Tecnologie e comunità virtuali

Tecnologie e comunità virtuali

 

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

Tecnologie e comunità virtuali

PREMESSA

On line vs off line, identità reale vs  identità fittizia, mondo virtuale vs mondo reale……….
Ma siamo proprio sicuri che un “versus”  contraddistingua questi modi di vivere la propria individualità e non che possa esistere una sorta di continuità e una possibile convivenza tra ciò che definiamo come un modo di vivere off line oppure on line?
Viviamo un era in cui sembra tassativo socializzare a tutti i costi e dove la tecnologia sembra essere l’elemento discriminante tra le diverse generazioni in essere e non solo. Lo scrittore Americano John Naisbitt, usa una formula per descrivere il modo in cui si risponde alla tecnologia: “High tech – high touch  is a formula I use to describe the way we have responded to technology. Whenever new technology is introduced into society, there must be a counterbalancing human response – that is, high touch – or the technology is rejected. The more high tech, the more high touch”, ovvero ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta nella società, ci deve essere il contrappeso di una spinta umana che ristabilisca l’equilibrio cioè “high touch” altrimenti la tecnologia viene respinta. Più c’è “high tech, più occorre “high touch”.
Questo sta a significare che mentre la tecnologia ha avuto una rapida accelerazione, il cambiamento sociale non ha subito la stessa spinta producendo una sorta di “vuoto culturale” che deve essere colmato per riacquistare l’equilibrio, e da ciò deriva l’esigenza degli individui di ricercare il significato, di capire, e il manifestare un desiderio di comunità : più si introduce tecnologia nelle società, più cresce la voglia di stare insieme, di condividere esperienze che siano esse on line oppure off line, in una sorta di contrappeso : high tech è una conference call – high touch è una stretta di mano, high tech è aggiornare gli impianti – high touch è educare le persone ad usarli.
Internet non è fatta di tecnologie, ma piuttosto di persone che comunicano, che cercano ed offrono informazioni, la tecnologia in generale, se usata con criterio, può agevolare e migliorare il rapporto umano e  personale, non certo sostituirlo.

COMUNITA’ TRADIZIONALE VS COMUNITA’ VIRTUALI?

Partendo dal concetto Aristotelico che:”l’uomo è un animale sociale”, si può con certezza assumere che l’individuo può riconoscersi ed identificarsi solo a partire dall’esistenza dell’altro, condizione imprescindibile che gli consente di procedere nella diversificazione e contestualizzazione del “sé”, identità psichica che non avrebbe luogo se non avvenisse il confronto con gli “altri”in termini di paragone e quindi, risultato di processi di comunicazione.
In base a tale premessa si può quindi affermare che parlare di comunicazione, senza una potenziale comunità di comunicazione alla quale fare riferimento, non avrebbe molto senso, in quanto la “voglia” di comunità, la si può intendere nel legame che fonde comunità e comunicazione che si rimandano a vicenda, poichè costituenti il fondamento dell’individualità.
Ecco però che alla tradizionale “comunità”caratterizzata da un rapporto di vicinanza sociale, di  contatto fisico, di compresenza e di radicamento territoriale, si aggiunge ai giorni nostri un fenomeno che assume la connotazione di “comunità virtuale”, un’aggregazione sociale “in rete”,che si propone di riprodurre le caratteristiche di una comunità offline grazie allo “spazio internet”che permette il ritrovarsi di persone che esprimono gli stessi interessi, spingendole a  costruire un dialogo e dei rapporti più o meno duraturi, nel tentativo di recuperare un’ appartenenza di gruppo.
Non esiste un “versus” tra concetto tradizionale e concetto virtuale di “comunità, ma è comune l’esigenza di esternare e ricevere non solo informazioni utili per la sopravvivenza, ma anche emozioni ed interessi, scambio oltremodo facilitato dalle nuove tecnologie che permettono un comunicazione più veloce ed economica a grandi distanze, al di là del tempo e dello spazio.
Potremmo fare un salto nel passato e vedere come il concetto di comunità è andato delineandosi nel tempo, facendoci aiutare dall’ analisi di Jan Fernback ricercatore della Temple University di Philadelphia, il quale ripercorre la storia del concetto di comunità per arrivare a capire quali potrebbero essere i limiti del concetto di comunità virtuale.
L’autore innanzitutto fa notare che tradizionalmente il concetto di comunità è stato interpretato principalmente nel suo radicamento territoriale, alla comunità corrisponde un luogo e viceversa. Esisteva una sorta di dicotomia tra società e comunità, criticata da molti studiosi perché in realtà si parla di fenomeni interconnessi.  Almeno fino agli anni ’80, l’approccio allo studio delle comunità, presupponeva che ci fosse sempre uno spazio fisico condiviso come caratteristica peculiare al loro formarsi. Fu l’ antropologo Antony Cohen (1985) tra i primi a definirle un conglomerato di codici normativi e valori che danno origine al senso di identità dei propri membri, spostando l’attenzione dalla struttura e dalla funzione della comunità, a quello che è il suo significato per i membri, in quanto non è più solo la parte materiale e fisica a definirla, ma lo sono soprattutto i suoi affiliati.
Tale concezione a cui si approdò, costituisce un risultato importante per l’indagine sul concetto di comunità virtuale, perché la riveste di un nuovo abito, connotandola come entità di significato che acquisisce il diritto di esistere nel Cyberspazio, nonostante non si avvalga di uno spazio “fisico”, inoltre la ricerca in questo campo, ha contraddetto la convinzione che la compresenza fisica sia necessaria per interazioni intime di qualità (Cerulo 1997).

