Rivoluzione francese riassunto

Rivoluzione francese riassunto

 

 

 

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Rivoluzione francese riassunto

La rivoluzione francese

 

Questa rivoluzione è un altro cambiamento irreversibile con cui termina l’Ancien Régime e prende piede il nuovo regime, che è sia di natura politica, che economica, che sociale. Cadono il regime feudale, l’assolutismo e la società per ceti. La Francia diventa uno stato costituzionale rappresentativo, una società basata sui diritti e una situazione di liberismo economico.

Cosa rappresentano i ceti
Il terzo stato era il 98% della popolazione, mentre i nobili l’1,5% e il clero lo 0,5%. 20 milioni abitano in campagna, che era ancora fortemente toccata dal feudalesimo.

Le cause della rivoluzione

Sono di due tipi: remote e immediate.

Remote

Queste cause sono da individuare nella monarchia assolutista dopo luigi XIV. Dopo l’apogeo dell’assolutismo la Francia entra in una fase regressiva.

  1. Difficoltà finanziarie: sono causate dalle guerre (pag. 34). La Francia nel ‘700 è protagonista di tutte le guerre, perché vuole aumentare il suo predominio territoriale in Europa e vuole ridimensionare la forza coloniale dell’Inghilterra (guerra dei 7 anni e la guerra americana a fianco dei coloni). Le guerre sono troppo dispendiose.
  2. La crisi dell’assolutismo in quanto sistema politico: l’errore è dei successori di Luigi XIV (Luigi XV e XVI), che non capiscono che, dato che la monarchia è arrivata al massimo dell’accentramento politico e quindi i ceti sono assoggettati, non arrivano all’idea di riformismo come le altre monarchie assolute. I monarchi europei riformisti non avevano accentrato ancora tutto il potere politico e quindi avevano ancora bisogno di controllare i ceti. L’assolutismo illuminato fu un tentativo di controllo e di indebolimento dei ceti. I successori non prendono in considerazione l’assolutismo illuminato, perché ritengono che non sia necessario.

I ceti però cominciano a fare una forte resistenza. Questa avviene soprattutto sotto a Luigi XVI.

Immediate

 

  1. Difficoltà economiche da una serie di raccolti scarsi: toccano tutta la popolazione tra il 1788 e il 1789. La crisi agricola tocca tutti i ceti e in città fa lievitare enormemente i prezzi. Quando aumenta troppo il costo degli alimenti i beni secondari sono meno richiesti e quindi c’è meno mercato, meno lavoro e disoccupazione. In campagna c’è un forte impoverimento, perché i contadini devono continuare a pagare tre tasse (chiesa, re, signore). I signori hanno ulteriormente rafforzato le loro richieste. C’è quindi un forte malcontento del terzo stato sia in città che in campagna.
  2. La crisi finanziaria: si aggrava fino a tal punto che Luigi XVI comincia a pensare ad una tassa che colpisca la nobiltà e che quindi tolga una parte dei privilegi nobiliari, ma è troppo tardi. Per introdurre la tassa il re si accorge che la monarchia deve cominciare una trattativa con i ceti privilegiati.

Il sistema che vige è quello degli Stati Generali, non più convocati dal 1614. Questa decisione porta all’alleanza tra la nobiltà di Spada e quella di Toga, per accelerare la convocazione degli Stati Generali, che avviene nell’agosto del 1788 e l’assemblea si apre nel 1789. Ci mette quindi un anno di preparazione, perché devono essere eletti i rappresentanti dei ceti.

La rivoluzione

 

Gli Stati Generali

In modo da eleggere i rappresentanti si devono tenere delle assemblee locali, che si riuniscono sia in città che in campagna in modo abbastanza capillare.
Particolarmente attivi sono le élite del terzo stato, rappresentati da una media-grande borghesia urbana. Questa parte avrà un ruolo fondamentale nella rivoluzione e chiede che sia cambiato il sistema di rappresentanza degli Stati Generali. Significava quindi chiedere che il numero dei rappresentanti del terzo stato fosse pari alla somma degli altri due ceti. Anche il sistema di voto voleva essere cambiato (un voto per ogni ceto): un voto per testa, sommando tutti i voti. Così il terzo stato poteva aspirare ad avere una maggioranza.
Il re accetta solo la prima richiesta e rimanda la seconda all’assemblea. Inoltre il sovrano comincia a preoccuparsi per la situazione (gli Stati Generali diventano una sorta di resa dei conti) e quindi fa la richiesta alle assemblee locali di stendere dei documenti programmatici, cioè con delle richieste che saranno discusse in assemblea (Cahiers de doléances).

Cahiers de doléances

Le richieste sono molto esplicite. Il terzo stato voleva sia il ridimensionamento delle imposte che l’abolizione dei privilegi e della venalità degli uffici. Vuole anche una società bastata sul talento e il merito.
Nel terzo stato si vede svilupparsi un’opinione pubblica in seguito all’illuminismo, in particolare in questa fase di preparazione degli Stati Generali. L’opinione pubblica si mobilita con giornali, propaganda, vie d’informazione, ma soprattutto tramite partiti politici.

Partito Nazionale o patriota

 

Riunisce intellettuali, giornalisti, scrittori (terzo stato) ma anche componenti della nobiltà e del clero.

Il programma

 

Prevedevano l’uguaglianza giuridica, ma anche quella politica, vale a dire la quota di sovranità che ogni cittadino dovrebbe avere e quindi con un’idea di stato dal basso. Si basa su un governo (o sistema)  rappresentativo e quindi un potere legislativo autonomo, con rappresentanti dal popolo. Ultimo argomento, che ha origini illuministe, è il benessere del popolo (la politica deve fare progredire una società.
Il testo ispiratore è il Pamphlet (“che cos’è il terzo stato”) del 1789 scritto dall’abate Emmanuel Josef Sieyès. A lui si deve la prima definizione di nazione, ancora oggi usata.

Cos’è la nazione

La tesi di Seiyès è quella del ruolo fondamentale del terzo stato per la nazione. E’ una critica alla società per ceti, quindi nobiltà e clero come ceti privilegiati non danno nessun contributo alla nazione.
Quando l’abate parla del clero non è per la sua funzione religiosa (questa la difende), ma per il privilegio. Totalmente improduttiva è la nobiltà, di cui non salva nulla e la definisce inutile.
L’unico ceto che da impulso e progresso è il terzo stato e quindi definisce la nazione come il terzo stato stesso.
La nazione è un’insieme d’individui che operano sia per interessi individuali che per interessi più generali e collettivi. Di conseguenza gli individui devono essere coinvolti nelle decisioni dello stato.
I cittadini hanno diritti civili (garanzia dei diritti individuali) e politici (voto) ed hanno una politica comune.

I club

Nei mesi successivi al Partito Nazionale, l’opinione pubblica da vita ad altri partiti che prenderanno il nome di “Club”. Tutti questi sono partiti che vogliono cambiare la politica, ma nessuno ha fatto la scelta violenta della rivoluzione con la forza.

La società dell’89

Un club, formatosi nel 1789,  è la Società dell’89, che prende una posizione moderata e fedele alla monarchia, ma a favore di una monarchia costituzionale. E’ moderata anche perché non vuole rinunciare alla possibilità di discutere in assemblea.

I Giacobini

Inizialmente questo partito è moderato e si da un’organizzazione disciplinata. Vogliono creare un’opinione pubblica molto forte, che condizioni le istituzioni.
Nel 1791 sono già presenti 450 società affiliate ed hanno una presenza capillare in tutta la Francia.
Alcuni esponenti sono Robespierre e Brissot.

I cordiglieri

Nel 1790 nascono i cordiglieri, che sono radicali e non escludono la violenza. Alcuni esponenti sono Danton, Desmoilins, Marat.

Le elezioni dei rappresentanti per gli Stati Generali

Nel maggio del 1789 si riuniscono a Versaille 578 deputati, di cui 200 avvocati, 80-100 commercianti, 50 borghesi proprietari terrieri. Nel terzo stato furono eletti l’abate di Seiyès ed il conte di Mirabeau. Il clero è presente con 291 rappresentanti, di cui la maggior parte appartiene al basso clero e tra questi vi era un’alta condivisione dei programmi del terzo stato. 270 erano nobili di cui un terzo favorevole al programma del terzo stato . un esponente di spicco è La Fayette, che ha combattuto in America.

