Guerre indiane

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Guerre indiane

Sin dall'arrivo dell'uomo bianco, la storia degli indiani è stata un susseguirsi di guerre dai tempi coloniali fin quasi a cavallo di questo secolo. Lo scontro tra le due culture, quella indiana e quella bianca con le alleanze di varie tribù con gli europei a scapito di altri indiani, venne chiamato Guerra dei 4 secoli. All'interno di quella saga di conflitti c'è molta della stessa stroia indiana: la distruzione della cultura, il movimento delle tribù, la cessione di milioni di acri di terreno, la mutevole politica delle potenze coloniali europee, Stati Uniti e Canada nei confronti degli indiani e la vita di molti grandi personaggi. Il tema delle guerre indiane è ricco di suggestioni. per la maggior parte degli storici europei, con il loro atteggiamente dichiaratamente filo-europeo, gli indiani erano un ostacolo e una minaccia all'espansione pacifica dell'uomo bianco e provocatori di violenze di frontiera. La prevenzione antica nei confronti degli indiani alimentava a sua volta l'opinione popolare, secondo cui gli indiani erano selvaggi, i coloni vittime e i pionieri, i soldati e i cowboys, eroi. Ma con il mutare della prospettiva storica i ruoli si sono invertiti. Mentre la cultura indiana suscita un senso di meraviglia, la distruzione sistematica di quella cultura non può provocare che un senso di risentimento. Parlare in termini generali o dare un'interpretazione morale all'una o all'altra parte, può indurre in errore. si parla per esempio molto della pratica dello scotennamento e quale delle parti la praticò per prima. Ma è ancora da stabilire se questa pratica era in uso prima dell'arrivo dell'uomo bianco. Comunque si può affermare che gli europei furono i primi a codificare tale pratica, mettendo taglie sulla testa e sugli scalpi degli indiani. In ogni caso, nel corso delle battaglie, sia gli indiani sia gli europei si diedero alla pratica dello scotennamento e ambedue commisero torture. Comunque non tutti i bianchi possono essere paragonati a personaggi come Andrew Jackson e John Chivington, razzisti e noti per le loro crudeltà contro gli indiani, né tutti gli indiani possono essere incolpati per le crudeltà usater da alcune tribù contro pacifici coloni. Vi erano guerrieri indiani che non avevano alcuna pietà, ma anche altri che lottavano solo per l'onore personale senza alcun piacere di uccidere. Per dare un esempio, gli indiani delle Pianure avevano un costume secondo cui la bravura più grande di un guerriero era quella di avvicinarsi il più possibile ad un nemico durante la battaglia, toccarlo con una mazza, senza però infliggergli ferite. Vi erano dei coloni bianchi, commercianti e missionari, che difendevano i diritti degli indiani ed altri che non pensavano ad altro che sfruttare gli indigeni per il proprio tornaconto.
A volte la politica ufficiale dei bianchi cercava di proteggere gli indiani dalle invasioni di frontiera da parte dei bianchi e a volte quella politica provocava l'estinzione degli indiani stessi. Il fatto che spesso gli indiani lottassero insieme all'uomo bianco contro altri indiani, durante il periodo del Contatto, era una conseguenza del loro modo di vivere anteriore. Per gli indiani era predominante il valore della tribù su quello della razza, come per i bianchi che consideravano di più la loro nazionalità e la loro religione, della razza. Alcune contese intertribali duravano per generazioni. La guerra aveva una varietà di funzioni sulla cultura delle tribù, era un rituale, un rito di passaggio all'età virile, o un mezzo per provare qualità simili a quelle di un dio, come dimostrano le società delle Pianure, o un mezzo necessario per procurare il sostentamento per la tribù, che avveniva attraverso delle incursioni, come facevano gli Apache del Sud-Ovest. Aveva anche uno scopo politico che serviva a stabilire delle confederazioni tribali, come nel caso della Lega Irochese del Nord-Est. La guerra poteva essere anche la politica ufficiale dello Stato, come tra gli Aztechi del Mesoamerica, che mantenevano la loro struttura sociale mediante l'espansione militare. Comunque, nonostante le molte contraddizioni ed eccezioni, e per il fatto che le guerre non si possono vedere solo sotto l'aspetto dello scontro tra l'indiano e l'uomo bianco, vengono generalmente interpretate come resistenza dell'indiano all'invasione dell'uomo bianco. Siccome gli indiani volevano proteggere i loro popoli, la loro cultura e il loro territorio dallo sfruttamento da parte di estranei, che credevano per lo più alla supremazia della razza bianca, la violenza che gli indiani usavano viene vista a posteriori con maggiore comprensione che quella usata dai bianchi invasori. Si possono addurre maggiori giustificazioni sul conto degli indiani, in quanto specifiche insurrezioni erano causate da imbrogli dei mercanti bianchi, dall'obbligo di vendere i loro territori, dal lavoro forzato e dalla schiavitù, oltre che nella soppressione della cultura indiana e dalla violazione dei trattati da parte dell'uomo bianco, che non rispettava i confini dei territori e non pagava le annualità stipulate. Un'altra considerazione generalizzata diceva che gli indiani, nei primi contatti con l'uomo bianco, erano per lo più pacifici, curiosi e fiduciosi. Considerando la palese minaccia portata dai bianchi, il loro atteggiamento fiducioso esprime molto del loro carattere originale e raggiunge il livello di un'umanità quasi moderna in tutti gli anni seguenti pieni di difficoltà e di violenze. In buona sostanza, gli indiani persero la "Guerra dei 4 secoli" non per mancanza di valore e di capacità. A detta di tutti avevano guerrieri molto abili e delle ottime tattiche di guerriglia: il tenersi nascosti e provare iniziative individuali sono tattiche adottate da molti eserciti moderni. Vennero sconfitti dal numero soverchiante di soldati e dalla loro mancanza di unità. Se gli indiani avessero mantenuto un fronte unico nei vari momenti storici, avrebbero avuto il controllo del continente fino ai tempi moderni e anche uno Stato indiano indipendente, all'interno degli Stati Uniti. Per quanto riguarda questo aspetto, se l'uomo bianco avesse trattato gli indiani in maniera illuminata e democratica, una tale entità politica potrbbe esistere anche oggi. Visto quanto la cultura e la filosofia indiana offrono all'umanità di oggi, specie sotto l'aspetto di una concezione ecologica del mondo, molti riscriverebbero la storia, con gli indiani con una storia ed un destino diversi. All'inizio si era stabilita una pace. Anche se precaria, era pur sempre una pace, senza cui la colonia di Jamestown non sarebbe sopravvissuta. A causa delle malattie, solo 150 dei 900 coloni inglesi iniziali rimasero dopo i primi tre anni. Gli indiani della Confederazione di Powhatan avrebbero potuto distruggere la colonia nei primi tempi in cui lottava per sopravvivere. Ma sono ignoti i motivi per cui preferirono non sconfiggerli. La decisione in merito alla pace o alla guerra era nelle mani di Wahunsonacock o re di Powhatan, come lo chiamarono i coloni inglesi. Il padre aveva fondato la potente Confederazione delle tribù della costa paludosa e Wahunsonacock l'aveva ulteriormente rafforzata. Forse i motivi di mantenere la pace erano politici: magari credeva che tramite l'influenza degli inglesi avrebbe potuto espandere il suo impero. Il rapporto tra il capitano Smith, capo della colonia fino al 1609, e Wahunsonacock aveva l'aspetto di una pace duratura.
Le leggende raccontano del ruolo che ebbe Pocahontas, figlia del re, per conservare la pace, dato che provava simpatia per i coloni fin da bambina e che salvò la vita a Smith. Il suo matrimonio con John Rolfe, avvvenuto molti anni dopo, contribuì a mantenere la stabilità nel periodo in cui la richiesta di tabacco europea era aumentata parecchio ed erano anche arrivati con le navi nuovi coloni, provocando invasioni di territorio e incidenti sanguinosi. Comunque la pace durò altri quattro anni dalla morte di Wahunsonacock. Benché suo fratello Opechancanough, suo successore, si fosse impegnato a mantenere la pace, in realtà cospirava vendetta per le molte offese arrecate agli indiani. Tuttavia, nonostante il rancore di Opechancanough, la pace sarebbe stata mantenuta se gli inglesi non avessero giustiziato un indiano sospettato di aver ucciso un mercante bianco. Dopo quell'incidente, Opechancanough decise, nel 1622, di attaccare i coloni inglesi nei campi di tabacco, uccidendo 347 persone, tra uomini, donne e bambini. Da quel momento avevano come principale scopo sterminare gli indiani con ogni mezzo. Invitando gli indiani ad un consiglio di pace, allo scopo di stipulare un trattato, i coloni avvelenarono i fiduciosi rappresentati delle tribù che li avevano attaccati; il vecchio ed astuto Opechancanough riuscì comunque a scappare. Le scaramucce durararono ad intervalli per dieci anni, finché nel 1632, a causa della stanchezza di ambedue le parti, si raggiunse un accordo di pace. Ma Opechancanough macchinava vendetta e i suoi guerrieri assalirono la colonia il 18 aprile 1644, quando egli aveva superato i 100 anni di età. Gli indiani uccisero 400-500 inglesi, su una popolazione di 8.000 individui, in veloci attacchi su insediamenti esterni. I coloni, sotto il comando del governatore William Berkeley, si organizzarono presto, sferrando un contattacco: piccoli gruppi ben armati percorsero il territorio indiano, asselendo e distruggendo i villaggi. Nel 1646 i soldati inglesi catturarono Opechancanough. Portarono il vecchio ed emaciato capo tribù sulla sua lettiga a Jamestown, dove fu ucciso da una guardia adirata.

