Protestantesimo

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Protestantesimo

LA RIFORMA E IL PROTESTANTESIMO

Capitolo Primo

PREMESSE GENERALI

 

I
Le deviazioni ereticali in Oriente erano teologiche, cioè centrate sui misteri del Dio Unitrino e su Gesù Cristo (tenendo conto che la separazione del 1054 tra Roma e Costantinopoli è uno scisma, non un’eresia); in Occidente invece erano antropologiche o ecclesiologiche, centrate cioè sulla vita cristiana (rapporto tra libertà dell’uomo e Grazia di Dio, pelagianesimo, istituzionalità della Chiesa. ecc.).

II
Per Riforma s’intende quel movimento molteplice (preceduto dalla Prima Riforma) che si è sviluppato in Europa nel XVI secolo.
Con Protestantesimo si comprende sia l’epoca della nascita della Riforma sia i movimenti, le chiese, i gruppi che ne sono seguiti, anche in continenti extra-europei, con percorsi sia di ritorno sia di sviluppo o ripensamento dell’impulso iniziale.
NB. Il nome “protestanti” deriva da coloro che nel 1529 reagirono contro una decisione di Carlo V.
Di solito i luterani preferiscono presentarsi come “evangelici”; i seguaci di Zwingli, Bucero e (soprattutto) Calvino si dicono “riformati”. Lo scisma, che poi è seguito dall’eresia, è quello degli anglicani
Degli iniziatori: Lutero e Zwingli erano sacerdoti (il primo inoltre era monaco, più attento alla vita interiore), Calvino era un giurista laico ed Enrico  VIII un re (ma in questo caso la Riforma, dopo la sua morte, fu portata dall’esterno).

III
Distinguendo nella vita del Cristianesimo l’epoca apostolica, quella patristica e quella medievale, si può dire che il Medioevo aveva vissuto un’intensa e comunitaria vita cristiana (fino ad ipotizzare una “societas christiana”), accentuando però alcune vie e riducendone alcune altre, dando l’impressione (o producendo l’effetto) che talvolta l’essenziale divenisse periferico, e viceversa. Di questa importante e gloriosa epoca qui, per motivi didattici, prendiamo in esame soltanto le lacune e i difetti spesso manifestati. Tenendo sempre conto che cambiano le situazioni storiche e i significati delle parole.
Cosicché possiamo segnalare queste “prevalenze” o assolutizzazioni non equilibrate:

  • La “dottrina” ecclesiastica prevale sulla Sacra Scrittura
  • La teologia “scolastica” (sistematica) prevale sulla teologia sapienziale (biblica)
  • L’istituzione ecclesiastica (riti, strutture, autorità) prevale sulla vita delle virtù e sui carismi (doni speciali dati direttamente da Dio al singolo credente)
  • La vita della comunità (ecclesiale) prevale sull’esperienza religiosa interiore del singolo
  • L’azione della Chiesa prevale sull’azione di Cristo
  • Le pratiche religiose (penitenze, indulgenze, preghiere) prevalgono sull’azione della Grazia di Dio
  • Il culto dei Santi (feste e sagre, devozioni, pellegrinaggi, immagini e reliquie) prevale sulla celebrazione liturgica (che usava una lingua incomprensibile al popolo)
  • La funzione del ministro sacro (presbitero, vescovo) prevale sulla partecipazione attiva dei fedeli (ridotti al rango di spettatori, spesso a tutt’altro attenti)
  • Il potere della gerarchia (dapprima spirituale, poi esercitato in confronto-scontro coll’autorità civile) prevale sull’esercizio delle virtù (ad es. la povertà). La presenza della gerarchia può far pensare a un’inutilità di quella dello Spirito Santo nella vita della Chiesa.
  • La Chiesa latina aveva sostenuto una lotta secolare contro la Chiesa d’Oriente e contro l’Impero: si era universalizzata (corpo unico), esteriorizzata e clericalizzata. Inserendosi nella vita pubblica ed esterna, la Chiesa corre il rischio  di mondanizzarsi assumendo i metodi delle società terrene. L’attenuazione della dimensione escatologica porta a identificare totalmente la Chiesa terrena col Regno di Dio.
  • La vita spirituale è riservata ai monaci o agli altri “religiosi” (i semplici fedeli sono “rudes”, materiali)

NB. Se ci chiediamo perché la reazione contro lo strapotere non è avvenuta anche nella Chiesa orientale (dove imperava il cesaropapismo), mentre è avvenuta tra noi (l’unione della carica civile e religiosa dei vescovi si era diffusa nei regni dei Visigoti e dei Franchi), possiamo rispondere che per l’Oriente l’uomo (il cristiano) si realizza nella comunità, in Occidente invece nella libertà (come insegna l’umanesimo).

IV
Si configura così nel Medioevo una vita religiosa fiorente, che sembra equilibrata, ma in realtà non lo è.
La Chiesa latina non si è accorta del passaggio dall’Impero cristiano (con potere unico: Papa) e dall’uniformità, alla diversificazione delle Chiese nazionali (come ad es. la Germania); il caso classico è la lotta tra Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello.
S’insiste eccessivamente sulla “mediazione” della Chiesa istituzionale, come “padrona” della Verità (Parola) e della Grazia (Sacramenti), col rischio di confondere la fonte col canale che a me porta l’acqua.
Delle due dimensioni della Chiesa cristiana, si privilegia l’Autorità (gerarchia) e il suo potere (anche semplicemente spirituale), nei confronti della Santità, del carisma e della “profezia”, della povertà e della penitenza. Però non dobbiamo dimenticare che in alcuni periodi (ad es. con Gregorio Magno) l’autorità della Chiesa dovette esercitare azione di supplenza in rapporto all’evanescente autorità civile.

V
Due erano i pericoli maggiori cui andava incontro la vita cristiana negli ultimi secoli del Medioevo:

  • la perdita della verità (eresie dottrinali); come nel caso dei “dualisti” càtari o albigesi;
  • la perdita della virtù (nel clero e nel popolo); come nel caso dell’abbandono della povertà evangelica; e qui abbiamo la fioritura dei gruppi dei “pauperisti”, come i “Poveri di Cristo”

a) La Chiesa ufficiale, affermando la sua autorità, rispose con la pur necessaria repressione delle eresie (talvolta con violenta esagerazione, non certo comprensibile ai nostri tempi!) nell’assoluta preoccupazione dell’ortodossia (retta fede). L’unità tra civile e religioso portava a considerare un disordine nella fede come una ribellione all’autorità politica (alla quale quasi sempre la Chiesa demandava l’esecuzione pratica della repressione). In questa attività, tra gli ordini “mendicanti”, si distinsero i Domenicani, o Frati predicatori, discepoli di San Domenico (che era un chierico), attivi soprattutto nei centri di cultura, quali le nascenti università (in prima fila nel condannare le eresie). La linea dei Domenicani, dopo il concilio di Trento, proseguirà idealmente nello spirito della Contro-riforma
b) La Chiesa popolare, intensificando la ricerca delle virtù, rispose con lo sforzo di ritornare alla vita apostolica, all’ortoprassi (retta condotta). In questo recupero spirituale si distinsero i Frati Minori, fondati da San Francesco (che era un laico), attivi soprattutto tra il popolo bisognoso di evangelizzazione e di catechesi (ed in questo settore i “mendicanti” si scontreranno col Clero diocesano). La linea dei Francescani continuerà idealmente, dopo il concilio di Trento, con la cosiddetta Riforma cattolica
Si può dire che, nel primo caso, si lottava per la “libertas ecclesiae” nel potere (con gli strumenti del potere ecclesiastico) e, nel secondo, cercando la libertà della Chiesa dal potere indebitamente da essa esercitato.

Nel Medioevo la Chiesa istituzionale fu ferita da gravi crisi di autorità: la pluralità contemporanea di Papi (fino a tre), la “cattività” di Avignone (1305-1378), il Grande scisma d’Occidente (1378-1415), l’immoralità del Clero (simonia e concubinato). Nello stesso tempo essa non seppe comprendere la parte di verità che si celava sotto le apparenze di ribellioni ed eresie – che potremmo definire “salutari” - a tendenza spirituale ed escatologica: Hus, Wyclif, i “Fraticelli”, la corrente del “Libero Spirito”, le donne “sante” e (in parte) la “devotio moderna” (nell’ambito della quale è nata l’ “Imitatio Christi”), il ritorno della sete dell’anacoretismo e della vita contemplativa. Si vedeva spesso in questi fenomeni una pericolosa “concorrenza” all’autorità della gerarchia.
Inoltre si possono segnalare mali endemici del cattolicesimo medievale: assolutismo e esazione di danaro (anche per la concessione delle indulgenze) da parte del Papato, vita “paganeggiante” di molti Vescovi e anche Papi (con conseguente reazione antiromana o antigerarchica), ignoranza biblico-teologica di gran parte del clero, devozionismo ed esteriorismo nelle pratiche di pietà, tendenza alla superstizione.
Nei problemi della Riforma entrarono anche componenti cospicue d’interessi politici, militari ed economici: la politica internazionale ondivaga del Papato (che per es. osteggia l’elezione di Carlo V) e la sua esosa richiesta di soldi (ad es. per la costruzione della basilica di S. Pietro) soprattutto con la concessione delle indulgenze, la concorrenza tra la Francia e la Germania, la secolare lotta tra i signori tedeschi e l’Imperatore, la minaccia dell’avanzata dei turchi (Lepanto venne solo nel 1571, e non fu definitivo)
Che dire di un agricoltore che ha tagliato tutti i rami per concentrasi sul tronco e alla fine si accorge che il tronco è rinsecchito? Dal secolo XI il Cattolicesimo latino aveva concentrato tutta la Chiesa nel Papa e purtroppo ci si dovette accorgere poi che molti Papi avevano intendimenti, metodi e condotta molto lontani dal Vangelo.
Rimane purtroppo possibile la situazione paradossale in cui, nella Chiesa, che è comunità di santità, l’autorità (gerarchia, preposta a fare da mediatrice di verità e di grazia) non sia rivestita di santità; per cui possiamo trovare un Papa riprovevole che usa il suo potere contro un santo (come il Savonarola). Perché, come insegna la storia della Chiesa antica, la validità del sacramento dipende dal dono di Cristo e non dalla santità del ministro sacro. Tutte le rivoluzioni sono esplose perchè chi “comandava” (e quindi poteva fare una riforma) non voleva mettere in dubbio le strutture di cui si serviva per comandare.