La nascita dell’Assemblea Nazionale o Assemblea Nazionale Costituente

Il 5 maggio 1789 si riuniscono gli Stati Generali. Il terzo stato pone subito al re la questione del voto non più per ordine ma per testa. Questa questione non trova una soluzione, quindi il terzo stato decide di riunirsi in un’assemblea separata: l’Assemblea Nazionale.
Il ré, venuto a conoscenza di quest’intenzione, impedisce al terzo stato di riunirsi, ma i rappresentanti non si scoraggiano e trovano un padiglione dove potersi trovare. Giurano di non sciogliersi prima di aver dato alla Francia una costituzione. In modo da raggiungere lo scopo sia nobiltà che clero verranno chiamati a riunirsi con gli altri per lavorare alla costituzione. Il basso clero accetta e il ré, venuto a conoscenza delle intenzioni dell’assemblea e arresosi alla situazione senza uscita, chiede alla nobiltà e al resto del clero di entrare a farne parte. Gli Stati Generali diventano quindi Assemblea Nazionale Costituente.

L’assemblea è composta da:

  1. Aristocrazia (destra): conservatrice e difensore della posizione del ré, danno vita al Partito di Corte, che sarà capeggiato dalla regina Maria Antonietta. Ne fa parte anche l’alto clero.
  2. Monarchici: sono fedeli alla monarchia, ma favorevoli alla costituzione e sono formati da clero, nobili e qualche grande borghese.
  3. Costituzionali: sono anche loro favorevoli alla monarchia, ma la costituzione deve avere un ruolo molto forte. Ne fanno parte il terzo stato e qualche soggetto di clero e nobiltà.
  4. Democratici: sono favorevoli alla costituzione, ma credono in una repubblica costituzionale.

La nascita della rivoluzione

Il terzo stato da vita alla rivoluzione tramite l’assemblea. La rivolta ha termini pacifici, pur lasciando trapelare fenomeni di ribellione.

La rivoluzione francese viene suddivisa in tre momenti:

  1. la rivoluzione assembleare
  2. la rivoluzione urbana       risvolti
  3. la rivoluzione rurale         violenti

La violenza deriva dalle situazioni, come ad esempio dalla crisi economica. Vigeva una condizione sociale d’esasperazione in tutta la Francia. Le tre rivoluzioni nascono separatamente e senza coordinamento, nessuna di queste rivoluzioni è decisa a tavolino.

La rivoluzione urbana: le cause

La rivoluzione urbana si scatena a Parigi, dove la situazione è più grave. Ovviamente pochi scontenti si isolano e moltissimi non sono in grado di organizzarsi.
La situazione economica nella città è molto precaria, le persone sono colpite da insicurezza a causa di mancanza di cibo, disoccupazione, molte opinioni pubbliche diverse.
La popolazione parigina è molto scontenta del suo ré, perché la monarchia, da quando ha lasciato la capitale, è diventata estranea. Fino a Luigi XVI la popolazione aveva famigliarità con il sovrano, ma da quando si è allontanato diventa indifferente. Ciò però non avviene nelle campagne, dove la figura del re è ancora molto forte.

La rivoluzione urbana

Il popolo parigino è preoccupato per la propria sopravvivenza e spera nel nuovo ministro delle finanze Necker, un banchiere ginevrino di posizione politica moderata. Necker però viene licenziato, perché il sovrano non condivide la sua politica.
Il popolo entra in agitazione e comincia a convocare assemblee, raduni e a fare manifestazioni contro il ré.

La repressione e le milizie d’ordine

Il ré mobilita truppe, di cui una parte avanza verso Parigi, scatenando la reazione di difesa della città. I cittadini formano quindi una milizia borghese con lo scopo di contrapporsi alla repressione regia e tenere sotto controllo le rivolte popolari. Quelle con questo incarico sono dette milizie d’ordine, che si uniscono alle classi più basse, che cominciano anch’esse ad armarsi con quello che trovano, a differenza delle milizie, che hanno vere e proprie armi.

 

La presa della Bastiglia (14 luglio ’89)

Un corteo popolare assalta la Bastiglia con il pensiero che, essendo una prigione, fosse anche un deposito d’armi. All’arrivo di questo corteo la guarnigione che sta a difesa della Bastiglia uccide un centinaio di persone, scatenando la reazione della folla, che assale a sua volta. Cominciano le uccisioni e le esposizioni del nemico.
Questi episodi, che possono sembrare esagerati, rispecchiano un’intera epoca. Le persone infatti, in questo periodo, avevano dimestichezza con la violenza, perché il potere assoluto faceva sfoggio della violenza (le pene capitali venivano esibite in piazza).

La formazione del popolo parigino

I parigini sono piccoli commercianti e artigiani, di cui due terzi sono alfabetizzati. Ci sono anche impiegati e qualche professionista, come medici, notai, avvocati. La componente maggiore era formata da piccola borghesia e lavoratori salariati.
Anche questa azione dà vita a qualcosa di rivoluzionario, muove infatti i poteri locali con nuove municipalità, che sostituiscono il comune d’antico regime.

La municipalità e la guardia nazionale

Consiste in un’assemblea  eletta da tutti i cittadini per l’autogoverno delle città. La nuova municipalità non ha solo un governo dal basso, ma ha anche una propria milizia/polizia: la guardia nazionale. L’autorità di riferimento è l’Assemblea Nazionale Costituente. In questo modo l’Assemblea aumenta sempre di più il suo potere. La prima città ad usufruire di questo sistema è Parigi, che servirà da modello alle altre.

La rivoluzione rurale: la Grande Paura
E’ un fenomeno macroscopico che prende il nome di Grande Paura. Scoppia tra luglio e agosto del 1789 nel pieno di un raccolto molto povero e scarso. I contadini sono esasperati dal peso delle tasse, da tre anni di raccolto insufficiente e da un forte impoverimento. Si sfogano quindi contro i signori feudali. Il movimento contadino è dunque antifeudale, ma non antimonarchico come la rivoluzione urbana: la colpa di tutto ricade sulla nobiltà feudale. La Grande Paura si diffonde fra i contadini perché erano vittima dei briganti. Il brigantaggio cresce a causa dell’aumento di povertà.

L’estensione

La rivolta rurale si estende in tutta la Francia e quindi è di dimensioni notevolissime. L’assemblea costituente è preoccupata, anche perché la richiesta di più peso era quella dell’abolizione del regime feudale.

L’abolizione del regime feudale e della società per ceti
La rivendicazione dei rivoluzionare era l’abolizione del regime feudale. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 1789 l’assemblea decide l’abolizione del regime feudale. Con questa decisione vengono anche aboliti i privilegi giuridici, fiscali e la venalità delle cariche. Tutti diventano uguali davanti alla legge e alle tasse, quindi viene abolita la società per ceti.
I diritti feudali sulle persone vennero totalmente aboliti. Il legame di servitù non esisteva più, tutti diventano uomini liberi (uguaglianza giuridica). I diritti sulle terre (diritti reali) dovevano essere riscattati, e quindi i contadini dovevano pagare per rientrare in possesso delle loro terre. Per questo motivo la maggior parte non si riprese i propri territori e quindi l’assemblea successiva (dal 1792-’93) abolì i riscatti sui diritti reali.

Anche questa rivoluzione si conclude con successo e le tre rivoluzioni hanno chiari riferimenti l’una all’altra.

La rivoluzione assembleare

L’Assemblea Nazionale Costituente ha una durata limitata, infatti sarà in vigore solo dal luglio dell’89 e fino a settembre del 1791. Le assemblee non hanno una durata perpetua perché hanno un preciso mandato a cui tener fede, una volta compiuto il loro compito si sciolgono ed eventualmente ne nascono di nuove con nuovi obbiettivi. L’assemblea Costituente era incaricata di scrivere una nuova costituzione.
L’unico potere che non scade mai è quello del popolo, mentre quella del ré è ereditaria, anche se ha solo il potere esecutivo, ma il potere sovrano scade. Se il sovrano dovesse diventare un tiranno scatta il diritto di resistenza, quindi può essere spodestato, infatti un ré costituzionale è sottomesso alle leggi.
L’assemblea prende varie decisioni nello scrivere la nuova costituzione, tra cui:

L’abolizione del regime feudale (4 agosto ’89)

La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto ’89)

Lo stato deve conservare i diritti dell’uomo, cioè quelli naturali (pag. 148), difenderli e garantirli, perché sono imperscrittibili (non scadono mai). La costituzione deve anche garantire la divisione dei poteri, se no non può esistere. La sovranità appartiene solo alla nazione e quindi, di conseguenza, non scade mai.