 

COMUNITA’ ONLINE DALLA DEFINIZIONE DI RHEINGOLD AD OGGI…

Il primo autore che cercò di delineare gli elementi caratteristici delle comunità virtuali fu il giornalista Americano Howard Rheingold, esperto di comunicazione multimediale, il quale sosteneva che:”le comunità virtuali sono aggregazioni sociali che emergono dalla Rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare dei reticoli di relazioni sociali personali nel cyberspazio”.
Il giornalista si riferì nel suo saggio “The Virtual Community”, ad una rete sociale mediata da computer che si sviluppo nella metà degli anni ottanta “The Well”, gravitante intorno alla tecnologia del “bullettin board system”(BBS), ovvero il sistema a bacheca precursore di forum e blog attuali, che consentiva lo scambio di messaggi fra computer da parte di gruppi di discussione collettiva in ambito accademico, politico, culturale.
Rheingold definì i BBS:” una tecnologia democratica e democratizzante per eccellenza”, aggiungendo che:”a un prezzo inferiore a quello di un fucile, i BBS trasformano un cittadino qualsiasi in editore, reporter di testimonianze oculari, difensore, organizzatore, studente o insegnante e potenziale partecipante ad un dibattito mondiale tra cittadini [….] I BBS crescono dal basso, si propagano spontaneamente e sono difficili da sradicare”.
The Well nacque come emissione telematica della rivista “Whole Heart Review”, manifesto dei gusti e delle idee della California post-hippy – e qui si potrebbe riflettere sulla peculiarità del radicamento territoriale proprio della comunità tradizionale, in fondo in The Well si rispecchia la controcultura di un’area geografica specifica, quella della California, quindi sarebbe lecito pensare che la comunità virtuale non sia contraddistinta da una rigida aterritorialità - e il BBS di Rheigold divenne presto un punto di riferimento per ogni discorso sulla libertà di espressione nel cyberspazio.
L’analisi dell’autore, risale ormai a venti anni fa, quando non si potevano neppure ipotizzare le evoluzioni che in Internet si sono in realtà verificate; basti pensare all’attualissimo Web 2.0 nel suo diffondersi di network, reti sociali, comunità, cooperazioni di massa, in un proliferare di servizi che agevolano forme di socializzazione virtuale che vanno dall’instant messenger multimediale al wiki (sito web o collezione di documenti ipertestuali, che viene aggiornato da coloro che lo utilizzano e i cui contenuti vengono sviluppati in collaborazione tra chi ne ha accesso) , dal blog (sito internet gestito da una persona o da un ente) alle forme di syndacation dei contenuti (forma di esportazione di contenuti web rappresentata di norma da feed atom o RSS, il cui linguaggio fornisce la possibilità di essere rapidamente e automaticamente aggiornati ogni volta che vengono pubblicati nuovi contenuti sui propri siti preferiti). Tuttavia all’exploit tecnologico sembra non si sia affiancata una diffusione di esperienze di telematica sociale di base, come quella di The Well.
Pare proprio che nella network society, sia oggi in essere una lotta di potere tra chi è a favore di una privatizzazione dello spazio elettronico e chi invece si auspica di potersi esprimere in una rete pubblica, fra pari.
Vista nell’ottica dell’autore, il fenomeno della comunità virtuale è paragonabile ad una sorta di paradiso della democraticità: non esistono pregiudizi di alcun genere quando ci si presenta in una comunità on line, per il semplice fatto che non si conosce nulla del nostro o dei nostri interlocutori, inoltre la raccolta trasversale di persone con interessi simili, permette ad individui isolati, per qualsiasi loro motivo, di entrare in contatto con altre persone, sviluppando forme di socialità on line a prescindere da gap di età e sviluppando sentimenti di forte solidarietà.
Da non sottovalutare la difficoltà di reperire nella cerchia degli amici off line qualcuno che condivida in tutto e per tutto interessi e bizzarrie, cosa che invece avviene nelle comunità on line, in cui esistono un’innumerevole quantità di opportunità di discussione su altrettanto innumerevoli argomenti.
Visto in quest’ottica, il mondo virtuale apparirebbe come un ampliamento della realtà, non una perdita di essa, in virtù di uno sganciamento comunicativo da qualsiasi vincolo territoriale o corporeo che sia.
Oggi lo scambio comunicativo avviene attraverso la “chat”, un enorme magazzino di emozioni in cui l’utente sa di poter attingere quando ha voglia di esternare uno stato interiore e, in questo senso, la comunità on line, come ogni altro luogo di incontro, può definirsi una “microsocietà” intrisa di tutto il buono o il cattivo presente nella società, che a seconda degli stati emotivi può divenire valvola di sfogo per situazioni stressanti e frustranti del vissuto quotidiano, il segreto sta nel non illudersi che possa trattarsi di un mondo ideale in cui i sogni diventino realtà.