Se si vuol condensare la Riforma in un quadruplice slogan (che valga come base comune per le sue molte forme): Sola Scriptura – Solus Christus – Sola Gratia – Sola Fides. Altri principi sono: Simul iustus et peccator; Pecca fortiter sed crede fortius
Il principio formale della Riforma (tanto sottolineato da K. Barth) viene individuato nell’autorità assoluta della Scrittura; il principio materiale, nella giustificazione per mezzo della fede. Tillich considera come idea principe la negazione della necessità della mediazione tra Dio e l’uomo.
In sintesi si può dire che il Protestantesimo contesta soprattutto la concezione cattolica della Chiesa (vista dai Riformati solo come “communio sanctorum”, non anche come “mater et magistra” [secondo l’espressione di Innocenzo III], cioè mediatrice); mentre il concilio di Trento – che tocca argomenti intimamente connessi (Tradizione, Sacramenti) - non produrrà una formale ecclesiologia.

VI
Ci si può chiedere perché un movimento così innovativo e dirompente si è diffuso in pochi decenni in buona parte dell’Europa ed ha resistito a violente repressioni esterne e a brucianti divisioni interne. Varie possono essere le risposte:

  • La situazione di grave crisi e di metamorfosi della Chiesa occidentale protrattasi per alcuni secoli senza avere una risposta totale e definitiva
  • La diversità di temperamento e di quadro mentale delle popolazioni del Centro Europa nei confronti di quelle del Sud Europa (Von Batlthasar parla di “complesso anti-romano”)
  • Il configurarsi, anche in ambito religioso, delle varie nazionalità rispetto all’unità prodottasi nel periodo medievale

Si sarebbe arrivati alla riforma della Chiesa senza un’operazione chirurgica come quella di Lutero?  Non erano ancora maturi i tempi per la “nuova Pentecoste” (Giovanni XXIII) del Concilio Vaticano II, che svilupperà equilibratamente alcuni spunti dei Riformatori

            Ci si può chiedere perché un movimento divampato nel Centro Europa si è poi diffuso nel Nord Europa, mentre ha sfiorato il Sud Europa  solo marginalmente.
E’ necessario tener presente la diversa cultura delle due radici dell’Europa: la diversità tra il Gotico transalpino e il Romanico cisalpino, tra la complessità verticale della foresta nordica e la linearità orizzontale del tempio greco, tra le profondità sondate da Freud ed Einstein e la logica solare di Aristotele e di Archimede, tra i poemi del Walhalla e quelli di Omero, tra i canti di Odino e il cantico di fate Sole, tra la mistica luminosità delle vetrate e la luminosità pervasiva del sole. Con queste distinzioni si comprenderà meglio la differenza tra la teologia di Lutero e quella di Tommaso.

VII
Come giudica il Protestantesimo il teologo Louis Bouyer che, da cristiano riformato, è diventato prete cattolico? (vedi “Breve dizionario teologico”, Ed. Dehoniane Bologna; La Chiesa di Dio, Cittadella, Assisi)
I Riformatori, con principi tuttora validi,  erano partiti coll’intenzione di risanare la Chiesa e poi sono stati trascinati ad esagerazioni dirompenti, arrivando talvolta a conseguenze addirittura contrarie al loro punto di partenza (tanto che Lutero stesso le dovette combattere), costringendo così i Cattolici ad esagerare apologeticamente nelle proprie affermazioni (controversisti).
Alcune esagerazioni del Protestantesimo possono essere: ricorso al sentimentalismo, fondamentalismo, relativismo (o liberalismo), radicalismo. E’ compito dell’ecumenismo “rileggere”, con intelligenza e verità, le affermazioni che nei secoli sono state fatte più con spirito di controversia che con amore di fraternità.
Ai critici del concilio Vaticano II dobbiamo dire che la preghiera di Gesù per l’unità (Giovanni 17) non si accoglie ribadendo le scomuniche e scrutando quanto di “protestante” ha detto il concilio, ma vedendo quale “confessione” cristiana ha interpretato meglio la volontà (testamentaria!) di Cristo: non guardandoci (in cagnesco!) in faccia, ma guardando tutti e insieme verso Cristo; non litigando fra chi possiede le perle, ma tornando indietro nella strada lungo la quale tutti sfortunatamente le abbiamo smarrite.

 

 

VIII
Che cosa si deve fare quando una casa è vecchia e bisognosa di restauri? E’ meglio restaurare che abbattere. Può darsi che, nella foga del ristrutturatore, l’architetto abbatta per errore anche una parete portante.
Che cosa fa il saggio contadino di fronte a un albero che cresce asimmetricamente? Conviene che egli raddrizzi molto e amputi poco. Se egli taglia eccessivamente, l’albero può deperire o perire.
E’ necessario riformare la Chiesa (potenziando gli elementi portanti ed essenziali), ma non fondarne un’altra: riformare, non rifondare; altrimenti questa sarà la comunità di Lutero, di Calvino, ma non quella di Cristo (e nemmeno quella della splendida epoca dei “padri della Chiesa”). Tenendo conto di secoli e secoli di tradizione ecclesiale; per cui per es. noi proclamiamo nel Simbolo niceno-costantinopolitano: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica” (di queste quattro “note” solo “santa” può essere applicata facilmente alle “comunità” uscite della Riforma). Non passando da un’esclusione ad un’altra esclusione di segno diametralmente opposto (senso dell’equilibrio). “Virtus in medio stat” !
“Eresia” deriva dal greco “hàiresis” (scelta, partito, eresia). Ora, se per oppormi a un altro che ha “scelto” una metà della verità, faccio esclusiva professione dell’altra metà, non raggiungo la pienezza della verità. Come diceva Hegel, “Il Vero è l’Intero”.

IX

Il corso ha una chiara impostazione storica, ma saremo attenti al dialogo ecumenico imparziale: non diremo, come cento anni fa, “Tutti i torti sono dei Protestanti”, ma neppure “Tutti i torti sono dei Cattolici”.
Il sano ecumenismo non si arresta all’irenica constatazione delle diversità sostanziali non riferibili a fraintendimenti o a codici linguistici diversi. Il punto delicato è determinare quali sono gli elementi perennemente irrinunciabili, stabiliti dalla globalità della Chiesa nei primi due secoli della sua esistenza, prima della nascita delle legittime scuole teologiche contrapposte, per la retta espressione della verità che salva..
Così pure, se non vuol finire nell’autodistruzione, l’ecumenismo non si deve ridurre a discutere, cercare, senza mai concludere, mai trovare. Sarebbe come se due giovani vivessero nel fidanzamento per decenni senza mai giungere al matrimonio.

            Tra di documenti generali sull’ecumenismo emanati recentemente dal Magistero dei pastori, è consigliabile leggere:

  • Concilio Vaticano II - Costituzione sulla Chiesa “Lumen gentium” n. 15: “La Chiesa e i cristiani non cattolici”
  • Concilio Vaticano II - Decreto sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio” nn. 19-23: “Chiese e comunità ecclesiali separate in Occidente”
  • Giovanni Paolo II – Lettera enciclica “Ut unum sint” nn. 64-73: “Dialogo con le altre Chiese e Comunità ecclesiali in Occidente; Relazioni ecclesiali”

Esistono anche documenti specifici sui vari argomenti: salvezza, giustificazione, autorità, sacramenti, Maria, ecc.

Vedi AA. VV., Alle radici della divisione, Ed. Ancora, Milano; AA. VV., Conosciamo i fratelli. Corso breve di ecumenismo, vol. II, Centro pro Unione, Roma; L. SARTORI, L’unità dei cristiani, Messaggero, Padova.

 

 

Capitolo Secondo

TENTATIVI DI UNA PRIMA RIFORMA

A cavallo dei due millenni alcuni tentativi di riforma (in buona parte non riusciti) furono fatti dall’Imperatore (Ottone I e Enrico III), dal Papato (Leone IX e Gregorio VII) e dai monachesimo (Cluny).
Contro la corruzione della Chiesa e contro le pretese dell’Imperatore Enrico IV (lotta delle investiture), Gregorio VII lottò per una prima riforma: la riforma gregoriana (sec. XI); ma fece ciò con gli strumenti del potere e con i metodi dell’intolleranza (probabilmente allora necessari). La parzialità di questa riforma si misura dal fatto che, per porre rimedio alla corruzione morale, si ricorre all’accentuazione del potere clericale.

Importanti movimenti pauperistici furono la Patarìa milanese (che subito fu appoggiata dalla gerarchia; ad essa aveva partecipato il futuro Alessandro II), i Poveri di Cristo, i Poveri di Lione (fondati da Pietro Valdesio o Valdo) che si dedicano alla predicazione, e i Poveri lombardi, gli Umiliati, i Poveri cattolici e i Poveri riconciliati.
NB. Lucio III, da Verona, nel 1184 , condanna “Catari e Patarini, e coloro che mentendo si chiamano Umiliati e Poveri di Lione , Passagini,. Josefini, e Arnaldisti” (Denzinger- Schoenmetzer, 760). Il suo successore, Urbano III, incontra a Verona Gioacchino da Fiore (che verrà approvato da Clemente III e Celestino III, ma nel 1215 condannato dal Concilio Lateranese IV).

Giovanni Hus si espresse coi quattro “articoli di Praga”: libera predicazione della Parola; denuncia dei peccati soprattutto dei detentori del potere; comunione eucaristica sotto le due specie; abolizione dei beni ecclesiastici e del potere secolare del clero.
L’inglese John Wyclif, maestro a Oxford, indicava, contro la “carnalità” della Chiesa, il rimedio della povertà di Cristo.
Anche il domenicano Girolamo Savonarola, bruciato nel 1488 a Firenze, pure con delle esorbitanze, propugnava una profonda e spirituale riforma “in capite et in membris”

Se le esigenze  teologicamente e spiritualmente accettabili di questi uomini in genere bene intenzionati fossero state accolte in misura non frammentaria e saltuaria, forse Dio avrebbe evitato alla Chiesa latina l’esperienza del maggior trauma della sua storia. (J. Lortz lo definisce addirittura “la più grande catastrofe”).