La requisizione dei beni ecclesiastici (febbraio ’90)

I beni della chiesa appartenenti a tutti i conventi che non hanno funzioni sociali (scuole, ospedali, assistenza e quindi non “contemplativi”) vengono sciolti d’ufficio e i beni diventano nazionali, cioè messi a disposizione delle necessità economiche della Nazione. Viene usato questo metodo perché l’assemblea non è ancora in grado di riscuotere tasse e quindi deve trovare le risorse in un altro campo. Tutti dovranno partecipare alle tasse senza distinzioni di ceti e quindi sotto un’eguaglianza giuridica.

L’emissione degli assegnati

Gli assegnati sono dei titoli di stato (obbligazioni) e sono garantite dalle terre confiscate. Allo scadere dei titoli, potevano essere o rinnovati i contadini potevano avere il corrispondente in terre, facendole diventare proprietà privata. Fu un’operazione molto vantaggiosa per i singoli cittadini ed economicamente non indifferente. Dal 6 al 10% delle terre nazionali diventa proprietà privata.
Tutte le persone arricchitesi in questo modo saranno ovviamente favorevoli alla rivoluzione.

 

 

La libertà religiosa

Lo stato abbandona le discriminazioni religiose, prima verso i protestanti e poi verso gli ebrei, dandoli uguaglianza giuridica.

La costituzione civile del clero

Questo provvedimento creò molti problemi alla rivoluzione.
Al clero viene riconosciuta la funzione sociale, ma anche la sua funzione spirituale (la religione ufficiale rimane comunque quella cattolica, ma non c’è alcun attacco alla religione). Il clero va però regolamentato, perché viene attaccato come ceto nobile.

  1. I preti sono cittadini come tutti gli altri e quindi vengono sottoposti alla legge comune. Questo dichiara la decisiva fine dei tribunali ecclesiastici. La costituzione chiedeva al clero di giurare la costituzione, ritenendolo un atto accettabile. Non era un giuramento sacro, perché aveva come testimone lo stato stesso, e non Dio.
  2. La nomina dei vescovi: viene applicato il principio protestante della nomina dal basso. Secondo la gerarchia della chiesa i vescovi possono essere eletti solo dal Papa. Viene quindi interpretata come un’esautorazione del Papa da questo incarico.

Il Papa Pio Vi nel 1791 condanna la costituzione civile del clero. Nasce quindi una spaccatura nel clero francese: il basso clero si divide in due (refrattari e costituzionali) mentre l’alto clero è favorevole al Papa (solo 7 su 130 sono favorevoli alla rivoluzione).

La riforma amministrativa: il decentramento

Dato che la monarchia assoluta sta venendo abbattuta, avviene anche il fenomeno del decentramento. La Francia viene divisa in 83 dipartimenti, geograficamente omogenei e comprendenti vie di comunicazione facili, per aumentare i poteri locali e quindi il loro controllo dal basso. Gli 83 capoluoghi diventano il centro del potere esecutivo vero e proprio. Questi dipendono da un esecutivo centrale (formato da re e governo) obbligato a demandare molti poteri a ogni dipartimento. I capoluoghi fanno riferimento all’amministrazione locale (la nuova municipalità) e hanno un’importantissima base popolare: le assemblee. Per formarle devono essere fatte delle elezioni divise per sezioni (assemblee elettorali). Tutti potevano parteciparvi, ma non tutti avevano diritto di voto.
Questo è un altro importante passo verso il superamento dell’Ancien Régime.

La legge di Le Chatelieu (liberismo economico)

Viene dato il via ad un’economia liberista.

Liberismo = libertà economica
Liberalismo = concetto politico basato sulla garanzia dei diritti naturali e politici

La costituzione del 1791
Dietro alla nuova costituzione vige la premessa della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (pag. 148-149). La seconda condizione di validità del documento è quella della suddivisione dei poteri.

  1. Legislativo: è in mano all’assemblea legislativa, che dura 2 anni e riunisce 145 deputati. Ha il compito di fare le leggi ed è eletta dal basso.
  2. Esecutivo: è in mano al ré, che nomina il governo. Il potere è molto diminuito a causa dell’amministrazione decentrata. Il sovrano ha anche il diritto di veto sulle leggi, ma è temporaneo. L’unica cosa che rimane invariata per il ré è il principio di ereditarietà, che rende la carica perpetua.
  3. Giudiziario: ha due tipi di tribunali. Il primo è quello per capoluogo (ogni dipartimento ha un tribunale centrale in cui i giudici sono eletti dall’assemblea legislativa), che è quello di seconda istanza. Poi ci sono i tribunali minori, che evadono le pratiche più semplici. E’ composta da giudici eletti dai cittadini attivi e ce n’è uno in ogni comune (prima istanza).

 

Il diritto di voto

In questa costituzione liberale (il primo esempio sul continente) il diritto di voto è su base censitoria (per reddito). Nel caso specifico è la proprietà; infatti chi è proprietario di qualcosa per cui paga delle tasse può votare. Chiunque può diventare proprietario, pur essendo un bene sacro e inviolabile.
Secondo il pensiero liberale, chi ha la proprietà ha più interessi da difendere e quindi ha più diritto ad eleggere rappresentanti. I cittadini possono però comunque partecipare alle assemblee elettorali, in modo da facilitare l’informazione.

La seconda assemblea: l’Assemblea Legislativa

Nel settembre del ’91 entra in vigore la nuova assemblea, chiamata Assemblea Legislativa, e viene sciolta nell’ottobre del 1792.

  1. I Foglianti: sono i monarchici costituzionali
  2. Gli Indipendenti: hanno una posizione più o meno moderata
  3. I Giacobini: da moderati sono passati alla sinistra
  4. I Girondini: sono soprattutto borghesia mercantile che vuole trasformare la Francia in una repubblica.

I Giacobini e i Girondini: la fuga del sovrano

Sono le forze più radicali e vogliono già la repubblica. Nella prima assemblea erano i democratici.
Il ré, pochi mesi prima del varo della costituzione monarchica del ’91, abbandona la Francia. E’ un sovrano debole, perché politicamente provato dalle due posizioni in cui si viene a trovare. Per tradizione assolutista non è favorevole ai cambiamenti e viene strattonato dai cittadini parigini. Dall’altro lato è trascinato verso una monarchia costituzionale, anche se non è favorevole.

Il Partito di Corte

E’ un partito aristocratico controrivoluzionario capeggiato dalla regina Maria Antonietta, che ha differenza del marito prende una posizione. La donna in più è la sorella dell’imperatore austriaco del Sacro Romano Impero di Nazione Germanica.
E’ un partito anticostituzionale in collegamento con molti aristocratici che hanno già abbandonato la Francia perché contrari alla rivoluzione; prendono il nome di emigrati. Erano imparentati con famiglie oltre frontiera e alcuni possedevano alcune terre. Spingono la regina e il partito a non cedere, promettendo il loro aiuto e quello degli altri ré assolutisti.
Il partito persuade il ré a fuggire, che però viene fermato e rispedito a corte. Il popolo lo accoglie in un silenzio agghiacciante invece che con il solito boato di gioia, perché ormai era considerato un traditore. Bisogna passare alla repubblica!

 

La minaccia della guerra

E’ un problema reale, perché i ré assolutisti attorno alla Francia seguono con molta attenzione e apprensione la situazione precaria post-fuga. Soprattutto Austria e Prussia minacciano guerra, che si presenta come problema inevitabile e quindi l’unico dubbio rimane se attaccare o aspettare di essere attaccati.