LA RIBELLIONE DI BACON

Nella seconda metà del secolo XVII gli attacchi contro gli indiani della Virginia e del Maryland assunsero un significato di ribellione contro l'autorità regia. Dal 1646, dopo la morte di Opechancanough, la fragile pace tra indiani e uomini bianchi fu spesso compromessa anche per la richiesta sempre crescente di nuove terre da parte dei coloni e per reciproci atti di violenza.. Dopo assalti di ritorsione su insediamenti remoti di inglesi da parte dei Susquehannock, una forza della milizia del Maryland e della Virginia circondò il villaggio principale della tribù. Quando 5 capi tribù si avvicinarono con la bandiera bianca per parlamentare, alcuni soldati li uccisero. Gli altri guerrieri sfuggirono all'assedio, uccidendo durante la ritirata, 10 soldati addormentati e iniziarono un'altra ondata di violenza e vendetta, uccidendo cinque coloni per ognuno dei loro capi. Le inchieste sulle diverse atrocità commesse nei confronti degli indiani non portarono altro che una multa nei riguardi di un maggiore del Maryland. Gli indiani, vedendosi senza risarcimento, continuarono nelle loro sanguinose incursioni. E' a questo punto che fu coinvolto Nathaniel Bacon, cugino più giovane del governatore settantenne della Virginia, Sir William Berkeley. Bacon non aveva nessun rispetto e riguardo né per l'autorità regale né per gli indiani. Si unì ad un gruppo di vigilanti decisi a risolvere da soli il problema degli indiani, senza aspettare un arruolamento di soldati, e si mise in moto sia contro le pacifiche tribù degli Ocaneechi e Monacan sia contro quelle guerriere dei Susquehannock. Quando Berkeley venne a sapere delle attività del cugino, lo fece arrestare, rimettendolo poi in libertà con un'ammonizione. Ma il giovane ed arrabbiato Bacon condusse un esercito di pionieri a Jamestown e con la minaccia di violenza, costrinse il Parlamento della Virginia ad incaricarlo del comando supremo della guerra contro gli indiani e ad introdurre delle riforme economiche a favore dei piccoli agricoltori riguardo al loro rapporto con l'aristocrazia. Bacon, allora, iniziò una campagna contro i Pamunkey, indiani che erano stati leali nei confronti dell'uomo bianco per lunghi anni. I Pamunkey fuggirono, nascondendosi nella Palude del Gran Dragone, ma quando vennero scoperti, pur non opponendo resistenza, furono massacrati ugualmente. Nel frattempo, il governatore Berkeley annullava a Jamestown l'incarico di Bacon dichiarando che era stato estorto all'assemblea e classificando suo cugino come ribelle e traditore. In seguito a queste accuse, Bacon guidò il suo esercito ribelle a Jamestown, con la strategia di usare le mogli degli aristocratici come scudo per i propri uomini, mentre stavano preparando la difesa. Dopo lotte violente, i ribelli conquistarono la città, ma invece di di cercare di tenerla, la abbandonaro in fiamme. Poco dopo, il 26 ottobre 1675, Bacon mrì di una grave malattia, forse tubercolosi. Con la fine della ribellione di Bacon, le tribù delle regioni tornarono in pace. Paradossalmente l'odio e il maltrattamento verso gli indiani avevano provocato riforme necessarie per i coloni in campo civile e agricolo. Come, del resto, nelle successive guerre franco-indiane, gli indiani erano capitati in mezzo a contese fra coloni.