 

Capitolo Terzo
L’ESPERIENZA EVANGELICA DI LUTERO

1 - La vicenda storica di Lutero (1483-1546)

(con qualche elemento di comparazione)

 

E’ allievo dei Fratelli della vita comune

Studia a Erfurt. Avendo evitato il fulmine, decide improvvisamente di farsi monaco ed entra nel rigido ordine degli eremitani agostiniani
Nel 1507 è ordinato sacerdote
Studia teologia  a Erfurt e a Wittenberg
Nel 1510-11 fa un viaggio a Roma. A Wittenberg e a Roma vede moltissime reliquie (strane!)

Ritorna a Wittenberg per rimanervi a lungo.

Nel 1512 è magister theologiae (col giuramento di fedeltà)

Nonostante l’aiuto dello Staupitz, vicario generale dell’ordine e suo padre spirituale, ha diversi momenti di angoscia

In questi anni ha l’ “esperienza della torre”. Prime lezioni sulle epistole paoline

Negli anni 1516-17 ha una serie di dispute che preludono alla differenziazione con la Chiesa di Roma.

Il 4 settembre 1917: propone 97 tesi contro la teologia scolastica; 31 ottobre (data convenzionale per fissare l’inizio della Riforma): 95 tesi sulle indulgenze (abusi di Johannes Tetzel, domenicano)

1518: denuncia a Roma e disputa tra il card. Caietano (Gaetano) e Lutero. Questi fugge da Augusta e si appella a un concilio. Decreto papale conto le idee luterane

1519: Leone X favorisce Federico il Saggio (che sarà il grande sostenitore di Lutero!) contro la candidatura degli Asburgo  alla successione imperiale; per questo i provvedimenti sono sospesi per venti mesi (invece verrà eletto Carlo V che, con alterne posizioni, osteggerà Lutero). Disputa di Lipsia con Eck
1520: Lutero scrive tre testi: Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, Della cattività babilonese della Chiesa, Della libertà del cristiano. A Wittenberg Lutero brucia la bolla Exurge Domine minacciante la scomunica
1521: Bolla di scomunica. Lutero si reca alla dieta di Worms e rifiuta la ritrattazione
1521-22: Lutero traduce in tedesco (in undici settimane!) il NT. Nel 1534 sarà completata la traduzione dell’AT
1522-23: Adriano VI (l’ultimo Papa non italiano prima dell’avvento di Giovanni Paolo II) riconosce la corresponsabilità della Curia negli abusi ecclesiastici

1523-25: Compare Thomas Müntzer (“Lega degli eletti”) coi suoi Schwärmer (fanatici, o entusiasti) contro i quali si accanisce Lutero

1524-25: Erasmo scrive contro Lutero “Sul libero arbitrio”, cui Lutero risponde con “Sul servo arbitrio”. Guerra dei contadini. Scritti liturgici di Lutero
1525: Lutero sposa l’ex monaca Caterina von Bora. Carlo V, vittorioso sulla Francia, è indeciso sulla questione religiosa
1526: prima dieta di Spira: ogni singolo stato è arbitro delle decisioni religiose. Vittoria dei turchi presso Mohacs
1527: Clemente VII partecipa alla “Santa lega di Cognac” contro l’Imperatore. Sacco di Roma
1529: L’Imperatore rinuncia al concilio, tanto temuto da Roma. Clemente VII si piega ai suoi desideri nella questione del divorzio di Enrico VIII. I Turchi minacciano Vienna. Seconda dieta di Spira. I prìncipi protestanti e quattordici città (i “nobili cristiani”) si ribellano contro le decisioni dell’Imperatore (di qui viene il titolo “protestanti”). Colloqui, con esiti non del tutto favorevoli, a Marburgo tra Lutero (che difende la “presenza reale” nell’Eucaristia) e Zwingli. Lutero scrive il Grande catechismo e il Piccolo catechismo
1530: Carlo viene incoronato Imperatore a Bologna dal Papa (è l’ultima incoronazione papale!). “Confessio augustana” (senza asprezze polemiche) di cui autore principale è Melantone (nome grecizzato di Schwarzerd). Pero quattro città e Zwingli presentano due diverse Confessioni. Alla “Confutatio” cattolica, Melantone risponde con un’Apologia. Nel decreto della dieta di Augusta si accettano solo due affermazioni della “Confessio” omonima.
1531: Lega di Smalcalda, con posizioni più forti di quelle di Lutero. Vittoria dei cantoni cattolici svizzeri presso Kappel. Muore in battaglia Zwingli
1532: I turchi marciano nuovamente su Vienna. Per paura, a Norimberga si decide di rimandare le questioni confessionali al concilio
1534: I fanatici e gli anabattisti si diffondono, combattuti ugualmente da cattolici e protestanti. A Münster viene proclamato un “Regno di Dio” d’impronta violenta, teocratica e comunista; la città viene presa dal vescovo cattolico e da un principe protestante. Jan Bockelson (Jan da Leida) viene barbaramente torturato e ucciso.
1535: Prima comparsa di Calvino
1536: Concordia di Wittenberg (composta da Melatone)
1538: Lega dei prìncipi cattolici contro la lega di Smalcalda
1539: L’Imperatore favorisce l’armistizio fra queste due leghe, anche per il perdurante pericolo turco
1540: Il protestante Filippo d’Assia è còlto in bigamia: Lutero approva (con contorsioni) e Melantone critica
1541: Il colloquio più importante per la pacificazione coi cattolici si tiene a Ratisbona: si raggiunge un travagliato accordo solo sul tema della giustificazione
1545: Inizia il concilio di Trento. Lutero scrive “Contro il papato di Roma fondato sul diavolo”
1546: Muore Lutero
1546-47: Carlo V ha ragione della lega di Smalcalda
1548: “Interim di Augusta”, che non piace nè ai cattolici nè ai protestanti
1552: L’ondivago Maurizio di Sassonia passa dalla parte dei protestanti. Guerra tra le più sanguinose. Carlo V, sconfitto a Innsbruck, deve revocare l’Interim
1555: Pace religiosa ad Augusta tra cattolici e seguaci della “Confessio augustana”: ogni principe ha diritto di stabilire la religione del suo popolo (cuius regio, illius et religio); nell’Impero le due confessioni hanno uguali diritti
1648: Paci di Westfalia: fine delle lotte religiose per la Germania

Dalla fine degli anni Quaranta, il protestantesimo fu scosso da alcune controversie interne:

  • Contro i filippisti (seguaci di Filippo Melantone) si schierarono gli gnesioluterani (cioè autentici)
  • Controversia adiaforistica: Melantone riteneva che le cerimonie cattoliche imposte dall’Interim fossero irrilevanti
  • Controversia maioristica: provocata dalla posizione di Georg Major sulla diatriba fede-opere
  • Controversi sinergistica: sulla collaborazione dell’uomo all’intervento della Grazia
  • Controversi osiandristica: Osiander propendeva per l’inabitazione della giustizia di Cristo nei credenti
  • Controversia eucaristica: i filippisti e i riformati sostenevano la presenza spirituale del corpo di Cristo

Nel 1577 la “Formula di concordia” pose fine a queste dispute.

2 - Come possiamo inquadrare l’opera di Lutero

Martin Lutero è una delle personalità più rilevanti della storia delle religioni. Si tratta di un monaco agostiniano, prete e teologo biblico. E’ fuori dubbio la sua retta intenzione e il suo sincero dolore per i difetti della Chiesa contemporanea (esteriorismo, fossilizzazione formalistica, ecc.).
Poiché l’evangelismo di Lutero è sorto da una sua personale crisi di fede, è opportuno analizzare qui le caratteristiche peculiari della sua personalità, formazione e teologia.

  • Lutero è un sassone, un uomo della Germania, dove impera lo spirito dell’individualismo.
  • La sua psicologia è complessa e contraddittoria, spesso instabile
  • Il suo temperamento è di un uomo ansioso, passionale, polemico (quando non è polemico, è spesso in concordia con la teologia cattolica: Lortz) e aggressivo, portato alle esagerazioni paradossali. E’ ugualmente capace di slanci di spiritualità e di usare, per es. nelle “Tischrede”, un frasario per così dire colorito, “triviale” (Lortz). Ma S. Paolo non aveva un altrettanto esplicito linguaggio?
  • L’ ”esperienza della torre” (quando?) segna la sua “conversione”: il versetto di Romani 1,17 “La giustizia di Dio si rivela in esso (nel Vangelo) da fede a fede, secondo quanto è stato scritto: ‘Il giusto però in forza della fede vivrà’ (Abacuc)” – interpretato allora come riferentesi alla giustizia attiva e punitiva di Dio che colpisce i colpevoli – viene riletto come riferentesi alla giustizia passiva e salvifica con cui Dio nella sua misericordia ci giustifica mediante la fede. E Lutero ne prova un senso di liberazione interiore
  • La sua acuta intelligenza è portata all’unilateralità, alla concentrazione su una mono-idea isolata (fenomeno molto comune nei “convertiti”, quali S. Antonio Abate, S. Francesco Saverio); non teologia sistematica, ma più vicina al linguaggio biblico, a-scientifico. E’ stato detto che, mentre il Cattolicesimo usa la formula “et...et”, Lutero usa quella che dice “aut...aut”.
  • La sua formazione monastico-teologica è spiritualmente chiusa, nutrita di teologia tardo-scolastica (occamismo), con una comprensione categoriale (e non trascendentale) dei rapporti Dio-uomo e quindi della causalità “unica” (e non soltanto universale) di Dio, segnata dal pessimismo antropologico (come reazione all’esaltazione umanistica), non comprendente la risposta dell’uomo alla Grazia di Dio
  • Legge il messaggio biblico con la seguente trafila di “riduzione a cono”: Bibbia – NT – Paolo – Romani e Galati – rapporto fede-opere (definisce quella di S. Giacomo una “lettera di paglia”)
  • Le lacune della sua teologia sono consistenti: non necessità della “mediazione” (linea dell’incarnazione) tra Dio e l’uomo (nel campo della salvezza, ottenuta senza la necessità dei mezzi della Grazia, quali i Sacramenti, e in quello della Chiesa, focalizzando l’attenzione sulla “giustificazione” del singolo), non primato dell’amore-carità (cfr 1Corinzi 13), non centralità dell’adorazione, del  Regno di Dio (kérygma di Gesù) e della Risurrezione del Crocifisso (kérygma della Chiesa apostolica).  Il kérygma di Paolo (quello focalizzato da Lutero) venne in seguito, quando la Chiesa decise di aprirsi ai non-giudei, e portò lentamente alla conseguenza non positiva di escludere i giudeo-cristiani (la Chiesa dalla circoncisione)..
  • Fra i suoi grandi meriti dobbiamo segnalare quelli di aver attirato l’attenzione sulla Croce di Cristo, sulla fontalità della Scrittura e sulla fondamentale funzione della fede.
  • La sua spiritualità è molto intensa, fondamentalmente positiva, esperienziale (domanda: Come potrò salvarmi? Con le buone opere o con la fede?), con una persistente sensazione di peccaminosità invincibile
  • Il sistema luterano porta; a) a delle contraddizioni interne (ad es. Lutero assume dalla sua esperienza soggettiva delle norme oggettive per tutta la comunità; combatte per la spiritualità della Chiesa e fa ricorso ai prìncipi; proclama la libertà del cristiano e combatte contro chi trae conseguenze estreme dalle sue premesse (gli “entusiasti”, i contadini); propone il “libero esame” e rifiuta l’interpretazione degli altri riformatori; b) a capovolgimenti rispetto alle primitive intenzioni (“il protestantesimo è quasi puramente fideistico e ha portato al razionalismo; voleva santificare la vita naturale-civile ed è giunto alla secolarizzazione della civiltà”: Lortz)