Il dibattito

Nel dibattito si scontrano due fazioni, quelle più estreme dei Girondini e dei Giacobini.
I Giacobini sono contrari alla guerra, perché ritengono che un’azione preventiva sia un’impresa fuori dalla portata attuale della Francia, che è militarmente impreparata. La guerra diventa quindi un pericolo per la rivoluzione e le sue acquisizioni.
I Girondini sono a favore dell’attacco (guerra preventiva), perché temono che la situazione interna sia troppo precaria. Ritengono che la Francia possa cadere vittima di un estremismo monarchico di destra contro uno di sinistra (urbano), che possono compromettere tutte le riforme, il costituzionalismo. I Girondini non cercano la radicalizzazione della rivoluzione e quindi credono che la guerra sia la soluzione più adatta. Credono che, anticipando il problema, susciteranno un grande movimento di solidarietà verso la Nazione, che permetta ai partiti di superare le differenze. Nasce quindi l’idea di nazionalismo: i francesi, davanti ad un pericolo esterno, dovevano pensare all’indipendenza e alla libertà della Nazione e non a combattersi.
Il dibattito verrà vinto dai Girondini.

Lo schieramento favorevole alla guerra

La popolazione parigina dimostra il favore della rivoluzione urbana facendo manifestazioni pro-guerra.

La guerra

Nell’aprile del 1792 la Francia dichiara guerra all’Austria. L’esercito è formato da grandi gruppi di volontari (federati), tra cui ci sono i Marsigliesi, che arrivano a Parigi cantando la “Marsigliese”, canzone che poi diventerà l’inno nazionale francese.
Le prime azioni furono disastrose per i rivoluzionari e i parigini ne incolpano il sovrano. I rivoluzionare urbani prenderanno il nome di Sanculotti (dai pantaloni).
Il 10 agosto 1792 i Sanculotti parigini sospendono e arrestano il ré, rifugiatosi in assemblea, dove però non è stato accolto. La popolazione vuole il suffragio universale dopo questo avvenimento.

La vittoria di Valmy, 20 settembre 1792

Il giorno prima dell’entrata in vigore della Convenzione Nazionale, a Valmy i francesi vincono una battaglia, cambiando completamente le sorti della guerra.

Le elezioni: la Convenzione Nazionale (dal 1792 al 1795)

A settembre dello stesso anno hanno luogo le elezioni per la nuova assemblea. La situazione è molto difficile, perché viene a mancare il potere esecutivo dello stato. L’esecutivo andrà in mano ai comuni, che prendono il nome di “comuni insurrezionali o rivoluzionari”, aumentando il loro potere. Ovunque però vige un clima d’incertezza e paura.
Attorno al 6 settembre avviene il Massacro di Settembre, in cui i Sanculotti attaccano le prigioni e uccidono circa 1300 persone. Alle elezioni solo in pochi votano.
L’assemblea è composta da tre grandi partiti:

  1. I Girondini: sono i più moderati
  2. La Montagna: è composta da Giacobini e Cordiglieri e sono la fazione più radicale
  3. La Palude: sono la fazione centrale, di cui fanno parte anche il cugino del ré e Seiyès

Le decisioni della Convenzione Nazionale

L’abolizione della monarchia e la proclamazione della repubblica

Il popolo francese vuole la repubblica, ma in modo che entri in vigore è necessario scrivere una nuova costituzione repubblicana e democratica, basata sul suffragio universale.

Il processo al re

Questo processo porta al grande scontro tra Giacobini e Girondini. E’ celebrato davanti alla Convenzione Nazionale e quindi è pubblico. Tutto il popolo vuole la condanna per tradimento del sovrano. Ma c’è il dubbio se condannarlo a morte e soprattutto se eseguire la pena. I Girondini non vogliono prendersi nessuna responsabilità e chiedono che sia il popolo a pronunciarsi. Nel caso di condanna, una parte di Girondini è favorevole alla sospensione, gli altri sono a favore e non vogliono né l’appello del popolo né la sospensione.
Dal dibattito escono vincitori i Girondini, anche se sono una minoranza. Il ré viene quindi decapitato, ma il processo non tocca né la regina, né l’erede.

Il favore verso la guerra

La Convenzione sostiene la guerra, perché non la considera solo una difesa interna, ma vuole anche sostenere la rivoluzione all’estero, portando le strutture del nuovo regime agli altri popoli trasformando i sudditi in cittadini. E’ anche una guerra di conquista, che dà maggiore sicurezza territoriale alla Francia.

Il primo movimento controrivoluzionario

Si vengono a creare nuove situazioni che portano alla nascita di un nuovo movimento interno alla Francia: la controrivoluzione. Comincia con la Rivolta della Vandea, una regione rurale dove contadini, nobiltà e preti refrattari (coloro che non hanno giurato la costituzione) si ribellano contro la repubblica. Le campagne sono sempre state favorevoli alla rivoluzione fino a che vigeva una monarchia. Infatti erano d’accordo con il regime politico di una monarchia costituzionale, ma quando la monarchia è stata abbattuta si sono trovati in una situazione di malcontento.
La Convenzione deve prendere una serie di provvedimenti, di misure risolutive. Il momento è infatti molto delicato a causa di disaccordi politici interni tra i vari partiti. I Girondini sono repubblicani moderati, ma i Giacobini e i Cordiglieri sono estremisti, assieme ai Sanculotti, che sono radicali.
La Convenzione quindi, per maggioranza, si sposta verso una posizione radicale.
Dal dibattito escono vincitori i Giacobini ed i Sanculotti, che mettono in minoranza i Girondini (la parte moderata) e facendo sì che la Palude penda verso i radicali.

Le prime misure dirigiste
Sono misure che dirigono la Francia da repubblica democratica (suffragio universale) verso una repubblica dirigista (dall’alto). Le misure dirigiste sono tre:

  1. Il tribunale rivoluzionario (dirigismo giudiziario): E’ un tribunale politico che colpisce i nemici politici (i controrivoluzionari). Giudica per semplice sospetto, infatti portare prove è molto difficile. E’ uno strumento di repressione politica.
  2. Il Maximum (dirigismo economico): Viene fissato un prezzo massimo ai beni primari (farina e cereali) impedendo così alla popolazione di avere problemi nutrizionali.
  3. Il Comitato di Salute pubblica (dirigismo politico):Viene istituito come forma di governo, allora non presente (c’era solo l’assemblea). E’ composto da 9 membri eletti dalla Convenzione Nazionale ed entra in vigore solo in caso di emergenza, come in questo caso. Infatti la situazione politica viene giudicata troppo precaria e quindi pericolosa per la Francia e la rivoluzione. Il Comitato si misura ad un potere esecutivo forte.

 

I Girondini si oppongono a queste misure, dando ai Sanculotti un pretesto per alimentare la rivoluzione urbana. Nel giugno del 1793 i Girondini vengono espulsi dall’assemblea e ogni esponente viene arrestato. La rivoluzione urbana ha avuto ancora successo, dopo aver abbattuto la monarchia e aver condannato il re.

La dittatura Giacobina (dal luglio ’93 al luglio ’94)

La dittatura è possibile solo grazie all’alleanza di due minoranze politiche: i Giacobini e i Sanculotti.

I Giacobini e la democrazia totalitaria

I Giacobini , con una distribuzione molto capillare in tutta la Francia (anche se non sono molti), sono esponenti della media borghesia intellettuale (avvocati e giornalisti). Si rifanno alle idee democratiche di Rousseau e ritengono che la rivoluzione, per mantenere intatte le sue conquiste, debba essere guidata da un’élite politica che si imponga dall’alto (una dittatura), ma che interpreti la volontà popolare. Questo è possibile grazie alla collaborazione dei Sanculotti. Questa visione politica prende il nome di democrazia totalitaria, cioè un piccolo gruppo politico che si impone su uno stato dall’alto. L’esponente maggiore è Robespierre, che è anche a capo del Comitato di Salute pubblica.

I sanculotti

Sono alleati dei Giacobini e sono anche loro una piccola parte di popolazione (il 10% dei 26 milioni di francesi), ma sono molto forti. Si sono imposti nelle sezioni elettorali e sono la minoranza più attiva, anche nei comuni rivoluzionari.
I Sanculotti sono una forza popolare dal basso e si rifanno alla democrazia diretta di Rousseau, in cui i cittadini decidono la propria collocazione politica. Rappresentano la piccola borghesia urbana e i salariati. Hanno una visione ideologica molto sistematica, secondo la quale non ci sono mezzi termini politici. Appoggiano pienamente la dittatura giacobina, il Comitato e l’assemblea, che oramai è nelle mani dei Giacobini.

