Storia dall'Unità d'Italia

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Storia dall'Unità d'Italia

L’unificazione d’Italia

Le relazioni internazionali

Elementi di novità:

Ascesa al potere in Francia di Luigi Bonaparte, eletto il 10 dicembre 1848 e divenuto imperatore dei Francesi col nome di Napoleone III; intesificò l’espansione coloniale della Francia (in Africa settentrionale, in Estremo Oriente, in Africa centrale) cercando l’egemonia continentale. Era di idee conservatrici.
Cercò di modificare l’assetto europeo sancito dal Congresso di Vienna.
Napoleone III è considerato tra gli artefici della nuova Europa che si formò tra il 1860 e il 1870.

Fine della solidarietà tra Russia e Austria in relazione alla questione d’Oriente:
negli anni ’50 scoppiò la Guerra di Crimea, che oppose tra loro le grandi potenze europee e aprì un’insanabile frattura tra Austria e Russia.
Nel 1852 lo czar Nicola I di Russia accentuò la politica anti-ottomana per vari motivi: espandersi verso il Mar Nero e gli Stretti, proporsi come protettrice dei cristiani ortodossi e cercare l’egemonia sulle popolazioni slave della penisola balcanica.
L’Inghilterra però non appoggiava i disegni russi per ragioni economiche → l’Impero ottomano infatti era un buon partner commerciale, mentre la Russia stava adottando una politica protezionistica che ostacolava la penetrazione dei prodotti inglesi; e per ragioni politiche→ gli Inglesi volevano che la Russia restasse fuori dal Mediterraneo per salvaguardare il loro controllo sulle rotte verso l’Egitto e l’Oriente.
La Francia aveva invece solo l’interesse di stabilire rapporti amichevoli con l’Inghilterra e quindi la guerra contro la Russia appariva a Napoleone III come un’occasione per rinsaldare i rapporti con la Gran Bretagna e ottenere la leadership politica e militare sul continente.
Nel 1853 scoppiarono le ostilità tra Russia e Turchia; Francia e Inghilterra posero l’assedio a Sebastopoli, in modo da togliere alla Russia la possibilità di minacciare la Turchia, ma incontrarono difficoltà e perciò cercarono un’alleanza con la Prussia o con l’Austria. PER ottenere l’aiuto dell’Austria contro la Russia firmarono un trattato con il Regno di Sardegna,il quale, in cambio di una riconsiderazione dei problemi italiani, inviarono truppe in Crimea (Guerra di Crimea) Nel 1855 Sebastopoli cadde e Francesco Giuseppe lanciò un ultimatum contro la Russia. L’attuale czar era ora Alessandro II.
La Russia capitolò; nel 1856 ci fu il Congresso di Parigi→  l’Impero ottomano fu posto sotto la garanzia collettiva delle potenze europee, la Russia fu costretta a a rinunciare ad ogniu mira sugli Stretti, Turchi mantennero i loro territori a patto di garantire a cristiani e musulmani gli stessi diritti e si delineò la Romania indipendente. Al Congresso partecipò anche il Piemonte con Camillo Cavour; la questione italiana fu portata all’attenzione delle potenze divenendo una questione di rilievo internazionale, anche se i rappresentanti austriaci cercarono di opporsi.
Le conseguenze della Guerra di Crimea→ isolamento diplomatico dell’Austria e ridimensionamento della potenza della Russia.

La reazione in Italia e il Piemonte costituzionale

La Restaurazione attuata da Francesco Giuseppe cercò di creare una compagine statale assolutistica e centralizzata; sospese quindi ogni istituzione rappresentativa, accentò il controllo poliziesco e si riavvicinò alla Chiesa.

Lombardo-Veneto: fu affidato ad un governo generale capitanato da Radetzky con un forte regime militare. La repressione dei moti del 1848-1849 fu molto dura. Venne adottata una politica finanziaria di tipo punitivo, con un notevole aggravio fiscale. Il progresso non venne promosso.

Stato pontificio: Pio IX ripristina le vecchie forme di governo; la legislazione rimase arretrata, la pubblica amministrazione inefficiente e corrotta. Il diffuso malcontento per queste condizioni si espresse nel brigantaggio.

Regno delle Due Sicilie: Ferdinando II adottò una politica di spietata reazione. Venne cancellata ogni traccia di liberalismo e venne instaurato un regime di terrore contro i patrioti. La spesa pubblica  era molto contenuta e quindi non veniva svolta alcuna attività di promozione.
L’opposizione politica ai Borboni fu forte: da una parte vi era l’orientamento democratico e rivoluzionario di Carlo Pisacane, dall’altra l’orientamento moderato, il murattismo, che voleva portare sul trono Napoleone Luciano Carlo Murat.