LA GUERRA DEI PEQUOT

 

Mentre aumentava il numero della popolazione bianca e l'espansione verso le terre indiane, aumentavano anche i disaccordi che resero sempre più probabile lo scoppio di una guerra. I Pequot della valle del fiume Connecticut furono i primi a reagire alla pressione. Intanto, mentre commerciavano con gli olandesi, divennero nemici degli inglesi. La situazione era matura per una guerra. Gli incidenti che affrettarono la guerra dei Pequot coinvolsero due commercianti della costa, John Stone e John Oldham, i quali morirono nelle mani degli indiani rispettivamente nel 1633 e nel 1636. Una pace piuttosto insicura fu mantenuta per ancora due anni dopo la morte di Stone, ma essa non resse di più ad un altro incidente del genere.
Subito dopo che si venne a saper da John Gallup, altro commerciante della costa, che si era trovato sulla nave sequestrata al largo di Block Island, e che aveva lottato con gli indiani a bordo, gli ufficiali della Baia di Massachusett ordinarono un'immediata spedizione punitiva. Il capitano John Endecott e i suoi 90 uomini scesero a Block Island, uccidendo ogni indiano maschio che riuscirono a trovare, per lo più tra la tribù dei Narraganset, e bruciarono i loro villaggi. Poi il corpo di spedizione vece vela verso il Connecticut in cerca dei Paquot per chiedere delle riparazioni, pur contro l'esplicito consiglio dei coloni di Fort Saybrook, che temevano una guerra di più vaste proporzioni. Come i coloni di Fort Saybrook avevano presagito, la questione dei Pequot si allargò, diventando un loro problema. Benché il capo tribù dei Pequot non riuscisse a combinare un'alleanza con i Narraganset, era molto avanti nel preparere la guerra. I suoi guerrieri strinsero d'assedio Fort Saybrook durante l'inverno del 1636/37 ed assalirono gli insediamenti esterni. I coloni della Nuova Inghilterra raccolsero le loro forze armate e il capitano John Mason fu il primo a scendere in campo con un esercito di 80 uomini di Hartford insieme ad un gruppo di Mohegan alleati. La strategia originaria era quella di attaccare gli indiani dalla foce del fiume Pequot, ma Mason decise di fare un'incursione attraverso il territorio dei Narraganset, chiedendo ulteriore sostegno agli indiani alleati, allo scopo di portare un attacco di sorpresa su uno dei maggiori villaggi dei Pequot. Sia i Narraganset sia i Niantic si unirono a loro. L'assalto al villaggio dei Pequot avvenne il 25 maggio 1637. Dopo il fallimento del primo attacco a sorpresa, il combattimento ebbe una svolta quando i coloni riuscirono ad incendiare i wigwam dei Pequot e a ritirarsi. I Pequot che sfuggirono alle fiamme vennero falcidiati, molti da Narraganset e e dai Mohegan in attesa nelle vicinanze. Quelli che rimasero indietro, tra cui donne e bambini, morirono tra le fiamme. Le vittime tra i Pequot furono tra le 600 e le 1.000 unità. Nel luglio del 1637 una forza di coloni intrappolò un gruppo di Pequot che si era nascosto in un pantano vicino a New Haven. Alcuni Paquot, tra cui il loro capo Sassacus, riuscirono a scappare nel territorio dei Mohawk, ma poi furono decapitati dai membri di quella tribù, preoccupati di dover provare ai coloni di non aver avuto alcuna parte nell'insurrezione dei Pequot. L'uso del nome tribale dei Pequot fu vietato e i nomi dei luoghi dei Pequot furono aboliti. Una tribù e la sua cultura vennero in questo modo cancellate per sempre.

LE GUERRE DEL CASTORO

Dati precisi non esistono e i fatti veri e propri si confondono con la leggenda. Comunque, si ritiene che intorno al 1560-70 il mistico hurone Deganawida e il suo discepolo mohawk, Hiawatha, fondarono la Confederazione Irochese o Lega delle Cinque Nazioni, che comprendeva le tribù dei Mohawk, Oneida, Onondaga, Cayuga e i Seneca nell'attuale Stato di New York. Lo scopo principale di questa unione era quello di porre fine alle incessanti controversie tra vicini e stabilire un'alleanza contro le tribù più distanti. Ma per alcuni di loro, come per esempio Deganawida e Hiawatha, la visione era più ampia e accompagnata da nobili sentimenti: volevano istituire una "Gran Pace" che doveva eventualmente comprendere tutto il mondo conosciuto agli Irochese. Molto più tardi quella lega un po' utopistica sarebbe dovuta servire come modello ai "padri creatori" dell'America che avrebbero promulgato la Costituzione. Per i primi coloni questa lega costituiva una forza potente da combattere. I francesi si allearono con i popoli di lingua algonchiana e con gli Huroni (popolo irochese che non faceva però parte della lega). Gli olandesi, invece, rappresentanti della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali e fondata nel 1621, fecero un'alleanza con le Cinque Nazioni. La chiave era il commercio, in particolar modo quello lucroso delle pellicce. La presenza europea sul continente disturbava equilibri già esistenti da lungo tempo, quello ecologico per l'insaziabile richiesta di pellicce di castoro e quello politico a causa delle grandi rivalità fra tribù. Mentre i rapporti commerciali tra Huroni e francesi fiorivano nella Nuova Francia, le Cinque Nazioni stavano esaurendo le proprie risorse di pelli e cominciarono a guardare le ricche terre dei vicini. Verso la metà del secolo decisero di attaccare il monopolio degli Huroni. Se le Cinque Nazioni volevano sopravvivere sia come confederazione sia come tribù separate, dovevano procurarsi nuovi rigornimenti di pellicce che costituivano la loro linfa vitale. Le guerre che intrapresero durarono a lungo. La lega iniziò una grande offensiva contro gli Huroni nel 1649, costringendoli a lasciare le loro terre. Gli avamposti gesuiti, fondati dai francesi, caddero nelle mani degli Irochesi. Più avanti, gli Irochesi attaccarono e sconfissero i Tobacco, i Neutral e gli Erie. Tutte le tribù che si trovavano nelle vicinanze del territorio dei Seneca vennero praticamente annientate. Poi gli attacchi degli Irochesi colpirono anche più a ovest, contro gli Ottawa, gli Illinois ed i Miami.I Mohawk, unendo le Cinque Nazioni, guerreggiarono con i Mahican della Valle dell'Hudson, fino a raggiungere una pace a lungo termine nel 1664. L'insuccesso che gli Irochesi ebbero nella conquista del Forte St. Louis in mano degli Illinois, nel 1684, contribuì a far cessare le azioni militari della Lega iniziate per avere il monopolio del commercio in quelle regioni. Durante gli anni successivi, gli Irochesi dominarono l'intero territorio che va dal fiume Ottawa al fiume Cumberland a sud e dal Lago Ontario fino al Maine.