Oltre alle difficoltà causate dalla guerra e dalle tensioni interne, le città girondine si ribellano e quindi il periodo diventa ancora più difficile per la Francia. Si arriva dunque alla dittatura, conclusione abbastanza ovvia di un periodo difficile di uno stato, che quindi non è solo a scopo di catturare il favore popolare. Il rigido dirigismo viene considerato l’unica soluzione ai problemi.

 

 

Gli “strumenti” utilizzati dalla dittatura

  1. L’accentramento: si ritorna dal decentramento a una situazione di accentramento del potere
  2. Il dirigismo economico: Entra in vigore, oltre al maximum dei prezzi, anche il maximum dei salari, che sono dunque definiti dall’alto. Serve per mettere la gente in condizioni di avere di che da vivere
  3. Maggior accesso alla piccola proprietà: Serve per attenuare il senso di dittatura, di oppressione. E’ ben visto dalla popolazione, soprattutto dalla parte agraria. La piccola proprietà è infatti ciò a cui mirano i contadini. I beni che vengono venduti sono quelli degli emigrati e sono divisi in piccoli lotti.
  4. L’abolizione della schiavitù: Giacobini e Sanculotti parlavano sempre di uguaglianza e su questo concetto si basa la riforma di tolleranza per tutte le razze, senza distinzione.
  5. La laicizzazione dello stato: la repubblica non può che essere laica. Per i Giacobini laicizzazione significa primato dello stato, dell’interesse e del potere dello stato. La religione è totalmente privata e non deve mai incidere sulle decisioni della Nazione. Viene quindi istituito il calendario repubblicano, secondo il quale l’anno 1 è quello della repubblica francese. Le festività non sono più religiose, ma solo laiche, come ad esempio la presa della Bastiglia del 14 luglio. Per i Sanculotti la laicizzazione significa scristianizzazione (pag. 136), un termine molto più forte e radicale. I Giacobini non concordano con questo pensiero, ma danno carta bianca ai Sanculotti per mantenere l’alleanza. La scristianizzazione ha un carattere di persecuzione, spesso di carattere distruttivo di persone poco istruite, come rovinare opere d’arte.
  6. La leva di massa (pag. 133): Il Comitato di Salute pubblica eredita la guerra, che è una questione di vita o di morte, e quindi si obbliga tutti i giovani al reclutamento. E’ una misura dirigista, con però un vantaggio: viene a formarsi un esercito democratico, in cui tutti hanno la possibilità di fare carriera militare (il talento fa carriera!). E’ quindi un modo di elevazione sociale. L’esercito permetterà a Napoleone di fare carriera e di essere un elemento fondamentale.
  7. Il Terrore: Caratterizzerà la dittatura giacobina con il tribunale rivoluzionario, funzionante grazie al Comitato di Salute pubblica. In questo periodo vengono uccisi Maria Antonietta e il cugino del ré.

 

I risultati della dittatura

La dittatura ebbe i suoi successi, sia per la guerra che per aver evitato di affamare il popolo. Riuscì anche a sconfiggere la controrivoluzione girondina. Non c’è più motivo di esercitare violenza e quindi la dittatura si esaurisce. Sorgono infatti nuovi partiti che si oppongono a Giacobini e Sanculotti, aiutando ad affievolire l’oppressione.

Gli Arrabbiati o Ebertisti
Sono una fazione di Sanculotti e sono i primi a fare opposizione. Sono molto radicali e vorrebbero esautorare il Comitato per dare maggiore potere ai comuni e alle sezioni elettorali, quindi per dare più potere alla democrazia diretta (ulteriore radicalizzazione dal basso). Hanno poco successo e vengono repressi da Robespierre.

Gli Indulgenti

Il loro maggior esponente è Danton, un caro amico di Robespierre, che però non ha idee politiche così radicali. Infatti il suo partito vuole una democrazia rappresentativa. Anche loro vengono repressi dallo stesso Robespierre, che comincia a scontentare troppi.

Il colpo di stato o Termidoro (luglio 1794)

La Palude e i moderati del Comitato si sono spostati a destra, verso una posizione più moderata. Compiono un colpo di stato che esautora Robespierre  e i suoi più fedeli compagni e verranno poi imprigionati e tutti uccisi alla ghigliottina senza il minimo processo.
Termidoro non è solo il nome del colpo di stato, ma anche del periodo storico che lo segue fino all’ottobre del 1795.

Il Termidoro (periodo storico)

E’ un periodo che comincia con il colpo di stato nel luglio del 1794 e termina nell’ottobre del 1795. I termidoriani sono composti da una media borghesia agiata, arricchitasi con la rivoluzione comprando terre, con le forniture militare, con il commercio. Sono fedeli repubblicani, stanchi della radicalizzazione della rivoluzione; vorrebbero stabilizzarla in modo da godere dei frutti che ha dato.

L’assemblea richiama i Girondini  come partito ed espelle i Giacobini, con loro vengono anche sciolte le sezioni. Viene ridimensionato anche il potere dei Sanculotti e quindi anche delle rivoluzioni urbane. Vengono aperti i carceri e liberati i prigionieri politici, si ritorna al dirigismo economico e viene garantita la libertà religiosa.

Il primo anno del Termidoro

In questo periodo l’assemblea vuole smantellare il terrore e la dittatura e quindi tornare ad una forma moderata della rivoluzione, però non contrastarla. Il Termidoro non coincide con una stabilità politica: serve una nuova costituzione. Questa fase moderata è minacciata da due estremismi:

  1. I Sanculotti, cioè la rivoluzione urbana: sono meno pericolosi di prima, perché non godono più del sostegno dei Giacobini. Si ribellano nuovamente, perché avviene un nuovo fenomeno di inflazione (i prezzi hanno ripreso a risalire).
  2. I monarchici: si è ricompattata un’opposizione alla rivoluzione (destra) che vuole il ritorno della monarchia e quindi non accetta la repubblica. Queste fazioni prenderanno il nome di giovent?u dorata.

La gioventù dorata del 1794
Questa fazione sfoga il risentimento contro Giacobini e Sanculotti con la violenza sui singoli, anche come sorta di vendette private. Inizialmente queste azioni sono tollerate, ma poi i monarchici si organizzano e creano un vero e proprio movimento che vuole destabilizzare lo stato.

La nuova Costituzione del ’95

Questa carta è la replica di quella del ’91, che però prevedeva la monarchia e non la repubblica, come in questo caso. E’ ancora presente la distinzione tra cittadini passivi ed attivi, dove però quest’ultimi sono aumentati. Il potere legislativo è diviso in due camere e quello esecutivo è affidato ad un direttorio di cinque membri.
E’ quindi un governo collegiale con tre poteri divisi e basato sulla dichiarazione dei diritti, che però è diversa da quella del ’91, perché esplicita anche i doveri dei cittadini verso la repubblica. Lo stato mette a disposizione degli elementi che il popolo deve sfruttare bene, come ad esempio la scuola e lo studio.

 

Napoleone

Il Direttorio (dal 1795 al 1799)

Il potere dei cinque componenti del Direttorio si concluderà nel novembre del ’99 con il colpo di stato di Napoleone.
Dovrebbe portare a termine la fase di stabilizzazione della rivoluzione con i nuovi cambiamenti, ma in un moderatismo politico e quindi una convivenza dettata dalle regole dello stato.
Il Direttorio trova però le stesse difficoltà del Termidoro, cioè il problema di contenere le opposizioni che non accettano lo stato parlamentare, avente una costituzione, la dichiarazione dei diritti, i poteri divisi e il principio di potere dal basso. Queste opposizioni si esprimono tramite i partiti, con l’opinione pubblica e la libertà di parola, ma non con la forza (anche se avviene ancora in episodi rari e sporadici). Il partito monarchico rimane sempre l’opposizione più pericolosa.