Toscana: la reazione fu abbastanza mite. La politica di Leopoldo II abbandonò la strada del cauto riformismo e della buona amministrazione; stipulò un concordato con la Chiesa, aumentò la vigilanza poliziesca, emarginò i liberali dal governo, abolì lo Statuto, istituì la censura sulla stampa, aumentò il carico fiscale.

Regno di Sardegna: qui invece il movimento liberale riuscì, dopo molte difficoltà, a far mantenere lo Statuto e condusse alla modernizzazione politica e civile. I democratici volevano riaprire le ostilità contro gli Austriaci, mentre a ciò si opponevano i moderati e il re. Il 20 novembre 1849 nacque il proclama di Moncalieri: d’intesa con il capo del governo d’Azeglio il re sciolse le Camere e indisse nuove elezioni; i democratici vennero sconfitti.
I democratici però continuavano a premere per una decisa politica antiaustriaca e promuovevano agitazioni governative, mentre il partito reazionario voleva l’abrogazione del costituzionalismo e il ripristino dell’ancien regime. Il governo di d’Azeglio nel 1850 presentò un pacchetto di leggi, le leggi Siccardi→ colpivano alcune prerogative ecclesiastiche: abolizione del diritto d’asilo dei luoghi sacri, abolizione della censura religiosa preventiva sulle pubblicazioni,l soppressione del tribunale della Chiesa. La protesta dei clericali e dei conservatori fu durissima ma inutile. Le leggi erano anche appoggiate da Cavour, che fece anche un discorso conclusivo alla Camera.
Cavour entra poi nel governo d’Azeglio, anche se per lui l’equilibrio politico raggiunto dal Piemonte non era un traguardo, ma un punto di partenza per ulteriori svolte in senso liberale.

Il fronte democratico

In prima fila su questo fronte vi era ancora Giuseppe Mazzini.
Egli costituì con Saffi un Comitato nazionale italiano che ripropose il programma mazziniano: l’unità d’Italia come obiettivo e l’insurrezione popolare come metodo.
Nel 1853 creò il Partito d’Azione, composto da combattenti disposti a prendere le armi.
Mazzini si occupò della sempre più importante questione sociale; infatti accentuò il suo interesse verso gli strati popolari ed i problemi dei lavoratori. Intensificò anche la polemica contro i socialisti, perchè non bisognava legare l’unità d’Italia ad un rivolgimento delle condizioni sociali.
Alcuni democratici criticarono il programma di Mazzini, tra cui Giuseppe Ferrari, il quale riteneva che la priorità data da Mazzini agli obiettivi dell’indipendenza e dell’unità non riusciva a mobilitare veramente le popolazioni; per Ferrari era invece prioritario un cambiamento rivoluzionario nei diversi Stati, che si sarebbero trasformati in repubbliche socialiste confederate. Anche la guerra all’Austria era un falso obiettivo. Infine, a differenza di Mazzini, Ferrari riteneva che la rivoluzione in Italia potesse avvenire solo all’interno di una rivoluzione europea, il cui segnale doveva venire dalla Francia.
Le idee di Ferrari vennero condivise da Carlo Pisacane, secondo il quale la futura rivoluzione italiana doveva avere un carattere socialista; per il suo successo bisognava infatti far leva sullo spirito di ribellione latente nelle masse contadine e spingerle a tentare un movimento decisivo. Si convinse ben presto che i tempi per una ribellione erano sempre più vicini; nel 1857 sbarcò quindi a Sapri, contando di sollevare le popolazioni contadine del Cilento, ma Pisacane e i suoi uomini furono uccisi dalla popolazione e dai gendarmi borbonici.
Anche Carlo Cattaneo era molto critico verso il mazzinianesimo, in quanto era convinto che la libertà era più importante dell’unità e dell’indipendenza; non condivideva le posizioni socialiste, in quanto riteneva che la rivoluzione non dovesse partire dal popolo oppresso ma da persone istruite e politici; per questo si dedicò all’educazione dell’opinione pubblica, cercando di rendere partecipi delle cause del fallimento dei moti del 1848.

 

Fonte: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com/2013/03/riassunti-storia-contemporanea-sabbatucci-vidotto.doc

Sito web da visitare: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com

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