Cos’è mancato a Lutero?

  • Una giusta visione dei rapporti tra Bibbia e Chiesa. Se infatti la Cristianità medievale tendeva a presentare una Chiesa senza Bibbia e il Protestantesimo presentò una Bibbia senza vera Chiesa, la visione voluta dalla Provvidenza è la Bibbia nella Chiesa. Come la Scrittura è storicamente nata dalla Chiesa, così la Chiesa nasce quotidianamente dalla Parola di Dio, che va interpretata nella Chiesa.
  • Una visione completa – sul modello dell’incarnazione - delle due facce della Chiesa: a) la comunità dello spirito, interiore, fecondata dai carismi; b) la dimensione della struttura, esteriore e visibile, comunitaria (Vedi il n. 8 della costituzione “Lumen gentium” del Vaticano II, che ipotizza questa “proporzione”:  natura umana di Gesù: Verbo divino = organismo sociale : Spirito di Cristo)

 

 

Capitolo Quarto
LA FORMAZIONE DEL PROTESTANTESIMO RIFORMATO

 

Mentre la Riforma luterana fu compiuta coll’aiuto dei prìncipi, quella di Zurigo, Strasburgo e Ginevra ha un carattere cittadino e repubblicano.

  • La Riforma nella Svizzera tedesca

 

Huldrych Zwingli era una sacerdote che esercitò il ministero a Glarona e a Zurigo e fu cappellano di eserciti. Mentre Lutero partì dalla sua personale esperienza, Zwingli intese riformare la Chiesa e la società svizzere liberandole dai loro abusi e ingiustizie.
Nel 1523 si ebbe la prima disputa di Zurigo. Zwingli scrisse le sue 67 tesi e affidò l’incarico di riformare  all’autorità civile. E nel 1525 arrivò a consistenti riforme sociali
Diversamente da Lutero, Zwingli ebbe una concezione dei sacramenti non come strumenti, ma come “segni” della grazia; sull’Eucaristia  parlava di una presenza spirituale, “anamnetica”., segno dell’appartenenza a Cristo. Nel colloquio di Marburgo (1529) con Lutero si arrivò a una confessione di fede comune, ma non sulla teologia eucaristica.
La Riforma zwingliana passò a Berna e poi a Basilea, dove operava Ecolampadio.
I cantoni riformatori si unirono in un’Alleanza cristiana, con intenti anti-imperiali. Ma i cantoni cattolici li sconfissero in guerra a Kappel, dove trovò la morte Zwingli (1531).
Prese le redini della Riforma Heinrich Bullinger, piuttosto moderato, scrittore di moltissime lettere. Nel 1549 il “Consensus Tigurinus” (i Tigurini erano un popolo dell’Helvetia) unificò la corrente zwingliana con quella calvinista. Nel 1566 compose la “Confessio Helvetica Posterior”
Già nel 1523-24 un gruppo di giovani intellettuali intese procedere nella strada delle riforme e propose di ribattezzare gli adulti fatti cristiani da bambini (anabattisti, cioè ribattezzanti) formando così dei “fratelli in Cristo” separati dalla vita pubblica.

  • La Riforma a Strasburgo

 

Fu iniziata da Wolfang Capitone e Martin Bucero, un ex domenicano (1523); scontento dei troppi privilegi di cui godeva la Chiesa, pensò di provvedere ai bisogni degli altri. Nel 1529 abolì la Messa.
Alla dieta di Augusta del 1530 Strasburgo presentò una propria confessione di fede - unitamente alle tre città di Costanza, Lindau e Memmingen – che fu perciò detta “Confessio Tetrapolitana”: aveva posizioni intermedie tra la teologia di Wittenberg e quella di Zurigo
Comparvero sia gli spiritualisti, sia gli anabattisti, sia gli anti-trinitari
Bucero propose quattro forme di ministero: dottore, pastore, anziano e diacono.
I rapporti con i luterani erano alquanto tesi: a fatica si arrivò nel 1536 alla “Concordia di Wittenberg”,  che sanciva l’accordo sulla comprensione della Cena
Strasburgo dovette accettare l’Interim di Augusta e così Bucero scelse la via dell’esilio a Canterbury e Cambridge

  • La Riforma a Ginevra

 

Il primo riformatore di Ginevra fu Guillaume Farel
All’inizio del 1536 i ginevrini si liberarono dal dominio del duca di Savoia, espulsero il vescovo e fondarono una repubblica cittadina indipendente, dove si dava importanza alla pubblica istruzione.
Nello stesso anno Farel chiamò un giovane francese, Jean Cauvin, italianizzato in Calvino, a collaborare all’edificazione della Chiesa ginevrina. Si trattava di un laico di formazione giuridica, non impulsivo come Lutero ma rigidamente sistematico, che, sempre in quell’anno, aveva pubblicato in prima edizione la Christianae Religionis Institutio.
Nel 1534 la disapprovata distribuzione di manifesti (placards) contro la Messa indusse Calvino a cercare asilo a Basilea.
Dal 1538 al 1541 egli fu a Strasburgo, dove collaborò soprattutto con Bucero
A una lettera del vescovo Jacopo Sadoleto che invitata il popolo a tornare nella Chiesa di Roma, Calvino rispose con la Lettera a Sadoleto
Negli Ordinamenti ecclesiastici (1541) erano previsti (come a Strasburgo) i quattro ministeri di pari dignità: pastori, dottori, anziani e diaconi. Questo elenco non si trova esattamente nelle lettere di Paolo (quindi si trattava di una Chiesa istituzionalmente ri-fondata)
Nel 1542 Calvino istituì un consiglio ecclesiastico, chiamato Concistoro, nel quale si assommava il governo della Chiesa (pastori) e quello della società (anziani); talvolta prevaleva il governo civile, tal altra quello spirituale. Con questa istituzione si passava dal governo episcopale a quello collegiale, detto poi presbiterale (dei presbiteri, cioè anziani)
L’ordine imposto dal riformatore escludeva qualsiasi dissenziente. Castellion fu espulso da Ginevra; Bolsec fu oggetto di critiche e polemiche e quindi espulso. Il medico spagnolo Michele Serveto., portatore di idee anti-trinitarie e panteistiche; evaso da Ginevra, fu condannato e bruciato sul rogo (raccogliendo la disapprovazione di Ochino e di Castellion)
Il giudizio su Berthelier rese evidente che a Ginevra la comunità civile dirigeva quella ecclesiastica. In seguito però gli avversari di Calvino, detti libertini, furono messi in minoranza.
Calvino strinse un accordo con Bullinger sulla questione della Cena (Consensus Tigurinus)
Dopo la morte del riformatore (1564) la guida di Ginevra cadde nelle mani di Teodoro De Bèze.

Appendice
In Francia i nuovi credenti che non avevano coraggio di professare la propria fede (perciò chiamati nicodemiti) furono indotti da Calvino a formare delle Chiese regolarmente costituite (églises dresées)
Si tenne il primo sinodo delle Chiese riformate di Francia e si formulò la “Confessione di La Rochelle”
Nel 1562 la reggente Caterina de’ Medici diede libertà ai riformati francesi (ugonotti, forse dal tedesco Eidgenossen, confederati; oppure da Ugo di Besançon), capeggiati dalla famiglia dei Borbone. Tra questi e il partito cattolico, capeggiato dai Guisa, intervenne una serie impressionante di stragi: 1562 strage di ugonotti, stragi di frati e preti cattolici, 1572 strage di San Bartolomeo. Colui che sarebbe diventato Enrico IV di Francia riuscì a salvarsi da questa strage e dovette abiurare  alla fede riformata (poi recuperata). I protestanti organizzarono delle piccole repubbliche ugonotte antimonarchiche. Enrico IV coll’editto di Nantes (1598) diede libertà agli ugonotti (la libertà durò finchè l’editto non fu abrogato da Luigi XIV)

 

Capitolo Quinto
LA RIFORMA RADICALE – L’ANGLICANESIMO

  • La Riforma radicale

 

Si realizza nell’ambito del luteranesimo con Carlostadio, Thomas Müntzer, Schwenckfeld, Franck e Weigel la forma conosciuta come Spiritualismo
L’Anabattismo, partito da Zurigo, si sviluppò in varie zone d’Europa: rifiutava ogni forma di partecipazione alla vita pubblica e fu perseguitato sia dai Cattolici, sia dai Protestanti. Sattler presiedette il primo sinodo tenutosi presso Sciaffusa, fu esiliato e condannato a morte. Hubmeier fu espulso e riparò in Moravia e fu condannato al rogo in Austria.
Alcuni anabattisti presero la via del pacifismo, come gli Hutteriti (discepoli di Hutter, che fu bruciato vivo a Innsbruck). Pure anabattisti pacifisti furono i seguaci dell’olandese Menno Simons (Mennoniti)
Invece nel 1534 nella città di Münster in Westfalia l’anabattismo prese la forma di violenza e fanatismo teocratico, sostenuto da Jan Bockelson (o Jan da Leida), proclamatosi novello Davide; nel 1535 la città fu espugnata e i sostenitori sottoposti a torture e morte.