Il colpo di stato del Direttorio

Il Direttorio opera una scelta molto grave per salvare la repubblica.
Per una rivolta interna esiste un organo di ordine che è la polizia, mentre per faccende esterne entra in gioco l’esercito. La polizia deve prevenire e imparare a gestire le situazioni, perché non ha l’ordine di azione immediata a causa del rispetto dell’Habeas Corpus. L’esercito invece, quando viene coinvolto, non può fare altro che usare la forza e non può essere impiegato per mantenere l’ordine interno, a meno che non abbia il ruolo di protezione civile.
Il Direttorio è costretto agli avvenimenti ad impiegare l’esercito, non solo per ripristinare l’ordine, ma anche per compiere un colpo di stato. Questa decisione viene presa perché le elezioni vengono vinte dai monarchici (forte rappresentanza) e quindi l’organo esecutivo si vede costretto ad annullare le votazioni con l’esercito.

Perché non nasce un’opposizione al colpo di stato?

L’atto è illegale, ma non nasce un’opposizione. Perché?
L’esercito è quello rivoluzionario (e quindi favorevole alla democrazia) plasmato da Robespierre tramite la leva di massa ed altri espedienti. All’esterno della Francia si vuole abbattere l’Ancien Régime, difendendo così il nuovo regime nato all’interno del paese. L’idea è di creare degli stati satelliti oltre confine (repubbliche sorelle) per proteggere la Francia stessa. L’esercito è quindi sentito come un prolungamento dello stato, della repubblica, una vera e propria parte integrante. Quindi nessuno è scandalizzato dalla difesa della repubblica anche all’interno del paese, e non solo all’esterno: le due “missioni” hanno lo stesso valore.

La guerra
La guerra sta diventando un elemento fondamentale, perché i successi interni sono legati alle vittorie esterne, senza le quali mantenere l’ordine in Francia sarebbe impossibile.
L’intento è quello di espandere i territori francesi fino ai suoi confini naturali, cioè le frontiere più difendibili, come le alpi e il Reno.

Le repubbliche sorelle
Questi stati vengono anche chiamati repubbliche giacobine, intese come repubblicane. Come conseguenza nasce anche il pensiero repubblicano.

 

I successi militari sotto al Direttorio

Le campagne in cui la Francia si impegna sono due: quella d’Italia e quella d’Egitto. Il protagonista di entrambe è un giovane generale chiamato Napoleone Bonaparte, che si è fatto strada grazie al principio “il talento fa carriera”. Napoleone eserciterà poi la sua influenza anche all’interno del paese.
Le finalità della guerra sono di compattare il nazionalismo francese e la formazione di nuove repubbliche sorelle.

La campagna d’Italia del 1796-’97
Questa campagna ha la finalità di creare repubbliche sorelle e di liberare l’Italia dalla supremazia austriaca. E’ anche una manovra complementare all’attacco da nord sull’Austria e l’Ungheria. La manovra a nord è lenta, mentre quella di Napoleone a sud ha un rapido e brillantissimo successo. L’Austria sconfitta accetta un trattato, la presenza delle nuove repubbliche sorelle (partenopea, ligure, romana e cisalpina) e la diretta dipendenza del Piemonte dalla Francia.
La rapidità dell’azione è dovuta alla presenza di Patrioti o giacobini.

Giacobini = movimento o partito repubblicano non favorevole al terrore, ma bensì al passaggio da
Ancien Régime al nuovo regime. Sono quindi propensi per la moderazione, la costituzione, la parità dei cittadini, le confische della chiesa e la laicità dello stato.

La campagna d’Egitto del 1798-’99

L’attacco all’Inghilterra (Egitto)

L’Inghilterra è rimasta impassibile davanti alla rivoluzione francese, perché ne aveva già passata una. Al momento del cambiamento di rapporti di equilibrio in Europa si muovono anche gli inglesi. L’unico interesse dei britannici era il dominio coloniale, infatti sul continente non hanno interessi politici se non quello della garanzia dell’equilibrio, che sottintende l’assenza di una potenza egemone in Europa. La Francia, con Napoleone, si sta facendo pericolosa, perché potrebbe diventare una potenza territoriale continentale.
Il Direttorio esclude l’idea di attacco all’isola perché considerato una pazzia. Decide quindi un assalto indiretto alle colonie in Egitto, punto di passaggio fondamentale per i commerci. L’Egitto è sotto il controllo ottomano, quindi la Francia coinvolge anche l’Impero Ottomano nella guerra.

Le scoperte culturali

Napoleone, oltre a fare la guerra, ha anche diversi interessi culturali, tra cui quello per la storia antica. E’ quindi portato volentieri ad andare in Egitto. Quando lascia il paese porta via anche diverse manifatture e reliquie di grande valore che poi però verranno trafugate, mentre quando si trova sul posto ha impiegato vari studiosi per comprendere la cultura egizia. Da questi studi si è giunti alla traduzione dei geroglifici egiziani.

La battaglia terrestre
Dal punto di vista marittimo la Francia è troppo debole, altrimenti avrebbe attaccato direttamente l’Inghilterra. Contro i turchi (mammalucchi) Napoleone vince la campagna terrestre, evitando lo scontro navale.

 

Assalto ad Abukin

I britannici però rispondono con un blocco navale, impedendo alle navi francesi di lasciare il paese durante il quale molte navi vengono affondate. I francesi non considerano però questa battaglia un insuccesso, perché nel frattempo hanno ripreso controllo dell’Austria nella battaglia di Zurigo,

Il colpo di stato di Napoleone del 9 novembre ‘99

La situazione politica interna della Francia si è ulteriormente deteriorata e quindi Napoleone viene richiamato rapidamente dall’Egitto: la sua nave sfugge al blocco e lui torna a Parigi.
Tre componenti del Direttorio decidono che la Francia deve cambiare regime e l’unico modo per farlo è un colpo di stato.
La situazione politica è troppo precaria: i francesi necessitano di un potere esecutivo forte che riduca il ruolo del legislativo e controlli il giudiziario. Questo pensiero porta alla caduta della separazione dei poteri.
Protagonista del colpo di stato è Sieyès, che propone l’azione politica. Per attuarla è però necessario il consenso dell’esercito, perché è formato dal popolo e quindi incarna le sue volontà. La milizia è rappresentata da Napoleone e quindi le decisioni vengono prese da lui, che è favorevole al colpo di stato.
Il 9 novembre del ’99 i deputati vengono trasferiti e Napoleone impone loro con le armi una riforma costituzionale. I deputati votano la creazione di una commissione esecutiva con pieni poteri composta da tre consoli: Sieyès, Ducas e Napoleone.

Rappresenta la fine della rivoluzione e dell’antico regime
Il colpo di stato segna la fine della rivoluzione e vuole dare stabilità al nuovo regime, interrompendo ogni sorta di movimento rivoluzionario. Ciò non significa che questo regime rinnega la rivoluzione, ma ne rafforza i risultati tramite la politica e non grazie alla forza.
Oltretutto è anche la conferma della caduta dell’antico regime ed è la nascita della nuova politica basata sul diritto, sulle riforme e sull’uguaglianza giuridica dei cittadini.
Il periodo Napoleonico chiude la rivoluzione e la mitizza (= diventa un mito).

Il mito della rivoluzione

E’ la sintesi degli alti valori utopici della politica e di come si possono realizzare. Il mito mette da parte l’aspetto violento della rivoluzione, parte non dimenticata dagli storici. Rimane il più grande mito sia nell’800 che nel ‘900.

La stabilizzazione francese

Napoleone, a livello di politica interna, lavorò molto bene, creando una dittatura molto moderata. La sua guida era migliore di quella militare.

La carriera politica di Napoleone

Nel 1799, dall’approvazione della costituzione, Napoleone divide il potere con gli altri due consoli, ma alla fine dell’anno prende il posto predominante diventando primo console. Nel 1802 si proclama console a vita, mentre nel 1804 imperatore.
L’autorità di Napoleone viene chiamata “despota illuminato”. Il termine politologo è “regime autoritario cesaristico”.

Cesarismo = il potere è concentrato nell’esecutivo, che è concentrato in una forte personalità carismatica (una persona sola). Alcuni esempi sono Napoleone e Cromwell.

La nuova costituzione cesaristica
Il primo console governa con un Consiglio di Stato, formato da primi ministri nominati da Napoleone stesso, a cui propone nuove leggi. Il consiglio le esamina e le elabora a seconda delle necessità.