LE RIBELLIONI CONTRO GLI OLANDESI

Nei primi anni della nascita della Nuova Olanda, l'economia delle colonie olandesi viveva sul commercio con gli indiani, per lo più costituito da metalli e tessuti scambiati con pelli e wampum. Nel 1617 la Compagnia Unita della Nuova Olanda fondò una stazione commerciale sul corso superiore dell'Hudson, nel territorio dei Mahican. Nel 1621, dopo la fondazione della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, i commercianti olandesi cominciarono a costruire nuovi avamposti. La politica olandese mirava a trattare le tribù indiane come nazioni sovrane e acquistare le loro terre, allo scopo di evitare possibili pretese riguardo a quelle terre da parte di altri popoli europei. Gli indiani, inesperti sulla concezione europea di proprietà e delle conseguenze che la rinuncia ai propri diritti portava con sé, erano contenti di ricevere i beni che venivano loro consegnati in cambio dello sfruttamento del loro territorio. Nel 1626 gli indiani locali vendettero i diritti concernenti l'isola di Manhattan agli olandesi per beni commerciali equivalenti a 60.000 fiorini (anche se gli olandesi avevano già acquistato l'isola dai Canarsee, dovettero trattare di nuovo con i Manhattan che erano di fatto i padroni del territorio). Nonostante l'aumento della popolazione bianca e le tensioni razziali conseguenti, gli olandesi riuscirono, nell'interesse del commercio, a mantenere la loro neutralità rispetto alle tribù che guerreggiavano tra loro sia per motivi territoriali che commerciali, per esempio i Mohawk contro i Mahican, nelle Guerre del Castoro, e i Delaware contro i Susquehannock. Nel 1632 la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali preferì entrare in negoziati con i Delaware, dopo il massacro di 32 coloni di Swaanendael sulla riva occidentale della Baia di Delaware, calmando gli indiani con regali e provvedendo ad un aumento del commercio con loro, invece di chiamare in campo l'esercito. Ma negli anni successivi quella politica di pace e neutralità cambiò. In primo luogo c'era una crescente richiesta di territori agricoli da concedere sotto il sistema del latifondo; in secondo luogo, quando le risorse di pellicce della costa si esaurirono, gli olandesi non ebbero più bisogno dell'aiuto delle tribù dell'est, e quindi il territorio indiano fu ritenuto molto più importante dell'amicizia con gli indiani; terzo, il monopolio commerciale della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali terminò negli anni Trenta del secolo XVII, dato il crescente numero dei commercianti indipendenti e le difficoltà maggiori per regolare le frontiere. Un altro motivo fu che nel 1639 Willem Kieft divenne governatore generale della Nuova Olanda in sostituzione di Wouter Van Twiller. La soluzione che Kieft adottò contro gli indiani che si opponevano all'espansione degli olandesi, fu la vessazione e lo sterminio e intraprese questa soluzione con efficienza e crudeltà. Il suo primo atto contro gli indiani fu quello di imporre una nuova tassa, pagabile in granoturco, pellicce o wampum, su tutti gli indiani della valle. Quando nel 1641 la violenza divampò su Staten Island per la distruzione dei campi di grano dei Raritan causata dal bestiame degli olandesi, Kieft offrì delle taglie per la testa o per lo scalpo degli indiani coinvolti. L'anno dopo, per dimostare la sua forza, percorse alla testa di un esercito i villaggi indiani nelle vicinanze di New Amsterdam. Infine, nel 1643, il governatore generale incoraggiò il cosiddetto "Massacro di Pavonia" o "Strage degli innocenti". Quando un gruppo di Mohawk andò a valle per esigere tributi da un raggruppamento di Wappinger, essi fuggirono a Pavonia e a New Amsterdam per cercare scampo. Kieft, non solo rifiutò la protezione, ma inviò anche dei soldati olandesi per tricidare i rifugiati, compresi donne e bambini. Alla fine i guerrieri Mohawk ammazzarono 70 indiani e presero gli altri come schiavi. Infuriati per questo massacro, gli indiani iniziarono a far scorrerie sugli insediamenti esterni, dalla Baia di Delaware alla valle del fiume Connecticut. Il commercio e l'agricoltura vennero interrotti dappertutto nella Nuova Olanda e i coloni fuggirono da New Amsterdam che gli indiani tenevano in stato di assedio. Fu in quel periodo che gli abitanti costruirono un muro di difesa a sud di Manhattan, dove ora si trova Wall Street. La sommossa durò più di anno, finché un esercito di soldati inglesi e olandesi, sotto la guida del capitano John Underhill, iniziò una campagna micidiale per tutta la regione, falcidiando e attaccando gruppi di indiani, distruggendo i loro villaggi e raccolti. Nel 1644 gli indiani ridotti di numero e stremati dalla fame, erano pronti per aprire i negoziati. Kieft ed altri ufficiali della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali cessarono lo sterminio anche per le pressioni che ricevevano da parte dei commercianti e degli agricoltori che desideravano la stabilità economica e che ritenevano la spietata strage una barbarie immorale. Lo stato di pace generale durò fino al 1655. La violenza si spostò poi verso nord, lungo il fiume Hudson. Gli indiani Esophus si ribellarono contro gli agricoltori olandesi che vivevano in mezzo a loro, assalendo la città di Wiltwyck e circondando gli insediamenti allo scopo di cacciare i coloni una volta per tutte. I soldati di Stuyvesant scapparono a monte e, attraverso i propri rappresentanti, il governatore generale notificò agli indiani di partecipare ad un convegno per fare il punto della situazione. Ma quando una delegazione dei capi tribù degli Esophus arrivò a Wiltwyck, i soldati li trucidarono durante il sonno. Per rappresagli gli indiani catturarono otto soldati e li briciarono vivi. Le guerre attorno a Wiltwyck durarono per anni. Nel 1660 Stuyvesant iniziò un programma per dominare l'insurrezione continua degli indiani. La sua solZzione era quella di prendere bambini indiani come ostaggi e portarli a New Amsterdam, per costringere le varie tribù dei Delaware ad un comportamento più remissivo. Le tribù a valle, troppo deboli per resistere, diedero il loro consenso e permisero che fossero portati via gli ostaggi. Ma Stuyvesant dovette inviare un altro esercito a Wiltwyck per raccogliere le donne e i bambini degli Esophus. I guerrieri degli Esophus, ricordando la fine della loro prima delegazione, si rifiutarono di trattare. Stuyvesant rispose con la vendita degli ostaggi Esophus come schiavi nei Caraibi. Quando finalmente gli Esophus furono d'accordo sulla pace, Stuyvesant chiamò i Mohawk per terrorizzarli. Lo stesso anno le truppe inglesi invasero ed occuparono la Nuova Olanda, che divenne poi Nuova York, ponendo fine all'occupazione olandese in quella parte del Nord America.  Per gli spagnoli del Nuovo Messico, gli indiani erano servi da sfruttare e anime da convertire. I villaggi indiani venivano sfruttati da tutti. Secondo il sistema del ripartimiento, gli indiani dovevano tributi agli spagnoli sotto forma di lavoro, raccolti, merci e tessuti. E siccome erano essenziali per l'economia degli spagnoli, gli indiani gli indiani non furono scacciati dai loro territori, ma furono accolti come se fossero animali addomesticati e usati solo per servire una civiltà superiore. La questione se gli indiani avessero un'anima venne per qualche tempo posta in discussione tra gli spagnoli, finché papa Giulio II decretò, nel 1512, che erano di fatto discendenti di Adamo ed Eva. In ogni caso gli spagnoli considerarono gli indiani pagagni e mentre facevano la "fatica" di salvarli, sfruttavano i loro raccolti, si facevano costruire delle chiese ed accumulavano ricchezze personali vendendo il loro artigianato in Messico e in Europa. La formula cristiana di salvezza richiedeva inoltre la soppressione della religione e del culto indiano. La causa principale della ribellione dei Pueblo fu quindi la religione. I medici stregoni dei Pueblo, costretti a praticare segretamente i loro antichi riti, contrastavano fortemente la presenza dell'uomo bianco. La crudeltà e lo sfruttamento erano da parte degli spagnoli erano cause secondarie. Un medico stregone di nome Pope, un Tewa indiano del pueblo di San Juan, rifiutò di abbandonare il culto di Katchina e quindi si rifiutò a convertirsi al cristianesimo. E' noto che quando gli spagnoli si accorsero di Pope, lo molestarono arrestandolo almeno tre volte e fustigandolo. Lui, invece, mostrava le sue ferite sulla schiena agli altri indiani come un simbolo di resistenza. Nel frattempo, le dispute tra ufficiali e religiosi spagnoli per il potere e il predominio sul territorio, scalzarono l'autorità degli indiani. In più, la lunga serie di periodi di siccità a partire dal 1660 e le razzie di Apache nomadi fecero dubitare gli indiani convertiti dell'efficienza della nuova religione e spronarono alla rivolta. Pope usò la sua attitudine al comando per organizzare e ottener il successo militare. Nell'estate 1680 Pope inviò i suoi messaggeri per tutta la regione. Ogni messaggero portò con sé una corda di fibre del maguey con un numero determinato di nodi che indicavano le giornate che precedevano l'insurrezione generale. Ai capi tribù convertite al cristianesimo, di cui non si fidava interamente, Pope mandò delle corde con numero di nodi indicanti un'altra data. Alcuni, infatti, comunicarono il progetto di Pope ai frati del loro pueblo, i quali avvisarono a loro volta il governatore di Santa Fe, Antonio de Otermin. Ma lo stratagemma di Pope funzionò. Con molti spagnoli altrove, preti e guarnigioni dei pueblo, cittadini e allevatori di bestiame vennero uccisi nel corso delle incursioni a sorpresa. Dopo i primi successi militari in varie parti, un esercito di 500 indiani giunse a Santa Fe e qui si arrampicarono in cima agli edifici abbandonati alla periferia della città. Santa Fe disponeva solo di una guarnigione di 50 soldati professionisti armati di cannoni e anche molti cittadini erano armati. La lotta durò per intere giornate; i bianche attaccavano di solito per primi per spiazzare gli indiani che li assediavano. La lotta più violenta si ebbe il terzo giorno, quando gli indiani riuscirono a raggiungere la cisterna d'acqua della città e a deviare il rifornimento idrico. Dopo un altro giorno di lotta, gli indiani abbandonarono il loro assedio ritirandosi sulle colline circostanti. Dopo alcuni giorni, gli spagnoli sopravvissuti lasciarono Santa Fe. Alla fine della sommossa il numero degli spagnoli uccisi si aggirava sui 400. Pope e i suoi seguaci avevano respinto la potenza coloniale e sradicato qualunque segno della religione e della cultura spagnola. Comunque il fanatismo di Pope, anche se aveva ottenuto il successo con la ribellione dei pueblo, contribuì allo sfacelo di tutto quanto era stato fatto. Indiani indecisi che usavano modi di vivere e strumenti spagnoli, furono puniti e giustiziati. Mentre il malcontento aumentava tra i suoi seguaci, Pope si atteggiava sempre più a despota. Residente a Santa Fe, adottò cerimoniali che prima di lui avevano gli ufficiali spagnoli e girava per la città con la carrozza del governatore come simbolo del suo potere. Quando diversi anni dopo morì, l'alleanza tra le tribù si era quasi del tutto esaurita. Altri fattori che contribuirono all'indebolimento dei Pueblo e allo scioglimento dell'unità degli indiani, furono la continua siccità e le incursioni degli Apache. Le truppe spagnole, sotto la guida del nuovo governatore del Nuovo Messico, Don Diego de Vargas, occuparono Santa Fe nel 1692, anno in cui si completò ufficialmente la riconquista del Nuovo Messico da parte degli spagnoli.