  • Lo scisma e la Riforma in Inghilterra

 

Il caso dell’Inghilterra è soltanto parzialmente conforme a quello finora descritto, perché:

  • la Riforma vera e propria fu preceduta da uno scisma (con una forte componente politico-nazionalista)
  • quella anglicana “si potrebbe definire come una chiesa teologicamente protestante in un quadro ecclesiastico (specialmente nel rito) molto vicino al cattolicesimo” (E. Campi)

Dividiamo i periodi

  • Lo scisma sotto Enrico VIII, Tudor

Il re, preoccupato per la mancanza di un erede maschio e volendo sposare Anna Boleyn (italianizzato in Bolena), chiese a Roma la dichiarazione di nullità del matrimonio con Caterina d’Aragona (zia di Carlo V). Clemente VII, più per timore di irritare Carlo, non concesse l’annullamento.
Qui s’inseriva il secolare conflitto tra  Chiesa e stato in Inghilterra e il sentimento nazionalista anti-romano
Coll’aiuto di Thomas Cromwell, in re si dichiarò capo supremo della Chiesa inglese e promulgò diverse leggi anti-romane, tra le quali l’Atto di supremazia (1534). Mentre il vescovo Thomas Cranmer stava dalla parte del re, il vescovo John Fischer e il cancelliere Thomas More, che gli si opponevano, furono condannati a morte.
Per motivi politici Enrico tentò più contatti coi protestanti del continente; egli, che era stato dichiarato da Leone X “defensor fidei” per avere scritto un trattato contro Lutero, si può dire che morì scismatico (nella disciplina), ma ancora cattolico (nella professione della fede)

  • La “prima Riforma” nel regno di Edoardo VI

Questo figlio della terza moglie Giovanna Seymour, cominciò a regnare a nove anni e morì non ancora sedicenne. (1553)
La reggenza “religiosa” fu assunta dal Cranmer, fautore di un protestantesimo moderato, affiancato da protestanti convinti, fra i quali lo scozzese John Knox, anche provenienti da paesi nei quali erano perseguitati. La loro tendenza era non tanto luterana, quanto riformata.
Tra le principali decisioni: la riforma liturgica e i Quarantadue articoli

  • Oscuro e discusso intervallo cattolico

Al giovanissimo Edoardo successe la sorellastra Maria I Tudor, detta la Cattolica, o la Sanguinaria (m. nel 1558), figlia della prima moglie Caterina d’Aragona. Il titolo negativo le è attribuito perché, dopo avere sposato Filippo II di Spagna, intraprese una sanguinosa persecuzione dei protestanti (trecento condannati a morte, fra i quali il vescovo Cranmer). Ma non tutti gli storici la giudicano così negativamente.

  • La ripresa della Riforma

A Maria succedette la sorellastra Elisabetta I (m. nel 1603), figlia della seconda moglie, Anna Boleyn, Aiutata dal ministro William Cecil, riportò l’Inghilterra al protestantesimo
Fece approvare dal parlamento l’Atto di supremazia (il re era diventato supremo governatore della Chiesa d’Inghilterra) e l’Atto di uniformità (nel 1552 fu reintrodotto il secondo Prayer Book, più esplicitamente protestante). Furono ridimensionati i testi precedenti fino ad arrivare ai Trentanove articoli
Nel suo lungo regno, Elisabetta favorì l’arte, ma giunse anche a far decapitare nel 1587 la cugina cattolica Maria Stuart, regina di Scozia, che si era rifugiata presso di lei.
Di fronte al sistema presbiterale dei puritani, che tendevano a un protestantesimo più lontano dai cattolici, si affermò il sistema episcopaliano (era stato consacrato l’arcivescovo Matthew Parker). Nel frattempo si affermano le comunità locali, prive di gerarchia, indipendenti fra di loro e di fronte alla società civile (congregazionalismo)

Appendice.
L’Italia fece esperienze sporadiche e non durature (anche perché furono duramente sanzionate) di spiritualisti (come Juan de Valdés a Napoli), anabattisti, riformati, anti-trinitari (Fausto e Lelio Sozzini, o Socini). Il Vergerio dovette ritirarsi nel cantone dei Grigioni
Dal 1532 i Valdesi avevano aderito alla Riforma svizzera.
Nel 1542 viene istituito da Paolo III il Sant’Uffizio, incaricato di presiedere al tribunale dell’Inquisizione (romana) e nel 1545 inizia il concilio di Trento.
Alcuni eretici furono perseguitati sia dai Cattolici che dai Protestanti

 

Capitolo Sesto
LA RISPOSTA CATTOLICA

In sintesi

Prima è iniziata la Riforma cattolica - ad esempio: fioritura di opere sociali (es. S. Angela Merici) e confraternite, come l’Oratorio del Divino Amore, l’opera di Adriano VI e del vescovo Gian Matteo Giberti a Verona (1495-1543) e il Concilio Lateranense V (1512-1517) che fra l’altro nella bolla “Pastor aeternus gregem” trattava dei rapporti tra il Papa e il Concilio – ma si è dimostrata insufficiente e parziale.
Poi è esplosa la Riforma protestante, con le sue forti affermazioni ed esclusioni.
La Chiesa cattolica ha reagito in due modi:

  • intensificando la sua Riforma, per esempio “producendo” una numerosa schiera di santi (i secoli XVI e XVII sono detti secoli dei santi), istituendo o riformando e mettendo in azione nuovi ordini religiosi (agostiniani, cappuccini, chierici regolari, angeliche, orsoline, fondazioni di San Francesco di Sales e di San Vincenzo de Paul, gesuiti) e lanciando le missioni all’estero;
  • condannando le idee “non equilibrate” o non tradizionali proposte dalla Riforma protestante; questo movimento è detto dai più “controriforma” ed ha avuto come conseguenza una confessionalizzazione (precisazione e modifica della “confessione” cattolica). La controriforma ha assunto in qualche caso le modalità della “riconquista coercitiva” dei territori passati ai protestanti.

Il Concilio di Trento rappresenta sia la prima che la seconda di queste due modalità

In un breve confronto:

  • La Riforma protestante ha prodotto una interiorizzazione del Cristianesimo (rapporto diretto con Dio), rifiutando la mediazione istituzionale della Chiesa; possiamo dire che, delle quattro “note” del Simbolo, ha mantenuto “santa” e ha messo in crisi “apostolica” (trascurando la tradizione);
  • La Riforma cattolica ha fatto rifiorire la santità, eccedendo nel ricorso alla mediazione e istituzione; possiamo dire che ha conservato “santa” e ribadito “apostolica” sottolineando una quinta nota aggiunta: “romana”.

Ambedue le “confessioni” hanno messo in crisi “una” e “cattolica” (nel senso di universale).

Quando si dice che il Protestantesimo ha perso la Tradizione, si deve ricordare che le Chiese orientali avevano in comune con noi le strutture della mediazione: la Tradizione, i sacramenti e l’essenziale della liturgia (pure nella varietà dei riti).
Per questo motivo quelle orientali, nei documenti ufficiali cattolici, ora sono solitamente chiamate "Chiese”, mentre le occidentali sono classificate “comunità ecclesiali”
Il difetto nostro era l’enfatizzazione e la centralizzazione dell’autorità di governo e santificazione (in antitesi al “solus Christus, sola Fides, sola Gratia) e di magistero (in antitesi al “sola Scriptura”)
La visione ecclesiologica comune ai cattolici (es. San Carlo Borromeo) derivava da Dionigi Pseudo-Areopagita (dal vertice, Dio, si scende a Cristo, al Papa, ai Vescovi, alla chiesa tutta); San Roberto Bellarmino, pressato dalla controversia, era troppo esclusivista dicendo che “la chiesa è una comunità (coetus) di uomini così visibile e verificabile come è la comunità del popolo romano, o il regno della Gallia, o la repubblica di Venezia”.

Nota.
Il lavoro, importante e delicato, dell’ecumenismo consiste nel vedere quali affermazioni apologetiche delle due parti sono tributarie del linguaggio e della mentalità di quel tempo (e devono quindi essere riesaminate).
Comunque sforziamoci di non cadere nel più grave errore che possa commettere uno storico: giudicare col metro di oggi fatti, situazioni e personaggi che appartengono a  secoli precedenti. Ricordiamo per esempio che Lutero e persino l’illuminato Voltaire erano intollerantemente antisemiti.

Il concilio ecumenico di Trento e la sua attuazione

Situazione di partenza: quasi sette decimi dell’Impero avevano aderito alla Riforma.
Qualche nota sui papi del periodo: Paolo III passò da una vita spensierata alla preoccupazione per le sorti della Chiesa, Marcello II (Cervini) regnò per soli 22 giorni; Paolo IV (Carafa) filofrancese non voleva riprendere il concilio; usò con estrema durezza dell’Inquisizione e tollerò la scostumatezza di due suoi nipoti; Pio IV filoimperiale era zio di Carlo Borromeo; Pio V si diede non alla politica ma alla spiritualità (benchè a Lepanto la cristianità abbia riportato una vittoria epocale); Gregorio XIII attuò la riforma del calendario e, non bene informato, giustificò la strage di San Bartolomeo

Non erano favorevoli al concilio Francesco I ed Enrico VIII; i papi erano timorosi che rinascesse la teoria conciliarista (che ritiene il Concilio superiore al Papa); il Papa voleva iniziare dalla dottrina, l’Imperatore invece dalla disciplina
Si pensava alle sedi di Mantova e poi di Vicenza
Carlo V ottiene da Paolo III la convocazione a Trento (città imperiale) del concilio universale per il marzo del 1545
Ci si ripromettevano tre scopi: chiarificazioni dottrinali, sistemazione disciplinare e ricomposizione della frattura ecclesiale. Ne risultò un concilio di mediazione
Le discussioni furono molto aperte: il card. Reginald Pole aveva delle idee sulla giustificazione che non furono accettate dal Concilio (tanto che diede le dimissioni da legato papale); il card. Girolamo Seripando divergeva sulla questione della “duplice giustizia” (una derivata dalle opere buone e un’altra da Cristo) e riteneva che la concupiscenza fosse peccato.
I tre periodi utili durarono globalmente meno di sette anni, in un arco di diciotto. Delle venticinque sessioni, solo dodici furono produttive.

