Riforma della chiesa

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Riforma della chiesa

La coesistenza con il feudalesimo, il possesso di grandi patrimoni e la pratica della politica e della guerra significarono per la chiesa una profondissima crisi religiosa e morale dalla quale poté uscire grazie ad una radicale riforma. Le prime voci della riforma si levarono dal Monastero di Cluny, nel quale ritornò la regola Benedettina del Ora et Labora, inoltre a Cluny venne cancellata l’antica distinzione tra monaci e preti, ed il monachesimo divenne una “milizia sacra” pronta ad intervenire agli ordini di Roma. Nel X e nell’XI secolo il clero prese posizione verso la violenza: nel 989 il Concilio di Poitiers scomunicò quanti facevano ricorso alla forza verso le chiese e si pose a capo del movimento della “pace di Dio
(proibiva ai cavalieri di usare la violenza verso ecclesiastici, pellegrini, mercanti, donne e bambini)

Corrado II
Dopo la morte di Enrico II, imperatore Sassone, fu eletto Re di Germania un rappresentante della feudalità ribelle, Corrado detto il salico. Incoronato imperatore a Roma si volle distaccare dalla tradizione degli ottoni, dai feudatari e dai vescovi–conti, che sino ad allora erano stati la base dell’impero e decise di appoggiarsi alla piccola nobiltà e nel 1037 promulgò la Costitution De Feudis, la carta che riconoscendo l’ereditarietà dei feudi minori legittimò l’ingresso nella storia di una nuova classe: la Borghesia.
Corrado viene anche ricordato poiché diede all’impero un assetto che sarebbe rimasto immutato per secoli.

Enrico III
Enrico III incoraggiò in Germania il movimento della “pace di Dio” e consolidò le frontiere orientali combattendo contro Boemi, Ungheresi e Polacchi. Dopo ciò, poté dedicarsi ai problemi italiani e venne a Roma per l’incoronazione, in quel momento la città Santa era sconvolta dagli scontri e ben tre papi si contendevano il soglio pontificio. Rivendicando i diritti Ottoniani(Privilegium Othonis), Enrico depose i tre papi e nominò alla suprema carica Clemente II. In questo modo il papato era stato sottratto al dominio della aristocrazia romana, ma era caduto sotto la tutela dell’Imperatore. La situazione ebbe una svolta quando nel 1049 fu designato papa Leone IX, che per non rimanere vassallo dell’Imperatore volle che la sua elezione fosse convalidata dal popolo romano, Leone IX assunse la direzione della riforma e raccolse intorno a se uomini che alla pietà religiosa univano la capacità di agire efficacemente nel mondo(come Ildebrando di Soana). Dopo la sua morte, Vittore II approfittò della scomparsa di Enrico per fare eleggere, senza il consenso della corte imperiale, il papa Niccolò II, che nel 1059 ruppe il patto con il partito imperiale, questo provvedimento provocò un ampio dissenso dell’alto clero in Germania e in Italia, ma il papa non tardò a proteggersi stringendo alleanze difensive con i marchesi di Toscana a nord, con i Normanni a sud.

La lotta delle investiture
La lotta tra papato e impero cominciò con Papa Niccolò II, eletto nel 1059: egli mediante il concilio Lateranense condannò l'investitura laica dei vescovi ed escluse l'imperatore dalla partecipazione attiva all'elezione del pontefice.
Gli successe Papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana)che emise nel 1075 il famoso Dictatus Papae. con questo documento si dichiarava che il pontefice era la massima autorità spirituale e in quanto tale poteva deporre la massima autorità temporale (l'imperatore), mediante la scomunica; veniva così espressa una vera e propria teocrazia. La lotta divenne aspra tra il Papa e l'imperatore di Germania Enrico IV, che radunò i vescovi a lui fedeli i quali deposero il pontefice che a sua volta scomunicò l'imperatore.
A causa della ribellione dei grandi feudatari tedeschi, Enrico IV si recò nel 1077, in gennaio (si dice vestito di semplice lana), davanti al castello di Canossa per ottenere il perdono del Papa con la mediazione della contessa Matilde di Canossa. La vicenda viene ricordata come l'umiliazione di Canossa: si narra che l'Imperatore dovette aspettare tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto e perdonato.
Ottenuto il perdono, e sistemati i feudatari ribelli, Enrico IV convocò un concilio a Bressanone (1080): Gregorio VII fu deposto e sostituito con un antipapa Clemente III; ovviamente non si fece attendere la nuova scomunica da parte del Papa contro l’imperatore. Per tutta risposta Enrico IV scese in Italia e cinse d’assedio Castel Sant'Angelo dov’era asserragliato Gregorio che chiamò in suo soccorso i normanni guidati da Roberto il Guiscardo.  Sconfitti i Germani, i normanni si abbandonarono al saccheggio della città provocando una rivolta nella popolazione romana che costrinse il Papa a fuggire per rifugiarsi presso i normanni, a Salerno, dove morì (1085). Così dopo l’umiliazione dell’impero, con l’esilio a Salerno si ebbe anche l’umiliazione del Papato. Successivamente Enrico IV (1106) abdicò in favore del figlio Enrico V, che occupò Roma, imprigionò il papa è creò un antipapa e si fece incoronare imperatore, ma la scomunica gli sollevò contro i feudatari che lo piegarono alle trattative.
Il Concordato di Worms del 1122  rappresentò un modello per gli sviluppi successivi delle relazioni tra la Chiesa e l'Impero. Secondo il concordato, la Chiesa aveva il diritto di nominare i vescovi, quindi l'investitura con anello e pastorale doveva essere ecclesiastica. Le nomine, tuttavia, dovevano avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo rappresentante, che attribuiva incarichi di ordine temporale ai vescovi (appena nominati dal Papa) mediante l'investitura con lo scettro: un simbolo privo di connotazione spirituale.
Alla fine del secolo XI, la Cristianità occidentale, pure lacerata dalla lotta delle investiture, trovò un momento di unità intorno all’appello del papa Urbano II che chiamò tutti i fedeli alla “guerra santa” per liberare il sepolcro di Cristo. L’invocazione del papa suscitò un appassionato consenso. Nasceva l’idea della crociata.

 

Fonte: http://classe1e.altervista.org/download/STORIA%20-%20La%20riforma%20della%20chiesa.doc

Sito web da visitare: http://classe1e.altervista.org

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