Tecnologia immaginazione, letteratura e multimedialità

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Tecnologia immaginazione, letteratura e multimedialità

Immaginazione, letteratura e multimedialità

            Nel corso del ventesimo secolo e specialmente negli ultimi decenni lo sviluppo tecnologico ha subito una rapida accelerazione che ha migliorato molti aspetti della nostra vita quotidiana. Il settore toccato più da vicino da questo formidabile progresso è quello della comunicazione, dove oggi, grazie ai nuovi media, lo scambio di informazioni è diventato molto più facile e veloce. Basti pensare all’invenzione della televisione, del videotelefono, del computer e di internet. Se però da una parte le nuove tecnologie della comunicazione hanno portato grandi miglioramenti, non bisogna dimenticare i profondi mutamenti di cui sono state fautrici. Interi ambiti come quelli dell’immaginazione, della letteratura, della produzione e trasmissione del sapere sono stati infatti completamente rivoluzionati dal contatto con i nuovi media.
La prima conseguenza dovuta all’introduzione di nuove tecnologie, quali la macchina fotografica e la televisione, è stata quella di provocare il passaggio da una civiltà della scrittura a una civiltà dell’immagine, che ha a sua volta rivoluzionato il concetto di immaginazione artistica e letteraria. Per quel che riguarda il campo delle arti, la fotografia, essendo in grado di riprodurre fedelmente le sembianze di un qualsiasi oggetto, ha posto fine alla rappresentazione mimetica del reale. Gli artisti si rendono conto che non ha più senso disegnare nei minimi particolari quello che osservano, per cui smettono di imitare la realtà ed iniziano a dar vita ad una parodia dell’immagine che mette in risalto la sua artificiosità. Oltre a determinare la fine della riproduzione del reale, un'altra importante novità introdotta dai nuovi media è quella della riproducibilità tecnica delle opere d’arte, che determina, come affermato da Walter Benjamin, la perdita  della loro individualità storica, ciò che il critico chiama la “distruzione dell’aura”, che si traduce in una crisi della funzione di testimonianza propria degli oggetti artistici. In altre parole, l’opera d’arte si desacralizza ed entra al tempo stesso a far parte dell’economia di mercato. Ciò che viene esaltato non è più la sua singolarità, ma i suoi tratti seriali e ripetibili.
In altre parole, l’impatto della tecnica sull’arte ha mutato l’immaginazione artistica, in quanto essa si è trovata all’improvviso a doversi confrontare con condizioni nuove rispetto a quelle che hanno contraddistinto le epoche precedenti. Non bisogna infatti dimenticare che l’immaginazione è prima di tutto un prodotto epocale. È per questo motivo che Richard Kearney nel suo libro intitolato The Wake of Imagination compie un viaggio attraverso la storia dell’immaginazione artistica e rivela tre paradigmi epocali dell’immagine. Egli fa una distinzione tra mondo antico, moderno e post-moderno e afferma che ognuno di essi presenta un tipo diverso di immaginazione. In base all’analisi di Kearney, nella civiltà antica vige una immaginazione riproduttiva, formulaica e archetipica, grazie alla quale si producono immagini volte ad imitare la realtà, mentre in quella moderna vi è una immaginazione creativa, espressiva ed antropocentrica, il cui scopo è quello di dar vita ad immagini che sono a loro volta creative. Infine, in epoca post-moderna vi è il dominio di una  immaginazione tecnocentica che assembla immagini parodistiche.
Il passaggio dalla civiltà della scrittura alla civiltà dell’immagine ha fortemente influenzato anche la natura dell’immaginazione letteraria. Come già accaduto in ambito artistico, anche in letteratura l’immaginazione perde la propria carica creativa e viene eclissata dal culto della parodia e del pastiche.  In altre parole, sembra proprio che il più grande paradosso di un epoca, in cui l’immagine ha imposto ovunque la propria supremazia, sia la profonda crisi della quintessenza dell’immaginazione, che ha portato alcuni critici a formulare l’apocalittica previsione della sua imminente fine. Tuttavia, molti studiosi, Kearney compreso, sostengono che questa affermazione sia esagerata, perché anche se i nuovi media hanno fortemente mutato il concetto di immaginazione tradizionale, ciò non significa necessariamente che determineranno la sua irreversibile disfatta. Infatti, anche se è vero che le immagini mediatiche spesso banalizzano e anestetizzano le nostre percezioni, potrebbero avere anche l’effetto opposto di ampliare gli orizzonti della nostra immaginazione. Affinché ciò sia possibile, esse devono però integrare, e non soppiantare, la civiltà del libro.
In The Wake of Imaginaton Kearney continua la sua analisi dell’immaginazione asserendo che si deve fare tutto il possibile per non farla soccombere al circolo vizioso del pastiche. L’unico modo per evitare che ciò accada consiste, secondo lui, nel far riapparire, dopo la scomparsa della cosiddetta self-sufficient imagination (immaginazione autosufficiente), un tipo di immaginazione consapevole del fatto che in epoca post-moderna, il sé è più concentrato su se stesso e il significato non si sviluppa più “nelle strette camere della sua soggettività” ma emerge dal suo confronto con l’altro. In altre parole Kearney ripropone una immaginazione etica-poetica che permette agli uomini sia di rendersi conto dei concreti bisogni degli altri sia di esaminare il modo in cui trasformare la loro esistenza sociale.
È importante notare che i nuovi media hanno anche messo in crisi il concetto di letteratura. Sembra infatti che in un’epoca talmente dominata da immagini le parole scritte abbiano perso la propria forza e i lettori  siano diventati una specie in via di estinzione. Ciò accade perché i libri tradizionali hanno definitivamente perso il loro fascino agli occhi delle nuove generazioni che preferiscono di gran lunga vedere la versione cinematografica di un romanzo piuttosto che leggerlo di persona. Appare dunque chiaro, che se la letteratura intende sopravvivere, in questa era prettamente multimediale e informatizzata, in cui tutto sembra dipendere da internet, debba adattarsi ai nuovi media e recuperare il gap nei loro confronti.