Periodo I (dicembre 45 / marzo 47), a Trento, sotto Paolo III: sessioni dalla prima all’ottava (la prima cominciò con trenta vescovi!); furono invitati anche i protestanti
Decreti:
sessione 3^ : Sul Simbolo di fede
“       4^ : Sulla Scrittura e le tradizioni
Sulla Vulgata (traduzione latina della Bibbia) e sull’interpretazione
“       5^ : Sul peccato originale
“       6^ : Sulla giustificazione (16 capitoli)
“       7^ : Sui sacramenti (soltanto “canoni”)
“       8^ : Il concilio si trasferisce a Bologna (città pontificia)

Periodo IA (marzo 47 / settembre 49), a Bologna: sessioni dalla nona alla decima
Nessun decreto – Il concilio fu sospeso

Periodo II (maggio 51 / aprile 52), a Trento, sotto Giulio III: sessioni dall’undicesima alla sedicesima (invitati alcuni protestanti)
Decreti:
sessione 13^ : Sull’Eucaristia (8 capitoli)
“        14^ : Sulla Penitenza (9 capitoli) e sull’Estrema unzione
Il concilio viene sospeso per dieci anni: sotto Marcello II e Paolo IV

Periodo III (gennaio 62 / dicembre 63), a Trento, sotto Pio IV: sessioni dalla diciassettesima alla venticinquesima
Era stato convocato per l’aprile 61 – I vescovi furono numerosi
Decreti:
sessione 21^ : Sulla comunione “sub utraque specie” e dei bambini
“       22^ : Sul sacrificio della Messa (9 capitoli)
“       23^ : Sul sacramento dell’Ordine
“       24^ : Sul sacramento del Matrimonio
“       25^ : Sul Purgatorio; sui santi (venerazione, reliquie) e sulle immagini sacre
Riforma generale; indulgenze

Dopo il Concilio:
Conferma del Papa (gennaio 64): ciò poneva fine alla questione conciliarista e all’ingerenza imperiale
Regole sui libri proibiti (marzo 64)
Professione di fede (novembre 64)

Valutazione dei molteplici effetti del Concilio

Non furono condannate le persone, ma le idee (che, nel clima di polemica, non sempre erano adeguatamente conosciute)
Il Concilio ebbe un duplice effetto:

  • ribadì molti elementi tradizionali (che abbiamo in comune con le Chiese orientali)
  • fu anche un concilio innovatore (qualcuna parla di rivoluzione copernicana, di audacia del concilio), confrontando la Chiesa con la nascente epoca moderna, mettendo al centro delle attività della Chiesa la “salvezza delle anime” e la riorganizzazione del Clero (sottolineando la funzione del vescovo, sul mirabile esempio del santo cardinale Carlo Borromeo), affidando ai sacerdoti (e non all’autorità civile) la riforma della vita religiosa del popolo e preparandoli con la nuova istituzione dei seminari

Pur non avendo emanato un decreto specifico sulla Chiesa, fece emergere una nuova concezione della medesima, in senso positivo, ma anche con lo slittamento nella clericalizzazione e sacralizzazione (società, o addirittura stato, “confessionale”); inoltre – di fronte al pericolo protestante - non seppe sottrarsi ai fenomeni della centralizzazione esegetica (unica traduzione “autentica” della Bibbia, in lingua latina), liturgica e organizzativa (papale e soprattutto curiale) e della marcata istituzionalizzazione  (chiesa = governo della chiesa), tanto che qualcuno ha parlato di “assolutismo spirituale”.
La teologia assunse la coloritura della controversistica e della fissazione sull’ontologico. Disciplinarmente si proibirono i cumuli di “benefici”, la mancanza alla residenza dei preti e vescovi, i molteplici abusi, la lettura della Bibbia in volgare.

L’attuazione del concilio si effettuò praticamente con diverse direttive: sull’uso delle immagini sacre, sull’arte sacra, sull’istruzione e sulla lettura dei libri, sul catechismo, sulla liturgia, sulle devozioni popolari.
L’attuazione del concilio fu spesso difficile e richiese tempi brevi o lunghi (per es. in Francia), secondo le decisioni dei regnanti
E’ stato detto, con una certa semplificazione, che si è eretta una “dorsale cattolica” che va dall’Italia all’Olanda.

I tribunali dell’Inquisizione – nati già nel tardo Medioevo - erano attenti alle opinioni religiose (di fede, ma anche di semplice teologia) ma anche alla sovversione politica (ad es. in Francia e in Spagna (dove furono a servizio dell’assolutismo regio, agendo fino agli inizi del 1800); a Roma Paolo III aveva istituito il S: Uffizio. Tutti coloro che, dall’una e dall’altra parte, tentavano la via della mediazione (Contarini, Morone, Pole, Melantone; persino un libro del Bellarmino fu messo all’Indice) erano guardati con sospetto (e qualcuno fu imprigionato). Molte volte si derubricava il “reato” e si comminavano delle penitenze. Altre volte invece si procedeva fino alla condanna (Galileo Galilei: problemi con la scienza) e all’esecuzione capitale (Giordano Bruno: problemi con la filosofia).
A proposito di Bruno – ricordato che Calvino nel 1553 a Ginevra aveva voluto la condanna al rogo (proprio per panteismo e antitrinitarismo) di Michele Servet (Serveto) -  diciamo che:

  • non è in alcun modo scusabile il ricorso alla pena capitale (1600; dopo un processo durato otto anni tra Venezia e Roma)
  • però le deviazioni intellettuali del domenicano erano gravissime, proponendo egli un vitalismo panteistico monistico (arrivava a dire che Dio è una sfera) magico-ermetico di matrice neoplatonica e una nuova religione egiziana (in cui considerava bestemmia la Trinità)

Ricordiamo che la caccia alle streghe furoreggiò più in Germania che non negli stati rimasti cattolici.

Uno degli effetti più negativi della lotta cattolici/protestanti è rappresentato dalla Guerra dei trent’anni, coi suoi quattro periodi: boemo-palatino, danese, europeo, francese.

 

 

 

 

Capitolo Settimo
STORIA DEL PROTESTANTESIMO DOPO IL CONCILIO DI TRENTO

I – Posizioni contrastanti, movimenti di risveglio e persecuzioni

  • Ortodossia luterana

Dopo essersi divisi nei già sopra segnalati gruppi degli gnesioluterani (nell’università di Jena) e filippisti (nell’università di Wittenberg), si arrivò alla “Formula di concordia” (1577), simbolo di fede conclusivo del luteranesimo, e al “Libro di concordia” (1580), e si accentuò la contrarietà alla confessione riformata.
Nonostante l’esclusione della filosofia aristotelica propugnata da Lutero, si accettò una forma di neoaristotelismo (non però la teologia naturale)
Georg Callixt ritenne che gli articoli di fede essenziali fossero riassunti nei dogmi dei primi cinque secoli.

  • Ortodossia riformata

Anche in questo settore si reintrodusse l’aristotelismo, mentre si arrivò all’identificazione tra Scrittura e Parola di Dio. Louis Cappel però fu un precursore della critica biblica del XIX secolo (la vocalizzazione del testo ebraico è tardiva)
Prendendo le mosse della “predestinazione doppia” (dei buoni e dei cattivi) di Calvino, si sviluppò una diatriba tra gli arminiani (seguaci dell’olandese Giacomo Arminio), detti “rimostranti” (cui apparteneva il filosofo del diritto Ugo Grozio), e la Confessione di fede anti-arminiana (sinodo di Dordrecht, 1618), con le conseguenti condanne. Comunque in Olanda (le “Province unite”, cioè quei Paesi Bassi che erano appartenuti alla Spagna) si affermò per la prima volta la libertà religiosa e si affacciò l’illuminismo
Giovanni Cocceio (m. 1669) propose la teologia del patto (“federale”) e Moise Amyraut diede origine all’amiraldismo (Dio vuol salvare tutti gli uomini purchè credano). Ne risultò la Formula di consenso elvetica (1675)
Si propose una forma di “ortodossia razionale” ispirata a Cartesio

  • Ortodossia anglicana e puritanesimo

Il presbiterianesimo è sorto dalla constatazione che l’anglicanesimo, poggiato sui vescovi-signori, era troppo “cattolico”; il movimento si fondava sugli anziani (presbìteri) e sul sistema sinodale.
Dinasticamente, conclusa la vicenda della dinastia dei Tudor, subentra quella degli Stuart
Al tempo di Giacomo I (che come re di Scozia era chiamato VI) re d’Inghilterra e di Scozia  si configura una forma di High Church. Egli autorizza la famosa versione della Bibbia che porta il suo nome. Sotto il suo regno, nel 1620, i Padri pellegrini esulano in America
Sotto Carlo I, filocattolico anche per ammirazione della moglie Enrichetta Maria di Francia, si attua una seconda emigrazione (20.000 persone). Egli – appoggiato dai suoi teologi (Caroline Divines) - si destreggia tra i due parlamenti (corto e lungo). Nel 1641 insorge l’Irlanda cattolica e il parlamento vota la “grande rimostranza” (contro l’introduzione di usanze cattoliche). Nel 1645 viene processato e giustiziato l’arcivescovo William Laud. Coll’intervento di Oliver Cromwell si arriva allo scontro armato.
Il partito puritano si divide in due tendenze: a) presbiteriana (nella parte scozzese), che avrà grande sviluppo in America; b) congregazionalista, o radicale (nella parte inglese), che propugnava l’assoluta indipendenza delle comunità locali (congregazioni). Il parlamento è favorevole ai presbiteriani, mentre l’Army parteggia per i “livellatori” (che negavano qualsiasi distinzione tra i credenti). Cromwell epura i presbiteriani dal parlamento.
Carlo si rifugia in Scozia, ma è “venduto” al parlamento inglese, processato e decapitato (1649)
L’Inghilterra diviene un Commonwealth: Cromwell scioglie i due parlamenti e instaura una dittatura; sotto la quale gli anglicani vengono perseguitati.
Carlo II riabilita la chiesa anglicana; ma nel suo intimo era cattolico e morì come tale. Fece approvare una legge contro le “conventicole” (termine che fa pensare alle “congregazioni”)
Giacomo II, che pure era filocattolico, esercitò un’oppressione e fu rifiutato; per indebolire l’anglicanesimo emanò una dichiarazione d’indulgenza
Guglielmo III d’Orange costrinse Giacomo II alla fuga in Francia. Insieme con la moglie Maria emise un atto di tolleranza, dalla quale però erano esclusi i cattolici. Si parla di “rivoluzione gloriosa” e di felice stato delle scienze