LE GUERRE FRANCO-INDIANE

Nel tardo secolo XVII e per molti anni del secolo XVIII le potenze coloniali promossero una lunga serie di guerre per controllare il Nord America: la Guerra di re Guglielmo (1689-97), la Guerra della regina Anna (1702-13), la Guerra di re Giorgio (1744-48), e la Guerra Francese e Indiana o la Grande Guerra per l'Impero (1754-63). Di solito, esse vengono ricordate con il nome dell'ultima, cioè "Guerre francesi e indiane", oppure più in generale "Guerre imperiali", per indicare tutte e quattro le guerre. Ad ogni modo tutte le guerre sopra indicate possono essere considerate come un'unica grande guerra con brevi periodi di tregua. Per quanto riguarda gli indiani e i loro coinvolgimento nelle guerre imperiali, dal punto di vista storico, essi possono essere considerati una pedina nella lunga lotta per il potere nel mondo. Nel corso dei tanti conflitti erano spesso partecipanti volontari e per libera scelta, dato che consideravano legittimi i loro desideri di protezione dei loro territori e desideravano anche dei rapporti commerciali e la sistemazione di vecchie controversie intertribali. In più, a volte, lottavano a fianco dell'una o dell'altra parte per avere ciò che l'uomo bianco offriva loro: taglie per cotenne, pagamenti e razioni regolari, armi da fuoco e coperte. Come alleati, gli indiani valevano molto e il successo in certe battaglie dipese dalla loro partecipazione. Ma qualunque fosse il riordinamento politico tra la popolazione bianca che cresceva, gli indiani, erano quelli che ci rimettevano sempre.