Il potere legislativo

E’ ormai privo di autonomia ed è formato da tre assemblee:

  1. Tribunato: è composto da 100 ministri, in parte scelti da Napoleone e in parte eletti da membri che hanno un reddito alto. Il loro compito è quello di discutere le leggi.
  2. Corpo legislativo: è composto da 300 membri eletti che votano senza discutere le leggi.
  3. Senato: è composto da 60 membri eletti da Napoleone che avevano il compito di appurare la costituzionalità delle leggi.

Il potere legislativo più forte è dunque in mano a Napoleone.

Il principio del consenso

Un’autorità forte non può stare al potere senza il consenso. Il potere autoritario cesaristico vuole sapere se ha o no il consenso, quindi Napoleone crea il plebiscito.

Plebiscito = ricerca di una delega diretta da parte del popolo. E’ uno strumento politico secondo il   
quale non si pongono domande a rappresentanti, ma al popolo stesso.

La nuova costituzione riceve 3 milioni di sì e 1500 voti sfavorevoli, anche se ben 4 milioni di persone non votarono.
Il consenso diretto plebiscitario deriva dal cesarismo stesso. Napoleone incarna colui che salva i cambiamenti della rivoluzione e colui che esemplifica che il talento fa carriera.

L’apparato repressivo
Le opposizioni o non si esprimono o vanno coraggiosamente a votare (voto palese). La Francia ha ora un apparato repressivo, perché una dittatura si basa anche sulle armi. Napoleone non esagerò mai con la forza e la violenza, limitandole al massimo. Le repressioni contro i movimenti rivoluzionari possono essere esemplificati dalla reazione dell’imperatore verso i Giacobini, che vennero esiliati a Les Seychelles. Napoleone non vuole usare troppa forza perché non vuole farsi nemici, ma vuole il consenso e proprio per questo motivo le repressioni sono rivolte solo contro i rivoluzionari.

Le riforme napoleoniche

I cambiamenti apportati da Napoleone diedero risultati a lungo termine e concretizzarono il successo del nuovo regime.

 

 

L’amministrazione

Non può che essere centralistica, perché è la struttura amministrativa tipica dittatoriale. L’imperatore ha dato all’accentramento una grande efficienza. La massima autorità amministrativa sono i prefetti, che hanno lo stesso ruolo che avevano gli intendenti di Luigi XIV. Erano nominati direttamente da Napoleone e dal Consiglio di Stato, perché erano uomini di fiducia, ma scelti sempre secondo il criterio del talento.

La scolarizzazione

L’Illuminismo aveva fatto molto per la scuola elementare, quindi Napoleone lavorò sulla sensibilizzazione verso la scolarizzazione e sulle scuole superiori (licei e politecnici). Lo scopo era quello di formare un’élite politica, economica, sociale ed amministrativa con un’istruzione moderna.

La laicità dello stato

Le riforme mirano anche alla laicità, all’efficienza e alla forza dello stato. Nasce la statistica applicata allo stato: popolazione, società ed economia vengono studiate scientificamente. I primi elementi sono i censimenti, per arruolare la popolazione e per tassarla. Uno stato laico si deve anche occupare delle questioni sociali, come l’assistenza socio-sanitaria, il controllo dei mendicanti e tutte le attività che prima erano affidate alla chiesa.
Napoleone non vuole però forzare la laicità e capisce che la rivoluzione ha creato una grande frattura con la chiesa cattolica, anche se la Francia è rimasta cattolica. E’ quindi necessario ritrovare un assetto equilibrato con il Papa, guadagnando quindi anche altri consensi verso il suo stato.
L’imperatore arriva ad un accordo con Pio VII nel luglio del 1801. Il Papa riconosce la repubblica e i beni tolti alla chiesa e diventati nazionali, a patto che tutti i vescovi fossero sostituiti da nuovi eletti da Napoleone e consacrati dal pontefice. I vescovi dovevano giurare fedeltà alla repubblica, con però il potere di nominare i parroci. Lo stato si assume l’onere della retribuzione del clero.

Il codice civile di marzo del 1804

L’obbiettivo del nuovo codice è salvaguardare e dare certezza giuridica alle conquiste ottenuto del 1789, cioè all’abolizione dei diritti feudali, alle libertà civili, alla difesa della proprietà e ai diritti di famiglia. Nell’ultimo ramo vengono introdotti il diritto di divorzio e l’abolizione dei privilegi di primogenitura secondo il liberismo economico.
La società rimane in mano ad un’élite borghese a cui Napoleone concede il riconoscimento politico, sociale ed economico.

La nuova società

La società nascente da queste riforme incarna tutti i valori borghesi:

  1. dinamicità sociale (società che si apre al talento)
  2. libertà della proprietà
  3. accesso alla cultura (il valore è il progresso)
  4. contare politicamente (non c’è uno stato dal basso, la borghesia lo accetta comunque perché il regime presente incarna i valori borghesi della rivoluzione)

La società francese è ancora una società che ha un’impronta conservatrice. Napoleone fa accedere alle cariche pubbliche anche gli uomini dell’antico regime (monarchici) in modo da creare un clima di pacificazione sociale, infatti non tutti i sostenitori dell’Ancien Régime sono contro il nuovo regime, perché hanno rifiutato la rivoluzione, ma non le modifiche apportate di conseguenza. Chi dimostra fedeltà al nuovo regime non subisce la pena per i controrivoluzionari.

La nuova nobiltà

Napoleone da dei titoli nobiliari (che diventano ereditari) con il nuovo significato di riconoscimento per le azioni importanti compiute per lo stato e la società. La nobiltà è quindi aperta a tutti, anche ai ceti popolari.

L’esercito rivoluzionario

Napoleone è ancora profondamente legato alla guerra rivoluzionaria e al nuovo esercito democratico della leva di massa introdotta nel 1793 da Robespierre.
L’esercito rappresenta il popolo, il cittadino che diventa anche soldato. Ideologicamente l’esercito è molto motivato, dato che combatte per difendere il proprio paese da cui ottiene i suoi diritti. Anche nell’esercito chi ha talento fa carriera. Questo esercito è derivazione naturale del concetto di guerra rivoluzionaria. La guerra era servita per difendersi dall’attacco degli stati controrivoluzionari e per salvare gli ideali appena acquisiti. In più la Francia voleva espandere i suoi confini per meglio difendersi. Un altro scopo della guerra era quello di creare le repubbliche sorelle e quindi una cornice che potesse difendere la Francia dalle potenze controrivoluzionarie.

Perché nel 1804 Napoleone si autoproclama imperatore?

Perché vuole salvare il principio della laicità dello stato. Napoleone pensava a se stesso ma anche a chi ha la forza ed il prestigio in Europa, cioè l’Inghilterra, l’impero austro-ungarico e quello russo. Anche la Francia laica del nuovo regime riesce ad arrivare all’altezza di un impero, che non è piaciuto agli altri e li ha fatti coalizzare. Il paese si è reso talmente pericoloso che i regni si sono uniti per impedirle di espandersi.

La campagna di Russia

E’ stata disastrosa per la Francia, perché doveva essere una guerra lampo. La Russia doveva essere attaccata d’estate, ma Napoleone si trova davanti ad un’avanzata facilitata, dato che i russi si ritirano. Durante l’inverno l’esercito non era in grado di combattere e viene attaccato durante la sua ritirata alla fine del 1812.

La caduta di Napoleone del 1815

I tre grandi imperi e la Prussia si alleano e sconfiggono la Francia a Lipsia. Il francese è costretto ad abdicare e viene esiliato all’Isola d’Elba nel 1813. Il fratello di Luigi XVI  (Luigi VII) torna e si reinstaura la monarchia.
Napoleone fa un nuovo tentativo di riconquista del potere sapendo di avere ancora molto consenso. Riesce a fuggire e a fare un colpo di stato, ma deve scontrarsi di nuovo con le tre potenze nella battaglia di Waterloo del 1815. Viene sconfitto definitivamente, abdica e viene mandato in esilio a Sant’Elena. Morirà nel 5 maggio 1821 in esilio.
L’immagine popolare fece di Napoleone l’eroe della rivoluzione. Incarna una serie di valori nazionali.