4) Il movimento di Risveglio (Revival) sia tra i presbiteriani che tra i congregazionalisti
Le prime forme contro il razionalismo sotteso a quella che si chiamerà “ortodossia razionale” apparvero nelle colonie inglesi dell’America del Nord, principalmente per azione del presbiteriani. Si opponeva al torpore nel quale erano caduti i figli o nipoti dei primi esuli
Gilbert Tennent oppose una pratica pietista al formalismo della chiesa ufficiale.
Con la figura di Jonathan Edwards si risvegliarono anche i congregazionalisti: ogni diversità fra i credenti (compresa la loro provenienza confessionale o geografica) veniva abolita
I battisi affermarono la libertà di religione

5) Persecuzioni dei gruppi protestanti
Nel 1620 l’imperatore Federico II  sconfigge i boemi nella battaglia della Montagna Bianca, presso Praga, e inizia un periodo di dure persecuzioni. Nello stesso anno gli abitanti cattolici della Valtellina compiono un massacro di protestanti, cui seguì l’intervento del cantone dei Grigioni
In Francia: la revoca dell’editto di Nantes (1685) voluta da Luigi XIV  portò a un periodo di repressioni e violenze (con alterna intensità nei diversi periodi) che culminarono con l’emigrazione di almeno 300.000 fedeli.
Nel Piemonte i valdesi furono perseguitati (Pasque piemontesi: 1655) soprattutto sotto Vittorio Emanuele II, finchè Carlo Emanuele II non emanò le “patenti di grazia”. Aiutati consistentemente dai correligionari delle diverse regioni o stati e guidati da Enrico Arnaud, poterono effettuare il “glorioso rimpatrio” (1689). Si formò il sinodo, rappresentato dalla cosiddetta Tavola valdese
Nei domini degli Asburgo si verificarono diverse emigrazioni dalle varie regioni austriache, mentre in Ungheria si poteva godere di una relativa libertà e in Boemia e Moravia si affermarono i Fratelli moravi (Unità dei fratelli).

II – Nuove formazioni

  • Pietismo

Nacque in casa luterana per reazione alla freddezza e litigiosità delle posizioni ortodosse. Insiste sulla buona condotta morale e sull’esperienza religiosa; esalta la religione del cuore e la rigenerazione della vita dei credenti.
In Germania ebbe rappresentanti illustri: Spener, Francke, Zinzendorf, Arnold
La scuola pilota passò da Halle al Württenberg. Zinzendorf e i Fratelli moravi diedero vita alla colonia di Herrnhut (protezione del Signore)
Il pietismo – che trovò accoglienza nello stato prussiano e  ispirò Lessing e Kant - preparò la strada a Schleiermacher

  • Battisti

Sorti nell’ambito del puritanesimo, possono essere considerati anche come continuatori moderati della setta degli anabattisti: accettano il battesimo solo dopo che l’adulto ha aderito al Signore con la fede
Furono fondati dal pastore anglicano John Smith e duramente perseguitati sotto il regno di Giacomo I .e da Cromwell. Si dividono in particolari (ritengono che solo i predestinati sono salvati) e generali (la salvezza è di tutti)
Molti di loro ripararono in America

  • Quaccheri

A quanto pare, il nome significa “tremanti”. Esercitano una condotta irreprensibile e professano il pacifismo.
Si chiamano anche “Società degli amici” (da cui prende nome la città di Filadelfia).
Personaggi celebri: George Fox, Margaret Fell, William Penn (da cui deriva il nome Pennsylvania)

  • Metodismo

I fratelli John e Charles Wesley leggono Lutero e arrivano a una “conversione” George Whitefield, che seguiva la dottrina calvinista, dopo un periodo di collaborazione, si staccò da loro.
Il metodismo si presentò come una riparazione per l’insensibilità della chiesa anglicana di fronte alla miseria della classi popolari ed esercita una diffusa azione sociale (società filantropiche e missionarie). Predicano all’aperto, lasciando l’incombenza anche alle donne; alle “classi” presiedono laici. A Baltimora assumono forma istituzionale; si rifanno ad una lista di 25 articoli di fede (riduzione dei 39 anglicani).

III – Influssi filosofici

Insieme con quella delle affini tendenze, il protestantesimo risentì anche dell’influenza dell’illuminismo (razionalismo, deismo, criticismo), ragion per cui si può parlare di “illuminismo teologico”

  • Il “triumvirato elvetico” (Turrettini, Werenfels, Ostervalds) seguì una linea chiamata “ortodossia razionale”, per la quale la religione deve proporre solo verità razionali e di ordine morale; addirittura il teologo scandinavo Emanuel Swedenborg, il “Budda del Nord”,  tentò di conciliare il misticismo e l’empirismo scientifico con la ragione
  • Nell’Olanda calvinista, dove vigeva un regime di libertà e di rifugio per i fuoriusciti dagli altri paesi, si iniziò quello che sarà detto il metodo storico-critico nell’interpretazione della Scrittura (Campegio Vitringa)
  • In Inghilterra con la “gloriosa rivoluzione” del 1688 s’importò il regime di libertà e di tolleranza – nonostante la colonizzazione protestante dell’Irlanda e il coinvolgimento nella tratta degli schiavi - tanto che fu possibile diffondere il deismo, che proponeva una religione senza misteri (Toland) o addirittura una religione solo naturale (Tindal), oltre all’analisi biblica radicale (contrastata però da Berkley e Butler). Nel frattempo nasceva la massoneria, fondata sulla fratellanza e il deismo
  • In Germania – dove prevaleva l’università di Halle - Christian Wolff, in opposizione ai pietisti, elaborava una sistemazione dottrinale della filosofia di Leibniz e propugnava una teologia naturale. Nella storia dei rapporti tra la rivelazione e la ragione si ebbero tre periodi:
  • La teologia della transizione, con una presentazione del dogma in contesto di razionalismo matematizzante (vedi la “Dottrina della fede evangelica” di Baumgarten)
  • Le “neologia” fondata sull’illuminismo e una lettura riduttivistica dei testi biblici e dogmatici, per la quale Johann Salomo Semler sottolineava la distinzione tra Scrittura e Parola di Dio, poneva in dubbio i fondamenti dell’ispirazione verbale (coll’interpretazione letteralistica tanto cara ai pietisti) e iniziava la corrente della teologia liberale
  • Teologia razionalistica e immanentistica. Hermann Samuel Reimarus metteva in dubbio la risurrezione di Cristo e Gotthold Ephraim Lessing (che pubblicò il famoso manoscritto di Reimarus) riteneva ugualmente valide più religioni, nell’ideale di una religione interiore
  • Reazione al razionalismo teologico. Contro l’impero assoluto della ragione intervennero Hamann (senso estetico, importanza della fede), Herder (sentimento religioso, anche nelle altre epoche). Tre autori escludono il trascendente dal campo razionale: Rousseau (la religione si riduce a sentimento, e a morale), Hume (importanza delle passioni), Kant (di educazione pietista, propugnava una religione nei limiti della sola ragione, nella quale l’uomo s’impone delle leggi morali considerate divine). Interviene Schleiermacher con la sua religione ridotta a sentimento.
  • I valdesi si divisero tra un’ortodossia riformata di tipo razionale e i seguaci dell’illuminismo (per cui accolgono con entusiasmo gli ideali della Rivoluzione francese)

 

Chi vuole allargare la conoscenza della complessa storia del movimento protestante può leggere J. A. MOHLER, Simbolica, Jaka Book, Milano.

 

Capitolo Ottavo
BILANCI FINALI  E  PROPOSTE

Cosa si è perso delle idee originali della Riforma luterana. Quale sintesi possiamo proporre.