LA GUERRA DI RE GUGLIELMO

La guerra tra l'Inghilterra e la Francia nel Nord America si accese a causa della forte concorrenza economica e territoriale. Spodestati gli olandesi, il mercato iroche se era indirizzato verso gli inglesi che offrivano merci più a buon prezzo e di migliore qualità. I francesi, a loro volta, furono infastiditi dal crescente monopolio anglo-irochese nel commercio delle pellicce, come pure dall'intromissione di alcuni commercianti inglesi nelle terre dove loro vantavano diritti di precedenza. Sapevano che la potente Lega Irochese, con la sua posizione strategica, era la chiave per il dominio commerciale e militare della regione. Iniziarono quindi una campagna di pressione sulle diverse tribù che facevano parte della Lega per costringerle almeno alla neutralità, se non ad una alleanza franco-irochese. Gli inglesi, da parte loro, temevano un'invasione francese dal nord appoggiata dalla potente federazione degli Abnaki. Gli incidenti che fecero precipitare gli eventi coinvolsero sia gli Abnaki sia gli Irochesi. Gli Abnaki. si infuriarono quando Sir Edmund Andros, governatore delle colonie inglesi del nord, condusse una compagnia di soldati contro la stazione commerciale del loro amico barone de St. Castin, nella Baia di Penobscot nel 1688, pretendendo la sua sottomissione alla Corona inglese. Nel frattempo, una razzia irochese nel 1689 contro l'insediamento di Lachine, lungo il fiume San Lorenzo, in cui quasi 200 coloni francesi vennero uccisi, fu il motivo per cui i francesi iniziarono la cosiddetta "petite guerre", ovvero una guerra con le caratteristiche della guerriglia, come la chiamò il governatore della Nuova Francia, il conte di Frontenac, e diretta contro gli Irochesi e gli insediamenti inglesi. Erano però piccole vittorie che comunque non bastavano per realizzare modifiche nel potere, come Frontenac sperava. Gli Irochesi rimasero con gli inglesi e l'Inghilterra reagì con un attacco navale vincente condotto da Sir William Phipps contro Port Royal nell'Acadia francese (ora Annapolis Royal in Nuova Scozia). Durante una seconda spedizione navale, comunque, Phipps non riuscì a conquistare Quebec: la sua flotta fu respinta dai cannoni francesi. L'anno successivo Benjamin Church, reduce dalla Guerra di re Filippo, condusse un esercito di 300 soldati nel Maine, molestando gli Abnaki per indurli alla pace. Nel 1692, tuttavia, la breve tregua venne improvvisamente sospesa. Il ciclo di razzie e controrazzie continuava. Infine, nel 1697, l'Inghilterra e la Francia terminarono questa guerra costosa e inutile firmando il Trattato di Ryswick. I francesi continuarono lo stesso la pressione sugli Irochesi provocando spesso la loro neutralità. Dapprima gli Oneida fecero pace con la Nuova Francia, seguiti poi dagli Onondaga, dai Seneca, dai Cayuga e, intorno al 1700, dai Mohawk.

LA GUERRA DELLA REGINA ANNA

Nel 1702 i francesi potevano contare sul sostegno degli indiani al di là dei monti Appalachi e sulla neutralità promessa dall Lega Irochese; disponevano così di un vasto territorio a nord (Nuova Francia) e di insediamenti sulle coste del Golfo del Messico e dell'alleanza con gli spagnoli in Florida. Quando in europa scoppiò nuovamente la guerra, sembrava che godessero di un certo vantaggio sul campo di battaglia nordamericano. Ciò nonostante non ebbero la meglio sui coloni inglesi più numerosi di loro né durante la Guerra della regina Anna né in quella precedente di re Guglielmo. Data la neutralità degli Irochesi di New York, la maggior parte delle lotte si svolsero nella Nuova Inghilterra e nuovamente gli Abnaki assalirono gli insediamenti di frontiera. Gruppi di Abnaki del Maine e di Mohawk dell'insediamento di Caughnawaga nel Quebec uccisero 49 coloni inglesi. Ancora una volta l'ormai vecchio Benjamin Church condusse un esercito verso il Nord per vendicarsi degli indiani e dei francesi. Gli inglesi, in difficoltà a loro volta, esercitarono pressioni sugli Irochesi per coinvolgerli di nuovo in scorrerie in Canada. Addirittura tre Mohawk ed un Mahican furono portati in Inghilterra dinnanzi alla regina Anna, sperando di convincerli a favorire gli inglesi in cambio di favori da parte della Corona. Nel frattempo i francesi cercarono di ottenere un sostegno militare a sud, dai Choctaw, dai Cherokee, dai Creek e dai Chickasaw. Ebbero successo con i Choctaw e con alcuni gruppi di Creek, mentre i Cherokee rimasero neutrali e i Chickasaw, che avevano mantenuto rapporti commerciali con gli inglesi per molti anni, rimasero a loro fianco, creando così un certo equilibrio nella lotta al potere.  Nel 1702 una spedizione navale inglese attaccò l'insediamento spagnolo di S. Augustine, sulla costa orientale della Florida. L'anno dopo una spedizione via terra della milizia della Carolina, sotto la guida di James Moore, assalì le missioni spagnole nei monti Appalchi della Florida dell'ovest. Dopo la strage in cui molti indiani persero la vita, gli inglesi portarono via quasi tutti gli abitanti di sette villaggi. Nel 1706 gli inglesi respinsero una flottiglia combinata di francesi e spagnoli a Charleston. Lo stato di guerra continuava. Nel 1710, dopo l'invio di rinforzi da parte della regina Anna, gli inglesi lanciarono un attacco navale su Port Royal. Ma una seconda spedizione navale, l'anno dopo, condotta da Sir Hovendon Walker, fallì quando la sua flotta naufragò nella nebbia della foce del S. Lorenzo. 1.600 tra marinai e soldati morirono. I rappresentanti delle nazioni europee negoziarono il Trattato di Ultrecht nel 1713, in cui il re di Francia, Luigi XIV, stanco della guerra e indebitato fortemente, cedette la Baia di Hudson e l'Acadia agli inglesi. Lo stesso anno gli Abnaki sollecitarono la pace con gli abitanti della Nuova Inghilterra, impegnandosi in un'alleanza con la regina Anna. Ma, come era avvenuto in passato, la pace era fragile e temporanea.

