzin tornava fra la sua gente. Ancora una volta il futuro si presentava roseo, ma il capo aravaipa era abbastanza saggio da non sperare troppo. Da quando erano arrivati gli uomini bianchi, egli non era più sicuro nemmeno di avere un posto dove poter stendere la sua coperta; il futuro di tutti gli Apache era molto incerto.  Nella primavera del 1874 Kociss si ammalò gravemente di una forma di astenia. Tom Jeffords, l'agente chiricahua, portò il medico dell'esercito da Fort Bowie per visitare il suo vecchio amico, ma il medico non riuscì a stabilire esattamente quale fosse il disturbo. Le sue prescrizioni non produssero alcun miglioramento, e il corpo muscoloso del grande capo apache cominciò a deperire. In quel periodo il governo decise che si poteva risparmiare del denaro unendo l'agenzia chiricahua alla nuova agenzia di Hot Springs nel Nuovo Messico. Quando i funzionari vennero a discutere la faccenda con Kociss, egli disse che la questione del trasferimento gli era indifferente, che egli sarebbe morto prima che avvenisse. Tuttavia, i suoi sottocapi e i suoi figli si opposero energicamente, dichiarando che se fosse stata spostata l'agenzia, essi non ci sarebbero andati. Nemmeno gli Stati Uniti avevano abbastanza truppe per spostarli, essi dissero, perché avrebbero preferito morire sulle loro montagne piuttosto che vivere a Hot Springs. Dopo la partenza dei funzionari governativi, Kociss divenne così debole e accusò tali intensi dolori che Jeffords decise di andare a Fort Bowie a chiamare il medico. Mentre si stava preparando a partire, Kociss chiese: «Credi di trovarmi ancora vivo?  Jeffords rispose con la franchezza di un fratello: «No, non credo ». « Penso che morirò domani mattina verso le 10. Credi che ci rivedremo ancora?» Jeffords restò silenzioso per un momento. «Non lo so. Tu. cosa ne pensi?,.  «Non lo so» rispose Kociss. «Non è chiaro nella mia mente, ma penso che ci rivedremo, da qualche parte lassù. , Kociss morì prima del ritorno di Jeffords da Fort Bowie. Dopo pochi giorni l'agente annunciò ai Chiricahua che sentiva che era giunto il momento di lasciarli. Essi non volevano sentir parlare di ciò. Soprattutto i figli di Kociss, Taza e Naiche, insistettero perché rimanesse. Se Taglito li abbandonava, essi dicevano, il trattato e le promesse fatte fra Kociss e il governo avrebbero perso ogni valore. Jeffords promise di restare. Nella primavera del 1875 quasi tutte le bande apache o erano confinate nelle riserve o erano fuggite nel Messico. In marzo l'esercito trasferì il generale Crook dall'Arizona al dipartimento del Piatte. I Sioux e i Cheyenne che avevano sopportato la vita nelle riserve più a lungo degli Apache, stavano cominciando a ribellarsi. Una pace forzata si estendeva sui deserti, sui picchi e sugli altipiani rocciosi del territorio apache. Ironicamente, la sua continuazione dipendeva largamente dai pazienti sforzi di due uomini bianchi che avevano ottenuto il rispetto degli Apache semplicemente accettandoli come esseri umani invece che come selvaggi assetati di sangue. Tom Jeffords l'agnostico e John Clum della Chiesa Riformata Olandese erano ottimisti, ma erano abbastanza saggi da non attendersi troppo. Il futuro di qualsiasi uomo bianco, che nel Sud-ovest difendesse i diritti degli Apache, era molto incerto.

 

Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA

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