 

 

La Restaurazione (1814-1830)

Dopo il primo esilio all’Isola d’Elba le potenze vincitrici (Inghilterra, Russia, Prussia e Austria) decidono di smantellare l’impero napoleonico (pag. 164). C’era quindi bisogno di dare un assetto geo-politico che fosse simile a quello prerivoluzionario.
Il secondo intento è quello di restaurare anche i regimi politici prerivoluzionari e quindi cancellare tutte le novità politiche introdotte in Europa dalla rivoluzione. E’ una Restaurazione dell’antico regime. Questo programma è però irrealizzabile. Pensare che la rivoluzione non lasci segni permanenti era assurdo. I quattro principi moderati non possono essere cancellati:

  1. uno stato regolamentato dalla legge (impersonalità)
  2. uguaglianza formale dei cittadini (davanti alla legge), cioè la legge è uguale per tutti

uguaglianza sostanziale = uguaglianza economica, lontana ai principi liberali e che va verso quelli socialisti

  1. organizzazione burocratica (per applicare bene la legge lo stato deve crescere)
  2. liberismo economico (razionalizzazione delle risorse economiche)

 

L’aumento delle funzioni dello stato e il liberismo economico sono nate assieme e non in antitesi.
La Restaurazione non potrà mai essere completa come era previsto dal congresso e quindi è semplicemente un compromesso, soprattutto per l’assetto interno degli stati. La borghesia non voleva assolutamente rinunciare alle nuove conquiste.

Il congresso d Vienna

Si apre nel novembre del 1814 e si chiude nel giugno del 1830.
Partecipano tutti i paesi coinvolti nella rivoluzione, sia grandi che piccoli. Anche la Francia viene ammessa alle varie sedute del congresso, pur essendo la potenza vinta.

Perché viene accettata la Francia?

La Francia è tornata monarchica (Luigi XVIII, fratello di XVI). Non si può fare un affronto ad un re che non ha colpe della rivoluzione. La Francia non può prendere decisioni, ma viene richiesta di pareri, in modo da fare del sovrano francese un alleato della Restaurazione. Il manovratore del congresso è il ministro degli esteri austriaco Metternich e sono le 4 grandi potenze che prendono le decisioni. La Francia è rappresentata da un vescovo entrato allo stadio laicale Talleyrand.

L’assetta interno

Il ritorno all’Ancien Régime si basa sulla legittimità e cioè il diritto divino. I sovrani legittimi sono coloro che vantano una dinastia reale di diritto divino. Tutti i re tornano sui loro troni.

Legittimismo = nella Restaurazione vuol dire il ritorno al diritto divino.

Si cancella quindi il concetto di Nazione, cioè un assetto politico basato sulla volontà popolare (dal basso). La monarchia non può quindi essere altro che divina.
Questa Restaurazione politica dovrà fare i conti con le radici che la rivoluzione ha lasciato.
Le monarchie assolute, che non hanno mai pensato di rivedere questo principio di Restaurazione, vogliono l’assolutismo. La Gran Bretagna è una monarchia parlamentare, in cui però prevalgono i conservatori e durante la Restaurazione si afferma il pensiero politico conservatore. Nel caso della Francia, Italia e Svizzera la Restaurazione è più morbida.

La nuova carta costituzionale francese: la Charte Octroyée

La Francia assolutista continua ad utilizzare il principio della carta costituzionale, ma non è elaborata dai rappresentanti del popolo: è concessa dal re (dall’alto). Lo stato però si basa sulla regolamentazione tramite la legge e quindi è uno stato costituzionale, che proclama uguaglianza giuridica, libertà d’opinione, stampa e culto, parlamento bicamerale (una camera eletta dal sovrano e una dal basso) ed il voto per censo e per età. Viene sancito quindi un regime costituzionale nel quale furono mantenute le riforme napoleoniche (sistema scolastico, codice civile, ordinamento amministrativo, inviolabilità della proprietà).
La Restaurazione non è totale, sia per Francia che per tanti altri paesi.

L’aspetto geo-politico Europeo

L’aspetto geo-politico si basa sul principio di legittimità. I re tornano ad essere sovrani dei territori e quindi ritornano i confini precedenti, con eccezioni.

Le eccezioni

Questi strappi alla regola derivano dal principio dell’equilibrio, ispirato dalla volontà di creare una pace duratura. Le guerre napoleoniche sono state molto sconvolgenti. Sono tutti però consapevoli che ci deve essere la volontà di costruzione e mantenimento della pace da parte degli stati.
Bisogna ridisegnare la geopolitica senza creare conflitti, mettendo anche da parte il concetto di legittimità.
Il paese più toccato è stata la Germania, dove i quasi 300 stati del Sacro Romano Impero diventano 39.

La corona di contenimento e l’equilibrio europeo

Per trovare un assetto territoriale fra le 4 potenze vincitrici in alcuni casi si rinuncia al principio di legittimità. Lo scopo principale è il contenimento della Francia, di mantenerla nei suoi confini preesistenti.
A est ci sono parecchi paesi (Svizzera, Stati Italiani, Stati Tedeschi) di cui il più imponente è quello di Prussia, che a sua volta è diviso in due parti, in modo da non far confinare la Francia con un grande stato con cui poteva entrare in guerra. Il Belgio e i Paesi Bassi sono in coppia, dato che il loro territorio comprende molte pianure difficili da dover difendere. Questi stati, chiamati anche stati a cuscinetto, formano una corona di contenimento per la Francia.
Il congresso di Vienna definisce, con un chiaro statuto giuridico, il principio di neutralità, sotto richiesta di Belgio e Svizzera.

L’Inghilterra

Ha partecipato a guerre sul continente, ma non vuole nessun tipo di riconoscimento territoriale in Europa. Chiede però il riconoscimento internazionale di tutte le sue conquiste coloniali.

La Prussia

E’ uno stato monarchico emergente che mette in risalto la sua potenza militare. Chiede compensi territoriali, ma, a causa della salvaguardia dell’equilibrio, ne ottiene poco. Prende una parte della Polonia (spartita tra Austria, Russia e Prussia) e un pezzo di terra a ovest. Il risultato è che la Prussia ottiene territori, ma non ottiene la continuità di dominio su di essi.
L’Austria

Gli austriaci si riprendono i territori italiani perduti (Milano e il Veneto) e una parte di Polonia. L’Austria ottiene la parte più piccola della Polonia perché la Russia chiede di prendere possesso della maggior parte.

La Russia

Il suo scopo è quello di allargarsi verso ovest prendendo dominio della Polonia. C’è della rivalità con i Balcani e interesse per i territori ottomani, appartenenti ad un impero ormai in declino, anche da parte di Prussia ed Austria.

La Germania

Questo paese è un’eccezione nel principio di legittimità, dato che diventa una Confederazione Germanica di 39 stati.
Il Sacro Romano Impero di Nazione Germanica era formato da 300 stati ed era territorialmente quello più grande, mentre quello più forte era la Prussia. Il congresso da la presidenza della Confederazione Tedesca all’Austria, cambiando la carica del re in quella di imperatore. Questo potrebbe però causare tensioni e rivalità.

Il Congresso di Vienna è quindi un successo (tranne per gli scontri tra Inghilterra e Prussia per il dominio sul mar Baltico), dato che fino alla prima guerra mondiale non ci saranno più in Europa conflitti significativi come quelli napoleonici, infatti i conflitti dell’800 sono di basso impatto.

La pace duratura: le alleanze

Può esistere solo se le alleanze si impegnano a conservarla e a sorvegliarla.

La Sacra Alleanza

Ne fanno parte Austria, Prussia e Russia e danno alle loro azioni di mantenimento dell’ordine interno un’impronta religiosa. Vogliono difendere il principio di legittimità dinastica e fare in modo che si conservi il più a lungo possibile l’Ancien Régime, cioè tutto ciò a cui mira la Restaurazione.
Questa alleanza ha il compito di intervenire qualora uno stato tentasse di fare una rivoluzione.

La Quadruplice Alleanza

Ne fanno parte Inghilterra, Austria, Prussia e Russia. Gli inglesi sono i pensatori di questa alleanza, dato che non hanno interesse ad intervenire negli affari interni. Infatti la Quadruplice Alleanza si preoccupa della pace internazionale. Quest’idea di mantenimento della pace è molto più moderna dell’altra.
A questa idea inglese gli storici hanno affiancato la nascita della società e delle nazioni.

 

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Rivoluzione%20francese.doc

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