L’unico modo per poter raggiungere questo obiettivo è servirsi delle nuove tecnologie diventando essa stessa multimediale. Ecco allora che si profila l’idea degli e-book, libri elettronici in cui, grazie al principio della multimedialità, è possibile abbinare parole scritte a immagini, suoni e filmati. Lo scopo è quello di far riscoprire il gusto della lettura trasformandola in una attività ancora più piacevole e coinvolgente, specialmente grazie all’interattività e all’ipertestualità, che consentono al lettore/utente di interagire con il materiale a sua disposizione. In altri termini, questa informatica testuale, che fornisce testi elettronici invece che fisici, cambia radicalmente l’esperienza a cui si riferisce il termine lettura.
Anche la scrittura appare però profondamente modificata. L’invenzione dell’ipertesto ha infatti determinato il passaggio da una scrittura lineare a una scrittura mutilineare e multisequenziale, che consente all’autore di collegare informazioni, di creare percorsi attraverso un corpus di testi correlati, di annotare testi esistenti e di creare note che rimandano i lettori a informazioni bibliografiche o direttamente al testo citato. In altre parole, i blocchi di testo che si susseguivano l’uno all’altro in una inevitabile progressione lineare ora si spezzano, si separano, assumono identità più individuali. Quello che si viene quindi a creare è un sistema aperto, infinitamente decentrabile e ricentrabile, perché l’ipertesto trasforma qualsiasi documento che ha più di un collegamento in un centro transitorio, che il lettore utilizza per orientarsi e decidere dove andare in seguito. I collegamenti verso l’esterno e verso l’interno di un testo diventano equivalenti, e di conseguenza i testi si trovano ravvicinati e i loro confini confusi.
L’ipertesto rivoluziona profondamente anche i due grandi funtivi della letteratura: autore e lettore. In esso si realizza quasi una sovrapposizione di ruoli tra queste due figure, che non fa altro che esemplificare l’ultimo stadio di quelle che un tempo erano state attività molto diverse. Un chiaro segno di questo trasferimento di prerogative si manifesta nella possibilità da parte del lettore non solo di scegliere il suo percorso di lettura, ma anche di associare collegamenti o aggiungere testo al testo che sta già leggendo. È proprio questa invadenza che usurpa il potere dell’autore ed avvicina la sua figura a quella del lettore.  
Oltre ad aver rivoluzionato il concetto di letteratura, i sistemi ipertestuali promettono anche di modificare profondamente la didattica. Essi sfidano infatti i presupposti ora convenzionali sugli insegnanti, sugli studenti e sulle istituzioni che li accolgono.  In primo luogo, l’ipertesto può offrire molti benefici agli insegnanti in tutti i tipi di istituzioni per l’istruzione avanzata. Un corpus ipermediale di materiali multidisciplinari è un mezzo più efficiente di qualsiasi altro preesistente per elaborare, conservare e rendere accessibili i materiali di un corso.  Esso incoraggia per di più anche l’integrazione di tutto ciò che una persona insegna, consentendole di lavorare in modo più sinergico. L’ipertesto ovviamente è anche un mezzo molto più conveniente ed efficiente per tenere corsi che necessitino del contributo di altre discipline. Tutte le caratteristiche di connettività, conservazione e accessibilità ne fanno inoltre anche un prezioso strumento di ricerca. La capacità integrativa del mezzo, combinata con la sua facilità d’uso, consente infatti di integrare efficacemente il proprio lavoro di ricerca con il proprio insegnamento. Tuttavia, va anche detto che la presenza di sistemi ipertestuali ridefinisce il ruolo degli insegnanti trasferendo una parte del loro potere e della loro autorità agli studenti. Infatti questa tecnologia può fare dell’insegnate più “un allenatore che un conferenziere”.  
Agli studenti l’ipertesto promette nuovi incontri con il testo, sempre più incentrati sul lettore. Innanzitutto, vivere il testo come una rete di relazioni navigabili è un modo per acquisire un accesso veloce e facile a una gamma di materiali contestuali e di sfondo molto più ampia di quanto sia mai stato possibile con la tecnologia didattica convenzionale. Per di più l’ipertesto insegna agli studenti anche a capire come usare il materiale e come  mettere in connessione le informazioni che incontrano. Il fatto che l’ipertesto sia incentrato sul lettore e controllato dal lettore comporta anche che esso consente agli studenti/lettori di dare forma a grosse porzioni di ciò che leggono e dunque di controllarle.
Come appare chiaro dopo questa analisi, non si può negare il fatto che le nuove tecnologie abbiano profondamente modificato concetti tradizionali quali l’immaginazione, la  letteratura, la produzione e la trasmissione del sapere. Tuttavia non significa che il cambiamento da esse introdotto debba per forza portare conseguenze apocalittiche in tutti questi ambiti. Anche se profondamente mutate, l’immaginazione e la letteratura continueranno ad esistere perché sono l’essenza stessa dell’essere umano, ciò che lo contraddistingue dalla specie animale. Quindi anche nell’era multimediale continueremo a immaginare, a scrivere e a leggere, anche se per farlo ci avvaleremo degli ipertesti e degli e-book.                                                                                                                                                                        
Riferimenti bibliografici

G. P. Landow, Ipertesto: il futuro della scrittura, Baskerville, 1993
R. Kearney, The wake of imagination: toward a postmodern culture, Minnesota UP, 1988

                                                                                                            Elena Pascucci

 

Fonte:

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