I
Lutero ignora l’alleanza (che per se stessa è bilaterale; altrimenti è “promessa”); le altre confessioni cristiane attribuiscono importanza anche alla risposta libera dell’uomo (il problema della predestinazione assoluta è nato in casa calvinista)
Lutero voleva attribuire tutto a Dio (trascendenzialismo); si è arrivati invece agli opposti esiti del razionalismo  (nella teologia illuministica) e del fideismo (nel pietismo)
Lutero attribuiva il primato assoluto alla fede e alla Scrittura; ma il metodo storico-critico, iniziato in casa protestante, suppone che la Scrittura sia un libro anche umano. Sappiamo inoltre che l’ispirazione verbale è derivata dalla mentalità monofisitica (una sola natura, quella divina, in Cristo) per cui ogni paroletta della Bibbia è “dettata” direttamente da Dio.
Tutto questo è prodotto dell’adombramento della teologia dell’incarnazione: per salvarci il Verbo di Dio ha usato lo “strumento” della sua umanità individuale e ora usa la sua umanità comunitaria (la Chiesa, che è suo “corpo”). Lutero ignora l’elemento “mediazione” tra Dio e l’uomo (la Chiesa è soltanto “creatura Verbi”, non “mater et magistra”);

II
Lutero aveva messo in ombra la risposta etica dell’uomo libero (Pecca fortiter, sed crede fortius); ma diversi sviluppi del Protestantesimo hanno ridotto la religione ad etica.
Lutero aveva esaltato (e a ragione!) il contatto diretto con Dio, escludendo però la dipendenza da sacramenti e comunità; ma molti protestanti (es. anabattisti e calvinisti) hanno valorizzato queste “mediazioni” (Zwingli arriva a dire agli anabattisti: Se ripetete il battesimo, istituite una nuova chiesa!)
Lutero voleva raggiungere una sintesi equilibrata nella teologia cristiana; ma ha contrapposto natura a grazia, creazione a redenzione (Y. Congar)
Lutero fondava tutta la Cristologia sulla Croce; i teologi degli ultimi secoli, appartenenti soprattutto al mondo protestante, la fondano sul Risuscitamento
Lutero voleva una religione del cuore; ma questa, smarrita da tanti suoi seguaci, dovrà essere recuperata dal pietismo, dal metodismo, dal movimento di risveglio (tanto che E. Campi intitola un suo capitolo ”Ortodossia [s’intende: protestante] e riforma della Riforma”).
Lutero aveva presente una fede solo interiore, senza alcuna professione esteriore; ma già con Calvino si concentra l’attenzione sulla “comunità” e poi si scrivono infinite “professioni di fede”
Lutero voleva riportare ad una religione interiore, senza autorità spirituale; ma già lui stesso deve ricorrere all’autorità civile e il protestantesimo fa suo il principio “Cuius regio illius et religio” (che però non si consente di applicare ai cattolici in molti periodi per es. della storia inglese)
Lutero distingueva i due “governi” (o regni) di Dio, o le due “spade”: ecclesiale (retta dal Vangelo) e civile  (retta dalla legge); nel “concistoro” di Calvino agivano insieme gli “anziani” (rappresentanti del potere civile) e i “pastori” (rappresentanti di quello spirituale)
Il grande merito di Lutero è quello di aver segnalato la fondamentalità della Scrittura (e grande colpa della Chiesa cattolica fu quella di averla pressochè ignorata poi per quattro secoli); ma il “libero esame” ha dato adito a interminabili diatribe esterne e interne al protestantesimo (senza un’autorità di riferimento ogni teologo e ogni cristiano possono ricavare dalla Scrittura anche le affermazioni più improponibili) e alla formazione delle più diverse e contrastanti comunità di credenti

III
Lutero guardava con dolore alla mondanizzata chiesa rinascimentale, ma non si rifaceva alla grande tradizione bimillenaria della chiesa cattolica e ortodossa.
Se avesse prestato attenzione al “canone” romano (e alle preghiere seguenti) della Messa che celebrava, avrebbe visto che “simul iustus et peccator” era già espresso sostanzialmente in “Anche a noi, tuoi ministri, peccatori, ma fiduciosi nella tua infinita misericordia, concedi....”; che ”Sola gratia” era  contenuto in “Non per i nostri meriti, ma per la ricchezza del tuo perdono” e in “Non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua chiesa...”.
Lutero – che combatteva (per così dire) “a destra”, contro i cattolici – si è trovato nella necessità di combattere “a sinistra” contro gli “entusiasti. Cocleo diceva: “Gli evangelici gridavano ‘Vangelo, Vangelo!’, ogni volta che i cattolici dicevano loro ‘Chiesa, Chiesa!’ ”. Lutero diceva: “Gli entusiasti avevano un solo grido ‘Spirito, Spirito!’ “, al quale egli rispondeva ‘Scrittura, Scrittura!’
Lutero non poteva sopportare l’idea che la salvezza venisse “per mezzo delle opere” (criticando persino la lettera di San Giacomo); ma San Paolo intendeva le “opere della Legge” (cfr Romani 3,20.28; Galati 2,16; 3,10) per affermare un principio di enorme portata: altrimenti sarebbe risultato inutile l’intervento di Cristo.
La salvezza della chiesa è un dono esclusivo di Dio (viene dall’alto) e non dall’azione ben intenzionata di un riformatore (dal basso). Per fare una rivoluzione basta un eretico; per una riforma, invece, ci vuole un santo.

IV
Lutero affermava che l’uomo è salvato solo da Dio:

  • Sola Scriptura (solo la Parola di Dio); ma abbiamo anche la vita della Chiesa (che si chiama Tradizione); alla Chiesa è stata data l’incombenza di annunciare (kerygma)
  • Sola Fides (solo affidarsi a Dio); ma la salvezza deve essere accolta (libertà) come dono dall’uomo
  • Sola Gratia (solo intervento diretto di Dio); ma i Sacramenti sono i “segni efficaci” della Grazia
  • Solus Christus (solo atto redentore originario); ma oggi Dio salva col suo “corpo” comunitario che è la Chiesa, all’interno della quale esistono (almeno dalle Lettere pastorali) i “ministri” cioè gli strumenti personali  della guida di Cristo. La Chiesa è “con” e “in” Cristo (L. Sartori)

Nota.
La saggezza storica insegna che i problemi non risolti emergono continuamente nei tempi successivi: Pensiamo a Dostoewski (La leggenda del Grande Inquisitore), a Rosmini (Le cinque piaghe della Santa Chiesa) e al Modernismo
V
Può servire da sintesi equilibrata

  • quanto dice la costituzione Dei verbum del concilio Vaticano II:
  • La Tradizione che trae origine dagli Apostoli progredisce nella Chiesa....; infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce....; Dio...non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto... (n. 8)
  • Il magistero non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve.. (n. 10)
  • La sacra teologia si basa, come su un fondamento perenne, sulla Parola di Dio scritta, insieme con la sacra Tradizione... (n. 24)

NB. K. Barth non accetta la frase del tridentino riportata nel n. 9: La Scrittura e la Tradizione devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto

  • quanto dice la costituzione Lumen gentium del concilio Vaticano II:
  • La chiesa
  • istituzionale, compagine visibile, società costituita di organi gerarchici
  • spirituale, comunità di Fede-Speranza-Carità, corpo mistico di Cristo

“formano una sola complessa realtà risultante da un duplice elemento, umano e divino” (n. 8)

  • L’elemento umano
  • nel mistero dell’incarnazione, è costituito dalla natura umana assunta dal Verbo di Dio
  • nel mistero della chiesa, è costituito dalla compagine sociale di cui lo Spirito Santo si serve (n. 8)

c)  La Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori, santa sempre e insieme sempre bisognosa di  purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento (n. 8).

  • Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente....ma costituirli in un popolo....il nuovo Popolo di Dio (n. 9)

In KASPER-SAUTER, La chiesa luogo dello Spirito, Queriniana, Brescia, il teologo Andrea Milano si chiede se il Cattolicesimo pensa a una chiesa senza lo Spirito e se il Protestantesimo  ipotizza lo Spirito senza la chiesa; e risponde col card. Kasper: la Chiesa è il sacramento dello Spirito di Dio in Gesù Cristo.

 

APPENDICE
Sviluppi nel dialogo ecumenico prodotti dal recentissimo documento “Un solo Maestro. L’autorità dottrinale nella Chiesa”  del Gruppo francese cattolico-protestante di Dombes
(Vedi Il Regno/documenti, nn. 15 e 17 del 2005)

 

I – Posizione dei grandi Riformatori

1 - Si distingueva la Scrittura quale elemento esteriore, dalla Parola quale elemento interiore (n. 121)

2 - Si distingueva

  • la Scrittura quale “norma normans”
  • le Confessioni di fede quale “norma normata” (istanza esteriore)
  • la testimonianza interiore dello Spirito Santo (istanza interiore); che non è il “libero esame” come lo intendevano gli oppositori cattolici;  non si parlava di “sola Scriptura”, o di sola coscienza individuale, senza l’illuminazione dello Spirito.

Ognuna delle due istanze prevale ora in una, ora in un’altra chiesa protestante (nn. 116, 120, 147, 337, 434s., 442, 444s.)

3 – Quattro erano i riferimenti essenziali nell’interpretazione della Scrittura:

  • la Scrittura stessa (Scriptura ipsius interpres)
  • la coscienza individuale
  • la testimonianza ecclesiale
  • i testi “simbolici” (confessioni di fede, ordinamenti ecclesiastici, catechismi) (nn. 119, 127).

II – Sviluppi del pensiero protestante dopo la Riforma

1 - Preminenza della libertà personale su ogni istanza comunitaria: “Così si scardinò la necessaria unità dottrinale delle chiese protestanti” (nn. 133s.); si giunse a “ripetute divisioni”, a una frammentazione, tra le chiese protestanti (nn. 160, 470).

2 – L’autorità dottrinale fu riconosciuta:

  • alle “accademie” e università (nn. 135s.)
  • alle autorità statali (n. 140).

III – Alcune affermazioni rilevanti

1 - Tradizionalmente l’autorità era distribuita su tre princìpi:

  • comunitario (popolo cristiano)
  • collegiale (sinodo, assemblea, concilio....)
  • personale (vescovo, Papa....) (nn. 112, 313, 343ss., 389, 410, 455).

2 – Si riconosce:

  • che “la Scrittura è affidata alla chiesa che la conserva e dalla quale è conservata e ordinata” (n. 331)
  • “l’autorità della fede trasmessa dagli apostoli, cioè dalla loro predicazione viva, di cui la Scrittura è la testimonianza privilegiata” (n. 333).

3 – Nella chiesa ci dev’essere l’unità, ma non necessariamente l’uniformità; tra le varie chiese si potrà arrivare al “consenso differenziato” (nn. 316, 417, 451ss,, 486).

 

Fonte: http://www2.chiesacattolica.it/gris/forum/allegati/2005-11/21-999999/Quinto%20Anno.doc

Sito web da visitare: http://www2.chiesacattolica.it

Autore del testo: A. Contri

Come testo base uso i volumi “Il medioevo” e “L’età moderna” della “Storia del cristianesimo” (a cura di G. Filoramo e D. Menozzi), Editori Laterza, Roma-Bari.
Altri testi: J. LORTZ, Storia della Chiesa (2 voll.) Ed. Paoline, Alba; Storia ecumenica della Chiesa (R. Kottje – B. Moeller), vol. II, Queriniana, Brescia; G. MARTINA, La Chiesa nell’età della Riforma, Morcelliana, Brescia.

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

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