LA GUERRA DI RE GIORGIO

Dopo la guerra della regina Anna, i capi tribù irochesi avevano espresso la loro preoccupazione agli inglesi poiché, nonostante la loro neutralità, i francesi continuavano ad avanzare insieme agli alleati indiani, e avrebbero invaso il loro territorio a nord, per raggiungere gli insediamenti inglesi sul corso inferiore del fiume Hudson. Allora, gli inglesi costruirono Fort Oswego, sulle sponde orientali del Lago Ontario ed altre stazioni al fine di bloccare le possibili rotte dell'invasione. I francesi, dal canto loro, affermando che tali forti erano stati costruiti sul loro territorio, costruirono Fort St. Frederick a Crown Point, sulla riva occidentale del Lago Champlain. Nel 1746 e 1747 i francesi sferrarono due grosse offensive contro gli insediamenti di New York e del Massachussets e trascirnarono molti dei vinti in Canada. Ma il forte Numero 4 (Charlestown nel New Hampshire), difeso da soli trenta soldati, riuscì a respingere gli invasori. Fu durante quel periodo che William Johnson, commerciante di pellicce e speculatore di terreni, cominciò a cercare attivamente l'appoggio degli Irochesi e in special modo quello dei Mohawk, tra i quali si era sistemato. Grazie agli sforzi di Johnson, un gruppo di Mohawk abbandonò la sua neutralità e accopagnò l'esercito di Johnson durante un'incursione contro Fort St. Frederick. La mancanza di coordinazione militare con le altre forze armate coloniali ostacolarono l'operazione, ma Johnson non si diede per vinto.  Continuò a contribuire alla guerra finanziando privatamente incursioni sulle rotte dei rifornimenti francesi e duarnte la successiva guerra franco-indiana, la sua amicizia con gli Irochesi avrà molto peso sulla vittoria finale degli inglesi. Intanto a sud le tribù anglofile dei Chickasaw e Cherokee guerreggiavano con i Choctaw e i Creek, disturbando le vie commerciali francesi, ma la più intensa attività militare durante la Guerttra di re Giorgio si svolse in Nuova Scozia. Nel 1744 truppe francesi condotte da Joseph Duvivier fallirono il tentativo di conquistare Port Royal. Nel 1745 una spedizione del Massachussets con 4.200 soldati della Nuova Inghilterra, sotto la guida di William Pepperrell, conquistarono la fortezza francese di Louisbourg dopo due mesi di assedio e di bombardamenti. Nel 1746 una flottiglia francese, mandata dall'Europa sotto la guida del Duca D'Anville, incontrò delle difficoltà sulle coste frastagliate e nebbiose della Nuova Scozia e non riuscì neanche a conquistare Port Royal. Nel 1748, dopo la conquista di un esercito di Beaubassin condotto da Coulon de Villiers del forte inglese a Grand Pre, fu raggiunto un accordo di pace a Aix-la-Chapelle, secondo il quale, con sgomento dei coloni che tanto avevano lottato per conquistare Louisbourg, il forte venne restituito ai francesi in cambio di Madras in India. Ancora una volta, come era stato per la Guerra di re Guglielmo e dopo per la Guerra della regina Anna, la pace fu solo transitoria. Quello che la maggior parte degli storici chiama la Guerra francese e indiana, era in effetti il conflitto finale di una lunga serie di guerre tra le potenze coloniali europee per il dominio del mondo. Dopo un breve periodo di pace, nel 1754 la guerra ricominciò nel Nord America. La Guerra Franco-indiana fu la guerra più estesa e più decisiva di tutte le guerre, in quanto la Francia perse le sue proprietà nel Nord America. Per questo motivo viene a volte chiamata la Grande Guerra dell'Impero. Le rivalità esistenti nella valle dell'Ohio innescarono quest'ultimo conflitto. Gli inglesi vantavano il loro diritto sulla regione in base a due trattati: il Trattato di Lancaster del 1744 con gli Irochesi che avevano chiesto l'area a causa della vittoria sulle altre tribù e il Trattato di Logstown del 1748 con gli Shawnee, i Delaware e i Wyandot, negoziati avvenuti tramite George Croghan, un commerciante della Pennsylvania. Dopo le cessioni alla Compagnia dell'Ohio dei territori della Virginia nel 1749, avventurieri, commercianti e coloni inglesi cominciarono ad entrare a poco a poco nella regione dell'Ohio, al che la Francia riaffermò i suoi diritti territoriali. Un gruppo di guerrieri Ottawa e Ojibway, sotto il comando del commerciante francese Charles Langlade, mosse guerra contro il centro commerciale inglese dell'ohio, Pickwillany, uccidendo il capo tribù dei Miami, tredici dei suoi guerrieri, più un commerciante e catturandone altri tre. Il governatore della Nuova Francia inviò in seguito un esercito di francesi e indiani per fortificare la regione. Con questa dimostrazione di potere fecero tornare gli indiani nelle proprie terre, nonostante le favorevoli condizioni di commercio che gli inglesi avevano loro offerto. Tra gli indiani francofili della regione vi erano allora membri degli Ottawa, degli Algonchini, dei Wyandot, dei Nipissing, degli ojibway, dei Potawatomi, dei Sauk, dei Shawnee e dei Seneca. Ed anche i Delaware, che avevano perso i loro territori ad est a causa dell'espansione degli inglesi, offrirono i loro appoggio ai francesi. Con la loro popolazione colniale molto minore, i francesi vennero considerati una minaccia alterttanto minore per le proprietà indiane, rispetto agli inglesi che erano molto più numerosi. Nell'autunno del 1753 il governatore della Virgina, Robert Dinwiddie, inviò un reparto sotto la guida di un maggiore ventunenne di nome George Washington verso la guarnigione francese di Fort le Boeuf che era situata in un territorio inglese. I francesi rifiutarono comunque di lasciare il posto e la primavera dopo, il governatore inviò un gruppo di uomini delle foreste per erigere un forte alla confluenza dei fiumi Ohio, Allegheny e Monongahela, e un secondo rinforzo di uomini sempre al comando di George Washington. Dinwiddie tentò di arruolare dei guerrieri Cherokee, Chickasaw e Catawba per questa spedizione, ma il tentativo fallì. Washington riuscì comunque ad assicurarsi l'aiuto del capo Half-king (Mezzo Re) e di altri Mingo a Great Meadows. Washington, quando venne a sapere che una pattuglia francese si trovava vicina, e cioè nei monti Allagheny, sferrò un'offensiva con un distaccamento di 40 soldati più 12 Mingo. Furono uccisi dieci francesi e ne catturarono venti. I francesi protestarono dicendo che la loro pattuglia era in missione di pace, mentre Washington affermava che i francesi avevano intenzioni ostili.  Comunque stessero le cose, con quell'incidente di frontiera iniziò una guerra "mondiale". Come reazione all'azione di Washington i francesi scacciarono il gruppo di costruttori inviati da Dinwiddie alle biforcazioni del fiume Ohio, denominarono il posto Fort Duquesne (diventato poi Fort Pitt e quindi Pittsburg) e lo usarono come base delle loro operazioni, con un esercito di 900 soldati, tra cui diversi Delaware, Ottawa, Wyandot, Algonchini, Nipissing, Abnaki ed Irochesi delle missioni, al comando del maggiore Coulon de Villiers. Le truppe di Washington si erano intanto ritirate a Great Meadows, dove costruirono Fort Necessity. L'esercito francese attaccò e costrinse Fort necessity alla resa. I francesi permisero a George Washington e ai suoi uomini di allontanarsi dalla valle dell'Ohio e di tornare in Virginia. I francesi ebbero così il controllo della regione. Gli inglesi si resero conto dell'importanza delle tribù irochesi per un successo militare nel Nord. William Johnson, commerciante newyorkese e speculatore di terreni, continuò a guadagnarsi l'appoggio degli Irochesi, che avevano fiducia in lui, data la sua sincera ammirazione per loro, la sua partecipazione alle loro cerimonie, i suoi legami con le donne indiane e la sua correttezza nel commercio. Per cui faceva progressi nonostante i loro timore di essere coinvolti in un altro conflitto coloniale. Johnson convinse il capo Hendrick (uno dei Mohawk che era stato portato in Inghilterra dalla regina Anna). Poi andò nel villaggio degli Onondaga per discutere il caso davanti agli altri rappresentanti tribali. Nel 1754, su proposta di Johnson, i governatori provinciali istituirono una commissione sotto la presidenza dei Signori del Commercio e delle Piantagioni, per incontrare i capi degli Irochesi al Congresso ad Albany. Ma gli Irochesi, al contrario di Hendrick, non formularono promesse impegnative. A sud, gli inglesi ricevettero l'aiuto dei Chicksaw che continuavano ad ostacolare le rotte commerciali francesi, e anche il sostegno dei Creek e dei Cherokee. Durante i primi anni di guerra e fino al 1758 i francesi e un gran numero di indiani loro alleati primeggiarono nella lotta. Nel 1755 un esercito di 2.000 uomini, sotto la guida del generale Edward Braddock, insieme all'aiutante di campo George Washington, si accinse a riconquistare Fort Duquesne. Ma un esercito formato in prevalenza da indiani, e inferiore di numero a quello inglese, massacrò gli uomini di Braddock prima ancora che riuscissero a raggiungere il posto. Meno di 500 inglesi scapparono a Fort Cumberland e lo stesso Braddock morì. In un secondo attacco la forza armata dei soldati della Nuova Inghilterra e dei Mohawk, sotto il comando di William Johnson e di Hendrick, si avvicinarono a Crown Point sul Lago George. Anche loro vennero attaccati in un agguato prima che potessero giungere a destinazione. Hendrick morì e Johnson, dopo essersi ritirato, radunò i suoi uomini per la battaglia al lago George, respingendo i francesi. Johnson in seguito fu nominato cavaliere per aver saputo trasformare una sconfitta certa in una vittoria. Ma per i Mohawk la vittoria fu amara: non solo avevano perso il capo, ma avevano anche lottato contro altri Irochesi. Gli inglesi riuscirono ad avere una vittoria anche alla Baia di Fundy, dove il colonnello Robert Moncton ed una squadra di soldati della Nuova Inghilterra conquistarono Fort Beausejour. Nel 1758 effettivi di terra e di mare, sotto il comando di Jeffrey Amherst, conquistarono Louisburg in Acadia (Nuova Scozia). In agosto, truppe regie e coloniali, comandate dal colonnello John Bradstreet, conquistarono Fort Frontenac sul Lago Ontario. A Novembre, le truppe del generale John Forbes invasero il forte di Duquesne abbandonato dai francesi. L'unico successo francese di quell'anno avvenne a Ticonderoga sul Lago George, dove l'esercito di Montcalm riuscì a respingere un attacco del generale James Abercrombie insieme a William Johnson e 300 Mohawk. Ma l'anno successivo Ticonderoga cadde sotto l'attacco delle truppe di Amherst. Un esercito di 1.400 soldati, sotto il comando del generale Prideaux oltre a 900 Mohawk sotto la guida di Johnson, conquistarono Fort Niagara. Tutte quelle vittorie inglesi furono appoggiate dal blocco navale inglese delle linee marittime dell'Atlantico. Nel 1780 cadde Montreal contro Amherst e i Mohawk di Johnson. Così ogni speranza di vittoria per i francesi fu vana. Nel Trattato di Parigi, firmato tre anni dopo la fine della Guerra dei Sette Anni in Europa, la Francia dovette cedere la Nuova Francia e tutti i suoi territori ad est del Mississippi all'Inghilterra; il West Louisiana (ad eccezione di New Orleans) fu ceduto alla alleata Spagna, quale contropartita per il passaggio della Florida dalla Spagna all'Inghilterra. Da allora la Francia non fu più una grande potenza coloniale nel Nord America. Per quanto riguarda gli indiani che avevano lottato con i francesi, dovettero, da quel momento, collaborare con gli inglesi. Ma anche quelle tribù che avevano appoggiato gli inglesi si trovarono in una posizione precaria, in quanto i coloni inglesi non avevano più bisogno di loro.