 

CONCLUSIONI

 

Dai tempi della prima comunità nel cyberspazio-The Well- si è evoluta la tecnologia e con essa le opportunità di interazione che la rete offre, ma rimane il motivo per il quale le persone si avvicinano ad una comunità online: il bisogno di provare un senso di appartenenza.
Penso che il confine tra comunità tradizionali e comunità virtuali non sia poi così netto se si considera il fatto che il comune denominatore sono le persone, intravedo una sorta di continuità tra i due concetti, nel senso che l’uno non sostituisce l’altro, ma anzi lo affianca nel tentativo di migliorarlo: le conoscenze avvenute on line spesso vengono coltivate anche attraverso altri mezzi di comunicazione come ad esempio il telefono allargando così la cerchia di contatti. Il mio dubbio riguarda il  concetto di stabilità, ma provo a spiegarmi: quando si entra a far parte di una comunità off line, viene naturale nel momento in cui ci si trova vis a vis con altre persone, valutare chi o che cosa esse siano, dando luogo ad un processo di categorizzazione delle caratteristiche più salienti che in quell’istante si percepiscono, in quanto è il corpo con annessi e connessi che me le rende manifeste. Lo schema di riferimento che ci creiamo, quindi, è quello che ci permetterà una sorta di stabilità nel legame che andremo a creare. Ora, quando ci si appresta ad interagire con una o più persone on line, è difficile crearsi un impressione del proprio interlocutore, poiché coloro che comunicano attraverso il testo in un’ interazione sincrona, è possibile che esprimano solo una parte della propria identità, o magari rimangano anonimi, oppure ancora assumano identità fittizie o multiple. Quello che intendo è che se lo spirito dell’ affacciarsi ad una comunità on line, è quello di creare una sorta di legame stabile, come è possibile ciò se oggi sono convinta di “chiacchierare” con Alberto e domani mi ritrovo Anna? E se per entrare ed uscire dalla comunità on line basta un “clic”, in che modo il mio stato emotivo reagirà se nel momento in cui ho voglia di parlare con Alberto questi è sparito? 
Diverso è il ruolo che rivestono le emozioni nelle due forme di comunità: se prendiamo come esempio Facebook che dal 2004 ad oggi sembra aver sostituito la piazza, il bar, o qualche altro luogo di ritrovo tipico off line, tanto che potrebbe essere plausibile pensare che la frequentazione on line possa sublimare il bisogno di socializzare off line, ci accorgiamo che “chiedere l’amicizia” a qualcuno e sentirsela rifiutare, equivale né più né meno al tentativo di conoscere una persona in carne ed ossa quando questa non ne vuole proprio sapere, la sensazione di essere ricusato è la medesima. In realtà, ci si arrabbia, ci si innamora, ci si aiuta proprio come ci si arrabbierebbe, ci si innamorerebbe, ci si aiuterebbe in una comunità off line, anche se il rischio di incomprensioni interpersonali, a mio parere, forse è maggiore.
Non esiste una dicotomia tra reale e virtuale,ciò che è reale non è mai dato, ma viene costruito. Così come Platone nella sua allegoria “mito della caverna”paragona il senso comune della realtà alla condizione dei prigionieri in una caverna legati insieme dalla nascita e in grado di vedere solo il muro davanti a loro. Alle loro spalle c’è un fuoco, alcuni uomini si affaccendano trasportando oggetti e i prigionieri hanno sempre e soltanto visto le loro ombre proiettate sul muro davanti a loro, questa è la realtà che hanno “appreso” attraverso i sensi, la loro realtà.
Il senso della realtà è qualcosa che si apprende, che si eredita, che poi si modifica e così all’infinito ed oggi, la tecnologia che spinge sull’acceleratore , ci colloca in una fase di modificazione della realtà………………

 

INGLIMA LAURA

 

RIFERIMENTI

 

http://www.rheingold.com/vc/book/intro.html

 

http://www.psiconline.it/article.php?sid=1348 intervista a Gabriella Pravettoni

 

http://www.gandalf.it/mercante/merca32.htm intervista a John Naisbitt

 

http://www.rheingold.com/texts/techpolitix/VCcivil.html

 

http://bollore.wordpress.com/2009/01/04/intervista-a-sherry-turkle-mit/ intervista a Sherry Turkle

 

Fonte: http://lab4.psico.unimib.it/nettuno/forum/free_download/relazione_laura_inglima_803.doc

Sito web da visitare: http://lab4.psico.unimib.it

Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine

Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.

 

Tecnologie e comunità virtuali

 

 

I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

Tecnologie e comunità virtuali

 

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco

www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve

 

Argomenti

Termini d' uso, cookies e privacy

Contatti

Cerca nel sito

 

 

Tecnologie e comunità virtuali