RIBELLIONI CONTRO GLI INGLESI (LA GUERRA DEI CHEROKEE)

Nei primi anni della seconda metà del secolo XVIII i Cherokee della Virginia, delle Caroline e della Georgia avevano buone ragioni per essere in apprensione. Erano d'accordo nel fornire guerrieri per la guerra franco-indiana, in cambio dell'impegno da parte dei coloni di proteggere le loro famiglie dalle ostilità dei Creek e dei Choctaw. In più sorsero nuovi posti di frontiera e guarnigioni con la conseguenza di varie intromissioni negli affari dei Cherokee, e l'arrivo, dopo la costruzione dei forti, di molti coloni che si accaparravano i terreni. Comunque, anche sotto tali pressioni, i Cherokee non avrebbero forse mosso guerra contro i loro alleati se non fosse accaduto un incedente che fece precipitare la situazione. Tornando a casa attraverso le montagne dalla parte occidentale della Virginia, dopo aver aiutato gli inglesi a conquistare Fort Duquesne, un gruppo di Cherokee catturò alcuni cavalli selvatici. Alcuni abitanti della zona di confine della Virginia che passavano per caso, pretesero i cavalli come loro proprietà ed attaccarono i Cherokee uccidendone 12. Poi vendettero i cavalli e raccolsero le taglie sugli scalpi, dicendo che erano di indiani nemici. Per vendicarsi, i Cherokee ammazzarono più di venti coloni, dichiarando la loro indipendenza dal governo inglese. Il conflitto che ne seguì durò due anni. Ci vollero due eserciti per sconfiggere i Cherokee. Il primo era composto da 1.500 scozzesi degli altipiani, che incontrarono una forte resistenza da parte dei Cherokee comandati da Oconostota. Dopo aver cacciato i soldati, essi assediarono Fort Loudon, catturando la guarnigione ridotta alla fame. Dopo un periodo di tregua, un esercito composto da cavalleria della Carolina, fanteria inglese, scozzesi e indiani, incominciò una campagna di distruzione nel territorio cherokee, bruciando villaggi e raccolti. I Cherokee continuarono a lottare dalle montagne, fino a quando, ormai stanchi della guerra e affamati, si misero d'accordo con gli ufficiali coloniali per un trattato di pace, in cui vennero costretti a cedere gran parte delle loro terre a levante e ad accettare una frontiera che li separasse dall'uomo bianco. Così come i Cherokee, anche i Natchez, ultimi discendenti della grande cultura Temple Mound Builders del Sud-est, si sollevarono contro l'uomo bianco (francesi) che vivevano in mezzo a loro, in seguito alla decisione del governatore della Louisiana di far evacuare il Gran Villaggio dei Natchez per farne una nuova piantagione. Ma la loro resistenza fallì e i francesi ebbero la meglio, decimando la tribù. Molti dei Natchez risparmiati dalla strage, furono venduti come schiavi a Santo Domingo, altri si rifugiarono presso le tribù vicine, mentre altri piccoli gruppi si nascosero lungo il Mississippi.

 

Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA

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